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Autore: Red_Coat    26/01/2018    2 recensioni
Nel calore di un'estate afosa, alla luce di una fiammella e per una manciata di cacao amaro in polvere e un ciuffo di cavolfiore, questa è la storia di quando Ignis Stupeo Scientia s'innamorò per la prima volta in assoluto nella sua vita.
E fu un amore tutto da ... gustare.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Prompto Argentum
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il meraviglioso fuoco della conoscenza'
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NDA: La canzone citata nei Lyrics è "Perfect" di Ed Sheeran, che ha ispirato l'intero capitolo assieme a "Piccola anima", di  Elisa e Ermal Meta


- Ambrosia (Il sapore dell’amore) -
 

Lo dicono tutti: L'amore è la perfetta combinazione di chimica e cuore.
Ognuno lo sa, dall'albore dei tempi. Cantanti lo hanno descritto nelle loro liriche, attori hanno dato vita ai suoi innumerevoli effetti tragici e comici e perfino gli scienziati hanno tentato di dimostrare gli effetti di questa magia arcana sul nostro essere umani.
Eppure, nonostante questo e molto altro, quale sia la ricetta giusta nessuno è mai riuscito a raccontarlo, e forse mai ci riuscirà.
È imprevedibile, inattendibile, sboccia all'improvviso e nei sentieri più inaspettati, anche dove non esiste acqua e non arriva luce.
Arriva e li illumina, li rinvigorisce.
Eppure, alla faccia di ogni legge chimica e di qualsiasi regola scritta o no, quando lo assaggi se è quello giusto te ne accorgi subito, perché è ... assolutamente perfetto.
Un piatto dal sapore angelico difficile da dimenticare e impossibile da copiare, nato dal nulla.
Ed è così che te ne accorgi, in men che non si dica, di essere fregato.
È così che t'innamori, e non puoi più farne a meno.
Hai finalmente trovato la tua ambrosia, il cibo degli dei: il piatto più difficile da riprodurre perfino per i cuochi più esperti.

 
***
 
Tre giorni dopo …
 
Il sole risplendeva già da qualche ora nel cielo di Insomnia, invadendo con la sua luce magica tutta la piccola stanza da letto in cui la giovane Alexandra si era ritrovata a trascorrere quelle quasi due settimane di malattia forzata.
Il rumore del traffico, attutito dalla distanza, si mescolava al chiacchiericcio lontano della televisione proveniente dal soggiorno, e un intenso odore di caffè e crema pasticcera la raggiunse ancor prima che riuscisse ad aprire gli occhi.
Sorrise, sospirando tranquilla.
Si stiracchiò un poco e infine lanciò uno sguardo su tutto ciò che la circondava, rischiarato dal sole del mattino.
La porta era socchiusa, sulla sedia vi era ancora la sua vecchia valigia di cuoio con qualche vestito pulito che si era fatta portare da sua sorella, l’orologio elettronico appeso sopra allo stipite della porta segnava le dieci e dodici minuti, e sul comodino vi la accolse la confortante e invitante vista del vassoio con la colazione: Caffè, cornetto alla crema, spremuta, acqua, le medicine e la solita rosa, rossa e bella come sempre.
Si tirò su, sistemandosi bene il cuscino dietro la schiena. Quindi lo prese tra le mani e lo guardò ammirata, combattuta tra la grande fame e la bellezza della composizione che quasi la induceva a non sfiorarlo nemmeno tanto era bello.
Quindi decise. Afferrò il telefono cellulare sul comodino, aprì la fotocamera, mise bene a fuoco e fece due o tre foto da diverse angolazioni.
Infine prese il cornetto alla crema e lo addentò, gustandoselo e iniziando la colazione.
“MMMH, che bontà!” pensò sollevata, mentre la crema le avvolgeva e accarezzava il palato.
Oggi era il giorno giusto per ripartire. Lo sentiva dentro di sé che lo sarebbe stato.
 
\\\
 
Mezz'ora alla fine del servizio, 34700 punti guadagnati e tre tavoli ancora da servire, un cliente ciascuno.
Bazzecole, Tsh!
Alexandra sorrise fissando lo schermo del suo tablet con aria concentrata, quindi si diede da fare: Un hamburger, un cocktail e un cupcake.
Diede le bibite a tutti e tre, poi passò ai gamberi spostandone una porzione nella pentola per la cottura a vapore e nel frattempo controllò la carne, che sfrigolava già sulla griglia. Trascinò un panino sul piano di lavoro e ce la mise dentro, poi fece lo stesso con una fetta di pomodoro e una foglia d'insalata.
Et voilà! Due clienti serviti e uno già pienamente soddisfatto.
Ora restava il cupcake: Base alla vaniglia, glassa viola e guarnizione di crema chantilly cosparsa di scagliette di cioccolato e una ciliegia sopra.
Ecco a lei, signore!
Cliente servito proprio pochi istanti prima del gong e livello superato col pieno del ristorante e dei voti, tre stelle!
Soddisfacente, ma ora era giunto il momento di finire il suo caffè, che la richiamava fumante dalla tazza col suo intenso aroma.
Chiuse l'applicazione, spense lo schermo con un sospiro, prendendo dalla ciotola in vetro di fronte a sé l'ultimo biscotto alla cannella e assaporandolo con piacere.
Il caffè era avvolgente e aromatico, il sapore della cannella intenso, e la pastafrolla del biscotto si scioglieva in bocca tanto era buona. Ovviamente, visto che l'aveva preparata lei stessa.
Quella mattina si era svegliata bene, finalmente.
Piena di voglia di creare e riposata. L'angoscia e lo stordimento dell'influenza sembravano averla abbandonata, anche se sentiva ancora un po' di peso sul petto e respirava a fatica a causa del naso chiuso.
Ma si era stancata di stare a letto, perciò si era data da fare. Prima di tutto una bella doccia, calda, lunga e profonda, col bagnoschiuma agli oli termali di Cleige e lo shampoo curativo per capelli delicati alle cinque erbe, tra cui menta e zenzero, mentre il telefono cellulare suonava la playlist delle sue preferite, una miscela di melodie pop, rock, classiche ed etniche.
Una lunga, rilassante pausa sotto il getto d'acqua corrente caldo al punto giusto, poco importava fosse appena uscita da una bella botta d'influenza.
Alla fine si asciugò bene i capelli con qualche colpo di fono, ancora avvolta nell'accappatoio blu oltremare, e poi si cambio con gli abiti che aveva tirato fuori dalla valigia, un semplice jeans blu chiaro e un dolcevita bianco e morbidissimo.
Mise ai piedi le ciabatte a scarponcini rosso cremisi che aveva appena comprato e poi con ancora l'ultima melodia nelle orecchie si diresse di nuovo in cucina dove, dopo aver acceso la tv sul canale ove trasmettevano l'imperdibile gara di cuochi, si dedico alla preparazione dei suoi succulenti biscotti, aggiungendo stavolta un pizzico di succo di limone e mandarino per dare una benefica nota fruttata al tutto.
Il loro aroma caldo, intenso e dolce avvolgeva la stanza e lei stava preparandosi ad infornare l'ultima teglia quando la porta d'ingresso in fondo al corridoio si aprì e si richiuse, talmente delicatamente che lei neanche la sentì e immediatamente dopo, nel voltarsi, il viso ormai famigliare dell'uomo che l'aveva salvata da morte quasi certa ormai, le apparve davanti.
Sobbalzò sorpresa, e senza sapere bene perché arrossì avvampando.
 
