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Autore: lost in books    26/01/2018    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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“È la fine! Siamo tutti morti” gridò Caio “Ahi!”
Lavi lo aveva colpito sulla testa con una manata “Vedi di darti una calmata. Siamo ancora tutti vivi”
“Ma per quanto ancora…” sussurrò Tullio portando gli occhi al cielo.
Quando la terra aveva cominciato a tremare le persone nell’accampamento avevano iniziato a gridare, a correre in preda al panico. Chi era all’interno delle tende ed era in grado di muoversi era uscito all’aperto. Ma la paura provata per la scossa non era nulla rispetto a quella che ora avevano nel vedere il cielo diventare sempre più cupo, specialmente nel punto da cui quell’anomalia aveva avuto origine ed il cielo aveva ormai assunto un colore nero come la pece. Anche se lontani tutti avevano capito: l’Oscurità si stava risvegliando. Non c’era più tempo.
“Mammina, ho paura. Non voglio morire” disse tra le lacrime una bambina, che venne subito avvolta dalle braccia della madre in un abbraccio che doveva essere di conforto per la piccola, ma in quel momento lo era anche per la madre.
“Non fatevi prendere tutti dal panico. C’è ancora tempo. Deve esserci” disse Leon nel tentativo di rincuorare gli animi. Serena era accanto a lui e faceva del suo meglio per apparire tranquilla.
“Leon ha ragione. C’è ancora tempo ma dobbiamo sbrigarci” disse Iliana poco distante. Si stava massaggiando la fronte come per alleviare il dolore di una fitta alla testa.
“Quanto tempo?” chiese Sera preoccupata. Anche Emil, vicino a lei, era pensieroso.
“Due o tre ore al massimo”
“Siamo tutti morti!” Caio si fece riprendere dal panico.
Lavi sbuffò guardando l’ex brigante “E dire che avevo appena cominciato a trovarti sopportabile”
“Non è ancora finita. Possiamo ancora farcela” la voce di Iliana era ferma e sicura “Mille anni fa la situazione non era tanto diversa da oggi”
“E come faremo?” domandò re Tyberius, avvicinatosi alla maga in compagnia di Beatrice.
“È semplice. Tutti i frammenti sono riuniti qui: tre in mano alla Resistenza e uno ai Darman. Ci basterà sfruttare la piattaforma per il teletrasporto che si trova qui e spostarci su quella più vicino alla radura. Conoscendo gli adepti ce ne sarà una nelle sue vicinanze”
“Sì, è così. Per il teletrasporto lasciate fare a me” si offrì Beatrice.
“Una volta lì” Iliana portò lo sguardo su Sandir a pochi passi da lei “Toccherà a te farci arrivare alle porte della radura”
“Capito” le disse il giovane.
“Tutto chiaro? Bene, i frammenti” disse la maga allungando una mano verso il capo della Resistenza.
“Vado subito a prenderli” Tyberius corse verso la sua tenda senza perdere altro tempo.
“Io vado a cercare mia zia invece” disse Sandir con gli occhi rivolti al terreno sabbioso, preparandosi ad un imminente ed inevitabile confronto.
“Non sarà necessario” la voce di Fang lo riscosse. La capo clan si stava già avvicinando al nipote, un gruppo di Darman, tra cui Horn, al suo seguito.
La Darman camminò fino a trovarsi di fronte al nipote e lì si fermò a fissarlo in completo silenzio.
“Zia Fang” cominciò Sandir, sperando di trovare come per magia le parole giuste da dire “Ti prego, affidami il frammento”
“Non devi pregarmi. Il frammento è tuo” disse la donna per poi sfilarsi la rudimentale collana con il frammento e metterla al collo del nipote “e con esso anche il ruolo di capo clan”
“Che cosa?!” Sandir era rimasto completamente spiazzato da ciò che era appena successo. Doveva esserci un errore “Io non capisco…perché?”
“Il ruolo di capo clan è dato al Darman più forte e con esso il dovere di proteggere il frammento. Nessuno di noi riuscirebbe a battere un drago” la donna portò una mano alla bocca, pensierosa “Anche se…forse se avessi dieci anni di meno ci farei un pensierino”
Sandir non mise in dubbio le parole della zia.
“Congratulazioni” continuò lei per poi rivolgersi ai Darman poco distanti “Salutate il vostro nuovo capo”
Tutti i Darman presenti si inchinarono al cospetto di Sandir, Horn contenendo a stento un enorme sorriso, mentre Fang si limitò ad un cenno del capo.
“Zia Fang, io…”
“Parleremo quando tornerai” la donna accennò un sorriso che però si trasformò presto in un’espressione di rabbia a stento contenuta “Anche delle tue abitudini cleptomani”
Allora Sandir capì che Fang era consapevole che il bracciale di sua madre era stato trafugato e soprattutto che era lui il colpevole. Non sarebbe stata una bella chiacchierata, ne era certo.
