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Autore: LilituDemoneAssiro    11/02/2018    0 recensioni
(Chiedo scusa ma avviso che devo spspendere fino a venerdi 23 febbraio l'uscita dei nuovi capitoli. Sto preparando un esame importante e non riesco a concentrarmi nella scrittura come vorrei. Riprenderò immediatamente dopo, grazie per la pazienza) Profondamente colpita dalla figura di Kylo Ren nella nuova trilogia ho deciso di lasciar andare la fantasia e descrivere il viaggio che nella sua mente si snoda dal momento in cui comprende di non poter nuocere la principessa Leia e quello che sento essere il suo destino. Il conflitto che lo lacera è poetico, romantico nella sua tragedia e pronto a segnarlo come uno dei personaggi più ricchi di pathos dell'intera serie. Spero apprezzerete la mia visione della sua anima affranta. Buona lettura.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Leader Supremo Snoke, Luke Skywalker, Rey
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi ritrovai la sua testa poggiata al petto sciolta in un fiume di lacrime ancora prima di poter dire che avevo concluso. Stringeva così forte quasi da togliere il respiro, continuando a ripetere il mio nome. Sentire che lo pronunciava con tanto affetto si rivelò davvero una sensazione piacevole.

“Ben…. Dio mio… Ben… sei tornato…. Tuo padre sarebbe così fiero di te… il suo sacrificio non è stato vano… Oh mio dio, Ben...”, e giù di nuovo, senza respiro.

Le iniziai a carezzare la testa e con l’altro braccio, ricambiai il suo affetto più che potevo. Volevo sentire ancora l’odore di mia madre, il buon profumo che saliva dai capelli che portava sempre legati con quelle trecce attorno la nuca, il suo calore; quindi, profittando del fatto che avevo ereditato l’altezza di mio padre mentre lei era sempre stata di statura più contenuta, le poggiai il viso sulla testa e, dopo aver preso un profondo respiro che sapeva di “casa”, le sollevai il volto.

“Non so se il peggio possa considerarsi passato, … la solitudine, la sofferenza che ne deriva, l’oscurità che inizia ad attecchire, sono come vermi che ti divorano dall’interno e non sei mai certo di averli fatti sparire completamente. Ma di una cosa puoi esser sicura: ora che la Luce sembra cullarmi anziché bruciare come un tempo, ho gli strumenti per combattere quei mostri fatti di nebbia ed ombra. Amo sia Rey che questa creatura così tanto da non rendermene ancora conto, davvero.”

Mi voltai un istante verso Rey.

“Per loro, sono certo che non smetterò mai di combattere. Inizio a pretendere di esser fiero di quello che sono, di quello che faccio…e combatterò; combatterò perché loro non debbano mai soffrire quello che ho sofferto io, e sappiano in ogni momento quanto li amo.”

Rey mi sorrise, contenendo a stento la commozione.

“Tu sei la dimostrazione che la Forza esiste davvero, più reale di me e te. Niente le è impossibile. Siamo ridotti allo stremo ma la speranza, la speranza non morirà mai…
Tua madre non ha mai smesso di cercarti, ricordalo sempre. Nonostante tutto, io sono sempre stata e sempre sarò qui, per te. Io ti ho visto quando guidavi quei caccia contro il nostro incrociatore…ti sentivo così vicino da togliere il fiato.
Ed ho visto tutto. Ho visto il tuo volto disperato, ho visto la piaga che non smetteva di sanguinare nella tua anima, che ti lasciava il dito sul grilletto incapace di fare fuoco…Io ho visto ogni cosa. Ho visto partire il colpo che ha distrutto la plancia dove mi trovavo e che mi avrebbe ucciso, non fosse stata per l’eredità di mio padre in grado di salvarmi la vita, …ma l’ho visto partire dal caccia accanto il tuo. Il tuo dito non è mai riuscito a premere quel grilletto. So tutto, Ben…”.

Era sempre lei.

Niente l’aveva piegata o cambiata: il suo animo forte l’avrebbe accompagnata sempre.

Nonostante una parte di me provasse vergogna, convinto che quello fosse stato uno degli attimi di debolezza più bassi del mio mancato perfezionamento nel Lato Oscuro, nel guardarla davanti a me spoglia dei suoi titoli e della sua autorità, col cuore in mano, non potei fare a meno di sentirmi fiero del fatto che lei avesse compreso che aveva fatto bene a non perdere mai la speranza nei miei confronti. Sin da ragazzo, appena mostrati i segni che il potere Jedi germogliava anche in me, solo alla sua figura avevo sempre fatto appello: era nel suo affetto, nel suo amore incondizionato che trovavo ogni volta la forza di non perdermi dietro i richiami prima delle ombre che cercavano di cingermi la notte, poi dietro Snoke.

