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Autore: edoardo811    14/01/2018    2 recensioni
Un lungo viaggio da fare, un ignoto passato completamente da scoprire, un intero mondo da salvare.
La vita di Rachel è caduta a pezzi di fronte ai suoi stessi occhi, prima che lei potesse anche solo rendersene conto. Ma dietro ad una ragazza abbandonata, tradita, distrutta, si cela in realtà ciò che probabilmente è l’unica speranza di salvezza dell’intero genere umano. Perché lei non è una ragazza come le altre: lei è una conduit. Un demone, agli occhi dei più, un’eroina agli occhi dei meno.
In compagnia dei suoi nuovi amici, la giovane sarà costretta a dover agire al più presto, in una vera e propria corsa contro il tempo, prima che tutto ciò che con tanta fatica e sacrifici è riuscita a riconquistare venga spazzato via ancora una volta.
Ma essere dei conduit non è facile e lei, nonostante abbia raggiunto una consapevolezza del tutto nuova di sé, presto sarà costretta a scoprirlo.
Perché per raggiungere il controllo ci vuole tempo, tenacia, dedizione.
Per perderlo, invece, basta un attimo.
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 12: LA STRADA PER IL PARADISO

 

 

Quando Rachel aveva sentito la frase "cena con i fiocchi", si era aspettata qualcosa di decisamente diverso rispetto a quello. E la stessa cosa sicuramente stavano pensando Tara e Amalia. Non Lucas però, visto che stava letteralmente divorando il suo piatto di verdure.

«Signora» disse, rivolto ad Angela, sollevando la mano in segno d’approvazione. «Dieci su dieci.»

Arella ridacchiò. «Troppo buono.»

Loro due, più Hester, sembravano gli unici ad apprezzare davvero la cena. Rachel non riuscì a capire se Lucas stesse semplicemente cercando di ingraziarsi sua madre oppure se davvero gli piacesse il cibo. Anche a lei piacevano le verdure, certo, ma dopo mesi passati a mangiare scatolame, barrette dalla dubbia commestibilità e bere acqua calda, un hamburger e delle patatine fritte, per quanto poco sani, non le sarebbero dispiaciuti.

Era anche vero, però, che la fame faceva da padrona, e che il cibo caldo preparato in casa era sicuramente meglio di quello gelato e spesso insapore di quello in scatola, ragion per cui stava mangiando senza fare storie. E tutto sommato, era buono. Deludente, ma buono. Ed era inutile negare la vagonata di bei ricordi che quel piatto di verdure le stava trasmettendo. Il tepore dei pasti preparati da sua madre… aveva trascorso l’intera adolescenza senza poterlo più sentire. Era bello, provarlo di nuovo. Bello e nostalgico al tempo stesso.  

Tara e Amalia, invece, sembravano di tutt’altro avviso. Un bradipo sarebbe stato più veloce di loro ad infilarsi la forchetta in bocca. Una cosa che Rachel notò immediatamente, era che anche loro si erano lavate e cambiate. Komi indossava una maglietta viola scollata, che lasciava ben in vista e senza troppi complimenti parte delle spalle, più, chiaramente, le braccia tatuate. Rachel aveva visto quei tatuaggi solo una volta e quasi si era dimenticata di loro. Una cosa che non aveva mai detto, era che le piacevano un sacco, e che su Amalia stavano perfettamente. Tara, invece, si era tolta la sua giacchetta per poter stare anche lei in t-shirt.   

La cena venne consumata in tranquillità. Si chiacchierò del più e del meno sulle vicende vissute da ambo le parti, senza mai scendere troppo nei dettagli, anche per non riaprire cicatrici che, forse, non erano nemmeno ancora chiuse. 

«Allora, che programmi avete per questa sera?» domandò infine Angela, quando gli argomenti furono esauriti.

Quella domanda lasciò Rachel perplessa. «Non saprei… che programmi potremmo avere? Siamo appena arrivati…»

«C’è un locale in città» spiegò Hester, con un sorriso. «Dove moltissimi ragazzi, e anche adulti, si radunano di sera. Potreste farci un salto.»

«Già, ne avreste bisogno» annuì Arella. «Rachel, abbiamo molto da dirci, ma penso che la nostra chiacchierata può aspettare ancora un giorno. Per prima cosa, voglio che tu possa, finalmente, divertirti un po’.»

«Io… non saprei.» Fu una vera sorpresa, per Rachel, sapere che esisteva un locale del genere nella comunità. Non si sarebbe mai aspettata che pure certi tipi di cose potessero rivedere la luce del giorno, non così presto almeno.

«Noi ci andiamo» asserì Amalia, riacquistando improvvisamente il vigore perduto durante la cena, mentre Tara annuiva accanto a lei.

Rachel spostò lo sguardo su Lucas, perplessa. «Che ne pensi?»

Il ragazzo sollevò le spalle. «Perché no?»

«Splendido!» annunciò Angela, senza che Rachel potesse neppure dire la sua a riguardo. «Allora divertitevi!»

Corvina corrucciò la fronte. Non era mai stata tipo da frequentare locali, ma... un’uscita con i propri amici non poteva certo rifiutarla. Era passato così tanto da quando ne aveva fatta una… finalmente, potevano sentirsi di nuovo adolescenti, tutti insieme. Sarebbe stato un bel momento, ne era certa.

La ragazza sorrise senza nemmeno rendersene conto, emozionata, per poi prendere una generosa forchettata di verdure. «Ma sì, perché no?» ripeté, per poi infilarsi il cibo in bocca.

 

***

 

Il locale sul ciglio della strada era il luogo su cui gli sguardi di tutti erano concentrati. Da dentro si poteva udire provenire della musica soffusa, mentre dall’esterno un’insegna a neon azzurri brillante annunciava sotto il cielo della sera da poco calata: "Nighthawk".