“E del tuo essere un bugiardo cronico” si intromise Beatrice, le mani sui fianchi e gli occhi ridotti a fessure dietro le lenti degli occhiali.
In quel momento Sandir non sapeva quale delle due opzioni sarebbe stata la peggiore per lui: morire per mano dell’Oscurità o subire l’ira delle due donne.
Re Tyberius lo salvò dalla sua brutta situazione tornando con in mano tre scrigni identici in cui aveva riposto i frammenti.
“Bene. Se avete qualcuno da salutare, fatelo ora. Vi lascio qualche minuto” decretò Iliana spostando lo sguardo sui suoi tre compagni di viaggio.
“Se c’è qualcosa che possiamo fare per aiutare…”
La maga fermò Tyberius prima che potesse finire di parlare “L’unica cosa che potete fare è rimanere qui finché non sarà tutto finito, solo questo” poi si rivolse a Beatrice “Noi andiamo a preparare la piattaforma”
Le due maghe si allontanarono e Tyberius si rivolse alle persone riunite in quel luogo “Avete sentito tutti? Tornate alle vostre occupazioni”
Seppur ancora incerte, le persone pian piano obbedirono. Tyberius stava per tornare a svolgere i suoi doveri quando sentì il peso di una mano poggiarsi sulla sua spalla.
Quando si voltò si trovò di fronte Fang “Visto che rimarrete qui, ci sarebbe una cosa in cui la Resistenza potrebbe essere d’aiuto”
 
“Leon, dove mi stai portando?” chiese Serena.
Non appena Iliana aveva detto a Sera, Sandir e Leon di salutare chi volevano nei pochi minuti a loro disposizione prima della partenza, il cavaliere aveva preso per mano la principessa e, senza dire una parola, aveva cominciato a camminare a passo svelto allontanandosi da tutti.
“Leon?” la donna non lo aveva mai visto comportarsi così, non sapeva cosa aspettarsi. Lui continuava a camminare senza risponderle.
Ormai stanca di tutto ciò era sul punto di puntare i piedi a terra e opporsi quando lui si fermò di colpo e si voltò a guardarla.
L’intensità con cui la stava fissando la colse di sorpresa, bloccando qualsiasi protesta prima che potesse raggiungere le sue labbra. Rimase ferma, rigida come una statua.
“Serena”
La voce di Leon la sciolse dall’immobilità facendola scattare sull’attenti “Sì?”
“Scusami per i miei modi ma volevo parlare con te in privato e non ho molto tempo”
“Non…non preoccuparti” Serena cominciò a giocherellare con la veste, lo sguardo fisso sulla sabbia ai suoi piedi. Era nervosa, sapere che sarebbe partito di nuovo senza di lei non era facile da digerire. Avrebbe voluto almeno avere più tempo.
Infine trovò la forza di tornare a guardarlo negli occhi. Non poteva farci niente, purtroppo.
“Allora, cosa volevi dirmi?” si sforzò di sorridergli.
Non era l’unica ad avere difficoltà in quel momento, poteva vedere quanto Leon fosse agitato, anche se sarebbe stato difficile da capire per chi non lo conosceva bene come lei.
“Serena, negli ultimi mesi non ho adempito al mio compito di proteggerti. Avevo promesso di starti sempre accanto ma tu sei stata comprensiva e mi hai permesso di compiere il viaggio che mi ha portato ad essere qui oggi. Ti sono immensamente grato per questo”
La donna scosse il capo “Non devi ringraziarmi”
“Quando sono partito non avevo idea di cosa sarebbe successo. Mi hai dimostrato ancora di più quanto tu sia coraggiosa, gentile, forte…quanto tu sia una persona meravigliosa. Meriti molto più di quello che hai e un giorno spero di poter farti riottenere ciò che la guerra ti ha tolto. Non posso ridarti la tua famiglia ma come tuo cavaliere farò tutto ciò che è in mio potere, te lo prometto”
“Leon…”
“Io non sono degno di starti accanto ed è per questo che so che quella che sto per farti è una richiesta egoista da parte mia”
“Una richiesta?”
Le mani di Leon avvolsero quelle della donna in una presa salda ma delicata. Non cercò di nascondere le sue emozioni, non quella volta. Tutto quello che provava in quel momento, i sentimenti che aveva provato per anni e tenuto per sé, li lasciò trasparire sul suo volto, di fronte alla sua adorata principessa.
