Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: artemisia reight    03/02/2018    1 recensioni
una relazione complicata e una differenza di età esorbitante. tutto sembra a loro sfavore ma l'amore si dimostra spesso più forte di tutto il resto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quel martedì, Elettra prende l’autobus di prima mattina per dirigersi a casa Bates.
Per tutto il tragitto, spera di non ritrovare il John rabbuiato, al suo arrivo.
Non capisce perché il giorno prima era stato così scostante, ma allo stesso tempo così dolce.
In fondo le aveva detto che preferiva la sua compagnia durante il lavoro, e questo l’aveva riempita di orgoglio, però non riusciva a scordarsi il modo in cui aveva evitato il suo sguardo per quasi tutta la durata della conversazione.
Quasi le dispiace di non poter rimanere nel suo ufficio quel giorno, considerando il complimento che lui le ha fatto.
Ha deciso che, almeno per ora, ha imparato abbastanza del suo lavoro.
Non sa per quanti altri giorni John le darà la possibilità di restare, perciò vuole esplorare anche il resto dell’azienda finché ne ha la possibilità.
Spera che John non ci rimanga male.
Scende alla sua fermata alle sette in punto.
Da lontano avvista John uscire di casa, quindi aumenta il passo.
Lo raggiunge quasi senza fiato.
“Pensavo di essere in orario” ansima, mentre lo vede salire in macchina.
Lui si volta verso di lei, stupito. Non l’aveva vista.
“Non me ne stavo mica andando senza di te” le dice, ridendo “avevo intenzione di aspettarti in macchina, tutto qui”.
Elettra ride a sua volta, sollevata di scoprire che John è sereno.
Sale quindi in macchina, tranquilla.
Appena John parte, la ragazza tira fuori dalla borsa un piccolo quaderno e si mette ad esaminarlo.
Lui la osserva con la coda dell’occhio.
Legge e rilegge gli appunti che John suppone abbia scritto lei stessa.
E’ stupito da quante pagine lei abbia consumato sui pochissimi giorni in cui è stata lì.
È terribilmente incuriosito.
Vorrebbe leggerli e capire come ha fatto a ricavare così tante informazioni dalle poche cose che ha visto.
Ha proprio del talento, pensa.
Ma non può esserne certo.
In fondo non ha mai letto un suo articolo, e non sa se su quelle pagine c’è davvero scritto qualcosa di valido.
Nonostante ciò, non può fare a meno di pensare che quella ragazza ha del talento.
Dal canto suo, Elettra, notando le occhiate di John nella sua direzione, teme di essere stata scortese.
Magari lui avrebbe preferito fare conversazione e lei glielo stava impedendo.
Decide quindi di chiudere il quaderno.
In fondo conosce quegli appunti a memoria.
“Insomma” esclama subito dopo “oggi, se non ti dispiace, avrei intenzione di girare un po’ per gli uffici”.
“Certo, va bene” John annuisce “puoi lasciare le cose nella mia stanza e poi andare dove vuoi”.
“Sicuro che agli altri andrà bene?” domanda improvvisamente Elettra, che non ci aveva riflettuto fino a quel momento “magari do fastidio”.
“Ma no!” la rassicura John “non si accorgeranno neanche di te. Non hai visto il caos che regna per i corridoi? Sono tutti così impegnati per conto loro, che non si accorgono neanche di chi hanno accanto”.
“E’ vero” conferma Elettra “ho notato. È molto affascinante vedere tutto quel movimento. Spero di trovarmi anch’io in una situazione del genere in futuro”.
John ridacchia e scuote la testa.
“Non è come pensi” le spiega “non è affatto come può sembrare a te che vieni da una realtà differente. Quando lavori in un posto del genere da tanto tempo, capisci che il risultare impegnati è solo un meccanismo di difesa. Tutto diventa una gara, che però non porta a niente. Cominci a non sopportare i tuoi colleghi e senti di dover dimostrare che hai più impegni di lavoro di loro. È folle, ma è la verità.”
“E perché mai un po’ di competizione sul posto di lavoro dovrebbe essere una cosa negativa?” domanda Elettra, confusa.
“Perché la metà di noi, o almeno la parte in competizione, in realtà voleva fare altro della sua vita” le spiega John, con voce spenta “e quindi, nel momento in cui un di noi ‘vince’ sugli altri, si rende conto che in realtà non ha vinto proprio un bel niente”.
Elettra annuisce, pensierosa.