Dubitare del suo amore è stata l’unica ragione che mi aveva portato allo smarrimento. Lei, che era il mio faro guida, era stata l'unica in grado di farmi sentire solo proprio quando avevo più bisogno…

 “Dimmi solo una cosa. Se hai sempre saputo tutto, se il tuo terzo occhio è sempre stato tanto vigile e attento, perché non mi hai dato modo di spiegarti nulla. Allora … quando mi ritrovasti ad accorrere da te in preda al panico. Sai bene di cosa parlo.
Io ti raggiunsi disperato e terrorizzato: l’immagine di tutti quei morti mi esplodeva in testa e non avevo la più pallida idea del cosa fare. Ero così maledettamente solo in quell’incubo… avevo solo bisogno che tu mi ascoltassi, del tuo conforto. Quella notte gli altri allievi non morirono per mano mia, almeno non direttamente. L’attacco dello zio, il risveglio improvviso con l’immagine di lui sopra di me con la spada laser accesa… Io persi completamente il controllo. E con me il mio potere.
Neppure il tempo di rendermene conto e le loro menti erano già devastate dagli incubi che Snoke aveva lasciato marcire nella mia testa gli anni prima.
Ma tu… tu mi avevi già condannato. L’avevo visto nei tuoi occhi non appena hai sentito il mio ingresso trafelato nel rifugio. Dimmi perché, se hai sempre tanto amato il tuo unico figlio, non hai voluto ascoltarlo quando disperato ti chiedeva aiuto… e lo hai lasciato andare. Dimmelo te ne prego, mi tormenta da anni il pensiero.”

D’improvviso il suo abbraccio cadde assieme alle braccia, che le rimasero lunghe i fianchi, come spente.

Prese un istante e si appoggiò seduta sul letto; avevo toccato un tasto dolente. Ma pretendevo una risposta, me la doveva.

“Figlio mio… Anzi, Ben. Una cosa ti dovrà esser sempre chiara nella vita, mi raccomando.

Tua madre non ha mai dubitato di te, …mai.

Nonostante sin da ragazzo avevo compreso quanto del carattere di tuo nonno avessi ripreso e il timore di vederti affascinato dal Lato Oscuro fosse un tarlo che non mi lasciava in pace, io non ho mai pensato che avrei potuto trovare altro sul tuo cammino che non fosse amore incondizionato. Non mi ha mai neppure sfiorato l’idea che per te non ne valesse la pena lottare.

Sei mio figlio, maledizione, come hai potuto anche solo pensarlo…

Insieme a tuo padre, sei l’amore più grande che ho mai provato nella vita… fin da quando ti ho abbracciato la prima volta, appena nato.

E poi non ho mai dubitato del fatto che il cuore di tuo padre, il suo spirito, e la sua caparbietà fossero parte di te tanto quanto quell’eredità maledetta: ti avevo addirittura affidato a tuo zio senza alcun timore convinta che crescere come jedi avrebbe solo potuto completarti. Non avrei mai pensato che proprio una mia scelta avrebbe potuto buttarti quasi sul ciglio della rovina…
Quando Luke mi contattò per riferirmi quanto era successo, e tu eri irrintracciabile, sapendo cosa era successo alla mia Alderaan, cosa da giovane avevo dovuto affrontare… e tutt’ora devo combattere, permettimi, cosa ti aspettavi di vedere leggendomi la mente???

Non stavo dubitando di te, maledizione una volta ancora!

Ma tutti quei morti… tutte quelle giovani vite perse mi sono crollate addosso come un macigno.

Tu eri stato spezzato, giovani innocenti avevano pagato un prezzo troppo alto, ingiusto, a dir poco, mio fratello era rimasto ferito, ed io non avevo potuto fare nulla per impedirlo. Non avevo la più pallida idea del cosa fare. Per la prima volta in vita mia la sensazione di smarrimento mi aveva tolto le forze: non fosse stato per tuo padre, sarei morta di dolore molto tempo fa…” disse, prima di concludere:

“Non hai la benché minima idea del quanto gli somigli.”.

Ripensando alla sua ultima carezza, prima di cadere esanime, non potei fare a meno di liberare una lacrima.

“Lui sarà per sempre il mio più grande rimpianto.”, sussurrai, prima di abbassare lo sguardo a terra.

Mio padre mi aveva liberato, perdonandomi, rammaricandosi non per la vita che lo lasciava, ma per il figlio che credeva non esser riuscito a salvare. Era veramente un’idiota senza speranza…di cui avrei sentito la mancanza per il resto della vita.

Rey, nel mentre, si era avvicinata e dopo aver fatto un ultimo passo tra me e mia madre, ci aveva preso per mano; le sua mani erano così calde… abbandonarsi alla sua presenza era il piacere più grande. Nessuno dei due si aspettava, un istante dopo che lei, quasi a formare un cerchio, aveva deciso di poggiarle sul ventre guardandoci illuminata di vita e di amore come non l’avevo mai vista fino a quel momento.

“La mia famiglia…”, disse.

Ogni suo gesto mi sconvolgeva e mi portava sempre più in alto.

“A quanto pare, dovevi proprio lasciare Jakku…”, le risposi, prima di abbracciarla e baciarla una volta ancora.

Avevo bisogno di lei come della terra che al mattino aspetta il sorgere del sole per sentire la vita fiorire.

