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Autore: Leila 95    27/01/2018    3 recensioni
Il regalo più bello che possiamo fare a chi amiamo non si può comprare, non vale tutti i crediti dell'universo...siamo noi stessi.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Jyn Erso, Owen e Beru Lars, Principessa Leia Organa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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III
Non voleva parlarne con la zia, ma non poteva non farlo: se aveva intenzione di passare la notte a casa del suo ragazzo, il minimo che poteva fare era avvisare a casa, per non rischiare di trovarsi in un mare di guai.
Tirò un respiro profondo e entrò in cucina, dove sua zia stava lavando i piatti. “Domani vorrei restare a dormire a casa di Han, se per te non è un problema” disse a bruciapelo. Sapeva che le sue intenzioni erano chiare come la luce del sole, senza bisogno di essere troppo espliciti.
Beru posò il piatto che stava asciugando e lo strofinaccio sul tavolo, e le rivolse uno sguardo scettico. “Te lo ha chiesto lui?”
“No!” esclamò la ragazza. “No. Lui non sa niente. Sono io a volerlo fare” aggiunse, non senza una punta di fierezza.
“Non credi che sia un po’ troppo presto per questo?”
Come aveva immaginato, sua zia aveva già capito cosa si celava dietro quella sua richiesta di permesso, e non sembrava disposta ad acconsentire facilmente come sperava. “Stiamo insieme da otto mesi! Dovresti aver capito che genere di persona è…se si fosse stufato, mi avrebbe già lasciato da un pezzo.”
“Hai ragione” fece la donna sedendosi e invitandola a fare altrettanto. “Ma con certe persone non ci si può mai davvero fidare.”
“Perché dici così? Si può sapere che ti ha fatto di male per non meritarsi neppure un briciolo della tua fiducia?”
“Conosco il tipo, e so che non ci si può fidare.”
Leia aprì la bocca per esprimere un’obiezione verso quel modo di vedere la vita così rigido e sterile, dividendo le persone per classi, ma sua zia la zittì.
“Avevo la tua età quando, dopo il liceo, mi iscrissi alla facoltà di lettere all’università di Naboo. Il mio sogno era quello di diventare un’insegnante” iniziò.
Leia non aveva mai saputo che sua zia si fosse iscritta all’università: per lei era sempre stata una sarta, la sarta che aveva cucito tanti bei vestiti per lei e suo fratello e che si era occupata impeccabilmente di tasche scucite o pantaloni troppo lunghi per essere indossati. Com’era possibile che non era mai venuta a conoscenza di questo fatto?
“All’università conobbi un ragazzo. Era uno straniero, veniva da Yavin. Si chiamava Kevin.” Sorrise al ricordo. “Era venuto a Naboo per trascorrere un periodo lontano dalla sua famiglia, con la quale non aveva buoni rapporti. Inutile dire che me ne innamorai subito, perdutamente: forse perché era un forestiero, o perché era sicuro di sé, o perché si portava più grande della sua età…non ti so spiegare, ma aveva qualcosa di speciale, qualcosa che non avevo mai visto in nessun ragazzo che avevo conosciuto. Ero giovane e incosciente, e lui sapeva il fatto suo: non mi ci volle molto a caracollare fra le sue braccia.”
Per un momento tacque, timorosa. Temeva che Leia l’avrebbe giudicata male per quello che stava per dire, ma era decisa ad andare fino in fondo, se la sua esperienza poteva servirle da lezione e impedire che anche lei commettesse il suo stesso sbaglio. “La prima volta che feci l’amore fu con lui, nel garage di casa sua. Fu meraviglioso e incredibile, esattamente come mi immaginavo che sarebbe stato. In quei mesi insieme ci amammo follemente, incuranti del rischio di essere scoperti, incuranti di tutto.”
“Poi cosa accadde?” chiese Leia. Già presagiva un epilogo tragico per quella storia.
“Un giorno se ne andò via: lasciò il paese senza dire nulla, senza lasciarmi neppure un biglietto – seppi che era partito dalla sua padrona di casa. Probabilmente si era stufato di vivere da solo, e voleva tornare dalla sua famiglia. O forse si era stufato di me…non lo so.”
“Non hai mai provato a cercarlo?”
“No” ammise la donna. “Mi convinsi che se se n’era andato via senza dire niente, come un fuggitivo, forse non voleva essere trovato.
Solo dopo che fu sparito scoprii di essere rimasta incinta, e allora non potei fare altro che confessare il peccato commesso ai miei genitori. Mio padre andò fuori di sé: mi disse chiaramente che non mi avrebbe cacciato di casa solo perché altrimenti la gente del paese avrebbe giudicato male la nostra famiglia. Quel guaio non doveva uscire dalle mura di casa nostra.”
Leia aveva quasi paura di chiederlo, ma voleva saperlo. “Cosa ne fu del bambino?”
La zia le rivolse un sorriso colmo di nostalgia. “Fui costretta ad abortire. Io non volevo, davvero, ma quella volta non ebbi scelta – mio padre aveva già deciso al posto mio. Dovetti anche ritirarmi dall’università, luogo di depravazione e licenziosità, secondo mio padre. Era convinto che era tutta colpa di quel luogo e del fatto che io avessi voluto fare di testa mia se mi trovavo in quella situazione. Non avrebbe voluto che proseguissi gli studi, ma mia madre aveva insistito tanto perché aveva visto in me una certa propensione per le materie umanistiche, e aveva voluto darmi una possibilità di studiare una cosa che mi piaceva.”
Fece una piccola pausa, poi disse: “Dopo questo fatto, mio padre non ebbe pietà neanche con lei – povera donna – perché era stata lei a lasciarmi andare all’università dove avevo conosciuto quel farabutto: se non me lo avesse permesso, nulla di tutto questo sarebbe successo.”
Leia non sapeva cosa dire. Non avrebbe mai immaginato che dietro quella facciata burbera si nascondesse una donna ferita nel profondo, ma prima ancora una ragazza abbandonata e costretta a un destino terribile. Ora capiva il perché di quell’istintiva avversione verso Han che le aveva portate a scontrarsi più volte: poteva dirle che Han non era Kevin, che era diverso, ma forse sarebbe stato inutile.
“Grazie alle lezioni di una mia vecchia prozia diventai sarta, un lavoro che potevo svolgere tranquillamente a casa senza bisogno di uscire e avere contatti con il mondo” proseguì Beru. “Andavo al mercato con le mie sorelle una volta alla settimana per comprare stoffe e nastri, e le mie clienti venivano a trovarmi a casa sotto lo sguardo attento dei miei genitori.
Intanto, per mio padre, trovare un bravo ragazzo che volesse sposarmi nonostante questa mia colpa divenne una vera e propria ossessione. Owen Skywalker sembrava corrispondere alla descrizione: era educato, di famiglia modesta ma perbene, aveva un lavoro stabile e nessun grillo per la testa – al contrario di me. Fu per questo che ci sposammo.”
“Non lo amavi, vero?” chiese la nipote in un sussurro.
“Non posso dire che tuo zio sia una persona cattiva – non lo è mai stato: mi ha sempre trattato con rispetto, mi ha mantenuto, ha soddisfatto buona parte dei miei desideri. Sono stata bene con lui e ancora oggi mi trovo bene…ma l’amore, quello vero, è tutta un’altra cosa. Nonostante tutto il male che mi ha fatto, non sono pentita di aver conosciuto Kevin e di averlo amato con tutta me stessa.” Faceva ancora male pensare a lui, ma avrebbe fatto tutto daccapo anche se fosse stata a conoscenza delle conseguenze delle sue azioni già da subito: amarlo in modo totale le aveva bruciato le viscere e consumato l’anima, ma ne era valsa la pena – ne sarebbe sempre valsa la pena.
“Dopo il matrimonio mi resi conto purtroppo che non avrei mai più potuto avere figli – una conseguenza dell’aborto. Una parte di me era morta per sempre, assieme a quel bambino mai nato.”
“Mi dispiace” disse Leia.
La zia le sorrise. “Quando pensavo che ormai era troppo tardi, e che avrei dovuto rassegnarmi a vivere la vecchiaia da sola, siete arrivati voi due a portare una nuova aria in questa casa. Quello che è successo ai tuoi genitori è terribile, Leia, ma il fatto che tu e Luke vi siate trasferiti a vivere qui è stato come una benedizione per me, un dono che non mi aspettavo più.
Ho cercato di fare del mio meglio per crescervi, e di darvi tutto quello che era possibile affinché vi sentiste come a casa.”
“Ci sei riuscita” le assicurò Leia. “Ovviamente mi mancano i miei genitori, mi mancano la mia vecchia casa e il mio paese…ma qui ho potuto ricominciare a vivere dopo quello che è successo, e molto lo devo a te.”
 
