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Autore: Clara_Oswin    05/02/2018    1 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Cap 39 Riunione di famiglia

 

L’uomo si sporse fuori dalla tenda quanto bastava per impartire ordini ai cacciatori senza essere visto in volto. “Lasciate andare quel ragazzo, è tutto sotto controllo. Sorvegliate il perimetro.”

Richiuse la porta della tenda poi si voltò nuovamente verso le due donne.

“Cosa ci fate voi qui?” ripeté sempre più confuso.

Elena si guardò attorno, era una scarna tenda con poco più di quattro cose necessarie alla sopravvivenza.

“Cosa ci fai tu qui!?” chiese minacciosa Rachel.

Il biondo sbuffò tornando dietro la sua scrivania, “mi sembra logico no? Cerco di vincere una guerra!”

Riscossa dal suo profondo choc, Elena fece due passi in avanti per andare a sbattere i palmi delle mani contro la scrivania, era furiosa.

“È tutta colpa tua!” gridò lei

Rachel le venne vicino accarezzandole le spalle tremanti per farla calmare, quella la scacciò via in malo modo. “Tu hai avuto la brillante idea di rinchiudere Aris in una gabbia per chiamare Tritone!”

Ben fece una faccia stupita.

“Non ci posso credere.” Disse un momento sconvolto. “Sei tu la ragazza del pesce.” E quella frase portò su di lui la consapevolezza delle sue azioni.

Elena si infuriò più di quanto non lo fosse già. “Non ti permetto di parlare di Aris a quel modo!” gli gridò contro.

“Io non avevo idea che fossi proprio tu.” Continuò quello ignorandola “c’era il principe pesce e poi c’era questa ragazza umana che era riuscita ad agganciarlo in maniera così casuale… e noi che per anni avevamo provato ad avere un’occasione così ghiotta, non potevamo certo non coglierla al volo.” Spiegò brevemente le loro intenzioni.

“Ma non avevo idea che fosse proprio mia figlia la sciocca ad essere caduta in trappola, la povera sciagurata a cui sarebbe stato strappato il cuore dal petto.”

“Di cosa sta parlando?” chiese Rachel a sua figlia.

“Ti sbagli, non è così” Elena si rabbuiò per un momento. “Io non sono stata raggirata da nessuno, nemmeno dai tuoi scagnozzi” gli ribadì lei.

“Strappare il cuore dal petto?! Cos’è questa storia Ben!?” visto che sua figlia non le dava spiegazioni chiese all’uomo che aveva davanti visto che sembrava così esperto su tutto quello che a lei era nuovo.

“È una pratica molto complessa per creare gli anelli del potere, si deve strappare dal petto di una fanciulla innamorata dall’animo puro il cuore pulsante e poi imprigionare la sua essenza in un anello di metallo che ha il potere di controllare gli oceani. Ne esistono sette in tutto, ma alcuni furono rubati a tritone così evidentemente il buon vecchio re ha mandato in missione di estrazione il giovane nipote.”

Rachel era orripilata e disgustata, si portò una mano alla bocca per reprimere il suo impulso di gridare a sua figlia.

“Non ascoltarlo mamma, quello che dice non è la verità.”

“Ah, e chi te l’avrebbe detto? Il tuo bel tritone immagino” sogghignò lui.

“Sì! Me l’ha detto Aris. Ed io mi fido di lui più di quanto non mi fidi di te!”

“…ed io l’ho lasciato dormire in casa mia…” sibilò Rachel portandosi una mano alla testa.

“No mamma! Non devi dargli ascolto, quello che dice è in parte vero ma è molto più complesso di così. Aris è buono, non mi farebbe mai del male! Non farebbe del male a nessuno! Mi ha salvato la vita innumerevoli volte, ed anche a te!”

La donna si sedette su di una sedia libera, era troppo per la sua povera testa.

“Dopo stanotte mi serviranno due aspirine…” chiuse gli occhi boccheggiando.

“Sì, certo, sono tutti buoni prima di trafiggerti il petto con i loro artigli” Inveì contro di lei suo padre.

“Non devi ascoltarlo mamma,” Elena le si avvicinò e le mise le mani sopra le sue.

“Sono venuta qui anche a nome di Aris, vogliamo chiedere l’aiuto ai cacciatori”

“Assolutamente negato” le rispose quello guardandola in tono di sfida.

