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Autore: Red_Coat    12/02/2018    3 recensioni
Nel calore di un'estate afosa, alla luce di una fiammella e per una manciata di cacao amaro in polvere e un ciuffo di cavolfiore, questa è la storia di quando Ignis Stupeo Scientia s'innamorò per la prima volta in assoluto nella sua vita.
E fu un amore tutto da ... gustare.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Prompto Argentum
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il meraviglioso fuoco della conoscenza'
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Canzone citata nel corso del capitolo: Eternamente ora (Francesco Gabbani)
 

- Orizzonti espansi -
 
Devi farcela da sola. Devi essere tu la tua ancora.
-Anonimo-
 
Questo racconto comincia con te
Con te seduta tra le mie parole
La luce accesa, la porta socchiusa
Mi lasci entrare che fuori piove
 
///Flashback///
 
Alexandra fermò di colpo la macchina frenando bruscamente, il colpo spinse sia lei che l'istruttore di guida che le stava accanto a sfiorare con la testa quasi il cruscotto.
L'uomo si riprese subito, guardandola e chiedendole preoccupato cosa fosse successo, lei no.
Continuò a tacere, la testa bassa sul volante, il volto nascosto dai lunghi capelli e una smorfia di dolore sulle labbra pallide.
Il rumore dei clacson degli automobilisti arrabbiati dietro di lei le giunse a renderle il tutto più difficile. Singhiozzò, senza riuscire a trattenersi dal farlo.
 
«Hey, ti senti bene?» le chiese ancora l'uomo, avvicinandosi a scrutarla.
 
Scosse in silenzio la testa e sospirò.
 
«No.» mormorò sgomenta, poi lo guardò «Chiedo scusa. Dobbiamo interrompere la lezione.»
 
Non era la sua prima volta al volante. Aveva già preso la patente con risultati eccellenti, ma dall'esame finale non aveva più voluto toccarne uno. Le faceva paura, una paura matta.
In seguito la sua psicoterapeuta, presso cui era stata in cura per due anni e tre mesi, le avrebbe spiegato che era anche per colpa della rabbia repressa e di un trauma subito nell'infanzia e sopito in un angolo della sua testa, che la facevano sentire spesso sull'orlo di esplodere.
Aveva paura di non riuscire a trattenere tutto questo visto che non vi aveva ancora fatto pace, e perciò il solo pensiero di prendere la macchina dal posto del guidatore la faceva star male al punto di avere la nausea, perché temeva di mettere in pericolo la vita altrui e la propria.
Sensazione che diventava certezza ad ogni nuovo tentativo.
Quel giorno però, decisivo per la sua crescita, lei ancora non lo sapeva.
Sentiva solo il cuore che gli batteva forte in petto, il viso caldo e rosso e gli occhi che continuavano a lacrimare.
L'istruttore annuì.
 
«Va bene.» acconsentì premuroso «Lasciami il posto di guida così torniamo indietro.»
 
La ragazza però scosse di nuovo la testa, allungò una mano sulla maniglia dello sportello e lo aprì.
 
«Vado a piedi, non si preoccupi.» risolse «Ho bisogno di prendere un pò d'aria.» mormorò sforzandosi di sorridere.
 
L'uomo la scrutò con attenzione ancora per qualche istante.
 
«Sicura di sentirti bene?»
 
No. Quello era il terzo tentativo in tre anni di superare quella sua fobia, e lo aveva miseramente fallito come tutti gli altri.
 
«Si, non si preoccupi.» rispose.
 
Quindi lo salutò con un arrivederci e un gesto della mano e richiuse lo sportello, voltandogli le spalle e allontanandosi umiliata dalla macchina e dalla strada. Sprofondò le mani ricoperte dai guanti neri in pelle da automobilista nel giubbotto nero, il naso gelato nella sciarpa di lana blu elettrico e ricominciò a piangere, le lacrime che appannavano gli occhiali e tanta rabbia in petto.
Respirando a fatica si avviò verso casa, ci mise quasi più di un'ora ad arrivare e alla fine rinunciò anche ad una doccia e un caffè per infilarsi direttamente il pigiama e nascondersi sotto le coperte, dove restò fino ad addormentarsi.
Nessuno la consolò quel giorno, tranne la musica negli auricolari. Sua madre e sua sorella erano uscite a fare la spesa e la trovarono già addormentata.
Non la disturbarono neanche per portarle la cena, e la mattina dopo ignare di tutto non le chiesero nulla, e alla domanda.
 
«Come è andata con la tua prima guida dopo tre anni?»
 
Lei rispose con uno sbrigativo.
 
«Bene.» prima di uscire a fare volantinaggio per poter trovare un pò di lavoro con cui mantenersi, visto che a ventidue anni ancora pesava sulle spalle della propria madre sperando di poter pubblicare un racconto che sapeva benissimo non sarebbe mai riuscito a vedere la luce alla fine di quel lungo tunnel.
 
