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Autore: LanceTheWolf    04/02/2018    2 recensioni
Fen è una ragazza distratta, un po’ troppo spesso con la testa tra le nuvole, ma con un cuore grande, che vive sola con sua nonna e suo cugino a Ba Sing Se. Studia alla facoltà di archeologia e si strugge d’amore per l’ex-ragazzo che l’ha lasciata, preferendole una ragazza diversissima da lei, sia fisicamente che caratterialmente.
Questa è una storia scritta a due mani (Lance e Mokuren), che si svolge nel mondo di Avatar, ma in un epoca più moderna. Le nazioni sono ancora divise, anche se il clima appare più disteso, non fosse per la guerra civile tra le Tribù dell’Acqua che si protrae da quasi un secolo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Dominatore del Metallo
 

“Ma guarda che diavolo di figuracce vado a fare davanti l’Avatar…” Si lagnava Fen nella sua mente mentre ritornava verso il salotto con il vassoio di paste prelevato dall’ampia scelta del negozio, dopo aver consultato Nana al riguardo. “E con queste se ne vanno anche buona parte delle mie misere finanze di questa settimana…” Continuava con fare sconsolato risollevandosi subito al pensiero successivo. “Sono tra le specialità della nonna che più vanno a ruba, almeno li vedrò soddisfatti, ne sono sicura.”
La giornata era cominciata normalmente: l’appuntamento con Min, i suoi drammi di vestiario, le solite carinerie condite d’insulti da parte di Jin… il solito trantran, insomma, poi… tutto era cambiato.
Era sempre stata convinta che la vita facesse strani scherzi, come quando una delle sue migliori amiche era diventata la sua matrigna, o il suo professore di letteratura del liceo aveva sposato sua madre, ma questi erano ben altra cosa se paragonati all’incontrare l’Avatar, ospitarlo in casa, scoprire che sua nonna fosse una guerriera Kyoshi e una dei custodi dell’Avatar Ruri.
Fen si scurì in viso a quell’ultimo pensiero: una parte di lei capiva perché la nonna non avesse mai parlato del piccolo Avatar, morto tanto prematuramente, e dei trascorsi nel prestigioso corpo di guerriere, causa sicuramente di tristi ricordi. Aveva sempre pensato che la casa narrasse ampiamente del suo vecchio padrone, quasi come fosse questa un sacrario all’amore che la sua nonnina provava ancora per il marito, ma non aveva mai fatto caso a quanto poco parlasse della donna. A parte i ricordi in comune, del tutto incentrati sui più piccoli di casa, lei e Jin, e il resto della famiglia, non vi era nulla che testimoniasse il passato di nonna Daiyu. Quella che aveva portato Ling, entrando nella loro casa, era stata la risposta a tutto quel vuoto mai davvero notato prima d’allora.
Di suo nonno, morto quando era troppo piccola per ricordarne vividamente i tratti, se non grazie ai preziosi ricordi fotografici disseminati in giro per casa, Fen rammentava chiaramente solo la voce profonda e la sensazione di protezione che provava quando la stringeva tra le braccia. Nonostante fosse veramente troppo giovane, o forse proprio per questo, quella morte l’aveva lasciata con un vuoto dentro, come se la vita l’avesse defraudata di qualcosa di preziosissimo che non le avrebbe più restituito.
Si sentì le lacrime agli occhi per un attimo e dovette fermarsi un minuto per riprendersi, scacciando quel pensiero deprimente.
“Avanti Fen Shu.” Si disse mentre posava il vassoio per un attimo su di un ripiano e si asciugava gli occhi con la manica del felpone. “Smettila di pensare negativo. Smettila di piangerti addosso. Concentrati sul momento e vai avanti.” S’intimò cercando sicurezza in sé per poi riprendere il cabaret e riavviarsi verso il salotto. “Sicuramente troverò quel decerebrato di mio cucino intento a cercare d’ottenere la sua intervista dall’Avatar, non lo conoscessi! Se ne possono dire di tutti i colori sul mio cuginetto, ma una cosa è certa: è caparbio come un alceleone e non molla l’osso finché non ottiene quello che vuole.” Quel pensiero la fece sorridere, riportandole il buon umore e fu con un sorrisetto divertito che imboccò l’arco di pietra del salone appena in tempo per sentire le parole di Jin che, evidentemente, doveva aver già cominciato a tessere la sua tela: -No. Mio padre era natio della Tribù dell’Acqua del Sud e mia madre è nata nella Palude Nebbiosa. Io, come loro, controllo le acque.-
Alla giovane non sfuggì affatto il lampo negli occhi di Eiji e il sorriso che gli illuminò il bel volto le fece mancare un battito. Si dispiacque di aver interrotto quel momento con la sua entrata, qualunque questo fosse stato.
-Scusate l’attesa, signori.- Disse inchinandosi appena per poi inginocchiarsi vicino al tavolino posandovi il suo prezioso carico e incominciando a servire il tè agli ospiti: prima l’avatar, poi i suoi guardiani, Min come ospite, sua nonna come signora della casa, Jin e, solo in ultimo, sé stessa come voleva buona educazione.
“Speriamo di non aver sbagliato l’ordine.” Si disse mentre porgeva le tazze della profumata bevanda agli astanti e li osservava occhieggiare le paste.
