La
Mietitura I
Salve!
Prima
di
lasciarvi al capitolo vorrei chiedere a tutti coloro che ancora non mi
hanno
inviato le schede dei loro Tributi di farlo al massimo entro
venerdì in modo
tale da poter pubblicare la seconda parte della Mietitura entro la fine
della
settimana.
Per
chiarezza, parlo degli otto tributi appartenenti ai seguenti Distretti:
-
Distretto 6;
-
Distretto 8;
-
Il
ragazzo del Distretto 9;
-
Distretto 10;
-
Il
ragazzo del Distretto 11.
Detto
ciò
ringrazio quanti di voi hanno già inviato la scheda, o mi
hanno anticipatamente
avvertito del ritardo, e vi lascio al capitolo.
Distretto
1
Emerald “Esme” Cavendish – 25 anni.
Esaminò
il riflesso che gli rimandava lo specchio a
figura intera nell’angolo della sua stanza.
La
pelle alabastrina appariva leggermente più pallida
del solito, gli occhi verdi come smeraldi erano leggermente sgranati,
ma nel
complesso una volta che avesse finito di acconciare le lunghe onde
bionde
avrebbe avuto il solito aspetto: una bella bambolina di porcellana,
delicata e
perfetta.
Assomigliava
molto a sua madre.
Non
che avesse mai avuto l’occasione di conoscerla,
né lei né lo zio Gloss, ma dalle foto che sua zia
Jewel le aveva mostrato
poteva affermare con certezza che fosse così.
Persa
nelle sue considerazioni, sentì bussare
leggermente alla porta della sua stanza.
-
Sì? –
-
Esme, è quasi ora. –
-
Sto arrivando. –
Spazzolò
i capelli, meditando sul lasciarli sciolti o
meno, e alla fine decise per la prima opzione.
C’erano
molte bionde al Distretto, ma nessuna aveva
quella chioma color dell’oro puro perciò se
proprio doveva essere tra le povere
anime sotto i riflettori per quella giornata allora tanto valeva che
splendesse
come la più luminosa delle stelle.
Uscì
dalla camera salutando con un cenno del capo la
zia e scompigliò i corti capelli di Jade, la più
piccola delle sue cugine.
-
Hai intenzione di offrirti volontaria? – le chiese
Jade con quella sua vocina sottile che la faceva sembrare ben
più piccola dei
suoi otto anni.
-
Probabilmente. –
Sua
zia aggrottò la fronte, contrariata.
-
Perché proprio adesso? Perché non lo hai fatto
dieci anni fa? –
-
Perché dieci anni fa non sarei stata sicura
d’incontrare la figlia di Johanna Mason all’interno
dell’Arena. –
-
Non puoi esserlo nemmeno adesso -, obiettò la
donna, - al Distretto 7 non è l’unica figlia di
una vincitrice. –
-
No, non lo é -, convenne, - ma ho la netta
sensazione che quest’edizione rivedrà parecchi
volti noti. –
Per
quale altro motivo altrimenti Snow avrebbe
permesso loro di vivere un’infanzia e
un’adolescenza ben lontana dalla follia
dei Giochi?
Libero William Howard – 16 anni.
La
piazza antistante il Campidoglio era gremita come
al solito, ma se negli anni passati gli aspiranti Tributi erano decine
e decine
di giovani ragazzi e ragazze quella volta la maggior parte dei presenti
era lì solo
per avere un posto in prima fila per assistere alla Mietitura di quella
quarta
edizione della memoria.
Loro,
i figli degli ex Vincitori, erano sistemati in
due file in base al sesso ed ammontavano a un totale di circa venti
persone la
maggior parte dei quali erano ragazzi.
Intravide
il volto del dodicenne figlio di uno degli
ultimi campioni del loro Distretto, uno scricciolo dalle scomposte
ciocche
corvine che si guardava attorno con aria febbrile e sembrava
praticamente
impossibilitato dallo starsene fermo e tranquillo, mentre questo si
girava
proprio verso di lui e accennava un abbozzo di sorriso.
Del
resto tutti lì al Distretto lo conoscevano;
essere il nipote del sindaco ti rendeva una sorta di
celebrità da quelle parti
e l’incendio in cui era morto suo padre viveva ancora nella
memoria di quanti
avevano conosciuto Lucas Edward Howard quando era ancora in vita.
