Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: jakyuun    03/02/2018    1 recensioni
in cui Jimin si iscrive ad un sito d'incontri ma chiede a Jungkook di presentarsi all'appuntamento al posto suo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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Quarto Step: «Cosa metto? Oh merda.»

 

Panico, ero nel panico. Perché doveva essere così complicato? Alla fine erano solo vestiti, no?

Continuavo a cercare nel mio armadio qualcosa che potesse farmi apparire minimamente presentabile, ma tutto ciò che possedevo erano tute, felpe XXL e magliette bucate.

Erano le tre passate ed io mi trovavo seduto a gambe incrociate davanti a quel pietoso armadio. Se avessi chiamato Jimin, mi avrebbe risposto? Quasi sicuramente no.

Era ancora arrabbiato per ciò che gli avevo detto in mattinata, quindi non avrebbe potuto fare altro che riempirmi di insulti. Insulti che meritavo, tra l'altro.

Sentii il telefono vibrare, era un numero sconosciuto.

«Pronto?»

Dall'altra parte c'era una persona che singhiozzava.

«Pronto?» ripetei «Che scherzo di merda.»

L'altra persona non parlava, perciò allontanai il telefono dall'orecchio per chiudere la chiamata.

«Jungkook ...»

Probabilmente avevo sentito male, ma sembrava che qualcuno mi avesse chiamato.

«Si può sapere con chi parlo? Ho da fare adesso, non voglio perdere tempo.»

Iniziò di nuovo a singhiozzare. «Sei troppo impegnato a prepararti per Taehyung, giusto?»

«No.» mentii.

«Ah, no? Scommetto che sei piantato davanti al tuo armadio da ore e non hai ancora deciso che mettere. Tu vuoi essere splendido per il tuo Taeyung e non trovi nulla che possa andar bene. Che gran peccato, eh? Avresti potuto chiamarmi, sai?»

«Jimin, perché stai piangendo?»

«Io non posso credere che tu, tu Jungkook, preferisca passare il tuo tempo con quello lì piuttosto che con me. Non eri tu che mi ripetevi sempre di stare con te e non sprecare tempo con i tizi di internet? Be', io ho sempre preferito te, e invece tu ...»

Avrei voluto dirgli che io non stavo sprecando tempo, ma sapevo che l'avrei fatto incazzare ancora di più.

«Ascolta-»

«No, ascoltami tu. So che stai per dire "ma un impegno è un impegno". Bene, l'impegno l'avevi preso prima con me.» Mi sembrava davvero un comportamento infantile, il suo.

«Jimin, lo so, sarà solo per questa volta.»

«Voglio vedere se mi dirai la stessa cosa tra un mese, quando sarete fidanzati e penserete solo a baciarvi e a fare-»

«Oggi gli parlerò e gli dirò che non voglio più incontrarlo. Va bene?»

«Sappiamo entrambi che non lo farai.»

«Fidati di me.»

«Okay, ciao.»

«Aspetta, Jimin.»

«Che c'è?»

«Mi aiuti con i vestiti?»
 

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«Non cominciare, ti stanno bene.»

«Sono stretti.»

«Non sono stretti.»

«Non ne hai altri?»

«Gli altri sono stretti.»

«Dici che sono carino così?»

«Sì.»

«Anche questa maglia mi sembra troppo stretta ...»

«È della tua misura.»

Avrei dovuto mettere la tuta, lo sapevo.

Dentro di me ero cosciente del fatto che i vestiti di Jimin fossero di gran lunga migliori dei miei, ma sono stato sempre dell'idea che la comodità dovesse stare al primo posto. E sì, c'entrava anche il fatto che ero ormai abituato alla vita in pigiama, lo ammetto.

«A che ora devi andare?»

« Alle sei, mi pare.»

«Sei in ritardo.»

Taehyung mi stava aspettando.

Aprii la porta e scesi velocemente le scale; appena uscito dal palazzo sentii Jimin urlare «corri, Jungkook, corri» e iniziai a correre sul serio.

Essendo fuori allenamento non riuscii a resistere per più di due minuti, o forse tre.

Mi sedetti su una panchina per riprendere fiato. Respirai profondamente tenendo gli occhi chiusi.

Cercai nella tasca il mio cellulare e sbuffai quando mi accorsi di averlo dimenticato a casa.

Davvero fantastico. Continuai a correre fino a raggiungere l'ingresso del museo. Mi guardai attorno alla ricerca di un ragazzo dai capelli arancioni, senza riuscire a trovarlo.