Era metà mattina ormai e, mentre sorseggiava il suo tè, Fen si trovò a pensare al pranzo. Si domandò cosa servire ai loro ospiti, soprattutto perché, da quel che sapeva, gli abitanti della Nazione del Fuoco erano quasi prettamente carnivori, mentre Mai, da buona errante, doveva essere vegetariana. Un bel dilemma, ma sicuramente sua nonna aveva la risposta giusta. Nonna Daiyu aveva sempre la risposta giusta, da che aveva memoria. Sorrise ai suoi stessi pensieri e tornò a osservare l’Avatar: quella che le era sembrata solo una sensazione entrando in quella sala, divenne una costatazione quando si rese conto che Eiji appariva come… Non riusciva a spiegarlo adeguatamente, ma le dava la sensazione di un gatto pronto a fare le fusa, terribilmente interessato, come non avrebbe mai creduto possibile, a quanto suo cugino stava blaterando. Quello sguardo intenso sul sorriso pieno d’aspettativa dell’Avatar la imbarazzò terribilmente.
“Maledetti uomini del fuoco e la loro sensualità innata!” Brontolò intimamente perché, pur non avendo avuto il piacere d’incontrarne altri in vita sua, ora costatava che quello che si diceva su di questi, che fossero gatti in forma umana, era pienamente meritato.
Dovette abbassare lo sguardo sulla superficie ambrata del suo tè per evitare di fissarlo ulteriormente con le gote in fiamme, ed evitarsi l’ennesima brutta figura: o l’avrebbero presa per una maniaca o per una delle tante ragazzine sempliciotte che s’incantavano in adorazione del Custode dell’Equilibrio, e certo Fen non avrebbe mai rivelato a nessuno, neppure alla sua amica Min, che quel sorriso sornione e luminoso le aveva per un attimo fatto sentire le farfalle nello stomaco al pensiero che potesse essere rivolto a lei e non a... “Jin. Ma che diavolo ha messo mio cugino nel tè!?” Redarguì silenziosamente il dominatore dell’acqua scoccandogli un’occhiataccia, stupidamente invidiosa delle attenzioni che questi stava ricevendo, prima di sospirare appena, tornando a sorbire un altro sorso caldo.
“Mi sento strana da quando ho incontrato queste persone. Possibile che rompere la monotonia di tutti i giorni mi abbia scombussolato tanto?” Si chiese. “Ritrovandomi addirittura a fare pensieri sconci sul modo dell’Avatar di guardare mio cugino? Uff, è ovvio che lo trova solo interessante, sono io che m’immagino le cose.” Si interruppe guardando gli ospiti uno per uno. La cosa non aiutava e si rese conto che probabilmente si sentiva troppo sola dopo la defezione improvvisa del suo ex-ragazzo.
Un altro sorso che rischiò di andarle di traverso mentre ancora il suo sguardo vagava andandosi a posare sulla forma massiccia di Ling, stavolta. Era un uomo della terra d’aspetto, anche se i suoi capelli avevano una decisa sfumatura corvina insolita e i suoi fianchi erano più stretti della norma. Compararlo con Jeong Jeong fu quasi automatico per lei, ma il suo ex ci perdeva su tutta la linea: non era né così alto, né aveva le spalle tanto ampie, nonostante il militare nella squadra di rugby.


Ling osservò entusiasta Fen rientrare con i dolcetti, ma appena la ragazza pose il vassoietto in bella vista sul tavolino si rese subito conto che qualcosa mancava. Assottigliò gli occhi tanto da renderli due fessure e puntandoli verso la rossa esordì dicendo con tono burbero: -Ehi, dove sono i miei dango?-
Il broncio che mostrò alla poverina era quanto di più finto avesse mai messo in scena, ma… quanto lo divertivano certe sciocchezze?
A quel dire Mai si spalmò una mano sul viso e i due gemelli alzarono gli occhi al soffitto. Ok, anche questo lo divertiva tremendamente, ma non quanto mettere le persone a disagio, maggiormente se ingenuotte come quelle due universitarie. Adorava le studentesse, soprattutto adesso che era cresciuto. Quando era andato lui all’università, non poteva certo apprezzare le ragazze come avrebbe dovuto, era poco più di un bambino, un genio, ma pur sempre un bambino: era entrato nella facoltà di ingegneria di Zaofu a soli 12 anni e l’unica cosa che amava era creare; creare magnificenze con cui stupire quelli che aveva intorno. All’epoca, a dirla tutta, era troppo pieno e sicuro di sé: riteneva tutti quelli che lo circondavano degli incapaci e per nulla stimolanti, poi… tutto quello che aveva da imparare era terminato. Di punto in bianco si era trovato a guardarsi intorno e… beh, quella che stava vivendo adesso, in pratica, era la sua infanzia; un’infanzia un po’ troppo ragionata forse, pianificata, sotto certi punti di vista, ma… aveva finalmente la possibilità di recuperare il tempo perso. Questo ovviamente quando non era impegnato a salvare il mondo al seguito dell’Avatar o a cercare di ‘FAR’ ragionare l’Avatar, appunto. Santi numi, era il Custode dell’Equilibrio, il Ponte tra gli Spiriti, la Speranza dell’Umanità e… un Perfetto Idiota.
Istintivamente a quel pensiero si voltò a guardare Eiji malamente. L’Avatar stranamente non ricambiò quel suo fare con la solita occhiata di sfida: a quanto sembrava era improvvisamente tutto sorrisi e cuoricini verso quel dominatore della palude. Della palude per forza, visti quegli occhi verdi. Palude?