«Oh cielo!» fece, con un filo di voce «Mr. Scientia ... ehm, cioè, volevo dire ... Ignis, mi hai spaventata.»
 
Quello sorrise, la squadrò brevemente tutta e si portò una mano sul cuore, facendo un passo indietro e compiendo un piccolo inchino.
 
«Mi spiace davvero molto di averlo fatto, Alexandra.» replicò, e nel solo sentirlo chiamarla per nome la ragazza tremò per l'emozione. «Oh, vedo che ti sei rimessa bene. Eri a lavoro sui tuoi famosi biscotti alle cannella?» le chiese dando un'occhiata al forno e al vassoio con gli ultimi cerchietti di pasta marroncina.
 
Lei sorrise e annuì soddisfatta.
 
«Si.» disse «Gli ultimi li ho finiti io poco fa, e non volevo che Eve rimanesse senza ... e io con lei.» ammise ridacchiando e scuotendo le spalle.
 
Lui ridacchiò insieme a lei, annuendo.
 
«Capisco.» disse, aggiustandosi gli occhiali sul naso «È un peccato io sia venuto così tardi, avrei potuto aiutarti e magari imparare qualcosa. Ti serve una mano a infornare l'ultima?»
 
La giovane donna annuì di nuovo.
 
«Si, per favore. Dovrebbe esserci un altro paio di presine a guanto nella cassettiera accanto al forno, secondo scomparto.» replicò, aggiungendo poi mentre cercava di non perdersi troppo a spiare ogni suo gesto che, c'era da dirlo non era mai né banale né comune.
 
Aveva un modo di fare ... affascinante. Qualsiasi fosse stata la faccenda in cui era intento, nessun altro essere umano in tutta Eos aveva la stessa scioltezza, la stessa classe e la stessa sicurezza nel farlo quanto lui, anche nell'indossare un comune paio di guanti da cucina e togliere una banalissima teglia di biscotti da un comune forno.
Prince charming ...
"Basta, Alexandra! Non pensarci troppo, ti scambierà per una maniaca! "
 
«Prego.» la invitò gentilmente, con un cenno della mano.
 
Lei si riscosse, scosse il capo e sorridendo imbarazzata avanzò verso il forno inserendo l'ultima teglia.
 
«Grazie ...» bofonchiò infine lei, mentre insieme adagiavano le due teglie sull'ampia isola in marmo color crema al centro della stanza.
 
Si concessero qualche istante per dare un'occhiata al risultato.
 
«Mh. Sembrano davvero buoni.» fece Scientia, facendola di nuovo arrossire.
«Beh.» si schermì lei «Il cerchio non è proprio perfetto. Di solito li faccio col coppa pasta, ma con le dita così conciate e l'influenza ...» scosse le spalle, sorridendo «Mi veniva un pò difficile.»
 
Ignis seguitò a sorriderle, annuendo.
 
«Proprio per questo, è comunque un risultato notevole.» la lodò tranquillo «Non si dovrebbe appena sfornati ma ... posso?» chiese poi indicando i biscotti con un cenno della mano.
 
Alexandra s'illuminò, chiedendosi impaziente per quale arcaico motivo non riusciva a smettere di arrossire ad ogni domanda.
Forse colpa di quella voce, così densa e affascinante con quell'accento così sofisticatamente semplice e strano?
O magari era semplicemente lei ad essere cotta come i suoi biscotti e anche di più?
 
«Oh, si!» replicò di fretta «Si, certamente. Prego ...» assumendo poi la posizione impettita di una scolaretta di fronte al professore più temuto, per l'interrogazione a sorpresa.
 
Piedi uniti, schiena dritta, mani giunte sul ventre coperto dal grembiule bianco e fiato sospeso, gli occhi puntati su di lui che prima scelse con cura il più appetibile dell'infornata, poi lo afferrò allegro, saggiò ancora per qualche istante l'avvolgente profumo, lo spezzò e se ne mise un pezzetto in bocca, masticando bene.
Il cenno di approvazione che fece subito dopo spinse Alexandra a sorridere ancor di più, mordendosi il labbro inferiore e stringendo i pugni per trattenere un gesto di esultanza.
Non sapeva neanche perché si sentiva così felice, in fondo ... chi era lui se non un mezzo sconosciuto che si era preso cura di lei mentre stava male?
E a parte il caffè non aveva fatto nient'altro, quindi non poteva neanche essere sicura sapesse realmente cosa volesse dire cucinare, eppure ... aspettava il suo verdetto come uno dei concorrenti di quel game show, esattamente con la stessa ansia come se lui fosse il grande chef pluristellato su cui fare colpo.
E tutto questo senza rendersene neanche minimamente conto.
"Assurdo." riuscì a pensare, prima di tornare a guardarlo negli occhi ed ascoltare il suo verdetto ammirato con il cuore che batteva forte in gola.
 
«Sono perfetti. I miei complimenti, Miss Baker.» le disse, tornando poi a esaminare il resto del biscotto corrucciandosi un pò, pensieroso «C'è un retrogusto squisito che non riesco a definire. Ha usato altre spezie oltre alla cannella?» chiese quindi.
«I-io ...» bofonchiò emozionata lei, che ancora non aveva avuto modo di riprendersi dallo shock «No. Ho messo un pizzico di sale e qualche goccia di cioccolato, sia fondente che bianco, per rendere più denso il sapore. Ah, si!» esclamò quindi ricordandosi all'ultimo minuto «E poi anche succo di arancia e di mandarino.»
 
Il sorriso ammirato sul volto di Mr. Scientia si accentuò ancor di più. Annuì, finendo l'ultimo pezzo di biscotto e poi lavandosi accuratamente le mani nel lavandino.
 
«Superbi, davvero.» si complimentò tornando a guardarla «La ricetta è di sua creazione?»
 
Lei abbassò lo sguardo, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi e arrossendo ancora prima di tornare a guardarlo negli occhi.
Era difficile non continuare a farlo.
 
«Bhe, i biscotti alla cannella sono un classico.» ammise «Io mi sono limitata ad aggiungere ... un mio tocco personale.»
Lo vide annuire affascinato e contento, sempre quel sorriso sugli occhi. Proprio in quel momento il giornale orario in tv annunciò mezzogiorno e un quarto ed entrambi si voltarono a guardare.
 
