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Autore: Lutea Eos    02/01/2018    0 recensioni
“Ma siete ragazzi, su, ci sono tante cose da provare anche senza fare sul serio…”
“Perché, con le ragazze no?” Cercò di cambiare argomento Nick.
“Certo, anche con le ragazze. Infatti io le provo, anche se non sono fidanzato seriamente. Non come voi due” al silenzio di Nick, Louis continuò “Mio cugino ti sta rovinando”.
“Kevin è solo diverso da te” tentò conciliante Nick.
“No, lui è il mio opposto. E io sono la perfezione. Vedi un po’ in che guaio ti sei cacciato”.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Un amore di scommessa'
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1 dicembre

 

“Spiegami come la visione di questo film avrebbe dovuto convincermi a fare un viaggio a Parigi” brontolò Kevin spegnendo il televisore.

“Ti ha mostrato l’ambiente cittadino…

“Pieno di zingari e ladruncoli”

“… l’architettura di Notre Dame…

“Perché allora attraversare un oceano per vederla?”

“… è un grande esempio di storia d’amore. Parigi è la città dell’amore!” Tentò infine Nick, cercando da bravo fidanzato di giocare la sua ultima carta.

“Quale storia d’amore intendi? Il gobbo che si è innamorato della prima persona che non mostrava ripugnanza verso di lui, la guardia che si è innamorata della fuorilegge come da schema tipico del romanzo rosa, il popolo che si è innamorato del suo salvatore?”

Nick sbatté piano la testa sullo schienale del divano. Poi agguantò il suo fidanzato ricacciandolo sotto la coperta vicino a lui e lo immobilizzò posando la testa sulla sua spalla. Quello sbuffò in risposta.

“Sei un fidanzato eccezionalmente bravo, anche se non capisci l’amore” scherzò Nick.

“Mi disturba non capire la teoria. È sempre la parte più facile”.

“Solo per te. Comunque il Gobbo di Notre Dame è un tipico film natalizio, dovevamo vederlo”.

“Cos’ha il Natale di tanto speciale? Voglio dire, è una festa particolarmente colorata, chiassosa, mette alla prova la conoscenza che hai delle persone nel trovare il regalo giusto…” Nick si era tirato su dalla sua spalla per sorridere sornione a Kevin, che sbottò “Sì, ho capito: è la tua festa”.

“In più dopo Natale c’è Capodanno, feste in ogni dove e persone che vogliono solo divertirsi. Non è una sequenza perfetta?”

Terrorifica” commentò Kevin, cominciando a pensare per rimanere in tema a quale nuovo elettrodomestico avrebbe potuto regalare alla mamma di Louis. Giusto per il gusto di mettere in difficoltà il cuginastro che non avrebbe nemmeno saputo accenderlo.

“A cosa pensi?”

“Magari un nuovo forno comandabile dal cellulare, sarebbe utile per ricordare a Louis di non bruciare la roba in forno… Il regalo per sua madre” chiarì Kevin.

Nick rise e alzò gli occhi al cielo “è un pensiero rimandabile?”, chiese baciando la guancia dell’altro.

“Sì” concesse Kevin allungando le gambe e reclinando la testa.

Nick si concesse qualche minuto per bearsi di quella vista e lasciare un altro paio di baci: non era solo Kevin a rilassarsi, in quel modo. E poi vederlo così tranquillo con lui faceva davvero capire a Nick quanto la loro relazione significasse per lui, così schivo e restio al contatto umano.

Alla fine si decise a chiedere quello su cui meditava da qualche giorno. Insomma, per lui non ci sarebbero stati problemi in ogni caso, ma in quei mesi aveva capito che il suo fidanzato poteva trovare problemi dove lui non ne vedeva. In più, il suo sesto senso gli diceva che qualcosa sarebbe andato storto. “Cosa facciamo a capodanno?”

“Facciamo? Non ho intenzione di seguire te e Louis in giro per feste e locali” rispose Kevin sdegnato.

No, nemmeno il super ottimismo di Nick si era spinto a prevedere che Kevin accettasse il loro consueto programma di capodanno. Infatti la sua proposta non era quella: “Potremmo stare da soli io e te” gli disse dandogli un altro bacio, sempre sulla guancia. Aveva capito che li apprezzava particolarmente.