“Bene, se sei così stupido da scappare di fronte alle difficoltà due volte, non è un problema mio, cacciatore” gli rispose la bionda usando lo stesso tono.

“Andiamocene mamma, qualunque cosa dovessi dire a questo qui è tutto inutile, io e Aris ce la caveremo da soli, come abbiamo sempre fatto.”

Rachel si alzò sotto gli occhi attenti di Ben.

“Ho una cosa che mi ha affidato Ursula” le disse ancora in preda al vortice di informazioni che cercava di riordinare. “Ma davvero quel tuo ragazzo, Aris, non è pericoloso?”

“Mamma lui è il figlio di Eric, è coraggioso e buono, io mi fido ciecamente di lui. Non ti chiedo di avere la stessa fiducia incondizionata in lui, ma se mi vuoi davvero bene allora fidati di me.”

“Aspettate, Aris il ragazzo pesce è il figlio di Eric?!” quella notizia doveva essere nuova per lui. “Il figlio del mio acerrimo rivale sta uscendo con mia figlia! Ma è un incubo!” gridò alzando le mani al vento in tono drammatico.

Rachel non ci prestò troppa attenzione. “Dentro questa borsa c’è la cosa che mi ha affidato lei, spero ti possa davvero aiutare”

“Lo spero anche io mamma.”

“Avete davvero qualcosa che può distruggere tritone? Oh questa è bella non me la voglio perdere,” disse in tono ilare.

“Se solo non fossi così ottuso e mi ascoltassi” tentò di nuovo Elena.

“La vediamo in maniera troppo diversa Elena, tu vuoi proteggere quel tritone ed io ho intenzione di ucciderli tutti fino all’ultimo.”

“Ma le cose possono essere diverse, se voi ci aiutaste… Aris vuole distruggere tutti gli anelli di Alimede, il loro potere è troppo forte per essere controllato da umani o tritoni. Se voi ci deste i vostri…”

L’uomo le rise in faccia “credi davvero che noi siamo così stupidi?! Darvi gli anelli! Certo così poi avrebbero l’intero dominio sul mare!”

“Potremmo negoziare un accordo, unirli nello stesso momento e distruggerli insieme!”

“Tu sogni Elena, sei una sognatrice proprio come tua madre” disse in tono velenoso.

“No Ben, sai bene che io sono sempre stata concreta… questa dote l’ha presa da te” lo rimbeccò lei schiarandosi dalla parte della figlia.

L’uomo parve soppesare per un momento le sue parole. “Non abbiamo alcuna certezza che il tuo ragazzo mantenga la parola, per non parlare poi che gli anelli al momento sono sotto il controllo di Tritone.”

“Noi abbiamo un piano” iniziò lei piena di fiducia. “Se ci aiutaste a distrarlo giusto il tempo per privarlo del suo tridente potremmo distruggere gli anelli incastonati nella sua elsa, lo priveremmo del suo potere distruttivo, non avrebbe più armi da scagliarci contro!”

“A parte il suo esercito di pesci vorrai dire”

“È vero, ma non avrebbe più un aiuto magico, non possono nemmeno uscire dall’acqua!” tentò di essere convincente.

“Resta sempre il problema” continuò lui “di come arrivarci”

Per Elena quello fu già un successo, per una volta da quando era arrivata suo padre non le veniva contro e aveva ammesso la remota possibilità di fare come lei aveva suggerito.

“È giunta l’ora di aprire quella borsa” Ben si avvicinò al pavimento dove era stata posata poco prima.

Fece scorrere la lampo ed in un istante con un gesto fluido la borsa si aprì.

Elena si sporse per vedere cosa fosse il misterioso contenuto ma non riuscì a scorgere nulla se non cartacce di giornale appallottolate.

“Cos’è tutta questa roba?!” l’uomo di certo non si aspettava di vedere una borsa ricolma di cartacce.

“Prova a cercare più in fondo” gli suggerì Rachel “magari li ha messi per assicurarsi che il suo contenuto non si rompesse”

Sempre più spazientito infilò le braccia nella borsa e iniziò a tirare fuori tutte le carte dal suo interno.

“Aspettate, forse ho trovato qualcosa” con lo sguardo colmo di nuova luce tirò fuori dalla borsa un grande e pesante scrigno in legno.