«Per la miseria!» esclamò Alex, sorpresa «È già mezzogiorno? In cucina il tempo passa velocissimo, non mi sono accorta di nulla!»
 
Ignis si avvicinò alla finestra.
 
«Fuori c'è il sole ma fa freddo.» osservò «Se ti fa piacere potrei provvedere io al pranzo, vedrò di inventarmi qualcosa di veloce e adatto.»
 
Alexandra rimase a guardarlo affascinata a sorpresa.
 
«Sicuro non sia un disturbo per te?» domandò a sua volta, curiosa.
 
Lui sorrise, annuì deciso e iniziò col togliersi la giacca e alzare fin sopra i gomiti le maniche della camicia viola scuro a fantasia leopardata.
Il cuore della giovane donna le balzò dritto in gola un paio di volte.
 
«Non è la prima volta che succede. Di solito questa è una delle mie mansioni ... a lavoro.»
 
Lo sentì spiegare, ma ad essere del tutto sincera non riuscì quasi neanche a rendersi conto di ciò che avesse realmente detto, troppo impegnata a guardarlo muoversi di fronte i fornelli come se fosse a casa sua, nel suo habitat naturale.
Prese una pentola, la riempì d'acqua e la mise sul fuoco a fiamma media. Quindi diede una controllata agli ingredienti in frigo e nei due scaffali sopra i fornelli e si chinò ad aprire il mobile sotto di essi, tirando fuori da esso una padella abbastanza larga, posizionandola sul secondo fornello acceso e lasciando cadere sul fondo in ghisa antiaderente un goccio d'olio come fosse un pittore col suo pennello e la sua tela.
E intanto Alexandra si perse a guardarlo, trattenendo il fiato ammirata.
Capelli perfettamente acconciati, abbigliamento impeccabile, modi di fare degni del miglior manuale di galateo, schiena dritta e braccia forti, scolpite come immaginava fosse anche ... tutto il resto.
Come faceva ... un uomo così ... a ...
 
«È da molto che ami cucinare?» le chiese ad un certo punto lui, dopo aver tagliato a dadini sottili l'aglio muovendo con estrema precisione e rapidità il coltello sul tagliere in legno.
 
Alexandra si riscosse d'improvviso, quasi spaventata dal non riuscire a rispondere bene e in tempo per evitare una brutta figura. Non lo fece, infatti, e prima di riorganizzare le idee dovette rifletterci un attimo tentando disperatamente di non concentrarsi troppo su ciò che i suoi occhi le trasmettevano per non perdere il filo. Ma Ignis, ancora una volta da bravo gentiluomo quale ovviamente era, fece finta di nulla e continuò a cucinare nell'attesa, concentrandosi sulla ricetta così da darle il tempo per pensare con calma.
 
«Ehm, io ...» esordì quindi la giovane, sedendosi ad uno degli sgabelli accostati all'isola di marmo visto che già le gambe iniziavano a tremare e non sapeva se fosse colpa della presenza del fascinoso gentleman o dei postumi dell'influenza.
«Mi piace da sempre, in realtà.» proseguì quindi, sciogliendosi un po’ e vedendolo sorridere appena, annuendo «Credo sia merito di mia madre e mio padre. Soprattutto di mio padre, in verità ...» ammise commossa, annuendo e abbassando per un attimo gli occhi.
«Era un ottimo cuoco anche lui, immagino.» la aiutò Scientia staccandosi un attimo dai fornelli per tirare fuori dal frigo un bicchiere pieno di spremuta e appoggiarlo proprio di fronte a lei, che lo guardò sorpresa e poi ringraziò con un sorriso e un cenno del capo.
«Si, in effetti. Amava molto le spezie e i sapori forti, e cucinava molto bene la carne e il pesce.» spiegò lei prendendo a sorseggiare la spremuta e sentendo gli occhi pizzicare, forse per gli agrumi o forse per la commozione «Da quando sono nata fino ai miei dieci anni abbiamo abitato in una piccola fattoria, a Cleige. Mio padre era un contadino e si occupava di tutto, anche delle materie prime. Avevamo carne d'allevamento biologico, uova fresche, verdure di stagione e visto che amava pescare a volte anche qualche bel pesce di lago.»
 
Si fermò, uno strano peso sul cuore.
 
«Di fronte casa nostra c'era anche una piccolo agrumeto ...» sospirò sognante, perdendosi nei ricordi mentre fissava assorta il bicchiere pieno di succo arancio chiaro «Era il posto che amavo più di tutti, ci passavo ore.»
 
Ignis l'ascoltò con interesse, senza interromperla. E non aggiunse null'altro neanche quando all'improvviso la vide sobbalzare e scuotere il capo con un sorriso.
 
«Ma è stato una vita fa, non so nemmeno perché ogni tanto farnetico di queste cose.» scherzò, scacciando l'aria di fronte a sé con una mano «Comunque ...» si riprese, tornando a guardarlo stavolta con serenità «Mia madre invece è specializzata nella pasta e nei primi, ho imparato anche a farla in casa grazie a lei.» ridacchiò «La mia prima volta in cucina risale a quattro anni, ho anche una foto mentre lavoravo un panetto di pasta fresca, tutta sporca di farina.»
 
Sorrisero insieme, allietati dal calore familiare di quel ricordo.
 
«E voi invece, Mr. Scientia?» domandò quindi a quel punto lei, ora sempre più curiosa «Siete molto abile a quanto vedo. Quando avete iniziato ad appassionarvi alla cucina?»
 
Ignis sorrise, sospirando appena e continuando a tagliere i peperoni dolci che aveva trovato, di un bel giallo e rosso vivaci.
Quante volte gli avevano fatto quella domanda! E quante volte si era ritrovato a non sapersi dare una risposta precisa.
 
«In effetti ...» esordì, per la prima volta titubante «Non lo so precisamente ... credo semplicemente sia qualcosa che mi faccia star bene.» sorprendendo sé stesso della semplicità con cui era riuscito a rispondere.
 
Non era mai facile per lui essere esaustivo, con domande così personali, perciò il più delle volte si ritrovava a chiudersi in uno stranamente cupo silenzio. Eppure ...
 
«Si, credo sia così. E ... il mio lavoro deve aver favorito il tutto.»
 
Alexandra sorrise annuendo.
«Capisco ...» disse sincera «Comunque sia, mia madre dice sempre che la cucina non riesce bene se non si ha cuore. Forse è perché ami prenderti cura degli altri, e un buon piatto fa sempre stare bene chi lo mangia. Può essere?»
 
Ignis si fermò di colpo, corrucciandosi un po’ e poi voltandosi a guardarla con un mezzo sorriso sorpreso. Talmente tanto che per un breve istante Alexandra temette di essere stata scortese, ma poi lo vide sciogliersi in un sorriso un po’ imbarazzato, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un dito prima di rispondere annuendo.
 
