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Autore: Princess Kurenai    04/01/2018    2 recensioni
Il Regno di Solheim era il gioiello di Eos. L’orgoglio dei Siderei che, da quello che sarebbe poi divenuto il loro Reame, avevano osservato la sua nascita e crescita sin dall'alba dei tempi: da quando il Nulla aveva aperto i suoi cancelli creando quella terra e la sua gente, e scegliendo infine loro Sei come guardiani di quel mondo appena nato.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gentiana\Shiva, Ifrit, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Fandom: Final Fantasy XV
Character(s): Shiva, Bahamut, Ramuh
Relationship(s): Shiva/Hyperion (Accennate: Shiva/Ifrit e Bahamut/Leviathan)
Rating: SAFE
Warnings: Siderei in forma umana, Original Characters, Spoiler (alcune cose penso si capiscano meglio conoscendo il gioco)
Conteggio Parole: 2230
Note:
1. Ambientata molto molto molto prima dell’inizio di Final Fantasy XV. Sono state dette poche cose su Solheim e sulla Guerra degli Dei che ha gettato la base per il gioco di FFXV, quindi sto cercando di creare tutta la storia di Eos, dei Siderei e degli antenati dei personaggi principali del gioco.
2. Questa fic è nata mentre vagavo per il kinkmeme quando, leggendo dei prompt, le mie attenzioni sono cadute su uno che parlava, per l'appunto, dell'Antica Civiltà di Solheim. Leggendo questo prompt - che non posso spoilerare per intero per motivi che si comprenderanno dei prossimi “volumi” di questa saga - mi sono detta: «Che cosa è Solheim?», e dopo alcune ricerche, aver letto bene la guida di FFXV e una seconda run di gioco, ho compreso che si trattava del Regno precedente a Niflheim, distrutto dalla Guerra degli Dei.
Da quel punto in poi ho iniziato a elaborare una piccola headcanon che, dopo essere stata esposta a Kuromi, ha iniziato a crescere. È stata proprio lei a dirmi: “Inizio a pregare i Siderei che tu un giorno la scriva questa cosa”, e la notte stessa avevo iniziato a scrivere quella che doveva essere una oneshot. Durante la stesura però mi sono resa conto che andavano scritte molte più cose, momenti che non potevo tralasciare e che avrebbero spiegato - secondo il mio punto di vista - alcuni avvenimenti della storia di Eos non narrati nel gioco.
Si può benissimo dire che le cose mi siano sfuggite di mano e che la storia non sia diventata solo una ‘what if?’ (perché lo è, come chiedeva il prompt originale) ma una vera e propria saga che cercherà di spiegare in modo logico alcune vicende della trama di FFXV ma non solo... ma di questo penso ne parlerò nei prossimi capitoli e "volumi" di questa raccolta di Sei Longfic.
3. Tabata riguardo la Guerra degli Dei e il tradimento di Ifrit: "Sorry, I don't know the details". #citazioni importanti
4. La bellissima fanart di Shiva che fa da sfondo alla cover della fic è stata fatta da Alicyana. Il resto è opera mia *rotola*
5. Alla fine della fic ci saranno spesso chilometri di note e spiegazioni su alcune scelte fatte nella fic... perdonatemi XD ma... mi piace avere le cose sotto controllo e non riesco a controllarmi a volte XD
6. Gli aggiornamenti saranno settimanali.


XXV.

Il tempo, per i Siderei, era sempre stato un concetto quasi astratto. Un anno o un secolo mortale non creavano quasi nessuna differenza per un’esistenza immortale come la loro, tuttavia Shiva aveva ormai un motivo per continuare a contare i singoli giorni e le settimane, e sentiva addirittura di avere quasi ogni diritto nel provare una sorta di frustrazione nel vedere i mesi diventare inesorabilmente anni. Perché nonostante il desiderio e il progetto di mettere al più presto la parola fine alle scellerate azioni di Ifrit, erano già trascorsi dieci anni mortali dal momento in cui lei aveva compiuto il suo ultimo, egoistico, gesto: abbandonare suo figlio in una prigione di ghiaccio.

