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Autore: LysandraBlack    10/02/2018    2 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO DICIANNOVE: TEMPIO DI HAVEN



 

Quella dannata bestia stava per ammazzarli tutti.

Al limite delle proprie forze, Geralt lanciò un'altra runa di paralisi contro il drago, sperando che Aenor riuscisse ad ucciderlo. La guardò arrampicarsi sul collo della bestia, per poi piantargli il coltello alla base della nuca.

Per un attimo era sembrato avesse funzionato, ma il drago si era rivoltato, più furioso che mai, spedendo a terra l'elfa.

Imprecò, urlando a Wynne di fare qualcosa. Era ora che la vecchia chiedesse una mano al suo amico spirito, se non voleva finissero tutti ammazzati. Ma la maga sembrava aver esaurito le energie magiche, perché non riuscì nemmeno a lanciare un solo, piccolo incantesimo di cura sulla Custode. Il Qunari non si muoveva più, e anche Natia e Kallian erano fuori gioco. Persino quell'ammasso di pelo del mabari non era quasi più in grado di reggersi in piedi.

Mirò al muso del drago, lanciandogli addosso una pioggia di scintille, digrignando i denti per lo sforzo. Non ce l'avrebbero fatta. Non stavolta, non senza...

Non poteva.

Eppure, se fossero morti lì, non avrebbero recuperato le Ceneri. E Jowan sarebbe stato giustiziato.

Se avessero saputo la verità, tuttavia, Geralt sarebbe probabilmente morto in ogni caso.

Il drago si volse verso di lui, gli occhi due braci ardenti, feroci. Avanzò lentamente verso di lui, come se si stesse pregustando il momento in cui l'avrebbe fatto a pezzi.

Il mago provò a rallentarlo, lanciando un'ultima runa di paralisi di fronte a sé, aspettando che una delle grosse zampe squamose ci finisse sopra, prima di gettare a terra il proprio bastone da mago.

«Se ne vuoi un pezzo, dovrai fare di meglio.» Scoprì i denti in un ghigno, estraendo dalle vesti un piccolo coltello dalla lama affilata. Wynne era a pochi metri di distanza, di spalle, rivolta verso il drago. “Per le fiammeggianti palle del Creatore, vecchia, renditi utile.”

Quasi non sentì il coltello recidergli il palmo della mano destra, mentre un'ondata di nuova, dirompente energia lo travolgeva, oscurandogli per un attimo la vista.

Inarcò la schiena, serrando la mascella, costringendo il potere del sangue ad obbedirgli. Tentacoli di magia lo pervadevano, innalzandosi attorno a sé, in attesa di un suo comando.

Mise a fuoco la vecchia, la magia che cantava nelle sue orecchie, il demone che lottava per prendere possesso della sua mente, oltrepassare il velo che lo separava dal mondo. Gioì quando sentì il potere di Wynne aggiungersi al proprio, scagliando tutta la sua sete di sangue su un singolo obbiettivo.

Il drago venne all'improvviso dilaniato da decine di ferite, avvolto da un intrico cremisi di tentacoli di magia, che squarciarono e strapparono le squame come se fossero di carta.

Una luce abbagliante si liberò dal corpo dell'anziana maga, mentre il drago ruggiva in agonia. Attinse a quella nuova esplosione di energia, assorbendone tuttavia soltanto una parte, lasciando che il resto fluisse verso i compagni a terra, convergendola sul drago ormai morente per dargli il colpo di grazia.

Con un lamento assordante, la creatura si dimenò in preda agli spasmi, per poi spaccarsi dall'interno in uno schiocco di ossa frantumate e tessuti lacerati, cadendo a terra e sollevando una fontana di sangue bollente, che si riversò a terra fumante, sciogliendo la neve in una fanghiglia rossastra.

Geralt sentì le gambe cedere sotto il proprio peso, ritrovandosi carponi, senza più forze. Chiuse gli occhi, tremando per il freddo e la stanchezza, sedendosi a terra.

Ce l'aveva fatta.

Poteva ancora sentire la frenesia che si era impossessata di lui, gli artigli del demone graffiargli lo sterno facendo appello alla sua sete di potere ma, per il momento, era finita.

«Cosa hai fatto?!» Gli urlò Leliana, costringendo a riaprire le palpebre nonostante la stanchezza, l'arco puntato contro di lui anche se non aveva più frecce. Aveva il viso rosso di rabbia, gli occhi sgranati di paura. Lo colpì di striscio con una delle estremità dell'arma, ferendogli una guancia. Sentì il sangue caldo scendergli sul petto, ma non riusciva a percepire alcun dolore. Abbassò lo sguardo sulla propria mano, la ferita che imbrattava il terreno.

Avrebbe dovuto aspettarselo. Aveva appena salvato i fondelli di tutti loro, e questo era quello che otteneva.

«Leliana, smettila.»

Si girarono entrambi.

Aenor, reggendosi il braccio, lo fissava accigliata.

Geralt ricambiò lo sguardo. Aveva sperato che almeno lei potesse capire... “Illuso.”

L'elfa gli si inginocchiò davanti, finché i quei brillanti occhi verdi non furono al suo livello, le sopracciglia corrucciate, le narici che fremevano di rabbia.

Non vide neanche arrivare lo schiaffo. Lo schiocco che gli risuonava ancora nelle orecchie, si portò la mano sana alla guancia, che ora pulsava dolorosamente.

