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Autore: Pareidolia    24/01/2018    1 recensioni
"Il mondo è nulla. Non è in un modo ma nemmeno in un altro. E' chi ci vive a renderlo ciò che è, non ci sono forze esterne che ne dettano le regole se non su un piano puramente fisico. A dirla tutta, sono gli uomini a imporre il proprio volere e a influenzare le forze che reggono il mondo, non il contrario."
In un tempo in cui il pianeta sta per morire ed è popolato da strane forze nascoste nelle ombre, un ragazzino viaggia verso una montagna lontana e sconosciuta. Durante il viaggio, però, osserva e interagisce con svariate persone utilizzando i propri misteriosi poteri, scavando nelle loro vite e nei loro ricordi per poter affrontare una scelta complicata e segreta.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ogni notte dalla foresta s’alzavano strane voci e il vento ululava con malignità fra le abitazioni di legno. I campi sembravano diversi tanto di giorno quanto di notte e, a volte, il rivolo d’acqua che ne lambiva un lato aveva delle misteriose venature rossastre.
Che il demone sia ancora qui?, iniziarono a domandarsi alcuni contadini. Le donne, spaventate, iniziarono a costruire effigi sacre e il monaco del villaggio, Felis, aumentò sempre più il numero degli incontri di preghiera.
Gli uomini, invece, continuavano a lavorare la terra ma i loro sguardi erano carichi di sospetto.
Siccome Nicolas e sua figlia, Loraine, non uscivano mai dall’abitazione e non si mostravano quasi più per le strade, i sospetti iniziarono a cadere su di loro. E mi sembra inutile dire che caddero anche sui due viandanti.
Col passare di soli alcuni giorni tutti avevano attribuito a quei quattro la colpa di ogni cosa avvenuta negli ultimi tempi al villaggio, dalla morte di Zavran a quella di Arlon, dalle misteriose ombre che attraversavano di notte le strade spoglie del villaggio fino ai sussurri che il vento trasportava con sé, per terminare con l’incendio della locanda di Lars. Fu portando alte queste convinzioni che gli uomini e le donne del villaggio, quindi, afferrarono ancora una volta le armi e si mossero verso la casa di Nicolas. Al tempo fui così sciocco da seguirli nella loro rivolta, senza rendermi minimamente conto del sottile filo che stavamo per spezzare, il filo quasi invisibile, fantasma, che sosteneva con indomita perfezione la tranquillità nel villaggio intero.
Giungemmo alla casa del capo-villaggio portando torce e forche, così come prima di noi avevano fatto alcuni alla locanda di Lars ma non ci accorgemmo della somiglianza fra i due avvenimenti, poiché una nera rabbia ci accecava.
Quando le grida di protesta contro Nicolas spezzarono l’aria della sera, i due viandanti erano nelle proprie stanze. Lucia allattava il neonato il cui sguardo era socchiuso, quasi addormentato. Il ragazzino, invece, già dormiva anche se a guardarlo lo si sarebbe creduto perso in una sorta di meditazione. Parevano normali, quei due misteriosi viaggiatori. Nonostante il loro aspetto fosse tale e quale agli esseri umani comuni, qualcosa nell’aura che emanavano era spaventoso ma bada, ragazzetto, non parlo dello spavento provocato da un demone quanto più quello d’uno spettro silenzioso e immobile che torna dall’aldilà per dirti qualcosa, per avvertirti di un imminente cambiamento. Uno spavento che è in realtà meraviglia e paura miste in una sola emozione, sì, è questo di cui parlo.
Posso già dirti che non venimmo mai a sapere chi quei due fossero. Il loro passato e il loro futuro ci rimase sconosciuto negli anni e lo è tutt’ora che sono lontano dal villaggio ma non è questo l’importante. Non farti domande su di loro perché ne sentirai parlare nuovamente e, di sicuro, prima o poi verrai a sapere la verità. Ora ascolta solo ciò che sto per narrarti, i terribili avvenimenti di quella notte.
Dunque, quando arrivammo davanti all’abitazione, una casa larga e pulita, formata da due piani e che riempiva d’orgoglio tutto il villaggio sin dalla sua costruzione, ogni cosa era in silenzio. Il cielo si era rapidamente colmato di nuvole che risultavano nere nel buio della notte e non c’era il minimo soffio di vento. L’intero mondo attorno al villaggio era muto e immobile, in attesa di ciò che stava per accadere.