Kevin sembrò riflettere un attimo, lo sguardo al soffitto “O tu potresti non preoccuparti e lasciarmi festeggiare il nuovo anno a un livello di entusiasmo accettabile. Tanto sappiamo entrambi che il primo gennaio cercherai comunque di coinvolgermi nel tuo spirito festaiolo”.

Nick gli tirò una ciocca di capelli neri. Kevin finì per allontanarlo con una smorfia “ecco, così”.

“Ma non riuscirò a portarti lo spirito del Natale dalla Francia. Pensavo che a capodanno dovessimo recuperare!” fece Nick cercando le labbra dell’altro.

“Non ne vedo la necessità. Vai a stressare i tuoi parenti, fa’ loro bere abbastanza champagne da convincerli della bellezza del Natale” gli rispose scostandosi.

“Sei praticamente il Grinch” fece Nick col broncio seppellendo il viso nel maglione del fidanzato.

 

*

 

8 dicembre

 

Louis agguantò due pezzi di sushi dal nastro trasportatore, minacciando con le bacchette un bambino che sembrava voler fare la stessa cosa. “Quando parti?” chiese cominciando a mangiare.

“Il 15. Così prima di Natale potrò girare tutte le case dei parenti e rivedere mezza Francia del Sud. Fortuna che mia madre pensa ai regali” rispose Nick prendendo un generoso sorso di birra. Ottima quella cinese.

“Non ti hanno commissionato nulla dall’America? Quasi non ci credo, la mia famiglia comincia a mandare pacchi mesi prima…

“Non è che non commissionano, è che non sono capace a scegliere i regali. Quindi mia madre li ordina, poi io li consegno. Facile e pulito”.

“A proposito di regali… Com’è messo il fisico di mio cugino?”

Nick rimase con la bacchetta a mezz’aria.

“Ti spiego il problema. Non mi interessano dettagli sconci, eh! Continua a raccontarmi quello che mi racconti adesso, è il giusto grado di conoscenza…” precisò Louis osservando gli occhi sbarrati dell’amico “Vorrei comprargli un maglione con le renne per Natale. Una cosa da cuginastro a cuginastro” cioè il regalo stupido che Louis faceva sempre a Kevin “per andare sul sicuro vorrei scegliere non solo un motivo che lui non indosserebbe mai, ma anche una taglia non presente nel suo armadio. Insomma, credo che i suoi maglioni stiano a suo padre. Però poi mi sono detto… E se invece ha un bel fisico e finisco per metterlo in mostra?”

Nick finì col ridere rimestando la salsa di soia. “Ha un fisico asciutto, come lo vedi. Niente pancia. Ma credo niente addominali, vuoi che sprechi il suo tempo in palestra?”

“Credi?” Louis colse subito il punto dolente.

Nick annuì mentre cercava qualcosa sul nastro trasportatore. Prese il piatto che gli sembrava più improbabile.

“Cioè, non gli hai tolto la maglietta mentre…

“Louis, il mentre non c’è mai stato. Quindi non gli ho mai tolto la maglietta, no”.

“Nulla di nulla?” Alla faccia di Nick, Louis continuò incredulo “Ma siete ragazzi, su, ci sono tante cose da provare anche senza fare sul serio…

“Perché, con le ragazze no?” Cercò di cambiare argomento Nick.

“Certo, anche con le ragazze. Infatti io le provo, anche se non sono fidanzato seriamente. Non come voi due” al silenzio di Nick, Louis continuò “Mio cugino ti sta rovinando”.

“Kevin è solo diverso da te” tentò conciliante Nick.

“No, lui è il mio opposto. E io sono la perfezione. Vedi un po’ in che guaio ti sei cacciato”.

Nick scoppiò a ridere “Ho corso con tanti ragazzi prima di lui, è sempre finita male. Non mi dispiace l’idea di cambiare” poi aggiunse “lo conosci, pensavi davvero che saremmo finiti a letto in poche settimane?”

“Stiamo parlando di mesi, ormai” puntualizzò l’altro “e ti ha presentato alla famiglia! Se non vai a letto con una, perché presentarla alla famiglia?”

“Io sarei la lei?” fece Nick, agitando le bacchette per scimmiottare le minacce che Louis aveva rivolto al bambino.

“Mi stavo calando nella parte” replicò Louis “Vuoi che gli parli?”