Con
la coda dell’occhio vide che anche i Mentori
assegnati a quella particolare edizione, la giovane Opal appena
ventenne e il
trentaquattrenne Brenn, erano giunti in piazza e attendevano
pazientemente a un
lato del palco.
La
Capitolina percorse i gradoni che la separavano
dal palco, camminando su quei tacchi abnormi con una
semplicità che aveva dell’incredibile,
e osservò i giovani davanti a lei con le iridi blu
luccicanti d’eccitazione.
Si
schiarì la gola, tamburellando sul microfono
acceso.
-
Salve, miei cari abitanti del Distretto Uno. Come
sempre cominciamo questa Mietitura con un gentile omaggio del
Presidente Snow. –
Il
filmato era cambiato negli ultimi venticinque
anni, sostituendo quello storico che vedeva la prima ribellione dei
Distretti
domata, e adesso ritraeva la desolazione dopo che Capitol aveva messo
fine alla
rivolta guidata dalla Ghiandaia Imitatrice.
Quando
ebbe termine la donna riprese la parola.
-
Molto bene e adesso, come è nostro costume,
cominciamo con le signore. –
Rovistò
nell’ampolla contenente gli otto foglietti
con studiata lentezza, lasciando vagare lo sguardo sulle ragazze
davanti a lei.
Doveva
riconoscere che era abile nel creare suspance,
si ritrovò a riflettere Libero.
-
Clarisse Long … -
Non
ebbe modo di terminare il cognome della ragazza,
una moretta di circa tredici anni che era in prima fila,
perché un braccio
svettò alto nella folla.
Emerald
Cavendish, la figlia di quella Cashmere che
aveva letteralmente stregato i Capitolini e che aveva trovato la morte
durante
la terza edizione della memoria, inarcò un sopracciglio come
a volerla sfidare
a ignorarla.
-
Abbiamo una Volontaria, ma che emozione! Prego, mia
cara, raggiungimi sul palco. –
Libero
seguì l’avanzata della giovane donna,
consapevole che anche il resto dei presenti stava facendo lo stesso.
-
Emerald Cavendish, venticinque anni, Volontaria per
il Distretto Uno – recitò davanti al microfono,
fissando risolutamente verso la
telecamera che riprendeva la Mietitura.
-
E adesso veniamo al baldo giovane che accompagnerà
la nostra Emerald – riprese la Capitolina, puntando questa
volta verso l’urna
contenente i nomi maschili, - Libero Howard! –
Libero
prese un respiro profondo, consapevole che non
ci sarebbe stato nessun Volontario pronto a prendere il suo posto;
proprio come
era accaduto anni prima con suo padre, nessuno avrebbe mai osato rubare
la
gloria a uno della stirpe del sindaco andando incontro alla sua furia.
“Coraggio,
si va in scena.”
S’impose
di indossare la migliore delle sue
espressioni tranquille e sicure.
Doveva
dare l’idea di quello più che sicuro di
vincere quell’edizione … anche se non lo era
affatto.
Prese
posto accanto a Emerald, sorridendo quando la
Capitolina gli domandò quanti anni avesse.
-
Sedici. –
-
Eccellente. I vostri Tributi, Distretto Uno, fate
loro un bell’applauso! –
Distretto
2
Cassian Andersen – 25 anni.
Cassian
assestò un pugno al sacco, sorridendo
soddisfatto quando lo vide scattare all’indietro.
Fintò
un sinistro e poi colpì nuovamente con un
calcio rotante.
Quando
il gancio che lo sosteneva cedette, facendolo
cadere a terra con uno schianto, sorrise soddisfatto.
Un
secco rumore d’applausi echeggiò alle sue spalle.
Con
la coda dell’occhio vide che Enobaria era
appoggiata alla colonna e lo osservava con aria vagamente divertita, i
denti
aguzzi che trapelavano leggermente dal suo sorriso.
-
Sapevo che ti avrei trovato qui. –
-
Un po’ d’allenamento in pace prima di ore di treno.
Almeno crollerò e non sarò costretto a sorbirmi
tutte le chiacchiere della
Capitolina che ci verrà assegnata. –
Il
sorriso sul volto della donna si allargò ancora di
più.
-
Brutus sarebbe fiero di te. –
-
Sei vestita tremendamente bene per essere una che
si limita ad assistere alla Mietitura – osservò di
rimando.
