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Autore: ArtistaDiStrada    02/02/2018    5 recensioni
O anche dove la normalità di Stiles verrà man mano stravolta da sempre 'nuove' rivelazioni -o forse sempre la stessa...
Questa ff è ispirata a 50 volte il primo bacio, un film con una trama che per personalmente adoro, ovviamente con le dovute modifiche per i nostri amati lupetti.
Dal testo.
Scott, rimasto indietro, fu affiancato da Isaac. Il moro si stava limitando ad osservare preoccupato il suo migliore amico, ignaro. “Kira oggi l’ha chiamato per nome.” annunciò, voltandosi poi verso il riccio con aria seria. “E per quanto ne sappia Stiles, lui non l’ha mai vista.”
Non è il massimo come introduzione, lo so, ma mettere in chiaro le cose sarebbe rivelare il problema che il branco si ritrova ad affrontare e non si può, ahimè.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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6 Maggio



Aveva la bocca secca e non riusciva a parlare. Il cuore gli batteva forte, probabilmente troppo. Non sapeva dirlo né gli importava al momento. Aveva lo sguardo fisso sul tavolo di fronte a sè da tempo. Sicuramente da tanto, ma non sapeva dirlo con certezza. Non sapeva più niente.
Sentiva lo sguardo del padre addosso e poteva immaginarselo combattuto tra il lasciargli il suo tempo o provare a rassicurarlo. Qualunque cose avesse fatto, probabilmente non avrebbe cambiato nulla. Stiles si sforzò di sollevare lo sguardo vuoto solo per non torturare ulteriormente il genitore.

Lo sceriffo fece per dire qualcosa, ma ci ripensò subito dopo finendo con l’ondeggiare indeciso la testa da una parte all’altra, finchè non mandò al diavolo tutto e si sporse per stringerselo contro.
Stiles si lasciò andare ad un pianto silenzioso, stringendo l’uomo a sua volta. Quando finalmente si fu calmato, tirò su col naso, passandosi una mano sulla bocca.

“Ok. Ok, lo posso affrontare. L’ho fatto fin’ora, posso continuare. Giusto?” provò a convincersi, lanciando in ultimo uno sguardo supplice al padre. L’uomo non potè che annuire commosso, ma soprattutto orgoglioso. Il ragazzo lo imitò, annuendo più a se stesso che ad altri.

“Quindi ieri ti ho chiesto di non dirmi niente.”

“L’altro ieri, ma sì. Hai detto che volevi riposare e-e rivalutare a mente lucida.” lo corresse lo sceriffo.

“Rivalutare cosa?” domandò Stiles, scuotendo la testa confuso.

L’uomo sospirò e scosse la testa. “Questo non me lo hai detto. Però mi hai detto che avresti capito da solo dopo aver letto questo.” gli spiegò, finendo col porgergli quello che aveva tutta l’aria di essere un diario.

Stiles lo prese, passando il pollice sulla figura di sua madre, ma lo tenne in mano senza aprirlo. Aveva un’altra domanda da fare.

“Il resto del… branco, come hanno reagito? Al non dirmi nulla, intendo.”

Potè benissimo vedere le spalle di suo padre irrigidirsi e il fiato mozzarglisi. “Non- non ne sono stati entusiasti, ma l’hanno accettato. Non che tu abbia lasciato loro molta scelta.”

Stiles annuì. Non conosceva gli altri, ma Scott e il resto dei suoi amici non si sarebbero mai azzardati a venir meno ad una sua volontà.

“Stiles,” riprese a parlare suo padre, richiamando la sua attenzione “non so perché tu mi abbia chiesto di non dirti nulla, non te l’ho chiesto perché mi fido di te, ma ciò non toglie che sono preoccupato. Quando lo scoprirai, qualunque cosa sia, chiunque c’entri, voglio che tu sappia che io ci sono. Per qualunque cosa.”

A Stiles si inumidirono gli occhi, così come allo sceriffo, che si passò velocemente una mano sugli occhi.