…Avete ragione madre, assomiglio ad Han Solo più del previsto…

“Madre, ascolta, domani avremo tutto il tempo di discutere del piano di attacco allo Star Destroyer. Se Dhavey li sta davvero usando per ricattarvi, i vostri amici saranno sicuramente tenuti nelle celle di detenzione del ponte mediano, nulla di impossibile a cui accedere. Però occorrerà tempo del tempo per organizzare l’operazione e soprattutto i tuoi subalterni, dovranno avere la pazienza di ascoltarmi e se non a me, obbedire a te che intimerai loro di ascoltarmi. Io sono la vostra sola speranza di salire a bordo e soprattutto di uscirne una volta che sarà tutto finito.
Quindi, riassumendo…” Dissi, mentre la accompagnavo delicatamente alla porta.

“Sì, sei decisamente tutto tuo padre. Come avrò fatto a vedere Darth Vader in te non ne ho la più pallida idea… Vi lascio soli. Domattina verrete scortati alla sala del consiglio.”

Fingendo un bacio sulla guancia di commiato, ne approfittò per bisbigliarmi all’orecchio uno dei suoi esilaranti appunti.

“Non darle troppo da fare stanotte, nelle sue condizioni non è il caso.”

“MAMMA…!”.

“Sì…sì… sei decisamente tutto tuo padre. A domani”.

Inghiottii a fatica quel boccone.

“Ben…? Ben? Tutto bene? “, iniziò a chiedermi Rey, preoccupata nel vedermi impietrito dietro una porta chiusa, quando mia madre si era già accomiatata da qualche minuto.

“Ehm? Ehm. Sì, sì, tranquilla. Dai, andiamo a letto ora, sarai stanca.”, provai a fingere che il pensiero non mi stesse sfiorando minimamente ma in effetti la volevo come non mai. L’idea della gravidanza la rendeva ancora più attraente, la sua pelle sembrava levigata da un artigiano esperto, i capelli le scendevano sulle spalle morbidi come seta, e io non avrei voluto altro che affondare il viso sulla pelle morbida del suo seno nudo… mi stava facendo impazzire averla lì accanto.

“Mia madre è sempre la solita, tranquilla. Farai l’abitudine in fretta, al suo senso dell’umorismo.”

E di nuovo la stringevo a me. Baciarla era un dolce miele che scendeva in gola e leniva ogni dolore, smettere era impossibile. Ma le mani alle volte non ascoltavano ciò che i consigli saggi suggerivano, lasciandosi andare in carezze più intense che poco lasciavano, al dubbio sulle intenzioni.

“Se non vuoi, lo sai… io smetterò immediatamente… ma ti voglio. Ho bisogno di te…”, le bisbigliai a fior di labbra mentre la mia fronte poggiata sulla sua, nascondeva quel che le mani iniziavano a cercare sul corpo dell’altro. La cinta in vita le fermava i pantaloni della tenuta e scioglierla, lasciandoli cadere, diede un tocco di sfida alla nostra provocazione.

“Siamo uno e lo saremo sempre…”, proseguì lei, mentre sulla pelle che iniziava a scoprire non lesinava in baci e carezze. Le sue gambe nude, per quel che mi riguarda, erano un invito al banchetto degli dei.

Le carezzai dal ginocchio fino all’interno coscia, su, fino all’inguine. Vedere la pelle d’oca scuoterla, mi accese di passione; e i suoi sussulti dove le mie dita la cercavano spingendo sempre più in là, sempre più a fondo, mi resero quasi ubriaco.

Steso sul letto, le feci cenno di raggiungermi.

Lei era adorabilmente rossa in viso per l’eccitazione e non attese molto prima di accogliere il mio invito. Dove io toccavo, lei tremava, dove lei baciava, io sospiravo e tutto riluceva tra le stelle. E nel mentre il tempo di un battito scandiva gli abbracci, quando non più in grado di contenere la voglia di lei mi spinsi alla ricerca del suo mistero, amarla tutto d’un fiato, fu d’obbligo.

La mattina successiva giunse più rapida di quanto avessi voluto, ma era davvero arrivato il momento di iniziare a cambiare le cose, a dare un verso agli eventi seguendo la piega che stavano naturalmente prendendo.

Le due guardie giunte a prelevarci ci trovarono già pronti ma, quando avvicinai la mano per prendere quella di Rey, qualcosa ci colpì ed intimorì allo stesso tempo. La nostra pelle aveva provocato una scarica elettrica che aveva quasi annerito le maniche dell’abbigliamento che avevamo indosso.

Ci guardammo esterrefatti.

“Ma cosa…” Rey riuscì a malapena a dire guardandosi le punta delle dita quasi a cercare l’origine di quel mistero.

“Non ne ho idea, l’importante è che non ti sei fatta nulla. Ne parleremo dopo con mia madre, forse lei saprà darci qualche consiglio. Se l’evento non si ripete in tempi brevi non abbiamo fretta di indagare, prima dobbiamo discutere del come fare a recuperare i tuoi amici. Andiamo.”, conclusi, porgendole l’altra mano.

“No, no… non sono ferita. Mi ha solo dato una strana sensazione. Non capisco… comunque hai ragione, andiamo”.

I nostri ragazzi, scoprimmo qualche mese dopo, erano davvero speciali.
 
   
 
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