Fanfic su artisti musicali > Pearl Jam
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Autore: IamNotPrinceHamlet    29/01/2018    2 recensioni
Seattle, 1990. Angela Pacifico, detta Angie, è una quasi 18enne italoamericana, appassionata di film, musica e cartoni animati. Timida e imbranata, sopravvive grazie a cinismo e ironia, che non risparmia nemmeno a sé stessa. Si trasferisce nell'Emerald City per frequentare il college, ma l'incontro con una ragazza apparentemente molto diversa da lei le cambia la vita: si ritrova catapultata nel bel mezzo della scena musicale più interessante, eterogenea e folle del momento, ma soprattutto trova nuovi bizzarri amici. E non solo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel capitolo precedente: Eddie arriva a San Diego e subito riceve la visita del suo amico Craig, che lo stuzzica su Angie e gli chiede di fargli vedere una foto, dando per scontato che ce l'abbia. Ovviamente aveva ragione. Grace va al salone di bellezza in cui lavora Meg per farsi tagliare i capelli, parlano della sua storia con Stone, che per Grace è ancora agli inizi e che la ragazza non ha assolutamente fretta di portare al livello successivo. Angie è volata a San Diego per il concerto dei Mookie, ma scopre che il concerto è la sera dopo e che a fare da gruppo spalla agli Alice in Chains c'è qualcuno chiamato Pearl Jam, che lei non conosce.

***

“Angie, aspetta, calmati! Per favore, puoi parlare più lentamente? Non ho capito un cazzo. Non ho mai sentito così tante parole uscire dalla tua bocca tutte in una volta. Oddio, probabilmente non te ne ho mai sentite dire così tante in tutto da quando ti conosco” Meg mi interrompe mentre cerco di farle un piccolo riassunto dei disastri che mi sono successi nelle poche ore trascorse da quando ci siamo salutate stamattina. Ma poi, non è mia quella battuta? Viviamo insieme da qualche mese e già comincia a parlare come me.

“Lo farei volentieri se avessi una riserva illimitata di monetine, ma non è così” rispondo inserendone giustappunto qualcuna in più nel telefono a gettoni.

“Sì, ma sembri un 33 suonato a 45 giri, datti una regolata. Che significa che il concerto è annullato? Dove sei adesso? E cos'è questa musica?”

Livingston Taylor, sono in un bar. Non so se è annullato o se Eddie ha fatto casino coi giorni. Sicuramente è rimandato a domani, almeno per gli Alice. Dei Mookie non c'è traccia, né oggi né domani, non ci sono scritti da nessuna parte…” le spiego rispondendo alle sue domande in ordine inverso.

“Un bar per aspiranti suicidi da quello che sento” chiede a sua volta dimostrandomi di aver capito solo la prima parte di risposta.

“Possiamo parlare della selezione musicale di questo posto un'altra volta?”

“E chi diavolo sarebbe Livingstone Taylor??”

“Suppongo la risposta sia no. E’ il fratello di James”

“E canta pure lui? Come fai a conoscerlo?”

“Io ci riprovo: possiamo tornare al mio problema?”

“Sei sicura che i Mookie non ci siano? Guarda meglio”

“Sono sicura, Meg, ho guardato. C'è una certa Pearl Jam… mai sentita, mi sa di cantante country. O è un gruppo o più gruppi che fanno una jam, boh”

“Country? E che cazzo c'entra con gli Alice? Ma poi nel country si fanno le jam?”

“Ma che ne so, Meg, so solo che i ragazzi non ci sono”

“Ci saranno sicuramente, magari non hanno aggiornato i nomi della locandina!”

“Resta il fatto che sono nella merda, perché se è così allora suonano domani sera e non stasera. E io ho già il volo prenotato per domani pomeriggio”

“E va beh, quello si risolve, basta spostarlo. Non ti eri mica presa due giorni in più per andare a trovare i tuoi?”

“Beh, sì…” rispondo stringendo un po’ più forte il nodo del filo del telefono attorno al dito.

“E allora vorrà dire che in Idaho ci vai un'altra volta e ti fai qualche giorno in California, che problema c'è?” non c'è dubbio, qui è sicuramente meglio di dove avevo intenzione di proseguire il mio viaggio, qualsiasi posto è meglio.

“Con quali soldi? E dove dormo? Non ho nemmeno vestiti dietro, non mi sono portata praticamente niente” ho un’altro paio di jeans e due magliette e una penso la metterò su adesso perché con il maglione sto schiattando. Dopotutto devo già andarci al bagno.

“Tanto scommetto che fa caldo laggiù, non ti servono neanche i vestiti” ridacchia, sapendo benissimo che così non fa altro che farmi innervosire ancora di più.

“Se stai cercando di fare la simpatica stai fallendo miseramente”

“E dubito che Eddie avrà da lamentarsi per la tua carenza di abiti… anzi!”

“MEG!”

“Sarà ben contento secondo me”

“Allora, che ne dici se la smettiamo di dire cazzate e ci concentriamo sul mio problema una volta per tutte?”

“Ancora con questo problema! Che problema c'è? Vai dai ragazzi e vedrai che risolveranno tutto”

“Grazie, no, grazie tante Meg, davvero. Senza di te non ci avrei mai pensato! Dove cazzo vado?! Non so dove stanno”

“Va beh, chiama Eddie, no?”

“Se avessi potuto chiamarlo pensi che sarei al telefono con te? Non ce l'ho il numero…”

“Come non ce l'hai?? Ma sei vi sentite tutti i giorni!”

“Non ci sentiamo tutti i giorni!” rispondo forse a voce un po’ troppo alta, perché i due signori che occupano il tavolo più vicino si girano di scatto a guardarmi “E comunque non ho il numero dell'albergo, non so dove sia, è sempre lui che chiama e… Aspetta, Grace! Dammi il numero di Grace, lei certamente ce l'ha” proseguo a voce più bassa, trattenendo l'entusiasmo per il lampo di genio avuto improvvisamente.