«Sei un coglione.» Disse lei, digrignando i denti. Lo colpì di nuovo, sull'altra guancia. «Bugiardo!»

Geralt rimase immobile, aspettandosi un altro colpo. Invece, la Custode si rialzò in piedi, ringhiando qualcosa in elfico. «Potevi dirmelo, e fare qualcosa prima che fossimo fatti a pezzi.» Si voltò a dargli le spalle. «Leliana, dammi una mano a controllare che siano tutti vivi.»

L'arciera gli lanciò un'ultima occhiata sprezzante, per poi andare a raggiungere Kallian, che giaceva ancora a terra, immobile. La vide chinarsi sull'elfa con un sospiro di sollievo.

«È viva. Le ferite si sono rimarginate, ma è ancora incosciente.»

Aenor nel frattempo stava controllando Wynne. Per la prima volta in tutto quel tempo, Geralt sperò che la vecchia ce l'avesse fatta. La sua situazione era abbastanza brutta senza che dovesse aggiungere anche un omicidio alla lista.

Con suo grande sollievo, la maga si mise a sedere, sorreggendosi all'elfa. «Amell, che hai fatto?» Gracchiò con un filo di voce.

Si strinse nelle spalle. «Sembra che io abbia appena ucciso un alto drago.»

La vecchia stava probabilmente per replicare, ma venne colpita da un attacco di tosse. Geralt ne approfittò per alzarsi in piedi, traballante, e andare a controllare gli altri. Raccolse il proprio bastone magico, superando Sten che si stava svegliando, il mabari che gli leccava il volto abbaiando felice e scodinzolando. Raggiunse Natia, trovandola intenta a fissare il cielo, un espressione da ebete stampata in volto.

«Hei, spilungone.» Accennò un movimento con la mano, da terra.

«Hei, barilotta.»

«Devo proprio alzarmi? Non credo di farcela. Sto comoda, però.» Indicò le nuvole sopra di loro. «Ancora non capisco com'è che non cadiamo in cielo.»

Non riuscì a trattenere un sorrisetto stanco. «Brosca, sei tremendamente melodrammatica. Muoviti, stai congelando e il freddo fa dire al tuo cervello un mucchio di stronzate.»

«Non so manco cosa significa, “melodatica”. Ma non fa nemmeno tanto freddo...»

Geralt alzò gli occhi al cielo, chinandosi per afferrarla e tirandola su di peso con uno sforzo immane. «Per essere così piccola, pesi come un Qunari!» Grugnì, maledicendo lo zaino pieno di roba che l'altra portava sulle spalle. «Forza, appoggiati e non cadere di nuovo.»

Natia gli si aggrappò al braccio sano, sbattendo le palpebre in un ghigno stupido. «Che c'è, vuoi fare nuove esperienze?» Barcollò in avanti, ridacchiando da sola.

«Il pensiero non mi sfiorerebbe l'anticamera del cervello neanche nelle peggiori sbronze.»

Non ascoltò nemmeno la risposta, distratto da una voce familiare provenire dal fondo del pendio. «Ce l'avete fatta!»

Zevran procedeva verso di loro zoppicando, reggendosi su quello che doveva essere uno dei bastoni dei maghi che avevano sconfitto nelle rovine del tempio. «Pensavo foste morti, il fuoco...» Si fermò a riprendere fiato, ricominciando poi a salire più in fretta. «Si era spento. Avevi detto-»

«Avevo altro a cui pensare, come un drago assassino.» Lo interruppe Geralt, che nonostante tutto era contento di vederlo. Si girò verso Aenor, che evitò il suo sguardo mentre aiutava Wynne a salire gli ultimi metri che li separavano dall'altro tempio su per la montagna.

«Ripariamoci là dentro.» La sentì dire. Leliana e Sten, che trasportavano Kallian di peso, annuirono.




 

Ci misero quella che sembrò un'eternità, ma finalmente oltrepassarono il pesante portone di metallo del tempio, che si chiuse alle loro spalle, lasciando fuori il vento gelido.

Il grande salone in cui si trovavano era illuminato da torce, di natura magica, che emanavano un calore rassicurante. Otto grandi colonne di pietra intagliata sorreggevano un alto soffitto a volta.

«Benvenuti, pellegrini.»

Una figura umana, che indossava un'armatura di metallo splendente e un elmo alato, si fece loro incontro, allargando le braccia e chinando leggermente il capo.

Si immobilizzarono, temendo un altro attacco.

«Non abbiate timore.» Cercò di rassicurarli la figura. «Sono il Guardiano di questo luogo, incaricato di proteggere l'Urna delle Sacre Ceneri.» Li squadrò uno per uno, sorridendo benevolo. «Avete affrontato il drago, e vi siete fatti onore uccidendolo. Ho atteso per molti anni qualcuno che facesse visita a questo luogo, per rendere grazia alla Sposa del Creatore. Ma per ora, riposatevi, le prove per poter arrivare all'Urna sono ancora molte.»

«...Prove?» Gemette Geralt, non riuscendo a trattenersi. «Abbiamo sconfitto un drago, non è sufficiente?»

Il Guardiano gli rivolse uno sguardo severo. «Il drago era una creatura terribile, e vi ringrazio di aver liberato questo luogo dalla sua presenza. Ma ai pellegrini è richiesto di essere degni di arrivare al cospetto dei resti mortali di Andraste, e ciò non ha nulla a che fare con la forza fisica.»