-
Questo é perché non mi limito ad assistere.
–
Cassian
corrugò la fronte, sorpreso.
-
Non credevo avessi intenzione di fare da Mentore a
questa edizione. Hai detto che ti eri stufata. –
-
Già, ma Brutus è stato il mio Mentore
perciò credo
che sia giusto che io sia la tua. –
Tutti
al Due sapevano quanto lei e suo padre fossero
stati legati, tanto che le dicerie si erano spinte spesso a insinuare
che l’uomo
avesse avuto una storia extra coniugale con lei.
Dicerie
messe in giro da idioti, per come la vedeva
Cassian, perché chiunque avesse conosciuto anche un minimo
Enobaria e Brutus avrebbe
scoperto che il rapporto che c’era tra loro era paragonabile
a quello tra
sorella e fratello.
-
Mi insegnerai a squarciare la gola di qualcuno con
i denti? – scherzò, afferrando
l’asciugamano che la donna gli porgeva e
asciugandosi il volto sudato.
-
Credo che tu sia più il tipo che può spezzare il
collo a qualcuno a mani nude -, rilanciò sorridendo, - E
adesso va a farti una
doccia, mancano venti minuti all’inizio della Mietitura.
–
Accennò
un beffardo cenno militare.
-
Agli ordini. –
Amber Pearl Jemma Johnson – 20 anni.
Giocherellò
con le lunghe ciocche bionde,
attendendo che le ragazze davanti a lei finissero di sistemarsi al loro
posto
per poi fare altrettanto.
Di
fianco a lei c’era la sua sorellastra, Ruby, e
da qualche parte nel gruppo dei ragazzi c’era sicuramente
Zephyr, il suo
fratellastro.
-
Hai intenzione di continuare a sistemarti i
capelli ancora per molto? – le chiese Ruby, storcendo il naso
con
disapprovazione.
-
E se anche fosse? – la rimbeccò.
-
Non è certo una sfilata di moda, il tuo
bell’aspetto
non interessa a nessuno. –
-
Questo è a dir poco discutibile e, in secondo
luogo, sei fortunata che non lo sia. –
Sentì
Ruby bofonchiare a mezza bocca qualcosa di
decisamente poco gentile, ma Amber volse lo sguardo verso la Capitolina
che si
stava sistemando davanti al microfono.
-
Buongiorno, miei cari -, trillò la donna
allegra, - Non perdiamo tempo e cominciamo subito con le signore; la
nostra
fortunata ragazza è … Amber Johnson! –
Nessuna
mano si alzò per offrirsi al suo posto.
Non
che Amber ne fosse sorpresa.
Sapeva
perfettamente che la maggior parte delle
ragazze del Distretto non nutriva una simpatia particolare nei suoi
confronti,
così marciò tra le ragazze e salì sul
palco.
-
Mia cara, quanti anni hai? –
-
Vent’anni – replicò, sforzandosi di
rendere la
sua voce più incerta e impaurita che poteva.
Non
aveva alcuna intenzione di mostrarsi come la
classica Favorita spavalda.
Si
coprì il volto con le mani dalle dita
affusolate, singhiozzando vistosamente, mentre calde lacrime di
circostanza le
colavano lungo le guance rosee.
-
Suvvia, mia cara, vediamo chi sarà ad
accompagnarti in questo viaggio – intervenne la Capitolina,
battendole colpetti
affettati sulla schiena, pescando poi il nome del ragazzo: - Andreas
Ratmond? –
-
Cassian Andersen – la corresse la voce del giovane
uomo in prima fila.
Amber
lo conosceva come molte altre delle sue
coetanee del resto.
Il
figlio di Brutus Andersen, il protetto di
Enobaria Strong, il venticinquenne membro dell’Aviazione del
Distretto Due che
aveva fatto palpitare il cuore di più di una ragazza.
-
Come dici, mio caro? –
-
Dico che il Tributo maschile del Due sarò io …
sempre ammesso che non ci sia qualcuno che ha nulla in contrario
– concluse.
C’era
un pizzico d’ironia nella sua voce che fece
ridacchiare nervosamente alcuni ragazzi, tra cui il sorteggiato che
disse: -
Per me non ci sono problemi, amico. –
-
Bene. Allora raggiungici pure sul palco –
assentì la Capitolina.