“Serena, aspettami. Ancora una volta, per l’ultima volta, e al mio ritorno, se vorrai ascoltarmi, c’è una cosa molto importante che devo dirti”
Dopo le ultime parole di Leon, Serena non disse nulla. Le guance della donna cominciarono a tingersi di rosso, le sue labbra rimasero leggermente aperte e i suoi occhi sull’orlo delle lacrime. Pensava che il suo cuore sarebbe esploso.
“Certo che ti aspetterò, non devi neanche chiedermelo” disse lei con voce quasi tremante, poi fece un respiro profondo per cercare di calmarsi.
“Ora ho io una richiesta da farti, anzi un ordine” un'altra pausa, un altro respiro “non mi è mai piaciuto darti ordini ma questa volta, solo questa, non ho alcun problema a farlo” Serena fece un passo avanti, era così vicina da poter sentire il respiro di Leon sul suo volto “Torna da me, non azzardarti a morire. È un ordine”
La tensione leggibile sul volto di Leon si dissolse per lasciar posto alla gioia a stento contenuta “Te lo prometto”   
Non le serviva altro. Si buttò fra le sue braccia avvolgendolo in un forte abbraccio. Stava piangendo ma non le importava, le bastava sentire il calore del corpo di Leon, il battito accelerato del suo cuore, confuso con il suo.
Lei avvicinò il volto a quello dell’uomo, le parole uscivano a fatica tra le lacrime “Me lo hai promesso…hai promesso”
Leon si avvicinò ancora di più fino a toccare la fronte di Serena con la sua “Tornerò sempre da te, sempre”
Rimasero così per un po’ ma Leon sapeva di non avere più tempo. Doveva andare. Serena si era calmata quasi del tutto ormai.
Lui sciolse l’abbraccio riluttante “Ora devo andare”
“Lo so”
Così Leon si incamminò in direzione della piattaforma ma non fece molta strada.
Poco distante dal punto isolato in cui aveva parlato con Serena, a braccia conserte appoggiata su una roccia abbastanza grande da nasconderla alla loro vista, c’era Lavi.  
Serena non si era accorta di lei, ancora intenta ad asciugarsi gli occhi e girata dalla parte opposta.
“Glielo hai promesso, non dimenticarlo” disse la rossa rivolgendosi al cavaliere.
“Non lo farò”
“Bene”
“Lavi, prenditi cura di lei”
“Non serve che me lo dici, lo avrei fatto comunque”
 
Poco distante dalla piattaforma, seduti uno accanto all’altra, Sera e Sandir stavano aspettando che Iliana li chiamasse una volta ultimati i preparativi.
Sera non aveva più nessuno da salutare mentre Sandir aveva salutato brevemente sua zia e Horn per poi sentirsi dire da Fang che aveva una cosa urgente da fare. L’aveva vista l’ultima volta in compagnia di re Tyberius.
“È quasi ora” disse Sera di punto in bianco.
Sandir si voltò verso di lei, che stava fissando un punto imprecisato all’orizzonte.
“Già”, non si sentiva in vena di molte parole.
“Hai paura di morire?” domandò lei.
La verità era che se lo era chiesto spesso durante il viaggio, aveva pensato più volte che sarebbe morto lungo la strada, ma ora mancava così poco “Ne abbiamo passate tante per arrivare fino a qui. Supereremo anche questo ultimo ostacolo, vedrai”
“Quando tutto sarà finito immagino tornerai qui e ti occuperai dei Darman, capoclan”, la ragazza si assicurò di enfatizzare l’ultima parola.
Sandir quasi si strozzò con la sua stessa saliva, ancora non riusciva a credere a quello che era successo. La collana sul suo collo era ciò che gli ricordava che le cose erano veramente andate a quel modo.
Lui annuì “E tu? Tornerai ad Idyll?”
“Sì, almeno per un po’. Voglio andare nel punto in cui riposa Florian. Pensavo di chiedere ad Iliana di venire con me”
“Lo sai, anche se sei una rompiscatole, mi mancherai” disse Sandir sincero.
Sera gli pizzicò un braccio “Anche tu mi mancherai. Vieni a trovarmi qualche volta. In futuro mi piacerebbe poter passare del tempo con te, Leon e Iliana di tanto in tanto. E anche con Serena e tutte le persone fantastiche che ho incontrato durante il viaggio”
“Se sei tu ad organizzare il tutto, come la festa che hai preparato per noi ad Idyll, sono sicuro che non mancherebbe nessuno”
Sera, di umore più leggero, cominciò a ridere e ben presto contagiò anche Sandir.
Sì, sarebbe stato strano vedere tutti loro prendere la propria strada dopo il tempo che avevano passato assieme, ma non voleva dire che non si sarebbero mai più incontrati, la giovane spirito lo sapeva.