Il legno era scuro e sembrava molto antico, piccole incrostazioni di sale erano raggruppate nei delicati intarsi che ne circondavano la cornice, sui bordi laterali vi erano scanalature di una delicata fattura mentre sulla parte superiore vi erano dei disegni in argento. Le antiche figure somiglianti a due sirene reggevano tra le mani con venerazione una bacchetta, una specie d’asta, e da come la tenevano sembra fosse qualcosa di molto importante.

“Come si apre?” l’uomo rigirò la scatola fra le mani cercando una serratura o un modo per aprirla, ma ad una rapida occhiata sembrava un unico blocco di legno.

Elena gliela prese dalle mani, “attento, finirai col romperla.” Esaminò brevemente la scatola, era proprio vero, non sembrava ci fosse un modo per aprirla. Appoggiò lo scrigno sul tavolo per poterlo esaminare meglio.

“È tutto inutile. Una scatola inutile che non si apre! Cosa ci dovremmo fare con questa? Lanciargliela in testa a tritone?” Ben iniziava a dare sfogo alla sua impazienza.

“Forse c’è qualche meccanismo nascosto per aprirla, tu sei brava in queste cose… ” suggerì sua madre.

La ragazza fece un passo indietro per guardare meglio la scatola-scrigno, ci girò attorno e per alcuni minuti non disse niente.

“Non vi sembra strano? Tutti i decori sono incavati,” passo la mano sulla superficie, “persino le sirene sono incavate eppure…” il suo dito si fermò sull’asta, “questo è l’unico elemento sporgente” fece una leggera pressione e subito quella s’incavò, facendo scattare un tac al suo interno.

La scatola che prima era un unico blocco di legno si divise in due parti, un bordo brillante la divideva in due orizzontalmente. Con timore ruotò lentamente il coperchio assecondandolo in senso antiorario, subito una luce bianca abbagliante inondò la stanza accecando i tre.

Ben si fece avanti coprendosi gli occhi che mano a mano si stavano abituando allo splendore argenteo emanato dal misterioso contenuto.

“Cos’è?” chiese sulle spine Rachel

Ben tirò fuori lentamente il contenuto che prese a illuminare come un faro tutta la tenda buia.

“Tutto qui?” disse lei delusa. “Solo una freccia? È questa l’arma da usare contro quel mostro lì fuori?”

Ma l’uomo era troppo impegnato ad esaminarla per risponderle. La freccia era lunga almeno quaranta centimetri ed era fatta con un metallo che non aveva mai visto, era verde con striature argentee che brillavano di luce propria, ad uno sguardo più attento gli sembrò che quelle striature fossero quasi vive e potessero muoversi quasi fossero liquide. Sulla sua superficie erano stati impressi dei simboli, probabilmente un’antica iscrizione in una lingua a loro sconosciuta, la sua punta presentava la più grande particolarità mai vista ed era la fonte più luminosa di tutto l’insieme, era trasparente come il vetro ma brillava di una fredda luce argentea riflettendo la luce circostante, sembrava molto appuntita, in grado di tagliare qualunque cosa. Ben la soppesò in mano, era particolarmente pesante per essere una nomale freccia, ma qualunque cosa fosse, di certo quella non era una normale freccia. Poteva anche averne l’aspetto ma quando ad una seconda occhiata egli vide le striature muoversi e confluire verso la punta, come vene che pompassero sangue al cuore, seppe con certezza che quella cosa pulsava di vita propria.

Elena si avvicinò attirata dalla sua punta estremamente affilata, tese il dito per sfiorarla ma Ben gliela tolse davanti appena in tempo.

“Non fare stupidaggini Elena, credo sia molto pericolosa, non sarebbe stata messa assieme a tutte queste precauzioni altrimenti.”

La bionda si ritrasse velocemente, Ben curioso di testare la magia di quello strumento sfiorò con la punta la superficie del tavolo che aveva lì vicino, questi si ruppe in due come fosse stato appena segato, un taglio netto e pulito che trapassava il tavolo da una parte all’altra.

“Avete visto anche voi?” sussurrò la bionda.

“Grazie a questa freccia abbiamo l’opportunità di ucciderlo finalmente” sussultò di gioia l’uomo.