Rachel si strinse nelle spalle sotto la felpa nera. Non faceva tanto freddo, ma quello fu un gesto dettato più dal nervosismo che dal clima. I ragazzi si guardarono tra loro, aspettando che uno di loro facesse la prima mossa. Non sapeva perché, ma finiva sempre così quando si andava in un posto nuovo come quello. Toccò a Komi l’ingrato compito. «Beh… andiamo» asserì, avviandosi per prima.

Entrarono nel locale, venendo immediatamente accolti dal suono della musica ad alto volume ed il brusio delle decine, forse centinaia, di persone all’interno. Rachel si guardò attorno, sorpresa dall’elevato numero di giovani che poté vedere seduti ai tavoli o al bancone o intenti a ballare nella pista. Fu bello poter vedere così tanti ragazzi tutti insieme, intenti a fare ciò che riusciva loro meglio, ossia divertirsi. Era quasi come se il mondo al di fuori di quel locale, per loro, non esistesse, e la cosa strappò inevitabilmente un sorriso alla corvina. Inoltre, era grata di sapere che così tanti giovani fossero riusciti a raggiungere la comunità, anche se credeva che i soldati avessero comunque dato il loro contributo per essere riusciti a fare ciò. In ogni caso, nonostante non le fossero mai piaciuti posti come quello, era bello trovarsi lì. Le fece tornare alla mente il Neon di Empire, prima dell’esplosione.

«Però, c’è un sacco di gente» commentò Lucas, incrociando le braccia.

«Eh già…» fece eco Komi, allungando il collo. Verso cosa, Rachel non voleva saperlo. «Ehi, io sto ancora morendo di fame. Ci prendiamo qualcosa?»

«Con quali soldi?» domandò Rosso.

«Ti prego. Non servono i soldi…» La mora indicò il proprio corpo con un lento movimento delle mani. «… quando hai questo. Mi basta abbindolare qualche fesso e mi farò offrire perfino sua madre» asserì, senza mezzi termini. Rachel sollevò un sopracciglio, ma con un sorrisetto divertito.

«Sembra divertente» si aggregò Tara.

«Oh, lo è. Ti unisci a me, biondina?»

«Certo, muoio di fame anche io!»

Le due ragazze si sorrisero, poi si allontanarono, dirette verso la loro prima vittima. «Li faremo strisciare ai nostri piedi!» esordì ancora Amalia, prima che le loro voci si smarrissero insieme alle altre nel locale.

«Non approvo molto ciò che vogliono fare…» borbottò Lucas, per poi piegare il capo. «… ma è anche vero che se qualcuno è talmente idiota da cascare in un trucco simile merita di essere fregato…»

«Potevano mangiare a casa di mia madre…» aggiunse Rachel, con un sospiro.

«Stiamo parlando di Tara e Amalia, lo sai che loro due vivono nella loro dimensione.»

Rachel ridacchiò. «Sì, hai ragione… beh, che facciamo?»

«Non ne ho idea. Non sono mai stato tipo da certi posti… magari ci sediamo?»

Rachel annuì. «Sì, mi sembra un inizio» convenne, sfilandosi la giacchetta, visto che dentro faceva decisamente più caldo che fuori. Una cosa di cui non poté non accorgersi, furono i diversi sguardi che ricevette mentre cercavano un tavolo libero, sguardi che non avrebbe ricevuto se fosse rimasta coperta, ne era sicura. 

Quando trovarono un tavolo libero, Rachel si sedette con un sospiro, Lucas accanto a lei. «Troppi guardoni, per i miei gusti…» commentò il moro, strappando una risatina nervosa a Rachel.

«Guardare ma non toccare…»

Rosso avvolse un braccio attorno alle spalle della corvina, borbottando: «Se ci provassero non ritornerebbero a casa sulle loro gambe.» 

Rachel ridacchiò un’altra volta. «Ti cacceresti nei guai in questo modo solo per me?»

«Come se non l’avessi mai fatto prima…» replicò lui, scoccandole un’occhiatina.

La conduit piegò il capo. «Colpita e affondata.»

Ora toccò a Lucas ridacchiare, mentre stringeva con più forza la partner.

«Ehi, ragazzi.» Una voce li chiamò all’improvviso, facendoli voltare. Artemis era in piedi di fronte al tavolo, sorridente. Senza la divisa, e con quell’espressione rilassata, sembrava quasi un’altra persona. «Non pensavo di trovarvi qui.»

«Nemmeno noi lo pensavamo» rispose Rosso, sollevando le spalle. «Ma eccoci qui.»

«Ti prendi anche tu una pausa?» domandò Rachel.

Lian sospirò. «Devo, o rischio di impazzire. Vi spiace se mi siedo? Mi piacerebbe riprendere la nostra conversazione, Rachel…»

«Certo.» Rachel non si era certo scordata che avevano ancora molto da dirsi. Le sarebbe piaciuto potersi rilassare ancora un po’ con Rosso, ma doveva quella conversazione ad Artemis. «Accomodati pure.»

«Grazie. Volete qualcosa da bere? Offro io.»

«Ma no, non è necessario.»

«Troppo tardi. Ehi!» Artemis fermò un cameriere. «Puoi portarmi una bionda media? Voi due che prendete?»

Rachel la osservò incredula. Le aveva appena detto che non volevano prendere nulla, eppure…

«Anche per me» asserì Rosso, interrompendo i pensieri della corvina, che lo guardò accigliata. «Ehi, che c’è?» chiese lui, accorgendosi del suo sguardo.

Corvina sospirò, per poi guardare il cameriere. «Io prendo un caffè.»

