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Autore: artemisia reight    13/02/2018    2 recensioni
una relazione complicata e una differenza di età esorbitante. tutto sembra a loro sfavore ma l'amore si dimostra spesso più forte di tutto il resto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Elettra è seduta sugli scalini di fronte al portone di casa sua.
Sono appena le sette e lei tenta di avvistare la macchina di John.
L’uomo arriva puntuale e si ferma davanti all’abitazione.
Mentre Elettra si alza e si dirige verso l’auto, John osserva per l’ennesima volta la sua bellezza delicata.
Indossa dei jeans slavati che le risaltano le gambe magre, e una       t-shirt grigia.
I capelli sono sciolti, come lui li aveva visti solo a cena a casa loro, e gli ricadono sulle spalle in onde scure ed ammalianti.
“Buongiorno” lo saluta, dopo essersi seduta ed aver chiuso lo sportello.
“Buongiorno” ricambia lui “come va?”.
“Benissimo” risponde subito la ragazza, entusiasta “John devo ringraziarti, so che arrivare fin qui significa molti chilometri in più …”
“Scherzi?” la interrompe subito lui “sono in macchina, mica a piedi! Non preoccuparti, non mi pesa affatto. Anzi, non so perché non te l’abbia proposto prima. Chissà a che ora avrai dovuto svegliarti per prendere l’autobus in tempo”.
“Niente di impossibile” lo rassicura lei “non mi è mai pesato. Certo, niente a che vedere con la comodità della macchina” ride “ma si devono fare dei sacrifici per avere dei risultati, e io approfitto di qualsiasi situazione di disagio per abituarmi”.
John non riesce a trattenere un sorriso: lo stupisce sempre di più con i suoi discorsi così maturi.
“Sono d’accordo” commenta “ma non mi sarei mai perdonato se avessi dovuto vederti ancora arrivare a casa mia da sola sapendo che avrei potuto tranquillamente evitartelo”.
Elettra gli sorride, riconoscente.
“Oh” esclama poi “quasi dimenticavo! Ti ho portato un po’ di miei articoli. In realtà un bel po’ …” aggiunge imbarazzata “non devi leggerli tutti, eh. Ne ho portati tanti per precauzione, ma non mi offendo se ne leggi solo un paio. Anzi, lo capirei. Comunque, in questa cartella” estrae una cartella viola dalla borsa “ci sono tutti gli articoli che ho scritto per il giornale della scuola. Non sono tantissimi. Ho cominciato da poco a scrivere per loro, e in più hanno cominciato a pubblicarmi solo dopo un paio di mesi”.
Ricorda come Sarah le aveva fatto scrivere un articolo a settimana per due mesi, rispondendole poi sempre che non era ancora abbastanza brava da essere pubblicata.
Era stato Andrew, il ragazzo della redazione che ci provava sempre con lei, a leggere i suoi lavori e convincere Sarah a pubblicarli.
“Qui, invece” prosegue, tirando fuori dalla borsa una seconda cartellina, questa volta verde “ci sono degli articoli che ho mandato ad alcuni giornali. Non so perché l’ho fatto, mi hanno comunque tutti risposto che non potevano pubblicarmi in quanto minorenne. Suppongo l’abbia fatto semplicemente per fare pratica e perché adoro scrivere, anche quando non porta a niente. Questi li ho portati perché trattano argomenti interessanti, in un modo o in un altro. Quelli del giornale della scuola sono i più recenti, ma ti capisco se non hai voglia di leggerli: gli argomenti sono veramente stupidi e noiosi”.
“Volevo chiedertelo martedì” ricorda John “come mai ti assegnano articoli così noiosi?”.
“Beh …” Elettra esita, indecisa su cosa rispondere.
In fondo John non ha ancora letto niente di suo, e potrebbe pensare che sia solo convinta, erroneamente, di essere brava.
Non vuole sembrare una presuntuosa.
“Sinceramente non lo so” alla fine opta per la sincerità “la capo redattrice nutre un po’ di antipatia per me, questo è innegabile. Mi dicono spesso, anche i ragazzi che lavorano con me, che ho del talento. Sono addirittura arrivate delle lettere da parte dei lettori che chiedevano al giornale di darmi più spazio” John solleva un sopracciglio, colpito “ma Sarah, il capo, continua a dirmi che non sto da abbastanza tempo nel giornale e devo imparare molto prima di arrivare alla vetta. Non che non sia d’accordo, si può sempre migliorare, ma gli altri articoli non sono di certo scritti meglio dei miei e …”.
John ridacchia ed Elettra lo guarda stupita.
“Non serve che tenti di spiegarmi in questo modo concitato” le spiega “so esattamente di cosa stai parlando”.
“Ah sì?” domanda lei, incerta.
“Assolutamente” conferma lui “ ne ho conosciute tante di persone così, purtroppo. Mi sono trovato spesso nella tua stessa situazione. Capisco la sensazione. Se una cosa mi viene bene, perché mi trattano come il peggiore? Sfortunatamente, Elettra, il talento è spesso scomodo. Soprattutto se i tuoi superiori non sono al tuo livello. Sono semplicemente invidiosi. Ti temono, e per questo tentano di tenerti il più in basso possibile, dove puoi rimanere sotto il loro controllo. Hanno paura che, se ti dessero spazio, prenderesti il sopravvento”.
“Non lo so” Elettra riflette “non penso che Sarah non abbia talento”.
“Come scrive?” si informa John.
“Non ne ho idea” la ragazza si stringe nelle spalle “non ho mai letto niente di suo. Da quando è diventata capo redattore ha smesso di scrivere. Ma questo non significa che non sia brava”.
“Può darsi” conviene lui “come può darsi che non sia poi questo granché. Potrebbe essere il motivo per cui le stai così antipatica e non ti concede lo spazio che ti meriti”.
Elettra lo ascolta, ancora poco convinta.
Se fosse vero, come avrebbe fatto a diventare il capo del giornale?
“Comunque l’importante è non abbattersi” le dice John “la cosa fondamentale è lasciare che i commenti degli altri definiscano chi sei” ad Elettra quella frase sembra terribilmente personale, quasi lo stesse ricordando a sé stesso “ci saranno sempre persone che ti diranno che non hai talento, che non sei niente di che. Tu sei una ragazza intelligente, sei in grado di capire da sola quanto vali. Non lasciarti convincere da nessuno di qualcosa in cui non credi. Se sei convinta di saper fare qualcosa, dimostralo a tutti. Non permettere a nessuno di definirti. Sei tu a definire te stessa”.
Elettra lo guarda e gli sorride.
Prova un moto di affetto improvviso verso quell’uomo, le cui parole le ricordano incredibilmente quelle di suo padre.
Lo vede come non lo aveva mai visto.
Comincia ad apprezzare i suoi modi, a tratti bruschi e a tratti così paterni e gentili.
Osserva il suo naso pronunciato, i capelli che gli arrivano quasi alle spalle, le mani grandi.
Prova una sensazione che non sa descrivere.
Qualcosa di intimo, come se si conoscessero da sempre e se ne rendesse conto per la prima volta.
Vorrebbe dirglielo, ma ha paura che lui la consideri fuori di testa.
“Lo so” dice invece “mi è stato insegnato quando ero piccola e non l’ho più dimenticato”.
Fa un respiro profondo, automaticamente.
Non gli capita mai di parlare del padre ed è come se il suo corpo si preparasse all’impatto, ma allo stesso tempo lo fa senza quasi rendersene conto.
Non gli costa nulla, apre semplicemente la bocca e le parole scorrono fuori come un fiume in piena, come se non aspettassero altro che uscire.
“Mio padre mi diceva sempre che devo essere consapevole di quanto valgo e non scordarlo mai. Mi ha insegnato ad essere sempre la versione migliore di me stessa, a spingermi oltre il limite per poi realizzare che posso riuscire a superarlo”.
“Uomo saggio” commenta John, inconsapevole di quanto sia raro che Elettra parli di lui.
“E’ il migliore” conferma lei “ora non lo vedo più molto, ma lo sento ancora. E ricordo ognuna delle sue lezioni di vita. Se sono brava nella maggior parte delle cose che faccio lo devo a lui”.
John non sa come rispondere.
Percepisce l’amore di Elettra per il padre, ma allo stesso tempo non gli sembra che il padre sia particolarmente interessato a lei.
Non vuole dire qualcosa che potrebbe offenderla.
“E’ un avvocato bravissimo, sai” continua lei, come se non avesse desiderato altro che poterne parlare fino a quel momento “quando ero più piccola andavo sempre a vedere le sue udienze. Rimanevo incantata a sentirlo a parlare. Ha un potere persuasivo incredibile. Vince praticamente ogni caso. Quando parla la gente pende dalle sue labbra, anche se non lo conosce”.
“Sembra davvero fenomenale” John le sorride, intenerito dal suo entusiasmo.
Vorrebbe abbracciarla, coccolare quella ragazza che meriterebbe il meglio e invece si ritrova con un padre che nemmeno la va a trovare.
Vorrebbe darle tutto l’affetto che non ha ricevuto, vorrebbe essere lui a supportarla e farle capire quanto vale.
Elettra, dal canto suo, si sta lentamente rendendo conto di tutte le cose di cui ha parlato negli ultimi minuti.
Cose di cui non parla da anni, che ha conservato nel suo cuore come il più prezioso dei regali, ma che non si azzardava mai a rivelare a nessuno.
E ora, con una facilità che non credeva possibile, le aveva espresse tutte.
Si sente libera da un peso.
Si rende conto di quanto le pesasse non poter più parlare della persona che stima di più al mondo.
Ma la madre aveva abolito suo padre dagli argomenti, facendo finta che non fosse mai esistito, e lei si era quasi abituata a vivere con quel tabù.
“Non parlo mai di queste cose” dice, sorridendo imbarazzata “è la prima volta che dico queste cose ad alta voce da quando papà se ne è andato”.
“E perché le dici a me?” John approfitta di quel momento per capire se anche lei prova quel senso di inspiegabile familiarità che prova lui quando sono solo loro due.
“Sinceramente non lo so” confessa lei “non riesco a spiegarmelo. E’ come se ti conoscessi da sempre. Non sento il minimo imbarazzo a dirti quello che penso, anzi mi viene quasi naturale! Oddio, penserai che sono fuori di testa …”.
“No, affatto” John scuote la testa “anch’io mi sento così con te”.
“E’ strano” commenta Elettra, poi scoppia a ridere.
“Già” anche John ride.
Sono risate quasi nervose, di sollievo, di felicità pura.
Elettra è sollevata di essere riuscita a parlare di argomenti che pensava sarebbero rimasti un tabù per il resto della sua vita.
John è sollevato di non essere l’unico a percepire che il loro rapporto è speciale e di aver finalmente trovato, dopo anni, qualcuno con cui poter parlare davvero.
Il resto del viaggio è silenzioso, ma è un silenzio tranquillo, rilassato.
Il silenzio di due persone a proprio agio l’una con l’altra.
 
 
In ufficio, Elettra comincia a fremere in attesa di vedere John in azione durante la riunione.
Lui sistema i documenti in attesa delle dieci, e la invita a sedersi nel frattempo.
La ragazza è ancora scossa da quanto successo in macchina.
Non tanto da quello che ha detto, ma dalle sensazioni che ha provato.
Ancora non sa identificarle, né tantomeno spiegarle.
Quello che sa con certezza, è che ora lo vede con occhi diversi.
Se prima provava solo un’ammirazione distaccata, come la si può provare per un bravo professore, ora prova l’ammirazione che si ha per un genitore, per un amico stretto.
È come se avesse trovato qualcuno come suo padre, finalmente.
Qualcuno da poter considerare la verità assoluta.