«Alcuni di noi sono gravemente feriti.» Disse Leliana, fronteggiando il Guardiano. «Puoi aiutarci?»

Quello scosse la testa. «Non è mio compito. Ma le Ceneri possiedono grandi doti curative, e soltanto un pizzico di esse può salvare la vostra compagna.» Indicò con un cenno del capo Kallian, che giaceva immobile stesa sul pavimento, il mantello di Leliana avvolto attorno al corpo a tenerla più al caldo. «Morirà, senza di esse.»

«E allora fateci passare.»

Geralt sgranò gli occhi. L'arciera stringeva il pugno in una morsa spasmodica, l'altra mano che reggeva l'arco, lo sguardo puntato contro il Guardiano. «Fateci passare, e permetteteci di prendere un po' delle Ceneri.»

«Le Prove sono difficili, e voi siete stanchi.» Ribattè il Guardiano.

Aenor raggiunse l'altra donna, il piccolo pugnale in mano. «Leliana ha ragione. Non abbiamo tempo da perdere.» Sembrava reggersi in piedi grazie alla sola forza di volontà, minuta com'era al cospetto del Guardiano imponente, disarmata e ancora tremante di freddo.

Si affiancò a loro, automaticamente. Incrociò le braccia al petto, senza aggiungere altro.

Anche Sten li raggiunse, impassibile come sempre. «Facci passare.»

Lo Spirito annuì solennemente, per poi posare lo sguardo su Leliana. «Sei certa delle tue decisioni, come lo sei riguardo alle tue visioni. Sostieni che il Creatore ti parli, paragonandoti ad Andraste stessa. In Orlais, eri qualcuno, ma in un piccolo monastero del Ferelden, eri soltanto una di tante iniziate, quindi hai deciso di renderti speciale, diversa, raccontandoti una menzogna. Anche adesso, mostri preoccupazione per la vita della tua compagna, è forse una facciata, fatta per metterti in mostra? Ti piace così tanto essere al centro dell'attenzione?»

La donna trasalì, sentendosi rivolgere quelle parole, ma se durante il discorso del Guardiano si era incupita, dopo poco si aprì in un sorriso gentile. «No, affatto. So in cosa credo, e non lo faccio per mettermi in mostra. E ho cari i miei compagni, senza secondi fini.»

Lo Spirito annuì, rivolgendosi poi a Geralt. «Tu sei tormentato dai sensi di colpa, per non aver potuto salvare la persona che ami.» Gli occhi luminescenti sembravano trafiggergli l'anima, e il mago distolse lo sguardo, interrompendo l'interrogatorio.

«I miei problemi non ti riguardano, Spirito, ma sappi che sono pronto a fare qualsiasi cosa, per ottenere ciò che voglio.» Quello sembrò non voler obbiettare, passando poi a Sten.

«Sei venuto qui con il compito di osservare, ma hai ucciso una famiglia intera nella tua cieca furia. Ritieni di aver fallito il Qun, permettendo di essere visto in quello stato?»

Il Qunari rimase in silenzio, per poi raddrizzare le spalle. «Non ho mai negato di aver fallito.» Rispose a testa alta.

«E infine, Custode Grigio.» Si rivolse per ultima ad Aenor, che ricambiò lo sguardo, le braccia rigidamente incrociate al petto. «Pensi ancora a come avresti potuto impedire ciò che è accaduto in quelle rovine, se avessi fatto di più...»

«Se le cose fossero andate diversamente, non saremmo qui a parlarne.» Tagliò corto l'elfa, la voce che tremava leggermente. «Non ho altra scelta che andare fino in fondo.»

Parve soddisfatto delle loro risposte, perché si spostò di lato, liberando il passaggio verso la sala successiva, una grande porta che si apriva di scatto di fronte a loro.

Lanciarono un'occhiata ai compagni rimasti indietro. Wynne li salutò con un cenno stanco del capo, mentre Brosca si era appisolata, la schiena poggiata contro una colonna. Falon corse accanto alla padrona, che lo accarezzò sulla testa, prima di oltrepassare la soglia con lui, seguita da Leliana e Sten. Geralt si avviò per ultimo.

«Fate in fretta.» Sentì Zevran avvertirli, chino sull'elfa a terra, prima che i battenti si chiudessero dietro di loro.

Si ritrovarono in un salone enorme. Lungo le pareti, otto figure spettrali fissavano il vuoto, incuranti delle loro presenze. Quando si avvicinarono alla prima, una giovane ragazza dal volto allegro, quella rivolse loro un sorriso cordiale. «Può essere portata dalla più piccola allodola, ma non necessariamente da un uomo forte. Di cosa sto parlando?»

Geralt sbuffò stizzito. Erano arrivati fin lì per rispondere a degli stupidi indovinelli?

Leliana si fece avanti, la risposta già sulle labbra. «Una melodia.»

«Risposta esatta!» Gioì lo spirito. «Ero la migliore amica di Andraste, da piccola, e cantavamo sempre. Ella celebrava la bellezza della vita e tutti coloro che la ascoltavano si riempivano di gioia. Si dice che lo stesso Creatore sia rimasto colpito dalla melodia di Andraste, e da allora lei non ha più cantato di cose semplici.» Il sorriso si spense, mentre la figura svaniva in uno sbuffo di luce, che andò a raggiungere il portone sul fondo della sala.