Era stufa e stanca.
Non capiva bene perché, ma non voleva più ritrovarsi in quella situazione.
Voleva smettere di titubare e affrontare la vita di petto, visto che nessuno lo avrebbe fatto al posto suo né poteva aspettarsi aiuto. Doveva trovarla da sé e dentro di sé la forza.
Perciò quel giorno, sorseggiando un caffè durante la pausa tra una cassetta delle lettere e l'altra, decise che l'avrebbe fatta finita con quella storia.
Abbandonò i sogni impossibili nella pattumiera assieme al bicchiere di plastica dell'acqua, scrisse una lettera al principe azzurro in cui gli diceva di non sforzarsi a raggiungerla, perché tanto era già riuscita a liberarsi da sola sia della torre che del drago, e poi tirò fuori dalla tasca il biglietto da visita della psicologa che le aveva consigliato la sua migliore amica dell'epoca e la chiamò fissando un appuntamento per quello stesso pomeriggio.
 
«Ho qualche soldo da parte e un problema, devo risolverlo una volta per tutte. Può aiutarmi?»
«Dipende dal suo problema. Faremo del nostro meglio insieme, ma è già qualcosa di positivo sia stata lei a decidere di venire da me.»
 
Da quel giorno, la dolce e insicura Alexandra Jane Baker spaventata dalla vita e ancora troppo bambina per viverla decise di crescere, provare una volta per tutte a lasciarsi dietro dubbi e paura del passato e ricominciando da capo, lasciando il posto alla sé stessa adulta, che si sarebbe presa cura di lei meglio di quanto chiunque altro avrebbe mai potuto fare.
 
***

“Guardando il mondo da un'altra distanza
Tra i giorni all'angolo e quelli migliori
Le mani sanno cos'è la pazienza
E gli occhi imparano le stagioni”
 
Prima bugia da smascherare: Non sei bella.
Prima voce da spuntare dalla lista delle cose da fare: Rinnovo totale del look.
Non era vero che non era bella. E neanche che non aveva stile, solo che tutte quelle ore passate a sentirsi ripetere di essere un niente avevano finito per persuaderla, e visto che non aveva nessuno da impressionare e neanche ci pensava il suo stile di abbigliamento ne aveva sempre più risentito, finendo per assomigliare a un'indefinita accozzaglia di robe comode da mettere con qualche accessorio etnico o rock che poco quadrava col resto.
Anche i capelli ne avevano risentito, li aveva tagliati per essere più comoda e anche se effettivamente le stavano anche bene lei ogni tanto non faceva che pensare a quanto le sarebbe piaciuto farseli ricrescere e curarli un pò di più.
Del resto a ventidue anni sarebbe anche stato giusto essere quel tanto che bastava vanitose, non per orgoglio ma più per amor proprio nel suo caso.
Così, come prima cosa appena uscita dalla sua prima seduta di psicoterapia aveva raggiunto il parrucchiere sotto casa sua e lo aveva implorato quasi di dare una forma a quella massa che arrivava a sfiorarle le spalle, quindi si era fatta curare anche le sopracciglia e aveva chiesto consiglio per qualche cosmetico da acquistare per migliorare il suo aspetto e nascondere quel suo colorito un pò pallido.
Aveva comprato tutto il necessario e applicato i consigli, cercando di mantenere quei pochi e semplici gesti ogni giorno.
Poi, qualche mese dopo quando finalmente i primi frutti del suo volantinaggio erano iniziati ad arrivare e con essi i primi soldi come paga del suo faticoso lavoro, aveva speso quasi tutto il suo gruzzolo nei saldi di fine stagione per rinnovare il proprio guardaroba.
O per meglio dire rivoluzionarlo totalmente.
Aveva aperto l'armadio, fatto una lista delle cose che le servivano con urgenza e buttato tutto il resto, tenendo solo qualche camicia e una giacca.
E in meno di sei mesi la ragazza timida e insicura che appariva inosservata si trasformò, almeno esteriormente, in una ventiduenne decisa e curata, con uno stile tutto suo ma moderno e bello da guardare.
Romantico e chic.
Pantaloni a sigaretta a tinta unita senape, blu elettrico o semplicemente bianchi e neri misti a camicette e maglioni a collo alto morbidi e caldi, spesso con sopra disegni e stampe di orsacchiotti e cuoricini o bamboline.
Guanti, sciarpe, cappelli e qualche gonna.
Poi fu il turno delle scarpe, l'anno successivo. E nel frattempo bigiotteria carina come se piovesse.
Ma continuava a girare a piedi per la città, o accompagnata da sua sorella. Aveva paura perfino di provare il simulatore di guida.
Ben presto imparò a capirsi, prese consapevolezza del suo corpo che non era più quello di una bambina e iniziò anche ad amarsi, convincendosi sempre più che la paura e le insicurezze in cui aveva vissuto e dietro al quale si era nascosta non erano sue ma di chi malignamente e per sentirsi più importante gliele aveva messe sulle spalle.
Buttò anche quelle nel cassonetto assieme a una lattina vuota di Ebony un giorno, e si disse che ora che era cresciuta e sapeva non avrebbe mai più permesso a nessuno di abbatterla e di violentarla, di maltrattarla solo per sentirsi più grande di lei.
Solo lei sapeva cosa era meglio per sé stessa. Per questo avrebbe smesso di essere muta e cieca e avrebbe mostrato al mondo chi era veramente Jane Alexandra.
Non poteva tornare indietro e decidere di andare all'università, né rispondere per bene agli insulti dei compagni e di quel ragazzo che ... tsh, sarebbe stato meglio non conoscere.
Ma poteva dimostrare a sé stessa che erano tutte bugie ed iniziare a vivere davvero.
Con o senza macchina. Con o senza un uomo al suo fianco.
La guerriera di sé stessa era lei, perciò era ora di togliere la maschera e indossare corona ed armatura.
 