“Snow!” Sandir si alzò di colpo. Sera poteva vedere il sollievo negli occhi del suo amico mentre la ragazza si stava avvicinando a loro. Gli aveva raccontato che l’ultima volta che aveva visto la Darman era stato sul campo di battaglia. Era molto preoccupato per lei. Gli aveva confessato anche dell’irruzione che lui e la ragazza lupo avevano fatto nel luogo di sepoltura dei suoi genitori e di quanto le era grato per quello che aveva fatto per lui.
Snow li aveva finalmente raggiunti. Aveva un braccio tenuto fermo da una fasciatura.
“Sandir, Sera. Sono felice di vedervi in salute” disse lei.
“Il tuo braccio…” sussurrò Sandir.
“Non è niente di grave. Guarirà in poco tempo. Piuttosto…volevo salutarvi prima della vostra partenza”
“Oh, che cosa carina. Vedrai, saremo talmente rapidi che non ti accorgerai neanche che ci siamo allontanati” prese la parola Sera. Si era accorta, lanciandogli un fugace sguardo, che l’amico sembrava essere a disagio. Qualcosa lo tormentava.
“Ti credo” le rispose Snow.
Scese un silenzio imbarazzante, nessuna delle due sapeva cosa dire e Sandir non sembrava voler essere di alcun aiuto.
“Ehm, allora io…” Snow mosse un passo per andarsene.
“Aspetta” Sandir aveva improvvisamente ritrovato la voce “Snow, posso parlarti un attimo da solo?”
Il giovane guardò Sera per assicurarsi che non ci fossero problemi.
“Ti aspetto qui” disse la ragazza spirito.
“Allora, va bene” acconsentì Snow “Andiamo”
 
Non si erano allontanati poi molto. Da dove si trovavano, Sandir riusciva a vedere chiaramente Sera. Aveva tirato fuori dalla sua sacca un libricino, quello su cui annotava gli avvenimenti del viaggio, e sembrava assorta nella lettura.
Riportò l’attenzione su Snow. Stava aspettando, senza mettergli fretta.
Che Sandir fosse agitato all’idea di parlarle era palese, il solo fatto di essere riuscito a chiederglielo era per lui un miracolo. Ma aveva bisogno di sapere, non poteva tenersi oltre quel peso.
“Snow, ecco…devo essere una delusione. Mi dispiace”
Snow parve confusa “Una delusione?”
“Ti ho mentito facendoti credere di essere quello che non sono” spiegò lui “Non sono un sandir scampato alla morte, non lo sono mai stato” detto ciò cercò di prepararsi alla reazione della ragazza. Era sicuro che fosse delusa, anzi furiosa nei suoi confronti ma si stesse trattenendo.
Era a testa bassa, non riusciva a guardarla per paura di ciò che avrebbe potuto vedere, quando udì qualcosa di inaspettato.
Alzò la testa e trovò la ragazza in preda alle risate.
Non poté fare a meno di arrossire.   
Quando la ragazza si calmò disse “Non sono delusa. È vero che non sei unico nel tuo genere ma questo non ha influito sulla mia opinione di te. Sei una brava persona, è questo ciò che conta”
La ragazza parve riflettere “Aspetta, non dirmi che pensavi che in te vedessi solo il fatto che fossi unico?”
“Tu hai detto che ti incuriosivo per quello…”
“Questo non vuol dire che non ti trovi interessante” disse lei di getto, fermandolo “Da quando sei qui non hai fatto altro che lottare per ciò in cui credi, nonostante quasi tutti i tuoi simili ti guardassero con diffidenza. Ammetto che un po’ ti invidio per questo…” Sandir non ne era sicuro ma gli parve che la ragazza fosse arrossita leggermente “Ma allo stesso tempo ti ammiro”
Snow aveva una così alta stima di lui? Questo proprio non se lo aspettava. La conversazione aveva preso una piega decisamente diversa da come aveva immaginato.
“E anche se non sei unico, sei comunque una rarità. Un Darman drago non si vede tutti i giorni, no?” il tono della ragazza voleva essere rincuorante e riuscì nel suo intento.
Sandir ritrovò il sorriso “Snow, grazie per tutto quello che hai fatto per me”
Era stata lei che lo aveva condotto dalla sua gente, era stata lei a permettergli di visitare il luogo dove riposavano i suoi genitori. Le sarebbe stato sempre grato.
Lei scosse la testa con decisione “Sono io che dovrei ringraziarti. Mi hai salvato la vita e presto salverai anche ognuno di noi. Spero solo che vada tutto bene…”
All’inizio Sandir pensò che la ragazza si riferisse alla sua missione ma qualcosa nel suo sguardo gli fece pensare che ci fosse dell’altro.
“Che intendi?”