“Tu?” quasi soffocò Nick “Lascia stare: potrebbe fare voto di castità fino al matrimonio” se non lo ha già fatto. A Nick in fondo stava davvero bene così, senza correre. Ormai Kevin si lasciava prendere la mano in pubblico, accettava i suoi baci prima di salire sul palco o in qualunque altro luogo ritenesse poco consono con al massimo una smorfia e lo faceva cenare con la sua famiglia una volta a settimana, nonostante di fatto Nick avesse fatto outing al posto suo. O forse proprio per questo. In più Andava a casa di Nick una volta a settimana per la serata film: coperta e cioccolata, poggiato al divano, mentre il suo ragazzo francese gli si coricava addosso. Se glielo avessero raccontato all’inizio dell’estate non ci avrebbe mai creduto. Poteva farsi andar bene il non dormire insieme.

“L’importante è che non lo faccia tu: rimani sulla buona strada. Non tornare a fare il bambino e pettinare le bambole” lo rimbeccò Louis.

Nick rise, capendo il riferimento al loro primo incontro “erano completamente anti estetiche!”

“Era più divertente contare quante volte lo zio Joseph cambiasse versione dell’abbandono di sua moglie”.

“In effetti sì. Soprattutto quando ci ha detto che era una fattucchiera che l’aveva lasciato in una notte di luna piena volando via sulla sua scopa”.

“Eravamo bambini intelligenti: avevamo capito che qualcosa non andava nella testa dello zio. Pensavamo gli avessero fatto un incantesimo, ma ora capisco che era il vino…

Pensando a capodanno, Nick si fece pensieroso, valutando se fosse il caso di parlare con Louis di ciò che era successo. Magari il parere di uno di famiglia avrebbe aiutato. “Ammetto che a volte Kevin è talmente diretto da essere criptico”.

“Eh?” fece l’altro trafiggendo il suo tonno.

“Ha detto che non staremo insieme a capodanno” tirò fuori con un sospiro.

“Perché ti aspettavi davvero che si facesse trascinare volontariamente a una festa affollata e con litri di alcool?”

“Pensavo che avremmo potuto passarlo soli noi due”.

Louis sembrò meditare un attimo, lo sguardo sulle portate che gli passavano davanti. “Il tuo ragionamento sembra sensato, ma mio cugino è pazzo. Un pazzo ossessivo compulsivo. La riterrà una festa stupida o qualcosa del genere”.

“Non ha battuto ciglio quando gli ho detto che sarei partito per Natale”.

Louis guardò bene l’amico negli occhi, sentendo quel tono così depresso “Non scherzo quando ti dico che hai preso una bella gatta da pelare. Posso buttarla sul ridere, ma Kevin è davvero un disadattato che ferisce le persone senza dispiacersene e a volte senza nemmeno accorgersene. Infatti non vi vedo bene assieme, come continuo a ripeterti. Sei troppo sensibile”.

“È essere troppo sensibili aspettarsi che il proprio fidanzato sia dispiaciuto di non passare le feste assieme?” si arrabbiò Nick, ignorando il resto.

“Questo è normale” concesse Louis per una volta serio “ma il punto non cambia: per Kevin è un atto estremo di sensibilità e non è capace di provarlo”.

“Meglio cambiare argomento” fece Nick ordinando altra birra.

 

*

 

22 dicembre.

 

Louis si premurò di salire le scale che conducevano nella camera di Kevin nel modo più rumoroso possibile. Fu accolto dal suo cuginastro con un sonoro sbuffo. “Cosa vuoi?”

“Pestarti. Ma mi accontenterò di parlare”.

Louis si gustò per un attimo la faccia sorpresa dell’altro: probabilmente l’espressione umana più convincente di tutta la sua vita.

“Perché?”

“Cos’hai detto a Nick?”

“Mi ha tenuto su Skype mezz’ora, quindi tante cose. Anche se per lo più ha parlato lui” fece l’altro ruotando la sedia per vederlo meglio.

“Di Capodanno” provò a specificare il francese.

“Che se vuole farlo con la sua famiglia va bene…” disse pensandoci “ed è inutile che mi vieni a fare la ramanzina perché è un comportamento molto più sano che spaccarsi i timpani e ubriacarsi come fa con te tutti gli anni” concluse piccato.

