Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Fueati    18/01/2018    5 recensioni
Ricorda sempre Loki", gli aveva confidato una volta di molti anni prima la donna che lo aveva messo al mondo, che si era fatta sua maestra e protettrice, dopo un lungo e intenso allenamento durato fino allo scoccare dell'età adolescenziale del minore dei suoi figli, quando aveva capito che il suo compito era giunto al termine: "la magia non serve solo ad ingannare e a mostrare ciò che non c'è. Può farsi tuo scudo e alleato. Può diventare tua amica e compagna ma non farti mai sopraffare da ciò che può offrirti con false promesse. Non concederle il privilegio di farti diventare cieco davanti alla realtà. Non permetterle di fare della tua vita mera menzogna e illusione.È vero, rispetto a Thor non sei bravo a menare le mani e a cacciarti nei guai. Se ti conosco bene non sei il tipo di uomo capace di accontentarsi di quel che di semplice la vita gli può offrire, ma sei un ragazzo sveglio e brillante. Questa sarà la tua arma più potente. Non desiderare mai di essere diverso da ciò che sei, Loki , nemmeno quando la vita e le sue difficoltà cercheranno di farti del male, di farti imboccare sentieri sbagliati.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Odino, Thor, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

II

Burn It Up

Loki si lasciò ricevimento e ospiti alle spalle, addentrandosi nei meandri dell'immenso corridoio principale lungo il quale echeggiava l'eco, ormai distante, delle grida di gioia di quella manica di ubriachi boriosi, poco a poco sovrastato dal leggero, quasi impercettibile, suono emesso ad ogni suo passo che andò disperdendosi negli angoli silenziosi di quell'intricato groviglio di colonne.

Ogni cosa, attorno al giovane, sembrava venire inghiottita dal nero della notte. I suoi occhi esperti, abituati a sondare l'oscurità, brillavano di una luce così intensa che, in lontananza, chiunque avrebbe potuto scambiarli per due focolai accesi, un bagliore capace di insinuarsi nel cuore e nella mente delle persone, di lasciare in entrambi un marchio indelebile, un' ustione, ma non abbastanza invasivo da poterli cambiare a suo piacimento.

Loki si fermò a pensare, fissando il pavimento in marmo lucido sotto di se, smarrendosi nel suo stesso riflesso.

Quale ruolo gli sarebbe spettato ora che Thor aveva raggiunto l'età virile? Ora che gli mancava così poco per ottenere quel trono sul quale fantasticavano da piccoli, che il maggiore tanto bramava da quando ne aveva memoria? Loro padre, probabilmente, gli avrebbe affidato incarichi sempre più importanti e impegnativi, che avrebbero potuto tenerli lontani anche per intere settimane. Quando ciò fosse accaduto che ne sarebbe stato del principe dimenticato di Asgard? Cosa ne sarebbe stato del loro legame da fratelli? Da amici?

Per quanto la sua mente acuta cercasse di trovare una risposta all'interrogativo che lo tormentava da tutta la sera questa emerse, seppur a fatica, dal turbinio di pensieri in cui il cuore di Loki si era fatto trascinare, non senza vergogna: per poter risplendere, anche solo per qualche minuto, per fare in modo che il resto del mondo si accorgesse della sua presenza gli era necessaria quella di Thor, ma per nessuna ragione avrebbe accettato di sottostare alle regole di qualcun altro. Nessun compromesso. Loki era fatto così: o tutto o niente.

Carico di frustrazione il moro si morse il labbro inferiore, le mani strette a pugno lungo i fianchi sottili. Il cuore prese a battergli all'impazzata, una fitta dolorosa gli trapassò lo stomaco, strappandogli un gemito strozzato.

Si coprì il viso con le mani, scoprendole umide, ricoperte da un sottile strato di sudore freddo.

Quale possibilità di fuga considerare, dunque, per evitare di sprofondare ulteriormente nel baratro in cui ce lo avevano buttato di forza?

"Meschini, vili!", avrebbe urlato volentieri, carico di un odio che lo stava consumando fino al midollo, ma non c'era nessuno ad udirlo e il silenzio continuò ad avvolgere le mura del palazzo. Si sarebbe morso volentieri la lingua, fino a farla sanguinare, piuttosto che dare ulteriore conferma al mondo della sua debolezza.

Riprese la camminata verso i propri alloggi, salendo la scalinata principale a testa bassa, non diversamente da un condannato scortato nella sua cella.