Da cui poter imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Ma non è suo padre, e questo lo sa.
Rivede suo padre nei suoi modi di fare, nelle sue parole, ma non lo vede come un padre.
Quando è vicino a lui sente lo stomaco contrarsi in maniera strana, e questo non le è mai capitato con suo padre.
Forse è perché è il papà di Edward, perché prova le stesse sensazioni che aveva provato quando aveva conosciuto il figlio.
Eppure non li trova simili.
Eddie è adorabile, ma non è di successo come John e non ha neanche intenzione di diventarlo.
Quindi come mai lei si sente così?
“Sono le dieci” annuncia John, destandola dai suoi pensieri “andiamo?”.
Entrano in una stanza molto grande, con un tavolo ovale a cui sono sedute una ventina di persone.
“Sicuro che io possa entrare?” gli sussurra Elettra all’orecchio, mentre avanza.
“Non preoccuparti” le sorride John.
La ragazza si siede quindi in un angolo, come quando aveva assistito alla riunione con Phil.
Anche questa volta, osserva come tutti lo salutano con rispetto e raddrizzano la schiena quando lo vedono arrivare.
Sapeva che era ammirato da tutti!
Mentre le sue idee vengono confermate sempre di più ad ogni collega che gli stringe la mano, John si dirige verso la parte opposta della sala.
Elettra attende, convinta che l’uomo accenderà il proiettore per mostrare dati e grafici, invece John comincia a parlare ed il computer davanti a lui rimane spento.
Wow, pensa subito lei, ci vogliono grandi capacità per tenere un discorso complicato senza nessun ausilio esterno.
John, invece, parla come il più bravo dei presentatori.
Le sembra un’altra persona rispetto a l’uomo che le diceva continuamente che quel lavoro non lo appagava.
Sembra nato per fare quello.
Ricorda quando, mentre pranzavano insieme, le aveva rivelato che avrebbe potuto fare l’avvocato perché era bravo a discutere e catalizzare l’attenzione del pubblico.
Ora capisce cosa intendeva.
Parla di spese, di soldi entrati all’azienda e di interessi come se fosse l’argomento più facile del mondo ed Elettra comincia per la prima volta a capirci davvero qualcosa.
I suoi colleghi sono tutti intenti ad ascoltarlo rapiti e lui è il leader perfetto: parla in tono autoritario e serioso, ma alterna battute leggere per mettere a loro agio le persone che ha davanti.
Elettra pende dalle sue labbra.
Si è completamente dimenticata di dover prendere appunti sull’economia e tenta solo di imparare il più possibile sul suo modo di esporre.
Aspira a diventare esattamente come lui: carismatica, sicura di sé.
Osserva il modo in cui le sue mani si muovono, le maniche della camicia arrotolate al di sopra dei gomiti.
Si accorge di quanto i suoi bicipiti siano pronunciati.
Va in palestra?
Edward le aveva detto che non faceva altro che lavorare.
John la guarda per la prima volta dall’inizio della riunione, e le sorride.
Il cuore di Elettra salta un battito.
Quello scambio di sguardi, quel sorriso.
Sente la stretta allo stomaco più forte che mai.
Il cuore le batte forte e ha le mani che tremano.
Cosa le sta succedendo?
Probabilmente era il fatto che tutti lo consideravano un’autorità, e lui aveva rivolto quel gesto affettuoso solo a lei.
Come se lei contasse più degli altri.
L’aveva fatta sentire speciale, ecco tutto.
Si tranquillizza.
John, invece, è al settimo cielo.
Per un po’, quella mattina, aveva temuto che non sarebbe riuscito a farcela.
Di solito non aveva problemi, ma la presenza di Elettra avrebbe potuto cambiare tutto.
Aveva talento in quel genere di cose, era innegabile, ma non avrebbe voluto trovarsi lì.
Vedere colleghi che volevano davvero quel posto ma non erano bravi quanto lui e vedere sé stesso non fare il minimo sforzo ed avere comunque successo, gli dava sempre la tranquillità necessaria ad essere sciolto e spigliato.
Per la prima volta, quel giorno, si era reso conto che avrebbe avuto un motivo per essere bravo.
Era la prima volta che in quel lavoro aveva un minimo di motivazione, ma con la motivazione era arrivato anche il terrore di sbagliare e rovinare tutto.
Fortunatamente, una volta cominciato a parlare, aveva capito che in tutti quegli anni di discorsi disinteressati aveva in realtà fatto pratica per il momento in cui gli sarebbe importato davvero.
Da quell’attimo in poi era tornato ad essere una passeggiata come sempre.
Anche se non aveva incrociato il suo sguardo per un bel po’, percepiva che Elettra era rimasta colpita dal suo talento.
Per la prima volta, l’atteggiamento reverenziale che i suoi colleghi avevano nei suoi confronti non gli dava fastidio. Anzi, era fiero di poter dimostrare ad Elettra che gli altri lo consideravano il migliore.
Dopo una decina di minuti, però, non aveva più resistito e le aveva lanciato un’occhiata.
Lei era proprio come lui sperava: stupita, ammirata.
Il sorriso gli era nato spontaneo sulle labbra e ne aveva approfittato per fingere che fosse semplicemente un attraente sorriso d’intesa.
Per la prima volta da quando era entrata a far parte dell’azienda, una riunione l’aveva davvero reso fiero di sé stesso.
 
 
Una volta a pranzo, gli amici di John vengono a sapere che Elettra ha assistito a ben due riunioni quella settimana.
“Ti sei annoiata?” si informa Bruce.
“A dire il vero per niente” risponde lei “anche se non è un argomento che di solito mi appassiona, devo ammettere che è stato interessante assistere ad un evento a cui non avevo mai partecipato”.
“Non ci offendiamo” insiste Steve “anzi, puoi tranquillamente dirci che John è insopportabile quando si mette a fare i suoi lunghissimi discorsi”.
Phil ride e da una pacca scherzosa a John, che sorride in imbarazzo.
“No, no” Elettra lancia uno sguardo affettuoso a John “è incredibile. Un vero talento. È riuscito a farmi interessare alla finanza!”.
Steve fa un applauso e guarda l’uomo con ironico stupore.
“E comunque avevi ragione” aggiunge la ragazza, rivolgendosi a Matthew “siete davvero venerati all’interno dell’azienda”.
Steve e Matthew sghignazzano.
“Te ne sei accorta, eh” Matthew le sorride soddisfatto, ma Elettra lo vede distante.
Non ne capisce il motivo, ma le sembra quasi arrabbiato con lei.
Vorrebbe chiedergli se qualcosa non va, ma non lo conosce abbastanza bene.
E comunque sarà sicuramente qualcosa che non la riguarda.
Se ne dimentica appena Phil le fa alcune domande sul suo articolo.
“Di solito ne scrivo uno a settimana” spiega, mentre il gruppo di amici la ascolta in silenzio “e mi danno l’argomento la settimana stessa. Ma a volte capita che me lo diano con più anticipo. Di solito lo fanno con gli argomenti più difficili da trattare, come questo, perché permettono a noi ‘giornalisti’ di informarci quanto serve per poter fare un buon lavoro. Sto comunque scrivendo un articolo a settimana, ma considero questo un grande progetto. È più interessante di quello di cui scrivo di solito e, se viene bene come spero, potrebbe essere pubblicato tra le prime pagine del giornale”.
“Una settimana di preavviso è davvero poco” commenta Bruce “e tu riesci a scrivere in così poco tempo? Quanto ti ci vuole a completare un intero articolo?”.
“Dipende” Elettra si stringe nelle spalle “di solito vado in biblioteca a lavorare. Lì trovo tutte le informazioni facilmente, e a quel punto riesco a finire anche in un paio di pomeriggi di studio intenso. Se invece sono a casa mia è più difficile, perché devo trovare tutto su internet e non mi ci trovo bene, preferisco il cartaceo. Anche perché su molte cose è più affidabile. Se sono a casa mia posso metterci anche l’intera settimana a completare il lavoro”.
“E tutto questo anche d’estate?” si meraviglia Phil “non ti concedi neanche una pausa?”.
“Questa non è l’età giusta per potersi concedere una pausa” Elettra scuote la testa “se prendessi una pausa adesso rischierei di perdere qualche occasione importante e non posso permettermelo”.
“Sì, ma potresti arrivare al punto in cui prenderti pause non ti è più permesso” le dice sconsolato Steve e Phil annuisce.
“In effetti è vero” aggiunge “questi sono i tuoi anni migliori. Dovresti divertirti”.
Elettra rimane per un attimo priva di risposte da dare.
È sempre stata fiera del suo impegno e non si aspettava dei commenti del genere.
“Lei non è una ragazza come tante” le viene immediatamente in aiuto John, che percepisce il suo disagio “è piena di progetti, ambizioni … e dovrebbe continuare a lavorare per esaudire i suoi desideri. Non vedo perché impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi dovrebbe essere una cosa negativa”.
Elettra lo guarda con gratitudine: è stato bravissimo nel difenderla.
“Certo, certo, hai ragione” Steve solleva i palmi delle mani.
“Non li ascoltare” le dice Bruce all’orecchio “continua così”.
Le da una pacca amichevole sulla spalla, poi si volta verso Matthew.
Non era mai stato così silenzioso a pranzo e lui non ne capisce il motivo.
“Tutto bene?” gli domanda, mentre i suoi amici continuano a tempestare Elettra di domande sulle riunioni.
“Sì” Matthew si volta a guardarlo e gli risponde con voce poco sincera.
“Sì, sto bene” ripete poi, più convinto.
Bruce annuisce, tentando invano di decifrare il suo sguardo, poi torna a prestare attenzione agli altri.
Matthew, invece, torna ad osservare John ed Elettra.
La settimana scorsa si era accorto che il suo migliore amico non considerava Elettra solo la fidanzata di suo figlio, ma quel giorno si sta rendendo conto che la cosa è molto più seria di quanto temesse.
Tra i due c’è un’intesa, una sintonia, che non riesce a comprendere.
Nota le occhiate che si lanciano ogni tanto, il modo in cui lei elogia John e lui la difende.
Li sta osservando da quando si sono incontrati per andare a mangiare, ed è quasi sicuro di aver capito qualcosa in più: anche Elettra prova qualcosa per John.
Gli altri non se ne accorgono, ma lui conosce John meglio di chiunque altro e sa come decifrarlo.
Quanto ad Elettra, i suoi sguardi ed il modo in cui parla di lui gli fa pensare che lo ammiri. Molto. Forse anche troppo.
È un disastro, pensa, un vero disastro.
Loro non si rendono conto di quanto folle e pericolosa la situazione sia, ma lui sì.
Ha provato a farlo capire a John, ma lui non ha seguito i suoi consigli e, anzi, non sembra affatto turbato ora.
Se dirgli di non starle accanto fa aumentare la sua voglia di farlo, non sa come risolvere la situazione. Ma sa che deve risolverla.
John è il suo migliore amico, e se lui in questo momento non si rende conto di quello che sta facendo, il suo compito è quello di aiutarlo a capirlo in ogni modo possibile.
 
 
Dopo pranzo, Elettra passa all’ufficio di John per prendere le sue cose e tornare a casa.
“Non dargli ascolto” le dice improvvisamente John, come se avesse aspettato il momento giusto per parlargliene “non vorrei che le parole di adulti che hanno scordato cosa significhi sacrificarsi per degli obbiettivi ti inducano a pensare che non dovresti farli neanche tu”.
“Oh, non preoccuparti” Elettra ride “non riuscirebbero a persuadermi”.
“Bene” John apre l’armadio e le passa il suo zaino.
“Anzi …” la ragazza esita.
John si volta a guardarla “Cosa?”.