«Quindi, dobbiamo rispondere agli indovinelli sulla vita di Andraste, per continuare?» Chiese Aenor. L'elfa Dalish aveva tutti i motivi per essere preoccupata, pensò Geralt, probabilmente non aveva nemmeno idea di cosa fosse il Cantico della Luce. “Beata lei...”

Fortunatamente per loro, gli indovinelli furono abbastanza semplici, ed erano anche slegati dalla conoscenza della Chiesa. Quando incontrarono l'elfo che aveva combattuto al fianco della Profetessa, per dare una casa al suo popolo, Aenor aveva ringhiato qualcosa in elfico, ma non si era curata di dar loro una spiegazione. Leliana e Geralt seppero rispondere a tutti i quesiti, e senza difficoltà passarono alla sala successiva.

Appena varcata la soglia, Geralt fu attraversato da una scarica di energia, che per un attimo gli oscurò la vista. Sbattè le palpebre, incredulo: di fronte a lui, Jowan sorrideva divertito.

«Piaciuti gli indovinelli?»

Per un attimo ci aveva quasi sperato. Chiaramente, questa era un'altra delle prove.

«Sbaglio, o non eri tu quello affezionato alla Chiesa? Ad una parte in particolare, più che altro.» Rispose tagliente, la voce di quella stronzetta petulante ancora impressa nelle orecchie.

Lo spettro ridacchiò. «Sono Jowan, come sono parte della Prova e parte di te. So cosa stai pensando. Ancora non ti sei perdonato per come sono andate le cose, credi che avresti potuto fare di più...» Si avvicinò a lui, andando a posare una mano sulla sua guancia. «Hai rischiato la vita e la libertà per me, e continui a farlo. Non lo merito.»

Geralt gli allontanò la mano con uno schiaffo, indietreggiando. «Non sei reale. Stai ripetendo solo quello che la Prova pensa che mi voglia sentir dire.»

«La Prova legge dentro di te, Geralt.» Ribattè lo spirito, che tuttavia non cercò nuovamente di avvicinarsi. «Hai paura che non ricambi i tuoi sentimenti, nonostante tutto quello che fai per me. Che hai sempre fatto. E se dovessi rifiutarti...»

Sentì una vampata di magia ribollirgli dentro, pronta a liberarsi. Ne aveva abbastanza. Chiunque fosse lo spirito che si stava prendendo gioco di lui, impicciandosi nei suoi affari, doveva sparire.

Prima che potesse però ridurre quella cosa ad una nuvola di fumo, il finto Jowan sparì nel nulla. Al suo posto, Geralt sentì qualcosa premergli sul palmo della mano destra, stretta a pugno. Un ciondolo, con un piccolo specchio incastonato all'interno. Osservandolo meglio, gli parve di cogliere un'ombra di un sorriso su un volto che conosceva bene, ma durò un attimo.

Con un moto di stizza, si cacciò in tasta l'oggetto, voltandosi verso i propri compagni: gli altri tre sembravano non essersi accorti di nulla, persi nei propri pensieri. La Custode gli dava le spalle. «Muoviamoci.» La sentì dire dopo aver tirato su col naso, senza voltarsi.

Chi avesse incontrato, per turbarla a quel modo, il mago non lo sapeva. Sperò soltanto che non avesse distratto l'elfa dal loro obbiettivo.

I suoi timori si rivelarono infondati.

Quando si ritrovarono a combattere contro le copie di loro stessi, Aenor, nonostante fosse armata soltanto del suo ridicolo coltello da caccia, si batté come una furia. Sembrava che la Prova l'avesse soltanto rafforzata nello spirito.

Superarono un altro enigma, che richiese la collaborazione di tutti per riuscire ad attraversare un ponte magico che compariva e scompariva a seconda degli interruttori che si premevano sui lati della stanza. L'elfa si era coraggiosamente avventurata sulle piattaforme sospese, e non sembrò battere ciglio per tutto il tempo in cui Leliana e Geralt discutevano su come muoversi.

Superata anche l'ultima Prova, raggiunsero l'ultima sala, illuminata da un'imponente muro di fiamme, alte fino al soffitto, il cui calore poteva essere sentito dall'ingresso.

Di fronte a loro, un altare. Aenor si chinò ad osservarlo, indicando loro una targa con delle incisioni. «Qualcuno può decifrare?» Chiese scrutando accigliata il fuoco.

«È lingua corrente.» Lesse il mago dopo essersi avvicinato. «Liberati dagli ornamenti della vita terrena e copriti con la grazia dello spirito. Re e schiavo, signore e mendicante; rinasci sotto lo sguardo del Creatore.» Si girò a guardare il resto del gruppo, incredulo. «Ci sta chiedendo di spogliarci, o sbaglio?»

«Sei impazzito?!» Sbottò la Custode. «Non ha senso, hai letto male.»

Le indicò la targa. «Se tu leggi qualcosa di diverso...»

La vide storcere la bocca, incrociando rigidamente le braccia al petto.

«Non fare complimenti.»

«Non so leggere, va bene?!» Gli ringhiò contro, facendolo sobbalzare. Gli diede le spalle, sganciandosi poi il mantello dalle spalle. «Masal din'an, shem!»