“Non so nemmeno se sia la cosa giusta da fare.” sospirò l’uomo.

“Cosa?”

“Dirti la verità, farti vivere questo ogni giorno. Io- ieri mi sei sembrato così tranquillo e calmo, ma soprattutto felice e io-”

“Nono, fermati subito.” lo bloccò Stiles con movimenti sconnessi delle mani “Per quanto questo possa shockarmi, sarebbe mille volte più sconvolgente venire a sapere un giorno che la mia vita è stata una finta. Scoprire di non aver vissuto davvero.”

“Ma se io fossi attento, non lo verresti a scoprire.” insistette lo sceriffo.

Stiles sorrise intenerito dai pensieri del padre. “Magari non subito, certo, magari persino per qualche anno, ma cosa succederà quando inizierò a cambiare? Cosa accadrà quando mi vedrò allo specchio e non mi riconoscerò.” mormorò con tono calmo, per poi scuotere la testa con un sorriso. “No. La mia vita non sarà più la stessa. Dovrò rinunciare a intraprendere gli studi che volevo fare -o qualsiasi altra cosa, in realtà.” ridacchiò alla fine, stupendo il genitore che non comprendeva come potesse ridere su una cosa del genere “Ma sarebbe comunque la mia vita. Sarei io ogni giorno a decidere come vivere e non il volere di qualcun altro. Sarò io che dovrò essere in grado di prendere in mano la situazione e uscirne vincitore anche così, perché l’ho sempre fatto: sono o non sono il figlio dello sceriffo?” chiese fiero, mentre il suo sorriso si allargava “Sono o non sono l’unico umano in un branco di -ancora non riesco a crederci- lupi mannari ed altri esseri sovrannaturali? Io ho reso possibile l’impossibile. Svegliarmi la mattina senza dovermi vergognare delle terribili figuracce che ho fatto il giorno prima alla fine non è così male.”

Noah lo guardò con gli occhi sbarrati, ancora incredulo. Non riusciva a comprendere quanto la pazzia del figlio potesse essergli nociva.

“Papà, voglio arrivare alla fine della mia vita, sapendo di averla vissuta davvero. Senza rimpianti. Il mondo non è una favola e io lo so bene,” continuò, aprendo le braccia e sospirando rassegnato, ma anche in pace con se stesso. Il sorriso che continuava ad alleggiare sul suo viso “ma non voglio viverlo dietro ad una campana di vetro, perché prima o poi questa campana si romperà e nella traiettoria dei pezzi ci sarò io, e solo io. Voglio vivere con coscienza e non come un vegetale, costretto alle cure di qualcun altro, senza possibilità di scelta.”

Lo sceriffo prese ad aprire e chiudere la bocca ritmicamente, senza sapere come obbiettare. “Ma Stiles-” , ma il ragazzo non lo lasciò continuare.

“Sceriffo, sono ancora vivo! Permettimi di vivere.”

L’uomo lo guardò un’ultima volta dubbioso, ma poi scorse nei suoi occhi consapevolezza e determinazione. Le stesse che aveva visto in sua moglie il giorno che li lasciò. L’ultimo sguardo cosciente di Claudia ora glielo stava proponendo suo figlio. La consapevolezza che tutto era finito, ma che non per questo non si potesse creare altro.

“Tu… pazzo di un ragazzino!” fu tutto ciò che riuscì a dire, arrendendosi, prima di venire abbracciato di slancio dal figlio.
 
 
***
 
 
Stiles guardò attentamente il diario che teneva fra le mani. Lo aveva letto tutto. Tre volte. Scoprire quella mattina di essere fidanzato, ma specialmente di essere amato da qualcuno era stato strano; leggerlo e venirlo a sapere da se stesso con fatti estranei a tutti meno che a lui e all’altra persona Derek era stato decisamente sconvolgente. Gli dava un certo stato di conforto sapere che gli altri Stiles aveva provato la sua stessa sensazione; era anche piacevole notare come ognungo di loro avesse sperimentato esperienze diverse, ma alla fine convergessero tutte nell’unica soluzione possibile: quanto fosse irrimediabilmente innamorato di questo Derek Hale. Sorrise malinconico, quando riaprì per l’ennesima volta l’ultima nota che aveva scritto e che risaliva a due giorni prima.