“In realtà avrei addirittura intenzione di andare ad un corso estivo per giovani talenti tra meno di un mese”.
Non lo aveva ancora detto ad Edward, perché non sapeva come l’avrebbe presa.
Non voleva dirlo prima a suo padre che a lui, ma le parole le erano uscite di bocca senza che riuscisse a fermarsi.
“Ma è fantastico!” esclama lui.
“Sì” lei annuisce e abbassa lo sguardo, poco convinta “sì, lo è”.
“Qual è il problema?” le domanda, vedendolo esitare.
“Nessun problema” risponde subito lei “solo … non l’ho ancora detto ad Edward, ecco. È un’occasione abbastanza speciale, potrebbe essere davvero utile. Ma significherebbe non vedersi per due settimane intere. Già non ci vediamo spesso durante l’anno scolastico perché sono sempre impegnata …”.
“Beh, inutile dire che per me sarebbe una grandissima stupidaggine lasciar perdere questa cosa per poter uscire con Eddie” John la interrompe “avrete tutto il tempo di stare insieme, non ti preoccupare. E lui capirà, ne sono sicuro. Sa quanto vali”.
Elettra lo ascolta in silenzio, tentando di convincersi.
Non sa neanche lei perché gliene ha parlato.
Non sapeva come dirlo ad Edward, ma a detta di lui stesso il padre non lo conosceva poi così bene.
Non avrebbe potuto aiutarla in questo.
Forse aveva solo bisogno di parlare con qualcuno.
Di sentirsi dire che stava facendo la cosa giusta. E che quel qualcuno non fosse Miles.
La verità è che si sente terribilmente egoista a passare due settimane d’estate in quel modo piuttosto che con il suo ragazzo.
E si sente in colpa soprattutto perché sa che preferisce trovarsi lì, con persone che condividono le sue passioni e la sua voglia di migliorare, rispetto che a guardare serie tv con Edward.
“Beh quindi ormai avrai poco tempo da dedicare a questo articolo” ragiona John, rendendosi conto che quando avrà scritto l’articolo non si vedranno più così spesso.
E questo lo riempie di una tristezza che non gli permette quasi si respirare.
Si sente smarrito.
Dovrà trovare un altro modo per vederla spesso, altrimenti tornerà alla deprimente vita di sempre.
“Sì, suppongo di sì” conviene Elettra “ho ancora poco tempo per finire”.
“Potresti venire anche il sabato” propone lui.
Solo dopo averlo detto di rende conto di quanto sia stato avventato.
Il sabato è il giorno in cui lei sta con suo figlio, e la sua proposta potrebbe sembrare un modo per allontanarla da lui.
Forse lo è davvero.
Oddio, teme John, forse ora lei capirà quanto conta per lui. E penserà che è solo un pazzo maniaco.
Tutta l’ammirazione che aveva per lui scomparirà.
Sta sudando freddo.
Sta per dirle di lasciar perdere quello che ha appena detto, ma lei lo stupisce.
“Forse hai ragione” gli risponde “in effetti mi sarebbe utile”.
Non se lo aspettava.
“Devo decidere, ok?” continua lei “se decido di venire te lo farò sapere tramite Edward”.
“Non serve” John, a quel punto, le sorride “ti do il mio numero”.Elettra è seduta sugli scalini di fronte al portone di casa sua.
Sono appena le sette e lei tenta di avvistare la macchina di John.
L’uomo arriva puntuale e si ferma davanti all’abitazione.
Mentre Elettra si alza e si dirige verso l’auto, John osserva per l’ennesima volta la sua bellezza delicata.
Indossa dei jeans slavati che le risaltano le gambe magre, e una       t-shirt grigia.
I capelli sono sciolti, come lui li aveva visti solo a cena a casa loro, e gli ricadono sulle spalle in onde scure ed ammalianti.
“Buongiorno” lo saluta, dopo essersi seduta ed aver chiuso lo sportello.
“Buongiorno” ricambia lui “come va?”.
“Benissimo” risponde subito la ragazza, entusiasta “John devo ringraziarti, so che arrivare fin qui significa molti chilometri in più …”
“Scherzi?” la interrompe subito lui “sono in macchina, mica a piedi! Non preoccuparti, non mi pesa affatto. Anzi, non so perché non te l’abbia proposto prima. Chissà a che ora avrai dovuto svegliarti per prendere l’autobus in tempo”.
“Niente di impossibile” lo rassicura lei “non mi è mai pesato. Certo, niente a che vedere con la comodità della macchina” ride “ma si devono fare dei sacrifici per avere dei risultati, e io approfitto di qualsiasi situazione di disagio per abituarmi”.
John non riesce a trattenere un sorriso: lo stupisce sempre di più con i suoi discorsi così maturi.
“Sono d’accordo” commenta “ma non mi sarei mai perdonato se avessi dovuto vederti ancora arrivare a casa mia da sola sapendo che avrei potuto tranquillamente evitartelo”.
Elettra gli sorride, riconoscente.
“Oh” esclama poi “quasi dimenticavo! Ti ho portato un po’ di miei articoli. In realtà un bel po’ …” aggiunge imbarazzata “non devi leggerli tutti, eh. Ne ho portati tanti per precauzione, ma non mi offendo se ne leggi solo un paio. Anzi, lo capirei. Comunque, in questa cartella” estrae una cartella viola dalla borsa “ci sono tutti gli articoli che ho scritto per il giornale della scuola. Non sono tantissimi. Ho cominciato da poco a scrivere per loro, e in più hanno cominciato a pubblicarmi solo dopo un paio di mesi”.
Ricorda come Sarah le aveva fatto scrivere un articolo a settimana per due mesi, rispondendole poi sempre che non era ancora abbastanza brava da essere pubblicata.
Era stato Andrew, il ragazzo della redazione che ci provava sempre con lei, a leggere i suoi lavori e convincere Sarah a pubblicarli.
“Qui, invece” prosegue, tirando fuori dalla borsa una seconda cartellina, questa volta verde “ci sono degli articoli che ho mandato ad alcuni giornali. Non so perché l’ho fatto, mi hanno comunque tutti risposto che non potevano pubblicarmi in quanto minorenne. Suppongo l’abbia fatto semplicemente per fare pratica e perché adoro scrivere, anche quando non porta a niente. Questi li ho portati perché trattano argomenti interessanti, in un modo o in un altro. Quelli del giornale della scuola sono i più recenti, ma ti capisco se non hai voglia di leggerli: gli argomenti sono veramente stupidi e noiosi”.
“Volevo chiedertelo martedì” ricorda John “come mai ti assegnano articoli così noiosi?”.
“Beh …” Elettra esita, indecisa su cosa rispondere.
In fondo John non ha ancora letto niente di suo, e potrebbe pensare che sia solo convinta, erroneamente, di essere brava.
Non vuole sembrare una presuntuosa.
“Sinceramente non lo so” alla fine opta per la sincerità “la capo redattrice nutre un po’ di antipatia per me, questo è innegabile. Mi dicono spesso, anche i ragazzi che lavorano con me, che ho del talento. Sono addirittura arrivate delle lettere da parte dei lettori che chiedevano al giornale di darmi più spazio” John solleva un sopracciglio, colpito “ma Sarah, il capo, continua a dirmi che non sto da abbastanza tempo nel giornale e devo imparare molto prima di arrivare alla vetta. Non che non sia d’accordo, si può sempre migliorare, ma gli altri articoli non sono di certo scritti meglio dei miei e …”.
John ridacchia ed Elettra lo guarda stupita.
“Non serve che tenti di spiegarmi in questo modo concitato” le spiega “so esattamente di cosa stai parlando”.
“Ah sì?” domanda lei, incerta.
“Assolutamente” conferma lui “ ne ho conosciute tante di persone così, purtroppo. Mi sono trovato spesso nella tua stessa situazione. Capisco la sensazione. Se una cosa mi viene bene, perché mi trattano come il peggiore? Sfortunatamente, Elettra, il talento è spesso scomodo. Soprattutto se i tuoi superiori non sono al tuo livello. Sono semplicemente invidiosi. Ti temono, e per questo tentano di tenerti il più in basso possibile, dove puoi rimanere sotto il loro controllo. Hanno paura che, se ti dessero spazio, prenderesti il sopravvento”.
“Non lo so” Elettra riflette “non penso che Sarah non abbia talento”.
“Come scrive?” si informa John.
“Non ne ho idea” la ragazza si stringe nelle spalle “non ho mai letto niente di suo. Da quando è diventata capo redattore ha smesso di scrivere. Ma questo non significa che non sia brava”.
“Può darsi” conviene lui “come può darsi che non sia poi questo granché. Potrebbe essere il motivo per cui le stai così antipatica e non ti concede lo spazio che ti meriti”.
Elettra lo ascolta, ancora poco convinta.
Se fosse vero, come avrebbe fatto a diventare il capo del giornale?
“Comunque l’importante è non abbattersi” le dice John “la cosa fondamentale è lasciare che i commenti degli altri definiscano chi sei” ad Elettra quella frase sembra terribilmente personale, quasi lo stesse ricordando a sé stesso “ci saranno sempre persone che ti diranno che non hai talento, che non sei niente di che. Tu sei una ragazza intelligente, sei in grado di capire da sola quanto vali. Non lasciarti convincere da nessuno di qualcosa in cui non credi. Se sei convinta di saper fare qualcosa, dimostralo a tutti. Non permettere a nessuno di definirti. Sei tu a definire te stessa”.
Elettra lo guarda e gli sorride.
Prova un moto di affetto improvviso verso quell’uomo, le cui parole le ricordano incredibilmente quelle di suo padre.
Lo vede come non lo aveva mai visto.
Comincia ad apprezzare i suoi modi, a tratti bruschi e a tratti così paterni e gentili.
Osserva il suo naso pronunciato, i capelli che gli arrivano quasi alle spalle, le mani grandi.
Prova una sensazione che non sa descrivere.
Qualcosa di intimo, come se si conoscessero da sempre e se ne rendesse conto per la prima volta.
Vorrebbe dirglielo, ma ha paura che lui la consideri fuori di testa.
“Lo so” dice invece “mi è stato insegnato quando ero piccola e non l’ho più dimenticato”.
Fa un respiro profondo, automaticamente.
Non gli capita mai di parlare del padre ed è come se il suo corpo si preparasse all’impatto, ma allo stesso tempo lo fa senza quasi rendersene conto.
Non gli costa nulla, apre semplicemente la bocca e le parole scorrono fuori come un fiume in piena, come se non aspettassero altro che uscire.
“Mio padre mi diceva sempre che devo essere consapevole di quanto valgo e non scordarlo mai. Mi ha insegnato ad essere sempre la versione migliore di me stessa, a spingermi oltre il limite per poi realizzare che posso riuscire a superarlo”.
“Uomo saggio” commenta John, inconsapevole di quanto sia raro che Elettra parli di lui.
“E’ il migliore” conferma lei “ora non lo vedo più molto, ma lo sento ancora. E ricordo ognuna delle sue lezioni di vita. Se sono brava nella maggior parte delle cose che faccio lo devo a lui”.
John non sa come rispondere.
Percepisce l’amore di Elettra per il padre, ma allo stesso tempo non gli sembra che il padre sia particolarmente interessato a lei.
Non vuole dire qualcosa che potrebbe offenderla.
“E’ un avvocato bravissimo, sai” continua lei, come se non avesse desiderato altro che poterne parlare fino a quel momento “quando ero più piccola andavo sempre a vedere le sue udienze. Rimanevo incantata a sentirlo a parlare. Ha un potere persuasivo incredibile. Vince praticamente ogni caso. Quando parla la gente pende dalle sue labbra, anche se non lo conosce”.