“Mmm dubito, a quanto ho capito anche nel suo caso è sempre lui che chiama lei. Però possiamo provare. Un attimo, non è che è di turno oggi? Aspetta che guardo” sento Meg che si sposta nell'appartamento, probabilmente sta sbirciando dalla finestra attraverso le vetrine del minimarket per vedere se la nostra amica è al lavoro.

“Non mi pare, dovrebbe esserci Ian. Fatti venire in mente un'altra idea, possibilmente entro 10 secondi, qua gli scatti corrono”

“Kelly, chiama lui! Dovrà sapere per forza dove stanno. Aspetta che cerco il numero, ce l'avevo, sono sicura” stavolta la sento distintamente correre, sicuramente verso mobiletto del telefono e sento anche il rumore del primo cassettino duro da aprire in cui Meg sta cercando quel dannato biglietto da visita che è lì da secoli e non ci è mai servito prima d'ora. E non si servirà nemmeno adesso, se è per questo.

“Curtis è qui a San Diego con loro, non è mica a Seattle, dove cazzo lo trovo?”

“Merda… beh… ma Susan c'è, non è partita con la band!” aggiunge attirando finalmente la mia attenzione con qualcosa di tangibile.

“Come fai a saperlo?”

“Me l'aveva detto lei tempo fa, che non li avrebbe seguiti. L'ho incrociata con Chris al concerto dei Lemonheads, quello a cui tu non sei venuta perché dovevi fare l'asociale” chiarisce mentre continuo a sentirla rovistare nel cassetto.

“Ovvero dovevo studiare per gli esami. Dai muoviti, dammi questo numero” la incito con una rinnovata speranza.

“Uhm… come si dice?” domanda ridendo e da questo particolare capisco che in questo momento sta finalmente stringendo tra le mani il biglietto della  Curtis and Silver management.

“Oh gesù, si dice non rompere i coglioni e dammi quel cazzo di numero. Per favore” scherzo mentre recupero una penna dal mio zaino.

“Tesorino, se me lo chiedi così, come faccio a dirti di no?”

 

Metto giù con la promessa di aggiornarla più tardi su che fine ho fatto e rialzo subito la cornetta inserendo di nuovo le monete appena sparate fuori dall'apparecchio, per poi comporre il numero trascritto sullo scontrino della soda.

“Curtis e Silver buongiorno” riconosco la voce della moglie di Kelly, com'è che si chiama? Ce l'ho sulla punta della lingua…

“Buongiorno!” rispondo con ansia mascherata da entusiasmo assolutamente immotivato “E’ possibile parlare con Su… ehm, con la signorina Silver?”

“Credo sia già andata a pranzo, con chi parlo?”

“Caz… ecco, sono Angie, Angela, Angela Pacifico. Avevo bisogno di parlarle di una cosa piuttosto urgente” spero di essere riuscita a smorzare la parola cazzo prima che potesse sentirla.

“Ah sei l'amica dei ragazzi! Aspetta che provo a passarle la chiamata, se è ancora dentro ti risponde di sicuro” Peggy, ecco come si chiamava, mi riconosce e inoltra la chiamata direttamente all'ufficio di Susan.

Mentre gli squilli si susseguono resto in tensione, non tanto perché ho paura di non trovarla. In fondo, ormai il numero ce l'ho, se non è ora la beccherò sicuramente dopo pranzo e se anche non dovessi trovarla in ufficio, volendo, potrei anche contattarla tramite Chris a quel telefono portatile che ha sempre con sé. Il motivo è soprattutto l'imbarazzo, l'idea di fare la figura della ragazzina sprovveduta che prende e parte senza informarsi bene e si perde in un bicchier d'acqua. Inoltre sto anche ragionando materialmente su come fare a tirarmi fuori dall'impiccio: che faccio, le chiedo l'indirizzo dell'albergo e prendo un altro taxi? Ma così se ne andrebbero altri soldi. Le chiedo il numero e mi faccio venire a prendere? Ma così rovino la sorpresa. A meno che…

“Silver” Susan risponde prendendomi alla sprovvista, quando stavo già per riagganciare.

“Susan! Ciao, scusami se ti disturbo, sono Angie, l'amica di Meg”

“Ehi ciao piccola, ti avevo riconosciuto, sai?”

“Ah sì? Bene! Come… come va?”

“Tutto ok, stavo uscendo in realtà, mi hai presa per un pelo. Tu invece? Hai bisogno?” mi chiede giustamente un po’ stranita, visto che non le ho mai telefonato. Meglio spiegare le cose come stanno senza troppi giri di parole prima che pensi a chissà cosa e si preoccupi.

“Sì ho bisogno di te. Sarò velocissima, anzi, scusami se ti disturbo, ma diciamo che sei l'unica che mi può aiutare”

“Che hai combinato?”

Le riassumo brevemente la situazione e il fatto che la sua risposta sia una bella risata mi tranquillizza e mi fa sentire un po’ ridicola, allo stesso tempo.

“Ahah mi stai dicendo che non conosci i Pearl Jam?”

“Beh, no. E’ una band allora?” rispondo e apprezzo tanto la passione per la musica di Susan, ma preferirei che ora si focalizzasse sulla mia problematica.

“I Pearl Jam sono i Mookie Blaylock, è il nuovo nome della band, non te l'hanno detto?”

“COSA?!” le urlo attraverso la cornetta e il cappellino dei Nets di tizio n° 1 si solleva di nuovo verso di me “No, non mi hanno detto niente”

“Ma sai che dovevano cambiare nome, no?”

“Mookie gli ha fatto causa?”

“Eheh no, o almeno, non ancora. Comunque prima o poi qualche casino sarebbe venuto fuori, quindi era scontato che dovessero cambiarlo a un certo punto, possibilmente prima dell'uscita dell'album e prima che si facessero conoscere con quel nome destinato a non durare. Tanto vale farlo subito”

“E perché Pearl Jam? Da dove viene? Che significa?” chiedo curiosa, dimenticandomi per un attimo di essere in un bar di San Diego, una città che non conosco, davanti a un locale in cui non si presenterà nessuno dei miei amici prima di domani sera.