Il cameriere si annotò l’ordinazione, poi si congedò. «Perché solo un caffè? Non devi mica guidare» osservò Lian, con un sorrisetto.

«Non mi piace bere» si giustificò Rachel, con una scrollata di spalle. «E… mi mancava il caffè.»

Artemis ridacchiò. «Immagino. Ma ora, dimmi…» La bionda tornò seria all’improvviso. «… che cosa è successo a Sub City?»

«Come ti ho già detto, è una lunga storia.» Rachel inspirò profondamente, cercando di riordinare innanzi tutto le idee. Erano successe talmente tante cose che l’ultima cosa che voleva era sbagliare o confondere gli eventi. Racconto praticamente tutto quello che era successo tra le due fazioni rivali di Sub City, gli Underdog e i Visionari, che Jade faceva parte proprio di quest’ultima. Spiegò che gli UDG controllavano la città e che ai Visionari, questa cosa, non andava bene. Spiegò che loro si erano uniti alla banda di Dreamer, ma solo temporaneamente, e che si erano scontrati con Deathstroke stesso. Omise, tuttavia, tutto ciò che riguardava il gene conduit, le vere intenzioni di Slade e, naturalmente, il fatto che sia lei che Tara avessero dei poteri.

«Tipico di Jade» sospirò Lian. Sembrava quasi nostalgica. «Doveva sempre ribellarsi al tiranno di turno. Che fosse nostro padre o, in questo caso, gli Underdog.»

Non sembrava molto sorpresa, ancora. Solamente quando parlò anche di Jeff Dreamer la ragazza bionda spalancò le palpebre.

«Jade… obbediva agli ordini di qualcuno?!» domandò, atterrita. «Sicura che fosse davvero lei?»

«Sicurissima. Credimi, non sai quanto mi piacerebbe sbagliarmi in questo momento…»

Artemis si pizzicò un labbro, per poi annuire. «Cavolo… questo Dreamer ci doveva saper davvero fare con le parole…»

«Le parole lo hanno portato a beccarsi un proiettile in fronte» si intromise Rosso, con una smorfia disgustata. Nonostante il tempo trascorso, era chiaro come il suo astio nei confronti del defunto Joseph non fosse ancora passato. «Ha manipolato i suoi uomini per tutto il tempo, giocando con le loro emozioni. Ha fatto la fine che meritava.»

Nell’udire quelle parole, Lian chinò il capo. Anche Rachel provò una fitta al petto, ripensando alle bellissime parole che Jade aveva speso per il suo leader, inconsapevole del fatto di star venendo semplicemente usata.

«Mi dispiace per Jade. Non sai quanto» mormorò Rachel, non trovando la forza di guardarla negli occhi.

Lian si strinse nelle spalle, sospirando. «Ha combattuto contro Deathstroke in persona. Era ben conscia di cosa la attendeva, ma l’ha comunque fatto.»

«Sì, lo ha fatto. Senza paura e senza rimorsi. Lo ha fatto perché voleva lasciare Sub City. Voleva trovare te.»

La soldatessa chinò il capo, per poi scuoterlo lentamente, mesta. «C’erano altri modi per potermi dimostrare che mi voleva bene. Non si è mai comportata come una vera sorella, per me è sempre stato quasi come se lei non ci fosse. Però…» Lian si interruppe, per prendere una lunga boccata d’aria. «… però se voleva farmi cambiare idea su di lei… ci è riuscita. Sono fiera di lei. Ha affrontato Deathstroke, e lo avrebbe perfino ucciso se lui non fosse stato un conduit. È sempre stata una tosta, per quanto impulsiva. E non voglio mentire, non sarei un capitano oggi se non avessi preso ispirazione da lei. In parte… l’ho sempre ammirata.»

«Sono certa che anche lei sarebbe fiera di te, in questo momento» affermò Rachel, posando una mano su quella della soldatessa, rimasta immobile sul tavolo accanto al bicchiere di birra ancora mezzo pieno.

Artemis sorrise. «In ogni caso… adesso è finalmente libera. Mi mancherà. Mi mancherà tantissimo. E… sarà dura dirlo anche a Roy…»

«Roy?» Rachel sollevò un sopracciglio. Artemis lo aveva già accennato in merito alla discussione su Jade, ma la corvina non aveva capito il perché. «Cosa c’entra?»

«Io, Jade e Roy siamo praticamente cresciuti insieme. Lui è sempre stato come un secondo fratello per me, anche se non sempre andavamo d’accordo, mentre Jade è… era, la sua ex fidanzata. Tecnicamente, non si sono mai lasciati, ma è come se fosse successo quando lei è scappata. Roy… non si è mai ripreso da allora. Lei non gli aveva detto niente. Non aveva detto nulla a nessuno. Dio solo sa da quanto stesse programmando quella fuga…»

Rachel piegò il capo, incupendosi sopra la tazzina di caffè. «Mi dispiace… per la sua morte.»

«E di cosa? Tu non ne puoi di nulla. Non è colpa tua.»

Corvina sussultò. La vista di Jade che veniva trapassata da Deathstroke esattamente di fronte a lei balenò nella sua mente, facendole provare una fitta di dolore allo stomaco. Una mano si posò sulla sua spalla, facendola trasalire. Si voltò, osservando l’espressione seria di Lucas. «Ha ragione» asserì il moro. «Non è colpa tua.»

Rosso sapeva benissimo quali fossero i tormenti della conduit. Sapeva che lei, in realtà, si accusava per davvero della morte di Jade, e pertanto non voleva che lei ne soffrisse per questo. La ragazza lo guardò riconoscente, poi sospirò. Tornò a bere il proprio caffè, ormai tiepido, ma decisamente molto più buono di molte delle cose che aveva mangiato o bevuto nei tempi recenti.