“Sembra davvero fenomenale” John le sorride, intenerito dal suo entusiasmo.
Vorrebbe abbracciarla, coccolare quella ragazza che meriterebbe il meglio e invece si ritrova con un padre che nemmeno la va a trovare.
Vorrebbe darle tutto l’affetto che non ha ricevuto, vorrebbe essere lui a supportarla e farle capire quanto vale.
Elettra, dal canto suo, si sta lentamente rendendo conto di tutte le cose di cui ha parlato negli ultimi minuti.
Cose di cui non parla da anni, che ha conservato nel suo cuore come il più prezioso dei regali, ma che non si azzardava mai a rivelare a nessuno.
E ora, con una facilità che non credeva possibile, le aveva espresse tutte.
Si sente libera da un peso.
Si rende conto di quanto le pesasse non poter più parlare della persona che stima di più al mondo.
Ma la madre aveva abolito suo padre dagli argomenti, facendo finta che non fosse mai esistito, e lei si era quasi abituata a vivere con quel tabù.
“Non parlo mai di queste cose” dice, sorridendo imbarazzata “è la prima volta che dico queste cose ad alta voce da quando papà se ne è andato”.
“E perché le dici a me?” John approfitta di quel momento per capire se anche lei prova quel senso di inspiegabile familiarità che prova lui quando sono solo loro due.
“Sinceramente non lo so” confessa lei “non riesco a spiegarmelo. E’ come se ti conoscessi da sempre. Non sento il minimo imbarazzo a dirti quello che penso, anzi mi viene quasi naturale! Oddio, penserai che sono fuori di testa …”.
“No, affatto” John scuote la testa “anch’io mi sento così con te”.
“E’ strano” commenta Elettra, poi scoppia a ridere.
“Già” anche John ride.
Sono risate quasi nervose, di sollievo, di felicità pura.
Elettra è sollevata di essere riuscita a parlare di argomenti che pensava sarebbero rimasti un tabù per il resto della sua vita.
John è sollevato di non essere l’unico a percepire che il loro rapporto è speciale e di aver finalmente trovato, dopo anni, qualcuno con cui poter parlare davvero.
Il resto del viaggio è silenzioso, ma è un silenzio tranquillo, rilassato.
Il silenzio di due persone a proprio agio l’una con l’altra.
 
 
In ufficio, Elettra comincia a fremere in attesa di vedere John in azione durante la riunione.
Lui sistema i documenti in attesa delle dieci, e la invita a sedersi nel frattempo.
La ragazza è ancora scossa da quanto successo in macchina.
Non tanto da quello che ha detto, ma dalle sensazioni che ha provato.
Ancora non sa identificarle, né tantomeno spiegarle.
Quello che sa con certezza, è che ora lo vede con occhi diversi.
Se prima provava solo un’ammirazione distaccata, come la si può provare per un bravo professore, ora prova l’ammirazione che si ha per un genitore, per un amico stretto.
È come se avesse trovato qualcuno come suo padre, finalmente.
Qualcuno da poter considerare la verità assoluta.
Da cui poter imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Ma non è suo padre, e questo lo sa.
Rivede suo padre nei suoi modi di fare, nelle sue parole, ma non lo vede come un padre.
Quando è vicino a lui sente lo stomaco contrarsi in maniera strana, e questo non le è mai capitato con suo padre.
Forse è perché è il papà di Edward, perché prova le stesse sensazioni che aveva provato quando aveva conosciuto il figlio.
Eppure non li trova simili.
Eddie è adorabile, ma non è di successo come John e non ha neanche intenzione di diventarlo.
Quindi come mai lei si sente così?
“Sono le dieci” annuncia John, destandola dai suoi pensieri “andiamo?”.
Entrano in una stanza molto grande, con un tavolo ovale a cui sono sedute una ventina di persone.
“Sicuro che io possa entrare?” gli sussurra Elettra all’orecchio, mentre avanza.
“Non preoccuparti” le sorride John.
La ragazza si siede quindi in un angolo, come quando aveva assistito alla riunione con Phil.
Anche questa volta, osserva come tutti lo salutano con rispetto e raddrizzano la schiena quando lo vedono arrivare.
Sapeva che era ammirato da tutti!
Mentre le sue idee vengono confermate sempre di più ad ogni collega che gli stringe la mano, John si dirige verso la parte opposta della sala.
Elettra attende, convinta che l’uomo accenderà il proiettore per mostrare dati e grafici, invece John comincia a parlare ed il computer davanti a lui rimane spento.
Wow, pensa subito lei, ci vogliono grandi capacità per tenere un discorso complicato senza nessun ausilio esterno.
John, invece, parla come il più bravo dei presentatori.
Le sembra un’altra persona rispetto a l’uomo che le diceva continuamente che quel lavoro non lo appagava.
Sembra nato per fare quello.
Ricorda quando, mentre pranzavano insieme, le aveva rivelato che avrebbe potuto fare l’avvocato perché era bravo a discutere e catalizzare l’attenzione del pubblico.
Ora capisce cosa intendeva.
Parla di spese, di soldi entrati all’azienda e di interessi come se fosse l’argomento più facile del mondo ed Elettra comincia per la prima volta a capirci davvero qualcosa.
I suoi colleghi sono tutti intenti ad ascoltarlo rapiti e lui è il leader perfetto: parla in tono autoritario e serioso, ma alterna battute leggere per mettere a loro agio le persone che ha davanti.
Elettra pende dalle sue labbra.
Si è completamente dimenticata di dover prendere appunti sull’economia e tenta solo di imparare il più possibile sul suo modo di esporre.
Aspira a diventare esattamente come lui: carismatica, sicura di sé.
Osserva il modo in cui le sue mani si muovono, le maniche della camicia arrotolate al di sopra dei gomiti.
Si accorge di quanto i suoi bicipiti siano pronunciati.
Va in palestra?
Edward le aveva detto che non faceva altro che lavorare.
John la guarda per la prima volta dall’inizio della riunione, e le sorride.
Il cuore di Elettra salta un battito.
Quello scambio di sguardi, quel sorriso.
Sente la stretta allo stomaco più forte che mai.
Il cuore le batte forte e ha le mani che tremano.
Cosa le sta succedendo?
Probabilmente era il fatto che tutti lo consideravano un’autorità, e lui aveva rivolto quel gesto affettuoso solo a lei.
Come se lei contasse più degli altri.
L’aveva fatta sentire speciale, ecco tutto.
Si tranquillizza.
John, invece, è al settimo cielo.
Per un po’, quella mattina, aveva temuto che non sarebbe riuscito a farcela.
Di solito non aveva problemi, ma la presenza di Elettra avrebbe potuto cambiare tutto.
Aveva talento in quel genere di cose, era innegabile, ma non avrebbe voluto trovarsi lì.
Vedere colleghi che volevano davvero quel posto ma non erano bravi quanto lui e vedere sé stesso non fare il minimo sforzo ed avere comunque successo, gli dava sempre la tranquillità necessaria ad essere sciolto e spigliato.
Per la prima volta, quel giorno, si era reso conto che avrebbe avuto un motivo per essere bravo.
Era la prima volta che in quel lavoro aveva un minimo di motivazione, ma con la motivazione era arrivato anche il terrore di sbagliare e rovinare tutto.
Fortunatamente, una volta cominciato a parlare, aveva capito che in tutti quegli anni di discorsi disinteressati aveva in realtà fatto pratica per il momento in cui gli sarebbe importato davvero.
Da quell’attimo in poi era tornato ad essere una passeggiata come sempre.
Anche se non aveva incrociato il suo sguardo per un bel po’, percepiva che Elettra era rimasta colpita dal suo talento.
Per la prima volta, l’atteggiamento reverenziale che i suoi colleghi avevano nei suoi confronti non gli dava fastidio. Anzi, era fiero di poter dimostrare ad Elettra che gli altri lo consideravano il migliore.
Dopo una decina di minuti, però, non aveva più resistito e le aveva lanciato un’occhiata.
Lei era proprio come lui sperava: stupita, ammirata.
Il sorriso gli era nato spontaneo sulle labbra e ne aveva approfittato per fingere che fosse semplicemente un attraente sorriso d’intesa.
Per la prima volta da quando era entrata a far parte dell’azienda, una riunione l’aveva davvero reso fiero di sé stesso.
 
 
Una volta a pranzo, gli amici di John vengono a sapere che Elettra ha assistito a ben due riunioni quella settimana.
“Ti sei annoiata?” si informa Bruce.
“A dire il vero per niente” risponde lei “anche se non è un argomento che di solito mi appassiona, devo ammettere che è stato interessante assistere ad un evento a cui non avevo mai partecipato”.
“Non ci offendiamo” insiste Steve “anzi, puoi tranquillamente dirci che John è insopportabile quando si mette a fare i suoi lunghissimi discorsi”.
Phil ride e da una pacca scherzosa a John, che sorride in imbarazzo.
“No, no” Elettra lancia uno sguardo affettuoso a John “è incredibile. Un vero talento. È riuscito a farmi interessare alla finanza!”.
Steve fa un applauso e guarda l’uomo con ironico stupore.
“E comunque avevi ragione” aggiunge la ragazza, rivolgendosi a Matthew “siete davvero venerati all’interno dell’azienda”.
Steve e Matthew sghignazzano.
“Te ne sei accorta, eh” Matthew le sorride soddisfatto, ma Elettra lo vede distante.
Non ne capisce il motivo, ma le sembra quasi arrabbiato con lei.
Vorrebbe chiedergli se qualcosa non va, ma non lo conosce abbastanza bene.
E comunque sarà sicuramente qualcosa che non la riguarda.
Se ne dimentica appena Phil le fa alcune domande sul suo articolo.
“Di solito ne scrivo uno a settimana” spiega, mentre il gruppo di amici la ascolta in silenzio “e mi danno l’argomento la settimana stessa. Ma a volte capita che me lo diano con più anticipo. Di solito lo fanno con gli argomenti più difficili da trattare, come questo, perché permettono a noi ‘giornalisti’ di informarci quanto serve per poter fare un buon lavoro. Sto comunque scrivendo un articolo a settimana, ma considero questo un grande progetto. È più interessante di quello di cui scrivo di solito e, se viene bene come spero, potrebbe essere pubblicato tra le prime pagine del giornale”.
“Una settimana di preavviso è davvero poco” commenta Bruce “e tu riesci a scrivere in così poco tempo? Quanto ti ci vuole a completare un intero articolo?”.
“Dipende” Elettra si stringe nelle spalle “di solito vado in biblioteca a lavorare. Lì trovo tutte le informazioni facilmente, e a quel punto riesco a finire anche in un paio di pomeriggi di studio intenso. Se invece sono a casa mia è più difficile, perché devo trovare tutto su internet e non mi ci trovo bene, preferisco il cartaceo. Anche perché su molte cose è più affidabile. Se sono a casa mia posso metterci anche l’intera settimana a completare il lavoro”.
“E tutto questo anche d’estate?” si meraviglia Phil “non ti concedi neanche una pausa?”.
“Questa non è l’età giusta per potersi concedere una pausa” Elettra scuote la testa “se prendessi una pausa adesso rischierei di perdere qualche occasione importante e non posso permettermelo”.
“Sì, ma potresti arrivare al punto in cui prenderti pause non ti è più permesso” le dice sconsolato Steve e Phil annuisce.
“In effetti è vero” aggiunge “questi sono i tuoi anni migliori. Dovresti divertirti”.
Elettra rimane per un attimo priva di risposte da dare.
È sempre stata fiera del suo impegno e non si aspettava dei commenti del genere.