Geralt si sentì di nuovo in colpa. La Custode gli aveva dato fiducia fin da quando si erano incontrati alla Torre, ed era la seconda volta quel giorno che la deludeva. “Come potevo immaginare che non sapesse leggere?!” Pensò stizzito, voltandosi anche lui e trafficando con gli alamari delle vesti. “E se avessi detto a qualcuno che so usare la magia del sangue, mi avrebbero ucciso sul posto.” C'erano ancora grosse probabilità che, una volta prese le Ceneri, lo avrebbero giustiziato senza pensarci su due volte. E con il suo carattere di merda aveva fatto nuovamente arrabbiare una delle due persone lì che avrebbero potuto votare contro la sua esecuzione. Sempre che Natia non si fosse lasciata corrompere dalla taglia sui maghi del sangue che avrebbe potuto riscuotere ai templari. Poteva vedere quel bastardo di Gregoir gongolare di fronte alla sua testa recisa in bella mostra nella Torre.

Lasciò cadere a terra gli ultimi indumenti, restando solo in biancheria intima.

Non potè evitare di far cadere lo sguardo sugli altri. Leliana aveva un fisico snello e atletico, tuttavia aggraziato, che rivelava molto del suo passato da barda. Sten era una montagna di muscoli, come si poteva facilmente immaginare, alcune cicatrici vecchie e recenti a testimonianza dei suoi innumerevoli combattimenti.

Ma fu Aenor a lasciarlo più sorpreso, anche se avrebbe dovuto aspettarselo, data l'abilità con cui l'elfa mulinava la sua enorme spada a due mani nonostante il peso dell'arma e il fisico all'apparenza minuto, ma più muscoloso di quanto desse a credere sotto l'armatura che portava di solito.

Distolse lo sguardo il più in fretta possibile, non volendo causare ulteriori incidenti.

«Diamoci una mossa.» La sentì dire, prima di dirigersi a passi decisi verso le fiamme e oltrepassarle. Sparì dall'altra parte, seguita dal mabari, apparentemente incolumi.

“Se finissi arrostito, sarebbe il colmo.” Pensò prima di fare lo stesso, chiudendo gli occhi.

Il calore era paragonabile a quello di un bagno caldo. Si affrettò ad uscirne, nel caso Andraste cambiasse improvvisamente idea su di lui. Una volta che tutti e cinque ebbero superato il fuoco, il Guardiano fece nuovamente la sua comparsa.

«Avete superato la Prova, percorso il sentiero di Andraste e, come lei, siete stati purificati. Avete dimostrato il vostro valore, pellegrini.» Annunciò in tono solenne. «Avvicinatevi alle Sacre Ceneri.»

“Finalmente!” Gioì il mago, salendo quasi di corsa le scale che portavano all'altare sopra di loro, da dove una gigantesca statua di Andraste li guardava dall'alto in basso, una fiammella che scoppiettava vivace nella mano sinistra. Ai suoi piedi, un'urna d'oro riccamente decorata. La Custode, senza esitazione, sollevò il coperchio.

Geralt si lasciò sfuggire un risolino, la tensione che si allentava alla vista delle ceneri nel vaso. «Abbiamo trovato la reliquia più importante nella storia della Chiesa, e siamo in mutande.»

Leliana gli scoccò uno sguardo di disapprovazione, ma poté giurare di averle visto uno degli angoli della bocca sollevarsi leggermente. Si inginocchiò a terra, una mano poggiata sull'orlo delle vesti della statua, in una muta preghiera.

«Che funzionino, almeno.» Sbuffò Aenor, prima di prenderne una piccola manciata e infilarla in una sacchetta di pelle, l'unica cosa che aveva tenuto in mano dopo essersi tolta l'armatura. Si voltò verso Leliana, ancora assorta. «Finito?»

L'altra annuì, rialzandosi con dignità nonostante fosse poco più che in mutande. «Non avrei mai pensato di vedere le Ceneri... Ma ora dobbiamo tornare dagli altri, Kallian ha bisogno di noi.»

Il fuoco dietro di loro era sparito, e poterono così rivestirsi, per poi tornare grazie ad una porta laterale e uno stretto corridoio, alla sala dove avevano lasciato i loro compagni.

Leliana corse subito al fianco di Kallian, il sacchetto con le Ceneri in una mano, la testa dell'elfa poggiata sulle ginocchia.

«Funzionerà giusto?» Le chiese Aenor, dubbiosa.

«Ma certo.» Ribatté Leliana. «Dopo tutto quello che abbiamo visto finora, non puoi essere ancora scettica.» Mise la mano nel sacchetto, estraendone un pizzico di Ceneri e passandole sulla fronte dell'elfa a terra, mormorando quello che Geralt identificò come un pezzo del Cantico della Luce. Vide Wynne, accanto a lei, chinare il capo pregando a sua volta.

Attesero per quella che parve un'eternità, quando ad un tratto, con un risucchio d'aria, Kallian aprì gli occhi di scatto, allarmata. «Il drago!»

«Calmati, sei al sicuro.» Cercò di tranquillizzarla Leliana. «Il drago è morto, e abbiamo trovato le Ceneri. Sei salva.»

L'altra sbattè un paio di volte le palpebre, come a cercare di capire cosa stesse succedendo. «Come... Avete usato le Ceneri su di me?»

«Eri ferita gravemente, non c'era altro modo.» Rispose l'arciera. «Ti riprenderai in fretta.»

Rendendosi improvvisamente conto della sua posizione, Kallian cercò di tirarsi su, barcollando e finendo per terra un'altra volta. Cercando di nascondere l'imbarazzo, sussurrò qualche parola di ringraziamento.