Ciao, Stiles

Perdona la calligrafia pessima, ma sto scrivendo velocemente prima che possa ripensarci -o peggio, dimenticare. Da quanto ho capito non è stata una novità degli ultimi giorni, ma scrivere qui sopra -su questo coso che mi rifiuto di chiamare diario per questione puramente d’orgoglio; almeno questo me lo devi concedere- non è stato facile ultimamente, però una cosa l’ho capita: c’è un problema.

E non sto parlando del branco che voleva uccidermi e che ha quasi fatto fuori il branco o del capo di Scott che adesso mi mette davvero paura, ma di qualcosa di più importante e che non riguarda noi (io, te e tutti gli altri Stiles, si intende. Dio che cosa assurda, non avrei mai pensato di poter scrivere una cosa del genere… ma sto divagando. Però è strano, lo devi ammettere!).

Oggi, particolarmente, ho provato una paura così forte, che sarebbe meglio definirla terrore e ciò che mi ha sconvolto non è stato tanto per chi la provavo, ma cosa provavo.
È difficile da spiegare e cercherò di essere il più chiaro possibile. Lo so, l’ho capito ormai, l’ho accettato: sono innamorato di Derek. Credo e sento che ci sia sotto qualcosa di più, qualcosa che gli altri non hanno avuto modo di dirmi, ma che ritengo non sarebbero comunque in grado di spiegarmi bene. Ho solo letto vagamente in qualche pagina precedente che tra noi c’è una sorta di legame, Derek ha detto che siamo Compagni, e anche se non riesco bene a comprendere credo sia la definizione che forse sto cercando.

Ma non è questo il problema, o forse invece sì.

Quello che sto cercando di dirti è che non mi mette paura sapere di provare quello che provo per lui, ma il provarlo. Dio mio, quanto è difficile. Io amo Derek e lui ama me, siamo Compagni e questo significa che il dolore che ho provato io nel vederlo ferito, la paura, il terrore nel vederlo svenire in quel modo, ma soprattutto il desiderio di voler prendere tutte le sue sofferenze e metterle sulle mie spalle… lo prova anche lui. E me l’ha dimostrato, nel modo peggiore per qualcuno che ama.
Mi ha messo al primo posto, di nuovo, a discapito ok, forse non della sua vita in quel frangente, perchè sarebbe guarito in ogni caso, ma sicuramente a discapito di se stesso. E so che questa cosa capiterà di nuovo. Quello che voglio dire è che così come io darei la vita per lui, Derek farebbe lo stesso per me. Ma la differenza sta quando lui potrebbe rischiare, e rischia, praticamente sempre. Sembra avere i paraocchi quando si tratta di me. È cieco e questa cosa è troppo pericolosa per permetterla ancora.

Ho intenzione prendermi un giorno di ‘pausa’. So che quello che ho visto oggi, con Derek e tutti gli altri, mi ha scosso particolarmente. Non sono così sciocco da prendere decisioni su due piedi e forse a mente -letteralmente- fresca, vedrò le cose in modo diverso. Forse ci sarà una soluzione migliore, forse tutto si risolverà per il meglio, ma se così non dovesse essere… la scelta difficile dovrò prenderla io. Toccherà a me decidere di-

E lì Stiles chiuse il diario di colpo, non riuscendo a procedere. Più ci pensava e analizzava la situazione e più la soluzione gli sembrava una e una soltanto. Una lacrima scappò al suo controllo e si sorprese nel sentirla solcargli il viso.
 
 
***
 
 
“Derek…”

L’Alpha si voltò di scatto a quella voce. “Stiles! Cosa ci fai qui? Tuo padre…”

Il ragazzo si guardò intorno spaesato. Aveva visto foto di se stesso nei pressi di quella villa diroccata, ma non la ricordava. “Avevo bisogno di vederti.”

