Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: sofimblack    18/01/2018    1 recensioni
Dal II capitolo:
«Vuoi una caramella?»
Lui la guardò con attenzione ancora maggiore. Non si erano mai presentati, non si conoscevano, eppure lei non si era presentata né gli aveva chiesto il suo nome. No, lei gli aveva sorriso offrendogli una caramella. Una caramella. Anche lei studiava le persone, non si era sbagliato, ma aveva l’impressione che i loro studi si muovessero su due piani diversi.
[...]Quando però lei gliela porse, e lui allungò la mano per prenderla, accaddero due cose contemporaneamente.
Si sfiorarono appena, e una lieve scossa attraversò entrambi... probabilmente pure questo è un cliché, eppure tramite quel tocco leggero presero effettivamente la scossa, era decisamente così, non ci si poteva sbagliare.
La seconda cosa fece invece cadere Rae nello sgomento. L’atmosfera, da tranquilla e rilassata, si era fatta per lei tesissima. Una sensazione terribile, sconvolgente e in qualche modo triste la attraversò, velandole per un momento gli occhi di panico. 5 novembre, 5 novembre, 5 novembre.

Cosa sarebbe potuto accadere se Rae, una ragazza molto "intuitiva" e dal passato difficile, avesse incontrato Elle durante il caso Kira? Forse il finale sarebbe stato diverso...
Beh, spero di avervi sufficientemente incuriositi! Buona lettura ^^
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

XXII

Epilogo - pt.1

 

Aprile

R

 

La verità è questa: ci sono eventi che accadono nel corso dell’esistenza di una persona così significativi da essere decisivi, importantissimi, essenziali, così profondi da cambiare ciò che si è. Eppure, nonostante questo, si finisce comunque per tornare alla vita di tutti i giorni, all’abitudine… si finisce quasi per dimenticare.

Ma è davvero sempre così?

Rae era tornata in Inghilterra e, per quanto in teoria stesse arrivando la primavera, in realtà il cielo restava coperto e gli alberi stentavano a fiorire. Nonostante tutto a lei non dispiaceva: era come se la natura riflettesse quello strano stato d’animo con cui conviveva da mesi… inoltre, si trovava pur sempre nel piovoso Hampshire.
Quando era tornata dal Giappone Kateleyn era stata l’unica ad accoglierla all’aeroporto e l’unica ad accoglierla in generale. Lei era la sola persona che le era rimasta lì, in Inghilterra. Anzi, praticamente la sola che le era rimasta al mondo, e nonostante questo aveva preso le distanze anche da lei.

Poco dopo essere tornata aveva recuperato i suoi scatoloni, venduto la casa di famiglia e comprato coi soldi del ricavato l’appartamento che le piaceva, quello a Winchester, trasferendosi definitivamente lì, lontana da una qualunque faccia “amica” o comunque legata al suo passato. Con Kateleyn si vedeva ogni tanto per fare due chiacchiere o una scampagnata da qualche parte, riappropriandosi per qualche ora della se stessa più leggera e spensierata, ma poi tornava nel suo piccolo mondo perfetto, lontano da tutto e da tutti.
La cosa non le pesava affatto, anzi. Era sempre stata una persona solitaria e nel corso dell'ultimo anno lo era diventata ancora di più. Era come se dopo tutti quegli eventi così intensi adesso la compagnia della gente la sfiancasse…

Era riuscita anche ad ottenere nuovamente il lavoro al negozio di dischi, con sua grande gioia; qualcuno avrebbe potuto obiettare che non erano quelle le aspirazioni che si sarebbero dovute avere a 24 anni - a 24 anni si dovrebbero avere precisi piani per il futuro, una carriera in mente e anche una famiglia, il matrimonio, dei figli magari - ma lei era felice così e nessuno può permettersi di giudicare ciò che fa la felicità di un’altra persona.