-Nicolas vieni fuori! Vieni fuori se sei un uomo! Dobbiamo parlare di cose molto importanti, noi tutti!- Gridò Lars fra la folla, alzando la torcia e agitando con rabbia il braccio con cui la stringeva al punto che alcuni ebbero paura che la lanciasse contro i muri in legno dell’abitazione.
Qualche secondo e l’uomo si affacciò a una delle finestre. Sul volto aveva un’espressione che vagava sulla sottile striscia di terra che separa la paura dalla confusione.
-Eccolo! Ecco il demone!-
Così gridarono alcuni guardandolo e subito grida di rabbia partirono verso lui che, inerme, non seppe come accoglierle e non poté far altro che tentennare mentre le udiva.
E’ risaputo che la paura porta con sé, spesso, l’ignoranza fra chi conosce poco il mondo eppure, in quel momento, una certa verità si era insinuata fra le voci e le menti. Ma non fu affatto questa verità a spingere Lars a lanciare la torcia contro il muro della casa, spinto da un impeto di rabbia improvviso quanto un fulmine nel cielo limpido. Da lì altri seguirono il suo gesto e decine di grida riempirono l’aria prima silenziosa e ferma ma ora impetuosa come un mare in tempesta.
Tutti coloro che, in quel momento, si trovavano nell’abitazione ne uscirono correndo. Il ragazzino si guardava attorno con uno sguardo indecifrabile mentre Lucia, stringendo al petto sia il neonato che i propri abiti e l’armatura, controllava disperatamente che il piccolo non si fosse ferito ma il suo pianto la gettava sempre più nel baratro della disperazione e poco le importava se si trovava nei succinti abiti da notte che indossava, la rabbia divenne tale che mosse una mano verso la spada, pronta a sfoderarla e a colpire tutti gli abitanti del villaggio senza alcuna pietà. Fu proprio il ragazzino a fermarla, ponendole entrambe le mani sulle spalle e restando in silenzio, come se le stesse infondendo nel corpo una misteriosa energia in grado di placare la furia. Poco lontano, intanto, gli abitanti si stavano accanendo su Nicolas e Loraine, agitando le forche e minacciandoli di dar loro fuoco con le torce.
-Meritereste la morte! Demoni maledetti, tornate dall’oscurità da cui provenite!- In mezzo alla folla balenavano continuamente i nomi di Zavran e Arlon, come a ricordare ai due i mali maggiori che avevano causato ma anche i nomi degli altri morti non tardarono affatto a librarsi nel vento che, poco a poco, si faceva più forte.
I due viandanti videro rivoli di sangue scorrere sul volto di Nicolas mischiandosi col sudore e le lacrime mentre, stringendola fra le braccia, riparava dalla folla la propria figlia. Io mi ero ormai allontanato, diventando solo un terrorizzato e codardo osservatore incapace di qualsiasi cosa e fu forse per questo che riuscii, poco a poco, a comprendere, man mano che i secondi passavano e che le immagini davanti ai miei occhi si facevano sempre più strane e incomprensibili.
Un urlo disumano proveniente dalla gola di Nicolas squarciò ogni cosa, sovrastando i pianti e le urla degli abitanti del villaggio che, terrorizzati, si paralizzarono all’istante. La figura un tempo statuaria dell’uomo, da sempre imponente e sicura, divenne d’un tratto incerta come un miraggio distorto. Il suo volto si allungò lentamente, accompagnato dall’urlo e dal gonfiarsi del corpo. Un demone, sì. Il villaggio aveva avuto ragione ma ora, davanti agli occhi, tutti noi non avevamo una creatura perfida e affamata ma, piuttosto, una impaurita e che desiderava soltanto difendere la propria figlia. Era successo forse così, con Zavran? Dopotutto quell’uomo era da sempre stato molto più furbo degli altri e si sa che ogni uomo, quando ne ha l’occasione, ritrova nel proprio animo una risorsa illimitata di malvagità che prima non era mai sembrata nemmeno esistere.
Forse quell’epidemia che aveva portato nel cimitero così tante vite proveniva da altrove. Ma ormai era tardi per i forse e per i ma, troppo tardi persino per le scuse. Il corpo di Nicolas si era gonfiato di muscoli a dismisura e appariva, ora, irriconoscibile. Fra le braccia ancora teneva Loraine, tanto bianca e immobile da sembrare morta e, penso ancora adesso, le lacrime che colavano dagli occhi del demone, dagli occhi di Nicolas, ne confermavano la dipartita.
Quando un secondo grido dell’uomo irruppe nell’aria, gli abitanti tentarono di fuggire, incapaci ormai di tener testa a una così terribile creatura.