“Quindi ora rimane in Francia per Capodanno, l’hai capito, sì?” cominciò Louis, che si era preparato le domande a casa, per vedere fin dove suo cugino si era spinto consapevolmente.

“Sono più intelligente di te, sì”.

“Mentre Nick inizialmente sarebbe dovuto tornare a Philadelphia, ti ricordi?”

“Ho anche più memoria di te”.

“Perché non tornerà alla fine?” Louis si sporse dal letto per vedere da vicino la reazione di Kevin.

“Perché vuole passare un Capodanno intelligente con la sua famiglia” rispose quello senza tentennamenti.

“Perché lui ama la sua famiglia, vero? Corre all’aeroporto ogni volta che può e finito di studiare tornerà sicuramente in Francia” Louis non riuscì a trattenere il tono velenoso.

Kevin questa volta parve più dubbioso, anche se alla fine argomentò “Era già là, avrà pensato di stare di più, proprio perché li vede poco”.

Louis perse de finitamente la pazienza “Puoi anche cercare di razionalizzare tutti i comportamenti di Nick, ma sappi che lui ragiona con il cuore. Quindi non funzionerà e, cosa più importante, lo farà soffrire. Quindi metti alla prova la tua intelligenza nel cercare di capire i comportamenti non razionali”.

Kevin lo fissò per un po’ senza parlare. Louis cominciava davvero a credere di aver avuto un qualche effetto.

“Il fatto che io stia migliorando i suoi comportamenti e occupando il suo tempo allontanandolo dalle vostre serate da bagordi non significa che lui tenga meno alla vostra amicizia. Sei pregato di non interferire oltre, anche se conoscendovi temo sia impossibile”.

Louis a quel punto aveva veramente voglia di strozzarlo. Ma anche soffocarlo con il cuscino sembrava una buona idea, meditò adocchiando quello adagiato sul letto a poca distanza da lui.

“Voleva stare con te a Capodanno. Da solo. Con il suo fidanzato. Sai, per le persone è una cosa normale. Ma per te no. È tutto iper complicato con te” non ottenendo risposta, Louis proseguì, alzandosi e sovrastando Kevin ancora seduto. “Te lo spiegherò chiaramente: lui voleva stare con te. Tu gli hai detto che non saresti stato con lui. Glielo hai confermato ora che è dall’altra parte dell’oceano, non mostrando nessun dispiacere per il fatto che non vi vedrete per tutte le feste. Quindi lui se ne starà in Francia, perché così avrà la scusa della distanza e potrà consolarsi pensando che se fosse tornato qui sarebbe stato diverso” concluse urlando.

“La tua soluzione è più cervellotica della mia, soprattutto nell’ultima parte…” fece Kevin abbandonandosi allo schienale della sedia che si flettè sotto la sua spinta.

Louis afferrò il cuscino dal letto e glielo sbatté addosso. Aveva finito ogni possibile discorso con Kevin, che sembrava proprio non voler capire (più che non poter, visto il suo quoziente intellettivo), e si precipitò giù dalle scale, pestando i piedi più di quando era salito. Così non sentì la frase che Kevin finì.

…però sarebbe da Nicholas”.

 

*

 

2 gennaio.

 

Nick caricò la sua valigia sulla macchina di Kevin e si girò a dare un bacio al suo autista “Grazie di essere venuto a prendermi all’aeroporto”.

“Beh, non che avessi molta scelta: mia madre mi avrebbe obbligato comunque” replicò l’altro calandosi in testa il cappello. Regalo di Nick, come l’altro aveva esclamato appena rimesso piede su suolo americano. “In realtà ti avrei voluto far guidare, ma le tue condizioni non mi sembrano le migliori” lo scrutò.

“Non ho dormito molto in aereo” ammise Nick stiracchiandosi “ti toccherà riportarmi a casa come un sacco di patate”.

“Non addormentarti in macchina” gli rispose, aprendo la portiera. Mentre si sistemavano nell’abitacolo però ci ripensò “O addormentati. Basta che non ti fai portare in casa di peso”.

“Non credo che riusciresti a svegliarmi, sai?” Rise l’altro. “Allora, come sono andate le vacanze? O preferisci davvero che dorma almeno sto zitto?”