“Eheh questo lo dovresti chiedere a loro! Comunque, tornando a noi, ti conveniva chiamarmi dall'aeroporto, ora sei da tutt'altra parte rispetto all'albergo”

“Non so perché, ma sfigata come sono, me lo sentivo. Va beh, dammi pure l'indirizzo” sospiro mentre giro lo scontrino e punto l'angolo ancora bianco con la penna.

“Ma va, faccio un colpo di telefono ai ragazzi e ti faccio venire a prendere, figurati”

“Oh no, Susan, non c'è bisogno, veramente, me la cavo da sola!”

“Non esiste, mi sento più tranquilla se so che sei con Stone o Jeff” procede con tono materno e io mi sento sempre più piccola.

“Ok, ma… devi chiamare per forza Stone o Jeff?”

“Perché? Che problema c'è?” chiede perplessa.

“No, è che… beh, tutto questo casino è nato perché volevo fargli una sorpresa e se li chiamassi sarebbe stato tutto inutile, capisci?”

“Va beh, ti chiamo qualcun altro… ti chiamo Eddie?”

“Eddie fa sempre parte dei Mookie, cioè, dei Pearl Jam. La sorpresa era-”

“Se ti mando Sean? O Layne? Ti mando qualcuno di loro, vedo chi trovo, ok? Rovineremo la sorpresa a una band anziché a tutt'e due, che dici?”

“O-ok, va bene!”

“D'accordo, telefono subito allora! Scusa, ti lascio, ma sono di corsa”

“Oh no figurati! Anzi, grazie per avermi salvata”

“Di niente, ora chiamo. Ciao piccola!”

“Ciao. Ah, aspetta! Potresti non-” cerco di aggiungere qualcosa, l'ultima condizione, ma Susan ha già riattaccato. Starà già chiamando il mio salvatore? Mica andrà a chiamare proprio lui, no? Non sarò così sfortunata. O sì?

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“E adesso? Che cazzo ti prende?” la stazione radio che sto ascoltando comincia a fare i capricci quando imbocco El Cajon Boulevard. Fanculo, proprio adesso che c'erano i Queensrÿche. Smanetto nervoso, dopodiché la spengo con un gesto di stizza. Sono teso, lo ammetto. Non è da molto che non la vedo, ma mi sembra un'eternità. Ancora più lontana nella memoria l'ultima volta che ci ho parlato. Quando? Alla Music Bank, quando mi ha detto della clamidia. L'ho vista anche dopo, ma mi sono tenuto alla larga. Quella è stata la nostra ultima conversazione. E ora che mi ricordo non era andata neanche poi tanto male, insomma, alla fine ci eravamo anche salutati. A un certo punto mi ero beccato uno schiaffo memorabile, ok, ma tutto sommato avevamo fatto un discorso normale, tranquillo. Mi pare di ricordare che avesse anche riso a un certo punto, chissà perché. Spero di riuscire a trovare qualcosa per farla sorridere anche stavolta. Chissà se si aspetta di trovare me. Beh,  lo sa che ci sono anch'io, voglio dire, è venuta qui da Seattle per vederci, sapeva che ci avrebbe trovato anche me, no? E se… No, frena Jerry, non pensarci neanche. Pensi davvero che sia qui per te? Per quale motivo? Per dirti cosa? Se proprio così fosse, ma non lo è, al limite potrebbe essere venuta a dirti, che so, che ha superato la rottura e ti ha dimenticato del tutto. Ma non è qui per te, è a San Diego per vedere Stone e gli altri e magari sì, anche noi, e nient'altro. Non è venuta fin qui per te, ma nonostante te.

Passo davanti al locale dove suoneremo domani, ma di Angie neanche l'ombra. Proseguo di qualche centinaio di metri finché non trovo un buco libero per parcheggiare il van e torno indietro a piedi; man mano che mi avvicino vedo il nostro nome all'ingresso del club sempre più grande, ma continuo a non vedere Angie. Arrivo proprio davanti all'ingresso e mi guardo attorno, due ragazze a braccetto mi passano davanti e una di loro mi guarda e mi sorride mentre l'amica le parla animatamente, si volta ancora un paio di volte dopo avermi superato. Rispondo al sorriso finché non mi ricordo perché sono qui. Anche se non è qui per me non mi sembra il caso di farmi beccare a flirtare con altre ragazze mentre l'aspetto. Scollo gli occhi dal culo della tipa e noto un'altra ragazza, seduta sul marciapiede fuori dal bar di fronte, coi capelli viola. No, blu. No, un po’ di tutt'e due. Ha degli occhiali a specchio e una maglietta dei Misfits e da qui ho l'impressione che sotto quel teschio ci sia un gran bel paio di tette. La guardo mentre si accende una sigaretta e proprio quando si rimette l'accendino in tasca si accorge di me, o almeno credo, dato che con quegli occhiali non si capisce granché, posso solo intuire dove vada il suo sguardo. E a me pare proprio che sia andato a posarsi sul sottoscritto. Anzi, a dire la verità, mi dà proprio l'idea di essere in fissa su di me. Ma perché non la pianto?! La ragazza si alza poco dopo, si sistema uno zainetto scuro sulle spalle e guarda a sinistra e a destra prima di attraversare la strada. Si avvicina e sorride e io mi guardo attorno sperando che Angie non spunti proprio ora e mi sgami ad attaccare bottone a una ragazza. Anche se in questo caso è la ragazza che ha tutta l'aria di voler attaccare bottone con me. Ma perché devo rimorchiare anche quando non voglio?

“Me lo dovevo aspettare che Susan, fra tutti, avrebbe chiamato proprio te” si lamenta la sconosciuta, che a quel punto cessa immediatamente di essere tale.