L'intera corte giaceva nella più totale quiete e a lui andava bene così, non avrebbe dovuto sforzarsi di interagire con chicchessia, dando fondo a quel poco di buone maniere rimaste a sua disposizione.

Rimase sorpreso nel non trovare Freki (1), la guardia posta a sorveglianza dei locali destinati ai soli membri della famiglia reale, al suo posto.

Probabilmente aveva deciso di prendersi la serata libera per darsi alla pazza gioia, in compagnia dei suoi commilitoni in una delle molte osterie della città, magari in compagnia di qualche prostituta di alto borgo.

Loki non se ne curò. Ogni cosa quella notte sembrava arrecargli un motivo in più per chiudersi nella propria solitudine, accoccolato in un angolo del letto, in attesa di abbandonarsi alla quiete, cullato dal ricordo di una ninnananna che sua madre amava intonare quando, da piccolo, qualcosa turbava i suoi sogni di fanciullo.

Sulla soglia d'ingresso fece per afferrare il pomello della porta, senza rendersi conto che questa era già stata aperta da qualcuno che, forse per la fretta o per semplice distrazione, non si era preoccupato di richiuderla.

Preso dal panico osservò con più attenzione, sperando di essersi sbagliato: la serratura era stata forzata. Dalla porta semichiusa nessun rumore sospetto giunse alle sue orecchie. Non una luce, un respiro a tradire la presenza di una qualsiasi forma di intrusione. Una rabbia cieca, repressa a fatica, per poco non lo fece irrompere all'interno senza aver prima pensato ad un piano d'azione.
Nessuno aveva mai osato tanto, era un'umiliazione che non era pronto a sopportare. Lui era un principe, che al regno andasse a genio o meno. Il sangue di Odino scorreva nelle sue vene. Fare un torto a lui significava, inevitabilmente, attirarsi contro l'ira del padre degli dei.

Irruppe cauto, calibrando ogni movimento, ogni spostamento d'aria, scrutando la semioscurità della stanza come se un Pentapalmo fosse dovuto balzare fuori da un momento all'altro.

Seppure a fatica riuscì a distinguere ogni angolo avvolto dal manto della notte, riconoscendo il proprio letto, l'armadio e la scrivania a ridosso della grande finestra dalla quale filtrava la luce della luna. Il moro concentrò ogni fibra del suo corpo nel disperato tentativo di captare una qualche anomalia che lasciasse percepire una presenza ostile, sperando fino all'ultimo che l'oscuro presentimento avvertito poc'anzi si rivelasse un'inutile paranoia, un colpo di vento incredibilmente forte, dal quale liberarsi in poco tempo. Nessuno si fece avanti e la quiete continuò ad aleggiare in quel luogo che Loki non percepiva più come suo.

Quando l'adrenalina entrata in circolo nel suo sistema nervoso si esaurì e le gambe minacciarono di abbandonarlo, la testa gli si fece pesante, tanto da temere di collassare sotto il suo peso. Stremato psicologicamente si lasciò cadere sul letto. Lo sguardo basso rivolto alle proprie mani, anch'esse scosse da un visibile tremolio. Una risata priva di gioia echeggiò nella stanza: si faceva pena da solo. A chi mai avrebbe potuto confidare il dolore che si stava, poco a poco, mangiando tutto quel che di innocente tentava disperatamente di rimanere aggrappato al suo animo? Chi mai avrebbe potuto tenere a lui al punto da farsi carico di quel macigno che gli pesava sulla schiena, già marchiata a fuoco dai segni di colpe che non aveva potuto scegliere di accollarsi?

Il frastuono provocato da quell'affollarsi di pensieri nella sua testa si era fatto così intenso da impedirgli di accorgersi dell'ombra silenziosa scivolata gli accanto.

Un unico, doloroso, colpo alla testa. Fu l'ultima cosa che ricordò prima di perdere i sensi.


 

"Tutto bene mia regina?", chiese con tono amorevole il padre degli dei, rivolgendosi alla donna alla sua destra, intenta a guardarsi intorno con espressione apprensiva.

"È dalla fine della cerimonia che mi sembrate, come potrei dire, inquieta".

"Non vedo Loki", accennò senza troppi giri di parole la donna dalla lunga chioma dorata, tormentandosi le mani nervosamente. "Ero sicura di averlo visto seduto vicino a Thor sino a poche ore fa".