Artemis si stravaccò contro lo schienale del divanetto, sospirando, per poi sorseggiare la sua birra. «Beh, grazie per la chiacchierata, Rachel. Ammetto di avervi sottovalutati. Ne avete viste di tutti i colori, la fuori…»

«Puoi dirlo forte» mugugnò Rosso, strappando una risatina a Rachel.

«Beh, ormai siete qui, e visto che questo è un locale e non un mortorio, direi che forse è il caso di divertirsi un po’, non credete?» Lian si alzò in piedi, puntando i palmi sul tavolo, volgendo loro uno strano sorriso. «Perché non venite a ballare un po’?»

Rachel per poco non si soffocò con il caffè. «B-Ballare?!»

Perfino Rosso rimase parecchio sorpreso. I due partner si guardarono tra loro, perplessi. «Ehm…» cominciò la corvina. «… noi non siamo proprio tipi da…»

«Oh, ma smettila!» la liquidò Artemis, tirando Lucas per la manica e costringendolo ad alzarsi con un verso sorpreso. «Se non ti sbrighi ti rubo il ragazzo, Rachel…»

Corvina sgranò gli occhi. Sapeva che non lo avrebbe fatto davvero, ma… continuava sempre ad essere parecchio sulla difensiva quando si trattava di quell’argomento. Fece per replicare, ma una nuova canzone cominciò a risuonare nel locale, introdotta da un simpatico motivetto di chitarra elettrica e dalla voce di quella che sicuramente doveva essere una giovane cantante, o almeno, doveva esserlo quando la canzone era stata registrata la prima volta. Artemis si illuminò, voltandosi verso la pista. «Oh, adoro questa canzone! È perfetta per ballare! Allora, Rachel, noi andiamo, tu se vuoi raggiungici…»

«Che cosa?» domandò Rosso, venendo totalmente ignorato da Lian, che cominciò a trascinarselo dietro. La conduit osservò la ragazza bionda mentre cercava di portarsi via il suo partner, da sotto il suo naso, e sentì le proprie mani stringersi a pugno in automatico. Ed ecco che Rachel diede nuovamente il benvenuto alla gelosia.

«Ehi!» Corvina fermò Artemis, alzandosi in piedi di colpo. «Te lo puoi scordare. Ci ballo io con lui!»

«E-Eh?» Lucas cominciò a far vagare lo sguardo tra le due ragazze, con espressione atterrita.

Artemis, invece, ridacchiò. «L’hai detto, ora non puoi rimangiartelo.» Mollò la presa dal moro. «È tutto tuo. E ora tutti in pista, forza!»

«Posso dire una cosa?» si intromise Lucas.

«No!» lo zittirono le due ragazze, lasciandolo a bocca aperta.

Mentre la canzone entrava nel vivo, i tre si trovarono nella pista, con Rachel e Rosso disposti l’uno di fronte all’altra. La corvina sapeva che tutto quello altro non era stato che uno sporco trucco di Lian per costringerli a scendere in pista. Avrebbe dovuto essere indignata per la cosa, ma in realtà… doveva ammetterlo, era emozionata. Rachel non aveva bei ricordi legati a balli in generale, quindi quella, forse, era l’occasione giusta per voltare pagina una volta per tutte. Non aveva mai avuto l’occasione di ballare con Richard, quella fatidica notte, ma in compenso avrebbe ballato con Lucas, il suo partner, il suo "ragazzo". Inoltre, desiderava potersi sentire un’adolescente almeno per una sera, e quale modo migliore di fare ciò se non ballare?

Nel frattempo, Rosso si guardò attorno, con diffidenza, cercando di stare il più lontano possibile dalle possibili manate che avrebbe potuto ricevere da quegli occupanti della pista che pensavano di essere da soli. «Improvvisamente l’epidemia non mi sembra poi così male…» commentò, strappando una risatina alla corvina.

Lucas non sembrava proprio entusiasta di trovarsi lì, ma se davvero nemmeno lui avesse voluto ballare, si sarebbe rifiutato fin da subito. Forse anche lui era curioso di sapere cosa volesse dire scatenarsi come stavano facendo tanti altri giovani vicino a loro. Del resto, nemmeno lui doveva aver avuto chissà quanto tempo per andare in discoteca quando ancora viveva ad Empire.

«Almeno siamo insieme» sorrise Rachel, prendendolo per mano.

«Certo, così se uno dimenticherà mai questo momento tremendamente imbarazzante l’altro potrà ricordarglielo…»

«Andiamo… non… non può essere poi così male…» Corvina iniziò a muoversi, con molta esitazione. Non aveva la minima idea di come si ballasse, ma dubitava che esistesse un metodo specifico, in casi come quello. Tutto quello le sembrava così assurdo, però… non voleva fermarsi. Non voleva ammetterlo, ma stava davvero cominciando a divertirsi.

«Non puoi fare sul serio…» commentò Lucas, guardandola, anche se un mezzo sorriso si trovava anche sul suo volto.

«Sono così terribile?» domandò lei, continuando a muovere braccia e gambe, dapprima con incertezza, ora sempre con più convinzione. «A me… sembra di andare bene!»

Rosso ridacchiò, per poi scuotere il capo. «Quello ti sembra andare bene? Guarda e impara!»

Il ragazzo sciolse il suo corpo dapprima rigido, iniziando a muovere la testa, le braccia e le gambe al ritmo di quella canzone pop punk. Una scena tanto divertente quanto irreale.

«Che cosa dovrei imparare, scusa?» lo punzecchiò lei, senza riuscire a smettere di sorridere. «Sembri una scimmia ammaestrata!»

«Da quale pulpito!»