///Fine Flashback///
 
***
 
Questo mio tempo continua con te
Pace inattesa dopo tanto rumore
Sei l'acqua buona in cima alla salita
Una ringhiera a cui poggiare il cuore
 

Riaprì di colpo gli occhi, rialzando di scatto la schiena e guardandosi intorno.
Era giorno, la sveglia sul comodino segnava le nove e un quarto e il cuore le balzò dritto in gola.
"È tardissimo!" imprecò dentro di sé, rialzandosi e rivestendosi in fretta scegliendo bene dall'armadio in cui aveva riposto i suoi vestiti per evitare che si stropicciassero troppo nella valigia.
In realtà non fu affatto facile scegliere ... il primo pensiero ricadde sul solito completo da lavoro, ma pure se adeguato al suo compito le sembrò troppo scontato e scialbo. La camicia bianca che si abbinava al pallore quasi cadaverico che la affliggeva dopo la bronchite, la gonna poco comoda per destreggiarsi con piatti e scodelle.
Era vero che quasi certamente avrebbe dovuto solo lavare i piatti o cose simili, ma ...
Si fiondò in bagno e si guardò allo specchio sospirando.
 
«Cielo, sono un disastro!» piagnucolò.
 
Qualcuno bussò delicatamente alla porta facendola sobbalzare per lo spavento.
La voce di Ignis la raggiunse.
 
«Buongiorno, Alexandra. Tutto a posto? Sei pronta?» chiese gentile.
«Ehm, i-io ...» balbettò a quel punti lei nel panico.
 
"No, sono un disastro."
 
«Quasi. Ignis, per caso Eve è lì da qualche parte con te?»
 
Un istante di silenzio, poi la risposta.
 
«Si, è in cucina a bere il suo caffè. Vuoi che te la chiami?» si offri.
 
Jane sospirò sollevata.
 
«Si, per favore. Grazie.» rispose sforzandosi di sorridere e apparire il più possibile calma e gentile.
«Di nulla.» rispose lui con lo stesso tono cordiale, quindi lei udì i suoi passi allontanarsi, si sciacquò il viso con un paio di getti gelidi d'acqua, lavò bene i denti e finalmente la voce di Eve sussurrò alla porta.
«Alex, ci sei?»
 
La giovane si asciugò la bocca con un lembo dell'asciugamano rosa pastello, quindi sospirò di nuovo e annuì, fiondandosi ad aprire e lasciandola entrare velocemente senza aprire del tutto la porta.
Eve la fissò stranita.
Aveva indosso solo l'accappatoio azzurro che aveva usato per coprirsi dopo una veloce doccia e i capelli ancora avvolti nel turbante formato con l'asciugamano azzurra.
 
«Sei ancora in questo stato?» chiese sconvolta.
«Eve, tu devi aiutarmi.» decise Jane a quel punto, dopo un breve sospiro nervoso.
«Altroché se devo, ragazza!» soggiunse l'amica «Per tutti gli dei, guarda che occhiaie! Hai almeno scelto che metterti? Non dirmi gonna e camicia, sembreresti ancora più pallida di quanto tu già non sia.»
«Non ho molte alternative.» scosse il capo «Avevo pensato al completo col pantalone, e una camicia diversa magari.»
 
Eve alzò gli occhi al cielo.
 
«Eve, devo aiutare in cucina!» le fece notare nervosa.
«Ma devi anche far colpo sul belloccio che se ne sta nella mia di cucina a sorseggiare amabilmente caffè come se nulla fosse!» rispose quella.
 
Alexandra sorrise. "Credo di averlo già fatto."
Pensò.
Eve la scrutò con attenzione, corrucciandosi.
 
«Bhe! Cos'è quel sorriso da ebete sulla faccia?»
 
Sorrise sotto i baffi, Alex si morse le labbra ma subito dopo insieme esplosero in risatine divertite abbracciandosi.
 
«Hai già i vestiti?» chiese allegra Eve a quel punto.
 
Jane annuì, mostrandoglieli appoggiati sul davanzale della piccola finestra oblunga alle loro spalle.
 
«Bene, cambiati in fretta e lascia stare i capelli. A quelli ci penso io, vado a prendere i trucchi.»
 