Da quando i festeggiamenti in onore del figlio maggiore erano cominciati, Frigga, regina di Asgard e madre encomiabile aveva sentito la necessità di rimanere in disparte, chiusa in un silenzio meditativo che aveva destato la preoccupazione del marito, conscio del fatto che i presentimenti della consorte erano spesso presagi di un qualche grave problema. Tuttavia, dopo aver udito il motivo di tale ansia, Odino si rilassò, tirando un sospiro di sollievo.

"Conosci Loki, non è mai stato tipo da trascorrere più di due ore a fare baldoria", aveva sentenziato il padre degli dei, mantenendo un tono di voce calmo, sgombro da qualsiasi dubbio o negatività.

Per nulla rincuorata da quelle parole, la donna si portò entrambe le mani al petto: il cuore batteva veloce, più del normale e la sua mente era tutt'altro che serena. Non seppe dirlo con assoluta certezza ma il suo istinto di madre le suggerì che, in quel momento, qualcosa di poco chiaro era capitato al minore dei sui figli. "Una madre sa sempre quando una sua creatura ha un problema ", ricordò mesta la donna, più a se stessa che al proprio re.

Nessuno poteva certo immaginare o presagire l'entità di quanto sarebbe accaduto quella notte, quanto quell'incidente avrebbe segnato il punto di rottura al quale nessuno, neppure il suo amore materno, avrebbe più potuto cucirvi una pezza.

E chi avrebbe dovuto preoccuparsi di niente?

Il principe favorito era stato sfidato ad una gara di bevute che non si sarebbe certo conclusa dopo un paio di miseri bicchieri mentre il re era troppo impegnato ad intrattenere i propri ospiti per aver captato il disastro che si stava per concretizzare negli appartamenti privati del povero sfavorito della famiglia, una tempesta che prometteva di lasciare i solchi del suo crudele passaggio prima di spostare la propria sete di dolore altrove.

Assillata da quel presagio funesto, Frigga abbandonò il suo posto a tavola. Senza badare alle formalità si diresse a passo veloce, di chi ha fretta giungere in un luogo preciso, là dove l'istinto materno le avrebbe suggerito di recarsi.


 

Loki realizzò di essersi assopito solo quando una mano fredda si infranse sul suo viso, assestandogli un sonoro schiaffo che lo destò dal suo stato di incoscienza. Aprì lentamente gli occhi ma la fioca luce di alcune torce accese gli causò una fitta lancinante, che gli perforò il cervello da parte a parte. D'istinto fece per portarsi una mano alla tempia, movimento impeditogli da chi si era premurato di legargli entrambi i polsi dietro la schiena, mentre dita estranee gli stringevano con poca grazia il bavero della veste formale indossata quella sera. Dalla fronte un rivolo di sangue solcava il viso emaciato.

Gli ci vollero alcuni secondi prima di mettere a fuoco la situazione.

Tentò, seppur inutilmente , di liberarsi.

“E' inutile sforzarsi”, disse una voce divertita e che faticò a riconoscere: “Non sono catene dalle quali potrai liberarti con la semplice forza, non con quella di cui disponi”.

I corridoi del palazzo erano bui e le improvvise luci delle torce poste ai lati del letto non fecero che causare nel giovane un ulteriore senso di stordimento, facendogli venire le vertigini. Impossibilitato a difendersi, le stesse mani che gli cingevano le vesti lo sbatterono con prepotenza sul pavimento, facendo aderire la nuca già indolenzita contro la fredda superficie di marmo.

“Basta così…”. La voce già udita aveva assunto sfumature famigliari.

Ormai completamente cosciente, lo sguardo di Loki non tradì alcuna emozione nel riconoscere nei volti dei suoi aguzzini il capo della guardia, Freki, e due suoi probabili sottoposti.

“La casa di Odino non è che un covo di serpi e nulla più”, sibilò il giovane principe, abbozzando un sorriso carico di disgusto. Come aveva potuto essere così incauto?

Chiunque lo avesse conosciuto, almeno un poco, sapeva che prendere uno come Loki alla sprovvista non era cosa di tutti i giorni. Vi era ben poco che il giovane di Asgard non calcolasse o non fosse pronto ad affrontare con furbizia e intelligenza. Molto spesso persino suo fratello non poteva fare a meno di chiedersi se il minore dei due non possedesse il dono della chiaroveggenza.