In quel decennio, l'intero territorio di Eos era diventato un campo di battaglia.

I Siderei si erano battuti senza esclusione di colpi, feriti nel corpo quanto nello spirito. La superiorità numerica era stata quasi annullata dalla crudeltà dell’Ardente che, senza alcun riguardo della terra una volta tanto amata, continuava a distruggere e uccidere senza esitazioni.

Lo avevano seguito, cercando in ogni scontro quella tanto agognata vittoria senza sosta. Trovando un non desiderato riposo solo durante i momenti in cui Ifrit si dava alla fuga, alimentando in quel modo la loro frustrazione.

«È una tattica», sosteneva giustamente Ramuh, «vuole spingerci in errore, metterci fretta».

Il Tonante non era nel torto nel definire le azioni dell’Ardente orchestrate. Si sentivano realmente stremati: al limite della sopportazione. Perché in quel gioco del gatto e del topo tra loro e Ifrit chi continuava a pagarne le conseguenze era la popolazione innocente di Eos.

Durante quel decennio avevano anche cercato di limitare i danni nelle città, ma inevitabilmente alcuni luoghi erano stati rasi al suolo dalle loro battaglie e con loro sommo dispiacere non erano state solo le fiamme dell’Ardente a portare distruzione. Fulmini, ghiaccio e lame di luce avevano a loro volta condotto interi territori alla rovina, mentre altri erano stati preventivamente abbandonati per la sicurezza dei loro abitanti, come la Torre di Costlemark e Steyliff nel territorio di Lucis.

La distruzione aveva abbracciato tutta Eos senza però riuscire a spegnere la speranza che brillava calda e rassicurante nei rifugi di Flaminis, Aestuaria e del Villaggio delle Cascate. Quei luoghi erano cresciuti e avevano accolto rifugiati da ogni parte dei loro territori, ma solo le prime due furono in grado di conquistare una certa notorietà grazie ai prescelti degli Dei, che stavano svolgendo il loro compito meglio di ogni aspettativa.

Il Principe Einar era diventato il Re di Aestuaria in seguito alla morte del padre, e con Aracaelis al suo fianco come Regina, si dimostrò sin da subito un sovrano giusto e sensibile ai bisogni della sua gente. Aveva aperto le porte del palazzo di Aestuaria per accogliere chi non aveva più una dimora e al tempo stesso aveva iniziato delle opere di ricostruzione per restituire a quelle stesse persone un po’ di indipendenza e dignità.

Il popolo di Lucis lo ammirava senza alcun riservo, ma come Bahamut fece un giorno notare: «Re Einar non verrà ricordato come un costruttore, né per il suo buon cuore. Agli occhi di Eos lui sarà sempre un guerriero. Colui che, a capo del suo esercito, si è contrapposto ai mostri».

Einar e Aracaelis, sempre consigliati e protetti dai loro compagni più fedeli, si erano inoltre presi carico del Cristallo, portandolo nella capitale di Lucis per custodirlo e proteggerlo. Solo quel gesto, compiuto di comune accordo con i membri del consiglio di Flaminis, sembrò portare un po’ di malumore tra alcuni sopravvissuti delle famiglie più importanti di Solheim. Avevano espresso il desiderio che il Cristallo diventasse il nuovo cuore di quel regno caduto sotto gli attacchi dell’Ardente, ma alla fine fu la necessità di proteggere Eos e il dono degli Dei, ad avere la meglio sul voler tenere il Cristallo a Solheim.

Tenebris invece aveva utilizzato i suoi nuovi poteri per aiutare le persone come aveva sempre fatto. Impiegò un anno di attenti studi di quelle abilità divine per riuscire a trovare una cura alla malattia creata da Ifrit, senza però essere in grado di tradurla in un linguaggio medico.

Comprese di dover essere solo ed esclusivamente lei a dover curare i malati, e ben presto il suo nome venne associato a termini come ‘ guaritrice ’, e tramite con uno dei Messaggeri inviati dai Siderei - che si impegnò per condurre a lei sani e salvi altri infetti da ogni parte di Eos -, Tenebris riuscì ad ottenere anche l'appellativo di ‘ Oracolo’ : colei che parlava agli Dei eseguendo il loro volere.