Alex annuì, e una volta sola si rivestì in fretta stando attenta ai dettagli.
Aveva scelto un completo classico nero di giacca e pantalone, unito a una camicia rossa come i suoi occhiali su cui erano stampate in piccolo innumerevoli sagome di uccelli tropicali, disegnate in nero come con una matita dalla punta sottile.
Per le scarpe era stata indecisa fino all'ultimo, ma poi vista la bella giornata di sole aveva scelto delle comode ballerine bicolore, nere con una striscia bianca che correva lungo l'orlo superiore e finiva intrecciandosi in un delicato piccolo fiocco sulla parte anteriore destra del piede.
Non era proprio il massimo dell'eleganza forse, ma almeno era pratico e le sarebbe servito per qualsiasi cosa il suo nuovo datore di lavoro le avesse chiesto di fare.
Meno di dieci minuti più tardi, anche trucco e capelli furono perfettamente in ordine.
Alex si guardò allo specchio mentre Eve la osservava soddisfatta del lavoro svolto e si trovò ... bellissima.
Il pallore era quasi del tutto stato mascherato e anche il castano intenso dei suoi occhi e le folte ciglia ora risaltavano di più, grazie all'abile uso di ombretto e matita.
Non aveva avuto bisogno del mascara, Eve le aveva fatto notare con amichevole invidia che le sue ciglia erano già perfette così com'erano senza aver bisogno di ulteriori trucchi, e guardandosi allo specchio in quel momento ... lei fu per la prima volta veramente concorde con la sua amica.
Era bella davvero. I capelli acconciati in una coda alta sulla nuca, due ciocche sottili a sfiorarle i lati del viso e gli occhiali sul naso che le davano un'aria da intellettuale.
Il rosso della montatura e della camicia le dava colorito, e impettita nella sua divisa non era male.
Come ultimo tocco Eve le mise addosso un paio di piccoli orecchini composti da frammenti di corallo rosso pietre laviche provenienti direttamente da una delle miniere vicine al vulcano Ravatogh, e riportò in superfice sulla camicia la collana a forma di cuore con su incisa una rosa che da qualche anno a questa parte Alexandra si portava appresso come un tesoro prezioso.
Era molto importante per lei, soprattutto per le foto che conteneva al suo interno.
Le sorrise, e la vide scoppiare a piangere.
 
«Hey, Hey!» la rassicurò sorridendo e appoggiandole le mani sulle spalle «Che c'è? Dai non fare così! Va bene che è waterproof ma se continui ti si rovinerà tutto il trucco!»
 
Alexandra sorrise divertita, tornando a darsi un contegno.
 
«Scusa ...» mormorò «È che ...»
 
"Lavorare a palazzo ... avere ... Ignis al mio fianco ..."
 
«Non mi sembra vero, Eve.» si commosse «Tutto questo, io non ... non riesco neanche a crederci.»
 
Cadde letteralmente tra le braccia dell'amica ex datrice di lavoro che la strinse forte e le accarezzò la schiena con un sorriso attendendo che fosse lei a staccarsi, prima di lasciarla andare.
 
«Credici invece.» le disse «Te lo sei meritato. Ora devi solo viverlo e non avere paura. Perciò adesso vai da lui, prenditelo e non lo mollare più, capito?»
 
Alexandra sorrise, sfiorandosi arrossendo la punta del naso con un dito e annuendo con ancora gli occhi lucidi.
 
«Posso andare a dirgli che sei pronta?» le chiese ancora dolcemente l'amica.
 
Un muto sì e un ultimo abbraccio, poi Eve uscì dalla stanza lasciandola sola davanti allo specchio.
Con mani tremanti e un sorriso contento e incredulo raggiunse il ciondolo che portava sul cuore e lo aprì, guardando nello specchio il suo riflesso attuale e comparandolo con quello ritratto nelle foto, di una sé stessa bambina dolce e sorridente.
Quel sorriso ... lo aveva perso per tanto tempo, aveva permesso alle circostanze sfavorevoli della vita e alla gente cattiva di strapparglielo via, ma ora eccolo di nuovo lì, dopo tanto tempo.
Si sentì ... fiera di sé stessa. Per la prima volta completamente dopo tanto tempo.
E con quello stesso sorriso qualche minuto dopo si presentò da lui, ancora gli occhi lucidi di emozione, accennando ad un inchino e mostrandosi felice.
Ignis Scientia la guardò e la prima cosa che riuscì a dirle ammirato fu
 
«Wow!»
 
Sorrisero entrambi, arrossendo. Poi lui si alzò dalla sedia e andò ad accoglierla prendendola per mano e ammirandola volteggiargli intorno con sguardo emozionato.
 
«Come sto?» chiese imbarazzata lei, fermandosi quindi di fronte a lui «Non ho potuto esagerare, visto il tipo di lavoro ... ho preferito essere comoda oltre che elegante.» spiegò arrossendo un pò di più ritrovandosi a guardarlo negli occhi.
 
Scientia sorrise.
 
«È stata un'ottima scelta, decisamente.» rispose sicuro annuendo e sorridendole appena «Stai benissimo.»
 