Snow si fece seria “Finché i frammenti sono qui noi Darman stiamo bene, ma ora l’Oscurità si è fatta più forte e senza di essi…”
Sandir finalmente capì. Senza i frammenti a proteggerli dall’influenza dell’Oscurità la sua gente avrebbe corso il grosso rischio di perdere il controllo. Anzi, era solo questione di quanto avrebbero potuto resistere prima che succedesse.
“Ma non preoccuparti, ce la caveremo. In fondo è solo per poco. Fang si è già occupata di tutto. Il capo della Resistenza e i maghi di Iridium hanno assicurato che ci terranno sotto controllo se dovessimo dare i numeri”.
Anche se Snow voleva essere rassicurante, Sandir non poteva evitare di pensare al peggio. Fallire non era contemplato ma ora era consapevole che persino un secondo poteva fare la differenza per la sua gente. Inoltre, nonostante avesse passato il suo titolo a lui, sua zia non aveva smesso di proteggere il suo popolo. Aveva molte cose da imparare da lei. In quel momento decise che al suo ritorno avrebbe cercato il suo sostegno. Sarebbe diventato un buon capo. Nonostante avessero avuto delle divergenze e avessero ancora molta strada da fare, glielo doveva.
“Ora dovrei raggiungere gli altri. Tutti noi Darman staremo all’interno di un barriera per precauzione” disse Snow “Vedrai, andrà tutto bene, capoclan”
Sentire Snow chiamarlo in quel modo lo mise ancora più in imbarazzo di quando a farlo era stata Sera, ma si sforzò per lo meno di annuire e sorriderle “Se sei tu a dirlo ti credo”
Senza alcun preavviso la ragazza lo afferrò con decisione per la camicia con la mano buona, lo tirò a sé e poggiò le labbra sulle sue.
Rimase così solo per pochi secondi per poi lasciare la presa sulla camicia.
“Torna presto. Aspetterò il tuo ritorno” e se ne andò lasciandolo da solo e completamente rosso in faccia.
Ripensò alla sua indecisione di poco prima su cosa sarebbe stato peggio per lui: l’Oscurità o la furia di Fang e Beatrice al suo ritorno.
Ora non aveva più dubbi. Sarebbe sicuramente tornato.
Non appena fu certo di aver ripreso un colorito normale si affrettò per raggiungere Sera, ma invece di trovarla intenta a leggere o scrivere come pensava, fu accolto da una scena ben diversa.
La ragazza lo stava guardando furbescamente, le mani a sostenere la testa e i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
Sandir capì subito il perché. Aveva visto tutta la scena.
“Non la smetterai di punzecchiarmi mai per questo, vero?”
Sera fece segno di no con la testa, ridacchiando “Vedila dal lato positivo, rubacuori. Se falliamo sarà solo per qualche ora al massimo”
Sandir sospirò esasperato.
 
Sera non era stata l’unica a vedere la scena. Iliana aveva appena finito di mettere a punto la piattaforma assieme a Beatrice, che ora era andata ad informare re Tyberius della loro imminente partenza.
Un lieve sorriso si fece strada sulle sue labbra. Sera stava già prendendo in giro Sandir. Era sollevata. Nonostante la loro situazione, non si stavano facendo prendere dall’ansia o dalla paura. Era fiera di loro.
Ora mancava soltanto Leon all’appello.
“È tutto pronto per la partenza?”
Iliana si voltò. Il cavaliere l’aveva raggiunta senza che lei se ne fosse accorta.
“Sì”
La maga notò subito che c’era qualcosa a impensierirlo ed era sicura che non si trattasse dell’Oscurità.
“Hai detto a Serena ciò che provi?”
Leon non parve del tutto sorpreso dalla domanda. In fondo era sparito trascinando Serena via con sé.
“Non esattamente. È…complicato”
Iliana sospirò “Lo immaginavo”
La maga non riusciva ad escludere la possibilità che il racconto del suo passato avesse influito sulla decisione dell’uomo.
“Dovrò assicurarmi che non ti succeda niente, allora”
“Mi consideri così inaffidabile?” domandò Leon abbozzando un sorriso.
“No. È solo che se c’è una cosa che ho imparato mille anni fa è che tutto può succedere”
La donna fece cenno a Sera e Sandir che, accortisi del gesto, cominciarono a camminare verso di loro.
“Iliana” disse Leon.
La donna riportò l’attenzione su di lui.
“Rimpiangi mai la tua storia con Artorius?”
“No” rispose lei senza esitare “Pur sapendo come è andata a finire, rifarei ogni cosa. Anzi, se potessi, prenderei a calci la me stessa del passato per essere stata così cocciuta da non aver dato ascolto prima al suo cuore”
Sera e Sandir li avevano quasi raggiunti e la maga approfittò degli ultimi attimi in privato con l’uomo per dire “Ecco, se ho un rimpianto è proprio quello” lo guardò negli occhi “Non lascerò che vi succeda qualcosa, a nessuno di voi”
L’intensità delle parole della donna lasciarono per un attimo Leon senza fiato.