I due ragazzi si osservarono per un breve istante, per poi iniziare a ridere all’unisono. Si avvicinarono tra loro, studiandosi in ogni dettaglio, sorridenti, felici, rilassati. Tutti quanti attorno a loro erano spariti, rimanevano solamente i due partner. La pista, ormai, era solo per loro due, per quei due giovani aggraziati come elefanti.

Nel giro di un attimo, le loro labbra si incrociarono in un dolce bacio, esattamente lì, nel bel mezzo della folla, con la musica alta, con la cantante che strillava qualcosa in proposito ad una strada per il paradiso. Tra tutti i baci che si erano scambiati, quello fu sicuramente il preferito di Rachel. Perché nonostante fossero presenti chissà quante persone, la corvina non si sentì minimamente a disagio per esso. Forse per la voga del momento, forse perché non c’era nulla di male, alla fine, nel baciarsi in quel modo. Sapeva solo che quel momento aveva qualcosa di speciale e che difficilmente lo avrebbe scordato. Aveva desiderato di potersi sentire di nuovo una ragazza, e non esisteva certamente modo migliore di quello.

I due partner rimasero stretti, immobili, ad assaporare il dolce tepore del loro bacio, mentre la canzone parlava di quanto l’amore fosse crudele ma, allo stesso tempo, di quante vite fossero state salvate da esso. Quella di Rachel, sicuramente.

Quando Rosso e Corvina si separarono, si scambiarono un dolce sorriso.

«Visto?» domandò lei, con un po’ di fiatone. «Non è poi così male…»

«Solo perché ci sei tu con me» rispose lui, facendola avvampare. «Altrimenti a quest’ora sarei già andato a sotterrarmi vivo.»

Rachel ridacchiò di nuovo, poggiando il capo contro il suo petto, lasciandosi cullare da lui. «Esagerato…»

«Accidenti!» esclamò Artemis, arrivando alle loro spalle all’improvviso. «E meno male che non eravate tipi da ballare!»

I giovani si voltarono verso di lei di scatto. Si erano dimenticati del fatto che per tutto il tempo Lian era rimasta con loro, anche se sulla pista si erano brevemente divisi.

La corvina sentì le guance colorarsi di nuovo e distolse lo sguardo da lei. «Ehm… beh…»

Un forte tonfo improvviso. La terra tremò, le luci del locale sfarfallarono. La musica si interruppe perfino. Rachel stessa si interruppe, voltandosi attorno, sorpresa. «Ma… ma che cavolo…»

La sua domanda si spense quando un secondo boato sopraggiunse. Questa volta, accompagnato anche da un rumore terribile. Un rumore stridulo, acuto, che fece sbiancare Lian. Versi sorpresi si sollevarono all’interno del vocale, tutti i presenti cominciarono far vagare lo sguardo in giro, confusi. In mezzo a loro, Rachel poté scorgere perfino Tara e Amalia con ancora per le mani due bicchieri pieni di chissà quale superalcolico e delle porzioni di patate fritte.

«Restate tutti dentro!» urlò Artemis, sollevando le braccia per farsi notare. «Non uscite a meno che non ve lo ordini io, avete capito?!» Non attese alcuna risposta. Si precipitò verso l’uscita senza più voltarsi. Rachel sollevò un sopracciglio. Non riuscì a capire cosa fosse successo, ma dubitava che fosse qualcosa di positivo. Nello stesso momento, Komi e Tara li raggiunsero nella pista. I quattro si scambiarono degli sguardi incerti.

«Disobbediamo?» domandò Amalia, la quale stava ancora masticando le patatine, incurante. Solo lei poteva mangiare in quella situazione.

«Direi di sì» concordò Rosso, con un sospiro. «Andiamo a vedere.»

 

***

 

Trovarono Artemis con il cellulare premuto all’orecchio, intenta ad osservare come in trance in punto in alto nel cielo, di fronte a lei. «Rispondi, maledizione, rispondi…» stava sussurrando. Non si accorse di loro fino a quando non la raggiunsero. «Ehi, che diavolo state facendo?! Avevo detto di…»

Un altro di quei versi striduli provenne da sopra le loro teste, facendola sobbalzare. Rachel si voltò verso l’origine di quel rumore, per poi sgranare gli occhi. E la stessa cosa, fecero i suoi amici. In mezzo al cielo stellato si trovava una gigantesca figura fatta di energia bianca accecante. Un conduit, sicuramente. Ma il peggio doveva ancora arrivare. La figura… era quella di un gigantesco rapace, simile a quello in cui si trasformava lei sotto ogni aspetto tranne che per il colore esattamente opposto al suo, bianco splendente, e anche per le dimensioni: questo, infatti, era grosso almeno il doppio della forma in cui si trasformava la corvina.

«Ma… ma che cosa…» biascicò lei, senza nemmeno trovare le parole. Il conduit volava nel cielo, emettendo quei versi, sputando raggi di luce dalla bocca e andando a sbattere contro i palazzi più alti, producendo quegli scossoni che facevano tremare il suolo.

«Quello è il conduit che ci ha attaccati tempo fa…» spiegò Artemis, serrando la mascella. «È tornato...» La ragazza tornò a guardare il cellulare. «Simon non mi risponde… Roy e Kostantin sono fuori con Mary… Allen è all’ospedale… sono… sono…» Lian deglutì, osservando di nuovo il rapace bianco. «… sono da sola…»

Rachel non credeva che avrebbe mai visto la ragazza così angosciata. Si era così abituata al suo sorriso confidente e sicurò di sé che pensava che nulla potesse intimidirla.

«Non sei da sola» si intromise Rachel, per poi mordersi la lingua. Stava quasi per dirle di poterla aiutare, di essere una conduit, ma vista la situazione, temette che la cosa potesse essere controproducente. «Non ci sono i tuoi soldati?» domandò, come ripiego.