Cassian
non se lo fece ripetere due volte e si
sistemò accanto a lei, accennando appena un minuscolo
sorriso dandole modo di
capire che l’aveva riconosciuta sebbene la loro fosse solo
una conoscenza di
vista, poi si chinò verso la loro Capitolina.
-
Bel cappello, rossa. –
La
donna arrossì, suscitando una diffusa risata
collettiva, e borbottò un ringraziamento.
-
I vostri Tributi, Distretto Due! –
Distretto
3
Charity Latier – 21 anni.
Lanciò
un’occhiata a sua madre, accanto alla sedia a rotelle
sulla quale si trovava il padre, e sorrise al loro indirizzo.
La
notizia di quella quarta edizione aveva fatto precipitare
nell’ansia un po’ tutti lì al Distretto,
ma Beetee in particolare sembrava
essere toccato dalla cosa.
Charity
supponeva che tutto quello che era stato costretto a
passare e ciò che la sua ultima edizione dei Giochi gli
aveva lasciato fossero
stati il colpo peggiore per quell’uomo così
risoluto e indipendente che
improvvisamente si era ritrovato a doversi appoggiare a chi lo
circondava.
Tuttavia
quando aveva trovato in Catherine il vero amore ed
era nata Charity la priorità era diventata proprio
quest’ultima.
Entrambi
i suoi genitori avevano sempre cercato di fare il
possibile per aiutarla nella sua crescita personale, insegnandole ad
affrontare
la vita quanto a prepararsi a un’eventuale chiamata
nell’Arena.
E
quella mattina, in cui l’eventualità era
più che mai vicina,
lei non poteva fare a meno di cercare di tranquillizzarli a modo suo.
-
Mi avete insegnato tutto quello che potrebbe mai servirmi.
Comunque andranno le cose, che io sia estratta o meno, saprò
come affrontare la
situazione. –
Suo
padre le prese la mano, spingendola a chinarsi verso di
lui, e l’abbracciò.
-
Sei sempre stato il migliore dei nostri traguardi, spero che
continuerai a esserlo qui al Distretto. –
Lo
sperava anche lei, ma la matematica non era un’opinione e
le probabilità giocavano decisamente a suo sfavore.
Il
Tre era un buon Distretto in cui vivere, ma non produceva
di certo combattenti letali come l’Uno e il Due,
né esperti nell’arte della
sopravvivenza e della mimesi come quelli del Sei, né agili
nuotatori capaci di
procacciarsi il cibo in presenza di una qualsiasi fonte
d’acqua come quelli del
Quattro.
Pertanto
il numero di figli di Vincitori era decisamente
ridotto rispetto ai primi Distretti.
Avrebbe
avuto bisogno di un vero e proprio miracolo per non
essere estratta.
E
lei era una donna di scienza, credeva ai fatti e non ai
miracoli.
Luke Derrick Bellamy – 18 anni.
-
E dopo questo piccolo regalo inviato dal Presidente,
possiamo finalmente cominciare con la tanto attesa estrazione dei
fortunati
giovani che rappresenteranno il Distretto Tre a questa quarta edizione
della
memoria. –
Luke
storse il naso alle parole della Capitolina.
Fortunati?
La
fortuna non era mai a loro favore.
-
Come sempre cominciamo con le donzelle … Charity Latier!
–
Il
sussulto dalla folla dei presenti giunse forte e chiaro
alle orecchie di Luke.
Charity
era conosciuta al Distretto; suo padre era Beetee
Latier, uno dei pochi sopravvissuti alla terza edizione della memoria,
uno di
coloro che avevano combattuto contro Capitol.
Supponeva
che la sua estrazione fosse a dir poco scontata e si
chiese distrattamente se qualcuno avesse truccato l’urna.
Vide
la ragazza voltarsi verso il pubblico, forse alla ricerca
dei suoi genitori, decisamente preda dello shock, prima di avanzare
verso il
palco e sistemarsi accanto alla Capitolina.
-
E adesso il giovanotto … Luke Bellamy, coraggio, unisciti a
noi! –
Doveva
essere uno scherzo.
Sapeva
che i figli dei Vincitori erano pochi e che la
probabilità era alta, ma non aveva mai pensato seriamente
che sarebbe toccato a
lui.