Eve li guardò nella loro unità, con un sorriso soddisfatto nascosto dietro al pugno chiuso posto all'altezza del mento.
Erano entrambi vestiti di nero e con una camicia che spiccava sicuramente agli occhi. Alex portava occhiali rossi che seguivano e incorniciavano la forma delicata dei suoi occhi, Ignis indossava lenti sottili squadrate dalla montatura nera che valorizzavano il carattere del suo viso e l'intensità del suo sguardo.
Erano praticamente l'una la copia sputata dell'altro eppure così diversi, talmente tanto da sembrare fatti apposta per stringersi con amore le mani.
Alexandra sorrise contenta e si lasciò sfuggire un abbraccio in un moto di felicità al quale lui non si oppose, sorridendo con lei e stringendola forte per poi ritrovarsi a guardarla negli occhi. Innamorato alla follia come lo era lei.
 
«Andiamo allora?» le chiese dolcemente lui quindi «Abbiamo ancora un po' di tempo, possiamo fermarci a fare colazione da qualche parte se vuoi.» propose.
 
Alex annuì.
 
«D'accordo, si.» fu la risposta entusiasta di lei.
«Bene, ricordati solo di ripassare il rossetto dopo aver bevuto il caffè.» concluse Eve, per poi decidere con un mezzo sorriso sventolando in aria una mano «Ora andatevene immediatamente o rischiate di farmi commuovere. Mio dio, siete stupenti! Su, sciò sciò!»
Risero di nuovo entrambi, quindi salutarono e mano nella mano si diressero verso la porta, uscendo insieme.
Lei rimase lì ad ascoltarli allontanarsi chiacchierando amabilmente, e per un istante un velo di malinconia calò nel suo sguardo.
 
«Ah ...» disse tra sé «Goditelo Alex ... tu che puoi, prima che la favola finisca. Spero per te che non accada mai, perché non lo meritate.»
 
\\\

 
E questa notte che semina stelle
Preziosa come non lo è stato mai
Sarà un riparo per te la mia pelle
Mi perderò se ti perderai
 
Mancavano cinque minuti alle dieci quando insieme dopo una breve passeggiata giunsero nel quartiere del palazzo, fermandosi ad un grazioso bar proprio di fronte al grande cancello dell'ingresso principale.
Mentre aspettavano il loro caffè seduti a un tavolo vicino alla vetrina graziosamente allestita con piante sempre verdi da appartamento e riproduzioni in cioccolato di tazzine di caffè, cornetti e altre delizie servite nel locale, Ignis si accorse che Alexandra non riusciva a staccare gli occhi dall'edificio, osservando agitata le sue alte guglie e la sua maestosa imponenza.
Sospirò dispiaciuto.
 
«Alexandra ...» mormorò richiamandola dolcemente.
 
Lei si riscosse d'improvviso e si affrettò a dipingere un sorriso nervoso sulle labbra sottili e rosse.
 
«Mh?» domandò, mal nascondendo il panico.
«Non devi farti ingannare dalle apparenze. Vedrai che andrà bene.» le sorrise, allungando una mano sul tavolo e prendendo tra le dita le sue.
 
La ragazza rabbrividì fissandolo sorpresa, poi però si sciolse ammorbidendo il sorriso e stringendo quella mano nella sua.
 
«Hai ragione, scusami ...» iniziò scuotendo il capo «Me lo hai detto così tante volte. È che ... il palazzo reale! Se riuscirò a far bene questo vuol dire che lavorerò per sua maestà! Io?» sorrise rossa in viso per l'emozione «Davvero, non credo proprio di essere all'altezza del compito.»
 
Ignis sorrise a sua volta.
 
«Beh, se proprio dobbiamo essere precisi per il momento sarai solo l'aiuto in cucina dell'aiuto cuoco.» scherzò, strappandole un sorriso «Quindi non c'è motivo per avere così tanta paura. E poi hai detto di voler migliorare la tua abilità in cucina, non c'è modo migliore per farlo credimi. Io ho imparato molto dal cuoco di corte.» soggiunse tornando serio.
 
Alexandra sorrise annuendo. Le loro mani si strinsero e sentirlo, sentire quella vicinanza e quel calore, le diede la giusta sicurezza che le mancava. E poi quello sguardo, quegli occhi magnetici puntati amorevolmente su di lei.
Ad un tratto furono i suoi timori ad aver paura di restare.
 
«Vedrai che andrà bene.» ribadì sicuro Ignis.
 
Jane sorrise annuendo.
 
«Io ... lo so che te l'ho già detto un milione di volte, ma ... grazie. Grazie di esserci. Grazie di esistere. Ora sento che tutto ha veramente un senso, per me.»
 
Scientia la ascoltò felice, una strana calma riempì il suo cuore spingendolo a sorridere. Portò delicatamente la mano destra della giovane nella sua, vicino alla bocca, e con le labbra le sfiorò le dita con un dolce bacio, guardandola arrossire felicissima.
 