«Non fare sforzi eccessivi, devi risparmiare le energie.» La ammonì Wynne, aiutandola a mettersi a sedere e facendola appoggiare alla colonna dietro di lei. «C'è mancato poco.»

«Come avete fatto ad uccidere il drago?» Chiese l'elfa, guardandosi attorno.

Geralt cercò per quanto possibile di apparire inespressivo. Eccolo, il momento decisivo. L'avrebbero probabilmente ucciso. E tante grazie per aver salvato loro la pelle. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui. Wynne e Sten non gli riservavano altro che disprezzo, ma forse nello sguardo corrucciato di Leliana c'era un pizzico di incertezza.

«Amell, hai usato la magia del sangue.» Gracchiò la vecchia maga, stringendo il proprio bastone.

Geralt roteò gli occhi al cielo. «Sei sempre stata brava ad affermare l'ovvio.» Non aveva abbastanza mana da riuscire a sopraffarli tutti, questo lo sapeva. Ma almeno, dovevano starlo ad ascoltare. «Non ho mai usato la mia magia per ferire altri, ed era l'unico modo per tirarci fuori vivi da quella bestia. Se non avessi sfruttato il suo spirito guardiano, la magia che può sprigionare, in questo momento non saremmo qui a parlarne. E sì, sono un mago del sangue, come ha intelligentemente fatto notare la vecchia, come ci si sente ad essere in debito con un Maleficar?»

«Il fatto che fossimo in pericolo di vita non ti giustifica!» Sbottò Wynne. «Eri già un Maleficar, Irving avrebbe dovuto darmi retta e non farti sottoporre al Tormento. E invece hai trascinato tutti nella tua follia, distruggendo il circolo assieme ai tuoi compagni!»

«Irving è un idiota, ma non confondermi con Uldred e i suoi!»

«Ah no? E il tuo caro amico, Jowan? Hai convinto anche lui a scendere a patti coi demoni, o è stato il contrario?»

«Tieni Jowan fuori da questa storia!» Ruggì imbufalito Geralt, una pioggia di scintille che si diramò attorno a sé. «Sempre sotto il giogo della Chiesa, costretti a sottostare a leggi assurde e ridicole! Per quanto ancora ci devono privare della nostra libertà, della nostra anima, prima che tutti voi vi rendiate conto che è il momento di dire basta?!»

«Il Circolo ci protegge, Amell, da noi stessi e dal mondo esterno!»

«E chi stava proteggendo la Chiesa, quando ha mandato tuo figlio ancora in fasce a Lydes?!»

La maga si zittì di colpo. Geralt capì di aver toccato un tasto dolente.

«Ora basta.»

Si voltò di scatto verso Aenor, che avanzava verso di lui, il coltello in mano, Sten al suo fianco. Indietreggiò di qualche passo. Se persino lei voleva giustiziarlo...

«Aspettate!» Si intromise Natia. «Siete impazziti?! Ci ha salvato il culo!»

«I Maleficar sono pericolosi, vano eliminati.» Rincarò la dose Kallian, guardandolo in cagnesco.

Aenor lo fronteggiò, gli arrivava a malapena al mento, ma poteva sentire la determinazione della Custode. Geralt sbattè la schiena contro il muro. “Maledizione.”

«C'è qualcos'altro che ci stai tenendo nascosto?»

Si limitò a fare no con la testa.

«Bene. Allora direi che la questione è chiusa.»

Incredulo, la vide rinfoderare l'arma, voltandosi verso i suoi compagni. «Natia è l'unica che ha detto qualcosa di sensato tra di voi: Geralt ci ha salvato la vita. Wynne, capisco che i suoi metodi sono stati abbastanza drastici, ma almeno siamo tutti vivi.»

«Abbastanza drastici?» Ripetè incredula la vecchia. «Hai idea di che pericolo corri ad accompagnarti ad un Maleficar?!»

L'elfa scoppiò a ridere. «Una delle mie più care amiche, e la Prima del mio Clan, usa la magia del sangue. E non mi ha mai fatto del male. Così anche Geralt. La tua Chiesa ha ordinato innumerevoli stragi della mia gente, quindi non venirmi a parlare di pericoli e non dirmi di chi devo fidarmi. Perchè se devo scegliere, starò sempre dalla parte di chi viene cacciato.»

«Hai visto cosa hanno combinato i maghi del sangue alla Torre.» Provò a ribattere Wynne.

«Ho anche visto Geralt combattere al nostro fianco, contro di loro. E Jowan cercare di rimediare al disastro che aveva combinato con Connor.» Si mise al fianco del mago, sfidando chiunque altro a darle contro. «Lui resta. Se non vi va bene, una volta tornati a Redcliffe siete liberi di andarvene.»

Sten la fissava accigliato, più del solito. «Non possiamo fidarci di un mago così pericoloso.»

«Sten. Ho preso la mia decisione.»

Il Qunari non accennava a ritirarsi. «Hai detto di voler fermare il Flagello, ma siamo venuti fin qui perdendo un sacco di tempo, e ancora non ho visto nulla che possa assicurarmi che tu sia in grado di affrontare l'Arcidemone.» Con grande sorpresa di tutti, sfoderò a sua volta un pugnale. «E ora vuoi andare contro il buonsenso risparmiando un abominio. Per il Qun, non posso permettertelo.»

La Custode estrasse nuovamente la propria arma. «Non farlo.» Falon, schizzato accanto a lei, uggiolava in direzione del Qunari, come a cercare di dissuaderlo.