“Per l’enorme membro di un canepolare super dotato!!!” Inveì nella sua mente. “Un vero dominatore dell’acqua?” Improvvisamente anche lui non poté evitare di farsi attento come non mai agli eventi che aveva sentore si sarebbero verificati da lì a poco, e dire che era stato proprio lui a domandare a quel Jin in che elemento si destreggiasse, ma… in linea col suo essere, si era distratto nel momento stesso che gli aveva porto quella domanda, tanto per cambiare. Ahhh, era quello il problema delle menti troppo attive, lo sapeva da un bel po’ ormai: se non trovava qualcosa su cui focalizzare l’attenzione, si perdeva in ragionamenti assurdi: era fatto così! Il suo cervello non smetteva mai di lavorare tanto da passare le notti sognando addirittura di dibattere con vecchie glorie dell’Ingegneria e a svegliarsi di soprassalto per prendere appunti sui suggerimenti così ottenuti… Uhm, probabilmente era lo stesso per Eiji: doveva sentirsi proprio così quando gli Avatar passati gli facevano visita. Ma no, l’amico, da quel che sapeva, poteva accedere solo a due dei suoi predecessori, mentre lui aveva un intero panteon di menti geniali con cui dilettarsi… “Ops, lo sto facendo di nuovo: mi sto distraendo.” Pensò ancora.
-Scusami Jin, posso farti una domanda?- Giunse la vocina vellutata della sua ‘adorata’ Mai a riportarlo con i pieni per terra.
Il ragazzo della palude in tutta risposta annuì assertivo.
-Hai detto di studiare sociologia e di dilettarti con il giornalismo.- Riprese Mai. -Mi domando quindi quale possa essere il tuo allineamento politico, non puoi non averne. Scusa la mia curiosità, ma… per esempio, cosa pensi delle fratture tra le Tribù dell’Acqua del Nord e del Sud?-
“Subdola di una Mai.” Pensò divertito, ma d’altro canto sapeva bene che la ragazza stava semplicemente trattando gli interessi dell’Avatar.
L’interpellato fece davvero una brutta espressione, a metà tra il rammarico e la rabbia, poi… -Gli scontri tra le due tribù vanno ormai avanti dall’epoca dell’Avatar Korra e, a causa loro, l’Avatar Beifong è morto che era solo un bambino. Che dovrei pensare? Ritengo che quelle fratture siano diventate con gli anni troppo profonde per essere sanate senza un’azione decisa e che, soprattutto, questo non possa certo avvenire cercando un dialogo tra i due regni. Se qualcosa la storia dell’umanità, i miei studi, mi ha insegnato è che situazioni come queste necessitano di un intervento forte: di un nemico comune che li faccia tremare al punto da trovarsi costretti ad accantonare tutti i loro rancori e le loro diversità, per fare fronte unico, o… qualcuno di tanto potente al quale, soggiogati dal timore, non sia possibile loro ribellarsi, neanche volendo. Purtroppo però nessuna delle due situazioni può essere fattibile senza vittime o malcontento. È un percorso lungo e difficile.- Jin sospirò pesantemente.
“Però! Qualcuno con un po’ di cervello, finalmente.” Gongolò Ling mentalmente.
-Ma non mi hai ancora risposto, Jin. Tu chi dei due schieramenti appoggeresti se…- La maestra dell’Aria non riuscì a terminare la frase che il ragazzo dagli occhi verdi, con quel groviglio di serpi in testa che fingevano di essere capelli, l’interruppe: -Nessuno, perché ‘nessuno’ ha ragione. Sono solo spinti dall’orgoglio e, per quante teorie abbiano montato in questi anni per tenere in piedi il loro astio, questa disputa non è altro che un castello di carte che si erge sulla sabbia: a ogni inevitabile crollo non fa che alimentare dissapori e uccidere persone.-
A quelle parole il volto di Eiji sembrò acquistare nuova luce e gli sguardi che Fumio e Mai si scambiarono furono per Ling eloquentissimi. Forse avevano finalmente trovato qualcuno che poteva insegnare all’Avatar il dominio dell’acqua o, quanto meno, che sarebbe riuscito a convincerlo di piantarla con la fissazione di mangiare esclusivamente alghe, pesci e carne di focatrigre, basandosi sull’assurda teoria che, probabilmente, per essere un dominatore dell’acqua a tutti gli effetti, doveva nutrirsi come un… dominatore dell’acqua, appunto!
Certo prima quel ragazzo avrebbe dovuto accettare e prima ancora loro avrebbero dovuto proporglielo.
Ling tirò un sospiro di sollievo, non gli importava poi molto di non essere stato interpellato sull’argomento dagli occhi dei suoi compagni, se lo conoscevano come sperava, erano sicuramente convinti che stesse rimuginando su qualcuno dei suoi pensieri assurdi, quindi… perché prendersela. Ehhh… no, non era del tutto vero, un pochino c’era rimasto male, ma, prima ancora che potesse dire una qualunque parola al riguardo, quel cretino di Fumio gli posò una mano sulla spalla richiamando la sua attenzione, da qualsivoglia cosa quel dominatore del fuoco credesse lui stesse pensando in quel momento invece di ascoltare.
Si voltò appena, trovando quello sguardo serio a fargli cenno, ammiccando verso il corridoio, di uscire fuori. Con molta probabilità voleva informarlo di quanto stava avvenendo. Ahhhh, stramaledetto Fumio e tutte le sue mille attenzioni che non gli permettevano di odiarlo come avrebbe voluto. Anzi, a dirla tutta, non l’odiava affatto e né tanto meno trovava detestabili le sue uscite, ma questo, quel bell’imbusto del fuoco, non avrebbe mai dovuto saperlo.
-Cosa vuoi fiammifero! Guarda che stavo seguendo e… ok, mi sta bene, meglio di niente! Ma glielo dici tu, non facciamo che come al solito scaricate queste faccende su chicchessia e… IO, non voglio essere certo quel tizio, intesi?- Come da sua abitudine rispose con arroganza agli atteggiamenti gentili dell’amico, ma lui era il ‘colosso della terra’, era ovvio che dovesse avere un brutto carattere: doveva pur mantenere le apparenze, altrimenti sarebbe stato il caos e questo, come parte delle guardie del Custode dell’Equilibrio, non poteva certo permetterlo, ovvio!