Il soldato scrutò il corpo del giovane con estrema attenzione, come se con il semplice sguardo potesse studiarne le interiora, cercando di spogliarlo delle sue difese, catturare anche il più piccolo fremito di terrore o smarrimento in quel viso perfetto che, di certo, non possedeva le qualità tipiche di una persona sprovveduta.

Padrone di una calma e compostezza che nemmeno egli stesso credeva di possedere, Loki pose fine al suo silenzio.

"A cosa devo l'onore di questa vostra visita notturna?", chiese disinvolto, mantenendo quel tono sarcastico che contraddistingueva la sua parlantina:"Viste le circostanze non credo siate qui per scambiare due chiacchiere ".

Le guardie, avvolte nelle loro scintillanti armature, lo fissarono per pochi secondi dall'alto in basso, accennando sorrisi denigratori, come se ai loro piedi giacesse un animale agonizzante, pronto a ricevere il sonoro colpo di grazia.

Le iridi nere di Freki, che pareva essere l'autore di quella bravata, rimasero incollate a quelle inespressive di Loki.

"Sono davvero impressionato dal vostro sangue freddo, principe". Quest'ultima parola venne pronunciata con una tale asprezza che il moro poté avvertirne l'intensità in fondo al proprio palato.

"Sarò sincero", continuò: "per un secondo avrei creduto che vi sareste messo a piangere o a gridare aiuto. Davvero lodevole ".

"Cosa dovrei temere?",chiese con finta innocenza il ragazzo, assottigliando le palpebre: "L'ennesima umiliazione alla mia persona da parte di un branco di pusillanime senza arte né parte?". Il disprezzo celato nelle sue parole era così palese da far scomparire il sorriso sul volto dei presenti, evidentemente non preparati a quel tipo di reazione da parte del più giovane dei figli del loro re.

Per quanto la situazione non fosse delle più favorevoli, nulla sembrava voler scalfire l'orgoglio che faceva risplendere quelle iridi smeraldine.

"Loki”, sussurrò Freki, inginocchiandosi davanti al ragazzo riverso a terra: “Loki Odinson…non abbiatene a male. Non fa bene alla vostra fragile persona", lo schernì, afferrandogli il mento fra le dita callose.
Seguì un breve silenzio, interrotto dall'uomo in armatura.

"Capelli corvini, una pelle candida come la neve e questi magnifici occhi verdi ... che non assomigliano a nulla di conosciuto fino ad oggi, qui ad Asgard", la voce di Freki risuonò calma, quasi ovattata: "Sono in molti quelli che offrirebbero una fortuna per assaporare il gusto proibito di tali virtù, magari in una camera da letto".

Loki strinse i pugni fino a farsi male.

"Ho troppo rispetto per la mia persona per abbassarmi ad essere un oggetto di piacere destinato ad essere scartato in poco tempo", replicò, profondamente disgustato dalle parole del soldato.

"Tuttavia, altrettanto numerosi sono quelli che si taglierebbero un braccio pur di vedervi sparire dalla circolazione. Un ostacolo in meno, che renderebbe sicura e definitiva l'ascesa del principe Thor sul trono di Asgard".

Freki gli carezzò i capelli corvini, appuntando una ciocca all'indietro, insieme alle altre: “Pensavi davvero che ci fosse la possibilità, anche la più piccola, che tu potessi divenire l'erede di Odino? Proprio tu che hai fatto dell'inverecondia il tuo vessillo(2) ”. I lineamenti del soldato, fino a quel momento rimasto imperturbabile, si indurirono di colpo e il suo sguardo si fece affilato come la lama di un coltello: “Questo non lo posso permettere!”.

Qualcosa sotto il corpo del moro si incrinò pericolosamente e il vuoto minacciò di avvolgerlo fra le sue spire. Un brivido gelido, come non ne aveva mai percepiti, gli attraversò la colonna vertebrale, facendolo tremare appena.

“Se tale sarà il volere di nostro padre, ebbene, non mi opporrò. Non desidero il trono, né tanto meno sottrarlo a mio fratello”. Non erano certo state le minacce o lo stucchevole fanatismo verso la causa del regno di Freki ad aver scosso le fondamenta del suo animo, bensì poche e semplici lettere, un nome: Thor.