«Stanne fuori, non c'entri.» Disse lui al mabari.

«Sten. Per l'ultima volta. Lascia perdere.» Lo ammonì l'elfa che si stava chiaramente arrabbiando.

«Aenor...» Si intromise Geralt, prendendo finalmente la parola, sorpreso dalle azioni della Custode. Non avrebbe mai creduto che per la seconda volta si sarebbe frapposta tra lui e la morte certa, per di più dopo tutto quello che aveva scoperto.

«Sta' zitto. Non muovere nemmeno un dito, non farai altro che dargli un altro motivo per volerti morto.» Stringeva il coltello con determinazione, nonostante fosse quasi la metà dell'enorme Qunari, che troneggiava di fronte a lei. «Hai deciso di seguirmi, e fin adesso vi ho condotti con ottimi risultati. Abbiamo l'aiuto dei maghi e quello dei Dalish, e grazie a questa “perdita di tempo”, pure Redcliffe scenderà in guerra dalla nostra parte. Se credi di poter fare di meglio, fatti sotto.»

Rimasero qualche istante a fissarsi, lo sguardo di Sten indecifrabile come al solito.

Improvvisamente, il Qunari scosse la testa, rinfoderando il pugnale. «Hai coraggio, e sei ferma nelle tue decisioni, anche quelle sbagliate.» Disse, allungando una mano verso la ragazza. «Non credo sarà sufficiente a fermare il Flagello, ma sei degna di essere seguita. Hai ragione, in fondo abbiamo fatto qualche progresso. E ti aiuterò, anche se non condivido ogni tua azione.»

La Custode rimase qualche secondo interdetta. Infilò poi il pugnale nella cintura, stringendo la mano che Sten le porgeva. «Grazie della fiducia, Sten.»

Il Qunari annuì solennemente, lanciando un ultimo sguardo a Geralt. «Se usi i tuoi incantesimi su di me, mago, ti schiaccio come un moscerino prima che tu possa solo agitare di nuovo quel bastone.»

Geralt deglutì, cercando di non sembrare intimorito. «Capito.»

«Aenor, sei sicura?» Chiese Kallian alla Custode, scrutando torva il mago. Quando l'altra annuì, si strinse nelle spalle, sottostando alla decisione ma mettendo in chiaro che non la condivideva. Anche Leliana non sembrava entusiasta, ma si limitò ad annuire.

«Beh, anche questa volta te la sei cavata.» Gli disse invece Natia, facendo un gesto di vittoria.

«Sarebbe stato effettivamente un peccato perdere un alleato così capace.» Commentò Zevran con un gran sorriso. «Ora, dobbiamo solo pensare a come scendere da questa montagna, consegnare le Ceneri e farci una dormita di almeno una settimana.»




 

Trascorsero la notte accampati nel tempio, e il mattino seguente scesero acciaccati verso l'ingresso delle rovine. Sulla strada, Aenor e Sten recuperarono delle spade appartenute ai fanatici del culto di Haven. Wynne si teneva in un ostinato e furente silenzio, marciando con forza ritrovata in testa al gruppo, chiaramente ansiosa di andarsene. Kallian si teneva ancora più a distanza del solito, e Geralt poteva sentire costantemente il suo sguardo sulla nuca, che lo teneva d'occhio ad ogni passo.

«Avete trovato l'Urna?» Chiese loro Genitivi, vedendoli arrivare dopo due giorni che si erano separati. Lo studioso zoppicò loro incontro, in trepidante attesa di sapere cosa fosse successo.

Aenor indicò la sacchetta di cuoio alla cintura. «Già.»

«Meraviglioso!» Si illuminò l'uomo. «Per il Creatore, non sono degno di guardarle... Come è stato, avvicinarsi all'Urna, intendo?»

La Custode si strinse nelle spalle. «Niente di che.»

“Tralasciando il fatto che fossimo tutti in mutande davanti alle ceneri magiche di una donna morta da secoli.” Pensò Geralt, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.

Decisamente, aveva di che essere allegro. Era un'altra volta sopravvissuto, nonostante tutto. E stavano portando le Ceneri a Redcliffe, quindi avrebbe rivisto Jowan e chiesto all'Arle di liberarlo. A pensarci, lo stomaco si attorcigliava un poco su se stesso dall'ansia. Quello che aveva detto il finto Jowan della Prova era vero, in fondo. E se dopo tutto quello che aveva fatto, l'avesse rifiutato? Se lo avesse addirittura allontanato in malo modo? Non pretendeva che potesse ricambiare i suoi sentimenti, ovviamente, forse era quindi meglio non farne menzione alcuna. Ma se davvero avessero avuto la possibilità di viaggiare insieme, era certo di non poter tenere segreto per sempre quello che provava.




 

Quando si lasciarono finalmente il tempio alle spalle, evitando per ovvi motivi il villaggio di Haven, il gruppo sembrò riacquistare un poco di buonumore. La neve si faceva sempre più rada man mano che scendevano a valle, ma l'aria gelida segnalava che l'inizio dell'inverno non era lontano. Fece rapidamente qualche calcolo: dovevano mancare tre settimane al solstizio. Si guardò attorno, imprimendosi nella mente gli alberi spogli e i sempreverde dalle piccole foglie aguzze, i sassi ricoperti di muschio, il terreno ghiacciato. Un uccello cantava da qualche parte una melodia, a cui presto si aggiunsero altri cinguettii.