“Parliamo” concesse Kevin. Il silenzio che ne seguì gli fece capire che toccava a lui rispondere “Solite feste. Louis mi ha preso un maglione estremamente stupido” e ha smesso di parlarmi, ma questo era meglio non dirlo ancora al suo ragazzo “Comunque ti ho già raccontato tutto via Skype”.

“Feste molto partecipate da parte tua, sì. Ma d’altronde le feste vanno fatte in famiglia e sono noiose per natura, no?”

“Per te? Eri sempre in giro”.

Nick sbuffò “Un campo gelato, un campo innevato… oh, una vigna gelata!”

“I tuoi genitori hanno delle vigne, vero?” Kevin si ricordava che il padre era un grande enologo.

Nick emise un segno d’assenso. Dopo un paio di momenti di silenzio continuò “So riconoscere i vini migliori: i nostri, ovviamente” ghignò “te ne ho portato una bottiglia”.

“Mio padre sarà felice”.

“Non potresti berlo tu? Francamente, tuo padre è più un tipo da birra”.

“Lo prendo come un complimento?” si informò Kevin, tenendo gli occhi sulla strada.

“Per te o per lui?” gli fece eco Nick.

Kevin alzò le spalle.

“Il vino è ottimo e, credimi, non è un superalcolico. Un paio di bicchieri non ti renderanno ubriaco né ti daranno postumi il giorno dopo”.

“Questo non significa che non abbiano comunque effetti momentanei” argomentò Kevin. Perché lui e Louis erano fissati con il fargli assumere qualcosa che modificasse il suo comportamento? Non potevano trovare un altro metodo per divertirsi? O forse avrebbero preferito un’altra versione di lui.

Nick sembrava meno in vena di chiacchiere rispetto al solito, ma probabilmente era stanco. Aveva pur sempre sorvolato un oceano senza dormire e guardando film, a quanto pareva. Pieno jet-lag. D’altra parte, non era Kevin la parte brillante della coppia, che intavolava conversazioni su tutto.

Quando furono arrivati, Nick lo invitò a entrare in casa, ma Kevin guardò gli occhi del suo ragazzo che si stavano già praticamente chiudendo e declinò l’invito.

“È probabile che io domani dorma tutto il giorno, lo sai?” gli sorrise Nick carezzandogli una guancia.

“Ci avrei quasi scommesso” fece Kevin adagiando il viso sulla mano dell’altro.

“Quindi ci sentiamo quando riuscirò a svegliarmi? O tu e Louis irromperete a casa mia quando deciderete che ho dormito ore sufficienti? Perché la scorsa notte sono stato a una festa e non ho dormito niente, oggi ho preso l’aereo a Parigi alle 23 e ho viaggiato 9 ore senza dormire. Potrei essere scusato per molti giorni” fece sbadigliando.

“Un’altra festa? Non ne avevi abbastanza di quella del 31? Avresti potuto dormire” lo tirò vicino Kevin, canzonandolo. Non era proprio quello il momento di dire al suo fidanzato che lui e il suo migliore amico avevano passato le feste di Natale a ignorarsi.

Nick sbattè gli occhi un paio di volte. Prima che potesse replicare, Kevin lo aveva già congedato, lasciando la presa e avvertendolo “Me ne parlerai a mente lucida, va’, prima di addormentarti sulla porta”.

Nick sorrise ed entrò in casa. Kevin, già a metà strada verso la macchina, si girò: Nick stava chiudendosi alle spalle la porta di casa. Forse non era stato ancora abbastanza funzionale. Sì, aveva dimenticato qualcosa: “Comunque bentornato. Mi sei mancato” gli disse.

Nick riaprì la porta e lo guardò come per sincerarsi che fosse lui.

Insomma, era vero che Kevin non diceva certe cose, ma non poteva non averle capite, no? Non le diceva perché erano ovvie.

Da come lo strinse in un abbraccio soffocante e gli ficcò la lingua in bocca stabilì che forse la mamma aveva ragione. Non erano così ovvie.

“Posso trascinarti dentro, metterti sul divano e dormire addosso a te?” gli chiese l’altro sogghignando.

“No, torno a casa: è già abbastanza tardi”

“Puoi dormire qui!” fece Nick, tutto felice “nel letto ovviamente, così domattina mi svegli e magari riesco a recuperare più in fretta il normale ritmo sonno veglia”.