Non tutti, però, riuscirono a fuggire in tempo e rimasero schiacciati dalla forza della sua rabbia.
Fu uno spettacolo tremendo, come puoi immaginare. Mai prima di quel momento e mai più in seguito vidi una cosa simile. Ancora oggi il terrore che mi scuoteva le ginocchia in quell’attimo torna a tormentarmi. E con quel terrore mi perseguita una domanda, assillante e senza risposta. Era, quell’essere, ancora Nicolas? Erano le sue lacrime quelle di un uomo oppure erano di un demone? Proprio non riesco a dare una conclusione a queste domande. Ma ti basti sapere che, quella notte, accadde qualcosa di ancor più inatteso.
Il ragazzino, dopo aver calmato Lucia, si mosse verso quello che era stato il capo-villaggio e alzò le braccia. Forti folate di vento scaturirono da ogni dove, investendo l’intero villaggio con la loro potenza  e le fiamme delle torce appese agli edifici si fecero più alte e le loro luci più intense. Dal terreno scaturirono, una ad una, numerose creature d’ombra, silenziose e ondeggianti, che si diressero verso il demone afferrandone il corpo in più punti, cercando di tenerlo fermo. Fu in quel momento che, alzando gli occhi al tetto dell’abitazione di Nicolas, vidi Lucia in piedi proprio là, la spada ben stretta fra le mani. Agilmente la donna si lanciò verso la creatura e con un fendente perfetto, d’una forza che la donna pareva non avere, gli tranciò un braccio. Le urla di rabbia del demone divennero urla di dolore mentre, col braccio ancora attaccato al corpo, tentava ancor più disperatamente di prima di proteggere Loraine da chiunque si avvicinasse, allungando le gambe deformi sia contro la donna che contro il ragazzino e i pochi contadini tanto coraggiosi da tentare ancora di colpirlo con le forche ma le figure nere nono lo abbandonarono per un solo secondo, cercando di asciugargli le lacrime e di calmare la sua rabbia e la sua paura.
Quando, finalmente, ci riuscirono, il cielo era ormai immerso nei tenui colori dell’alba. Un’alba chiara e magnifica, che riempì il villaggio della propria luce candida e sacra. Gli abitanti del villaggio siaffiorarono, poco a poco, dalle case in cui s’erano andati a nascondersi e gli occhi di tutti erano fissi sul corpo di Nicolas e Loraine, entrambi senza vita, ormai ma abbracciati l’uno all’altra, sorridenti. In un solo istante tutti non riuscirono a pensare più al demone, poiché nei sentimenti d’ognuno di noi ancora s’agitava quella figura forte e generosa insieme alla figlia fin troppo dolce e gentile, coloro che avevano portato i sorrisi nel villaggio insieme ai colori e alla spensieratezza.
Ogni cosa perfetta è destinata a finire avevo detto all’inizio, vero? E infatti fu così. Niente di tutto ciò che c’era stato prima di quegli avvenimenti sarebbe mai più tornato, tantomeno ci sarebbero state mai certezze riguardo all’intera storia. Eppure, in una parte del mio animo, credo che i due viandanti già sapessero tutto, ben prima che lo scoprissimo noi del villaggio. Per questo ti dico, caro ragazzo, che se mai incontrerai uno di loro due, in futuro, ti prego di dir loro quanto gli sia grato. Te ne prego, come mio ultimo desiderio.
E dicendo ciò l’anziano piangeva lacrime amare eppur di gioia. C’era una misteriosa felicità nascosta in tutta quella storia, come una tragedia che nasconde nella morte tutta la propria spensieratezza seppur con forte dolore e malinconia. Ancora ricordava la silenziosa partenza dei due misteriosi viandanti e la frase che il ragazzino sussurrò dopo aver guardato per un’ultima volta i due cadaveri stesi a terra.
-Mi senti, uomo? Quanto ancora dovrete soffrire, tutti voi? Quanto ancora dovrete sopportare simili avvenimenti? Fin quando la terra intera resterà morta, ti avverto, il futuro è solo nelle mani di voi esseri umani, perciò continuate a vivere.-
Questo aveva sentito eppure, guardandolo in viso, le labbra non gli si erano affatto mosse. Col sospetto che il ragazzino gli avesse parlato nella mente lo guardò allontanarsi mentre, dal lato opposto, Lucia proseguiva verso la propria strada, stringendo il neonato fra le braccia e ammirandone la bellezza coi sensi del corpo, poiché la sua vista era cieca.
   
 
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