Instancabile e fiera, la giovane donna aveva percorso la strada tracciata dai Siderei a testa alta ma con immensa umiltà. Aveva messo di fronte alle sue stesse necessità il bene del popolo, facendo conoscere sacrificio e dedizione a tutti coloro che entravano in contatto con lei. Quello, fortunatamente, non le impedì di trovare un po’ di inaspettata pace proprio insieme ad una delle persone che era riuscita a salvare. Aveva accettato l'amore con un pizzico di esitazione, e la vita l'aveva premiata con una delle gioie più grandi: una figlia.

Astraea . Come la sorella che la malattia le ha portato via prematuramente ”, si era detta Shiva nell’osservare da lontano la nascita della neonata.

In quegli anni si era permessa più volte di spiare la sua vita, aveva ammirato i suoi progressi, esultando dinanzi alla scoperta della cura. Inoltre, si era sentita immensamente felice per lei quando aveva scoperto la gravidanza, rendendosi addirittura pronta a intervenire nel caso di un qualche attacco di Ifrit.

La nascita di Astraea aveva portato in Tenebris una felicità genuina, quasi contagiosa. Era radiosa, ma la Glaciale sentiva di non poter condividere appieno quei sentimenti perché provava gioia e invidia in egual misura, che diventavano infine angoscia e delusione mentre il suo sguardo si spostava più lontano di Flaminis: verso una sperduta grotta nel territorio di Solheim. Luogo nel quale dormiva suo figlio.

Avrebbe dieci anni ora ”, pensò la Dea stringendo le labbra. Surya era un pensiero fisso nella mente di Shiva. Le bastava chiudere gli occhi per riportare alla memoria il viso del neonato, dalla sua pelle rosea e morbida alle piccole smorfie che faceva. Quei ricordi la rassicuravano e ferivano al tempo stesso. Mettevano in dubbio le sue scelte, spingendola quasi a compiere un passo indietro, ma ogni volta si ritrovava ad andare avanti, confermando le sue decisioni. Si ripeteva di aver fatto la scelta più saggia e, aggrappandosi a quella convinzione che di tanto in tanto vacillava, Shiva si preparò alla nuova battaglia, inviando l'ennesimo: “ Perdonami se non sono ancora tornata da te”, diretto al figlio.

Stava combattendo anche per assicurargli un futuro migliore, per proteggerlo dalla rabbia e dalla vendetta di Ifrit… e non sarebbe tornata da lui fino a quando non sarebbe calata la parola fine su quella Guerra.





Era stato Ramuh, con un ultimo e disperato tentativo di arrestare l’ennesima fuga dell’Ardente, a far cadere un grande fulmine a largo delle coste sud di Lucis. L'impatto riuscì a fermare Ifrit, la cui corsa sul pelo dell’acqua venne bloccata da un muro di terra, animata quasi di vita propria, che aveva iniziato ad arricciarsi su se stessa, creando un isolotto in mezzo al mare.

Le energie del Tonante erano al limite, ma né Shiva e né tanto meno Bahamut osarono accertarsi delle sue condizioni, lanciandosi subito contro l’Ardente per non rendere vana l'azione del loro compagno.

Ifrit era a sua volta stremato e ferito, ma nonostante la netta minoranza numerica, si era sempre dimostrato un avversario temibile. Era animato dalla sete di vendetta, e grazie alla totale noncuranza nei confronti di Eos e dei suoi abitanti aveva messo in seria difficoltà gli altri Siderei.

Si preparò alla difesa con alte fiamme che iniziarono subito a lambire l’inconscia creazione di Ramuh. Gli occhi bruciavano di rabbia, con un'ombra di disperazione tipica di chi veniva messo con le spalle al muro.

Le spade di Bahamut si fecero strada tra quelle lingue di fuoco, conficcandosi nel terreno dal quale iniziarono a spuntare spesse lastre di ghiaccio create da Shiva con lo scopo di fermare gli agili movimenti del suo ex compagno.