«Io credevo fosse già così per me.» le rivelò «Poi ti ho incontrata, e ... hai espanso i miei orizzonti.
Per questo e per tutto quello che verrà, grazie un milione di volte anche a te.»
 
Sorrisero insieme, emozionati. Infine, dopo qualche altro istante di silenzio avvolti nell'atmosfera quieta e accogliente del locale, la cameriera arrivò a portar loro i loro caffè sciogliendo l'attimo e restituendoli alla quotidianità.
Abbassarono lo sguardo imbarazzati, ringraziarono con un sorriso e tornarono a guardarsi, destreggiandosi con le tazzine.
Quel momento e tutti quelli a venire sarebbero stati i più belli per entrambi.
E per Alexandra Jane Baker anche un'ancora a cui aggrapparsi, quando l'oscurità sarebbero calata infine su Insomnia prima, e nei loro occhi su tutto il resto del loro mondo poi.
 
\\\
 
L'ingresso per la servitù si trovava sul fronte destro del castello, attraverso una piccola porticina sorvegliata da due kingslave che rimasero impettiti nelle loro divise non appena li videro accedere.
Alexandra avrebbe dovuto farci caso, magari notare che non facevano opposizione nel vederli passare e a trovare strano il lieve inchino che concessero loro e a cui Ignis rispose con un sorriso replicando il loro saluto.
Ma tutto era così nuovo, così stupefacente e affascinante per lei che non ebbe altro per la testa se non osservare con avida curiosità ogni cosa e rimanere quasi sconvolta da tutti quei dettagli, quei particolari che facevano di una stanza un capolavoro.
Percorsero mano nella mano i corridoi ampi e luminosi del piano inferiore, fino ad arrivare all'ampio e altrettanto luminoso ambiente della cucina, dove trovarono ad accoglierli il cuoco ed il suo staff, già indaffarati con la preparazione del pranzo per quel giorno.
Stoviglie brillanti, cucina professionale, utensili appesi perfino giù dal soffitto e un profumo delizioso che permeava tutto l'ambiente.
Alexandra si guardò intorno e il cuore le palpitò forte in gola.
 
«Oh, Ignis!» esclamò contento il cuoco, un omaccione simpatico e affabile con indosso il grembiule e il tipico cappello «Bentornato.» ridacchiò fermandosi a guardarli «E questa la ragazza di cui mi hai parlato.»
Il biondo sorrise, accennando ad un inchino.
 
«Salve, signor Abe.» rispose «Si, è lei. Alexandra Baker...» la richiamò guardandola e stringendole la mano.
 
La giovane si riscosse d'improvviso guardandolo e cercando di riportare al presente la mente. Sorrise annuendo.
 
«Questo è il signor Akinori Abe.» li presentò «Il cuoco personale di sua maestà.»
 
Lei arrossì emozionata, lasciando ricadere le braccia lungo le braccia e unendo le mani davanti al grembo, compiendo un piccolo passo avanti.
 
«Buongiorno, lieta di conoscervi signor Abe.» disse, accennando ad un inchino e abbassando il volto.
 
Il cuoco rise soddisfatto e divertiti.
 
«È davvero una bella ragazza, Iggy. Complimenti!» esclamò divertendo e imbarazzando entrambi per poi aggiungere «Ora vediamo se è anche brava. Forza, indossa il grembiule aiuta Hiroji con quelle verdure. Tu puoi andare Ignis, altrimenti me la distrai.»
 
Ridacchiò di nuovo, e i due con lui. Alexandra gli lanciò un ultimo sguardo nervoso a cui lui rispose con un sorriso calmo e un occhiolino, annuendo.
 
«Vengo a prenderti stasera dopo cena.» risolse, vedendola annuire sorridendo a sua volta per poi affrettarsi ad obbedire.
 
Ignis salutò il cuoco e i suoi assistenti, quindi sospirò contento e uscì dalla stanza diretto verso l'arena. C'era una cosa che lo impensieriva, aveva bisogno di parlarne con qualcuno più esperto di lui in questioni amorose.
E chi meglio del rampollo degli Amicitia?
 
\\\
 
«Lavorare a palazzo?»
 
Gladio gli rivolse un sorriso assieme a quella domanda incredula, e Ignis annuì confermando.
Si trovavano seduti su una panca, una delle tante ai lati della stanza rettangolare dall'alto e ampio soffitto, le pareti piene di dipinti che narravano le vicende degli antichi Re.
Amicitia ridacchiò divertito.
 
«Ahi ahi, Iggy. L'hai portata davvero qui?»
 
Lo stratega annuì di nuovo, serio.
 
«Si. Non aveva più un lavoro, mi è sembrato l'unico modo possibile per aiutarla.» disse, ma poi si scurì riflettendo «Forse non era proprio l'unico, dopotutto, ma ...» scosse il capo «Temo di aver fatto il passo più lungo della gamba.» disse.
 
Gladio alzò entrambe le sopracciglia spalancando gli occhi e annuendo ammirato.
 