John si volta verso di lei e sorride nel vederla così improvvisamente persa nei suoi pensieri.
“Non volevo deprimerti, scusa” le dice “sono certo che tu farai il lavoro che desideri, non ti preoccupare”.
“Tu dici?” Elettra gli sorride.
“Certo” lui la guarda di nuovo, annuendo convinto “una ragazza determinata come te … e poi con il tuo talento. Nessuno riuscirà a dirti di no”.
“Come fai a sapere che ho talento?” ride Elettra.
John ci riflette.
“Me lo sento” dice infine.
“Wow” la ragazza arrossisce “beh, grazie”.
“Ma devo ammettere” prosegue John “che non mi dispiacerebbe scoprire che ho ragione”.
“Intendi leggendo il futuro articolo?”
“Intendo leggendo un qualsiasi articolo tu abbia scritto” l’uomo si stringe nelle spalle “non deve per forza essere sulla finanza”.
Elettra ci riflette.
“Il fatto è che la maggior parte degli articoli che mi fanno scrivere sono su argomenti noiosi” ammette infine “penso che … quegli articoli non riflettano le mie reali capacità”.
“Mh” John annuisce “capisco”.
“Va bene te li farò leggere la prossima volta” decide improvvisamente Elettra.
“Come mai hai cambiato idea?” si informa lui.
“Per due ragioni” risponde la ragazza “la prima è che non voglio che tu pensi che sia tutta una scusa per non farti leggere i miei lavori. La seconda è che ho paura che tu possa farti l’idea sbagliata. Non voglio che pensi che la redazione mi dia argomenti noiosi su cui scrivere perché non sono brava”.
“Non lo stavo affatto pensando” la avvisa John, divertito da quel discorso.
“Ah” aggiunge lei, imperterrita “non voglio neanche che pensi che io non sia abbastanza modesta. Non mi piace dover fingere di ritenermi mediocre perché le persone mi dicano il contrario. Io sono oggettiva. So quanto sono brava. Non sono un fenomeno, ma non sono neanche un’incapace. Detto questo, giovedì ti porterò un paio di miei articoli e potrai giudicare tu stesso”.
Lui non riesce a non sorridere.
Quella ragazza è davvero incredibile.
 
 
Dopo aver lasciato la borsa nell’ufficio di John, Elettra si ritrova nel corridoio principale.
Solo una volta lì, si rende conto che non sa bene da dove iniziare.
La gente le passa vicino, quasi urtandola.
Nessuno la guarda, ognuno sembra concentrato sulle sue faccende e basta.
Che può fare? Dove può andare?
Avanza lentamente, tentando di non intralciare la strada a nessuno.
Verso la fine di quel corridoio affollato, nota alla sua sinistra una stanza a vetri.
All’interno sono riunite alcune persone, e una di loro sta mostrando dei grafici proiettati sulla parete.
La porta è chiusa e lei sa che non si azzarderebbe mai ad entrare.
Farebbe qualsiasi cosa per i suoi obiettivi, ma non si sognerebbe mai di infiltrarsi in una riunione di una società per cui nemmeno lavora.
Probabilmente sarebbe anche illegale.
Mentre è ancora persa nei suoi pensieri e fissa la stanza, si accorge che una delle persone sedute al tavolo le sta facendo cenno con la mano.
Riconosce il volto cordiale di Phil e si sente sollevata. Per un attimo aveva temuto che le stessero dicendo che non poteva sbirciare all’interno.
Ricambia il saluto, imbarazzata dal fatto che un paio di colleghi seduti vicino a Phil stanno guardando nella sua direzione incuriositi, ma poi nota che l’uomo si sta alzando e sta uscendo dalla porta di fronte a lei.
Poteva fare una cosa del genere nel bel mezzo di una riunione?
È così shockata che non fa nulla finché Phil non le rivolge la parola.
“Ehi, Elettra” la saluta “come va?”.
La ragazza da un’occhiata dentro, constatando che si sono davvero tutti interrotti come temeva e stanno aspettando che il loro collega rientri.
“Bene” gli risponde, nel panico “mi sto facendo un giro. Phil, dovresti davvero …”
“Non devi vedere nulla in particolare?” la interrompe lui.
Lei scuote semplicemente la testa.
“Allora perché non partecipi anche tu?” le propone, indicando la sala alle sue spalle “è una riunione pallosa, ma almeno ti sarà utile per l’articolo”.