La bionda impallidì. “Ucciderlo? È proprio necessario? Non si può solo minacciarlo? Privarlo del suo potere magari…”

Ben rimise apposto la freccia nel suo scrigno, a quanto pare l’unica cosa che non danneggiava.

“Tritone è lì fuori ad uccidere molti dei nostri uomini, noi abbiamo l’occasione di vendicarli e tu vorresti risparmiarlo?”

La ragazza tacque incapace di rispondergli a dovere. Come poteva spiegargli che se avessero ucciso Tritone lei non avrebbe mai più rivisto Aris? Che avrebbe dovuto prendere il posto di suo nonno e governare per tutta la sua vita su Atlantica? Come poteva spiegargli che uccidendo Tritone avrebbero distrutto anche il suo lieto fine?

Semplicemente non poteva.

“Bene, adesso è giunta l’ora di elaborare un piano. Elena ho bisogno di saperlo, sei con noi o contro di noi?”

La ragazza sospirò rassegnata. “Cosa devo fare?”

 

****

Un fendente fortissimo colpì la mascella della strega, i suoi tentacoli allentarono la stretta attorno a Tritone, Ursula non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.

“Sei troppo debole per me, ucciderti sarà talmente facile che non mi divertirò.” Ghignò il Re dimenandosi nel tentativo di districarsi da tutti quei tentacoli.

“Era solo una bambina…” rispose quella a denti stretti. “E tu l’hai uccisa senza battere ciglio!”

“Ho fatto quello che dovevo, lei voleva portarlo via da me!” strinse il tridente nel tentativo di caricarlo, era una mossa rischiosa, un movimento falso ed entrambi sarebbero morti inceneriti, erano troppo vicini, troppo avviluppati affinché il fulmine colpisse solo la sua vittima.

“E puoi biasimarla? Tu lo avresti cresciuto a tua immagine e somiglianza. Ne avresti fatto un mostro.” Strinse la presa attorno al tridente, strapparglielo era praticamente impossibile ma almeno gli stava impedendo di colpire qualcun altro.

“Il mio più grande rimpianto è di non esserci riuscito.” Caricò il tridente e scagliò una potente saetta contro la strega, Ursula vacillò indietreggiando nell’acqua mentre scariche elettriche la percorsero per tutto il corpo.

“Non ce l’avresti mai fatta,” Disse ansimando dal dolore. “Aris è come lei.”

Era troppo tardi, aveva raggiunto il suo limite, non riusciva più a combattere. Si accasciò sulla riva ormai ridotta allo stremo, i suoi tentacoli erano bruciati e feriti, la testa le sanguinava copiosamente e poco alla volta la sua figura gigantesca iniziò a ritornare alla sua normale misura. Tritone appariva sempre più grosso rispetto alla strega stanca e affaticata, e nonostante la battaglia fosse stata dura per entrambi il Re non dava segni di alcuna stanchezza, sembrava proprio inarrestabile.

Il tridente emanava scintille dorate, nei suoi freddi occhi azzurri vi era sete di sangue e di vendetta, era giunta l’ora di sferrare il suo colpo finale.

“Sono qui Ursula, non ti lascerò!” Aris emerse proprio vicino alla strega semi-incosciente, Ursula gli prese la mano e la strinse forte.

“Devi andare Aris, devi salvarti” bisbigliò rauca.

“Non ti abbandonerò, resterò con te fino alla fine.” Disse quello deciso contraccambiando la stretta.

“Tu ci salverai tutti. Sei l’unica speranza per il popolo di Atlantica e per gli umani.” Tossì sangue, se Tritone non l’avesse uccisa subito, sicuramente sarebbe morta poco dopo. “Trova la freccia di Artemide,” Il rosso sgranò gli occhi confuso, Artemide era la dea della caccia, come avrebbe fatto ad entrare in possesso di questa fantomatica freccia? Ma non ebbe tempo di porsi delle domande che la strega continuò a parlare. “È l’unica in grado di uccidere il Re. L’ho affidata a Rachel, ma l’unico che può usarla, che deve usarla, sei tu.” Una lacrima solcò il suo viso. “Fa la cosa giusta Aris. Fallo per il tuo popolo.” Sapeva che stava chiedendo molto a quel ragazzo, i suoi sogni erano quelli di vivere sulla terra con Elena, ma Atlantica aveva bisogno di un re che portasse luce dopo quei secoli bui di odio in cui era sprofondato il popolo del mare, guidato da altrettanti Re malvagi.