“Eccoci!” gridò Sera agitando un braccio.
Leon si ricompose in fretta “Perfetto”
In quel momento arrivarono Beatrice e Tyberius, le loro braccia cariche.
Tyberius consegnò gli scrigni dove erano custoditi i tre frammenti rimanenti a Leon, che li infilò in una sacca.
“Per il momento trasporteremo i frammenti in questo modo se siete tutti d’accordo, mentre Sandir terrà al collo quello in suo possesso fino al nostro arrivo alla prossima piattaforma. Poi decideremo cosa è meglio fare in base alla situazione”
Anche se il piano era di sfruttare l’abilità di Sandir per spostarsi più velocemente, c’era comunque il problema dell’effetto che avrebbe avuto la vicinanza all’Oscurità su di lui.
C’era sempre il rischio di un qualche attacco da parte di Anthemis e celare la presenza dei frammenti negli scrigni, che schermavano anche il loro potere, sarebbe stato meglio, ma se il giovane avesse perso il controllo avrebbero perso tempo prezioso.
Iliana guardò di sfuggita Sandir, senza farsi vedere. Era evidentemente frustrato all’idea di poter diventare una minaccia ma la donna riuscì anche a cogliere la sua determinazione a fare tutto ciò che era in suo potere per la buona riuscita della missione.
Tutti concordarono con la proposta di Leon.
Poi Beatrice porse ad Iliana l’oggetto che aveva in mano. Aveva la forma di un fodero per spade ma era nascosto da delle bende. Era stata lei stessa a chiederle di portaglielo.
“Grazie, Beatrice” disse la maga per poi spostarsi di fronte a Leon e porgergli l’oggetto “Voglio che tu abbia questo”
L’uomo allungò lentamente una mano verso l’involucro e, una volta recuperatolo dalle mani della donna, cominciò a liberarlo dalle bende.
Un fodero dorato, delle pietre turchesi a comporre il simbolo di Dahlia. Aoguard.
“Io non posso accettarla” le braccia di Leon, già in movimento per restituire la spada, vennero fermate delle mani di Iliana.
“Insisto. Aoguard appartiene a Dahlia, il tuo regno, e chi altro c’è di più adatto di te? Non so se sarai in grado di usarla appieno ma so che saprai comunque farne buon uso”
Leon era senza parole. Quello di Iliana era un enorme atto di fiducia nei suoi confronti.
“Io…ti ringrazio. Non ti deluderò”
“Leon” disse Tyberius per poi avvolgerlo in un abbraccio “Sii prudente”
Nonostante non avessero molto tempo, Iliana li lasciò salutare. Per il capo della Resistenza Leon era come un figlio, un figlio il cui destino era incerto e da cui dipendeva quello di tutti loro.
“Bene. È ora di andare” disse, dopo che ebbero finito.
Beatrice e Tyberius fecero qualche passo indietro e i quattro in partenza si posizionarono sulla piattaforma.
“Aspettate!”
Tutti diressero lo sguardo verso il punto da cui proveniva la voce.
“Emil?” disse Sera.
Il ragazzo stava correndo verso la piattaforma e non era da solo. C’erano anche i suoi fratelli e Lavi poco distante, intenta ad assicurarsi che Serena, più lenta degli altri perché ancora debole, non si sentisse male per la fatica di restare al passo.
“Signorina spirito” esordì Emil una volta arrivato, il volto arrossato per la corsa.
“Puoi chiamarmi Sera, davvero” disse lei.
“Sera…noi siamo venuti per un ultimo saluto. Che Sol ti protegga” poi si rivolse anche agli altri “Che protegga tutti voi”
“Grazie” rispose Sera per tutti.
“Ci assicureremo che qui tutto vada per il meglio. Contiamo su di voi” proseguì Emil tenendo gli occhi solo sulla ragazza.
Sentite quelle parole Sera gli rivolse un raggiante sorriso “Ce la faremo”
Emil annuì.
I nuovi arrivati si allontanarono di qualche passo. Era tutto pronto.
“Si parte” disse Iliana attivando la piattaforma. Il deserto scomparve dalla loro vista.
 
“Sandir, sicuro di farcela?” insistette Leon.
Il cavaliere, vedendo la fatica evidente del suo amico per mantenere il controllo, si stava preoccupando.
“Non preoccuparti per me” rispose secco Sandir, cercando di celare il respiro affannoso.