Che si fosse stancato di aspettarmi?

Buttai rapidamente lo sguardo sull'orologio che avevo al polso e mi trattenni dall'urlare quando constatai che erano appena le cinque.

Quell'idiota.

Inutile dire che aspettai. E più aspettavo, più cresceva dentro di me quella voglia di tornare indietro e picchiare Jimin.
 

«Jungkook?»

Sobbalzai «Eh?»

Mi ero davvero addormentato?

«Ciao, scusa se ti ho svegliato. In realtà mi avrebbe fatto piacere osservarti ancora un po', sei adorabile quando riposi.»

«Eh?» complimenti, Jungkook. Stai facendo proprio un'ottima figura. Applausi, per favore.

«Ho detto-»

«Ho capito cos'hai detto.» dissi alzandomi in piedi.

«Oh, bene. Ho già pagato i biglietti, quei signori hanno detto che la mostra chiude tra un'oretta. Dovremmo sbrigarci.»

Annuii.

Taehyung amava l'arte, e lo capivo dal suo modo di guardare ogni singolo quadro, ogni singola statua, ogni singolo dettaglio. Non guardava mai l'insieme, prendeva in esame ogni minimo particolare. Ogni tanto si voltava verso di me per spiegarmi quello a cui pensava quando teneva gli occhi fissi su un'opera e spesso mi sembrava quasi che volesse sapere da me se quello che mi stava dicendo fosse giusto, come quando all'interrogazione non sei sicuro di star dicendo la verità e cerchi nello sguardo del professore una sorta di conferma.

Quando camminava, io restavo sempre un po' più indietro rispetto a lui. Mi piaceva vederlo camminare, mi piaceva sapere che non gli creavo fastidio standogli di fianco.

«Hey, Jungkook»

«Sì, Taehyung?»

«Mi farebbe piacere fare una passeggiata con te, dopo.»

Piacerebbe anche a me, non immagini quanto.

«Certo, perché no?» dissi sorridendo.

Mi prese per mano «possiamo andare al piano di sopra? C'è la sala dedicata alla Op Art.»

Annuii e al tempo stesso cercai di non fargli notare il colore che avevano preso le mie guance per via del contatto fisico.

Mentre salivamo le scale, sentii una risata. Pregai che non fosse lui.

Non potevo di certo farmi vedere in compagnia di Kim Taehyung, il tipo che odiava profondamente, e per di più mano nella mano.

Non avrei sicuramente usato la penosa scusa del bagno. Non mi restava che ignorarlo.

«Tae ... » pronunciai il suo nome a bassa voce, in modo che però potesse sentirmi, e gli sorrisi quando si voltò verso di me. «è imbarazzante chiedertelo, ma potresti darmi la tua felpa? Sto morendo di freddo.»

Lui annuì e me la poggiò delicatamente sulle spalle. Cercai di infilarmela il più in fretta possibile alzando infine anche il cappuccio. Finsi di tremare sperando di sentire uscire dalla sua bocca "se hai tanto freddo, possiamo anche andarcene".

Jimin lo avrebbe riconosciuto? Ma cosa più importante, avrebbe riconosciuto me?

«Jungkook, mi stai ascoltando?»

«Eh?» non pronunciare il mio nome. Non qui dentro. Non adesso.

«Jungk-»

«Zitto.»

Forse stava iniziando a pensare che fossi un esaurito, un pazzo fuori di testa.

«Va tutto bene?»

Jimin era alle mie spalle. Era troppo vicino.

Annuii in fretta e lo trascinai in un'altra sala.

«Che ti prende?» Mi serviva una scusa, una scusa possibilmente credibile. Per un momento mi dispiacque che fosse così intelligente e difficile da ingannare.

«C'è troppa gente di là.» Non c'era nessuno, tranne Jimin. Jimin e un'altra persona.

Chi cazzo poteva essere? «Nel senso, non proprio troppa gente, troppa gente davanti a quel quadro.» quale quadro? «Non il quadro, davant-»

«Sei strano, sicuro di star bene?» disse cercando di guardare i due ragazzi nell'altra sala.

«Sì, sì, sì, benissimo.» questa volta fui io a prenderlo per un braccio provando a portarlo via.

«Un attimo, io quel tipo lo conosco.» Merda. Merda. Merda. No, Taehyung. «Hoseok!»

Morirò.

 
   
 
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