Tritone puntò il tridente al cielo, un fulmine rischiarò il buio della battaglia, i volti di umani e tritoni si illuminarono per un momento, tutti erano intenti a combattere gli uni contro gli altri, ma per un istante si fermarono, come se il tempo avesse deciso di concedergli un istante di tregua, i loro sguardi furono puntati sul Re che rideva malignamente.

“Levati di lì Aris, questo colpo non è per te.” Puntò il tridente contro la strega.

“Dovrai colpirmi invece, perché non ho intenzione di spostarmi.”

“Non farò gli stessi errori che ho fatto con te con la mia futura progenie. Questo te lo garantisco Aris.”

Aris serrò le mascelle.

“Cosa aspetti allora? Finiscimi, vecchio. O forse preferisci non sporcarti le mani e usare su di me il veleno come per mia madre?”

“No, tu meriti di morire come tuo padre. Un colpo solo, ma un dolore intenso. Posso prometterti che non sarà piacevole.”

“Tritone! Fermati!” un grido dal folto della foresta richiamò la loro attenzione.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi avanzava zoppicando con una gamba fasciata grondante di acqua e sangue.

“Elena” bisbigliò Aris a denti stretti. Ma che cosa aveva intenzione di fare?!

“Sono venuta qui per fermare tutto questo!” disse continuando ad avvicinarsi alla riva. I pugni stretti lungo i fianchi e lo sforzo che stava facendo rendevano ogni suo passo una sofferenza per Aris che era costretto a guardarla. Con uno sguardo fulmineo lei gli lanciò un’occhiata.

“Tu fermare tutto questo? Non hai i mezzi per farlo, stupida ragazzina” le rise quello in faccia.

Aris guardava Elena e Tritone, era come se lei stesse tentando di dirgli qualcosa, ma non capiva cosa.

“E se ti dicessi che sono venuta per stipulare un accordo?” si fermò a pochi passi dalla riva, il re si voltò completamente verso la ragazza.

“Vedi, per fare un accordo dovresti avere qualcosa che mi interessa, e per tua sfortuna, tu non hai nulla che mi interessi”

Come folgorato da una improvvisa consapevolezza, nel folto della foresta poco prima di Elena, Aris vide Nick che tentava i fargli segno di avvicinarsi. Capì qual era il piano. Elena stava facendo da esca, doveva distrarre tritone, prendere tempo per permettergli di fare qualcosa di inaspettato.

“Ti sbagli, io ho qualcosa che ti interessa”

Aris lasciò Ursula sulla riva e lentamente tentò di avvicinarsi al folto del bosco.

“E cosa sarebbe?”

Elena sapeva che nel momento in cui gli avesse detto degli anelli non avrebbe esitato un momento e l’avrebbe uccisa, lanciò un'altra occhiata ad Aris, finalmente sembrava avere capito, si stava avvicinando sempre più alla foresta, lì avrebbe trovato Nick, Rachel e Ben con la freccia. Sperava solo che lui sapesse come farla funzionare, nel momento in cui avevano provato a metterla in un arco questi aveva preso fuoco e non era stato possibile nemmeno incoccarla.

“Ho la tua attenzione dunque… in cambio chiedo che questa battaglia finisca e che tu e il tuo esercito facciate ritorno ad Atlantica per non tornare mai più.”

“Parole un po’ troppo audaci per un umana che non ha nulla in mano…”

“Oh… tu credi che io sia così sprovveduta? Non sarei mai venuta qui senza avere qualcosa da proporti in cambio.”

Aris aveva raggiunto il folto della foresta, Elena tremante tese il suo braccio verso il Re. Aveva paura, era spaventata, il destino di tutte quelle vite pesava su di lei e su Aris. – ti prego, fa che funzioni –

Dischiuse il pugno rivelandone il suo contenuto.

Il re sgranò gli occhi, poi un lento ghignò comparve sul suo viso.

Quella sciocca ragazzina glieli aveva serviti su un vassoio d’argento.

Dopo molti anni finalmente, gli anelli di Alimede potevano essere riuniti.
  
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