Quando erano arrivati alla loro prima destinazione, la piattaforma più vicina alla radura, Sandir si era tolto la collana e l’aveva riposta in uno degli scrigni già occupato da un frammento. Ne avevano solo tre.
Iliana osservò bene il ragazzo: era provato ma se diceva che poteva farcela, lei gli avrebbe dato fiducia.
“Leon” la maga mise una mano sulla spalla dell’uomo. Bastò questo per farsi capire.
Vide Sandir guardarla con riconoscenza.
“Quando vuoi” disse lei al giovane.
Sandir si trasformò e Leon gli salì in groppa senza esitazione per poi allungare una mano e aiutare una riluttante Iliana a issarsi. Non le era mai piaciuto volare.
Sera si era trasformata in una fiamma, con l’eccezione delle mani che usò per tenersi aggrappata all’amico. Così sarebbe stata più leggera.
Una volta in volo, per quanto fosse una cosa che mai le avrebbe fatto piacere, la maga inevitabilmente si ritrovò a pensare a quando aveva viaggiato allo stesso modo mille anni prima. Il tempo era riuscito a trasformare anche quel ricordo, all’inizio spiacevole a causa del malessere che le procurava, in qualcosa che ora considerava con affetto.
Certo, sarebbe stato meglio se prima di partire avesse fatto in tempo a preparare l’intruglio che aveva ideato mille anni prima per il mal d’aria ma purtroppo non era stato possibile. La sua ricetta era ancora considerata la migliore dopo tutto quel tempo, anche se nessuno sapeva che era stata opera sua.
Questa sua debolezza l’aveva sempre fatta sentire in imbarazzo. Per fortuna era un viaggio breve, riusciva già a vedere dall’alto il boschetto al cui interno si trovava la radura grazie alla luce procurata dalle fiamme di Sera, unica fonte di illuminazione. Il cielo era completamente nero, opprimente.
“Siamo arrivati. Sandir, atterra pure” disse Leon e Sandir obbedì.
Leon fu il primo a scendere, seguito subito da Sera.
“È stato fantastico!” disse la ragazza una volta riacquistate sembianze umanoidi.
Per Iliana era stato esattamente il contrario.
Lentamente, la maga cominciò a scendere ma improvvisamente una scossa percorse tutto il suo corpo, facendole perdere la presa.
Per sua fortuna Leon agì rapidamente, arrestando la sua caduta.
“Iliana, stai bene?” chiese Sera preoccupata.
“Sì, non sono più abituata a volare a dorso di drago, tutto qua”
La maga sperò con tutto il cuore che Sera e Leon le credessero e per sua fortuna fu così.
La verità era un'altra: la vicinanza all’Oscurità aveva interferito sul controllo che aveva della parte di essa all’interno del suo corpo. La parte intrappolata nella radura la stava chiamando, volevano tornare ad essere una cosa sola.
Iliana si focalizzò sull’energia del Talismano per ridurre quella sensazione.
Si sentì subito meglio ma, quando Sandir recuperò sembianze umane, si rese subito conto di come lui la guardasse dubbioso. La sua scusa non doveva averlo convinto.
Iliana tornò a concentrarsi sul boschetto, non avevano tempo per inutili discussioni.
Ciò che si trovò di fronte la gelò sul posto.
Era peggio di quanto pensasse. Il boschetto che circondava la radura era ridotto ad un ammasso di alberi morti o morenti. Era peggio di mille anni prima.
“Non mi sento…tanto bene” disse Sera ansimando “Mi manca…l’aria”
Iliana si voltò verso la ragazza. Era in ginocchio e le fiamme che la contraddistinguevano si stavano via via affievolendo. Non avevano quasi più luce ormai. Stava diventando sempre più difficile distinguere ciò che stava intorno a loro.
Iliana sentì un gemito a stento trattenuto. Era Sandir.
Il giovane era abbastanza vicino a Sera per permettere alla maga di vedere che sulle sue braccia erano comparse delle scaglie e stavano aumentando.
“Non c’è più tempo. Dobbiamo riformare il Talismano ora o non riusciremo nemmeno a raggiungere la roccia per via degli effetti dell’Oscurità”
Leon tirò subito fuori gli scrigni e li aprì.
Una luce abbagliante rischiarò l’area.
“Mi sento già meglio” disse Sera, le sue fiamme ravvivate.
Le scaglie sul braccio di Sandir cominciarono a sparire.
“Prendete tutti un frammento” ordinò Iliana.
Obbedirono. Ora mancava solo lei. La sua mano era quasi sul frammento ancora nello scrigno.
Anche se ora sapeva di poterlo toccare, il ricordo dei tanti anni in cui aveva creduto il contrario la fermarono ad un soffio da esso.
“Iliana, se non te la senti…” cominciò Sera.