Anche a costo di ucciderlo ”, si ripeteva stringendo i denti in quei delicati attimi di battaglia. Aveva ormai perso la speranza, si era convinta di non poter più portare la luce nel suo animo perché ad ogni suo tentativo di dialogo, durante quel decennio, era giunta come risposta solamente altra violenza e rabbia. Gli aveva chiesto scusa innumerevoli volte, lo aveva pregato di calmarsi e di ricordarsi quale fosse il suo posto, ma il cuore di Ifrit era ormai avvolto dall’oscurità: irraggiungibile dalla ragione.

Con la strada sbarrata da ghiaccio e lame, l’Ardente sembrò trovare come unica via di fuga uno scontro frontale con i due Siderei che, nonostante la stanchezza, si prepararono a quello che poteva essere l'epilogo di quella guerra.

Ifrit uso l'agilità, come sempre, e compiendo un balzo sferrò un attacco con la sua lama di fuoco stretta in mano.

Spada contro spada fronteggiò a muso duro Bahamut.

«È finita, Ifrit», sibilò l’Illuminato, ma l'altro lo ignorò con una scintilla di maligna follia negli occhi.

«La riconosci? Con questa lama ho ucciso la tua compagna», lo stuzzicò con voce cupa, senza nessun rimpianto o senso di colpa, con il solo intento di liberare la rabbia nell’animo dell’Illuminato.

Un lampo d'ira attraversò infatti gli occhi di Bahamut, riaprendo quella ferita che a fatica aveva cercato di far cicatrizzare con la sola certezza che un giorno avrebbe potuto riabbracciare Leviathan. Shiva reagì subito a quelle parole per placarlo e fargli mantenere il controllo delle sue azioni, tuttavia la tattica di Ifrit era infima, nutrita dalla sua astuzia, e gli bastò quello per colpirli di sorpresa.

La lama infuocata roteò sopra di lui, sferrando senza alcuna pietà un fendente sul braccio dell’Illuminato per calare poi sul ventre della Glaciale.

Gridò per il dolore, lasciandosi andare sulla secca terra di quell’isolotto appena nato.

«Shiva!», riscosso dal verso della Dea, Bahamut tentò subito di soccorrerla ma Shiva non si diede per vinta. Nonostante la ferita raccolse le sue energie per creare una lancia di ghiaccio che usò per colpire Ifrit, che si era subito dato alla fuga, sul fianco. La lama gelata si conficcò nella carne ambrata dell’Ardente strappandogli un ululato di dolore e rabbia.

Nonostante la piccola vittoria appena archiviata, quell’attacco la lasciò senza fiato, e con i denti stretti guardò l’Illuminato con decisione.

«Non… permettergli di scappare…»

Bahamut annuì, e in un lampo si mise subito all’inseguimento di Ifrit, rallentato dalla ferita che Shiva gli aveva inferto, lasciandola da sola insieme a Ramuh, entrambi con le energie ormai esaurite.

Il taglio provocato dalla lama dell’Ardente si sarebbe rimarginato senza lasciare traccia, ma la sua magia era ormai troppo debole per permettere al suo corpo di combattere ancora.

È la fine? ”, si chiese la Dea, guardando il cielo reso cupo dalle fiamme e dalle nubi temporalesche richiamate dal Tonante, “ Non rivedrò Surya… per anni? Secoli? Quando potrò riabbracciarlo?

La sua mente si spostò immancabilmente verso Solheim e suo figlio. Verso tutti i ricordi che aveva condiviso in quel luogo, la felicità che aveva vissuto con Hyperion e quell’amore che non avrebbe mai più provato. Presto però le sue attenzioni si spostarono altrove: alle pendici del vulcano di Lucis.

Bahamut aveva raggiunto Ifrit, ed entrambi indeboliti dagli eventi e dall’uso dei loro poteri, si prepararono all’ultima battaglia. Poteva sentire i loro corpi scontrarsi, luce e fiamme lampeggiare sulle coste ovest di Lucis, e concentrandosi con le energie rimaste poté addirittura riuscire a vedere quella resa dei conti.