Fumio dal canto suo gli sorrise scuotendo il capo, mentre il resto dei presenti, ad eccezione di Mai e Eiji, ancora troppo preso dal dominatore dell’acqua per dar peso alle sue parole, mostrarono un’espressione interrogativa.
Beh, non sarebbe certo stato lui a dare loro le risposte che cercavano. Eppure d’improvviso la sua zietta mostrò una strana luce negli occhi. Uhm… per quel che ricordava di lei, probabilmente se non aveva afferrato appieno il concetto, qualcosa l’aveva comunque capito.
-Sì, sì, tutto molto interessante, ma… io non ho tutta la giornata, ragazzi miei. Quindi…- Disse la donnina dallo sguardo furbo. -Che ne dite se, mentre mi dedico al negozio, voi, cari giovinetti, non vi mettete a vostro agio?- Poi volgendosi a Fen, senza attendere risposta da nessuno del loro gruppo: -Abbiamo fatto delle promesse a questi ragazzi, nipotina mia, e ritengo doveroso che qualcuno faccia gli onori di casa e lascio a te questo immenso piacere.- Sorrise ampiamente alla Rossa dopo averla fregata su tutta la linea, qualunque fossero stati i propositi di questa prima dell’intervento della signora della casa. Era proprio per questo genere di cose che Ling aveva sempre adorato la sua zietta.
Sorrise compiaciuto e volgendosi verso la ragazza. -Allora, Bellina, dove andiamo! E, ricorda, mi sei ancora debitrice di un paio di dango, vedi che almeno la doccia elargisca acqua e non sabbia.- Se la rise di gusto alzandosi.
Era proprio un brutto orsornitorinco a volte, ma… quanto si divertiva con quelle uscite, cielo!
-Difficile da credersi, ma, per lo strano umorismo di Agni, non posso che essere concorde con il nostro amico.- Commentò Fumio alzandosi a sua volta e lo stesso, dopo pochi istanti, fecero i restanti due loro compagni di viaggio.
-Invece tu, amorino della nonna…- Disse ancora la sua zietta volgendosi verso Jin. -Che ne dici di cominciare a stendere un bel piano d’azione per il pranzo?-
“Forse è solo una mia impressione, eppure mi sembra che la zietta Daiyu voglia allontanare quel dominatore dall’Avatar?” Riflettè Ling.
-Sai cucinare?- Domandò curiosa Mai a quell’uscita della Guerriera Kyoshi.
-Se sa cucinare!?- Esordì divertita la donna. -Non per vantarmi, ma mio nipote è un artista tra i fornelli!- Terminò ridendo compiaciuta e mollando una sonora pacca sulle spalle del ragazzone dell’acqua, che rispose a quell’intervento sorridendo senza imbarazzo, probabilmente avvezzo a quel tipo d’atteggiamento.
-Forte!- Esordì a quel punto Ling compiaciuto della cosa e dimentico della sua sensazione iniziale. -Sia mai che il destino abbia finalmente deciso che non debba più nutrirmi di insalatina e carne di foca in scatola!- L’occhiataccia che ricevette dai compagni di viaggio fu eloquente: probabilmente aveva parlato fin troppo, ma era quello in punto, no? I ragazzi stavano meditando di chiedere a quel dominatore dagli occhi del colore dell’erba di entrare nella squadra, perché girarci troppo intorno?
-Cosa?- Domandò il brunetto sorpreso.
-Naaa.- Si riprese lui. -Nulla di che, Gomitolo! Roba mia.- Chissà se era abbastanza chiaro l’appellativo che aveva appena rifilato al tizio, in riferimento al suo ‘meraviglioso’ taglio di capelli… “Taglio poi… ma quale taglio!” Pensò senza riuscire a non essere divertito da tutto e da tutti come sempre. Il mondo era uno stupendo parco giochi e lui voleva goderselo appieno.
-Piuttosto e… Sciarpina in tutto questo che ruolo ha?- Chiese ancora curioso dato che era da un po’ che la ragazzetta se ne stava buona buona e zittina.
La vide imbarazzarsi e diventare rossa in un lampo.
La sua zietta guardò lui e di seguito la ragazza. -Min?- Sottolineò. -Ormai sono talmente abituata ad averti in casa che non ci faccio più di tanto caso alla tua presenza.- Ancora se la rise. Quello era un ‘complimento non complimento’ degno dei suoi, ecco forse da chi aveva preso, a dimostrazione che non era la quantità, ma la qualità del tempo passato con una persona a fare la differenza.
-Decidi tu, tesorina.- Disse ancora la donna alla brunetta dagli occhi grandi. -Puoi aiutare Fen o Jin. Fai come meglio credi, ma… non tormentare la mia povera Miyuki. Sta facendo la muta. Sai quanto è nervosa in questo periodo.- Terminò prima di andarsene abbandonando una carezza sul testone della gatta bianca che dormiva arrotolata su una sedia nei pressi della porta.
Appena uscì dalla stanza gli sguardi del gruppo dell’Avatar, il suo compreso chiaramente, si volsero verso i tre ragazzi.


All’uscita della nonna dalla stanza Fen sentì di nuovo tutti gli sguardi puntarsi su di lei e si forzò per non sospirare. L’aveva incastrata bene la sua cara vecchina, ma alla fine era lei che gli aveva portato in casa quei ragazzi ed era giusto che se ne occupasse.