«Si, può darsi.» concluse, strappandole un sorriso per poi tornare a trafficare con le sue vettovaglie.
«Anche per te è così, allora?» le chiese a sua volta.
 
Alexandra tornò a sorridere, annuì appoggiando un gomito sul marmo e la testa appena un po’ inclinata verso la mano chiusa a pugno.
 
«Io amo sperimentare.» rivelò «E il più delle volte lo faccio per prendermi cura di me, perché non mi viene molto facile sorridere ultimamente.» infine tornò a guardarlo allegra «Se poi quello che faccio piace anche agli altri allora la mia gioia si moltiplica per cento.»
 
E lui non poté che trovarsi d'accordo, pensando al momento in cui azzeccando la ricetta giusta avrebbe potuto sperimentando ancora quella stessa sensazione.
Non dovette aspettare molto, in realtà.
Appena il primo piatto fu in tavola, la ragazza si aprì in un'espressione sbalordita mentre lui glielo presentava abbastanza orgoglioso del lavoro svolto.
Schiena dritta, braccia lungo i fianchi. Portamento perfetto come il sua accento.
 
«A lei, signorina.» le disse «Pasta al sugo di mare.» poi aggiunse sedendosi al suo posto, di fronte alla sua porzione «C'erano dei frutti di mare già pronti in frigo e dei pomodori pelati, non sarà proprio il massimo del gusto come con ingredienti freschi ma spero le piaccia ugualmente.» si scusò scrutandola con attenzione.
 
Alexandra continuò a fissare il piatto, quasi sconvolta.
Era ... meravigliosamente perfetto, come chi l'aveva preparato.
La pasta al centro del piatto era stata prima arrotolata per bene con una forchetta e poi adagiata su un guazzetto di sugo, e su un trono di pomodoro rosso se ne stavano imperiose due cozze dal guscio lucido seguite da alcune vongole, che sembravano impegnate in una scalata per raggiungerle.
I colori erano stupendi, il piatto pulitissimo tutto intorno, e il profumo ...
Ah! Il profumo! Inebriante, contribuiva alla dinamicità e alla vitalità del piatto, il quale sembrava prendere corpo e vita propria: La pasta era il mare in tempesta, potente e splendido con le sue onde, che colpivano lo scoglio rosso su cui come aristocratiche sirene se ne stavano le cozze, invitanti e belle.
Avrebbero sicuramente cantato sul palato di chi le avrebbe assaggiate ahem pardon, ascoltate.
 
«È ...» balbettò Jane dopo un pò incredula, lasciandosi sfuggire poi uno sconvolto «Wow!»
 
Ignis si corrucciò, preoccupandosi.
 
«C'è qualche cosa che non va? Qualche sapore fuori posto?» chiese sistemandosi gli occhiali sul naso.
«No,no!» si affrettò a rispondere lei, arrossendo «No, davvero! Anzi ...» sorrise sognante e ammirata «Io non ho mai mangiato nulla di simile, sul serio.
Le cozze erano congelate e i pomodori in scatola, ma se non lo avessi saputo non lo avrei mai immaginato.
Sembra di avere il mare nel piatto! Sembra di esserci in mezzo!» poi soggiunse con ammirazione «Scommetto che se chiudo gli occhi riesco a sentirne perfino il rumore.»
 
Scientia abbassò con leggero imbarazzo il volto.
 
«Sono onorato di ricevere un simile giudizio.» la ringraziò «Ho fatto del mio meglio.» si schermì poi «Spero che anche il gusto possa darti simili sensazioni.»
«A questo punto credo proprio che lo farà.» rispose allegra Alexandra, guardandolo innamorata.
 
Che genere di uomo poteva essere uno che sapeva sfornare capolavori simili? Per la prima volta si ritrovò davvero a volerlo sapere, impaziente di conoscere qualche dettaglio in più.
Quello sarebbe stato il giorno giusto, forse, per farlo.
 
«Bhe ...» sorrise appunto Scientia prendendo in mano la forchetta «Allora non ci resta che iniziare. Mangiamo?»
 
E con un sorriso la giovane donna annuì, seguendolo volenterosa in quella prima escursione tra i sapori della sua alta cucina.
 
***
 
«Psssh! Psssssh! Hey, Noct!»
 
Il principe sollevò gli occhi dal compito di matematica sul quale era chino e lanciò uno sguardo di sottecchi a Prompto, seduto al banco vicino a lui.
 
«Allora?» chiese impaziente questi «A che punto siamo con l'operazione 'pulzella in pericolo'
 
Noctis sospirò guardandosi cauto intorno.
 
«Non adesso, la prof ci guarda.» lo ammonì.
 
Ma quello non ce la fece proprio a contenere l'impazienza.
 
«Non è vero.» disse dopo aver lanciato una rapida occhiata all'insegnante «Sta guardando il registro. Dai, ho aspettato tutta la notte in ansia. Dimmi qualcosa.»
 
Il principe sospirò di nuovo.
 
«Puoi aspettare ancora un'ora, no?» ribadì.
 
Il biondo scosse vigorosamente il capo.
 
«No.» rispose «Dai, ti prego. Dimmi almeno se hai trovato qualche traccia, qualche indizio.»
 
Ora fu l'erede al trono a scuotere il capo, incollando lo sguardo sul foglio e facendo finta di scrivere perché la prof aveva alzato la testa ad osservarli.
«No...» mugugnò tra i denti «Ho praticamente svuotato la borsa del quattrocchi ma non c'era niente. Neanche nel cappotto.»
«Accidenti!» replicò deluso Prompto facendo finta di battere un pugno sul banco «Gli hai chiesto qualcosa?»
«Sei pazzo?!» sbottò Noctis, sgranando gli occhi.
«Argentum, silenzio!» intervenne la prof a dividerli «Se vi sento ancora parlare durante il compito in classe annullo i vostri compiti, anche quello di vostra maestà.» li avvisò.
 
Ovviamente.
 
«Scusi, prof!» esclamò il biondo scattando in piedi e sbracciandosi e poi subito dopo, in un impeto di vergogna, tornando a sedere a volto basso, arrossendo e grattandosi la nuca come se avesse appena ricevuto un sonoro ceffone.
 
Noctis sospirò.
 
«Torna agli esercizi, ne parliamo dopo.» gli disse «Ma comunque sia ti ho già detto che Ignis non deve sapere nulla, altrimenti rischiamo di far saltare l'operazione.»
«Giusto. Okkey, scusa.» mormorò in risposta l'altro allora.
 
Quindi si rimise sul suo foglio in silenzio e tentò di finire i suoi esercizi. Ma dopo un po’ ...
 
«Psssssh! Hey Noct!»
 
Il principe sospirò di nuovo, scuotendo rassegnato il capo.
 
«Dì, hai mica risolto la settima equazione? La maledetta graffa non vuole saperne di chiudersi.»
 