“ANGIE?!” dire che sono meravigliato e ben poco. Non ho rimorchiato un bel cazzo di nessuno e sono un coglione.

“Aspettavi qualcun altro?” si leva gli occhialoni rivelando il suo sguardo accigliato che mi fa impazzire e che in un nanosecondo mi riporta a quando stavamo insieme.

“Che… che cazzo hai fatto ai capelli?” è la prima cosa che mi viene in mente da dirle. Complimenti Jerry, sei un mago nel gestire le conversazioni con le ex.

“Volevo cambiare un po'” risponde alzando le spalle.

“E me lo chiami un po’! Hai tagliato tutto!” la prendo per un braccio e senza troppe cerimonie la giro per valutare la lunghezza dei suoi capelli, pensando che magari sono corti solo quelli sul davanti. Col cazzo. Almeno metà chioma è andata.

“Non sono mica calva”

“Non ci posso credere, i tuoi bei capelli…” commento prendendo una ciocca tra le dita e guardandola sconsolato.

“Non esagerare coi complimenti, eh? Se no poi mi faccio i castelli in aria” commenta ironica. Ma è davvero ironica? Castelli in aria in che senso? Intende dire che poi si illude di piacermi ancora? Mica è un'illusione. Anche con un taglio di merda, mi piace un sacco ugualmente.

“Ti trovo bene, Angie. Solo, non mi fa impazzire questa pettinatura, non posso mentire”

“Davvero? E da quando?” ribatte con un ghigno beffardo e sento che è solo la prima di numerose stoccate che mi toccherà subire in questi due giorni. Devo dire che subisco volentieri, pur di tornare a passare del tempo con lei.

“Questa me la sono cercata”

“Non ti piace neanche il colore?” perché mi chiede se mi piace? Per quale motivo dovrebbe interessarle?

“Il blu sì, il viola… meh. E comunque il problema principale è la lunghezza” sono proprio un cazzone.

“Sono più pratici così,” spiega raccogliendo i capelli con le mani e legandoli con un elastico “soprattutto quando fa caldo”

“Non fa neanche caldissimo, è che noi siamo abituati a Seattle, il freddo umido ci è penetrato nelle ossa” non avrei mai immaginato di trovarmi qui a San Diego con Angie a parlare del tempo eppure sono così contento che mi sembra di aver desiderato proprio questo da sempre.

“Già, c'è un bello sbalzo. Sicuramente mi riammalerò quando tornerò a Seattle, ma fa niente” commenta rimettendosi gli occhiali da sole.

“Ne sarà valsa la pena, no?” le dico mentre le indico il van e la invito a seguirmi.

“Eheh quello sì, sicuramente” risponde ridendo. Ride. E non mi sono neanche dovuto impegnare perché lo facesse. Spero di non farmeli io i castelli in aria stavolta, anche se forse è troppo tardi.

 

“Comunque ha chiamato Layne” le dico dopo un lungo silenzio, che non mi è pesato affatto, anche perché riempito dalla radio subito riaccesa.

“Cosa?”

“Susan. Ha chiamato in camera di Layne, io mi trovavo lì per puro caso e ho risposto”

“Che culo” risponde sarcastica guardando fuori dal finestrino.

“Al caso piace divertirsi di tanto in tanto” proprio come in questo momento, quando alla radio annunciano It’s love dei King’s X.

“Tu con chi sei in camera invece?”

“Uhm?” band sottovalutatissima tra l'altro.

“Pensavo la dividessi con Layne. Sei con Sean, vero? Mike non lo reggeresti a lungo”

“Non sottovalutarci, Mike lo conosco da anni e lo reggo tranquillamente. E quando non lo reggo più, so come farlo tacere”

“Sei con lui allora?” perché tutto questo interesse sulla mia sistemazione?

“No”

“Allora con Kinney, lo dicevo”

“In realtà, no… nemmeno con lui”

“Hai la camera tutta tua come le rockstar?” mi guarda e ride e io non ci posso credere, visto e considerato che le ultime volte che i nostri sguardi si sono incrociati prima d'oggi nel migliore dei casi sembrava stesse per vomitare.

“No, io… Non sto qui con gli altri, o meglio, non sono stato qui negli ultimi giorni”

“E dove sei stato?”

“A Los Angeles”

“Da solo? Da amici? No, aspetta, ho capito, da un'amica, giusto?” il sorriso lascia il posto alla sua solita smorfia nauseata.

“Beh, sì, hai proprio indovinato”

“Non è che ci volesse molto” scuote la testa e capisco che se non chiarisco subito, la nostra conversazione che stava andando così bene andrà definitivamente a puttane.

“Ma non è come credi…”

“Io non credo proprio un bel niente” risponde risentita, dando l'idea di credere un sacco di cose, brutte ovviamente.

“E’ un'amica che ha bisogno di me”

“Non sono affari miei, Jerry”

“E’ Xana”

“Xana… non è il nome della-”

“Ragazza di Andy”

“Oh. E’ a Los Angeles?”

“Sì e non se la passa benissimo” le dico con un eufemismo. E’ passato quasi un anno e le cose non fanno che peggiorare. Non riesce a trovare pace, onestamente credo che non la stia nemmeno cercando. E’ come se non lo ritenesse possibile, come se volesse soffrire, anche se si mostra forte e non lo da a vedere. La strada che sta prendendo non mi piace per niente.

“Capisco”

“E per me è come una sorella, nient'altro”

“Guarda che non ti devi giustificare”

“Va bene, ma mi andava di spiegartelo lo stesso”

“Non me lo devi spiegare che sei un bravo ragazzo, Jerry, lo so già”

“Ah sì?” mi sta davvero dicendo una cosa carina?

“Sì, sei tu che te lo dimentichi un po’ troppo spesso”

“Ah. Beh, sì, può essere…” non sta succedendo veramente “Allora non sono uno stronzo?”

“Certo che lo sei, ma è una copertura”

“Come i poliziotti in incognito?”

