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Autore: Juliaaless    01/02/2018    0 recensioni
What if in cui Percy e Annabeth si scambiano di genere e diventano Arya Jackson, figlia di Poseidone, e Percy Chase, figlio di Atena. Dopo la guerra contro Gea, i capigruppo del Campo Mezzosangue vengono convinti da Chirone a frequentare la Pine Hills High School, un liceo di New York. Ovviamente, tra nuovi incontri ed eventi inaspettati, non passeranno affatto un anno tranquillo.
* La storia si svolge dopo "L'Oracolo Nascosto" ma non tiene conto degli eventi del "La Profezia Oscura." *
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Talia Grace
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nico percorse lentamente il corridoio affollato. La prima campanella era appena suonata e gli studenti si erano riversati all'interno dell'edifico per raggiungere gli armadietti prima dell'inizio delle lezioni. Il ragazzo non badava agli altri, camminava come se attorno a lui ci fossero solo esseri incorporei, fantasmi che da tempo avevano smesso di fare paura. Aveva le grosse cuffie calate sul berretto di lana, dal quale usciva un arruffato ciuffo nero che gli copriva parte della fronte. Non entrava in una scuola da quando aveva dieci anni, e allora non era riuscito ad evitare che i bulli lo prendessero di mira, nonostante la maggior parte delle volte Bianca riuscisse a tirarlo fuori dai guai. Adesso non poteva neppure usare i propri poteri, Chirone aveva fatto giurare sullo Stige a tutti i semidei di trattare i mortali ad armi pari, e lui era sempre stato mingherlino, poco dedito alla forza bruta e pessimo a fare a pugni. L'unica arma che gli rimaneva era quella di restare nell'ombra, cercando di farsi notare il meno possibile. Anche in quel momento, con lo sguardo inchiodato al pavimento e il collo incassato nelle spalle, sperava di sembrare agli altri invisibile come gli altri lo erano per lui. Riuscì a raggiungere incolume il proprio armadietto, inserì il codice e lo aprì. Quando ormai vi aveva ammucchiato gran parte del contenuto dello zaino, sentì una mano che gli si posava sulla testa e gli calava il berretto sugli occhi. Per poco non sbatté la fronte contro lo sportello. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere a chi apparteneva la mano. Si tolse i berretto e si sistemò i capelli. Quando finalmente si voltò, lo sportello alla sua destra era aperto. Ne sbucarono un paio di occhi verdi che lo guardavano divertiti.

“Un'altra triste e grigia giornata per il figlio di Ade. Potresti scriverci un blog.”

Nico sbuffò, chiuse l'armadietto e vi si appoggiò con la spalla.

“Chi hai alla prima?”

“Chirone, tu?”

“Inglese, mi sembra.”

“Oh, già, sei in classe con Talia.”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

“Che fortuna.”

Arya ridacchiò, ancora nascosta dietro lo sportello. Dietro di lei, un ragazzo stava inserendo il proprio codice. La ragazza chiuse il proprio armadietto lanciandogli un'occhiata e si rivolse a Nico, stavolta sottovoce.

“Il capitano della squadra maschile di nuoto. Dicono che lo scorso anno abbia gettato una matricola in acqua, con i vestiti e tutto, e che gli abbia tenuto la testa sotto per quasi un minuto.”

Nico rabbrividì.

“Quest'anno anch'io sono nuova nella squadra, non vedo l'ora di vedere la faccia di chi proverà ad affogarmi... o superarmi.” Un sorriso furbo si dipinse sul volto della ragazza.

“Quello che fai è barare, lo sai vero?”

“Non baro affatto! Ho semplicemente avuto la fortuna di nascere con una particolare propensione per il nuoto. In ogni caso non potrò usare i miei poteri in acqua, per via del giuramento, e dovrò almeno fingere di respirare, quindi in un certo senso gareggerò ad armi pari.”

Nico notò che il ragazzo dietro di lei li fissava in modo strano, quando si allontanò con i libri in mano lanciò loro un'occhiata perplessa.

“Credo ti abbia sentita.”

Arya si voltò e lo guardò allontanarsi.

“Poco male, potrei lasciargli credere di essere un mutante o qualcosa del genere, sarebbe divertente. Piuttosto, stasera ci vediamo con gli altri da me, vieni? Chirone può firmarti l'uscita.”

“Non so, ti farò sapere.”

“Come vuoi. Adesso meglio che vada o farò tardi a lezione.