«Bhe, direi che sei riuscito a farlo per bene. Se volevi prenderti il tuo tempo per dirle chi sei, ora dovrai sbrigarti prima che lo faccia qualcun'altro. Mi auguro per te che non sia Noct.» confermò.
 
Ignis si lasciò andare ad un sospiro, passandosi una mano tra i capelli.
 
«Non so come sia potuto accadere.» mormorò.
«Nemmeno io.» soggiunse con un sorriso Gladio «Ma non preoccuparti.» scherzò battendogli una pacca sulla spalla «Capita a tutti di sbagliare strategia prima o poi, soprattutto in amore.»
«Quindi ...» annuì Scientia tornando a guardarlo «Cosa mi consigli di fare, adesso?»
 
Gladio ridacchiò scuotendo le spalle.
 
«Prima di tutto, fammela conoscere.» scherzò «E poi sii te stesso e spera che se la cavi.» soggiunse «Del resto a quanto mi hai detto non mi sembra una stupida, prima o poi lo capirà da sé che non sei uno qualunque, ammesso che non lo abbia già fatto.»
 
E Scientia annuendo non poté che ritrovarsi a dargli ragione.

***
 
"C'è un posto che tengo nascosto per te
Un posto che sta qui da sempre
C'era già prima di me e c'è ancora
Si apre per noi eternamente ora ..."

 
Quando, verso le dieci di sera, Ignis tornò a prenderla come promesso, Alexandra era esausta ma soddisfatta.
Aveva sgobbato per tutto il giorno tra il calore dei fornelli e imparato quante più cose potesse, ma quando l'orologio le aveva preannunciato l'ultimo quarto d'ora aveva sperato fino all'ultimo minuto di riuscire ad avere almeno cinque minuti prima del suo arrivo per rifarsi almeno il trucco.
Non li ebbe, ovviamente, e lei non si azzardò a chiederli anche se i suoi superiori, sia il capo cuoco che i due aiutanti rimasti, avevano legato già molto bene con lei accogliendola con educazione e simpatia.
Fortunatamente però, fu Ignis stesso a concederla qualche istante dopo la fine del turno, attendendo fuori dalla porta d'ingresso che fossero passati almeno cinque minuti prima di entrare. Nel frattempo lei ne approfittò per correre in bagno e sistemarsi i capelli e il rossetto, constatando con molto sollievo che il resto del trucco non aveva ceduto poi molto.
Quando uscì finalmente dalla porta se lo trovò direttamente davanti, a metà strada con un sorriso contento e accogliente sulle labbra e una piccola borsa in mano. La riconobbe subito, era la borsa da viaggio di Eve.
 
«Buonasera.» la salutò, porgendole il braccio libero.
 
Alexandra sorrise rilassandosi e avvolgendo il braccio sinistro attorno al suo.
 
«Buonasera a lei, Mr. Scientia.» lo accolse felice.
«Come è andato il tuo primo giorno di prova?» tornò a chiedere lui mentre insieme si avviavano all'uscita.
 
Alexandra sospirò scuotendo le spalle.
 
«Non male.» ammise «Sono stati tutti gentili, e non sono stata un attimo ferma. Avevi ragione ...» soggiunse poi guardandolo negli occhi senza più timore «Non era poi così difficile, e ho imparato davvero un sacco di cose per essere solo al primo giorno.»
 
Ignis sorrise.
 
«Sono contento di sentirtelo dire.» concluse annuendo, prima di chiederle «Sarai stanca adesso, immagino. Hai fame?»
 
Alexandra ridacchiò.
 
«Molta. Non poter toccare nessuna di quelle prelibatezze stanca da morire più che prepararle.» ammise.
 
Scientia sorrise a sua volta.
 
«Lo so.» annuì «Per questo ho prenotato un tavolo nel miglior ristorante del quartiere.» la informò scaldandole il cuore «E sono passato a casa della Signorina Eve per prenderti un vestito di ricambio. Ho pensato ti avrebbe fatto piacere cambiarti con qualcosa di più adeguato.» concluse mostrandogli la borsa.
 
Alex si esibì in un'espressione sorpresa ed entusiasta.
 
«Oh, Ignis. Grazie!» disse contenta «Allora immagino che anche stasera offrirai tu.» ridacchiò poi.
 
Lui abbassò il viso sorridendo e annuì divertito.
 
«Più o meno.» soggiunse «Per questa volta mi limiterò a pagare il conto.» sorridendo poi e strappando una risatina divertita anche a lei, che felice non poté fare a meno di esporsi stampandogli un bacio sulla guancia, successivamente al quale si fermarono entrambi, guardandosi negli occhi.
 
E così, quasi del tutto inaspettatamente, di nuovo le loro labbra si avvicinarono esplodendo poi nel loro secondo, intenso e dolce bacio d'amore più bello che avessero mai dato.