“Esatto, tu sei uno di quelli che si sono calati troppo nella parte”

 

Arriviamo all'area di Point Loma nel giro di una mezz'oretta, probabilmente la più breve della mia vita. Avrei voluto durasse un bel po’ di più.

“Ci siamo quasi”

“Menomale! In questo furgone si schiatta” commenta sporgendosi ancora di più dal finestrino aperto.

“Appena diventiamo ricchi e famosi ne compriamo uno con l'aria condizionata, promesso”

“Una volta diventati ricchi e famosi, non ti ricorderai neanche come mi chiamo” scherza senza voltarsi e continuando a osservare il mare. Hai paura di essere dimenticata da me? Fino a ieri pensavo che ti saresti cavata il mio ricordo dal cervello con un temperino se solo fosse stato possibile, e adesso invece…

“Non credo proprio”

“SUNSET CLIFFS. Ci faranno surf qui immagino” Angie legge il cartello lungo la strada che indica la zona del parco nazionale.

“Sì, Eddie va spesso in una spiaggia proprio a due passi dall'albergo. Fa pressione psicologica continua su tutti perché lo seguiamo. Scommetti che lo becchiamo lì?”

Nel giro di cinque minuti siamo sulla via del Rodeway Inn e rallento apposta in modo che la mia compagna di viaggio possa ispezionare le onde e la riva mentre guido.

“Le sagome in mezzo alle onde onestamente non le distinguo. In spiaggià non c'è comunque”

“Sarà in acqua” faccio spallucce mentre parcheggio il furgone, dopodiché scendo e faccio una corsetta dall'altro lato per andarle ad aprire la portiera, mentre lei è ancora affacciata al finestrino.

“Grazie. Layne sa che sono qui? Non avrà detto niente agli altri, vero?”

“Nah, lo sa, ma sa anche che deve tenere la bocca chiusa. Gli ho detto di riunire tutti nella sala della colazione con una scusa”

“Sala della colazione?” domanda tirando fuori la macchina fotografica dallo zaino e mettendosela al collo.

“Sì, beh, uno stanzino con 4 tavoli in croce in cui è impossibile fare colazione se non in piedi” le spiego mentre camminiamo vicini e se da un lato mi sembra incredibile, dall'altro mi sembra la cosa più naturale del mondo, come se non avessimo mai smesso di essere così e parlare e rapportarci in questa maniera.

“Per voi musicisti è normale alzarvi tardi e fare colazione alle tre del pomeriggio comunque, la cosa non dovrebbe destare sospetti”

 

“Ciao ragazzi!” entro nella sala e vedo i miei compari di band più Stone e Jeff impegnati in un gioco di cui capisco immediatamente le regole: se uno centra il cestino del pane al centro di uno dei tavoli con la pallina, l'altro beve uno shottino di Jameson. Probabilmente il vero scopo del gioco è non farsi cacciare dall'albergo.

“Ehi Jer, lo sapevi che Mike ha una mira di merda?” Stone, perfettamente sobrio come tutti gli altri meno uno, deride il mio bassista che non sta facendo una gran figura.

“Secondo me la pallina è truccata, prende traiettorie strane” protesta Starr biascicando.

“Secondo me sono i tuoi neuroni che hanno preso strade alternative e adesso si sono persi” Sean ride e gli dà una spinta che quasi lo fa volare giù dalla sedia.

“Dai, cazzo, che figure mi fate fare, proprio adesso che ho portato una ragazza” cerco di recitare la mia parte, ma Mike ce la mette tutta per farmi tradire e mandare tutto a puttane.

“Oh cazzo, devo essere messo proprio come la merda, non la vedo neanche questa tizia” borbotta in quello che vorrebbe essere un dialogo tra sé e sé e che invece viene sentito da tutti.

“No Mike, tranquillo. Cioè, sei messo male, ma la ragazza non c'è davvero” spiega Jeff, come se quel coglione potesse capire qualcosa di quello che gli viene detto.

“E’ qua fuori, adesso arriva”

“Comunque se esce con te, è già preparata al peggio a priori, non si scandalizzerà” continua Stone e io pregusto la sua reazione quando Angie entrerà in scena e lui penserà che stavo recitando una parte, non sapendo che invece lei con me ci è uscita veramente.

“Questo lasciatelo decidere a lei” pronuncio la frase concordata in precedenza con Angie, il segnale perché faccia il suo ingresso a sorpresa.

“OMMIODDIO!” Il primo ad urlare è Jeff, non so se per lo stupore del fatto che sia qui o per i capelli o tutt'e due. Stone, che pur essendo abituato al fare di Jeff, reputa un po’ esagerata questa sua reazione per una ragazza qualsiasi rimorchiata da me, si avvicina insospettito per cercare di capire chi è la tizia appena fatta prigioniera nell'abbraccio stritolante del bassista. Questo entusiasmo comincia a sembrare esagerato pure a me.

“Ciao Angie. La California ha uno strano effetto su di te, o sbaglio?” Gossard finalmente la riconosce non appena Jeff la libera e si mostra decisamente più pacato, ma lo so che dentro sta saltando di gioia. Più che altro perché ha vinto la scommessa.

“Vero? Non so come spiegarlo, io sono partita normalissima, appena atterrata a San Diego i capelli mi si sono accorciati e colorati da soli. Dite che mi dovrei preoccupare?” Angie si arrotola una ciocca attorno al dito per scherzo.

“Nah, è tutto normale, a me si sono formati i dread” risponde Layne quando è il suo turno di salutarla.

“Ehi Angie! Ti stanno bene comunque, sembri… sembri più grande” Sean si allunga per un saluto, per poi accorgersi di avere ancora in mano la pallina del gioco. Se la mette in tasca e poi stringe la mano di Angie.

“Angie ciaaaaaao!” Mike ha un sorriso ebete che non mi piace stampato in faccia e fatica a tenere gli occhi aperti, ma a quanto pare Angie l'ha vista bene.