Lo sguardo del mannaro si assottigliò, avendo captato una nota d’allarme nella voce del ragazzo. “Certo.” gli rispose, facendolo allontanare dalla zona d’allenamente, dove gli altri si stavano allenando, e soprattutto da orecchie indiscrete. “Cos’hai lì?” gli domandò poi, indicando col mento ciò che il ragazzo teneva in mano e lui non riusciva a vedere bene.

“Oh, questo è il mio diario. Lo aggiorno tutte le sere” gli spiegò Stiles, sembrando più rilassato ad essere solo loro due. “Sai, ero particolarmente nervoso all’idea di venire qui ed incontrare la persona che mi fa innamorare di lui ogni giorno.”

“Forse pensavi che non fossi all’altezza del tuo diario?” scherzò Derek, adorando il modo in cui l’altro arrossì.

“No, ero nervoso perché… sono venuto a rompere con te.” rivelò tutto di un fiato con gli occhi lucidi e, prima che Derek potesse interromperlo, continuò “Tu avevi dei piani e una vita prima che… mi accadesse questo. E ora sei impegnato solo a occuparti di me ogni giorno.”

Il mondo di Derek gli crollò addosso, trascinandolo con sé. Non vedeva Stiles da un maledettissimo giorno, dopo che quel ragazzino aveva deciso di fargli quello stupido scherzo di non farsi rivelare niente, e quando aveva riconosciuto la sua voce e lo aveva visto avvicinarsi il suo lupo aveva uggiolato contento. Dire che il suo cuore fosse scoppiato di gioia sarebbe stato solo un eufemismo, ma così come si era riempito di felicità in fretta, altrettanto velocemente era andato in frantumi.  
 
“Cosa stai dicendo?! Non faccio solo questo. Sono un Alpha, mi occupo del Branco!“ lo fermò subito Derek, lanciando una veloce occhiata ai ragazzi, proprio mentre Isaac, troppo occupato a seguire Allison con lo sguardo, scivolava a terra poco gentilmente. “E mi toccherà farlo per un bel po’…”

Stiles, però, scosse la testa. “Derek… io vedo la vita di mio padre e non voglio che succeda anche a te.”

“E cosa vuoi che faccia? Che diventi uno stupido capitolo del tuo diario e quello che è stato è stato?!” sbraitò arrabbiato il moro. Stiles non poteva essere serio. Non poteva star succedendo davvero.

“No…” mormorò il ragazzo, prendendo un profondo respiro “Pensavo di cancellarti completamente, ecco. Come se non fossi mai esistito.”

Quando finalmente ebbe accumulato abbastanza coraggio da alzare lo sguardo, incontrò quello rotto del mannaro. “Perché vuoi farmi questo?” mormorò così piano Derek che Stiles fece fatica a sentirlo, ma lo fece e i suoi occhi si riempirono di lacrime solo di più.

“Perché tu devi capire che non c’è nessun futuro con me! Non vuoi avere un avvenire e… e sposarti e avere… avere una casa tua?” gli urlò con la voce rotta dal pianto.

“Una casa mia? Certo, che la vorrei. Sposarmi, anche!” esclamò Derek, non riuscendo a comprendere il motivo per cui l’altro avesse meditato quell’assurda convinzione.

“E come dovrei fare? Dovrei svegliarmi ogni mattina accanto ad un uomo senza nemmeno sapere com’è successo?” gli chiese amaramente, mentre si asciugava frettolosamente le lacrime che gli solcavano il viso. “Devo cominciare un altro diario dove tu non esisti. Ma prima di farlo… vorrei tanto che tu leggessi quello che ho scritto su di te.”

“Va bene. Lo leggerò, domani, quando avrai dimenticato quest’idea della separazione. D’accordo?” gli rispose a tono Derek e incrociando le braccia al petto, mentre dentro di sé non riusciva a ricordare quando fosse mai stato più terrorizzato come in quel preciso momento.