“No”, doveva riuscire a superare la paura. Doveva farlo per se stessa.
Le sua dita si chiusero sul frammento. Era tiepido ma non faceva male. Ci era riuscita.
“Ora avvicinateli” continuò lei.
Dovettero tutti chiudere gli occhi per la luce intensa e quando li riaprirono il Talismano era finalmente di fronte ai loro occhi.
I suoi compagni erano rimasti imbambolati di fronte al Talismano vero e proprio, Iliana poteva capirli, ma non potevano perdere altro tempo.
“Sandir, tieni tu il Talismano” disse lei.
“Io?” domandò lui riscuotendosi.
“Vista la tua natura è meglio che ti stia il più vicino possibile”
“Va bene”
“Andiamo. Dobbiamo fare in fretta ma restate tutti vicini al Talismano”
I quattro sparirono all’interno del bosco.
 
Procedevano in fretta. Leon e Sera in testa al gruppo a fare strada, Sandir a seguire, con Iliana al suo fianco.
La donna si era accorta di come il giovane le gettasse delle occhiate sempre più frequenti.
Infine ruppe il silenzio “Prima non era colpa del mal d’aria, almeno non del tutto. Anche all’accampamento non stavi bene. Puoi ingannare Leon e Sera ma non me. L’Oscurità ha un effetto particolare su di me come lo ha su di te, inutile nascondermelo” parlava piano, in modo da farsi sentire solo da lei.
“Hai ragione. Non volevo farli preoccupare” rispose la maga puntando lo sguardo sugli altri suoi due compagni.      
Leon e Sera erano troppo impegnati ad arrivare a destinazione per accorgersi della loro conversazione.
“Ma adesso sto meglio, non è una bugia”
Sandir la osservò come per accertarsi che non stesse cercando di ingannarlo. Quello che vide parve convincerlo.
“Lo sai che puoi fare affidamento su di me, vero?” le mani del giovane strinsero con più forza il Talismano mentre parlava. La luce che emanava l’oggetto che aveva fra le dita impedivano al giovane di nascondere la sua espressione combattuta alla maga.
La donna gli mise una mano sulla spalla “Certo che lo so. Mi fido di te” e in un attimo l’incertezza che aveva letto sul suo volto svanì.
Fu allora che si rese conto in che punto del boschetto si trovavano.
“Ci siamo”
Al suono della sua voce i suoi tre compagni si fermarono.
Iliana mosse qualche passo raggiungendo Leon e Sera, poi nel giro di qualche attimo Sandir la seguì.
La donna li guardò uno dopo l’altro. Prima Sandir, poi Sera e infine Leon.
Ad un cenno di lei, il cavaliere scostò un ramo malandato liberando loro il passaggio.
Erano finalmente arrivati.
Davanti a loro c’era una distesa incolta al cui centro si trovava la roccia, loro obiettivo.
Grazie alla luce fornita dal Talismano potevano vedere che da essa stava uscendo un fumo nero. Se l’Oscurità non era ancora fuoriuscita del tutto era solo grazie alla roccia su cui si trovava il sempre più tenue sigillo contenitivo. Era tutto ciò che rimaneva dell’opera compiuta da Iliana e i suoi compagni di viaggio mille anni prima.
Dopo tutto quello che avevano passato, per Iliana dover vedere il frutto dei loro sforzi ridotto in quel modo sembrava quasi una presa in giro. Almeno Florian non aveva dovuto assistere a tutto quello.
L’aver pensato al suo migliore amico la riportò indietro.
Il ricordo di quando era stata in quel luogo l’ultima volta era impresso per sempre nella sua memoria, nitido come se fosse appena successo.
Ricordava esattamente qual era il punto dove lei, Akane e Florian stavano aspettando mentre Artorius procedeva verso la roccia.
Ricordava le sue sensazioni mentre la persona più importante per lei al mondo stava per portare a termine la loro missione.
Era come se potesse vederli lì assieme a lei ed ai suoi nuovi compagni.
Fu per questo che quando si accorse di un movimento accanto alla roccia per un attimo i suoi occhi videro comparire il Gran Maestro oscuro del suo passato. No, non poteva essere lui. La figura ora era completamente visibile e Iliana poté osservarla bene. Quando finalmente si rese conto di chi si trovasse veramente davanti ai suoi occhi si sentì raggelare.
Era Lucien.
        
   
 
   
Salve a tutti, qui lost in books.
Siamo alla resa dei conti ormai. Il gruppo è riuscito a riformare il Talismano e portarlo a destinazione ma hanno trovato Lucien ad aspettarli.
Mancano solo due capitoli alla fine (o tre se cambio idea all’ultimo momento su come suddividere quello che rimane della storia)   
Alla prossima!
 
 
   
 
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