“Questo sarebbe l'effetto della California su di lui?” domanda Angie guardandolo con pietà mentre cerca di alzarsi dalla sedia.

“No, questo è l'effetto dei giochi che lui stesso propone” rispondo sicuro sapendo di non sbagliare.

“Sei venuta da sola?” chiede ancora il bassista allungando il collo per guardare alle spalle di Angie.

“Beh sì, la delegazione di fan da Seattle è composta solo da me per cause di forza maggiore” spiega lei un po’ imbarazzata.

“Meglio! Sarà un occasione per conoscerci un po’ di più” Starr le mette un braccio attorno al collo e io sto per fare lo stesso con lui, stringendo molto più forte però. Cosa crede di fare questo coglione?

“Più che altro sarà un'occasione per te di conoscere qualcuno di noi sotto… ehm… una veste diversa” Jeff mi precede e solleva il braccio di Mike liberando Angie dalla morsa dell'ubriacone.

“Una veste… vintage!” aggiunge Stone e mi torna in mente in cosa consisteva la scommessa. Devo scegliere tra il poliziotto e il cowboy.

“In che senso?” Angie ci guarda uno per uno, ma ci guardiamo bene dallo svelarle la cosa, perfino Mike sta zitto.

“Eh no! Tu ci hai fatto una sorpresa, ora tocca a te. Aspetta e vedrai” Layne recupera il nostro bassista e lo rimette a sedere al suo posto.

“A proposito di sorprese… me ne è già stata fatta una, ma non vedo il colpevole” Angie si guarda attorno mentre appoggia il suo zaino su uno dei tavoli e lo apre, cercando qualcosa.

“Eddie è in spiaggia. Perché colpevole?” chiede Jeff perplesso, indovinando subito a chi Angie si riferiva, mentre lei beve un sorso d'acqua dalla bottiglietta tirata fuori dallo zaino.

“Eheh mi ha messa nei guai”

“CHE?!” Starr urla a tradimento facendoci sobbalzare tutti, ma non ha modo di dire altro perché a questo punto Angie spiega il fraintendimento sulla data del concerto.

“E quindi dovrò sconvolgere un po’ i miei piani iniziali” conclude lei, gesticolando sempre con la bottiglietta in mano.

“Tranquilla, vedrai che una soluzione la troviamo” Layne cerca di rasserenarla con una piccola pacca sulle spalle.

“Comunque Eddie è a Ocean Beach col suo amico Craig” spiega Ament indicando un punto imprecisato fuori dalla porta-finestra della saletta.

“E’ lontano?” chiede lei rimettendosi lo zaino in spalla.

“Nah, cinque minuti a piedi, se vuoi ti ci porto” le propongo rubandole per scherzo la bottiglietta dalle mani. Forse mi sto allargando troppo?

“Grazie, così vado a dirgliene quattro. A dopo ragazzi!”

“Sì sì, digliele tutte, mi raccomando!” Stone la saluta col suo solito sorrisino del cazzo, seguito da tutti gli altri in coro. Che avrà voluto dire? Bah, l'80% delle battute di Stone non si capisce, il restante 20 non fa ridere, quindi non mi sforzo nemmeno di capire.

 

Usciamo dall'albergo e ci incamminiamo sul lungomare, in silenzio, di nuovo finalmente soli.

“Non ce l'hanno la muta” commenta dopo un po’.

“Chi?”

“Cioè, alcuni sì, ma non tutti. Si vede che l'acqua è calda” continua osservando i surfisti che cavalcano le onde.

“Oppure sono folli”

“Tu hai provato?”

“Sì, te l'ho detto che Eddie sa essere molto convincente”

“Eheh lo so”

Arriviamo al punto in cui bisogna scendere, giriamo a sinistra nel viottolo che porta alla scalinata che conduce in spiaggia. Faccio andare avanti Angie, che scende velocemente e di tanto in tanto si volta per vedere se le sto ancora dietro. Continua a dispensarmi sorrisi e io comincio a pensare che si sia drogata, che la California abbia uno strano effetto non solo sui suoi capelli, che la tinta le abbia dato alla testa letteralmente o che forse non si tratti di Angie, ma di una sosia, di un robot che ne ha preso il posto e che mi sorride. A metà della scalinata si ferma, si appoggia alla balaustra e sembra godersi il panorama, che poco dopo immortala con la macchina fotografica che ha al collo. La guardo catturare istantanee su istantanee, mentre io catturo quest'immagine di lei felice che non vedevo da tempo. A un certo punto, vedo un sorrisone allargarsi dietro alla macchina fotografica, che viene prontamente abbassata.

“Mi sa che l'ho trovato il surfista” spiega riprendendo a scendere velocemente i gradini.

“L'hai visto?”

“Sì, è con un altro ragazzo. Il suo amico Craig è biondo col pizzetto?” domanda senza voltarsi.

“Sì, è lui” rispondo, ma Angie ha già raggiunto la spiaggia e probabilmente neanche mi sente. Sì, è lui ripeto a me stesso quando metto a fuoco i due tizi che camminano verso di noi trascinandosi dietro le tavole da surf. Quando tocco la sabbia Eddie si è già staccato dal suo compare e dalla sua tavola, abbandonata a terra, e sta andando rapidamente incontro ad Angie. No, diciamo che sta proprio correndo.

“Non ci posso credere!” lo sento esclamare ed è a questo punto che finalmente lo vedo. Vedo ciò che non avevo visto finora, perché non c'era o perché non ci avevo fatto caso, perché lo cercavo nel posto sbagliato, lo cercavo ovunque tranne che lì, con lui, o forse perché sotto sotto sapevo che era proprio lì e non lo volevo vedere. Vedo come si vanno incontro, come si guardano, come si muovono l'uno di fronte all'altra, come giocano. Eddie scuote i capelli bagnati schizzando Angie, che divertita cerca di ripararsi. Sono arrivato a pochi passi da loro, ma è come se fossi lontano anni luce. Eddie mi fa un cenno con la testa e Craig mi saluta con la mano, non so se mi hanno detto anche qualcosa, non sento nulla, come se non fossi qui, forse perché effettivamente non ci dovrei stare qui, con loro.