Il primo a cadere in quello scontro tra Dei fu il braccio di Ifrit, la cui mano stringeva ancora la lama di fuoco.

L’urlo di dolore che l’Ardente si lasciò sfuggire raggiunse anche quelle lontane coste, macchiato di ulteriore rabbia e disperazione. Ifrit si era impegnato senza alcun limite in quelle battaglie e la stanchezza aveva fiaccato anche il suo corpo, e quello era il risultato. Le sue fughe non erano solamente volte a creare frustrazione negli altri Siderei, ma a permettergli di recuperare le energie che impiegava per fronteggiare i suoi vecchi compagni.

Perderà” , pensò Shiva, “ questa è la sua battaglia finale…”

Rassicurata da quel pensiero, la Glaciale si sentì quasi più sicura nel lasciarsi andare al suo sonno. Poteva riposare, recuperare le energie, sicura che Ifrit non avrebbe raggiunto suo figlio. Non era del tutto un pensiero positivo, perché il suo sonno l'avrebbe tenuta lontana da Surya, ma i suoi poteri l'avrebbero tenuto al sicuro fino al suo risveglio.

Osservò Bahamut colpire ancora l’Ardente, spezzando il suo corpo fino a privarlo dell’immortale fiato che scorreva in quel possente fisico. Cadde nel cuore del vulcano Ravatogh che parve quasi abbracciare il Dio che gli aveva sempre donato potere e vita come per proteggerlo.

L’energia di Ifrit, che ormai avevano imparato a riconoscere e avvertire nonostante l’oscurità, si dissolse lentamente ponendo finalmente la parola fine a quella battaglia.

Shiva sospirò quasi sollevata, ma il respiro le si mozzò in gola nel sentire la debole risata di Ifrit.

Credete che questo servirà a fermarmi?”, la voce dell’Ardente rimbombò cupa nella mente della Glaciale e dei suoi compagni, placando in un solo istante quella vaga ma amara sensazione di vittoria, “ Potete uccidermi, distruggere il mio corpo e dare a quegli stolti e sporchi mortali tutti i poteri che volete… ma non potete fermare ciò che ho creato ”.




Note Finali:

- Angelgard -> Con il trucco dei chocobo ho fatto andare Noctis a nuoto fino ad Angelgard per studiarla meglio. Ho visto il luogo dove Noctis si risveglia e le spade di Bahamut… e mi sono chiesta cosa potesse essere in origine. Il luogo dove si risveglia Noctis sembra fatto di ghiaccio con all’interno una “prigione” fatta dall'uomo. Quindi, guardando anche la forma, ho pensato che fossero stati proprio Ramuh, Shiva e Bahamut a crearla durante il combattimento. La forma potrebbe essere riconducibile a ciò che crea sulla sabbia un fulmine (ed essendo il fulmine creato da un Dio non ha la stessa potenza di uno naturale, quindi non è né fragile né piccolo come i soliti ritrovamenti di Folgorite), il ghiaccio è opera di Shiva e le spade, come ben sappiamo di Bahamut. Poi, con uno degli ultimi aggiornamenti queste cose sono state confermate… quindi YAY avevo ragione XD
- Ravatogh -> La teoria del corpo di Ifrit sul Ravatogh è stata confermata nell’Episode Gladiolus: "Molto tempo fa, il traditore Ifrit dichiarò guerra al resto dei Siderei. Molte lune passarono mentre la battaglia infuriava, battaglia che infine culminò nello scontro tra Bahamut e Ifrit. Ifrit fu scaraventato, a pezzi, in cima al Vulcano Ravatogh. La Faglia di Taelpar, la grande gola che separa Duscae e Cleigne, testimonia la durezza della Guerra degli Dei, ma anche la separazione di Ifrit dai Sei."



Commenti più spam!:

Questo capitolo non mi è piaciuto granché, ma per quanto ci abbia tentato in tutti questi mesi non sono riuscita a sistemarlo... quindi mi dispiace ç_ç
Si tratta del penultimo e... sono triste per questo ç___ç

   
 
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