«Sì, ma…» Lian sospirò. «Sentite io me la caverò, ma voi tornate dentro, ok? Questo non è posto per voi. So che vi sarete già trovati in situazioni come questa, ma non posso lasciare che dei civili vengano coinvolti, ne va del mio ruolo di capitano.»

Corvina si scambiò un rapido sguardo con i propri compagni, i quali non parevano molto convinti di quella situazione, poi si rivolse nuovamente alla soldatessa. «Va bene. Fai attenzione però.»

«Non preoccuparti per me. Andate.»

I ragazzi si separarono. Lian prese a correre, avvicinandosi di nuovo il telefono alle orecchie, probabilmente in cerca di aggiornamenti in merito a quella situazione. I quattro compagni, invece, si fermarono poco prima dell’ingresso del locale.

«Vogliamo davvero ascoltarla?» domandò Komi. «Possiamo prendere quel conduit a calci in culo senza problemi.»

«Avete notato…» cominciò Tara. «… la sua somiglianza con Rachel?» Scoccò un’occhiatina alla corvina, che dal canto suo si strinse nelle spalle.

«Sì» replicò Rosso. «Non mi piace per niente questa faccenda. Ma dopotutto, non è la prima volta che un conduit ha un potere simile a quello di un altro. Semplicemente, dobbiamo stare attenti.»

«No» affermò Rachel improvvisamente, con sicurezza. «Voi restate qui. Lo affronterò da sola.»

«Cosa? Perché?» scattò immediatamente Lucas, che come al solito non gradiva doverla lasciare da sola.

«Perché non voglio che sappiano subito la verità» rispose Rachel, calma. «Se ci vedono combattere insieme, capiranno immediatamente che sono io la conduit nel gruppo. Ma se mi trasformo e rimango da sola, posso rimanere anonima. Inoltre, Artemis vi ha dato un ordine, non potete disobbedirle così.»

Lucas storse la bocca in un’espressione pensierosa. Non sembrava molto felice della decisione di Rachel, ma sicuramente sapeva che lei aveva ragione. Non sapevano come avrebbero reagito nella comunità se avessero scoperto che Corvina era una conduit, ma dubitavano l’avrebbero ancora accolta a braccia aperte.  E disobbedire ad un ordine di un capitano, per giunta, sicuramente non avrebbe aiutato il moro.

«Se mi serve aiuto, ve lo farò sapere. Non preoccupatevi.»

Rosso annuì, rassegnandosi, per poi raccomandarsi come suo solito: «Sta attenta.»

«Lo farò.»

Mentre i suoi tre compagni tornavano nel locale, la conduit si infilò in un vicolo lì vicino, assicurandosi prima di non essere vista da nessuno. Una volta nascosta in mezzo alle tenebre, lontana da occhi indiscreti, chiuse gli occhi e si concentrò, mentre percepiva l’energia oscura cominciare ad avvolgerla. Poco dopo si era sollevata in cielo, diretta a grande velocità verso il proprio bersaglio.

Man mano che si avvicinava al rapace bianco, una sgradevole sensazione si insinuava dentro di lei. Una sensazione di disagio che era abbastanza convinta di aver già provato in passato. Non riusciva a spiegarsi come quella creatura potesse essere così simile a lei. Forse era davvero un conduit con dei poteri simili ai suoi, come anche Lucas aveva detto, ma dopo quanto successo con Dominick, lei aveva creduto di essere davvero unica. E il pensiero che qualcun altro che non fosse lei avesse tra le mani un potere così potente come il suo, non le infondeva alcun tipo di coraggio. Bastava solamente giudicare in base a come quel rapace bianco si stava comportando: sembrava fuori controllo. Diverse cappe di fumo si erano sollevate sotto di lui, sicuramente dai punti che aveva colpito con i propri raggi di energia, e più la corvina era vicina, più poteva sentire, provenienti dalla strada sotto di lei, le grida spaventate delle persone coinvolte dagli attacchi.

Riuscì a scorgere perfino Artemis, intenta a correre verso il rapace, con il cellulare ancora premuto all’orecchio. Non parve accorgersi di lei, per il momento, e a Rachel andò benissimo così. Anche se, presto, chiunque l’avrebbe notata in ogni caso.

Avvicinandosi, poté davvero constatare quanto quell’essere fosse davvero più grande di lei. La ragazza deglutì, ma ormai non poteva, e non doveva, tirarsi indietro. E in ogni caso, le dimensioni non significavano nulla.

Non ci provò nemmeno a ragionare con lui, gli si fiondò addosso, piantando gli artigli sulla sua schiena, facendolo strillare per il dolore.

Ora sono io la tua avversaria!

Il rapace bianco si voltò, per poi scrutarla con i suoi occhi rossi come il sangue, il medesimo colore di quelli della corvina. Spalancò la bocca e le indirizzò un raggio di luce, che lei scansò con un avvitamento. Congiunse le ali e rispose al fuoco, colpendolo ad un’ala. Il corvo strillò nuovamente e per poco non precipitò, a causa dell’ala ferita, ma riuscì a rimanere in volo sbattendo i propri arti un paio di volte. 

Tentò di andare a segno con un altro raggio luminoso, ma la ragazza riuscì ad evitare facilmente anche questo, che andò ad esplodere alle sue spalle. Dopo quello, perfino ad Empire City si sarebbero accorti del loro scontro.

Il conduit strillò ancora una volta, questa volta per la frustrazione. Osservando il suo comportamento, per Rachel fu chiaro come il sole come questo non avesse la minima idea di come usare davvero i propri poteri. Era fuori controllo, attaccava semplicemente ogni cosa gli si parasse di fronte ed era probabile che non sapesse nemmeno sfruttare appieno il proprio potenziale. Il corvo di luce bianca tornò alla carica, ma lei non si fece cogliere impreparata.