Il principe ghignò.
 
«Allora levala di mezzo?» replicò con ironia.
 
Prompto guardò di nuovo il foglio, poi lui.
 
«Sai che non è male come idea?» replicò «Ma dici che una mossa valida?»
«Se continuiamo a parlare non saranno validi neanche tutti gli altri, e poi lo spieghi tu a sua altezza e al maledetto quattrocchi che il Principe di Insomnia è stato cacciato fuori dalla classe e ha preso zero in matematica.»
 
Prompto arrossì di nuovo.
 
«Ehm, okkey scusa. Hai ragione. Magari lo salto del tutto, questo.» replicò.
«Ottima idea.» decretò a quel punto grato il Principe «E sbrigati, che rimane mezz'ora sola per ricopiare.»
 
\\\
 
Finalmente, dopo un compito in classe e altre due lunghissime ore di lezione di scienza, la campanella dell'intervallo arrivò a salvarli.
Prompto si accasciò stanco sul banco allungando su di esso le braccia e lasciando penzoloni le mani fuori dai bordi, appena il professore uscì fuori dalla classe.
Noctis invece si stirò la schiena pigramente, ascoltandolo esclamare esausto.
 
«Finalmente! Ancora un'altra ora di grafici e il mio cervello sarebbe scoppiato.»
«Già ...» soggiunse il principe, lasciando correre lo sguardo sul soffitto e infilando le mani nelle tasche dei pantaloni «Ho fame ...» aggiunse quindi.
 
Prompto alzò la testa a scrutarlo.
 
«Non hai il pranzo come al solito?» chiese.
 
Noctis sospirò e scosse il capo.
 
«Iggy si è dimenticato di prepararmelo, ha detto che aveva da fare 'a palazzo'.» replicò virgolettando le ultime parole con le dita.
 
Il biondo lo guardò sconvolto spalancando occhi e bocca, e scuotendo piano il capo.
 
«Incredibile ...» mormorò scioccato «Ma allora è proprio cotto per davvero.»
 
Caelum si corrucciò.
 
«Dopo scuola raggiungiamo il palazzo, voglio proprio vedere se e quando ci torna. Può essere non sia solo.» decise.
«Dici che è una che lavora a palazzo?» domandò allora Argentum pensieroso.
«Ignis non dice bugie.» rispose annuendo il principe, incrociando le braccia sul petto e dondolandosi sulla sedia «Non è capace e non le tollera. Quindi o è una mezza verità o lo è completamente.»
«E se invece fosse solo la prima scusa che gli fosse venuta in mente.» ipotizzò a sua volta Prompto, sedendosi a cavalcioni sulla sedia e incrociando le braccia sullo schienale «Del resto dicono che l'amore può farti fare follie. Magari non vuole farla sentire a disagio dicendole che lavora per il Principe di Lucis e così a te dice che va a palazzo, e a lei che è un cittadino comune ...»
 
Noctis si voltò a guardarlo serio. Ci pensò su qualche istante.
 
«Lo sai che potresti avere ragione ...» concluse, tornando a sedersi in posizione corretta e battendo un lieve pugno sulla gamba destra «Ma certo! Ignis non mente ma questo comportamento da gentiluomini è molto da Ignis.» annuì illuminandosi.
 
Prompto sorrise.
 
«Eheh, grazie.» replicò «Non sarò uno sciupafemmine ma qualcosina penso di averla imparata pure io.»
«Questo però significherebbe che: Punto numero uno, lei non è neanche una cortigiana, ma una semplice popolana.» continuò senza ascoltarlo Noctis alzandosi in piedi e facendo sue e giù riflettendo «E punto numero due ... è davvero una cosa seria.» concluse, facendosi all'improvviso serio.
 
Anche Prompto a quella affermazione sembrò spegnersi all'improvviso, preoccupandosi.
 
«Per tutti gli dei ...» mormorò sgomento Caelum fermandosi a riflettere «Allora ... Gladio aveva ragione ...»
«Lo abbiamo perso ...» soggiunse piagnucolante Prompto, affondando il viso nelle braccia e scuotendolo più volte «Per sempre. Poveri noi, sigh, sigh! Niente più pranzetti e cene deliziose, dolcetti ripieni e lezioni sulle proprietà nutritive degli ingredienti.» iniziò a lamentarsi «Addio casa pulita, ebony e caffè caldo a qualsiasi ora del giorno e della notte!»
 
Noctis si bloccò rivolgendogli uno sguardo di rimprovero.
 
«Non è ancora detta l'ultima parola!» decretò deciso.
 
Il biondo si rianimò all'improvviso.
 
«Hai un piano malefico per dividerli?» chiese speranzoso.
 
Noctis ghignò.
 
«Prima scopriamo chi è.» rispose alzando altero il capo «Poi le diciamo la verità. Se lo ama davvero resterà, altrimenti ... mph, un cuore spezzato cucina meglio.» concluse.
«Noct ...» sussurrò inquietato Prompto osservandolo atterrito «Non ti sembra di essere un po’ troppo crudele? Del resto stiamo parlando di Ignis ...» gli fece notare.
«E anche del mio pranzo!» si ribellò testardo il principe, poi però ci pensò un istante in più e risolse, tornando a sedersi «Okkey, forse sono stato un po’ cattivo. Ma tanto più che lui non riesce a dirglielo dovremmo farlo noi. Ha pur sempre diritto di sapere quella ragazza, no?» concluse serio.
«Si, su questo hai ragione ...» concordò l'altro annuendo «Ma comunque forse dovremmo lasciare che risolvano la questione tra di loro, è un loro affare in fondo.» soggiunse.
 
Noctis gli rivolse un sguardo contrariato.
 
«Ma tu da che parte stai?» domandò infastidito.
 
Prompto sorrise e scosse le spalle, alzando le mani.
 
«Dalla tua, ovviamente.» si schermì «Ma anche da quella dell'amore.» concluse «In fondo anche un cuore innamorato cucina bene, non è detto sia un male che sia successo.»
 
Noctis sorrise sospirando e scuotendo la testa.
 
«Mph!» concluse divertito, incrociando di nuovo le braccia sul petto «Sentilo, il cupido. E va bene.» acconsentì quindi «Non ci impicciamo, ma io voglio comunque scoprire chi è. Ora sono curioso.»
 
Argentum applaudì.
 
«Concordo!» esclamò entusiasta «Scopriamo dove si nasconde questa bellezza e dopo ... facciamoci gli affari nostri!»
«Mph, Yeah!»
 
***
 
I found a love for me
[…]

Well I found a girl beautiful and sweet
I never knew you were the someone waiting for me.
 