“Io torno in albergo” mi sento dire a un certo punto, la frase deve essere partita in automatico.

“Ehi, dì agli altri che la scommessa si paga stasera, ok?” mi fa Eddie, come se a questo punto me ne fregasse qualcosa.

“Ahahah non vedo l'ora!” mento spudoratamente per dissimulare la delusione.

“Si può sapere di che si tratta?” chiede lei esasperata.

“Lo saprai quando sarà il momento” sentenzia Eddie recuperando la sua tavola dalle mani dell'amico.

“Ok allora io vado” ribadisco, dato che non voglio stare qui con questi piccioncini un minuto di più.

“Ciao Jerry, e grazie” Angie mi sorride di nuovo e ora finalmente capisco perché riesce a farlo: la verità è che non le importa più.

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“A me non dispiacciono i Big Audio Dynamite” esordisce Eddie uscendo dall'acqua.

“Troppo sperimentali per i miei gusti” recupero la tavola e seguo Eddie lungo il bagnasciuga.

“Sperimentare non è un male”

“Lo sai che a me piacciono i suoni più grezzi”

“Angie?” quel nome salta fuori dal nulla, guardo nella stessa direzione seguita dagli occhi di Eddie.

“La tua ragazza? Dove?”

“No, mi sembrava… no, niente” Eddie scuote la testa e continua a camminare.

“Siamo stati troppo al sole se cominci ad avere le allucinazioni”

“Sta’ zitto, Craig”

“Oppure ci stai veramente sotto per questa Angie, la vedi dappertutto”

“Stanno per pubblicare un album nuovo comunque”

“Potreste ritrovarvi testa a testa in classifica allora”

“Sì certo, come no”

“Il vostro disco quando esce alla fine? Giugno?”

“Agosto, se tutto…”

“Se tutto che? Se tutto va bene?” gli chiedo, ma quando mi volto per parlargli mi accorgo che non è più accanto a me, è rimasto qualche passo indietro.

“Non ci posso credere” momora tra sé e sé.

“Ti capisco, il progetto è decisamente più ambizioso dei Bad Radio. E da quel che ho sentito non è affatto male e-” torno indietro, ma vengo dribblato dal mio amico che ha mollato la sua fidata tavola sulla sabbia e si allontana a passo prima lento e poi molto svelto. Solo dopo un po’ mi accorgo dell'altra figura, femminile, che avanza ugualmente veloce nella direzione opposta, correndogli incontro.  Una ragazza piccolina, coi capelli colorati, con una maglietta dei Misfits, jeans, uno zaino e una macchina fotografica piuttosto seria al collo. Vuoi vedere che…

“Non ci posso credere!” ripete ad alta voce, poco prima che la sua corsa si interrompa proprio tra le braccia dell'amica misteriosa, che forse tanto misteriosa non è.

“Eddie!” protesta la ragazza, mentre lui la solleva da terra.

“Mi piacciono i tuoi capelli, stai benissimo!” commenta mettendola giù, ma tenendo ben salda la presa sui suoi fianchi, e a questo punto non posso fare altro che raccogliere da terra la tavola di Romeo e trascinarla assieme alla mia verso i due amanti ritrovati.

“Grazie”

“Non ci posso credere che sei venuta sul serio”

“Hai rotto talmente le scatole per questa cosa, mi sono sentita obbligata”

“Era proprio quello il mio obiettivo.” Eddie le prende le mani e ne intreccia le dita con le sue “Sei bellissima”

“Da quant'è che sei sotto il sole, Eddie?” gli chiede liberandosi una mano e appoggiandola sulla fronte di lui.

“Gliel'ho detto anch'io che è ora di andare a rinfrescarsi un po’ all'ombra. Comunque piacere, io sono Craig” lascio cadere di peso le tavole sulla sabbia e porgo la mano alla ragazza, che per stringerla è costretta a separare anche l'altra da quella di Eddie.

“Angie, piacere”

“L'avevo immaginato”

“Non ci posso credere, sei venuta davvero” ripete Eddie disco rotto abbracciandola di nuovo.

“Ti giuro che fino a un minuto fa sapeva dire anche altre parole eh? Non so cosa gli sia preso, anche se una mezza idea ce l'ho”

“Eheh dai Eddie, smettila! Mi sto anche bagnando tutta” si lamenta Angie e io devo violentarmi psicologicamente per non dire nulla, niente battute, niente doppi sensi, zero.

“Ops! Scusa” Eddie la lascia andare bruscamente, per poi cominciare a scuotere la testa a destra e sinistra come un forsennato, come fanno i cani quando escono dall'acqua, spargendo goccioline d'acqua marina ovunque con colpi di chioma.

“Ahahahah sei un demente, piantala!” Angie si ripara prima con le mani e poi usa lo zaino come scudo.

“Quando sei arrivata? E come?”

“Un paio d'ore fa, in aereo, poi ho rimediato un passaggio fin qui” Angie si volta e indica Jerry, che vedo solo ora, poco lontano, e risponde con gli occhi al mio saluto.

“E così sei la famosa Angie, finalmente ti conosco” mi inserisco nel piccolo momento di silenzio complice che si era creato tra loro e in cui io mi stavo sentendo leggermente di troppo.

“Famosa? In che senso?” Angie si acciglia leggermente.

“Beh, perché Eddie mi ha parlato spesso di te, cioè ogni tanto, insomma, mi ha detto un paio di cose interessanti ed ero curioso di vederti in carne ed ossa” man mano che procedo nel discorso cerco di ridimensionare la quantità di volte in cui Eddie mi ha parlato di lei, anche perché il mio amico mi guarda male.

“Interessanti?”