I due volatili fatti di luce ingaggiarono un combattimento aereo furibondo, avvinghiandosi tra loro, beccandosi e scambiandosi artigliate che avrebbero strappato di netto le loro carni se non fosse stato per l’energia che proteggeva i corpi di entrambi. Rachel non voleva mentire, ma, per quanto incosciente, il suo avversario era molto forte. I suoi attacchi erano incredibilmente dolorosi, probabilmente in quel momento la corvina era molto più ferita di quanto potesse immaginare.

La strategia che la giovane fu costretta ad adottare per non rischiare di essere sconfitta fu quella di sfruttare la propria agilità per attaccare per prima, ed evitare attacchi a sua volta. La sua inferiorità di stazza era notevole, e anche quella di potenza fisica, ma lei, grazie al suo autocontrollo, possedeva un vantaggio non indifferente. Il rapace bianco in quel momento non vedeva altro che rosso, lei, invece, riusciva a vedere tutto quanto.

I due si separarono. Il rapace bianco si allontanò da lei con due battiti d’ali, per poi spalancare il becco e indirizzarle uno dei suoi devastanti raggi di energia. Rachel non si fece attendere e congiunse le ali, rispondendo al fuoco.

Le due onde di luce questa volta si scontrarono tra loro, causando un boato nell’aria che probabilmente attirò l’attenzione di mezzo paese.

Rachel poté udire il rumore di diversi veicoli che arrivavano a gran velocità sotto di lei, per poi arrestarsi bruscamente facendo fischiare le gomme. La ragazza abbassò lo sguardo, per poi notare la strada stiparsi di soldati. Alcuni aiutarono i civili a mettersi al sicuro, altri, invece, puntarono le armi verso il rapace bianco. Ma non appena si accorsero anche della presenza di lei, e di come i due conduit si stessero affrontando, tutti quanti si immobilizzarono. Corvina poté scorgere perfino Artemis, rimasta a bocca aperta di fronte alla scena.

Non farai del male a queste persone!, asserì Rachel, con il pensiero, riportando l’attenzione sul suo avversario. Non tutti i conduit sono malvagi, ed io lo dimostrerò!

Aiuto…

Una voce roca rimbombò nella sua mente. Rachel sgranò gli occhi. La distrazione le fece perdere la concentrazione, ed il suo raggio di energia fu ben presto spazzato via da quello bianco del suo avversario. La luce bianca la raggiunse, colpendola al petto e sbalzandola via, facendo emettere al corvo uno strillo di dolore. Corvina volteggiò nell’aria un paio di volte, per poi riprendersi, scuotendo la testa. Osservò il rapace albino, basita. Le aveva… le aveva appena parlato? Con il pensiero?!

Riesci… riesci a sentirmi?, provò a chiedere, cominciando a temere di essere impazzita.

Quello, per tutta risposta, strillò nuovamente, per poi fiondarsi su di lei sfoderando gli artigli. Quella voce roca tornò a farsi sentire.

Aiuto…

Il corvo raggiunse Rachel, colpendola con violenza e facendola gridare di nuovo. La ragazza cominciò a non capirci più nulla; se non altro, il dolore le permise di realizzare che il suo avversario non si sarebbe fermato per nessuna ragione.

Corvina serrò la mascella, poi scacciò il nemico beccandolo con forza nel collo, facendo breccia tra l’energia candida e costringendolo a separarsi da lei con un altro strillo di dolore. La ragazza lo osservò, non sapendo più cosa pensare. Riuscivano a comunicare, non sapeva come, ma ci riuscivano. Anche se, purtroppo, la mente non riusciva ad avere la meglio su quel corpo di luce bianca.

Il rapace strillò di nuovo, per poi spalancare il becco, pronto per colpire di nuovo. Rachel serrò la mascella. Non sarebbe mai riuscita a ragionare con lui in quella circostanza. Era costretta a neutralizzarlo.

I loro raggi di energia cozzarono nuovamente tra loro. Corvina gemette, faticando, questa volta, a riuscire a tenere testa all’avversario. Cominciò ad accusare il colpo ricevuto poco prima, ed il dolore le impedì di concentrarsi a sufficienza. La luce bianca cominciò ad avere la meglio su quella nera, e la ragazza cominciò a temere di non riuscire a vincere il confronto.

Abbassò lo sguardo, sperando almeno che per le strade tutti i civili fossero al sicuro. Ovviamente, era l’esatto contrario. Tutte le persone che fino a poco prima erano impegnate a mettersi in salvo, ora si trovavano immobili, troppo concentrate sullo scontro tra i due conduit per potersi spostare. Perfino Artemis ed il resto dei soldati sembravano pietrificati. Rachel strinse i denti. Non poteva fallire, non di fronte a tutti loro. Se lei fosse stata sconfitta, nulla avrebbe impedito a quell’essere di avventarsi sui civili e sui soldati per poi mietere chissà quante vittime. Lei era l’unico ostacolo che si frapponeva tra quel conduit e la gente innocente sotto di loro, e lei non era per niente intenzionata a deluderli.

Gridò con quanto fiato avesse ancora nei polmoni, per poi concentrare tutta l’energia che le era rimasta in quell’attacco. L’onda di energia oscura crebbe di dimensioni ed intensità, per poi iniziare a spazzare via quella più chiara, cancellandola come neve al sole.

Mi dispiace.