Kevin proprio non riusciva a capacitarsi di come il suo fidanzato fosse sempre entusiasta di tutto. Almeno aveva il pregio di non necessitare di troppe parole superflue; interpretò subito bene la sua occhiata di biasimo.

“Ci riproverò” sorrise infatti, chinandosi a baciargli il collo, nascosto dalla sciarpa.

 

*

 

4 gennaio.

 

“Com’è andata la festa di capodanno?” chiese Kevin, mentre Nick versava l’acqua dal bollitore nella sua tazza.

A Nick tremò un attimo la mano “Bene, direi. C’era molta gente, molto alcool… insomma, una vera e propria festa. Tanti ragazzi, tante ragazze, tanti ubriachi, tra cui anche io credo… come la festa della sera dopo”.

“Cosa dovrei dedurre da questo tuo sconclusionato discorso?” tagliò corto Kevin. Il suo ragazzo non era mai stato evasivo né gli aveva mai raccontato di così tante feste, nuove persone, vecchi amici come nell’ultimo periodo. Aveva cercato di incolpare il viaggio di Francia, dove sicuramente aveva rivisto vecchie conoscenze e stretto nuovi legami: l’ipotesi reggeva, sorretta dal suo carattere così socievole. Ma proprio il giorno prima, facendo pulizia nel proprio telefono, si era reso conto che quel comportamento era iniziato a dicembre, prima che partisse. Forse Nick si sentiva chiuso nella loro relazione, ma non voleva lasciarlo poiché era stato lui a insistere perché ci provassero.

Nick alzò lo sguardo sorpreso. Se Kevin non fosse stato abituato a vedere che teatrini metteva in scena Louis, ci avrebbe anche creduto. “Che mi sono divertito?”

“Con qualche ragazzo ubriaco?”

“No”

“Nemmeno alla festa a cui sei andato il giorno dopo?”

“No” ribattè Nick posando la teiera e afferrando il suo caffè “pensi davvero che possa tradirti?”

O forse non voleva lasciarlo semplicemente perché era Nick: troppo preoccupato di ferire qualcuno per farlo senza averne tutte le ragioni. “Penso che ne avresti le ragioni”.

“Perché?”

“Perché io e te siamo troppo diversi. È impossibile per noi stare insieme” Kevin lo disse senza guardarlo negli occhi, non per insicurezza di ciò che diceva, ma per timore della reazione che le sue parole avrebbero comportato. Vide quindi prima la mano del suo ragazzo serrarsi contro il bicchiere, far ondeggiare il liquido scuro al suo interno. Solo quando alzò lo sguardo incontrò il suo viso pallido.

“Va bene” gli rispose asciutto dopo qualche attimo “Immagino che… Possiamo lasciarci da amici, no?”

Kevin non si era aspettato questa risposta. Certo, l’aveva presa in considerazione. Di certo però non se l’era aspettata così pacata. Al contrario, aveva temuto che il carattere mediterraneo dell’altro lo portasse a fare una scenata con tanto di urla e qualche bicchiere lanciato. Per questo era passato a comprare il caffè nel bar preferito di Nick: adesso poteva scagliargli addosso solo della carta “Immagino di sì”.

Nick annuì. Calò tra loro un profondo silenzio, rotto proprio dal francese: “Devo andare in bagno” proclamò e si alzò. In un lampo era fuori dalla vista di Kevin.

Rimase da solo, a farsi scaldare le mani dal the bollente. Nick diceva sempre che erano fredde come il ghiaccio e si intestardiva a cercare di scaldargliele con le sue. Gli sarebbe mancato. Ma loro due non erano razionalmente compatibili, così diversi: caldo contro freddo.

“Dimmi almeno da quanto lo pensi” Nick interruppe i suoi pensieri tornando, troppo velocemente per essere davvero andato in bagno.

Impulsivo contro riflessivo.

“Dall’inizio, credo…

“Quindi non ci hai mai dato speranze?” Il tono di Nick cresceva.

Rumoroso contro silenzioso.

“All’inizio sì, il tuo entusiasmo era… dilagante. Poi ho cominciato a pensare a tutto quello che abitualmente facevi prima di stare con me e ho capito che hai cambiato la tua vita. In meglio, dal mio punto di vista, ma in peggio da quello di Louis. E tu sei sempre stato molto più simile a lui che a me”.