Arya si allontanò con un cenno della mano all'altezza della fronte, mentre con l'altra giocherellava con la penna che aveva in tasca. Nico la seguì con lo sguardo mentre veniva risucchiata dalla folla, poi si incamminò anche lui. Mentre percorreva i corridoi della scuola diretto alla propria classe, pensò più volte di saltare le lezioni. Al solo pensiero di dover avere a che fare con un'intera classe di quindicenni potenzialmente ostili sentiva lo stomaco rivoltarsi. Non aveva nessuna intenzione di fare nuove amicizie, né tanto meno di interagire con Talia più dello stretto necessario, trovava un po' di consolazione solo nel fatto che anche Calipso fosse in classe con lui. Non che si fosse particolarmente affezionato, ma per lo meno riusciva a sopportarla senza troppi sforzi. Inoltre, a voler essere estremamente positivi, la classe di Will non era troppo distante dalla sua e non aveva troppi problemi ad incontrarlo in corridoio durante l'intervallo. La sua parte più negativa però, continuava a fargli ripensare alla M che Jason gli aveva tracciato sul polso. Secondo lui gli avrebbe permesso di evitare la matricola, doveva solo far credere agli altri di averla già fatta. Non avrebbe funzionato, il figlio di Giove stava solo cercando di tirarlo su di morale. Scosse la testa nel tentativo di scacciare la sensazione di essere impotente di fronte a comuni mortali e accelerò il passo. La sua classe era al secondo piano, l'ultima in fondo al corridoio. Entrò con cautela, affacciandosi prima sulla soglia, come se temesse che fosse piena di scorpioni o bestie feroci pronte a saltargli al collo. Quando si fu accertato che nessuno si curasse di lui, si affrettò ad occupare il posto in ultima fila rimasto miracolosamente libero. Fu il suo errore. La classe si riempì velocemente, arrivarono Talia e la sua nuova amica, le ignorò entrambe. Sapeva perché Talia tenesse tanto alla ragazzina bionda e sapeva anche quale sarebbe stato il suo destino. Avrebbe voluto prenderla per le spalle e gridarle che stava commettendo un errore. L'aveva già fatto, in realtà, quella e la notte precedente, ma nel sogno i capelli biondi si tingevano di scuro e il suo volto diventava quello di Bianca, altrettanto impassibile alle sue urla. Scosse la testa e fece un cenno di saluto a Calipso. L'ultimo ad arrivare fu un ragazzo dalle spalle incredibilmente larghe, piuttosto basso, che doveva avere un anno più di loro. Era la prima volta che si presentava a lezione. Si avvicinò con noncuranza all'ultima fila, superando il banco vuoto al centro della classe, e si fermò davanti a Nico.

“Togliti, quello è il mio posto.”

Metà classe si voltò a guardarlo, ma gli occhi blu elettrici alla sua destra erano quelli che lo mettevano più a disagio. Cedere il proprio posto ad un bullo davanti alla figlia di Zeus? Nemmeno per sogno. Alzò lo sguardo e lo fissò in quello del ragazzo, sperando che bastasse ad intimidirlo. Non bastò.

“Sei sordo?”

Nico continuò a fissarlo, a corto di idee. Provò ad evocare attorno a sé un'aurea spettrale, ma dovette essere coperta dalla Foschia perché il ragazzo non dette segno di cedimento.

“Fuori dai piedi.” Tentò, come se parlasse ad una fastidiosa mosca che gli ronza intorno. Altro errore. Il pugno gli arrivò in piena faccia, colpendolo dritto sul naso. Cadde a terra, stordito dal dolore, macchioline rosse danzavano sul pavimento davanti a lui. Un paio di mani entrarono nella sua visuale e lo afferrarono per le braccia, aiutandolo a rimettersi in piedi. Cercò di scrollarle via non appena ebbe recuperato l'equilibrio. Il ragazzo si era seduto al banco dal quale aveva spinto via Nico e rideva divertito, come se avesse assistito ad una buffa caduta. Calipso poggiò una mano sulla spalla di Nico.

“Stai bene?”

Il figlio di Ade fremeva di rabbia, chiuse a pugno le mani tremanti e rimase lì, in piedi, in mezzo all'aula silenziosa, fissando l'altro senza muovere un muscolo.

“Nico, no!”

Calipso lo guardava preoccupata, ma non sembrava osare avvicinarsi. D'un tratto Nico si rese conto di quanto la stanza fosse diventata improvvisamente fredda. Le ombre sui muri si muovevano in modo strano, come se ballassero, incuranti dei proprietari, e il volto del ragazzo seduto al suo banco era bianco come cera. Cercò di controllarsi. Fletté le dita delle mani e inspirò profondamente. Lentamente, raggiunse il banco rimasto libero e vi si sedette. Il professore entrò un attimo dopo.

  
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