Aiuto…

L’energia oscura raggiunse il rapace bianco. Vi fu un’esplosione che scaraventò via la giovane, mentre una nube di fumo si sollevava, ricoprendo il conduit di luce chiara. Il suo strillo di dolore si sollevò in aria, e per Rachel fu uno dei rumori più terribili che ebbe mai la sfortuna di sentire. Anche perché non lo sentì solamente con le proprie orecchie, ma anche con il proprio pensiero. La voce roca emise un urlo straziante, che fece pulsare le tempie della giovane. Era quasi come se lei stessa stesse uccidendo la persona che tanto implorava il suo aiuto. Corvina cominciò a credere che avrebbe iniziato a gridare a sua volta, a causa di quella sensazione insostenibile, ma poi la voce si affievolì all’improvviso, proprio quando anche lo strillo del conduit cessò di esistere.

Sentendo le orecchie quasi fischiare in mezzo a quel silenzio assordante, la ragazza rimase in volo, con il fiatone, nell’attesa che la nube si diradasse. Non avendo visto il rapace precipitare, cominciò a temere che fosse ancora in grado di combattere, ma non appena il fumo svanì, ciò che constatò fu ancora più sorprendente: il conduit era svanito. Il gigantesco corpo del rapace bianco non si poteva scorgere da nessuna parte, tantomeno il possibile corpo umano che doveva essersi trovato all’interno di esso. Era come se il suo avversario non si fosse mai trovato lì.

Rachel rimase senza parole. Quello, era sicuramente un potere che non avevano in comune. E con la sparizione di quel conduit, sparivano anche tutte le possibili risposte alle domande che avevano preso forma nella sua mente. Controllò con lo sguardo i danni lasciati dal loro scontro. Fortunatamente, non erano molti, anche perché si erano sempre tenuti ad alta quota. Questo, tuttavia, non rendeva i danni lasciati dal rapace bianco in precedenza meno gravi. Diverse fumarole si sollevavano ancora dagli edifici che aveva colpito, i quali possedevano diverse porzioni di muro mancanti e le finestre frantumate. Diversi cumuli di detriti si erano formati per la strada, e la corvina sperò che nessuno fosse rimasto colpito.

Tornò a posare lo sguardo sulle persone sotto di lei. Se non altro, almeno loro erano al sicuro. E quando la giovane notò perfino Rosso, Komi e Tara tra la folla, non poté non fare un verso di disappunto, anche se con un sorrisetto. Non poteva nemmeno negare il fatto che apprezzasse come i suoi amici volessero semplicemente guardarle le spalle, nonostante tutto. Tuttavia, ora doveva sbrigarsi ad andarsene, per poi tornare normale e raggiungerli, prima che qualcuno notasse la sua assenza.

Fece per andarsene via in volo, ma non appena piegò le zampe, una fitta di dolore la colpì a tutto il corpo, facendole emettere un altro grido. Cominciò a precipitare, sbattendo le ali e scalpitando disperatamente, ma il suo corpo sembrava aver perso la capacità di volare. Sentì le grida spaventate delle persone, e quelle dei soldati che intimavano ai civili di allontanarsi, ma erano flebili, lontane. Corvina si schiantò al suolo nel bel mezzo della strada. Il corpo da rapace attutì buona parte dell’impatto, ma ciò non le impedì comunque di provare dolore in ogni centimetro del proprio corpo, più il sapore del sangue tra i denti. Non osò immaginare cosa sarebbe successo se l’energia nera l’avesse abbandonata prima di toccare il terreno.

Con le ali tremanti per il dolore e la fatica, il rapace cercò di rimettersi in piedi, anche se forse quello era pretendere troppo dal suo corpo così ammaccato. La ragazza crollò a terra con un gemito, sotto gli sguardi atterriti di tutti, i suoi tre amici in primis. Rachel fece una smorfia e maledisse la sua sfortuna, anche se avrebbe dovuto aspettarselo: i danni che il corvo di luce bianca le aveva inflitto non erano affatto roba da poco. La ragazza cominciò a pensare che se quel conduit avesse saputo controllare davvero i propri poteri, non avrebbe avuto speranze.

Nel giro di poco tempo, poté cominciare a sentire l’energia nera che la avvolgeva dissolversi. Rachel sgranò gli occhi. Se la sua forma da rapace fosse scomparsa in quel momento, chiunque avrebbe scoperto la verità. Cercò di rialzarsi e di sfruttare le poche forze che le erano rimaste per scappare, ma non aveva tenuto in considerazione il fatto che, di forze, non ne aveva più nessuna. La luce nera si ritirò di nuovo all’interno del suo corpo, scoprendola poco per volta. Non poté fare nulla, fuorché guardare impotente le persone di fronte a lei spalancare gli occhi per la sorpresa man mano che la verità si faceva loro chiara, Artemis prima tra tutti.

Rachel si maledisse silenziosamente. Bastava solo uno sforzo, un semplicissimo, ultimo sforzo per poter scappare e nascondersi prima che la trasformazione finisse. Ed invece aveva rovinato tutto, di nuovo. Ora chiunque sapeva che lei, la nuova arrivata, era una conduit.

Infine, tutta l’energia svanì, lasciando il corpo di Rachel in bella vista. La ragazza gemette, ancora messa a carponi dentro il cratere che aveva creato. Si sentì sepolta da tutti quegli sguardi indagatori, alcuni semplicemente sorpresi, altri, invece, quasi disgustati.

«R-Rachel?» domandò Artemis, con un fil di voce. «Ma… ma che cosa…»

Corvina la osservò dal basso, incapace di aprire bocca, anche solo per cercare di negare la realtà in un ultimo, disperato, tentativo. Poi, prima che potesse dire, fare o pensare qualsiasi altra cosa, le forze le mancarono del tutto, e la conduit si accasciò a terra priva di sensi.

   
 
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