Cosa centrava in quella faccenda? Era in qualche modo coinvolto? Sapeva? Si stava agitando così tanto eppure non un solo muscolo del suo corpo si era smosso di un millimetro, così come il respiro sembrava essersi bloccato in fondo alla gola. Cercò di tirarsi a sedere, facendo aderire con non poca fatica la schiena alla parete dietro di se, a ridosso del letto. La maschera di finta sicurezza di Loki, Freki se n'era accorto, aveva cominciato a scheggiarsi. Era bastato il solo pensiero di un possibile tradimento da parte del fratello a gettare la sua anima nel caos.

Loki non pensò a quanto seguì. Semplicemente si limitò a metabolizzare le parole di Freki che gli erano penetrate nel cervello come agi arroventati.

"Siete un bugiardo di grande bravura", aggiunse l'uomo in armatura, sorridendo con fare sinistro.

“Come puoi giudicarmi?”, biascicò il moro con voce poco ferma, rotta da un pianto che faticava sempre di più a ricacciare in fondo alla gola: vacillare ora gli sarebbe costato quel poco di dignità rimastagli, doveva mantenere una linea sicura ed inattaccabile.

Freki si allontanò, chiudendosi dietro un silenzio imperscrutabile, senza smettere di fissare la piccola figura sotto di sé con maggiore curiosità di quanta non ne sentisse prima.

“Questo bell’aspetto che ti contraddistingue... il potere magico, concesso alla nascita a pochi eletti, che ti scorre nelle vene e che posso vedere riflesso in questi meravigliosi occhi di smeraldo... è di una bellezza incomparabile". L'uomo sguainò la propria spada, puntandola al petto del suo interlocutore: “Sarebbe un peccato porvi la parola fine, non credete?”.

L'espressione rabbiosa e al contempo distrutta di Loki era il chiaro segnale che la sua mente era ormai sull'orlo di una crisi.

Non sapeva da quanto avesse smesso di respirare, ma il nodo che gli stringeva la gola cominciava seriamente a fargli male, sapeva che sarebbe passato solo se si fosse messo ad urlare o a piangere ma non aveva il coraggio di fare nessuna delle due.

Una forza invisibile, simile a quella capace di attrarre un magnete ad una superficie di ferro, spinse Freki di nuovo a pochi centimetri dal viso di Loki, inspirando a pieni polmoni, beandosi della fragranza emanata da quel fragile corpo piegato sotto di lui, che avrebbe potuto spezzare con estrema facilità, con un semplice colpo deciso della propria spada e, tuttavia, ricolmo di una delicatezza, grazia e fierezza degni solo di un essere di sangue blu.

“Sarebbe stato meglio per tutti se fosse nato donna”, si ritrovò a pensare con una punta di amarezza la guardia mentre un brivido di eccitazione gli percorse la schiena, facendolo vacillare appena, quel tanto che bastava perché Loki potesse accorgersene.

"Hai un odore davvero inebriante ...", il moro avvertì il fetore di quell'alito, intriso di alcool: " … lo stesso di una cagna nel periodo dell'accoppiamento ". La voce si era fatta sottile, più simile ad un sussurro a fior di labbra ma che alle orecchie di Loki giunse come lo strisciare viscido di un serpente velenoso.

In un primo momento pensò di non aver compreso quelle parole, di aver trasformato una frase in quella che più temeva di dover udire, ma quando alzò gli occhi non c’erano segni d’incomprensione sul viso dell'uomo.

Non disposto a sopportare più di quanto aveva già subito a livello verbale, Loki gli sputò in faccia. Non aveva certo bisogno dell'aiuto di uno come il soldato per prendere coscienza delle note stonate che, da sempre, avevano costellato il suo personale spartito musicale. Col tempo non erano stati solo i suoi poteri a far storcere il naso dell'intera corte dorata, ma qualcosa di ancor più evidente: il suo aspetto. Loki era diventato bellissimo, un fiore mai sbocciato veramente e che, una volta apertosi, avrebbe suscitato l'invidia delle donne più attraenti di Asgard.

Un dono che, lo aveva imparato a proprie spese, si pagava con lo scherno, la compassione o, nel peggiore dei casi, con la violenza fisica. Gli sguardi colmi di lussuria di uomini più grandi di lui: una condanna.

Le malelingue delle dame gelose di cotanta grazia: un tormento.

Sì, Loki detestava tutto ciò che era e che, col tempo, sarebbe diventato.

Un calcio dritto allo stomaco lo fece tornare alla realtà, facendogli tossire convulsamente alcune gocce di sangue che si riversarono sull'abito ormai sgualcito.