“Non credo che me ne dimenticherò. Ho già scritto tutto per non dimenticare e… farò quello che ti ho detto, che tu lo voglia o no!” disse alla fine Stiles con voce rotta, ma sicura. “Mi trovi a casa mia…”
 
 
***
 
 
“Ok, questo ce lo scriviamo: Ciao, Stiles! Sono Stiles! Divertente eh? Io che scrivo diari. Beh, lasciati dire che non fare nulla è l’unica altra alternativa e fa davvero schifo. Sono sicuro che in questo momento ti starai scervellando per ricordare quando hai iniziato questo diario…” iniziò a dettare Stiles divertito. “Oggi -come ogni mattina a quanto pare- mi sono svegliato, sono sceso di sotto, ho avuto diversi infarti alla vista di un po’ di estranei nel mio salotto, due quando ho visto Jackson e poi è stato un susseguirsi di scoperte, quindi mi pare del tutto normale.”

“Sono rimasti tutti fuori questa notte a fare ricerche. Ho paura. Il che è assurdo, perché molti di loro non li conosco neanche, ma sono terribilmente preoccupato per tutti loro. Dio, sono persino in ansia per Jackson al piano di sotto che questa notte non dormirà per fare la guardia.”

Derek non aveva fatto altro che scuotere la testa, divertito. Il mondo raccontato da Stiles era molto più schietto e semplice di quanto non sembrasse in realtà. Derek quasi si pentì di aver messo nella stessa frase lo Stilinski e l’aggettivo semplice. No, decisamente il suo Compagno non era semplice e con lui tutto ciò che pensava.

“Siamo andati con Derek- ok, no. Ferma.” lo bloccò Stiles dal continuare a digitare sul computer. Non lo guardò negli occhi mentre disse: “Cambialo con Sono andato con papà dal dottor Deaton, il capo di Scott. È un veterinario, ma anche un druido. È un uomo inquietante, non è vero? Comunque dopo siamo tornati subito a casa. Papà ha detto che negli ultimi giorni ho mangiato troppo gelato, uff.”


Derek strinse i denti, violentandosi per non commentare. Era l’unica cosa che aveva promesso a Stiles, il non provare a convincerlo.
Lasciò cadere un attimo l’occhio sul diario del ragazzo, scorgendoci poco più avanti il proprio nome. “Ah, qui c’è una cosa su di me.”

“Forse è meglio…” iniziò Stiles facendo già per strappare il foglio, tutto rosso in viso.

“No, voglio sapere.” insistette però il moro. Il più piccolo ingoiò a vuoto, nervoso, ma avvicinò il diario, affinché l’altro potesse leggere.

“È un bravo ragazzo. Forse sei spaventato, sicuramente non ci starai capendo nulla, ma lo so che senti quello che sento io: questa sensazione di protezione ogni volta che lui è vicino, quella tenerezza improvvisa che ti assale quando lo ved-”

“E può bastare!” si intromise Stiles imbarazzatissimo, togliendo da sotto agli occhi del mannaro la pagina prima che potesse proseguire oltre.

… sorridere appena o distogliere lo sguardo appena ti volti e credendo che tu non l’hai visto, terminò mentalmente l’umano lasciandosi sfuggire un sorriso. Aveva letto quella pagina così tante volte quella mattina da saperla a memoria.

“Sei sicuro che non vuoi che lo metta qui dentro?” gli domandò Derek, sperando in un cambio d’idea da parte del Compagno, ma Stiles in tutta risposta strappò la pagina, guardandola triste, prima di tornare a sfogliare il restante diario.

“Questo si può decisamente saltare…” mormorò imbarazzato ad un certo punto, ma Derek lo bloccò prima che potesse anche solo provarci.