Gli spaghetti al sugo di mare finirono quasi subito per lasciare il piatto vuoto, quasi senza che Alex stessa se ne accorgesse. Gli strascichi dell'influenza l'avevano abbastanza debilitata e lo stomaco vuoto chiedeva giustizia, ma non era solo questo. Parlare con lui era rilassante e bello, non solo di cucina ma anche di altro. Si scambiarono qualche consiglio sulla ricetta, commentarono qualche scena della gara di cucina che intanto continuava in tv.
Scoprì che, come lei, Ignis Scientia era un uomo che cercava la calma e ambiva a conoscere quante più cose possibili di quel mondo.
C'era uno chef pluristellato che continuava a sputare sentenze anche abbastanza inutili sui concorrenti soffermandosi poco sulla loro bravura e molto sulla propria opinione personale.
 
«Ah! Che antipatico!» commentò contrariata lei scuotendo il capo «È ovvio che loro possano commettere errori, non sono mica professionisti ancora. Stanno imparando.»
«Concordo.» annuì Scientia serio «Anche se si tratta di una gara, non credo che un atteggiamento simile sia corretto, soprattutto da parte di uno dei giurati.»
 
Alexandra sorrise tornando a guardarlo.
 
«Ti ci vedrei come concorrente, sai?» gli disse sincera «Secondo me potresti anche vincere.»
 
Ignis sorrise abbassando il viso per un istante e sistemandosi gli occhiali sul naso.
 
«Non è niente di speciale.» si schermì, poi scosse il capo «Comunque non credo mi piacerebbe cucinare in un ambiente simile e con un limite di tempo. Finirebbe per farlo diventare solo uno stress.»
 
La ragazza seguitò a sorridere annuendo.
 
«La penso anche io così.» ammise «Stavo anche pensando di iscrivermi alla prossima edizione, sai? Ma fino a che rimarrà tanta competizione non credo lo farò. E poi ... non è per metterti in imbarazzo, davvero. Ma dopo aver assaggiato la tua cucina credo davvero di aver ancora molto da imparare.»
 
Disse guardando il piatto del secondo, spigola arrosto con contorno di verdure grigliate e una salsina strabuona di cui non era riuscita a comprendere tutti gli ingredienti.
 
«La mia cucina è molto più casalinga di questa.» aggiunse.
«Ma è comunque squisita.» le rispose lui con un sorriso «Inoltre credo che non ci metteresti molto ad imparare, la fantasia e la passione non ti mancano.»
 
Si guardarono negli occhi.
 
«Mi servirebbe un maestro all'altezza, però ...» disse lei, sognante e diretta come non si sarebbe mai aspettata di essere.
«Possiamo rimediare anche a questo.» la risposta sicura di lui.
 
Per un interminabile istante scomparve tutto e rimasero solo loro due, avvolti nell'intensità dei loro sguardi e nella passione di quel momento che terminò  di colpo, poco prima che le loro mani potessero incontrarsi e stringersi, anche solo provare a farlo.
Fu lei a scuotere entrambi, il cuore a mille nel petto, e Ignis concordò anche nel voler passare oltre, ma sorridendo appena mentre la guardava affannarsi a prendere il dolce dal frigo.
 
«Ieri ho fatto queste ...» disse portando in tavola un piatto su cui erano sistemate delle piccole tortine glassate di bianco, decorate con fragole, more e una fogliolina di menta nel mezzo «Tortine di panna e frutti di bosco. Avevo voglia di sperimentare.» sorrise rossa in viso, concentrandosi sul portare tremante una di esse sul piatto da portata pulito.
 
Tremava vistosamente per l'emozione.
Scientia ne fu intenerito, le fermò la mano e guardandola negli occhi prese dolcemente la paletta d'argento dalle sue dita e la aiutò a terminare il lavoro, aggiungendo poi gentile.
 
«Sei ancora molto stanca. Faccio io, non ti preoccupare.» le propose.
«Grazie ...» mormorò con un sorriso lei.
 
Quindi mentre Scientia finiva di impiattare si avvicinò alla finestra, per sfogare l'imbarazzo senza essere vista.
"Dio mio, che figura!"
 
«Sembrano molto buoni, già dal loro aspetto.» osservò l'uomo soddisfatto «È il profumo della frutta è molto fragrante.»
 
Alexandra si voltò a guardarlo, incontrando un suo sorriso che durò giusto il tempo di tranquillizzarla prima di invitarla con un gesto cortese della mano ad accomodarsi.
 
«Sono ansioso di scoprirne il sapore.»
 
La giovane sospirò dentro di sé, e si decise a raggiungerlo di nuovo. In meno di qualche secondo tutto l'imbarazzo era già passato e loro si ritrovarono di nuovo a conversare amabilmente.
 
«Ci vorrebbe del caffè, come accompagnamento.» propose lei.
 
Scientia parve quasi riscuotersi.
 
«Faccio io.» risolse subito, alzandosi e tornando ai fornelli.
 
Alexandra sorrise contenta. Quasi le dispiaceva far fare tutto a lui, in fondo si era già preso cura di lei per due settimane.
 
«Il prossimo pranzo lo offro io.» risolse, quasi a volersi scusare.
«Volentieri.» annuì lui tornando a sorriderle.
 
Calò di nuovo il silenzio, per qualche istante. Non teso, ma tranquillo, familiare.
Rilassante.
Jane si voltò a guardare la luce che entrava a fasci dalla finestra.
 
«Oggi è una bellissima giornata di sole ...» osservò con un sorriso «Avrei voglia di fare una passeggiata.» propose quindi.
«Si può fare.» accettò Ignis tornando a sedersi al suo posto vicino a lei «Vuoi andare in qualche posto specifico?»
 
Lei scosse il capo.
 
«No. Potremmo raggiungere il parco del quartiere. È vicino, si potrebbe farlo benissimo a piedi.»
«Va bene.» annuì Scientia «A patto che tu ti copra bene, sei ancora molto pallida.» si raccomandò, facendola arrossire di nuovo.
«Promesso.» annuì sorridendo.
 
Quindi attesero insieme di poter consumare il dessert e il caffè e uscirono, appena qualche minuto dopo perché Alexandra potesse cambiarsi, per la prima volta mano nella mano, nell'aria fresca del pomeriggio.
Fu lui a prendere la sua tra le dita. Alexandra lo guardò sorpresa, lui le sorrise tranquillo.
 
«Puoi tenerti a me se ti senti mancare.» disse.
«Grazie ...» rispose lei, con un filo di voce, stringendosi a lui.
 
E nel momento in cui riuscirono a uscire fuori dal portone di casa Eve, di ritorno dal lavoro, li vide e si fermò a osservarli a debita distanza, abbassando gli occhiali tigrati che le coprivano gli occhi con stile. Sgranò gli occhi, ghignò e annuì soddisfatta. Poi esultò portando in alto verso il cielo le braccia e i pugni chiusi per poi applaudire felice.
 
«Brava Alex!» sussurrò su di giri «Vai così, ormai ci sei!»
 