“Anche se siamo amici siamo due persone diverse” gli disse brusco.

“Gli ultimi eventi hanno solo confermato ciò che doveva essere chiaro dall’inizio”.

Sognatore contro realista.

Nick continuava a guardarlo, così Kevin proseguì “Louis mi ha parlato di Natale. Ovviamente sarei stato molto più felice se tu fossi rimasto qui: mi avresti aiutato a sopportare Louis e suo fratello e le famiglie riunite dai nonni… Non pensavo fosse necessario dirlo”.

“Lo sarebbe stato” gemette Nick “mi avresti invitato al pranzo di famiglia?”

“Saresti rimasto solo a Natale”.

Nick lo guardò con gli occhi lucidi “Non me ne sarei andato, se me lo avessi detto”.

Kevin gli carezzò una guancia, indugiando sullo zigomo, come l’altro faceva spesso con lui. “Ma a capodanno non avrei potuto darti quello che volevi”

“Volevo stare solo con te, Kevin, non andare a una stupida festa in una stupida Parigi”.

“Non hai mai voluto tranquillità per capodanno: tu sei chiassoso, solare, un animale da festa, contro di me, silenzioso, cupo e solitario” concluse Kevin interrompendo il loro contatto.

“Quindi non stavamo bene insieme?” chiese Nick, adocchiando pericolosamente la sua tazza con il the.

Tazza in ceramica. Kevin la allontanò subito dalla portata dell’altro “Non ho detto questo. Io sto bene con te”.

Nick lo guardò con lo sguardo che usava quando qualcosa di ovvio sulla natura umana gli sfuggiva. Vedendo che Kevin proprio non ci arrivava, gli spiegò “Mi stai lasciando nonostante tu stia bene con me?”

“Credo che tu non stia bene con me”.

“Fantastico” commentò il francese, sbattendo le mani sul marmo del tavolo “sei passato dal non capire gli altri esseri umani al capirli così bene da decidere per loro. Sono proprio un ottimo maestro”.

Kevin annuì.

“E non ti passa nemmeno per la testa che tu stia sbagliando?” fece Nick, esasperato anche dal cenno di assenso.

“Hai lanciato segnali piuttosto chiari” gli fece presente asciutto.

“Per farti ingelosire! Per capire se tenevi davvero a me quanto sembrava! Questa è una strategia elementare, l’abbiamo vista nei film tantissime volte, come fa a esserti sfuggita?” finì urlando Nick. Dovette rendersi conto di aver esagerato con il tono di voce, perché gli lanciò un’occhiata di scuse da sotto le ciglia.

Kevin non era certo un esperto di sentimenti, e lo sapeva, ma la logica era il suo forte “Non ci piacciono le stesse cose. Tu ami il rumore, io ho bisogno di silenzio; tu sei impetuoso, io riflessivo; tu esci a correre la mattina, io vado a lavoro; tu guardi le commedie, io i thriller” Kevin sperò avesse capito, perché il discorso poteva continuare molto più di quanto lui fosse abituato a parlare.

“Ma tu guardi le commedie se ci sono io a spiegartele e ad ascoltare tutti i tuoi ragionamenti sulla stupidità dei protagonisti, come io guardo i thriller con te, solo per vedere se riesci a capire la soluzione prima del protagonista. E ci sono dei momenti in cui anche io preferisco il silenzio, inoltre anche io penso, talvolta. Penso a te, per esempio, e cerco di decifrare i tuoi comportamenti, anche se ammetto di non riuscirci sempre. Quindi mi serve vicino qualcuno che mi aiuti, no?” Nick si fermò un attimo “La parte sulla corsa non l’ho capita… Vedi che ho bisogno di qualcuno che mi spieghi?”

“Abbiamo due stili di vita diversi…

“Sì, ma stiamo bene insieme. Non bisogna essere speculari per stare insieme, bisogna essere complementari”.

“Anche questo ha razionalmente senso” ammise Kevin. In effetti tutta la sua riflessione si era basata sulla necessità di stare con qualcuno con abitudini simili, per non modificare la propria vita in direzione di qualcosa che non si è scelto da soli, ma un grande punto debole era proprio la pratica. I suoi genitori erano così diversi, eppure stavano insieme da tempo.