“Sarebbe splendido” ammette lei, sincera “ma sei sicuro che posso fare una cosa del genere?”.
“Fidati di me” Phil le fa l’occhiolino e varca di nuovo la soglia.
Lei lo segue, disorientata.
“Scusate l’interruzione” annuncia lui ad alta voce “questa è Elettra, la futura nuora di John Bates”.
Alcuni ridacchiano e le fanno un cenno, e lei risponde con un sorriso imbarazzato.
“Scrive per il giornale della sua scuola” continua Phil “e deve scrivere un articolo sulla finanza” si sentono brusii di approvazione “siete tutti d’accordo sul fatto che possa assistere alla riunione e trarne spunti per il suo articolo?”.
Le persone annuiscono e nessuno si oppone.
Elettra, sollevata e terribilmente riconoscente, si siede in un angolo e prepara il suo quaderno per gli appunti.
Dopo pochi minuti si accorge del motivo per cui Phil non aveva esitarlo ad invitarla dentro.
È praticamente venerato ed ammirato dall’intero gruppo.
Quando prende parola tutti si zittiscono e lo ascoltano con attenzione.
Se disapprova qualche proposta, questa viene immediatamente scartata dalle opzioni.
Mentre prende velocemente appunti e tenta di imparare il più possibile da quell’esperienza, Elettra riflette sul fatto che probabilmente anche John viene trattato con lo stesso rispetto. Anzi, ne è sicura.
Lo ha visto più volte in azione nel suo ufficio e sa quanto ci sa fare.
Improvvisamente muore dalla voglia di vederlo partecipare ad una riunione come quella.
Chissà come mai è così insoddisfatto.
Lei sarebbe così felice se avesse quel tipo di notorietà!
Deve trattenersi un paio di volte dallo scoppiare a ridere davanti a tutti, mentre alcuni colleghi si rivolgono in modo esageratamente ossequioso a Phil e quest’ultimo le lancia divertiti sguardi d’intesa.
Terminata la riunione, Phil si offre di accompagnarla in un piccolo tour dell’azienda.
Elettra accetta molto volentieri.
“Qui ci sono i segretari” le dice indicando un lungo corridoio laterale pieno di uffici “e dalla parte opposta gli stagisti. Potresti fare la stagista qui tra un po’ di tempo, che dici?” le domanda ridendo.
Lei scuote la testa, ridendo a sua volta “pensavo a qualcos’altro”.
“Mh” lui scuote le spalle “comunque, spero la riunione ti sia stata utile”.
“Moltissimo, grazie” conferma Elettra.
“Mi fa piacere” commenta Phil “visto quanto timore reverenziale?”.
“Già” la ragazza ridacchia “ma tu saresti il loro superiore? Non ho ben capito”.
“Sì, si può dire così” Phil annuisce.
“Hai una segretaria?” si informa lei, curiosa.
“In realtà ne ho due” ammette l’uomo.
“Due?” ripete Elettra, sconvolta.
“Una che condivido con altri due colleghi e una personale” conferma lui, divertito.
“E come mai ti servono addirittura due segretarie?” domanda ancora la ragazza, tentando di capirci qualcosa di più.
“Servono per gestire tantissime cose” le spiega Phil “non mi lavano mica i vestiti. Mi tengono informato sui cambiamenti della borsa, registrano i vari investimenti che facciamo per ciascun cliente. Sarebbe impossibile per me lavorare senza il loro aiuto”.
Elettra annuisce, e scrive anche quello sul suo taccuino.
“Vuoi vedere il mio ufficio?” le domanda.
“Certo” acconsente lei.
Si dirigono quindi entrambi lungo l’ennesimo corridoio.
La ragazza si stupisce di quanto quel posto sia grande.
Non aveva esaminato l’edificio abbastanza bene dall’esterno, a quanto pare, perché non pensava che l’interno potesse essere così dispersivo.
Capisce che la volta scorsa aveva visto solo una piccolissima parte di ciò che c’era da vedere fuori dall’ufficio di John.
È stata davvero fortunata ad incontrare Phil, pensa, altrimenti si sarebbe persa di sicuro.
“Eccolo qui” Phil le fa strada all’interno di una stanzetta.
Lei nota che è più piccola rispetto a quella di John.
Si guarda quindi un po’ attorno.
Deve ammettere, però, che è decisamente più accogliente.
Dalla finestra vede il traffico sottostante.
“La vista non è il massimo” la avvisa lui.