\\\
 
Well I found a woman, stronger than anyone I know
She shares my dreams, I hope that someday I'll share her home
I found a love, to carry more than just my secrets
To carry love, to carry children of our own
 
Il sole risplendeva fulgido in cielo, anche se un po’ freddo. L'aria era fresca ma piacevole, e dopo la tempesta qualche uccellino faceva capolino tra gli alberi del parco cinguettando e svolazzando allegro.
Ignis ed Alexandra percorsero insieme sui marciapiedi alberati il breve tratto di strada che li divideva dal cancello del parco, poi Alexandra si strinse nel suo cappotto rosso e Ignis le avvolse con una mano il ventre, stringendola a sé.
 
«Hai freddo?» chiese preoccupato.
«Mi gira un po’ la testa.» ammise lei.
 
Smisero di camminare.
Scientia si guardò intorno, poi la prese per mano.
 
«Forse è meglio se ci sediamo un pò.» decise «Lì.» disse indicando una panchina vicino al bordo del viale «Vieni.»
 
La giovane obbedì.
Era un punto dal quale si poteva ammirare il cielo azzurro, e lo spettacolo di un piccolo campetto di calcio un po’ più giù, circondato da ampie gradinate su cui di solito sedevano gli spettatori.
Non c'erano partite al momento. I due si sedettero ad ammirare nel silenzio il tramonto, Ignis le avvolse le spalle con un braccio e Alexandra appoggiò la testa sulla sua spalla, rilassata.
 
«Lo sai, Signor Scientia ...» disse calma, guardando il cerchio infuocato del sole che scendeva sempre più verso i tetti dei grattacieli «Non credevo di potermi sentire mai così ...»
 
Lui abbassò lo sguardo a scrutarla.
 
«Così come?» domandò.
 
Jane sorrise di nuovo.
 
«Non lo so neanche io …» ammise «Serena ...? Felice, forse?»
 
Ignis sorrise a sua volta.
 
«È una sensazione positiva, allora.» osservò, sentendosi felice a sua volta.
«Oh, assolutamente si.» replicò divertita lei «Solo ... molto inaspettata.» aggiunse tornando seria.
«Cioè?» replicò Ignis tornando a guardare il tramonto con lei e posando una mano sulla sua.
«È che ... ormai mi ero rassegnata al fatto che nessun uomo avrebbe mai fatto caso a me. Come donna e non come tuttofare, intendo.»
 
Risero entrambi.
 
«Avevo fatto pace con l'idea di non meritare nemmeno quel tipo di attenzioni.» concluse lei quindi, tornando seria.
 
Ignis si voltò a guardarla.
 
«E perché mai non dovresti meritarle?» le chiese, con una semplicità e una sincerità disarmanti.
 
Lei seguitò a sorridere con rassegnata serenità.
 
«Non lo so neanche più, di preciso.» rispose scuotendo le spalle «È come se lo avessi sempre saputo. Fin da quando ero piccola e gracile, correvo all'ospedale ogni volta che mi saliva la febbre e per i miei denti storti i bambini a scuola mi prendevano in giro ... tre anni di apparecchio spesi più per la mia autostima che per me ...»
 
Ridacchiò, ma era più un modo per prendere fiato e impedirsi di piangere.
 
“Fighting against all odds
I know we'll be alright this time
Darling, just hold my hand
Be my girl, I'll be your man
I see my future in your eyes
 
«Ecco, sto diventando di nuovo melodrammatica.» si schermì subito dopo «Scusami, non volevo parlare troppo così.»
 
Scientia le sorrise dolcemente.
 
«Non devi scusarti.» le disse sincero «Mi fa piacere ascoltarti.»
 
Lei alzò di nuovo il viso incredula.
"Non posso crederci..." Si ripeté "Non ci credo ... non è possibile ... è un sogno."
 
«Davvero?» tornò a chiedere.
 
Si sentiva una stupida perché continuava a chiederlo nonostante lui le avesse già ampiamente dimostrato che fosse così. Continuava a chiedergli se fosse reale, semplicemente perché era troppo perfetto e simile a lei per esserlo.
Lui le sorrise di nuovo, annuendo poi deciso.
 
«Certamente.» replicò guardandola «Mi imbarazza un po’ ammetterlo, ma è dal primo momento che ti ho vista che mi sono chiesto chi fossi. Solo che non volevo sembrare troppo maleducato nel chiedertelo, così ho deciso di aspettare che fossi tu ad aprirti.»
 
“I have faith in what I see
Now I know I have met an angel in person
And she looks perfect
 
Quindi si fermò a pensare e aggiunse, un po’ in imbarazzo «Ammetto che forse messa così non suoni molto corretto neanche questo concetto ma ... il punto è che credo che tu sia troppo severa nei riguardi di te stessa.» risolse scuotendo la testa e riprendendo a guardarla come se avesse messo un punto e ricominciato da capo «I capelli, piccole imperfezioni fisiche, ferite e cicatrici. Sono tutte cose che possono essere cambiate, corrette o nascoste per sembrare meno evidenti. Quello che siamo dentro però rimane, non puoi nasconderlo e sarebbe molto difficile cambiare, se non impossibile per certe cose.»
 
Alexandra lo sentì parlarle, guardò quei meravigliosi occhi verdi e intensi che la scrutavano con dolcezza e interesse e in un secondo tutto le si fece chiaro nella testa.
Incredibile ma vero, era lui. L'uomo della sua vita.
Era arrivato finalmente, anche se forse con qualche anno di ritardo dal suo punto di vista.
Sorrise.
 
«Quindi ... quali sono i tuoi invece?»
 
Lui sorrise a sua volta.
 
«I miei difetti, dici?» domandò, e vedendola annuire divertita e in attesa si concesse qualche minuto a pensare tornando ad aggiustarsi gli occhiali sul naso.
 
Era un gesto che evidentemente lo aiutava a concentrarsi e a mitigare l'imbarazzo senza sembrare troppo inerme. Adorava anche questo, perché a volte anche a lei capitava di farlo.
 
«Mmh, in realtà non credo di averne.» scherzò Ignis, strappandole una risata «Ma qualcuno a cui tengo molto dice che sono un maniaco dell'ordine, anche se non so quanto possa valere visto il disordine cronico che lo affligge. Diciamo che mi piace tener pulito l'ambiente in cui vivo.» risolse tornando serio.
 
Ora fu lei ad incuriosirsi. Annuì.
 
«È anche normale.» soggiunse «E ... chi è questo qualcuno?» chiese poi.
 
Scientia sorrise.
 
«Mio fratello ...» replicò «O, per essere più precisi, qualcuno che si avvicina molto di più a questa definizione che a quella di amico, visto che l'ho osservato praticamente crescere.»
«Oh ...» mormorò ammirata la ragazza «È molto piccolo rispetto a te?» tornò a chiedere.
«Non molto.» le spiegò paziente lui «Ma frequenta ancora il liceo.»
 