“Sono un pessimo insegnante” mormorò Nick poggiando la testa sul tavolo “tu finora hai cercato razionalità in una storia romantica?”

“Sì” ammise piano Kevin.

“Pensa di meno, vivi di più” gli disse l’altro sorridendogli amaro “con o senza di me, non ho intenzione di impormi sulla tua vita. Forse potresti stare più tranquillo, se non ci fossi io”.

Kevin fissò il liquido ambrato nella sua tazza e ne bevve qualche sorso. Nick sapeva che stava pensando e che non doveva mettergli fretta: una delle poche persone a capire.

“Io sto bene con te. Però so che siamo diversi, che io sono difficile e non sono un bravo fidanzato, non ho esperienza. Non sono capace nemmeno a rapportarmi con le persone, figurati a entrare in intimità con qualcuno! Pensavo di stare andando bene, ma ti stavo solo facendo soffrire…

“Tu non hai mai voluto toglierti i vestiti con me perché non hai esperienza?” Kevin lo fissò con gli occhi a palla, praticamente sentendo il rossore sul viso, soprattutto quando l’altro si mise a ridere.

“Non guardarmi così, cominciavo a temere fossi asessuato: è una risata liberatoria!”

Umpf” Kevin incrociò le braccia. Ancora ridendo, Nick lo incoraggiò ad andare avanti con il suo discorso.

“Io sono innamorato di te” Nick smise subito di ridere, ma Kevin si fece coraggio e continuò “Il problema è che con te non so mai cosa fare, se mi comporto nel modo giusto o no. Perché, razionalmente parlando, siamo troppo diversi: quando mi comporto nel modo che mi sembra giusto, ti ferisco. Torni in Francia due volte l’anno, come potevo lamentarmi?”

“Tu mi ami” ripetè Nick, come se non avesse capito altro. Kevin valutò se fosse il caso di appuntargli il resto del discorso. Non fece in tempo a farlo che l’altro che volò letteralmente addosso, questa volta facendogli davvero perdere l’equilibrio.

Un secondo dopo era allungato per terra sopra Nick. Aveva attutito lui la caduta.

“Ahia”

“Te l’avevo detto che non siamo equilibristi” fece Kevin alzandosi, ma controllando anche l’altro. Non si lamentava abbastanza per essersi fatto veramente male, per fortuna.

“Non puoi dirmi che mi ami e pretendere che io me ne stia buono!” lo rimproverò tirandosi su a sua volta e abbracciandolo stretto. Con la testa nell’incavo del suo collo, cominciò a baciarlo piano.

“Quindi non mi lasci più?”

“Tu hai lasciato me, veramente” gli rispose Nick ridendo.

“Io stavo portando avanti il mio ragionamento, sei tu che mi hai interrotto e non hai capito” puntualizzò Kevin.

“Quindi nessuno dei due voleva lasciarsi, eh?”

“A quanto pare… Ora possiamo alzarci dal pavimento?”

Nick gli tese una mano e lo tirò su in un attimo. Lo condusse verso il divano, dove lo fece sdraiare e si accoccolò vicino a lui. Kevin rimase sdraiato così per quelli che gli parvero pochi minuti, ma sospettava che in realtà fosse molto più tempo: le mani di Nick vagavano dalle sue guance alle spalle e al petto. Aveva chiuso gli occhi stringendo il fianco del compagno e facendolo sistemare tra le sue gambe.

“Il tuo ragionamento ha senso” esordì Nick aprendogli il colletto della camicia.

“I miei ragionamenti hanno sempre senso”.

“Tuttavia” gli sussurrò Nick baciandogli la guancia e scendendo verso l’orecchio “posso mostrarti un ambito nel quale andiamo razionalmente d’accordo, con o senza esperienza. La chiamano questione di chimica” concluse passando le labbra sulle sue e facendo arrivare le mani sotto il suo corpo.

 

 

 

Mi inquieta quasi come ‘sti due mi siano rimasti in mente XD. Spero che questa evoluzione del loro rapporto sia piaciuta a chi aveva chiesto un seguito delle loro avventure. La canzone del titolo è ovviamente “Say something”, che si adatta quasi completamente alla situazione.

Un abbraccio a chi è arrivato fin qui e tanti auguri per un ottimo 2018!

   
 
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