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Autore: Atocheg    30/01/2018    1 recensioni
"«Un altro shemlen...» commentò acido l'elfo dai capelli più chiari, per poi notare il suo bastone «E un mago, addirittura»
«Eretico, se non ti dispiace.» lo corresse lui, con malcelato orgoglio, indicando la sua veste lacera e consunta «Come voi, anche io mi rifiuto di sottostare a chi mi vedrebbe privo della libertà solo in base a ciò che sono.» aggiunse, sorridendo amichevolmente."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre giorni da quando erano partiti dalla torre, e il viaggio era stato alquanto tranquillo. Tenendosi sulla strada, avevano evitato di incontrare delle belve, e la maggior parte dei banditi era abbastanza intelligente da spaventarsi di fronte a due maghi, per cui non avevano ritardi significativi nella loro tabella di marcia, nonostante le pause che ogni tanto facevano quando Theron era troppo esausto per continuare.

Per una di queste pause, si erano fermati all’ombra di un gruppo d’alberi: Duncan ed Elmer erano i più vicini alla strada, mentre Huwen e Theron si erano seduti su dei massi a chiacchierare.

«Quanto credi manchi a Ostagar?» domandò l’elfo.

«Stando a quanto dice Duncan dovremmo arrivare in quattro giorni, cinque al massimo.» rispose l’eretico, bevendo un sorso d’acqua «Ma, considerando che aveva anche detto che saremmo arrivati ieri a Lothering, e ancora non si vede…» Non finì la frase, notando che Duncan aveva impugnato le sue armi e la sua espressione si era incupita.

Il resto avvenne in un secondo: si sentì un ringhio, Theron gridò «Attento!», Huwen si ritrovò spinto a terra e qualcuno urlò. Il ragazzo ebbe bisogno di un momento per capire cosa stesse accadendo, guardandosi intorno in cerca di ciò che li aveva attaccati.

Theron aveva sfoderato i suoi pugnali, mettendosi tra Huwen e l’animale, ma Duncan era già partito all’attacco, infilando la sua spada nel costato della belva, che, dopo un momento, si accasciò al suolo con un guaito soffocato.

«La Corruzione si sta diffondendo.» osservò Duncan, estraendo la lama, sporca di sangue nero, dalla carcassa. Sembrava essere un lupo, ma in alcune parti la sua pelliccia era caduta, rivelando la carne marcescente, mentre dalla schiena uscivano degli spuntoni d’osso, insanguinati. Assomigliava molto all’orso che aveva attaccato lui, Tamlen e…

«Theron!» voltandosi verso l’elfo, vide che si era nuovamente seduto sulla roccia, togliendosi il bracciale e rivelando il morso.

Elmer si era già messo all’opera, curando la ferita, mentre il Dalish stava esaminando la sua armatura: nonostante fosse bucata in vari punti, sembrava aver bloccato la maggior parte dei denti, così che solo i canini erano riusciti a giungere fino alla carne, e anche in quel caso la ferita non sembrava essere grave. Non di meno, il bracciale ormai era da buttare.

«Per fortuna non ha preso te.» commentò Duncan, pulendo la sua arma e rinfoderandola «Theron è già affetto dal Flagello, ma tu saresti stato infettato da quell’animale.»

Un brivido percorse la sua schiena al pensiero. Non era sicuro che avrebbe potuto sopportare il dolore della malattia come faceva Theron «Già, per fortuna.» ringraziando il Creatore per aver evitato quella sorte, si rivolse a Theron «Grazie.»

L’elfo sorrise «Tu avresti fatto lo stesso per me.»

Seppur sorridendo a sua volta, il ragazzo non poté fare a meno di sentirsi in colpa. Sapeva che non era vero. Avrebbe lasciato che la belva attaccasse, al massimo avrebbe protetto Theron con un campo di forza, ma non avrebbe rischiato di ferirsi per proteggerlo.

Una volta che il braccio di Theron fu risanato, il gruppo ricominciò il suo cammino.

«Finalmente Theron sembra aver ritrovato un po’ d’allegria.» sentì Duncan dire, dopo un po’ «Ben fatto.»

Incuriosito, l’eretico lo guardò con la coda dell’occhio, «Cosa vi fa pensare che sia stata opera mia?»

«Beh, non sono io quello che lo ha consolato davanti al fuoco.»

Stavolta Huwen si voltò completamente «Come fate a saperlo?» Duncan semplicemente sorrise, irritando leggermente il giovane «E perché non siete intervenuto per aiutare?»

«Non ho ritenuto fosse necessario. Sembrava te la stessi cavando bene.» col capo accennò verso Theron «E a giudicare da ciò che ho visto, direi che avevo ragione.»

Huwen rivolse il suo sguardo a Theron, impegnato a chiacchierare con Elmer davanti loro due. Duncan non aveva torto: dopo la prima notte, l’elfo aveva iniziato ad essere un po’ più aperto con il resto del gruppo, raccontando storie del suo clan, facendo domande a Elmer e Duncan riguardo il Circolo e i Custodi, rispondendo alle domande che ogni tanto Elmer gli faceva riguardo alle tradizioni Dalish… quella mattina aveva addirittura fatto una battuta. Vero, ogni tanto non riusciva a nascondere quanto gli mancasse il clan, ma quei momenti si erano fatti più rari. Solo gli incubi continuavano imperterriti. Dopo la prima notte, Huwen aveva scoperto che lanciare un incantesimo di sonno sull’elfo lo faceva agitare meno. Ancora non era completamente guarito, ma se non altro ora il Dalish sembrava intenzionato a guardare avanti. Si sentiva fiero che in parte fosse merito suo se Theron stava migliorando, ma c’era sempre un senso di colpa nello sfondo dei suoi pensieri: Theron lo vedeva come un amico, e lui se ne stava approfittando.