-Bene, signori e signora.- Esordì sorridendo loro. -Abbiamo tre bagni ai piani superiori e quindi nessuno di voi dovrà aspettare, contenti?-


I presenti interpellati, senza eccezione, annuirono e Ling ed Eiji non mancarono di esibire un sorriso particolarmente compiaciuto.

-Jin, puoi aspettare un attimo prima di andare a cucinare?- Aggiunse ancora Fen e, a quel dire, il Cugino si voltò per guardarla con fare interrogativo.
-Appena mostro agli ospiti dove possono rinfrescarsi mi servirebbe un aiuto con le camere, visto che ci metteresti due minuti a pulire in terra dopo che io e Min scostiamo e mettiamo via i teli. Poi posso continuare da sola e ti lascio Min come assistente di cucina.- A Fen non sfuggì lo sguardo sorpreso negli occhioni nocciola della sua migliore amica, che poi si puntarono sulla figura di Jin, apprensivi ma al contempo sognanti. Se ne compiacque: un po’ per averla sorpresa, un po’ per averle regalato del tempo da passare da sola con quel carciofo ambulante. “Proprio vero che al cuor non si comanda.”


-Ah, certo, non c’è problema!- Rispose Jin avendo ben chiaro quanto, usare il suo dominio in quelle piccole faccende domestiche, potesse realmente velocizzare il tutto. Poi volgendo lo sguardo verso l’amica della cugina, non elemosinò un sorriso, prima di dirle: -A quanto pare sei destinata a stare a con me?-

Per Min era ovvio che le parole di Jin fossero riferite a quella giornata, ma… non riuscì a evitarsi di arrossire. Era però colpa sua se quel ragazzo aveva il sorriso più bello del mondo?
Ok, probabilmente era solo lei a vederla così, ma… per quanto ne dicesse Fen, quando Jin non era in diretta rivalità con la cugina, aveva un che di… adorabile.
-Si tratta di stanze smesse?- Chiese con fare tranquillo Mai.
Min le annuì e la ragazza in tutta risposta, aggiunse, con un sorriso: -Se volete, prima di approfittare della doccia, vi do una mano con il mio dominio. Non c’è metodo migliore di togliere la polvere da una stanza che una bella ventata di aria fresca.-
-Oh, no, no, no!- Intervenne tempestivamente Jin. -Non se ne parla! Siete ospiti.-
-Appunto.- Ribatté quella meraviglia dagli occhi da cerbiatto, mentre i due gemelli del fuoco, ammiccarono a quella scena con fare saputo. -Dateci la possibilità di contraccambiare il disturbo.-
Quella ragazza sapeva davvero che argomenti usare per farsi valere, notò Min, e al ragazzone dalla pelle scura non resto che acconsentire. Poi fu un secondo: dopo che Fen aveva indicato al gruppo dove lasciare momentaneamente i pochi bagagli, appena giunti nella prima stanza, ancora prima che lei e l’amica sollevassero i teli, la maestra dell’aria richiamò un alito di vento. Muovendo le mani in modo circolare quel soffio leggero prese ad ampliarsi, cominciando a vorticare nella stanza e risucchiando al suo interno la polvere accumulata e… mettendo sotto sopra i lenzuoli che ricoprivano il grosso dei mobili, ovviamente.
-Ops!- Esordì la donna tatuata facendo una linguaccia intimidita verso di loro, prima di eseguire un gesto con le mani, quasi volesse dividere qualcosa davanti a sé e, in effetti, così fu: un nuovo moto d’aria rapì a quel primo turbine quanto non gli spettava di trascinare con sé. Mai strizzò alle ragazze l’occhio, mentre il nuovo vento adagiava quanto rapito su letto con dolcezza. Il tempo di aprire la finestra e quel polverone volò verso il cielo.
Scene similari si ripeterono per le altre stanze, tanto che Jin non riuscì a tenersi dal dire: -Però, dovreste venirci a trovare più spesso!-
Ovviamente a quel dire sia Min che Fen lo ghiacciarono con lo sguardo e qualcosa disse all’amica della padroncina di casa che anche la vecchia Daiyu, ovunque si fosse trovata in quel momento, a quelle parole non udite avesse avuto un fremito e l’innato desiderio di fulminare il nipote.
C’era stata una cosa, però, che Min aveva notato da subito fin da quando la sua cara amica aveva accennato all’utilizzo del dominio del cugino per pulire i pavimenti di casa: l’Avatar si era fatto particolarmente attento. Per un pochino aveva creduto che sia questi che gli altri due ragazzi del team si trattenessero con loro per una forma di rispetto verso la compagna: che l’attendessero in maniera da non lasciarla da sola a compiere quell’incombenza e potersi muovere poi tutti insieme; ma quando Jin prese a utilizzare il suo dominio, lo sguardo dell’Avatar si fece talmente penetrante e attento che per un secondo alla ragazza mancò il fiato. Chissà se anche gli altri presenti se n’erano resi conto, fatto stava che neanche lei, per quanto sapesse di trovarsi spesso a spiare Jin con uno sguardo a dir poco affilato, sentiva di non avergliene mai dedicato uno tanto profondo.
Jin, come da programma, ci mise un attimo a pulire quelle tre stanze, per poi farle cenno di seguirlo e andarsene verso la cucina con la sfera di acqua sporca al seguito.
Min rimase ancora per qualche minuto ferma a scrutare i volti dei quattro ospiti in quella casa. Li vide scambiarsi degli sguardi particolari (non avrebbe potuto dire esattamente che sensazione le suscitarono, ma erano particolari questo era certo) e ammiccare. La cosa la preoccupò un poco, ma solamente perché quanto avvenuto aveva il sentore che riguardasse il suo adorato dominatore dell’acqua. Sorrisero poi a Fen come se nulla fosse prima di allontanarsi e, solo a quel punto, Min decise di assecondare il gesto di Jin.