“Lei non è una ragazza come tante” le viene immediatamente in aiuto John, che percepisce il suo disagio “è piena di progetti, ambizioni … e dovrebbe continuare a lavorare per esaudire i suoi desideri. Non vedo perché impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi dovrebbe essere una cosa negativa”.
Elettra lo guarda con gratitudine: è stato bravissimo nel difenderla.
“Certo, certo, hai ragione” Steve solleva i palmi delle mani.
“Non li ascoltare” le dice Bruce all’orecchio “continua così”.
Le da una pacca amichevole sulla spalla, poi si volta verso Matthew.
Non era mai stato così silenzioso a pranzo e lui non ne capisce il motivo.
“Tutto bene?” gli domanda, mentre i suoi amici continuano a tempestare Elettra di domande sulle riunioni.
“Sì” Matthew si volta a guardarlo e gli risponde con voce poco sincera.
“Sì, sto bene” ripete poi, più convinto.
Bruce annuisce, tentando invano di decifrare il suo sguardo, poi torna a prestare attenzione agli altri.
Matthew, invece, torna ad osservare John ed Elettra.
La settimana scorsa si era accorto che il suo migliore amico non considerava Elettra solo la fidanzata di suo figlio, ma quel giorno si sta rendendo conto che la cosa è molto più seria di quanto temesse.
Tra i due c’è un’intesa, una sintonia, che non riesce a comprendere.
Nota le occhiate che si lanciano ogni tanto, il modo in cui lei elogia John e lui la difende.
Li sta osservando da quando si sono incontrati per andare a mangiare, ed è quasi sicuro di aver capito qualcosa in più: anche Elettra prova qualcosa per John.
Gli altri non se ne accorgono, ma lui conosce John meglio di chiunque altro e sa come decifrarlo.
Quanto ad Elettra, i suoi sguardi ed il modo in cui parla di lui gli fa pensare che lo ammiri. Molto. Forse anche troppo.
È un disastro, pensa, un vero disastro.
Loro non si rendono conto di quanto folle e pericolosa la situazione sia, ma lui sì.
Ha provato a farlo capire a John, ma lui non ha seguito i suoi consigli e, anzi, non sembra affatto turbato ora.
Se dirgli di non starle accanto fa aumentare la sua voglia di farlo, non sa come risolvere la situazione. Ma sa che deve risolverla.
John è il suo migliore amico, e se lui in questo momento non si rende conto di quello che sta facendo, il suo compito è quello di aiutarlo a capirlo in ogni modo possibile.
 
 
Dopo pranzo, Elettra passa all’ufficio di John per prendere le sue cose e tornare a casa.
“Non dargli ascolto” le dice improvvisamente John, come se avesse aspettato il momento giusto per parlargliene “non vorrei che le parole di adulti che hanno scordato cosa significhi sacrificarsi per degli obbiettivi ti inducano a pensare che non dovresti farli neanche tu”.
“Oh, non preoccuparti” Elettra ride “non riuscirebbero a persuadermi”.
“Bene” John apre l’armadio e le passa il suo zaino.
“Anzi …” la ragazza esita.
John si volta a guardarla “Cosa?”.
“In realtà avrei addirittura intenzione di andare ad un corso estivo per giovani talenti tra meno di un mese”.
Non lo aveva ancora detto ad Edward, perché non sapeva come l’avrebbe presa.
Non voleva dirlo prima a suo padre che a lui, ma le parole le erano uscite di bocca senza che riuscisse a fermarsi.
“Ma è fantastico!” esclama lui.
“Sì” lei annuisce e abbassa lo sguardo, poco convinta “sì, lo è”.
“Qual è il problema?” le domanda, vedendolo esitare.
“Nessun problema” risponde subito lei “solo … non l’ho ancora detto ad Edward, ecco. È un’occasione abbastanza speciale, potrebbe essere davvero utile. Ma significherebbe non vedersi per due settimane intere. Già non ci vediamo spesso durante l’anno scolastico perché sono sempre impegnata …”.
“Beh, inutile dire che per me sarebbe una grandissima stupidaggine lasciar perdere questa cosa per poter uscire con Eddie” John la interrompe “avrete tutto il tempo di stare insieme, non ti preoccupare. E lui capirà, ne sono sicuro. Sa quanto vali”.
Elettra lo ascolta in silenzio, tentando di convincersi.
Non sa neanche lei perché gliene ha parlato.
Non sapeva come dirlo ad Edward, ma a detta di lui stesso il padre non lo conosceva poi così bene.
Non avrebbe potuto aiutarla in questo.
Forse aveva solo bisogno di parlare con qualcuno.
Di sentirsi dire che stava facendo la cosa giusta. E che quel qualcuno non fosse Miles.
La verità è che si sente terribilmente egoista a passare due settimane d’estate in quel modo piuttosto che con il suo ragazzo.
E si sente in colpa soprattutto perché sa che preferisce trovarsi lì, con persone che condividono le sue passioni e la sua voglia di migliorare, rispetto che a guardare serie tv con Edward.
“Beh quindi ormai avrai poco tempo da dedicare a questo articolo” ragiona John, rendendosi conto che quando avrà scritto l’articolo non si vedranno più così spesso.
E questo lo riempie di una tristezza che non gli permette quasi si respirare.
Si sente smarrito.
Dovrà trovare un altro modo per vederla spesso, altrimenti tornerà alla deprimente vita di sempre.
“Sì, suppongo di sì” conviene Elettra “ho ancora poco tempo per finire”.
“Potresti venire anche il sabato” propone lui.
Solo dopo averlo detto di rende conto di quanto sia stato avventato.
Il sabato è il giorno in cui lei sta con suo figlio, e la sua proposta potrebbe sembrare un modo per allontanarla da lui.
Forse lo è davvero.
Oddio, teme John, forse ora lei capirà quanto conta per lui. E penserà che è solo un pazzo maniaco.
Tutta l’ammirazione che aveva per lui scomparirà.
Sta sudando freddo.
Sta per dirle di lasciar perdere quello che ha appena detto, ma lei lo stupisce.
“Forse hai ragione” gli risponde “in effetti mi sarebbe utile”.
Non se lo aspettava.
“Devo decidere, ok?” continua lei “se decido di venire te lo farò sapere tramite Edward”.
“Non serve” John, a quel punto, le sorride “ti do il mio numero”.Elettra è seduta sugli scalini di fronte al portone di casa sua.
Sono appena le sette e lei tenta di avvistare la macchina di John.
L’uomo arriva puntuale e si ferma davanti all’abitazione.
Mentre Elettra si alza e si dirige verso l’auto, John osserva per l’ennesima volta la sua bellezza delicata.
Indossa dei jeans slavati che le risaltano le gambe magre, e una       t-shirt grigia.
I capelli sono sciolti, come lui li aveva visti solo a cena a casa loro, e gli ricadono sulle spalle in onde scure ed ammalianti.
“Buongiorno” lo saluta, dopo essersi seduta ed aver chiuso lo sportello.
“Buongiorno” ricambia lui “come va?”.
“Benissimo” risponde subito la ragazza, entusiasta “John devo ringraziarti, so che arrivare fin qui significa molti chilometri in più …”
“Scherzi?” la interrompe subito lui “sono in macchina, mica a piedi! Non preoccuparti, non mi pesa affatto. Anzi, non so perché non te l’abbia proposto prima. Chissà a che ora avrai dovuto svegliarti per prendere l’autobus in tempo”.
“Niente di impossibile” lo rassicura lei “non mi è mai pesato. Certo, niente a che vedere con la comodità della macchina” ride “ma si devono fare dei sacrifici per avere dei risultati, e io approfitto di qualsiasi situazione di disagio per abituarmi”.
John non riesce a trattenere un sorriso: lo stupisce sempre di più con i suoi discorsi così maturi.
“Sono d’accordo” commenta “ma non mi sarei mai perdonato se avessi dovuto vederti ancora arrivare a casa mia da sola sapendo che avrei potuto tranquillamente evitartelo”.
Elettra gli sorride, riconoscente.
“Oh” esclama poi “quasi dimenticavo! Ti ho portato un po’ di miei articoli. In realtà un bel po’ …” aggiunge imbarazzata “non devi leggerli tutti, eh. Ne ho portati tanti per precauzione, ma non mi offendo se ne leggi solo un paio. Anzi, lo capirei. Comunque, in questa cartella” estrae una cartella viola dalla borsa “ci sono tutti gli articoli che ho scritto per il giornale della scuola. Non sono tantissimi. Ho cominciato da poco a scrivere per loro, e in più hanno cominciato a pubblicarmi solo dopo un paio di mesi”.
Ricorda come Sarah le aveva fatto scrivere un articolo a settimana per due mesi, rispondendole poi sempre che non era ancora abbastanza brava da essere pubblicata.
Era stato Andrew, il ragazzo della redazione che ci provava sempre con lei, a leggere i suoi lavori e convincere Sarah a pubblicarli.
“Qui, invece” prosegue, tirando fuori dalla borsa una seconda cartellina, questa volta verde “ci sono degli articoli che ho mandato ad alcuni giornali. Non so perché l’ho fatto, mi hanno comunque tutti risposto che non potevano pubblicarmi in quanto minorenne. Suppongo l’abbia fatto semplicemente per fare pratica e perché adoro scrivere, anche quando non porta a niente. Questi li ho portati perché trattano argomenti interessanti, in un modo o in un altro. Quelli del giornale della scuola sono i più recenti, ma ti capisco se non hai voglia di leggerli: gli argomenti sono veramente stupidi e noiosi”.
“Volevo chiedertelo martedì” ricorda John “come mai ti assegnano articoli così noiosi?”.
“Beh …” Elettra esita, indecisa su cosa rispondere.
In fondo John non ha ancora letto niente di suo, e potrebbe pensare che sia solo convinta, erroneamente, di essere brava.
Non vuole sembrare una presuntuosa.
“Sinceramente non lo so” alla fine opta per la sincerità “la capo redattrice nutre un po’ di antipatia per me, questo è innegabile. Mi dicono spesso, anche i ragazzi che lavorano con me, che ho del talento. Sono addirittura arrivate delle lettere da parte dei lettori che chiedevano al giornale di darmi più spazio” John solleva un sopracciglio, colpito “ma Sarah, il capo, continua a dirmi che non sto da abbastanza tempo nel giornale e devo imparare molto prima di arrivare alla vetta. Non che non sia d’accordo, si può sempre migliorare, ma gli altri articoli non sono di certo scritti meglio dei miei e …”.
John ridacchia ed Elettra lo guarda stupita.
“Non serve che tenti di spiegarmi in questo modo concitato” le spiega “so esattamente di cosa stai parlando”.
“Ah sì?” domanda lei, incerta.
“Assolutamente” conferma lui “ ne ho conosciute tante di persone così, purtroppo. Mi sono trovato spesso nella tua stessa situazione. Capisco la sensazione. Se una cosa mi viene bene, perché mi trattano come il peggiore? Sfortunatamente, Elettra, il talento è spesso scomodo. Soprattutto se i tuoi superiori non sono al tuo livello. Sono semplicemente invidiosi. Ti temono, e per questo tentano di tenerti il più in basso possibile, dove puoi rimanere sotto il loro controllo. Hanno paura che, se ti dessero spazio, prenderesti il sopravvento”.
“Non lo so” Elettra riflette “non penso che Sarah non abbia talento”.
“Come scrive?” si informa John.
“Non ne ho idea” la ragazza si stringe nelle spalle “non ho mai letto niente di suo. Da quando è diventata capo redattore ha smesso di scrivere. Ma questo non significa che non sia brava”.
“Può darsi” conviene lui “come può darsi che non sia poi questo granché. Potrebbe essere il motivo per cui le stai così antipatica e non ti concede lo spazio che ti meriti”.