“No, aspetta fammelo leggere. Domani io non ricorderò nulla, non ricorderò del pranzo di questa mattina, né del fatto che Peter, lo zio psicolabile di Derek, ci provi da tempo con mio padre!! … ok questo lo strappiamo!” concordò alla fine il mannaro, storcendo il naso nello stesso istante in cui l’altro fece una smorfia disgustata.

Stiles si fermò un attimo a guardarlo nostalgico. Gesù, quanto gli sarebbe mancato il suo viso… ma doveva farlo. Per lui, per Derek. Avrebbe sofferto, ma poi sarebbe andata meglio.
Una lacrima sfuggì al suo controllo e fu svelto ad asciugarla prima che l’altro la notasse, tornando veloce a dettargli cosa scrivere al computer.
 
 
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Quella fu l’ultima parola che stamparono.
 
 
***
 
 
“Beh, questo è quanto.” mormorò monocorde Derek, prima di dargli le spalle e allontanarsi, non sopportando la vista di tutte quelle pagine riguardanti lui e Stiles, bruciare.  

Il fuoco aveva distrutto per la seconda volta tutto quello che amava.

“Derek, aspetta!” lo richiamò il ragazzo all’ultimo. Sembrò esitare quando lanciò un’ultima occhiata al secchio contenente il fuoco alimentato dalle pagine del suo diario strappate, ma quando alzò gli occhi, il suo sguardo era sicuro. “Posso avere un ultimo primo bacio?”

Ci aveva sperato. Era assurdo, impensabile, ma ci aveva sperato. Derek aveva sperato che Stiles ci ripensasse, che decidesse di lasciar perdere quell’assurda idea che lui non era riuscito a smuovergli dalla testa. Ci aveva sperato e per questo era morto dentro, di nuovo.

Derek lo guardò attraverso la pioggia con uno sguardo così triste, che alla fine Stiles non resistette più e gli corse incontro, prendendogli il viso tra le mani e congiungendo le loro labbra con violenza.

Derek sovrappose le sue mani a quelle di Stiles, rispondendo al bacio con quanta più passione e dolcezza e amore potesse metterci, sperando di imprimere nella memoria del ragazzo almeno quello, prima di staccarsi di colpo ed entrare svelto in auto, mettendo in moto e allontanandosi senza guarda indietro, senza guardare dove il suo cuore era stato distrutto, dove era stato bruciato per l’ennesima volta. 










Note dell'autrice.
Eccoci ritrovati! Al momento mi trovo morente da tre giorni e nonostante tutto sto pensando a voi e sto aggiornando: amatemi.

Ma passando al capitolo…
Questo è un capitolo importantissimo. Stravolge completamente la direzione finalmente di pace e tranquillità che sembrava aver preso la storia, ma Stiles è sicuro della sua scelta. La meditava da tanto, ma non si rivelava mai il momento giusto per pensarci davvero. Adesso che però tutto è stato risolto, ha deciso che lasciare Derek fosse la scelta migliore. Secondo Stiles, il mannaro non è in grado di occuparsi anche di se stesso se lui continuerà a stargli vicino.

Essendo, poi, questa storia ispirata al film, ho cercato di essergli il più fedele possibile, persino nei dialoghi, ma a differenza di Henry (Di 50 volte il primo bacio) -che a mio parere ha preso la decisione di Lucy piuttosto bene- io ho preferito vederla invece come se Derek fosse talmente sconvolto dalla situazione, preso in contropiede da un’idea che non lo aveva mai neanche sfiorato, da non essere stato in grado di obbiettare. Cosa fare del resto quando la persona che ami prende la decisione di lasciarti, con o senza il tuo permesso? L'unica cosa che puoi fare è indorare la pillola e sperare che cambi idea.

i è dispiaciuto davvero tanto per Derek: dopo tutto quello che hanno passato, dopo essere riuscito finalmente a riprendersi il suo Stiles, dopo aver sventato il piano di Deaton e aver sconfitto il branco che li minacciava, la ferita più dolorosa gli viene inflitta proprio dal suo Compagno.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ora tocca vedere se Derek rispetterà davvero la decisione di Stiles ;) 
 
   
 
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