Raggiunse il ragazzo in cucina mentre questi stava incanalando nello scarico del lavello l’acqua sporca che aveva portato con sé. Appena la sentì arrivare si voltò verso di lei sorridendole.
Ancora una volta, in quella mattinata, si trovò ad abbassare lo sguardo intimidita.
“Ma posso essere così imbranata!?” Si disse amareggiandosi verso sé stessa.
-Tutto bene?- Le chiese il ragazzo.
Lei annuì d’istinto, forse un po’ troppo repentinamente, dato che lo vide piegare la testa di lato come gatto prima di scoppiare a ridere.
-Sei proprio strana, lo sai?- Disse poi questi riprendendosi.
Inutile dire a che livello arrivò il suo rossore a quell’uscita: il ragazzo dei suoi sogni rideva di lei; desiderava solo seppellirsi.
Poi, sorridendole, disse ancora: -Ascolta Min, hai fatto anche troppo, se vuoi andare a casa, vai pure. Insomma, va bene che frequenti questa casa, quasi 24 ore su 24, ma… sei comunque un ospite, non mi sembra giusto darti certe incombenze, al di là di quanto ne dicano Fen e la nonna.-
Min sgranò gli occhi. -No, no, no… non è un problema, davvero!- Esordì cercando di non sembrare troppo stupida nel suo tono di voce. -Lo hai detto anche tu: sono sempre qui, sporco in giro come un maialino e mangio a scrocco. È il minimo, credimi!-
Ancora lui le sorrise e, voltandosi a insaponare il lavandino per dargli una pulita prima di mettersi al lavoro, disse: -Sei dolce. Cosa hai da spartire, con quella cretinetta di mia cugina, non lo capirò mai!-
“Dolce, ha detto… dolce.” Il cuore a quel pensiero smise di batterle in petto. “Ok, ha anche appena insultato la mia migliore amica, ma… sono dooolce!” Si riprese giusto in tempo per mettere su un broncio e dirgli, in fede all’amicizia che la legava a Fen: -Non parlare così di tua cugina. Non è male come dici.-
Gli si accostò mentre lui, finito di pulire il lavello, si apprestava a guardare cosa offriva il frigo per il pranzo di quella giornata.
Era a pochi centimetri da lui, quando si voltò a guardarla dritta in viso per dirle: -Lo so!-
Le strizzò un occhio per poi continuare: -Ma non diciamolo in giro, ok?-
-O… oook. C…certo, certo, ok!- Tentennò la sua voce. “Ma quant’è bello, accidenti!” Pensò avendolo irrimediabilmente a un respiro da lei.
Lo vide poi piegarsi sulle ginocchia, sospirando, prima di dedicarsi al cassetto delle verdure.
-Vorrei solo che la piantasse con quelle sue assurde fissazioni. Finirà per rovinarsi la vita.- Una breve pausa, mentre ne approfittava per allungarle un cespo di spinaci. -Ok, mi diverto a stuzzicarla, ma è la mia unica cugina e non mi piace che altri la trattino male oltre me, neanche quando a farlo è lei stessa.- Altre verdure si unirono al primo mazzo tra le braccia di Min. -Tu sei sua amica. Perché non cerchi di parlarle, di farle capire quanto è speciale e quanto è stato idiota Jeong Jeong a lasciarsela scappare così?-
Dai, forza, diciamocelo: come poteva non trovarlo adorabile, daiii!!!
Non poteva essere solo lei a vederlo così… e no. In effetti no, tenendo presente tutte le tipe che gli morivano dietro all’università e che di tanto in tanto si portava a letto.
Scosse la testa, un po’ per allontanare l’idea di lui con la belloccia di turno, un po’ per dare risposta a quella domanda che le premeva più di quanto il ragazzo potesse realmente immaginare.
-Lo faccio, credimi, ma… Fen è così! Preferisce sempre colpevolizzare sé stessa invece degli altri e… non è giusto!-
Lui tirandosi su e alzando gli occhi al soffitto… -Strano, con me ci riesce alla grande! Ci sono volte che sembra accusarmi addirittura di respirare.-
-Ehm… in effetti.- Disse imbarazzandosi, poi… perché la sua, verso l’amica, era più che una semplice amicizia, a quel punto, ma una missione di vita… -Scusa, infondo tu che diritto hai di respirare la sua stessa aria?- Le era uscita proprio male e lo scherzo che si leggeva tra le righe era anche troppo evidente.
Dopo un primo attimo di sorpresa, Jin le posò una mano sulla spalla per poi riderci su, divertito.
-Sei forte quando vuoi!-
-Puoi giurarci, brunetto!- Ribattè lei a tono, ridendo e rifilandogli un colpetto sulla spalla.
-Sai che penso? Non sarebbe male prenderci un po’ di tempo per noi, ogni tanto, per chiacchierate come questa.-
“Ehhh, non sarebbe male no, ma…” Pensò prima di dire: -Naaa, non se ne parla, tu sei l’uomo nero degli incubi di Fen, e io, bello mio, non socializzo con il nemico!-
Lui prese dal pensile una grossa pila e mentre la riempiva d’acqua… -E se…- Disse chiudendo poi il getto del rubinetto e posando la pentola sul fornello che Min fu rapida ad accendere. -…Non lo dicessimo a nessuno?-
-Tipo?- Le uscì sospirato e curioso dalle labbra.