Elettra lo ascolta, ancora poco convinta.
Se fosse vero, come avrebbe fatto a diventare il capo del giornale?
“Comunque l’importante è non abbattersi” le dice John “la cosa fondamentale è lasciare che i commenti degli altri definiscano chi sei” ad Elettra quella frase sembra terribilmente personale, quasi lo stesse ricordando a sé stesso “ci saranno sempre persone che ti diranno che non hai talento, che non sei niente di che. Tu sei una ragazza intelligente, sei in grado di capire da sola quanto vali. Non lasciarti convincere da nessuno di qualcosa in cui non credi. Se sei convinta di saper fare qualcosa, dimostralo a tutti. Non permettere a nessuno di definirti. Sei tu a definire te stessa”.
Elettra lo guarda e gli sorride.
Prova un moto di affetto improvviso verso quell’uomo, le cui parole le ricordano incredibilmente quelle di suo padre.
Lo vede come non lo aveva mai visto.
Comincia ad apprezzare i suoi modi, a tratti bruschi e a tratti così paterni e gentili.
Osserva il suo naso pronunciato, i capelli che gli arrivano quasi alle spalle, le mani grandi.
Prova una sensazione che non sa descrivere.
Qualcosa di intimo, come se si conoscessero da sempre e se ne rendesse conto per la prima volta.
Vorrebbe dirglielo, ma ha paura che lui la consideri fuori di testa.
“Lo so” dice invece “mi è stato insegnato quando ero piccola e non l’ho più dimenticato”.
Fa un respiro profondo, automaticamente.
Non gli capita mai di parlare del padre ed è come se il suo corpo si preparasse all’impatto, ma allo stesso tempo lo fa senza quasi rendersene conto.
Non gli costa nulla, apre semplicemente la bocca e le parole scorrono fuori come un fiume in piena, come se non aspettassero altro che uscire.
“Mio padre mi diceva sempre che devo essere consapevole di quanto valgo e non scordarlo mai. Mi ha insegnato ad essere sempre la versione migliore di me stessa, a spingermi oltre il limite per poi realizzare che posso riuscire a superarlo”.
“Uomo saggio” commenta John, inconsapevole di quanto sia raro che Elettra parli di lui.
“E’ il migliore” conferma lei “ora non lo vedo più molto, ma lo sento ancora. E ricordo ognuna delle sue lezioni di vita. Se sono brava nella maggior parte delle cose che faccio lo devo a lui”.
John non sa come rispondere.
Percepisce l’amore di Elettra per il padre, ma allo stesso tempo non gli sembra che il padre sia particolarmente interessato a lei.
Non vuole dire qualcosa che potrebbe offenderla.
“E’ un avvocato bravissimo, sai” continua lei, come se non avesse desiderato altro che poterne parlare fino a quel momento “quando ero più piccola andavo sempre a vedere le sue udienze. Rimanevo incantata a sentirlo a parlare. Ha un potere persuasivo incredibile. Vince praticamente ogni caso. Quando parla la gente pende dalle sue labbra, anche se non lo conosce”.
“Sembra davvero fenomenale” John le sorride, intenerito dal suo entusiasmo.
Vorrebbe abbracciarla, coccolare quella ragazza che meriterebbe il meglio e invece si ritrova con un padre che nemmeno la va a trovare.
Vorrebbe darle tutto l’affetto che non ha ricevuto, vorrebbe essere lui a supportarla e farle capire quanto vale.
Elettra, dal canto suo, si sta lentamente rendendo conto di tutte le cose di cui ha parlato negli ultimi minuti.
Cose di cui non parla da anni, che ha conservato nel suo cuore come il più prezioso dei regali, ma che non si azzardava mai a rivelare a nessuno.
E ora, con una facilità che non credeva possibile, le aveva espresse tutte.
Si sente libera da un peso.
Si rende conto di quanto le pesasse non poter più parlare della persona che stima di più al mondo.
Ma la madre aveva abolito suo padre dagli argomenti, facendo finta che non fosse mai esistito, e lei si era quasi abituata a vivere con quel tabù.
“Non parlo mai di queste cose” dice, sorridendo imbarazzata “è la prima volta che dico queste cose ad alta voce da quando papà se ne è andato”.
“E perché le dici a me?” John approfitta di quel momento per capire se anche lei prova quel senso di inspiegabile familiarità che prova lui quando sono solo loro due.
“Sinceramente non lo so” confessa lei “non riesco a spiegarmelo. E’ come se ti conoscessi da sempre. Non sento il minimo imbarazzo a dirti quello che penso, anzi mi viene quasi naturale! Oddio, penserai che sono fuori di testa …”.
“No, affatto” John scuote la testa “anch’io mi sento così con te”.
“E’ strano” commenta Elettra, poi scoppia a ridere.
“Già” anche John ride.
Sono risate quasi nervose, di sollievo, di felicità pura.
Elettra è sollevata di essere riuscita a parlare di argomenti che pensava sarebbero rimasti un tabù per il resto della sua vita.
John è sollevato di non essere l’unico a percepire che il loro rapporto è speciale e di aver finalmente trovato, dopo anni, qualcuno con cui poter parlare davvero.
Il resto del viaggio è silenzioso, ma è un silenzio tranquillo, rilassato.
Il silenzio di due persone a proprio agio l’una con l’altra.
 
 
In ufficio, Elettra comincia a fremere in attesa di vedere John in azione durante la riunione.
Lui sistema i documenti in attesa delle dieci, e la invita a sedersi nel frattempo.
La ragazza è ancora scossa da quanto successo in macchina.
Non tanto da quello che ha detto, ma dalle sensazioni che ha provato.
Ancora non sa identificarle, né tantomeno spiegarle.
Quello che sa con certezza, è che ora lo vede con occhi diversi.
Se prima provava solo un’ammirazione distaccata, come la si può provare per un bravo professore, ora prova l’ammirazione che si ha per un genitore, per un amico stretto.
È come se avesse trovato qualcuno come suo padre, finalmente.
Qualcuno da poter considerare la verità assoluta.
Da cui poter imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Ma non è suo padre, e questo lo sa.
Rivede suo padre nei suoi modi di fare, nelle sue parole, ma non lo vede come un padre.
Quando è vicino a lui sente lo stomaco contrarsi in maniera strana, e questo non le è mai capitato con suo padre.
Forse è perché è il papà di Edward, perché prova le stesse sensazioni che aveva provato quando aveva conosciuto il figlio.
Eppure non li trova simili.
Eddie è adorabile, ma non è di successo come John e non ha neanche intenzione di diventarlo.
Quindi come mai lei si sente così?
“Sono le dieci” annuncia John, destandola dai suoi pensieri “andiamo?”.
Entrano in una stanza molto grande, con un tavolo ovale a cui sono sedute una ventina di persone.
“Sicuro che io possa entrare?” gli sussurra Elettra all’orecchio, mentre avanza.
“Non preoccuparti” le sorride John.
La ragazza si siede quindi in un angolo, come quando aveva assistito alla riunione con Phil.
Anche questa volta, osserva come tutti lo salutano con rispetto e raddrizzano la schiena quando lo vedono arrivare.
Sapeva che era ammirato da tutti!
Mentre le sue idee vengono confermate sempre di più ad ogni collega che gli stringe la mano, John si dirige verso la parte opposta della sala.
Elettra attende, convinta che l’uomo accenderà il proiettore per mostrare dati e grafici, invece John comincia a parlare ed il computer davanti a lui rimane spento.
Wow, pensa subito lei, ci vogliono grandi capacità per tenere un discorso complicato senza nessun ausilio esterno.
John, invece, parla come il più bravo dei presentatori.
Le sembra un’altra persona rispetto a l’uomo che le diceva continuamente che quel lavoro non lo appagava.
Sembra nato per fare quello.
Ricorda quando, mentre pranzavano insieme, le aveva rivelato che avrebbe potuto fare l’avvocato perché era bravo a discutere e catalizzare l’attenzione del pubblico.
Ora capisce cosa intendeva.
Parla di spese, di soldi entrati all’azienda e di interessi come se fosse l’argomento più facile del mondo ed Elettra comincia per la prima volta a capirci davvero qualcosa.
I suoi colleghi sono tutti intenti ad ascoltarlo rapiti e lui è il leader perfetto: parla in tono autoritario e serioso, ma alterna battute leggere per mettere a loro agio le persone che ha davanti.
Elettra pende dalle sue labbra.
Si è completamente dimenticata di dover prendere appunti sull’economia e tenta solo di imparare il più possibile sul suo modo di esporre.
Aspira a diventare esattamente come lui: carismatica, sicura di sé.
Osserva il modo in cui le sue mani si muovono, le maniche della camicia arrotolate al di sopra dei gomiti.
Si accorge di quanto i suoi bicipiti siano pronunciati.
Va in palestra?
Edward le aveva detto che non faceva altro che lavorare.
John la guarda per la prima volta dall’inizio della riunione, e le sorride.
Il cuore di Elettra salta un battito.
Quello scambio di sguardi, quel sorriso.
Sente la stretta allo stomaco più forte che mai.
Il cuore le batte forte e ha le mani che tremano.
Cosa le sta succedendo?
Probabilmente era il fatto che tutti lo consideravano un’autorità, e lui aveva rivolto quel gesto affettuoso solo a lei.
Come se lei contasse più degli altri.
L’aveva fatta sentire speciale, ecco tutto.
Si tranquillizza.
John, invece, è al settimo cielo.
Per un po’, quella mattina, aveva temuto che non sarebbe riuscito a farcela.
Di solito non aveva problemi, ma la presenza di Elettra avrebbe potuto cambiare tutto.
Aveva talento in quel genere di cose, era innegabile, ma non avrebbe voluto trovarsi lì.
Vedere colleghi che volevano davvero quel posto ma non erano bravi quanto lui e vedere sé stesso non fare il minimo sforzo ed avere comunque successo, gli dava sempre la tranquillità necessaria ad essere sciolto e spigliato.
Per la prima volta, quel giorno, si era reso conto che avrebbe avuto un motivo per essere bravo.
Era la prima volta che in quel lavoro aveva un minimo di motivazione, ma con la motivazione era arrivato anche il terrore di sbagliare e rovinare tutto.
Fortunatamente, una volta cominciato a parlare, aveva capito che in tutti quegli anni di discorsi disinteressati aveva in realtà fatto pratica per il momento in cui gli sarebbe importato davvero.
Da quell’attimo in poi era tornato ad essere una passeggiata come sempre.
Anche se non aveva incrociato il suo sguardo per un bel po’, percepiva che Elettra era rimasta colpita dal suo talento.
Per la prima volta, l’atteggiamento reverenziale che i suoi colleghi avevano nei suoi confronti non gli dava fastidio. Anzi, era fiero di poter dimostrare ad Elettra che gli altri lo consideravano il migliore.
Dopo una decina di minuti, però, non aveva più resistito e le aveva lanciato un’occhiata.
Lei era proprio come lui sperava: stupita, ammirata.
Il sorriso gli era nato spontaneo sulle labbra e ne aveva approfittato per fingere che fosse semplicemente un attraente sorriso d’intesa.
Per la prima volta da quando era entrata a far parte dell’azienda, una riunione l’aveva davvero reso fiero di sé stesso.
 
 
Una volta a pranzo, gli amici di John vengono a sapere che Elettra ha assistito a ben due riunioni quella settimana.
“Ti sei annoiata?” si informa Bruce.
“A dire il vero per niente” risponde lei “anche se non è un argomento che di solito mi appassiona, devo ammettere che è stato interessante assistere ad un evento a cui non avevo mai partecipato”.
“Non ci offendiamo” insiste Steve “anzi, puoi tranquillamente dirci che John è insopportabile quando si mette a fare i suoi lunghissimi discorsi”.