Nonostante tutto, l'aria aperta non era così male, pensò respirando a pieni polmoni.

Uno starnuto lo riportò alla realtà dei fatti. Posò lo sguardo su Natia, completamente avvolta in strati di vestiti e sciarpe varie.

«Che hai da guardare, spilungone?»

Scosse la testa, accennando un sorriso.

«Qualcuno è di buon umore, vedo.» Commentò Zevran divertito.

«Essere risparmiato da morte certa ti dà una nuova prospettiva sulle cose. Ma tu questo lo sapevi già, vero?» Ribattè il mago, non riuscendo a sembrare acido come al solito.

«Come darti torto...»

«Hei, c'è qualcuno laggiù!»

Raggiunsero in fretta Kallian, che stava indicando un piccolo falò in fondo alla strada sotto di loro.

«Quante persone?» Le chiese Aenor, la mano già sulla spada.

«Uno solo.»

«Potrebbe essere un'imboscata...» Si intromise Leliana, accigliata. «Andiamoci cauti.»

Si avvicinarono lentamente, scendendo per il pendio senza essere visti. Quando l'uomo si vide comparire di fronte Sten ed Aenor, sussultò di paura.

«Chi siete?!» Squittì con marcato accento orlesiano. «Non ho nulla di valore, ve lo giuro!»

«Calmo, non siamo qui per derubarti.» Cercò di tranquillizzarlo la Custode.

«Cosa ci fa un Orlesiano disperso tra i monti, con un carro inutilizzabile?» Si incuriosì Geralt, indicando il carretto di legno appoggiato ai lati della strada, privo di bestia da tiro.

L'uomo sospirò affranto. «Quel maledetto animale è fuggito di nuovo, e il mio assistente è andato a cercarlo. Non me ne va bene una, con questo Flagello gli affari vanno a rotoli...»

«Ci sono problemi maggiori che non essere ricchi, in tempi come questi!» Lo redarguì Leliana.

«Sicuro, signora, ma io ho speso un bel gruzzolo in Jader, per un bastone del comando. Ci si può comandare un golem, mi disse il nano che me l'ha venduto, ma io non potrei mai trovarne uno...»

«Vieni al punto.» Lo incalzò Aenor.

“Se questo omuncolo ha davvero un bastone del comando per un Golem...” Possibile che fossero così fortunati?

«Beh, non sono certo che funzioni veramente, ma il nano ha detto di averlo comprato dal precedente proprietario del golem. E ve lo venderei ad un prezzo stracciato, sicuro!»

«Golem, eh?» Disse Natia. Sembrava particolarmente interessata. Dopotutto, erano costruiti dai nani nei tempi antichi. La tecnologia era però andata perduta da tempo. «E dove ne troviamo uno da comandare col tuo magico aggeggio?»

Il mercante stiracchiò un sorriso colpevole. «Beh, il golem dovrebbe essere in un villaggio a sud di qui, Honnleath, ma è stato attaccato dalla Prole Oscura giorni fa. Volevo farci un salto, ma sono dovuto fuggire sulle montagne prima che mi notassero... Ma voi, voi sembrate un gruppo in grado di cavarvela, e sicuramente un golem potrebbe farvi comodo!» Li guardò speranzoso.

Natia sbuffò, rovistando nella sua sacca di monete.

«Oh, non è necessario!» Si affrettò a fermarla l'uomo. «Lo avrei buttato via, ma l'ho pagato fin troppo per gettarlo semplicemente in un fosso. Almeno, così lo userete voi. E nessun bandito potrà scambiarlo per una gemma e attaccarmi.» Estrasse dalla tasca un piccolo bastone in pietra verde, lungo una quindicina di centimetri. Natia lo afferrò, esaminandolo con attenzione per poi infilarselo nella cintura.

«Se davvero può controllare un golem, ho fatto l'affare migliore della mia vita.» Commentò mentre si allontanavano, proseguendo sulla strada. «E non ho nemmeno sborsato una moneta di rame.»

«Non hai sentito mentre raccontava del villaggio invaso di Prole Oscura?» Le chiese Geralt.

La vide sogghignare. «Hei, Custode! Sembra un lavoretto perfetto per gente come noi, no?»

L'elfa scoppiò a ridere, di una risata genuina, lasciando tutti un po' stupefatti. Accadeva di rado. «Non è che ci stai prendendo troppo gusto?»

La nana si strinse nelle spalle. «Se continua ad essere un buon investimento, perché no...»

«Quanti a favore per liberare un villaggio dai Prole Oscura, e già che ci siamo ottenere un golem con cui sfasciare le corna del prossimo Ogre che incontriamo?» Chiese la Custode, lanciando uno sguardo a Geralt. «Una breve deviazione, sei con noi?»

Il mago annuì. Per quanto volesse raggiungere il più in fretta possibile Redcliffe, tutti sembravano entusiasti all'idea di raggiungere Honnleath, chi per salvare il villaggio e chi per il golem. In ogni caso, l'idea di vederne uno dal vivo lo stuzzicava parecchio. «Che stiamo aspettando?»












Note dell'Autrice: ed ecco che anche gli avvenimenti di Haven giungono al termine. Sono stati due capitoli abbastanza difficili da scrivere, soprattutto quest'ultimo, ma sono piuttosto soddisfatta del risultato. La magia del sangue di Geralt non verrà accantonata, la spaccatura nel gruppo c'è e sarà difficile per loro da gestire. 
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima! 

  
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