“Non ti ho raccontato la mia storia affinché tu mi compatisca” le disse la zia. “L’ho fatto solo per metterti in guardia: quando siamo innamorati non ci rendiamo conto dei pericoli ai quali ci esponiamo…ci lanciamo nel vuoto, senza pensarci. Non voglio che ti capiti nulla di male, o che Han ti faccia soffrire, come è successo a me.”
“Non succederà, te lo prometto” disse la ragazza. In un moto di commozione, si alzò e si avvicinò alla zia, abbracciandola forte.
Beru ricambiò quell’abbraccio, poggiando la testa sul cuore della nipote. Avrebbe dovuto imparare a vivere, quella bambina che ora stava diventando una splendida donna, e a fare i conti con il mondo di fuori da cui lei non sarebbe stata in grado di proteggerla. “Tu lo ami?” chiese semplicemente.
“Sì, lo amo. Con tutta me stessa.”
“Allora non voglio impedirti di fare quello che ritieni giusto. Ma sappi che non ti lascerò sola, qualunque cosa accadrà…va bene?”
La ragazza annuì, toccata dalle sue parole.
“E ricordati che puoi raccontarmi tutto, nel bene e nel male.” 
 
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NOTE DELL'AUTRICE
Buonasera a tutti!
In questa storia mi sto occupando, più che di sesso, di varie (primi) approcci con l'amore: in questo capitolo in particolare ho raccontato una storia dai risvolti più tragici e sofferti - toccando temi a me cari come l'imposizione paterna, il giudizio della gente e l'aborto.
Spero che la mia piccola riflessione vi sia piaciuta.
Che la Forza sia con voi!
Sabrina ♥
   
 
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