Phil ride e da una pacca scherzosa a John, che sorride in imbarazzo.
“No, no” Elettra lancia uno sguardo affettuoso a John “è incredibile. Un vero talento. È riuscito a farmi interessare alla finanza!”.
Steve fa un applauso e guarda l’uomo con ironico stupore.
“E comunque avevi ragione” aggiunge la ragazza, rivolgendosi a Matthew “siete davvero venerati all’interno dell’azienda”.
Steve e Matthew sghignazzano.
“Te ne sei accorta, eh” Matthew le sorride soddisfatto, ma Elettra lo vede distante.
Non ne capisce il motivo, ma le sembra quasi arrabbiato con lei.
Vorrebbe chiedergli se qualcosa non va, ma non lo conosce abbastanza bene.
E comunque sarà sicuramente qualcosa che non la riguarda.
Se ne dimentica appena Phil le fa alcune domande sul suo articolo.
“Di solito ne scrivo uno a settimana” spiega, mentre il gruppo di amici la ascolta in silenzio “e mi danno l’argomento la settimana stessa. Ma a volte capita che me lo diano con più anticipo. Di solito lo fanno con gli argomenti più difficili da trattare, come questo, perché permettono a noi ‘giornalisti’ di informarci quanto serve per poter fare un buon lavoro. Sto comunque scrivendo un articolo a settimana, ma considero questo un grande progetto. È più interessante di quello di cui scrivo di solito e, se viene bene come spero, potrebbe essere pubblicato tra le prime pagine del giornale”.
“Una settimana di preavviso è davvero poco” commenta Bruce “e tu riesci a scrivere in così poco tempo? Quanto ti ci vuole a completare un intero articolo?”.
“Dipende” Elettra si stringe nelle spalle “di solito vado in biblioteca a lavorare. Lì trovo tutte le informazioni facilmente, e a quel punto riesco a finire anche in un paio di pomeriggi di studio intenso. Se invece sono a casa mia è più difficile, perché devo trovare tutto su internet e non mi ci trovo bene, preferisco il cartaceo. Anche perché su molte cose è più affidabile. Se sono a casa mia posso metterci anche l’intera settimana a completare il lavoro”.
“E tutto questo anche d’estate?” si meraviglia Phil “non ti concedi neanche una pausa?”.
“Questa non è l’età giusta per potersi concedere una pausa” Elettra scuote la testa “se prendessi una pausa adesso rischierei di perdere qualche occasione importante e non posso permettermelo”.
“Sì, ma potresti arrivare al punto in cui prenderti pause non ti è più permesso” le dice sconsolato Steve e Phil annuisce.
“In effetti è vero” aggiunge “questi sono i tuoi anni migliori. Dovresti divertirti”.
Elettra rimane per un attimo priva di risposte da dare.
È sempre stata fiera del suo impegno e non si aspettava dei commenti del genere.
“Lei non è una ragazza come tante” le viene immediatamente in aiuto John, che percepisce il suo disagio “è piena di progetti, ambizioni … e dovrebbe continuare a lavorare per esaudire i suoi desideri. Non vedo perché impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi dovrebbe essere una cosa negativa”.
Elettra lo guarda con gratitudine: è stato bravissimo nel difenderla.
“Certo, certo, hai ragione” Steve solleva i palmi delle mani.
“Non li ascoltare” le dice Bruce all’orecchio “continua così”.
Le da una pacca amichevole sulla spalla, poi si volta verso Matthew.
Non era mai stato così silenzioso a pranzo e lui non ne capisce il motivo.
“Tutto bene?” gli domanda, mentre i suoi amici continuano a tempestare Elettra di domande sulle riunioni.
“Sì” Matthew si volta a guardarlo e gli risponde con voce poco sincera.
“Sì, sto bene” ripete poi, più convinto.
Bruce annuisce, tentando invano di decifrare il suo sguardo, poi torna a prestare attenzione agli altri.
Matthew, invece, torna ad osservare John ed Elettra.
La settimana scorsa si era accorto che il suo migliore amico non considerava Elettra solo la fidanzata di suo figlio, ma quel giorno si sta rendendo conto che la cosa è molto più seria di quanto temesse.
Tra i due c’è un’intesa, una sintonia, che non riesce a comprendere.
Nota le occhiate che si lanciano ogni tanto, il modo in cui lei elogia John e lui la difende.
Li sta osservando da quando si sono incontrati per andare a mangiare, ed è quasi sicuro di aver capito qualcosa in più: anche Elettra prova qualcosa per John.
Gli altri non se ne accorgono, ma lui conosce John meglio di chiunque altro e sa come decifrarlo.
Quanto ad Elettra, i suoi sguardi ed il modo in cui parla di lui gli fa pensare che lo ammiri. Molto. Forse anche troppo.
È un disastro, pensa, un vero disastro.
Loro non si rendono conto di quanto folle e pericolosa la situazione sia, ma lui sì.
Ha provato a farlo capire a John, ma lui non ha seguito i suoi consigli e, anzi, non sembra affatto turbato ora.
Se dirgli di non starle accanto fa aumentare la sua voglia di farlo, non sa come risolvere la situazione. Ma sa che deve risolverla.
John è il suo migliore amico, e se lui in questo momento non si rende conto di quello che sta facendo, il suo compito è quello di aiutarlo a capirlo in ogni modo possibile.
 
 
Dopo pranzo, Elettra passa all’ufficio di John per prendere le sue cose e tornare a casa.
“Non dargli ascolto” le dice improvvisamente John, come se avesse aspettato il momento giusto per parlargliene “non vorrei che le parole di adulti che hanno scordato cosa significhi sacrificarsi per degli obbiettivi ti inducano a pensare che non dovresti farli neanche tu”.
“Oh, non preoccuparti” Elettra ride “non riuscirebbero a persuadermi”.
“Bene” John apre l’armadio e le passa il suo zaino.
“Anzi …” la ragazza esita.
John si volta a guardarla “Cosa?”.
“In realtà avrei addirittura intenzione di andare ad un corso estivo per giovani talenti tra meno di un mese”.
Non lo aveva ancora detto ad Edward, perché non sapeva come l’avrebbe presa.
Non voleva dirlo prima a suo padre che a lui, ma le parole le erano uscite di bocca senza che riuscisse a fermarsi.
“Ma è fantastico!” esclama lui.
“Sì” lei annuisce e abbassa lo sguardo, poco convinta “sì, lo è”.
“Qual è il problema?” le domanda, vedendolo esitare.
“Nessun problema” risponde subito lei “solo … non l’ho ancora detto ad Edward, ecco. È un’occasione abbastanza speciale, potrebbe essere davvero utile. Ma significherebbe non vedersi per due settimane intere. Già non ci vediamo spesso durante l’anno scolastico perché sono sempre impegnata …”.
“Beh, inutile dire che per me sarebbe una grandissima stupidaggine lasciar perdere questa cosa per poter uscire con Eddie” John la interrompe “avrete tutto il tempo di stare insieme, non ti preoccupare. E lui capirà, ne sono sicuro. Sa quanto vali”.
Elettra lo ascolta in silenzio, tentando di convincersi.
Non sa neanche lei perché gliene ha parlato.
Non sapeva come dirlo ad Edward, ma a detta di lui stesso il padre non lo conosceva poi così bene.
Non avrebbe potuto aiutarla in questo.
Forse aveva solo bisogno di parlare con qualcuno.
Di sentirsi dire che stava facendo la cosa giusta. E che quel qualcuno non fosse Miles.
La verità è che si sente terribilmente egoista a passare due settimane d’estate in quel modo piuttosto che con il suo ragazzo.
E si sente in colpa soprattutto perché sa che preferisce trovarsi lì, con persone che condividono le sue passioni e la sua voglia di migliorare, rispetto che a guardare serie tv con Edward.
“Beh quindi ormai avrai poco tempo da dedicare a questo articolo” ragiona John, rendendosi conto che quando avrà scritto l’articolo non si vedranno più così spesso.
E questo lo riempie di una tristezza che non gli permette quasi si respirare.
Si sente smarrito.
Dovrà trovare un altro modo per vederla spesso, altrimenti tornerà alla deprimente vita di sempre.
“Sì, suppongo di sì” conviene Elettra “ho ancora poco tempo per finire”.
“Potresti venire anche il sabato” propone lui.
Solo dopo averlo detto di rende conto di quanto sia stato avventato.
Il sabato è il giorno in cui lei sta con suo figlio, e la sua proposta potrebbe sembrare un modo per allontanarla da lui.
Forse lo è davvero.
Oddio, teme John, forse ora lei capirà quanto conta per lui. E penserà che è solo un pazzo maniaco.
Tutta l’ammirazione che aveva per lui scomparirà.
Sta sudando freddo.
Sta per dirle di lasciar perdere quello che ha appena detto, ma lei lo stupisce.
“Forse hai ragione” gli risponde “in effetti mi sarebbe utile”.
Non se lo aspettava.
“Devo decidere, ok?” continua lei “se decido di venire te lo farò sapere tramite Edward”.
“Non serve” John, a quel punto, le sorride “ti do il mio numero”.
Elettra è seduta sugli scalini di fronte al portone di casa sua.
Sono appena le sette e lei tenta di avvistare la macchina di John.
L’uomo arriva puntuale e si ferma davanti all’abitazione.
Mentre Elettra si alza e si dirige verso l’auto, John osserva per l’ennesima volta la sua bellezza delicata.
Indossa dei jeans slavati che le risaltano le gambe magre, e una       t-shirt grigia.
I capelli sono sciolti, come lui li aveva visti solo a cena a casa loro, e gli ricadono sulle spalle in onde scure ed ammalianti.
“Buongiorno” lo saluta, dopo essersi seduta ed aver chiuso lo sportello.
“Buongiorno” ricambia lui “come va?”.
“Benissimo” risponde subito la ragazza, entusiasta “John devo ringraziarti, so che arrivare fin qui significa molti chilometri in più …”
“Scherzi?” la interrompe subito lui “sono in macchina, mica a piedi! Non preoccuparti, non mi pesa affatto. Anzi, non so perché non te l’abbia proposto prima. Chissà a che ora avrai dovuto svegliarti per prendere l’autobus in tempo”.
“Niente di impossibile” lo rassicura lei “non mi è mai pesato. Certo, niente a che vedere con la comodità della macchina” ride “ma si devono fare dei sacrifici per avere dei risultati, e io approfitto di qualsiasi situazione di disagio per abituarmi”.
John non riesce a trattenere un sorriso: lo stupisce sempre di più con i suoi discorsi così maturi.
“Sono d’accordo” commenta “ma non mi sarei mai perdonato se avessi dovuto vederti ancora arrivare a casa mia da sola sapendo che avrei potuto tranquillamente evitartelo”.
Elettra gli sorride, riconoscente.
“Oh” esclama poi “quasi dimenticavo! Ti ho portato un po’ di miei articoli. In realtà un bel po’ …” aggiunge imbarazzata “non devi leggerli tutti, eh. Ne ho portati tanti per precauzione, ma non mi offendo se ne leggi solo un paio. Anzi, lo capirei. Comunque, in questa cartella” estrae una cartella viola dalla borsa “ci sono tutti gli articoli che ho scritto per il giornale della scuola. Non sono tantissimi. Ho cominciato da poco a scrivere per loro, e in più hanno cominciato a pubblicarmi solo dopo un paio di mesi”.
Ricorda come Sarah le aveva fatto scrivere un articolo a settimana per due mesi, rispondendole poi sempre che non era ancora abbastanza brava da essere pubblicata.
Era stato Andrew, il ragazzo della redazione che ci provava sempre con lei, a leggere i suoi lavori e convincere Sarah a pubblicarli.
