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Autore: MyWinter    31/12/2017    0 recensioni
Questa storia non tiene conto di TCC.
ScorpiusxAlbus
Un anno come tanti ad Hogwarts, o almeno questo è ciò che pensano il giovane Malfoy e il giovane Potter. Uno scherzo rischia d mettere in pericolo la loro amicizia, costruita con fatica e a piccoli passi, ma proprio grazie allo stupido scherzo i due ragazzi impareranno a dare nome e volto a un sentimento che prima non riuscivano a mettere a fuoco.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Baciami ancora
 
Capitolo tre 
 

Aveva sbocconcellato a malapena qualcosa, troppo irritato, con lo stomaco chiuso e in subbuglio.

Doveva abbracciare James e ringraziarlo o spaccargli le ossa? Li aveva fatti ubriacare e loro avevano sorpassato un limite che probabilmente da sobri non avrebbero mai valicato.

Ma almeno ora sapeva cosa il cuore volesse, per quanto assurdo, incomprensibile, aveva capito: era innamorato di Albus. Quel sentimento forte che provava per lui era sfumato di rosa. Da quando le loro labbra si erano incontrate, non aveva pensato ad altro che a rifarlo. Voleva baciarlo ancora, farsi avvolgere dal sapore delle sue labbra, sentire le sue dita fra i capelli.

Spense una sigaretta col piede, pentendosi di aver fumato. Ogni tanto si accompagnava al padre con un sigaro, ma il fumo non gli era mai davvero piaciuto. Era un modo per sfogarsi, cui ricorreva di rado, ma il retrogusto amaro che gli lasciava in bocca lo disgustava.

Tornò dentro, con l’intenzione di cambiarsi d’abito, e non trovò Albus in camera. Emise un sospiro di sollievo, anche se in realtà avrebbe voluto vederlo. Quando avrebbero chiarito, quando avrebbero parlato se quella sera andavano alla festa?

-Che ti metti?-

-Che ti importa?- Scorpius rispose male e Blaise e Nott che stavano fumando un sigaro, appestando  l’intera stanza.

Si chiuse in bagno, infilò dei pantaloni nuovi, di fattura pregiata, e una camicia perfettamente stirata. Profumava di pulito, di buono.

Scorpius si spazzoló i denti per cancellare il sapore della sigaretta, si pettinó i capelli e si spruzzó un goccio di profumo. E annusare quella fragranza, presa di fretta dalla mensola del bagno, lo fece sorridere. Si era appena messo la colonia di Albus, che sbadato!

Si diede uno sguardo veloce, infilò il mantello e ficcó la bacchetta in tasca.

Nell’uscire dai sotterranei si chiese dove fosse lui, l’oggetto dei suoi pensieri fuori controllo, ma non ebbe il coraggio di andarlo a cercare. Quindi si imbucó nella stanza stregata che gli avevano indicato. Una vecchia aula in disuso, al terzo piano, che con un incantesimo era stata trasformata in un ambiente accogliente. Insonorizzata affinché la musica non si potesse sentire da fuori, segnata con una piccola sbeccatura sulla porta.

Scorpius si trovò scaraventato nel bel mezzo della festa, con un frastuono infernale che suonava a tutto volume.

Fu investito dai suoi compagni che cercavano di salutarlo e infine Sally apparí nel suo campo visivo. Aveva accorciato la gonna così da lasciare scoperte le gambe. Aveva sganciato un paio di bottoni della camicia e l’aveva stretta in vita con una cintura sottile: i seni risaltavano sodi e morbidi.

-Scorpius, sono felice che tu sia arrivato! E Albus?-

Per un momento rimase sbigottito. -Arriverá, credo. Hai invitato anche lui, no?-

La risata di Sally gli urtò il sistema nervoso e la frase che la fanciulla proferì ancora di più. - É il tuo migliore amico, potevo non invitarlo se ti volevo alla festa?-

Inspirò, senza dirle nulla, o l’avrebbe insultata. Non gli piaceva che si trattasse così Albus, non poteva tollerarlo e, mentre pensava ciò, lo vide comparire.

Sballottato e confuso, dopo la centrifuga all’ingresso, lo vide cercare di rimanere in equilibrio e d’istinto corse in suo aiuto.

-Al, peggio della materializzazione, eh?- Si sarebbe preso a schiaffi per avergli rivolto la parola e non perché non volesse parlargli.

-Che frastuono infernale!- L’amico si riferiva alla musica che sovrastava le loro voci.

-Un drink?- Voleva allontanarsi e riprendere fiato, quindi quando Albus annuì gli fu quasi grato.

Arrivato al tavolo dei drink, sul quale i bicchieri si riempivano da soli -era un incantesimo ingegnoso, doveva ammetterlo- fu però catturato dalla festeggiata. Gli adagiò le mani sulle spalle e con fare poco casto si strusció contro di lui.