\\\

Era un bellissimo locale poco lontano dal centro del quartiere, scintillante ricco. Ampie vetrate illuminate da ghirlande dorate, una hall rivestita interamente in legno con un fornitissimo piano bar e ben due sale ricevimenti ampie e spaziose, con tende in pregiato broccato alle finestre, tavoli finemente apparecchiati con stoviglie d'argento e pavimenti e soffitti in pregiato marmo e lampadari a specchio a illuminare l'ambiente.
Alexandra rimase praticamente sconvolta nell'entrare, e per qualche attimo mentre Ignis tenendola sottobraccio informava il caposala del loro arrivo si sentì un pò a disagio, ma tutto passò quando tornò a fissare il sorriso calmo del suo cavaliere.
 
«Puoi andare a cambiarti.» le disse «Io ti aspetto al tavolo, un cameriere ti indicherà dove siamo seduti.»
 
Jane annuì, e dopo averlo ringraziato si affretto con la borsa tra le mani verso il lussuoso bagno con un ampio specchio sopra il ripiano in marmo rosa che conteneva i tre lavandini, proprio di fronte alle tre porte chiuse.
Sospirò, riflettendo mentre guardava la sua immagine sconvolta allo specchio.
 
«Lo sapevo che non eri uno qualunque, Mr. Scientia. Ma adesso ...» sospirò pesantemente, cercando di mantenere il controllo delle proprie emozioni «Adesso mi chiedo: Chi sei, precisamente? Un comune servo del re non potrebbe permettersi tutto questo neanche dopo cento anni di lavoro.»
 
Comunque sia, oramai era lì e non aveva alcuna voglia di sottrarsi a una serata che si prospettava essere magnifica.
Indossò il lungo vestito nero con un delicato scollo a barca che Eve (o Ignis, a questo punto non poteva più esserne certa del tutto) aveva scelto per lei, le décolleté e infine mise in bella mostra la collana dorata sul collo liscio.
Sistemò i capelli, e si trovò stupenda.
Davvero stupenda.
Sorrise soddisfatta, quindi chiuse la divisa ben piegata nella borsa e tornò da lui.
Come promesso, un cameriere fu così gentile da accompagnarla al tavolo dove l'uomo la aspettava ascoltando la melodia suonata dalla piccola orchestra sinfonica dal vivo e sorseggiando dello champagne.
Le sorrise non appena la vide arrivare, e da vero gentiluomo si alzò a prenderla per mano accompagnandola a sedersi per poi tornare a farlo solo dopo di lei.
 
«Allora, cosa posso portarvi?» domandò il cameriere.
 
Ignis guardò in attesa Alexandra, lei arrossì.
 
«Io ... non so decidere.» ammise dando una rapida scorsa alla carta «Prendo quello che prendi tu.» acconsentì.
 
Scientia sorrise e annuì.
 
«Bene, allora scegliamo il menù di pesce. E del vino adeguato.» concluse consegnando il menù al giovane che annuì e si avviò in fretta verso la cucina.
 
Alexandra tornò a guardarsi intorno con un sorriso.
 
«Dovrà costare parecchio cenare in un posto come questo.» esordì rivolgendogli uno sguardo sincero.
 
Ignis sospirò, sistemandosi nervosamente il tovagliolo sulle gambe.
Gladio aveva ragione, ovviamente. Non era stupida. Il punto era che adesso era lui a sentirsi tale, giusto un pochino.
Come aveva fatto a cascare in una situazione simile? Proprio lui che della verità e della rettitudine morale ne faceva una questione di principio.
 
«In effetti ...» iniziò serio «Non ho mai avuto problemi di questo tipo.»
 
Quindi si schiarì la voce tossicchiando un paio di volte ed iniziò.
 
«Vedi Alexandra, c'è una cosa su di me che ancora non ti ho detto ...»
 
Ma proprio allora la ragazza lo fermò, seguitando a sorridere guardandolo dritto negli occhi e chiedendo, quasi implorante.
 
«Questa musica è bellissima. Mi inviti a ballare, Signor Scientia?»
 
Lui la guardò per un istante spaesato, battendo un paio di volte le palpebre incredulo.
Alexandra intensificò il suo sorriso.
 
«Non ho mai ballato con un vero gentiluomo su una vera pista da ballo come questa.» soggiunse indicando con un movimento del capo il centro dell'ampia sala già occupato da qualche coppia elegantemente vestita che volava su vorticosi giri di valzer «Vuoi insegnarmi mentre aspettiamo il primo?» lo incoraggiò.
 
Ignis Scientia rimase ancora per qualche istante interdetto, incapace di decidere come proseguire. Poi però si lasciò convincere, tornò a sorridere e annuì con un sospiro, alzandosi in piedi e porgendole la mano destra, il braccio sinistro dietro la schiena dritta.
 
«Benissimo.» accettò «Vuole unirsi a me, madamigella?»
 
Alex annuì sospirando grata, afferrò quella mano e si lasciò trascinare in pista appoggiandosi alle spalle forti del suo cavaliere ringraziandolo sottovoce.
Niente patemi d'animo per quel giorno. Se era una favola allora voleva solo viverla fino in fondo, dopo anni da incubo difficili da dimenticare.

 

"Oh oh oh eternamente ora "



 
   
 
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