Nessuno
si offrì Volontario al suo posto esattamente come era
capitato per Charity.
Il
Tre non era un Distretto di combattenti né di coloro che
ricercavano la gloria squarciando gole o trafiggendo persone.
Strinse
i pugni, ingoiando la rabbia, e prese il suo posto con
muta rassegnazione.
-
I vostri Tributi, Distretto Tre, possa la fortuna essere
sempre a loro favore! –
Distretto
4
Sebastian Odair – 24 anni.
-
Seb, ho paura – sussurrò Christine, mentre si
incamminavano
verso la piazza principale del Distretto.
-
È normale avere paura, Chrissie. –
-
Ho il doppio della paura questa volta, perché anche tu
potresti essere estratto. E che succede se veniamo scelti tutti e due?
–
Sebastian
fece scivolare la mano in quella della sorellina,
intrecciando le dita alle sue e stringendo piano.
-
Non farti sentire da mamma quando fai queste ipotesi -, le
sussurrò, - ma se così dovesse andare a finire
allora uno di noi uscirà da
quella maledetta Arena. E ti assicuro che farò di tutto
affinchè quella persona
sia tu. –
-
Ma … -
-
Raggiungi le tue amiche, tra poco inizierà la Mietitura
– la
interruppe, chinandosi a scoccarle un bacio sulla guancia, per poi
dirigersi
verso la zona maschile.
Christine
lo guardò per una manciata di secondi prima di
prendere posto accanto alle sue migliori amiche.
Non
era mai stata tanto spaventata in vita sua.
La
voce della Capitolina, una donna vestita interamente di
verde acqua e con i serici capelli biondo platino, la
riportò alla realtà.
-
Buongiorno, Distretto Quattro. Come tutti gli anni ci
ritroviamo qui a sorteggiare la coppia di coraggiosi giovani che
scenderà nell’Arena
… e come sempre prima le signore. –
Christine
chiuse gli occhi, serrandoli con forza, mentre la
Capitolina dispiegava il foglietto e leggeva il nome.
-
Ayla Dobrev! –
Emise
un respiro sollevato mentre la ragazza bionda che era
stata chiamata si faceva avanti.
Anche
quell’anno era salva.
Ayla Dobrev – 19 anni.
Ayla
si fece avanti non appena sentì chiamare il suo nome.
Era
il suo momento, finalmente avrebbe potuto riscattare la
memoria di suo fratello.
Avrebbe
vinto quell’edizione e gli avrebbe dedicato la
vittoria.
-
Quanti anni hai, mia cara? –
-
Diciannove. –
-
Fantastico, un bell’applauso per questa bellissima ragazza
-, trillò deliziata, - e adesso vediamo chi sarà
il prode cavaliere che ti
accompagnerà in quest’avventura. –
“Tutti,
ma non lui. Non Lui. Non Lui.”
-
Sebastian Odair! –
Il
destino doveva proprio aver deciso di giocarle uno strano
scherzo.
Aveva
cercato di attirare l’attenzione di Sebastian Odair per
anni, piuttosto inutilmente tra l’altro, ed ecco che si
ritrovavano insieme
nell’Arena.
Pessimo
tempismo, destino, decisamente pessimo.
Vide
Christine Odair scoppiare in singhiozzi mentre il
fratello avanzava verso il palco, confortata dagli abbracci delle sue
amiche, e
Finnick Odair che stringeva a sé sua moglie in preda a una
di quelle crisi
tristemente famose all’interno del Distretto.
Sebastian
prese posto accanto a lei, sorridendole lievemente
prima di tornare a fissare le telecamere.
Aveva
lo sguardo perso nel vuoto, immerso in chissà quali
pensieri, e lei non poteva fare a meno di pensare che tutta quella
storia era a
dir poco assurda.
Improvvisamente
entrare nell’Arena cominciava a perdere tutto
il suo fascino.
Spazio
autrice:
Ed
ecco a
voi i primi otto Tributi di questa centesima edizione. Chiedo ai
creatori degli
OC comparsi di darmi un riscontro della loro resa e rinnovo
l’invito fatto a
coloro che ancora devono inviare le schede così almeno
riusciamo a toglierci
presto gli altri due capitoli di Mietitura e ad entrare nel vivo della
storia.
Per
ora è
tutto.
Alla
prossima.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary