Cap 38 Nel Covo
“Portatemi
dal vostro capo” gli aveva ordinato
Rachel con un autorità che non sapeva di possedere.
“Le
dobbiamo prima bendare gli occhi, lei non può
assolutamente sapere dove la stiamo portando.” Disse uno dei
due facendo un
passo in avanti.
“È
una questione di sicurezza” disse l’altro
dandogli manforte.
“Provate
anche solo a toccarmi e sarete voi a non
vedere più dove mettete i piedi” Rachel strinse un
pugno minacciosa.
“Oh
non è la prima volta che ci minacciano”
l’uomo
si fece avanti ugualmente estraendo una benda da una tasca, era una
dotazione
standard per tutti i cacciatori.
Detto questo si
avvicinò alla donna e fece per
bendarla quando lei gli bloccò rapida il braccio e gli diede
una ginocchiata
nello stomaco, l’uomo si piegò subito in due dal
dolore.
“Ma
è la prima volta che lo faccio io, e non vorrei
dovermi ripetere.”
Senza insistere
ancora l’uomo aspettò che il suo
collega lo raggiungesse gemendo, poi senza fiatare iniziarono a
condurre la
donna verso il loro covo.
****
Elena stava
nuotando verso la riva, Aris le aveva
detto di stare tranquilla, le avrebbe coperto le spalle fino a che non
avesse
toccato terra, da lì in poi sarebbe stata da sola.
Ancora non
sapeva come avrebbe fatto a trovare i
cacciatori anziani e a convincerli ma era consapevole che Aris contava
su di
lei e questo le dava abbastanza fiducia da poter credere di farcela.
Era quasi
arrivata a riva, ormai toccava il fondo
con i piedi, si girò per cercare Aris ma ormai anche lui era
scomparso.
- buona fortuna
– incrociò le dita sperando che
tutto andasse per il meglio.
Mosse qualche
altro passo verso la terra asciutta,
ormai era quasi fuori.
Accanto a lei
cacciatori e tritoni continuavano a
scontrarsi ferocemente, Ursula e tritone continuavano ad infliggersi
colpi
violenti provocando delle onde alte che inondavano costantemente gli
argini del
lago.
D’un
tratto fu come un déjà-vu, si sentì
afferrare
la gamba ferita e qualcosa la tirò violentemente verso il
lago, non ebbe
nemmeno il tempo di gridare, in un battito di ciglia si
ritrovò a pancia sotto
con la faccia in acqua mentre una liana verde continuava a trascinarla
verso la
zona più profonda del lago. Un soldato di tritone
l’attendeva con una spada in
mano, mentre nell’altra aveva avvolta un’alga verde
che la stava trascinando
verso di sé.
Uno schiamazzo
d’acqua accanto a lei l’avvertì che
in acqua era subito accorso qualcun altro, che
l’afferrò prontamente per le
braccia.
“Tieniti!”
le ordinò il ragazzo.
Elena
batté l’acqua via dalle palpebre e quando mise
a fuoco Nick, quasi non le sembrò reale.
“Ancora
tu?!” esclamò sorpresa.
“Beh
ti sto cercando di salvare la vita! Potresti
stare zitta e basta!” il ragazzo l’aveva presa per
le braccia e con i piedi
affondati nella fanghiglia del lago stava cercando di riportarla verso
la terra
ferma.
Il tritone prese
a tirare più forte ed Elena si
ritrovò ad urlare dal dolore, Nick la guardò
disperato.
“Non
lasciarmi andare” lo supplicò lei.
“Dammi
un istante, sto cercando di pensare a
qualcosa!” le rispose preso dal panico.
Ad un tratto
Elena gli finì addosso, l’alga che la
teneva legata era stata recisa, Nick la trascinò subito
fuori dall’acqua.
“Presto
esci!”
“Ma
cosa è successo?!” la bionda si
trascinò
all’asciutto e strappò l’alga melmosa
dalla sua gamba, la maglietta di Aris era
ancora ben stretta sulla sua ferita, ma la gamba adesso non aveva un
aspetto
migliore, si era iniziata a ricoprire di lividi ed era diventata
pallidissima.
“Quante
volte dovrò ringraziarti ancora questa
notte?” gli disse stupita mentre il ragazzo la portava fuori
dall’acqua.
“Molte
a meno che tu non mi dica che hai un piano
per uscire da questa carneficina; nemmeno i nostri superiori sanno
più che
pesci prendere ormai.”
Nick la prese
per le spalle e la trascinò contro un
albero lontano dai pericoli del lago, “santo cielo! Ma cosa
hai fatto alla
gamba!”
“Mi
sono tagliata cadendo dalla cascata,” gli
rispose lei prendendo fiato, iniziava a sentire le forze venirle meno.
“Non
hai per niente un bell’aspetto” le disse il
ragazzo chinandosi sulla sua ferita per guardarla meglio,
“Non
ho tempo adesso per questo Nick! Devo parlare
con gli anziani, Aris forse ha un piano, o meglio Ursula lo ha, ma ci
serve un
diversivo” le sue parole uscirono confuse. Fece per alzarsi
“non c’è tempo” ma
ricadde per terra non appena sentì il dolore alla gamba,
chiuse gli occhi
tentando di calmarsi, si sentiva inutile e adesso la gamba le faceva
ancora più
male, dove la liana l’aveva colpita era comparsa un
irritazione simile a quella
provocata da una medusa, le bruciava terribilmente.
“Aspetta
un momento, calmati Elena” Nick la fermò
bruscamente. “Non puoi andare da nessuna parte in questo
stato.”
“Ma io
devo farlo! Io sono la sua unica speranza!”
gridò in preda allo sconforto.
“Hai
detto che hai un piano giusto?”
Le
annuì.
“Bene”
Nick le diede le spalle e si accovacciò
accanto a lei.
“Sali,
ti porterò dal capo”
Elena lo
guardò sgranando gli occhi, le stava davvero
proponendo di portarla di peso fino al loro capo? Perché?!
Nulla aveva senso
adesso.
“Perché
faresti una cosa del genere?”
“Vuoi
salire o no? Non ho mica tutto il giorno!” le
intimò lui.
“Dimmi
perché lo fai Nick. Credevo che dopo tutto
quello che è successo noi…”
“Sali.” Le
intimò categorico.
La ragazza si
avvicinò lentamente, gli passò le mani
attorno alle spalle e con le gambe gli si strinse sulla schiena, Nick
le passo
le mani dietro per sorreggerla dopodiché si alzò
in piedi.
“Se
farai qualcosa di strano…” iniziò ad
avvertirlo
subito lei.
“Lo
so, lo so, il tuo ragazzo mi spaccherà la
faccia… ci sono già passato.” Le
sembrò di sentirlo ridere,
“Rilassati
Elena, voglio solo aiutarti, per una
volta ti puoi fidare.” Le disse serio
“Dici
sul serio? E perché dovrei farlo? Mettiti nei
miei panni, fino a stamattina mi atterri e mi leghi come un salame e
poi mi
salvi la vita due volte nel giro di un’ora.”
“Lo
so, i segnali che ti ho mandato sono un po’… confusi e hai ragione.” Le
disse addentrandosi
nel bosco.
I rumori della
battaglia piano piano si
affievolirono e adesso nel bosco vi erano solo loro due, se ci fosse
stato
abbastanza silenzio si sarebbero potuti sentire i loro respiri
frenetici.
“Confusi
dici? Beh, come direbbe la prof di
italiano, confuso è un eufemismo!” nonostante le
parole di Elena volessero
essere serie suonarono come una presa in giro e stavolta il ragazzo
castano
rise davvero.
“Puoi
anche non credere a quello che ti dirò” prese
una pausa in cerca delle parole adatte, “ma io ti voglio
realmente bene.”
Sentì
il corpo di Elena fremere a quelle sue parole,
la ragazza si sentiva nuovamente a disagio ed era stato per quelle sue
parole.
“Questa
mattina hai detto che non mi hai mai amata…
come puoi dire qualcosa del genere adesso?” era confusa, il
suo rapporto con
Nick sembrava fatto di alti e bassi, un continuo vortice di montagne
russe in
cui un momento prima si è amici e un momento dopo ci si
trova a lottare per la
propria vita.
“Sono
stato molto cattivo con te oggi, me ne rendo
conto, ma dovevo fare quello che mi era stato ordinato. Quello che
provo per te
non è amore, dopo tutto questo tempo trascorso con te,
missione a parte, ho
capito che tu eri l’unica persona che mi vedeva davvero per
quello che ero,
senza accorgermene ti avevo fatto avvicinare così tanto a me
da rivelarti il
mio vero carattere e questo mi ha spaventato.”
La bionda
ascoltava in silenzio il suo racconto, era
rapita dalle sue parole ma anche in allerta, da un momento
all’altro avrebbe
potuto benissimo dirle che si era trattato solo di uno scherzo.
“Per
me la tua amicizia conta moltissimo. Me ne sono
reso conto nel momento in cui l’ho persa. Non fraintendere,
non voglio prendere
il posto di Aris. Nel tuo cuore c’è lui e
nonostante all’inizio non riuscissi a
capire come fosse possibile che un tritone e un’umana
stessero insieme, solo
vedendovi ho potuto capire che non eri stata soggiogata così
come sostenevano tutti gli altri,
vi amate e basta. Ma
per me Elena, tu sei un amica preziosa e non voglio perderti per gli
stupidi
piani dei cacciatori. Sono stato uno stupido, ho sempre obbedito agli
ordini
senza farmi troppe domande, ma adesso sono più consapevole,
e non farò lo
stesso errore due volte.”
Elena aveva
ascoltato il suo discorso rimanendo in
silenzio, era stato strano sentirlo dire tutte quelle cose dopo tutto
quello
che era successo.
“Ho
avuto dei cattivi consigli, le persone che erano
vicine a me non mi hanno saputo dare le giuste dritte, se avessi avuto
una persona
amica accanto questo non sarebbe successo. Tu hai Aris, io non ho
nessuno.”
“Hai
Lara!” le sfuggì di bocca prima che potesse
riflettere su quanto stesse dicendo.
Il ragazzo parve
sorpreso da Elena, “perché dici
questo?”
La bionda
valutò se parlargliene o meno, beh non
doveva niente a nessuno dei due e di certo non erano fatti suoi
ma…
“Beh,
ho visto come ti guarda, e probabilmente
vorrebbe essere tua amica, e forse qualcosa
in più”.
Il ragazzo
sussultò come se qualcosa l’avesse punto
sul vivo.
“Io e
Lara siamo solo colleghi di lavoro… anche se
credo che lei si sia presa una cotta per me.”
“Allora
te ne eri accorto! Mi sembrava troppo strano
che tu non ti accorgessi di tutte quelle occhiate che ti
lanciava” sorrise lei
sotto i baffi.
“Poco
prima di lanciarsi nel fiume mi ha baciato, se
non fosse stato per quello probabilmente non l’avrei mai
scoperto”
Forse era stata
proprio lei a tagliare l’alga del
tritone, quelle sapevano essere molto resistenti e ancora Elena non
riusciva a
spiegarsi come avesse fatto a sfuggirgli.
Dal tono del
ragazzo però lei capì che Nick non era
molto contento della cosa. Le venne in mente quando Aris
l’aveva baciata per la
prima volta, non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno, avevano
avuto un
brutto litigio ma entrambi erano stati felici di essersi dichiarati
l’un
l’altro. Per Nick non era così.
“Lei
non ti piace?” concluse lei ad alta voce.
Il ragazzo
girò la testa in segno di negazione. “Non
nel modo che vorrebbe lei, è una brava cacciatrice ma a dir
la verità non siamo
stati nemmeno molto amici,” per non parlare poi che alcuni
dei cattivi consigli
su Elena erano stati proprio farina del suo sacco e se non fosse stato
per lei
le cose non sarebbero state così strane adesso.
“Avrete
tutto il tempo per frequentarvi come persone
normali quando tutto questo sarà finito.”
“Intendi…se
non moriamo tutti stanotte?” scavalcò
con qualche difficoltà un ramo molto grosso caduto sul
sentiero.
“Noi
non moriremo stanotte,” ripeté decisa la
bionda, era pallida in viso per il sangue perso ma la sua
determinazione non
era svanita.
“…non
riesco a vedere Lara in quel modo…”
continuò il castano. Non riusciva a pensare a Lara in
un modo diverso da una collega.
“Dalle
una chance, magari potresti scoprire che ha
delle doti nascoste che ti potrebbero piacere”
Il ragazzo
pensò non fosse il caso di contraddirla,
rimase in silenzio facendo cadere il discorso.
“Manca
ancora molto per gli anziani?” chiese dopo un
po’ lei.
“Direi
parecchio, per fortuna che noi non stiamo
andando lì.”
La bionda si
aggrappò più forte a Nick in allerta,
dove la stava portando?! Ecco che le stava ricapitando.
“Dovevi
portarmi da loro! Dove stiamo andando Nick!”
gridò agitata.
“Calmati
un po’ lisu” la rimproverò sorreggendola
più saldamente. “Ti ho detto che adesso non ho
più intenzione di seguire i loro
ordini, ho deciso che andare da loro era totalmente inutile e
così ti sto
portando dalla massima autorità, il capo di tutti noi.
Perciò non ti agitare
tanto, sto infrangendo un mare di leggi per portarti da lui. Potrei
benissimo
essere bandito qui su due piedi… o peggio… giustiziato”
La ragazza
deglutì solennemente. “Quindi è lui che
comanda?”
“Sì,
ma incontrarlo non sarà affatto facile,
speriamo di essere fortunati e che con tutta questa confusione nessuno
badi
troppo a noi…”
“Speriamo…”
sussurrò lei appoggiando la testa sulla
sua spalla.
****
“Capo,
una donna qui fuori chiede un incontro con
voi” l’uomo che aveva accompagnato Rachel
l’aveva condotta sino ad una
insenatura nel bosco, così fitta di foglie e rami che
nemmeno la luce della
luna riusciva a penetrare. Vi era una tenda mimetica non troppo grande
che
veniva interamente coperta da rami e foglie, se Rachel non fosse stata
guidata
lì appositamente da quei due individui difficilmente
l’avrebbe notata.