-Uhm…- Mugugnò lui salando l’acqua, mentre lei prendeva a lavare la verdura. -Tipo… alleanza segreta, anzi no… che se Fen ti scopre mia alleata è la fine… vediamo, una cosa tipo…-
-Una congrega?- Provò lei.
-Nooo… qualcosa di più intimo. Tipo… ecco, ci sono: un club segreto, che ne dici?-
“Più.. ‘intimo’? Oh, gli spiriti volessero!!!” Pensò scuotendo il capo, mentre lui le si accostava per aiutarla con la verdura. -Dico… che sono la stessa cosa!-
-Accidenti!- Constatò Jin divertito, dandole una spallata leggera come a farle dispetto. -Credo tu abbia ragione. Quindi… ahhh, temo non se ne farà niente, peccato… mi piaci. Fen è fortunata ad averti, non è facile trovare buoni amici, oggi giorno. Sono un po’ geloso, sai?-
Ok, stavano chiacchierando tranquillamente, lui stava scherzando con lei e… le aveva appena detto che gli piaceva, ovviamente come persona, ma… che il cervello lo capisse, era facile, far arrivare lo stesso messaggio al suo cuore impazzito, beh… era tutt’altra cosa. Poi guardò le loro mani che spiluccavano lo stesso mazzo di verdure, e che per un millesimo di secondo non si sfiorarono, poi…
-E se… mi insegnassi a cucinare?- Disse.
Lui si voltò a guardarla. Le sorrise socchiudendo appena quegli incredibili occhi verdi. -Hai da fare lunedì sera?-
-Cosa? No, credo di no… ma…-
-Bene.- L’interruppe lui. -Cominciamo con qualcosa di semplice: ti piacciono gli gnocchi di riso?-
Si limitò ad annuire imbarazzandosi per l’ultra-ennesima volta, chinando il capo per non darlo troppo a vedere, mentre lui la spintonava nuovamente con il fianco.
Forse avrebbe dovuto dirgli qualcosa e… -Piantala!-
-No.- Rispose secco, divertito.
-Dai piantalaaa!-
-Dammi una buona ragione.-
-Uff! Mi stai facendo bagnare tutta?-
-Uhm…- Sottolineò il suo tono, bloccando l’operato per voltarsi a guardarla con una faccia da schiaffi, mai messa su prima, almeno con lei. -Me lo dicono in molte, ma è la prima volta che me lo sento dire in cucina!- Ghignò divertito.
“Ma, ma, ma… che risposta è?” Pensò imbarazzandosi e rifilandogli una cespata di verdure verso quel cespuglio di capelli che aveva sulla testa, o almeno era lì che mirò. -Fen ha ragione a odiarti.-
-Lo so!- Disse lui con le foglie di spinaci sugli occhi (il massimo che la ragazza era riuscita a raggiungere data la sua altezza) mentre l’acqua della verdura gli colava sul viso.


Una volta che le stanze vennero liberate dai teli di copertura, i pavimenti puliti e le finestre aperte a dare aria, Fen Shu si trovò a canticchiare mentre, finalmente sola, incominciava a preparare i letti per il Team Avatar. “Meno male che le camere di zio e papà sono entrambe dotate di letti matrimoniali.” Pensò posando le lenzuola su di un comodino della camera che era stata di suo padre e che ancora ogni tanto era solito usare quando si fermava in visita. “Proprio come la camera per gli ospiti, mi sarebbe dispiaciuto offrire a qualcuno meno degli altri, anche se in effetti ad almeno due dei ragazzi toccherà dividere lo stesso letto.” Si trovava nella camera vicina a uno dei bagni e, anche se si teneva indaffarata per evitare di percepire il rumore dello crosciare d’acqua al di là della parete, la sua immaginazione continuava ad andare al corpo possente di Ling sotto quella cascata d’acqua.
Inghiottì a vuoto.
“Quanto darei per essere quelle gocce d’acqua!” Scosse la testa. “Maledizione a lui e quella tartaruga perfetta che si ritrova! E… per quale, al solo pensiero di seguirne i contorni con le dita, mi aumentava la temperatura a livelli esponenziali. Uff!” Sbuffò arresa. “Di solito non sono così… così… maniaca!” Si lamentò tra sé e sé mentre a causa di quei bollori decideva di sfilarsi la felpa posandola su di una sedia.
“A mia discolpa devo dire però che è lui… da togliere il fiato, ecco!” E lo era veramente, tanto da scuotere la sua libido un del tutto addormentata, in quell’ultimo periodo, e renderla vispa e scattante, più sensibile che mai al fascino noncurantemente maschile del giovane Beifong.
Fen si era accorta che, nonostante le uscite del dominatore del metallo tipo “le pupe mi adorano” Ling, al contrario, non sembrava prestare minimamente attenzione a come le donne lo guardassero (e dire che ne avevano incrociate diverse in strada interessate al soggetto, anche se raramente i loro sguardi erano saliti al di sopra delle spalle del ragazzo), e questo le faceva pensare che la sua fosse una forma di spacconeria, piuttosto che reale vanità. Forse si sbagliava, ma le dava quell’impressione: come se non fosse realmente cosciente di quanto la sua presenza fisica potesse mandare in tilt l’equilibrio ormonale di una donna, soprattutto di una della terra, nei quali canoni rientrava pienamente piazzandosi al di sopra di… eccezionale.
Ridacchiò tra sé. Non le sarebbe dispiaciuto mettere le mani su quel corpo, affatto.