Loki rise, sebbene quel suono somigliasse a tutto fuorché ad una risata.

“Pensi che non lo sappia? Che sia disperato al punto da arrivare a ingannarmi da solo? Ti dirò io come stanno le cose. La verità è che tu non sei diverso da quella stregua di porci consumati dalla loro stessa libido. Tu fingi di essere un soldato, di avere un tuo codice, di essere fedele al tuo re, di combattere per una causa che, alla fine dei conti, non ti appartiene. Tutto quello a cui aneli finirebbe nel giro di una breve scopata col povero principe solo e deriso di Asgard. Puoi violentarmi, uccidermi, fare a pezzi il mio corpo e la mia mente, dare libero sfogo alla tua fantasia e, contrariamente ad ogni tua più rosea aspettativa, non me ne importerebbe niente. Ma per l'amor della misericordia, piantala di vomitarmi addosso la tua ipocrisia idiota”. Un debole sorriso di vittoria si dipinse sulle labbra macchiate di rosso del giovane, mostrando appena i denti semi scarlatti. “ Chi di noi due è il bugiardo, adesso?”.

Un bagliore sinistrò si rifletté negli occhi di Freki, che fece segno al soldato dietro di lui di allungargli una delle torce che illuminavano la penombra della stanza.

“Sembri molto sicuro delle tue parole, bambino”. Avvicinò pericolosamente la fiamma scoppiettante al viso del moro. "Bene…” mormorò.

Le dita dite callose si conficcarono nella carne tenera della gola del ragazzo, impedendogli di respirare, obbligandolo a portare la testa in avanti tossendo violentemente, per poi incatenare lo sguardo a quello stremato della sua vittima: il soldato gli rivolse un sorriso malato, cattivo. "Vogliamo verificare?".

La mente di Loki, da quel momento, si annebbiò e il susseguirsi degli eventi si fece confuso, a tratti sconnesso, ma l'urlo agghiacciante che si liberò dalle profondità delle viscere lo avrebbe tormentato per molti anni a venire, nei suoi peggiori incubi.

L'intensità di quella voce fu tale da far vibrare pericolosamente i vetri delle finestre di quello spazio fattosi tremendamente angusto e claustrofobico.

Le fiamme si avventarono sulla stoffa delle vesti, all'altezza del petto, avvolgendolo in un abbraccio letale, dolorosissimo, che gli ustionò le carni e che per poco non gli fece perdere la ragione. Loki scalciò, si dimenò con tutta la forza che il fisico gli permise di sostenere, mentre le braccia possenti dei due sottoposti di Freki, fino a quel momento rimaste impassibili, lo tenevano fermo per il collo e per le caviglie.

Gli occhi di Loki, annebbiati dalle lacrime e dal dolore, erano sgranati al punto tale da temere che i bulbi oculari gli sarebbero schizzati fuori dalle orbite. Il petto si alzava e abbassava freneticamente mentre le fiamme, quasi del tutto estinte, finivano di consumare quel che rimaneva di quella pelle, un tempo d'alabastro, orribilmente deturpata da una profonda ustione.

Il sudore freddo che gli imperlava il volto e le mani,ancora serrate dietro la schiena attraversata da spasmi incontrollati, l'odore di carne bruciata che gli impregnava le narici e il frastuono che gli rimbombava nella testa … era ancora vivo. La sua pelle poteva ancora percepire qualcosa di così banale eppure prezioso. Era vivo, seppure vedendolo qualcuno avrebbe potuto affermare il contrario.

Loki non voleva sentire niente! Perché sentire, percepire,non avrebbe fatto che acuire il dolore e la sofferenza fisica e non solo. Non poteva sopportarlo. Non più.

Non urlava più.

La confusione totale dei sensi, sommata al dolore e a tutto ciò che di disumano era successo fuori e dentro di lui lo ridussero ad un ammasso di gemiti. Cosa era rimasto a mantenerlo ancorato ulteriormente a quella realtà? Cosa gli impediva di abbandonarsi all'abbraccio di Hela?

Perché? Quante domande contenute in una sola parola e Loki non possedeva la risposta.

"Puoi fingere quanto vuoi di essere un principe...", sussurrò Freki a fior di labbra, sfiorandogli il labbro inferiore col pollice: "… ma rimarrai sempre e solo uno scarto".