“Sapete
quali sono le regole” gli rispose a voce
bassa l’uomo seduto dietro un tavolo da campeggio ricoperto
di carte e mappe.
“Sì
signore,” rispose quello con il cappuccio nero
calcato sul volto
“E
allora cosa ci fai ancora qui?! Vattene” gli fece
un gesto con la mano che ovviamente il suo interlocutore non vide.
“Ma
signore…” disse timoroso “lei dice di
venire per
conto della strega del mare”
bisbigliò con il terrore che il solo pronunciare quelle
parole lo avrebbero
pietrificato all’istante.
L’uomo
si alzò di scatto dalla sedia sbattendo le
mani sulla scrivania. “Dice questo?!” quasi
gridò. “E allora che aspetti! Falla
entrare subito!”
“Signore,
si rifiuta di farsi bendare, e visto chi
la manda non vorremmo rischiare la vita nel
minacciarla…”
“Ho
capito, siete una massa di codardi… bene,” si
voltò un momento e prese da una sacca un telo nero per
coprirsi il volto, in
realtà visti i buchi per gli occhi sembrava più
un passamontagna che un sacco.
“Lasciatela entrare, prenderò io dei
provvedimenti.”
Mentre il
cacciatore usciva dalla tenda il
misterioso capo indossò il suo passamontagna nero e si
risedette alla scrivania
in attesa di incontrare questa donna così audace da venire
fin nel folto del
bosco con non meno di un nome temibile e nient’altro.
“Sta
entrando” gli gridarono delle voci da fuori.
“Avanti,
venga pure”
La donna si fece
avanti nell’ombra dell’entrata,
l’unica luce era quella di una fioca lampadina che giaceva
sulla scrivania e
che di certo non bastava a rischiarare l’interno della tenda.
“Sono
qui per consegnarvi una cosa molto importante
che mi è stata affidata da Ursula,”
“E
così siete talmente intimi da chiamarvi per nome”
quello voleva dire che anche quella donna doveva essere complice delle
sirene,
era una traditrice della sua razza e fra poco avrebbe fatto la fine che
meritava.
Dei rumori
esterni lo distolsero dai suoi pensieri.
“Non
potete entrare qua dentro!” gridarono delle
voci.
“Presto,
entra. Penso io a loro!” ci fu del
trambusto e rumori d lotta molto violenta, la porta della tenda fu
spalancata
all’improvviso ed entrò una ragazza bionda zuppa
d’acqua e con una gamba fasciata.
“Sono
venuta qui per parlare con il capo dei
cacciatori è molto importante!” gridò
nel medesimo istante.
Passò
un secondo, il tempo esatto che ci volle
perché la luce illuminasse le sagome delle due figure al suo
interno, un uomo
alto, vestito con una tenuta da militare ed un passamontagna calcato in
testa e
poi…Rachel, sua madre.
“Mamma!”
gridò Elena guardandola con orrore. Sua
madre cosa ci faceva lì? Nella foresta dove stava avvenendo
la più cruenta
battaglia e addirittura nella tenda del capo dei cacciatori?!
“Oh
Elena!” la donna lasciò cadere la borsa nera per
terra e corse ad abbracciare sua figlia. “Ti ho visto saltare
giù da quella
scogliera! Sono stata così preoccupata per te!”
sua madre la strinse forte
quasi da farle male.
Da quanto era
lì? E cosa aveva visto?
Il capo dei
cacciatori si fece avanti e richiuse la
tenda del campeggio con un gesto netto, poi si avvicinò alle
due donne e le
guardò confuso.
“Cosa
ci fate voi
qui?!”
Le due si
allontanarono un momento l’una dall’altra
e si lanciarono uno sguardo confuso. Ma quello non era tutto.
“Adesso
mi spiegherete tutto per filo e per segno”
continuò quello sollevando il passamontagna dal viso e
rivelando il suo vero
volto.
Elena si
portò una mano sulla bocca sconvolta,
Rachel lo
fissò per un momento interdetta, ne aveva
viste di cose strane quella notte, ma quella di certo le batteva tutte.
Ben, il suo ex
fidanzato e padre naturale di Elena
teneva in mano il passamontagna che si era appena tolto e le guardava
confuso nella
sua uniforme da capo dei cacciatori.
A.a.
Lo so, sono in super ritardo!
beh meglio tardi che mai :) vi auguro un buon 2018 e anche se
è già passato un Buon Natale! Ci rivediamo a
Gennaio con nuovi emozionanti capitoli e chi lo sà... magari
qualche storia nuova!