In sostanza era tornata alla sua solita vita, eppure era tutto diverso… un po’ come lei. Era lei, era sempre Rae, eppure era diversa.
Quando si permetteva di ripensare al tempo passato dietro al caso Kira le pareva quasi una sorta di allucinazione durata mesi: non aveva alcuna prova tangibile del suo essere stata lì, al centro degli eventi, eppure c’era stata. Aveva contribuito a risolvere un caso dalla risonanza mondiale e a confermarglielo c’erano soltanto i suoi ricordi. Assurdo.
In ogni caso, tornando sul piano pratico, alla fine aveva imparato per davvero quel maledetto giapponese e così, una sera a settimana, teneva un corso di quella lingua che aveva tanto maledetto al circolo culturale di Winchester. C’erano solo cinque persone che lo seguivano ma non le importava: aveva scoperto con sua grande sorpresa che insegnare agli altri - per quanto pochi fossero - le piaceva molto, le dava soddisfazione.

Era finalmente in pace, tranquilla: sentiva di aver trovato il proprio posto nel mondo. Eppure, quando passava accanto ad una certa panchina del parco, o quando usciva fuori dal negozio a fumare… come poteva non pensare ad Elle? Cercava di non farlo, si sforzava in ogni modo di non pensarci, però ogni volta finiva per chiedersi sempre le stesse cose. Chissà dov’era.
Ogni tanto le arrivavano voci contraddittorie su di lui, e tutte molto vaghe: era la persona più inafferrabile del mondo, non poteva essere che così. Elle… si chiedeva se lo avrebbe mai rivisto, anche solo per caso, e tutte le volte si rispondeva che era un’eventualità decisamente improbabile. Inoltre, anche se lo avesse rivisto, cosa sarebbe cambiato?

Watari invece tornava a Winchester ogni volta che non doveva accompagnare Elle nelle sue indagini - sicuramente per occuparsi della Wammy’s House, alla quale teneva davvero molto - e ogni volta aveva cura di passare davanti al suo negozio per salutarla, mettendosi a parlare un po’ con lei. Si informava sulla sua salute e chiacchieravano del più e del meno, ma lei stava sempre attenta a non nominare mai Elle, nemmeno per sbaglio, e lui era sempre così gentile nel chiederle improvvisamente di qualche vecchio vinile di Syd Barret quando pareva che l’argomento scivolasse un po’ troppo in quella direzione…

L’unica volta in cui avevano vagamente affrontato l’argomento era stato quando Rae gli aveva chiesto notizie dell’ispettore Soichiro. Di Misa sapeva che aveva ripreso a fare la modella e che adesso stava lavorando ad un film; aveva sostenuto alcune interviste in cui parlava addolorata del suicidio del suo ragazzo e a quanto pareva tutto il Giappone aveva simpatizzato per lei.
«Il commissario Yagami è senz’altro un uomo forte. Continua a lavorare con totale dedizione ed è stato promosso, inoltre la sua famiglia riceve ogni mese un aiuto economico da… noi.»
Rae finse di non aver notato quella pausa.
«Sì ma… come sta?»

Sapeva quanto quella fosse una domanda stupida eppure non era riuscita a non farla, guidata da una sorta di istinto masochista. Non poteva evitare di pensare che in parte ciò che era successo a Yagami fosse colpa sua, dal momento che comunque sapeva cosa sarebbe accaduto e consapevolmente aveva scelto di non far nulla per evitarlo. Aveva permesso che un padre fosse privato del proprio figlio.
Davvero, se c'era una persona nei confronti della quale Rae si sentiva in qualche modo in debito, quella era proprio Soichiro Yagami.

«Parlando in tutta franchezza ritengo che non riuscirà mai ad accettare del tutto l’accaduto, stiamo pur sempre parlando di un genitore che ha perso il proprio figlio… ma come sa ha un grande senso della giustizia e credo sia quello a farlo andare avanti. So che cerca di trascorrere il maggior tempo possibile in famiglia, con la moglie e la figlia, evitando gli incarichi più pericolosi per essere sicuro di esserci per loro. Inoltre non si dimentichi che il giovane Light è stato esso stesso la causa della propria rovina, già dal momento in cui ha deciso di scrivere sul death note il primo nome. Lei non ha nulla da rimproverarsi, Miss.»