“A me piace” lo contraddice “si vede l’autostrada, che la sera deve essere davvero bella con tutte le luci delle automobili, e poi si vedono i palazzi, con i fiori alle finestre! Quella è una scuola?” domanda indicando un palazzo basso e variopinto ad un paio di kilometri di distanza da loro.
“Un asilo” conferma lui “ci sono andate entrambe le mie figlie”.
Elettra si volta e nota una foto sulla scrivania che ritrae due ragazzine bionde e una donna sui trentacinque anni molto attraente.
“Sono loro?” domanda.
Phil annuisce, fiero.
“Ti assomigliano molto” commenta lei, esaminando la foto “e wow, tua moglie è davvero stupenda!”.
Lui ride.
“Sì, me lo dicono in molti” commenta, ridendo “ma non sono geloso. Il nostro è un rapporto basato sulla fiducia reciproca, e devo dire che la mia famiglia è la cosa migliore che potessi desiderare”.
La ragazza quasi si commuove a sentirlo parlare così.
Quell’argomento la prende sempre in contropiede.
Mentre sta per fargli i complimenti per la sua splendida famiglia, squilla il telefono dell’ufficio.
Phil risponde ed Elettra riconosce la voce di John.
“Sì” Phil ascolta, poi apre un cassetto pieno di fogli e ne estrae uno “sì, ce l’ho proprio qui non preoccuparti”.
La ragazza percepisce commenti sollevati dall’altra parte della cornetta.
“Beh, dovrei mettere la riunione a verbale ora” continua Phil “ti serve subito?” si volta verso Elettra “ho qui Elettra, te lo porta lei? Ok, a dopo John”.
Subito dopo aver attaccato, si rivolge a lei “John ha bisogno di un documento, potresti portarglielo?”.
“Va bene” acconsente lei “se mi dici dov’è il suo ufficio da qui”.
Phil ride.
 
 
Dopo essersi fatta dare indicazioni da Phil, Elettra cammina velocemente per i corridoi tentando di ricordarsi quando svoltare e in che direzione.
Una volta avvistata la porta, alza il pugno in aria in segno di vittoria.
Si affretta ad entrare nell’ufficio e si chiude la porta alle spalle.
“Eccomi” annuncia varcando la soglia “ho fatto tardi?”.
John solleva lo sguardo da un raccoglitore di plastica e la guarda stupito.
“In realtà pensavo ci mettessi di più” la tranquillizza.
“Come?” domanda lei, interdetta “non era un documento urgente?”.
“Sì, lo è” John sorride “ma di solito Phil mi porta questi documenti dopo secoli, perché se ne dimentica. Pensavo ti dicesse di prendertela comoda”.
“In effetti lo ha fatto” ammette Elettra “ma io non gli ho dato ascolto”.
Posa il documento sulla sua scrivania.
John la ringrazia e lo sfoglia subito, cominciando a copiare alcuni dati sul computer.
“Insomma sei stata con Phil oggi” le dice senza alzare lo sguardo “ti sei divertita?”.
“E’ stato interessante” conferma Elettra “ho partecipato ad una riunione e ho raccolto moltissimo materiale”.
“Si, beh” John si stringe nelle spalle, mentre continua a scrivere “lui riesce a rendere tutto più interessante in effetti …”
“No” Elettra scuote la testa “io preferisco vedere te all’opera”.
“Non devi mica farmi il favore” John ride.
“Non lo sto facendo” lei rimane seria “avrei voluto vedere te a quella riunione, invece di Phil. Sono sicura che ti avrebbero trattato tutti con ammirazione, anche più di quanto hanno fatto con lui”.
John alza per la prima volta lo sguardo verso di lei. “Dici sul serio?”.
“Sì, ovvio” Elettra annuisce “ho sentito quanto sei bravo, è chiaro che ti trattano con ammirazione e rispetto”.
“No” lui scuote la testa “intendo, è vero che avresti preferito vedere me al posto suo?”.
Elettra è sorpresa dalla domanda.
Non si era neanche resa conto di aver detto quella cosa ad alta voce.
O comunque non pensava John la prendesse così sul serio.
Ora non sa perché ma si sente in imbarazzo.
“Sì” risponde, esitante “sì, certo che è vero”.
“Io …” John sembra essersi completamente dimenticato del documento e fissa Elettra intensamente “posso farti assistere ad una riunione, certo. Ne ho una giovedì, e devo presentare io il progetto”.