“Dai Fen, smetti di sognare… figurati se uno così guarda proprio te. È un guardiano dell’Avatar, un Beifong e un figo. Che ci fa con una come te, soprattutto visto chi ha in compagnia.” Si disse ripensando all’armoniosa figura e al viso incantevole di Mai. Quasi automaticamente dalle labbra le uscirono le strofe di una celebre canzone tratta dal suo Musical preferito. Quella canzone che Jin le aveva proibito di ascoltare ancora perché, a suo dire, il suo sentirla in loop lo faceva preoccupare che prima o poi facesse qualcosa di ancora più stupido del solito.
-Don’t wish, don’t start… Whishing only hurt the heart. I wasn’t born for the rose and the pearls. There’s a girl I know. He love her so… I’m not that… girl.- Con un sospiro la giovane posò I grandi cuscini sul letto che aveva appena terminato, rialzandosi a osservare la stanza con occhio critico mentre si sentiva riprendere da quel magone che si era sentita dentro da quando Jeong Jeong l’aveva lasciata.


Il ragazzo del fuoco si sentiva soddisfatto: era riuscito a ‘rubare’ al gemello la doccia, costringendolo ad aspettare e… sapeva quanto l’altro lo detestasse.
La cosa però non poteva non metterlo di buon umore, capitava spesso era una sorta di gioco: chi mangiava prima ‘cosa’, chi prendeva prima ‘qualcos’altro’, chi tirava più in alto il proprio stivale… era sempre così tra loro, a volte piccole ripicche, altre volte gare o dispetti, ma era piacevole quando accadeva… quando si dimenticavano di essere l’Avatar e il suo guardiano e tornavano ad essere semplicemente fratelli, come sarebbe dovuto essere se il destino non ci avesse messo lo zampino.
Se ne stava ritornando tranquillo verso la camera che la signorina di quella casa aveva assegnato a lui e quell’altro che indossava il suo stesso volto, quando sentì canticchiare: era sicuramente quella bambolina della terra, aveva una vocetta inconfondibile!
Si accostò alla camera e la vide mentre tirava le lenzuola del letto. Ancora canticchiava… non era una brutta scena, tutt’altro: adorava vedere… cose normali, semplici… avevano il loro fascino, un qualcosa che, per lui e il fratello, era diventato talmente raro da poter vivere, che si accontentava di goderne guardando gli altri farlo. Gli capitava spesso: non poteva evitare di sorridere guardando una madre portare i figli al mercato, un bambino ridere di gioia per un dolcetto o un altro disperarsi per una sbucciatura su un ginocchio. Non ricordava più quando, e se mai, fosse capitato anche a loro. Ma… andava bene così e anche per suo fratello doveva essere lo stesso. Anzi, probabilmente per il gemello tutto era addirittura ampliato, sicuramente lo era, lo vedeva dietro ogni sorriso regalato, almeno apparentemente, al vuoto.
Si appoggiò allo stipite, silenziosamente, per una manciata di secondi poi… si scostò per andarsene, non voleva certo risultare molesto, quando sentì quella Rossa sospirare e smettere di cantare. Nello specchio, vide il riflesso della ragazza amareggiarsi. Se ne dispiacque e…
“Ahhhh!” Si lamentò nella testa, alzando lo sguardo al soffitto. “Tanto lo sai che non riesci a sopportare scene del genere.” E nel pensarlo si fece avanti.
I capelli lunghissimi, lasciati sciolti per asciugare all’aria, gocciolavano lentamente sul torso nudo, tornò, quindi, a portare l’asciugamano che aveva tra le mani a tamponarsi il capo, per limitare il danno ed evitare di bagnare il pavimento. I pantaloni d’allenamento gli scendevano bassi lungo i fianchi: il piano, prima di fermarsi su quella porta, era quello di andarsene in camera ad asciugarsi e vestirsi, non aveva perciò perso tempo, né con la biancheria, né tanto meno col legare quel laccio che avrebbe dovuto assicurarsi di tenere su l’indumento, limitandosi a tirarlo e lasciare che la stoffa e la pelle umida facesse il lavoro per lui.
-Tutto bene?- Domandò avvicinandosi a lei. -Mi sembri triste, è a causa nostra? Ti abbiamo turbata in qualche modo?- Il tono che aveva utilizzato era forse un po’ troppo dolce, ma… quella che aveva difronte era una ragazza triste e… non sapeva comportarsi diversamente in determinate circostanze.
L’acqua calda aveva messo in risalto le cicatrici delle braccia, del petto, dell’addome e della schiena, e malgrado si fosse sottratto da diversi minuti a quella piacevole carezza, lo sbalzo di temperatura le rendeva ancora maledettamente evidenti, aiutate in questo dalla pelle tesa sui muscoli anche troppo definiti per appartenere a un semplice dominatore; ma lui non era solo questo, prima di tutto era un guerriero. Forse avrebbe dovuto coprirle prima di avvicinarsi a lei… era chiaro che la sorpresa sul viso della ragazza non era dovuta solo alla sua presenza improvvisa in quella stanza: aveva notato chiaramente i suoi occhi scorrere lungo le linee del suo corpo. Accidenti, voleva cercare un modo per rassicurarla, non voleva certo impressionarla con lo schifo che la guerra e i continui allenamenti avevano lasciato, marchiato a fuoco, sulla sua pelle. Se ne dispiacque, ma il danno era fatto!
Vedendola però scorrere con lo sguardo fino al suo volto, tentò di sdrammatizzare…
-Non guardarmi così. Lo so! Domino il fuoco, dovrei sapermi asciugare i capelli con questo, ma… ehi… lo farei, non fosse che non sia il massimo dopo girare con un cespuglio arruffato in testa!- Scherzò fingendo serietà nel tono, sperando almeno così di accenderle un sorriso.
   
 
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