La guardò con dolcezza, dopo aver pronunciato quelle parole che andavano a demolire una per una tutte le incertezze di Rae. Lei però non riusciva a sostenere quello sguardo, carico di una comprensione che sentiva di non meritare.
«Ti prego Watari, smettila di chiamarmi così e di darmi del lei! Quante volte devo dirtelo?»

E pure quella volta lui la assecondò, cambiando argomento, ma forse sapendo di lasciarle il cuore lievemente più leggero.

 

 

 

 

L

 

In quei mesi aveva riflettuto spesso su Yagami, sulla sua scelta di uccidersi. In linea generale non tollerava l’idea del suicidio, gli sembrava una scelta del tutto illogica e contro ogni più rudimentale istinto umano. Forse dipendeva dal fatto che lui non credeva in alcun fantomatico aldilà - no, neppure dopo tutta la vicenda degli Shinigami - e riteneva che ognuno avesse quell’unica vita da vivere fino in fondo, e poi basta.
Una mente acuta come la sua non poteva fare a meno di pensare che fosse stupido porle un freno prima, con tutto quello che il mondo, le persone, le cose in generale avevano da offrire. Il suicidio di Light Yagami aveva qualcosa che non andava. Certo, che razza di vita era quella di una persona dai giusti ideali che però aveva addosso la responsabilità di centinaia e centinaia di vite? Eppure non lo riteneva un movente abbastanza valido, non fino in fondo.


Elle era appena atterrato all’aeroporto di Londra, seguito dagli sguardi incuriositi delle hostess e dei passeggeri ai quali ovviamente non aveva fatto caso. Anzi, ai quali faceva caso perché notava tutto, ma dei quali non gli importava un bel niente. Stava tornando da Nairobi, dove aveva dovuto risolvere un caso top secret “della massima difficoltà ed importantissimo” che si era rivelato tremendamente facile e, ovviamente, tremendamente noioso. In una piccola parte di sé quasi rimpiangeva di non avere altri opponenti al livello di Yagami, che gli impiegassero la mente e lo mettessero in difficoltà; amava le sfide, ma pareva non ci fossero più avversari degni di tale nome. Poi però pensava a quante vite erano state recise durante tutti quei mesi di indagini, e quella piccola ed ignobile parte di sé tornava a tacere.

Il caso Kira aveva avuto risonanza mondiale e adesso tutti i paesi, ancora più di prima, volevano Elle. Lui però, per tutta risposta, era diventato ancora più solitario di quanto già non fosse, scegliendo di dedicarsi esclusivamente a casi apparentemente irrisolvibili. Si chiese a che punto fossero i suoi “successori”, Near e Mello. Era tanto tempo che non tornava a casa, in Inghilterra… sì, perché era quella casa sua.
Nonostante ci avesse trascorso soltanto cinque anni era lì che aveva trovato un posto in cui riusciva a sentirsi vagamente in pace ed era lì che tornava ogni volta.

Camminando per i corridoi dell’aeroporto, verso l’uscita, socchiuse gli occhi, gustando ogni rumore, ogni accento che giunse alle sue orecchie attente. Ogni voce registrata che ricordava con impeccabile accento britannico di fare attenzione alle porte, ai borseggiatori o a qualsiasi altra cosa. Quando mise nuovamente a fuoco ciò che lo circondava scorse Watari che lo stava evidentemente aspettando, leggermente in disparte rispetto alla folla di persone in attesa dei passeggeri in arrivo. Si diresse verso di lui, sinceramente felice di vederlo nonostante l'espressione impassibile.

«Bentornato, Ryuzaki. Il volo è andato bene?»

«Sì.»

Si avviarono all’esterno, verso la solita Rolls Royce nera, senza dirsi altro. Fu solo quando salirono in macchina e sentirono il motore fare le fusa sotto di loro, protetti dagli interni lussuosi e discreti dell’auto, che iniziarono a parlare.

«Ci sono novità alla Wammy’s?»

«Tutto nella norma.»

«E Near e Mello?»