Alexandra annuì, e il sorriso si allargò sulle sue labbra.
 
«Capisco ... e hai altri amici oltre a lui?» domandò ancora, con la paura di essere troppo invadente che scemava rapidamente ad ogni minuto che passava.
 
Ignis scosse le spalle e annuì di nuovo seguitando a sorridere.
 
«Diciamo ... di si. Siamo in quattro, molto uniti. Un nutrito gruppo di eclettici gentiluomini ... o perfetti idioti con la cravatta, se preferisci.»
 
Risero di nuovo. Anche quel sottile umorismo intelligente, pungente e mai volgare che scioglieva l'apparente ghiaccio del suo sembrare sempre così serio e impettito.
Le piaceva da matti.
Era perfetto.
Nuovamente, un silenzio calmo scese ad unirli. Restarono a guardare gli ultimi bagliori del tramonto in pace, stretti insieme in un tenero abbraccio rincuorante.
Era come sentirsi a casa.
 
«Quindi ...» mormorò ad un tratto Ignis tornando serio «Tornerai a lavoro, adesso?»
 
Alexandra sorrise triste e scosse le spalle.
 
«Ah ...» disse amara «Credo proprio di essere rimasta senza, dopo questa pausa. Sarò costretta ad accettare la proposta di Eve di andare a vivere da lei e rimettermi a cercare qualche impiego più alla mia portata ...»
 
Ignis ci pensò su per qualche istante. Era il momento perfetto quello, per iniziare ad accennarle qualcosa.
 
«Potrei ... proporti come aiuto cuoco a palazzo.» propose, aggiungendo poi, quando lei tornò a guardarlo «Io lavoro lì. Se desideri posso fare in modo che ti concedano qualche giorno di prova.»
 
Alexandra lo scrutò sorpresa dalla testa ai piedi, non più di tanto sorpresa.
Ma certo! E dove poteva lavorare uno come lui, se non ... nel castello del Re!? Sul serio?
Non lo chiese, ma i suoi occhi parlarono per lei, così come il fermacravatta di lui, d'argento puro e con lo stemma del palazzo inciso su, furono la muta e inconsapevole risposta.
 
«Sempre se te la senti, ovviamente.» tornò ad aggiungere lui vedendola titubare, distogliendo lo sguardo verso il sole e incrociando le gambe.
«Io ...» mormorò in risposta lei, insicura «Sarebbe bello, ma ... ho paura di deluderti.» rispose, con una sincera che sorprese perfino lei stessa.
 
"Cos ...? Ma cosa ...? Perché l'ho detto..?" si ritrovò a sgridarsi immaginando il peggio. Ma Scientia sorrise e tornò a guardarla, stringendola e avvicinando la bocca alla sua fronte, stampandole un tenero bacio sopra.
Arrossì avvampando, e sorridendo pensò di abbassare il capo ma non lo fece. Non voleva farlo, era troppo bello il sorriso che quell'uomo rivolgeva a lei, e troppo pregiati i due smeraldi che portava incastonati al posto degli occhi, che non poté esimersi dal guardarlo, ignorando tutto il resto.
La natura, la bellezza pacata del tramonto, le prime luci della città che come stelle accendevano il cielo lentamente sempre più scuro.
Tutto quello che fino a quel momento l'aveva resa felice, all'improvviso le apparve ... nullo, di fronte a quell'uomo che sembrava aver riassunto tutto questo e anche i suoi desideri più segreti in sé stesso.
Una strana sensazione le avvolse la testa e lo stomaco, inducendola a non voler più smettere di sorridere. Mai più, finché c'era lui.
Di nuovo si disse dentro di sé "Non è possibile ..."
Le famose farfalle nello stomaco ... pensava fosse una cazzata colossale e invece ... ora le sentiva anche lei.
Ignis invece non poté trattenersi dal tornare a sorriderle con tenerezza, accarezzarle con dolcezza il viso sotto la montatura rossa degli occhiali da vista e spostare dolcemente dietro il suo orecchio un ciuffo ribelle scivolatole lungo lo zigomo.
 
«Non te lo avrei proposto se non fossi stato sicuro ... so che hai la stoffa giusta per farcela.» la incoraggiò.
 
E allora negli occhi di lei apparve qualche lacrima commossa, celata da un sorriso grato e vero, innamorato.
Lo stesso col quale l'accolse lui quando gli chiese, rispettando quella sua composta pacatezza.
 
«Ne sarei felice. Ma ... posso abbracciarti.»
 
Ignis annuì, e allargò le braccia stringendola a sé e accarezzandole i capelli.
 
«Vengo a prenderti domani, oppure dimmi tu quando. Ci andremo insieme.» concluse.
 
Alexandra si sciolse a fatica dalla sua stretta, controvoglia. Tornò a guardarlo e scosse il capo.
 
«Va bene domani. Farò il trasloco non appena avrò ottenuto il lavoro, non prima.» decise.
 
Quindi a quel punto Ignis Scientia si alzò in piedi e le porse sorridendo la mano sinistra, infilando la destra nella tasca del cappotto color latte.
 
«È deciso allora. Rientriamo?» le chiese quindi «Sta iniziando a far freddo e non vorrei ti ammalassi di nuovo.»
 
Lei accettò di buon grado, stringendo quella mano e lasciando che lui la avvolgesse di nuovo in un abbraccio protettivo dal gelo della notte.
Quella fu senza dubbio la giornata più indimenticabile di tutte, difficile da chiudere con un semplice battito di ciglia.
Quando lui se ne fu andato, dopo cena, e lei decise che era ora di andare a dormire, rimase per molto tempo nel letto sola a guardare il soffitto e pensare e ripensare all'accaduto, guardandosi la mano, sorridendo e ridacchiando tra sé.
E infine, poco prima di addormentarsi, si voltò ad afferrare la rosa senza spine che lui le aveva portato col caffè anche quella mattina e se la portò prima alle labbra e poi al cuore, pregando.
"Non svegliatemi. Se sto sognando non svegliatemi, vi prego."
 
I don't deserve this
You look perfect tonight.
 
(Continua ...)
 
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(Due anni e mezzo prima)
 
Dal diario di Alexandra Jane Baker
 
«Quelle come noi non hanno bisogno di un uomo per sopravvivere, si sono sempre salvate da sole e sempre lo faranno.
Dall'insicurezza.
Dalla paura.
Da tutti i dubbi.
Da tutte quelle cose che invece è stato proprio un uomo a metterci in testa, il principe azzurro che avrebbe dovuto salvarci e invece ci ha trafitto come fossimo il drago da cui dovevano scappare.
Quelle come noi hanno vissuto questo e molto altro, da sole e uscendone vincitrici, più forti.
Noi siamo la prova che non serve un uomo al tuo fianco per essere felici e al sicuro.
Ma l'amore si, quello serve sempre. 
Anzi, a quelle come noi ne serve anche di più, e quello vero.»

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