“E poi, lasciatelo dire, le foto non ti rendono giustizia, dal vivo sei molto più carina” è chiaro che Eddie deve svegliarsi un attimo. Mi sembra evidente che lui non faccia nulla per nascondere l'interesse nei confronti di Angie, ma allo stesso tempo è altrettanto lampante che non sia in grado di agire concretamente e concludere. Quindi a me, che sono suo amico, restano solo due strade per aiutarlo: o lo sputtano davanti a lei buttandolo tra le sue braccia o faccio un po’ il cascamorto con Angie per farlo ingelosire. Per ora comincio a provare entrambe le tecniche assieme, vediamo quale funziona meglio.

“FOTO? CHE FOTO?!” chiede lei allarmata e quando Eddie mi lancia un'occhiata omicida so che ho colpito dritto nel segno.

“Che foto? Ah sì, forse avevo dietro qualche polaroid del concerto al Moore, ne avevo fatte un sacco per provare la macchina”

“Io torno in albergo” Jerry interrompe per un attimo l'arrampicata sugli specchi di Eddie.

“Ehi, dì agli altri che la scommessa si paga stasera, ok?” Eddie mi aveva parlato di questa scommessa che, se non erro, riguardava proprio Angie. Ora come ora però penso che il suo interesse sia più motivato dalla voglia di cambiare argomento che non dall'entusiasmo per una serata da passare ballando disco music anni Settanta.

“Ahahah non vedo l'ora!” commenta Jerry, che dovrebbe far parte della squadra dei perdenti.

“Si può sapere di che si tratta?” chiede lei alzando gli occhi al cielo.

“Lo saprai quando sarà il momento” Eddie non cede, mi indica con un cenno la sua tavola ai miei piedi e io procedo a passargliela.

Jerry se ne va e ora sono rimasto ufficialmente da solo a reggere il moccolo a questi due.

“Comunque io ti devo picchiare” lo minaccia lei con tono aggressivo.

“Per così poco?”

“No, non per quello.” Angie si avvicina a Eddie, e di conseguenza anche a me, e assesta uno sberlone sulla spalla del mio amico. Quelle ciglia saranno così lunghe di natura o è mascara?

“Ahia!” protesta Eddie, che però mi sembra tutt'altro che scontento.

“Questo è per la lampadina”

“Che lampadina?” chiedo stranito.

“E’ una lunga storia” taglia corto lui. Che cavolo combinano questi due?

“E questo è per avermi fatto sbagliare oggi” aggiunge con un'altro schiaffetto sulla mano di Eddie.

“Ti ho fatto sbagliare? In che senso?”

Angie spiega il qui pro quo sulla data e a Eddie viene un'improvvisa voglia di fare le sabbiature e sotterrarsi.

“Cazzo, Angie, scusami! Sono un coglione”

“Va beh, fa niente, vorrà dire che mi fermerò un giorno in più”

“Mi dispiace. Cioè, non mi dispiace che ti fermi un giorno in più, nel senso, mi fa piacere se stai con me, con noi, mi dispiace averti creato casini, in generale” Eddie tutto d'un tratto non sa più parlare.

“Beh, visto che è tutta colpa tua, va da sé che sarai tu ad aiutarla” propongo facendo a Eddie l'assist migliore che potesse desiderare.

“Ma certo! Ti accompagno io all'aeroporto e vediamo di sistemare la cosa dei biglietti”

“Posso andarci da sola, Eddie, non c'è bisogno”

“Ma che da sola e da sola! E poi ovviamente sei mia ospite, puoi stare da me in questi giorni”

“Da te? Dici che l'albergo vi farà aggiungere un altro letto? Una stanza invece quanto costa? Ad ogni modo poi bisognerà pagare, non ho molti soldi con me, al massimo posso ridarli a Kelly quando tornate a Seattle, sempre che me li anticipi. Se no dovrei farmi mandare-”

“Angie, frena! Non devi farti mandare niente, Eddie non alloggia in albergo, qui sta a casa sua” preciso ancora prima che Vedder possa aprir bocca.

“Casa tua?”

“Sì, non è lontano da qui. E’ piccolina, ma di posto ce n'è” spiega Eddie che finalmente dice  qualcosa, visto che finora ha lasciato fare tutto a me

“E per Angie ce n'è di sicuro, vero Eddie?” ribadisco io sgomitando il mio amico, che sicuramente ora mi starà odiando.

“Certo che ce n'è. Ovviamente, solo se ti va”

“Beh, vista la situazione direi che mi hai fatto un'offerta che non posso rifiutare” Angie accetta e non mi aspettavo nulla di diverso.

“Fantastico! Allora, facciamo così, andiamo alla macchina, accompagnamo Craig, poi passiamo da casa mia, mi faccio una doccia, tu ti riposi un attimo, ti sistemi, ti dai una rinfrescata, mangi qualcosa, quello che vuoi, poi andiamo all'aeroporto e vediamo di sistemare il casino che ho combinato, ok?”

“Mmm tranquilli, io posso andare anche a piedi, sto a un tiro di schioppo da qui” mi chiamo subito fuori, non la vede da settimane e credo sia meglio lasciarli soli il prima possibile.

“Sicuro?” mi chiede Eddie, mentre con gli occhi mi sta già ringraziando e cacciando via a pedate.

“Sì, vai tra. Ciao Angie, è stato un piacere conoscerti.” la saluto prendendole la mano e baciandone il palmo e a questo punto mi aspetto che Eddie cominci a prendermi a calci sul serio “Ci vediamo stasera per la scommessa”

“Ah c'entri anche tu?” chiede perplessa mentre le restituisco la mano.

“Non me la perderei per niente al mondo. Ciao ragazzi, a stasera!” mi allontano per poi fermarmi poco più avanti, indeciso se salire le scalette o prendere il sentiero in fondo. Opto per le scale, mi volto un secondo e di Angie e Eddie già non c'è più traccia. Eh amico, sia io che Angie ti abbiamo messo sul tavolo delle belle carte, spero che tu le sappia giocare bene.

  
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