“Ah, ma che me ne importa se quello vuole illudersi che siamo amici?” pensò “Meglio per me, no?”

La voce di Duncan lo risvegliò dalla sua riflessione «Siamo arrivati.»

Abbandonando la Gran Via Imperiale, su cui tanto non avrebbero potuto proseguire visto che era crollata, Huwen osservò il paesaggio: un gigantesco mulino a vento si innalzava in mezzo ai campi coltivati, proiettando la sua ombra sulla palizzata in legno che circondava i pochi edifici che formavano il villaggio di Lothering.

«Ci fermeremo qui per la notte.» disse il Custode, quando giunsero all’ingresso del paesino «Io e Theron andremo a prendere delle stanze alla locanda. Non allontanatevi dal villaggio, nel caso fosse necessario partire immediatamente.»

«Naturalmente.» rispose sorridendo Huwen, e, quando Duncan e Theron sparirono nella folla, si incamminò verso le colline vicine a Lothering.

«Dove pensi di andare?»

“Ah, mi ero scordato che c’era anche lui…” pensò il ragazzo, alzando lo sguardo al cielo, e non preoccupandosi di nascondere la sua irritazione mentre si voltava verso Elmer «A cercare delle radici elfiche. Abbiamo quasi finito gli unguenti, sarebbe saggio procurarcene un po’.»

«Sarebbe saggio non andarsene in giro dopo il tramonto.» replicò il moro, incrociando le braccia al petto «E poi hai sentito Duncan: dobbiamo rimanere nelle vicinanze.»

«Se ti fa sentire meglio, puoi venire con me.» “Così sarò sicuro che non andrai a spifferare tutto a Duncan.”

Elmer lo guardò incredulo «Come scusa? Perché dovrei rischiare di mettermi nei guai venendo con te?»

Il ragazzo sollevò le spalle «Pensavo ti andasse di infrangere qualche regola, dopo il tuo aiuto con l’evasione di Jowan.» sorrise sotto i baffi quando vide l’espressione del moro inasprirsi al ricordo «Ma a quanto pare non sei diverso dalle altre pecorelle della Chiesa. Peccato.» Voltandosi, il ragazzo riprese il suo cammino, sentendo poco dopo i passi di Elmer dietro di lui «Allora ce l’hai una spina dorsale.» disse, senza voltarsi.

Il mago sbuffò indignato «Voglio assicurarmi che tu non ci faccia brutti scherzi.»

«Non ti fidi di me, eh?» domandò divertito.

«Decisamente no.» rispose il moro, poi vi fu il silenzio fino alla cima di una delle colline, quando Elmer si decise a parlare nuovamente «Perché stai venendo ad Ostagar? Non posso credere che Duncan ti permetterebbe di diventare un Custode Grigio.»

«Ci ha provato.» rispose il ragazzo, sorridendo innocentemente «Ma a me non piace ricevere ordini come un cagnolino, quindi…»

Il pugno di pietra che lo colpì fu inaspettato, e lo fece finire con la faccia nel terreno. Prima che potesse alzarsi e rispondere all’attacco, una freccia si conficcò nel terreno tra i due, e quattro uomini armati uscirono dagli alberi, accompagnati da due mabari.

«Dateci tutto quello che avete!» urlò il più grande del gruppo, l’unico che, anziché da un’armatura di pelle, era completamente coperto da un’armatura in maglia d’acciaio.

«Ti rendi conto che siamo due maghi, vero?» domandò innervosito Huwen.

«Hah! Non ci fate paura.» rispose il bandito «Siete solo in due, mentre noi siamo se-» la fine della frase venne oscurata dal fragore di un lampo che colpì l’uomo dritto sul petto, facendolo cadere a terra morto, mentre altre due scariche partirono dal punto d’impatto, colpendo i mabari e stordendoli.

I banditi rimasti osservarono terrorizzati il cadavere del loro capo, mentre Huwen per un momento osservò stupito Elmer, per poi voltarsi, ghignando, verso i banditi «Allora, qualcun altro vuole provare?»

Non dovettero farselo ripetere: i tre uomini scapparono urlando, e, una volta ripresisi, i mabari li seguirono, mugolando mentre sparivano nella vegetazione da dove erano sbucati fuori.

Appena rimasero soli, il ragazzo si concesse una risata «Devo ammetterlo, sei stato abbastanza forte con quel fulmine.»

«Grazie.» rispose freddo il moro, mentre Huwen iniziò a perquisire il cadavere «Adesso ti sei convinto a restare vicino al villaggio?»

«Ok, ok…» l’eretico tagliò la cordicella che legava un sacchetto di monete alla vita dell’uomo, per poi rialzarsi «Ma poi non venire a lamentarti da me se vieni ferito e non abbiamo più unguenti per curarti.» Detto questo, i due maghi si incamminarono per tornare al villaggio.

   
 
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