'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o dell'orientamento sessuale di queste persone, nè offenderle in alcun modo'

Jared pagava ancora adesso l'errore che aveva commesso. Rimpiangeva ancora, dopo mesi, lo sbaglio peggiore della sua vita.

Sapeva che mai e poi mai avrebbe riavuto indietro Jensen.

Non dopo quello che gli aveva fatto.

La delusione e lo schifo sul viso del biondo lo svegliavano sempre in lacrime.

Jensen era entrato nella sua vita come un uragano.

I loro incontri, all'inizio erano solo sesso, ma poi qualcosa nel maggiore scattò.

Iniziò a cambiare, a vedere solo lui, a vivere solo per lui, a riempirlo di attenzioni, a coccolarlo, ad amarlo facendogli provare sensazioni che mai avrebbe provato.

Jared si accorse di tutto ciò, ma spaventato com'era da quel sentimento che iniziava a sentire anche lui, della completezza che sentiva quando stavano insieme, del panico quando erano separati, iniziò ad allontanare il biondo senza dargli nessuna spiegazione.

Il moro diceva che non voleva innamorarsi, perché l'amore fa soffrire. Meglio il sesso.
Era questa la sua filosofia.

Però Jensen gli aveva a poco a poco fatto crollare quel muro.

Era spaventato.
E si sa la paura cosa fa fare! Fa commettere errori. Gravi errori.
E fu quello che fece Jared quella sera.

Dopo l'ennesima lite andò in un bar e si ubriacò. Molto.

Vari flash di quella notte lo tormentavano ancora adesso.

Si portò a casa un ragazzo e ci fece sesso per dimostrare a se stesso che non poteva essersi innamorato.

Risultato?! Il mattino dopo si sentiva uno schifoso traditore.

Cacciò via quello sconosciuto in malo modo per poi scoppiare a piangere.

"Oddio che ho fatto" e nascose il viso tra le mani.

La vergogna che provava era tanta. Troppa. Capì in quel modo che lo amava anche lui. Amava Jensen.

Finse con Jensen che andasse tutto bene, gli aveva perfino confidato i suoi sentimenti e felice Jensen lo amò come non aveva mai fatto fin in quel momento.

Il più piccolo non poteva, però godersi appieno quella nuova fase della sua vita perché stava impazzendo per il senso di colpa.

Il biondo si accorse del disagio del moro e cercò d'indagare, ma senza risultato.

Finché tutto crollò. Una sera.

Jared non resse alla cena romantica che il suo compagno aveva organizzato per il suo compleanno e scoppiò a piangere.

Jensen gli si fece vicino e cercò di confortarlo, ma davvero non capiva perchè continuasse a dirgli mi dispiace e non ti merito, senza guardarlo in viso.

“Che cos’hai, piccolo?!. Parla con me” chiese scuotendolo per le spalle. E Jared lo fece, ma allontanandosi, continuando a piangere.

Sapeva che lo avrebbe perso e così fu.

Sentì il cuore di Jensen frantumarsi. Gli aveva spezzato il cuore.

Il biondo non disse niente. Si limitò solo a guardarlo.

Quello sguardo non lo avrebbe mai scordato.

Si girò verso la tavola imbandita e scaraventò tutto a terra, poi con gesto sprezzante tirò fuori il regalo che gli aveva fatto lanciandoglielo addosso in malo modo: un braccialetto d’argento con il simbolo dell’infinito.

Jared era bloccato. Non si accorse nemmeno che Jensen gli si era avvicinato e con un sibilo di puro odio gli disse: “Hai ragione meglio il sesso. L’amore fa soffrire. Quando torno non voglio trovarti” e lo schiaffeggiò.

Poi uscì dal suo appartamento, lasciando Jared disperato che scivolava lungo la parete.

Prese il braccialetto accanto a sé e se lo mise al polso. Era l’unica cosa che gli era rimasta di quel suo primo amore e, disperato, giurò a se stesso che avrebbe amato per sempre quel ragazzo. Non gli importava di rimanere solo per tutta la vita.

Jensen era e sarebbe stato per sempre l’uomo della vita.

Fu dura vedere come Jensen, invece, si fosse rifatto una vita. Come sembrava felice mentre lo osservava da lontano che andava con altri ragazzi. Apparentemente felice.

Se lo meritava, quel castigo.

Uscì dal bar in cui era andato a bere, ubriaco fradicio. L'ennesima sbronza.

Era talmente sbronzo che barcollava.
"Jensen" sussurrò come sempre in quello stato, andando addosso a una ragazza, che l’ apostrofò in malo modo.

Non ci badò. Voleva solo attraversare la strada e tornare a casa.

Iniziò a piovere a dirotto e lui, incurante, attraversò la strada all'improvviso.

Fu un attimo.
Un stridore di freni. Un gran botta.
Un impatto fortissimo con l'asfalto.

Un attimo dopo due occhi verdi che lo guardavano terrorizzato, mentre tutto intorno a lui diveniva sfocato e ovattato.
"Jensen?" pensò per poi cedere all'oblio.