“Se posso, mi farebbe molto piacere” risponde Elettra, felice.
John riprende a trascrivere il documento.
Elettra non capisce fino a che punto le sue parole l’hanno colpito.
Non nota le sue mani tremare mentre preme i pulsanti della tastiera.
Non sa che in quel momento, John non sta pensando affatto al documento.
Non riesce a concentrarsi, ma continua a muoversi automaticamente per evitare che la ragazza noti qualcosa di strano.
In realtà, riesce solo a risentire le parole di Elettra nella testa.
Ha detto che avrebbe preferito vedere lui al posto di Phil.
Che significava?
Riesce a trovare mille significati per quelle parole, ma sono tutti toppo pittoreschi.
Sa che in realtà non è che un commento senza senso, più che altro di circostanza.
Però non riesce a non leggerci qualcosa di più profondo.
Sì, è il padre del suo ragazzo, ma questa non può essere la vera motivazione.
Non può aver detto una cosa così personale solo per quel tipo di legame.
È convinto che tra loro ci sia un legame più profondo di quello. Decisamente più profondo.
Magari lei non sente le stesse sensazioni che sente lui, ma è certo che anche lei sappia che il loro legame è diverso.
Lei è solo una ragazzina, ma la sua approvazione per lui è importante.
È come se fosse lui stesso ad approvarsi, quando lo fa lei.
E ora quel commento.
È chiaro che anche lei lo considera un suo simile. Qualcuno di successo come lei vuole diventare. Qualcuno con la sua stessa mentalità.
C’è qualcosa di strano tra loro, qualcosa che non si può spiegare.
E per quanto provi ad ignorare tutto, non è possibile.
Non può far finta che i suoi commento non lo riempiano di gioia come un bambino a Natale.
Non può ignorare il fatto che quando va a lavoro e lei non è con lui, per lui è una giornata inutile.
Sentire qualcuno che crede in lui, che gli fa notare come gli altri lo trattino con rispetto, per lui è un sogno che si avvera.
E poi lei è cosi dolce e sincera.
Così determinata e concreta.
Così bella ed interessante.
Ha finito di trascrivere, quindi posa il documento in un cassetto.
Non desidera altro che continuare a parlare con lei, sentirla raccontare le sue esperienza, vederla così vitale.
In pochi minuti tutte le sue strategie, tutto quello che si era ripromesso di non pensare, svanisce e rimane solo lei.
Si arrende a quel sentimento che sembra essere l’unica cosa che lo fa muovere.
In fondo da quando ha cominciato a provare qualcosa per Elettra la sua vita ha cambiato colore.
Per quanto sappia che è sbagliato, per quanto si ripeta che non dovrebbe affatto pensare a lei, gli rimane comunque questa sensazione di serenità, da quando si sveglia a quando va a dormire, che non sentiva da tempo.
Per la prima volta da anni, la sua vita non è solo noia e litigi.
Per la prima volta da anni riesce a pensare ad altro, a qualcosa di luminoso e bello.
Non può fare a meno di qualcosa del genere.
Non può permettere alla sua vita di ritornare quell’ammasso grigio di giorni monotoni e tutti uguali come era prima.
Non sa bene cosa farà. Di certo non può dirle niente. Ma gli va bene così.
Non deve diventare qualcosa di concreto.
Pensare a lei lo fa stare bene, quindi  non smetterà di farlo.
Ma farà solo quello.
Tanto nessuno può entrare nella sua testa, quindi nessuno saprà nulla e nessuno ne soffrirà. E lui potrà finalmente dare un nuovo senso alla sua vita.
“Andiamo a pranzo?” le propone guardando l’orologio, colmo di rinnovata felicità.
“Oggi vado via prima” lo avvisa però lei, mortificata “mamma ha bisogno di qualcuno che vada a fare la spesa con lei”.
“Oh” commenta John “Va bene. Come non detto”.
Le fa un sorriso forzato.
 
 
Dopo aver accompagnato Elettra all’uscita, John decide di passare da Matthew, considerando che avrebbero avuto la pausa pranzo dopo poco.
Risale quindi i vari piani con l’ascensore e, dopo essere arrivato al loro, si dirige direttamente verso destra.
Un paio di stagisti lo salutano e lui ricambia controvoglia.
Bussa alla porta dell’ufficio e Matthew gli fa cenno di entrare dal vetro trasparente.
È al telefono.