«Continuano ad essere due personalità ben distinte e singolari. Due giovani promesse ma, per l’appunto, giovani.»

Elle non replicò, osservando dal finestrino la periferia londinese che scompariva gradualmente, lasciando il posto a piccoli paesi con le tipiche casette a mattoncini rossi, gli scuri tetti caratteristici, le bow windows dalle quali si intravedevano gli interni delle abitazioni ma solo per un secondo, prima che scivolassero via. E poi, finalmente, la campagna, aperta e rilassante, così precisa ed ordinata. L’auto correva sicura e silenziosa su quella strada che filava dritta, quasi cullandolo. Dopo un po’ Watari interruppe quel silenzio con fare quasi casuale.

«La signorina Rae sta bene, lavora di nuovo al negozio di dischi e pare apprezzare molto i miei biscotti al limone.»

Elle rispose soltanto con una strana smorfia, come se non gli importasse… in realtà era perfettamente informato su di lei. Poteva trovarsi qualsiasi alibi, qualsiasi scusa, ma non era solo a causa della mancanza di casi interessanti che si sentiva così strano, o a causa della nostalgia che era tornato lì. Tutto lo portava verso di lei… ma, per la prima volta in vita sua, non avrebbe fatto l’egoista. No, era irrazionale per davvero volerla cercare, non aveva senso. Non sapeva neppure lui cosa voleva, perciò non avrebbe fatto nulla.

«Credo che le farebbe piacere sapere che sei qui.»

 

 

R

 

Davanti a lei aveva alcuni di quei biscotti ripieni al limone che Watari ogni tanto le portava e che lei aveva scoperto di adorare (prima o poi avrebbe dovuto fargli una statua). Si era ripromessa di non finirli tutti in un colpo solo ma ne aveva già mangiati più di metà nel giro di cinque minuti. Mannaggia, erano troppo buoni! Si accoccolò davanti al computer, una coperta sulle spalle ed i capelli spettinati raccolti con una matita. Controllò le email, annoiata. Spam, spam, la biblioteca che le ricordava di restituire un libro, spam… e poi, una strana email. Non riusciva a vedere né il mittente né l’oggetto. Avrebbe dovuto cestinarla, ma non compariva tra le opzioni. Che fosse un virus?

Per un momento perse il senso della realtà.

Cazzate.

Era inutile che si raccontasse balle da sola, sapeva perfettamente che era lui, glielo dicevano il suo intuito, il cuore che improvvisamente si era ritrovata nello stomaco, il suo respiro irregolare. Sensazioni che non provava da mesi e che le erano tornate sotto la pelle come se fosse passato appena un istante dall’ultima volta che l’aveva visto, come se lo avesse avuto davanti in quel preciso momento. Cosa poteva volere lui? Non si era mai fatto sentire, erano mesi che non si vedevano… E adesso eccolo lì, che ripiombava nella sua vita. Beh, leggere non le sarebbe costato nulla, no? Con le mani che tremavano leggermente aprì l’email.

 

Da:
Oggetto:

 

Iniziavo a credere che tu non mangiassi alcun tipo di dolce.

L.

 

Tutto lì. Un commento sui biscotti al limone - perché era sicuramente di quelli che parlava, Watari doveva avergli probabilmente detto qualcosa - giusto per sfoggiare la sua solita onniscienza… oltretutto l’aveva vista altre volte mangiare qualcosa di dolce, davvero quello era tutto ciò che gli era venuto in mente? Erano mesi che non si sentivano e lui se ne usciva fuori così… eppure, non era forse sufficiente? Adesso il cuore di Rae chissà dov’era, lo sentiva ovunque e da nessuna parte, irregolare, sorpreso. Lesse quelle poche parole più e più volte, gli occhi spalancati, cercandoci ad ogni lettura un significato diverso. Non gli avrebbe risposto. No, non poteva farlo. Eppure, con le mani tremanti, aveva già cliccato su “rispondi”.

 

Da: miltonrae@hotmail.com

Oggetto: Da che pulpito.

 

Il cuore le batteva a mille. Cosa poteva scrivere? Un vago sorriso fece capolino sulle sue labbra.