 

**

 

Scorpius si era offerto di andare a prendergli un drink e per un istante aveva pensato che potesse essere una sorta di tregua, ma poi lo vide irretito dalla Corvonero e gli parve di aver tracannato di getto un bicchiere di whisky incendiario. Il fuoco che gli bruciava dentro però non era dovuto all'alcool, era qualcos'altro a grattargli lo stomaco.

Per un istante gli occhi grigi di Scorpius parvero cercare i suoi e Albus credette che detenessero il potere di fermare il tempo.

Poi si mosse verso quel banco, si avvicinò al ragazzo e solo quando gli fu davvero prossimo sembrò risvegliarsi. Cosa si era appropinquato a fare? Scorpius sapeva difendersi da solo e se avesse voluto liberarsi di una scocciatrice avrebbe sfoggiato maestria e usato eleganza, persino in un gesto del genere.

-Il mio drink?-

-Potter, non essere geloso. Dai, siete sempre appiccicati, lasciargli spazio per fare altro.-

Albus aveva colto al volo cosa Sally intendesse con quell’altro e un senso di nausea mai provata prima gli salì sin nel naso.

-Non sono mica la sua balia! Volevo solo prendere da bere, tranquilla.- Era lui a non esserlo, tranquillo. Era scombussolato, forse nemmeno se avesse preso un bolide in pieno stomaco si sarebbe sentito così.

-Al, divertiti, ci sono tante ragazze carine.-

Guardò Scorpius sperando di fulminarlo con lo sguardo! Lui che gli aveva rubato cuore e mente, lui che da serpe aveva strisciato sino a impadronirsi in maniera vile, subdola della sua anima, ora lo esortava a cercare una ragazza? Sapeva cosa gli stava chiedendo?

Poteva scagliargli contro una fattura orcovolante e scombussolare quei suoi lineamenti aristocratici? Perché in quel momento, se la stava meritando, così come meritava, secondo lui, il rancore che gli stava crescendo dentro e lo faceva sentire in colpa.

Si allontanò e si tenne distante da lui per tutta la sera, ma cercare di distrarsi non era così facile. Sì, qualche ragazza carina gli rivolse la parola, peccato che alcune fossero interessate a James e vedessero in lui un modo per arrivare a suo fratello; altre studentesse miravano a Scorpius che era vistosamente impegnato.  L’unica che sembrava davvero essere interessata a lui, be’, non era proprio il suo tipo. Mentre lei gli parlava non riusciva nemmeno ad ascoltarla: le uniche cose su cui era stato in grado di focalizzarsi erano i capelli, che non erano di certo biondi, e le iridi di un colore lontanissimo dal grigio.

-Allora, Albus, andiamo a fare due passi?- Riportò la sua attenzione su di lei e quando capì, si affrettò a inventare una scusa.

-Ho un gran mal di testa. Credo che stia covando una brutta influenza.- Era un modo delicato di dirle no e speró che lei capisse l’antifona.

All'improvviso però le sue priorità cambiarono.

Nel suo orizzonte visivo Sally e Scorpius fecero la loro comparsa.

-Al, ti spiace se dopo il taglio della torta spariamo?-  

Odiava Sally, era certo.

-Caccio Zabini, te ne stai alla larga dalla stanza per un po’?- chiese Scorpius.

Avrebbe voluto mandarlo all’inferno, tra le grinfie di Voldemort, ma si ritrovò ad annuire per poi fuggire schifato, adirato e ferito dalle parole dell’amico.

Schizzó via veloce, correndo fra i corridoi a perdifiato, con gli occhi appannati e senza nemmeno la paura di essere beccato. Se lo avessero scoperto sarebbe finito in punizione e forse in direzione, ma non gli importava.

Corse sino alla Torre di Astronomia e represse un conato di vomito quando si rese conto di essere tornato sul luogo del misfatto.

Perché era tornato lì? Voleva farsi del male a tal punto?

Si lasciò scivolare contro la parete fredda e si rannicchiò, ginocchia al petto, strette fra le braccia. Adagiò la testa sulle ginocchia, chiuse gli occhi e si diede dello stupido.

Era andato alla festa per chiarire, per fingere che non fosse successo nulla e invece il suo comportamento, ne era certo, avrebbe solo destato ulteriori sospetti.

Rimase seduto in silenzio, avvolto da un senso di sconforto a domandarsi quando le cose avessero cominciato a prendere quella strana piega. Era impossibile che un solo, semplice seppur sconvolgente bacio lo avesse fatto innamorare. Irreale che il sentimento si fosse innescato così dal nulla nel suo cuore. E allora scartabelló fra i ricordi alla ricerca di istanti poco chiari, di momenti in cui i suoi sentimenti erano stati poco limpidi, corrosi da qualcosa di indecifrabile. Pian piano gli tornarono alla mente piccoli frammenti e, sbalordito, riuscì a mettere insieme i pezzi del puzzle. Era fottuto. Decisamente.

 
   
 
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