“No, non mi interessa” ripete ad alta voce “devi dirgli che lui ha firmato un contratto che dice chiaramente che non può investire in altre società senza il nostro consenso. Sì. Sì, chiamala. Dille cosa ha intenzione di fare questo stronzo. Chiedile se possiamo denunciarlo subito. Non mi interessa del trattamento clienti. Che mi metta un punteggio basso sulla scheda, che me lo metta! Voglio denunciare questo stronzo, Tina. Chiama l’avvocato e dille tutto. Ora.”
Attacca il telefono con rabbia.
“Tutto bene?” chiede John, divertito.
“Ma sì, chissenefrega” risponde Matt, allenta dosi il nodo alla cravatta e appoggiando i piedi sulla scrivania di fronte a lui.
John si siede dalla parte opposta del tavolo.
“Ho fame” dice al suo amico.
“Bruce ha chiesto se possiamo aspettare dieci minuti prima di andare” lo informa Matthew “deve finire una cosa”.
John alza gli occhi al cielo.
“Devo riempirmi di cibo oggi” aggiunge l’amico “Elizabeth sta cominciando a sperimentare nuovi tipi di cucina. Soprattutto quella cinese. Prepara sushi ogni sera , senza capire che non fa proprio per lei”.
“Non mi piace il pesce crudo” John scuote la testa.
“A me sì!” continua Matthew “Io adoro il sushi, ma il modo in cui lo cucina Elizabeth … ha rovinato tutto ciò che c’era di bello in quel piatto”.
John sghignazza.
“Hai poco da ridere” lo riprende lui “domenica c’è il barbecue. Sono certo che riuscirà a farti assaggiare qualche rotolino di salmone anche in quell’occasione”.
“Devo fingere che siano buoni” John smette di ridere “o devo farle capire che forse dovrebbe cambiare cucina? Fammi sapere la strategia”.
“Ti ringrazio per la solidarietà” ora è Matthew a ridere “ma chi la sentirebbe poi? La conosci, lo sai che si offende subito. Meglio continuare a farle complimenti finché non si stufa e passa ad altro da sola”.
John annuisce.
“Ho detto ad Elizabeth di Elettra” riprende Matt “intendo del fatto che Eddie ha finalmente trovato una ragazza. Ne è entusiasta. Mi ha detto di dirti che è assolutamente invitata al barbecue anche lei” si stava strappando una pellicina dall’indice mentre parlava, ma ora solleva lo sguardo e fissa il suo amico negli occhi “per te va bene se viene?”.
John ricorda il loro discorso accennato nel bagno e come gli aveva fatto capire che avrebbe dovuto starle lontano e dimenticarla.
Ma ormai ha deciso, no?
Non vuole starle lontano per nessun motivo al mondo.
Vuole godere della sua presenza il più possibile, guardarla divertirsi e ridere.
Sa che non sta facendo nulla di male, quindi ascoltare Matthew non avrebbe alcun senso.
In più, lui non sa quanto la sua vita sia vuota e triste.
Non può capire cosa significhi svegliarsi e desiderare solo che sia sera per potersi rimettere a dormire.
Non sa cosa voglia dire avere una moglie che ti odia e fa di tutto per scoraggiarti. Ed è fortunato a non saperlo.
Vorrebbe spiegare tutto ciò al suo migliore amico, vorrebbe fargli capire quanto Elettra sia importante per lui, e quanto la sua vita sia pesante, ma non ci riesce. Non ci è mai riuscito.
Preferisce fare semplicemente finta di niente, perché sa che Matt non insisterà.
“Certo che mi va bene” gli risponde quindi, tranquillo “Edward ne sarà felicissimo”.
“Mh” Matthew continua ad osservarlo.
Vorrebbe che lui gli dicesse qualcosa, che si sfogasse con lui, ma sa che John non è il tipo.
Si tiene sempre tutto dentro, al contrario suo che gli dice qualsiasi cosa, anche la più intima.
Gli arriva un messaggio da Bruce.
“Possiamo andare a mangiare ora” avvisa John.
“Finalmente, sto morendo di fame!” esclama lui di rimando, come se non si fossero detti niente. Come se non ci fosse nessun problema da risolvere e tutto stesse andando come doveva andare.
Ma entrambi sanno che non è così.
Con dispiacere, Matthew intuisce che quella conversazione è ufficialmente finita e che l’argomento non verrà mai più ripreso, per quanto lui possa provarci.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: artemisia reight