A che punto della storia era giunto? A quale capitolo della sua triste vita? Ammesso che vi fosse qualcosa da raccontare e che valesse la pena di condividerla con chicchessia.

Non era importante , non più, non per Loki almeno.

Per insabbiare le prove della tragedia consumata fra quelle quattro mura i soldati decisero di far passare il tutto come una forma di violenza ai danni del minore dei figli del re, una ragazzata da giovani, desiderosi di provare nuove esperienze e che di fronte ad una simile opportunità erano stati vinti da un’eccitazione mai provata prima... e Loki non si sarebbe comunque difeso, ne avrebbe cercato di negare la versione di quei fatti. Gli avrebbero addossato la colpa, lo avrebbero additato come perverso e lui, come sempre, avrebbe finito con l'accettare il suo triste destino, sprofondando nella palude di bugie dalla quale non vi era possibilità di uscirne.

Le guardie gli tennero saldamente le gambe divaricate, recidendo con forza quel che rimaneva delle vesti di pelle nera.

Nessun orgoglio, nessuna dignità. Ogni residuo di umanità era andato perso.
Aveva smesso di lottare, di ragionare.
Voleva solo che tutto tacesse, che tutto finisse, che tutto scomparisse per sempre.
Ogni sensazione, ogni cosa scomparve.

Questo era ciò che rimaneva di Loki: rovine che, nonostante il loro valore, non sarebbero mai tornate al loro stato originario. Chiuse gli occhi, ormai stanchi e doloranti, segnati da profonde occhiaie vermiglie.

Una risata isterica gli sfuggì dalle labbra.

"Sei stato tu a farmi così, padre mio ".

Chissà che immagine si era concretizzata dietro le palpebre chiuse di Loki, mentre quegli uomini trafficavano con quel che rimaneva della sua carcassa deturpata.

L'ustione sul petto ancora calda.

I muscoli rigidi, non così diversi da quelli di un cadavere e il colorito terribilmente pallido.

Gli segnarono il collo con i denti, gli strattonarono i capelli bagnati di sudore. Lo percossero al punto che persino un sasso, vedendolo in quello stato, sarebbe stato mosso a compassione.

Mai come allora la morte gli era sembrata una soluzione tanto allettante.

Un istante prima di perdere i sensi gli parve di udire in lontananza, seppur debolmente, un rumore di passi e il tonfo della porta della stanza aperta, rendendo testimone di quell’orrido spettacolo chiunque fosse giunto sulla triste scena. Una voce vagamente famigliare urlò il suo nome. “Loki!” Qualcuno lo afferrò per le spalle. Dopo di che fu solo silenzio.


 

(1)Freki: Così viene chiamato uno dei lupi che seguono fedelmente Odino e che stanno ai piedi del padre degli dei quando questi siede sul suo trono. Freki dovrebbe essere l'emblema della fedeltà verso il proprio signore, che sfocia in fanatismo e che come tale porta ad azioni disdicevoli e, il più delle volte, amorali. E' un personaggio che starà sullo stomaco a tutti ma ciò che vorrei che capiste è che, in partenza, il suo intento era quello di assicurare il trono di Asgard ad un erede degno della grandezza che ha contraddistinto Odino e Loki non è uno di questi. A modo moooooolto suo stava cercando di agire per il bene del suo regno.


 

(2)Quello che Freki intende con il termine inverecondia ha a che fare con la natura di Loki. Il dio, nella mitologia, deve la sua natura di muta forma alla conoscenza e alla pratica di quella magia detta Seiðr che per i maschi comporta motivo di vergogna e atteggiamenti omosessuali. Ecco spiegato il perché dell'antipatia che gli dei provano nei confronti di Loki (sempre in ambito mitologico norreno).

Note dell'autrice: Che dire. Grazie di aver atteso qualche giorno per leggere la seconda parte di questa fan fiction e spero solo non desideriate linciarmi per ciò che ho scritto. Come avrete capito non sono il tipo d persona da storielle allegre e il personaggio di Loki ha la capacità di risvegliare la mia parte sadica.

Credo abbiate capito chi, alla fine del capitolo, fa la sua comparsa in aiuto del secondo figlio di Odino e spero condividerete la mia decisione leggendo la terza parte della storia che, se dio vuole, posterò settimana prossima.

Se avete suggerimenti, critiche costruttive o volete semplicemente condividere la vostra opinione su ciò che avete letto sarò ben lieta di rispondervi. Buona lettura ;)

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Fueati