 

Noto che sei sempre il solito megalomane ossessivo con manie di controllo.

R.

 

Invio. Dunque… dunque lui si interessava a lei? No, non poteva permettersi di sperare. Ma perché allora le aveva scritto così all’improvviso, dopo mesi? Aiuto!

La risposta non si fece attendere.

 

Sarà che con questo tempo grigio mi annoio.

L.

 

Istintivamente guardò fuori dalla finestra. Beh, in effetti era piuttosto nuvoloso e… Per qualche secondo le mancò il respiro.
“Questo tempo”.
Dunque lui… lui era… lì? O forse no… sì invece, certo che era lì. Doveva calmarsi. Ignorare le sue consapevolezze era da vigliacchi e non serviva a nulla, non glielo aveva detto lui stesso? Rae non rispose più, troppo presa a rimuginare. Che doveva fare? Andare alla Wammy’s House per vedere se lui era lì sul serio? E magari già che c’era prenderlo a calci, giusto per sfogarsi un po’? Aspettare? Buttare il pc nel fuoco?

L’arrivo di un’altra email la distolse dai suoi pensieri.

Non ti facevo così codarda.
L.

 

Quasi poteva immaginare l’espressione supponente e vagamente canzonatoria con cui le aveva scritto quelle parole. La stava provocando, era palese… ma lei voleva farsi provocare? Erano successe tante cose, ma nonostante tutto - lo sapeva, non aveva senso nascondersi dietro un dito - lei era ovviamente ancora innamorata di lui, e lui ovviamente no, non lo era mai stato. Perché allora tormentarla ancora? Che cosa cavolo voleva da lei!?

E glielo chiese.

 

Cosa vuoi da me?

R.

 

Questa volta la risposta ci mise un po’ ad arrivare.

 

Credo che mentire a se stessi sia incredibilmente controproducente e dunque incredibilmente stupido. Lo sai, abbiamo una questione in sospeso. Forse dovremmo risolverla, se vuoi.

L.

 

Una questione in sospeso…? Cosa poteva voler dire? Enigmatico come sempre. Fargli una domanda equivaleva non soltanto a non ricevere quasi mai una risposta ma anzi, ad avere ancora più domande. Però, per la prima volta, le stava dicendo che stava a lei scegliere, che non si sarebbe imposto… e quella fu la parte che la sorprese di più, smorzando definitivamente la sua irritazione. Era come se stesse cercando di riequilibrare quel loro strano rapporto.

 

E cosa accadrebbe se io volessi?

R.

 

Beh, se tu volessi…

L.

 

Non aveva praticamente finito di leggere che sentì bussare alla porta. Il suo cuore fece una capriola… possibile che lui fosse lì? Esitò. E se non avesse aperto?






Ciaaaaaaaaao! Rieccomi qua :D
Vi sono mancata? Beh, spero di sì! 

Dunque? Che ne pensate? Come già avevo detto non potevo lasciare questa storia così... o meglio, avrei potuto, ma secondo me c'erano un paio di questioni che andavano risolte. Oltretutto ormai mi ci sono affezionata a Rae, Elle e compagnia bella, quindi confesso che mi riesce davvero difficile scrivere la parola "fine"... anche se, purtroppo, col prossimo capitolo dovrò farlo :(
Ma magari voi sarete pure felici visto che la sto trascinando da quasi un anno ^^' ehmehm

Non voglio aggiungere altro, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, grazie mille a chi continua a mettere la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. Grazie a chi mi scrive - siete davvero... <3 <3 - e a chi legge in silenzio. E grazie di aver letto i miei sproloqui fin qui! xD Se vi andasse di recensire o anche solo di scrivermi lo apprezzerei molto, come sempre, ma se non vi va saprò capire, tranquilli ;)
Spero che deciderete di accompagnarmi anche per l'ultimo capitolo, quello conclusivo (lacrimuccia), che non so quando uscirà ma sicuramente a "breve" (spero di riuscire entro la fine del mese, per intenderci).
A presto ~
sofimblack

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: sofimblack