“Qui, invece” prosegue, tirando fuori dalla borsa una seconda cartellina, questa volta verde “ci sono degli articoli che ho mandato ad alcuni giornali. Non so perché l’ho fatto, mi hanno comunque tutti risposto che non potevano pubblicarmi in quanto minorenne. Suppongo l’abbia fatto semplicemente per fare pratica e perché adoro scrivere, anche quando non porta a niente. Questi li ho portati perché trattano argomenti interessanti, in un modo o in un altro. Quelli del giornale della scuola sono i più recenti, ma ti capisco se non hai voglia di leggerli: gli argomenti sono veramente stupidi e noiosi”.
“Volevo chiedertelo martedì” ricorda John “come mai ti assegnano articoli così noiosi?”.
“Beh …” Elettra esita, indecisa su cosa rispondere.
In fondo John non ha ancora letto niente di suo, e potrebbe pensare che sia solo convinta, erroneamente, di essere brava.
Non vuole sembrare una presuntuosa.
“Sinceramente non lo so” alla fine opta per la sincerità “la capo redattrice nutre un po’ di antipatia per me, questo è innegabile. Mi dicono spesso, anche i ragazzi che lavorano con me, che ho del talento. Sono addirittura arrivate delle lettere da parte dei lettori che chiedevano al giornale di darmi più spazio” John solleva un sopracciglio, colpito “ma Sarah, il capo, continua a dirmi che non sto da abbastanza tempo nel giornale e devo imparare molto prima di arrivare alla vetta. Non che non sia d’accordo, si può sempre migliorare, ma gli altri articoli non sono di certo scritti meglio dei miei e …”.
John ridacchia ed Elettra lo guarda stupita.
“Non serve che tenti di spiegarmi in questo modo concitato” le spiega “so esattamente di cosa stai parlando”.
“Ah sì?” domanda lei, incerta.
“Assolutamente” conferma lui “ ne ho conosciute tante di persone così, purtroppo. Mi sono trovato spesso nella tua stessa situazione. Capisco la sensazione. Se una cosa mi viene bene, perché mi trattano come il peggiore? Sfortunatamente, Elettra, il talento è spesso scomodo. Soprattutto se i tuoi superiori non sono al tuo livello. Sono semplicemente invidiosi. Ti temono, e per questo tentano di tenerti il più in basso possibile, dove puoi rimanere sotto il loro controllo. Hanno paura che, se ti dessero spazio, prenderesti il sopravvento”.
“Non lo so” Elettra riflette “non penso che Sarah non abbia talento”.
“Come scrive?” si informa John.
“Non ne ho idea” la ragazza si stringe nelle spalle “non ho mai letto niente di suo. Da quando è diventata capo redattore ha smesso di scrivere. Ma questo non significa che non sia brava”.
“Può darsi” conviene lui “come può darsi che non sia poi questo granché. Potrebbe essere il motivo per cui le stai così antipatica e non ti concede lo spazio che ti meriti”.
Elettra lo ascolta, ancora poco convinta.
Se fosse vero, come avrebbe fatto a diventare il capo del giornale?
“Comunque l’importante è non abbattersi” le dice John “la cosa fondamentale è lasciare che i commenti degli altri definiscano chi sei” ad Elettra quella frase sembra terribilmente personale, quasi lo stesse ricordando a sé stesso “ci saranno sempre persone che ti diranno che non hai talento, che non sei niente di che. Tu sei una ragazza intelligente, sei in grado di capire da sola quanto vali. Non lasciarti convincere da nessuno di qualcosa in cui non credi. Se sei convinta di saper fare qualcosa, dimostralo a tutti. Non permettere a nessuno di definirti. Sei tu a definire te stessa”.
Elettra lo guarda e gli sorride.
Prova un moto di affetto improvviso verso quell’uomo, le cui parole le ricordano incredibilmente quelle di suo padre.
Lo vede come non lo aveva mai visto.
Comincia ad apprezzare i suoi modi, a tratti bruschi e a tratti così paterni e gentili.
Osserva il suo naso pronunciato, i capelli che gli arrivano quasi alle spalle, le mani grandi.
Prova una sensazione che non sa descrivere.
Qualcosa di intimo, come se si conoscessero da sempre e se ne rendesse conto per la prima volta.
Vorrebbe dirglielo, ma ha paura che lui la consideri fuori di testa.
“Lo so” dice invece “mi è stato insegnato quando ero piccola e non l’ho più dimenticato”.
Fa un respiro profondo, automaticamente.
Non gli capita mai di parlare del padre ed è come se il suo corpo si preparasse all’impatto, ma allo stesso tempo lo fa senza quasi rendersene conto.
Non gli costa nulla, apre semplicemente la bocca e le parole scorrono fuori come un fiume in piena, come se non aspettassero altro che uscire.
“Mio padre mi diceva sempre che devo essere consapevole di quanto valgo e non scordarlo mai. Mi ha insegnato ad essere sempre la versione migliore di me stessa, a spingermi oltre il limite per poi realizzare che posso riuscire a superarlo”.
“Uomo saggio” commenta John, inconsapevole di quanto sia raro che Elettra parli di lui.
“E’ il migliore” conferma lei “ora non lo vedo più molto, ma lo sento ancora. E ricordo ognuna delle sue lezioni di vita. Se sono brava nella maggior parte delle cose che faccio lo devo a lui”.
John non sa come rispondere.
Percepisce l’amore di Elettra per il padre, ma allo stesso tempo non gli sembra che il padre sia particolarmente interessato a lei.
Non vuole dire qualcosa che potrebbe offenderla.
“E’ un avvocato bravissimo, sai” continua lei, come se non avesse desiderato altro che poterne parlare fino a quel momento “quando ero più piccola andavo sempre a vedere le sue udienze. Rimanevo incantata a sentirlo a parlare. Ha un potere persuasivo incredibile. Vince praticamente ogni caso. Quando parla la gente pende dalle sue labbra, anche se non lo conosce”.
“Sembra davvero fenomenale” John le sorride, intenerito dal suo entusiasmo.
Vorrebbe abbracciarla, coccolare quella ragazza che meriterebbe il meglio e invece si ritrova con un padre che nemmeno la va a trovare.
Vorrebbe darle tutto l’affetto che non ha ricevuto, vorrebbe essere lui a supportarla e farle capire quanto vale.
Elettra, dal canto suo, si sta lentamente rendendo conto di tutte le cose di cui ha parlato negli ultimi minuti.
Cose di cui non parla da anni, che ha conservato nel suo cuore come il più prezioso dei regali, ma che non si azzardava mai a rivelare a nessuno.
E ora, con una facilità che non credeva possibile, le aveva espresse tutte.
Si sente libera da un peso.
Si rende conto di quanto le pesasse non poter più parlare della persona che stima di più al mondo.
Ma la madre aveva abolito suo padre dagli argomenti, facendo finta che non fosse mai esistito, e lei si era quasi abituata a vivere con quel tabù.
“Non parlo mai di queste cose” dice, sorridendo imbarazzata “è la prima volta che dico queste cose ad alta voce da quando papà se ne è andato”.
“E perché le dici a me?” John approfitta di quel momento per capire se anche lei prova quel senso di inspiegabile familiarità che prova lui quando sono solo loro due.
“Sinceramente non lo so” confessa lei “non riesco a spiegarmelo. E’ come se ti conoscessi da sempre. Non sento il minimo imbarazzo a dirti quello che penso, anzi mi viene quasi naturale! Oddio, penserai che sono fuori di testa …”.
“No, affatto” John scuote la testa “anch’io mi sento così con te”.
“E’ strano” commenta Elettra, poi scoppia a ridere.
“Già” anche John ride.
Sono risate quasi nervose, di sollievo, di felicità pura.
Elettra è sollevata di essere riuscita a parlare di argomenti che pensava sarebbero rimasti un tabù per il resto della sua vita.
John è sollevato di non essere l’unico a percepire che il loro rapporto è speciale e di aver finalmente trovato, dopo anni, qualcuno con cui poter parlare davvero.
Il resto del viaggio è silenzioso, ma è un silenzio tranquillo, rilassato.
Il silenzio di due persone a proprio agio l’una con l’altra.
 
 
In ufficio, Elettra comincia a fremere in attesa di vedere John in azione durante la riunione.
Lui sistema i documenti in attesa delle dieci, e la invita a sedersi nel frattempo.
La ragazza è ancora scossa da quanto successo in macchina.
Non tanto da quello che ha detto, ma dalle sensazioni che ha provato.
Ancora non sa identificarle, né tantomeno spiegarle.
Quello che sa con certezza, è che ora lo vede con occhi diversi.
Se prima provava solo un’ammirazione distaccata, come la si può provare per un bravo professore, ora prova l’ammirazione che si ha per un genitore, per un amico stretto.
È come se avesse trovato qualcuno come suo padre, finalmente.
Qualcuno da poter considerare la verità assoluta.
Da cui poter imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Ma non è suo padre, e questo lo sa.
Rivede suo padre nei suoi modi di fare, nelle sue parole, ma non lo vede come un padre.
Quando è vicino a lui sente lo stomaco contrarsi in maniera strana, e questo non le è mai capitato con suo padre.
Forse è perché è il papà di Edward, perché prova le stesse sensazioni che aveva provato quando aveva conosciuto il figlio.
Eppure non li trova simili.
Eddie è adorabile, ma non è di successo come John e non ha neanche intenzione di diventarlo.
Quindi come mai lei si sente così?
“Sono le dieci” annuncia John, destandola dai suoi pensieri “andiamo?”.
Entrano in una stanza molto grande, con un tavolo ovale a cui sono sedute una ventina di persone.
“Sicuro che io possa entrare?” gli sussurra Elettra all’orecchio, mentre avanza.
“Non preoccuparti” le sorride John.
La ragazza si siede quindi in un angolo, come quando aveva assistito alla riunione con Phil.
Anche questa volta, osserva come tutti lo salutano con rispetto e raddrizzano la schiena quando lo vedono arrivare.
Sapeva che era ammirato da tutti!
Mentre le sue idee vengono confermate sempre di più ad ogni collega che gli stringe la mano, John si dirige verso la parte opposta della sala.
Elettra attende, convinta che l’uomo accenderà il proiettore per mostrare dati e grafici, invece John comincia a parlare ed il computer davanti a lui rimane spento.
Wow, pensa subito lei, ci vogliono grandi capacità per tenere un discorso complicato senza nessun ausilio esterno.
John, invece, parla come il più bravo dei presentatori.
Le sembra un’altra persona rispetto a l’uomo che le diceva continuamente che quel lavoro non lo appagava.
Sembra nato per fare quello.
Ricorda quando, mentre pranzavano insieme, le aveva rivelato che avrebbe potuto fare l’avvocato perché era bravo a discutere e catalizzare l’attenzione del pubblico.
Ora capisce cosa intendeva.
Parla di spese, di soldi entrati all’azienda e di interessi come se fosse l’argomento più facile del mondo ed Elettra comincia per la prima volta a capirci davvero qualcosa.
I suoi colleghi sono tutti intenti ad ascoltarlo rapiti e lui è il leader perfetto: parla in tono autoritario e serioso, ma alterna battute leggere per mettere a loro agio le persone che ha davanti.
Elettra pende dalle sue labbra.
Si è completamente dimenticata di dover prendere appunti sull’economia e tenta solo di imparare il più possibile sul suo modo di esporre.
Aspira a diventare esattamente come lui: carismatica, sicura di sé.
Osserva il modo in cui le sue mani si muovono, le maniche della camicia arrotolate al di sopra dei gomiti.
Si accorge di quanto i suoi bicipiti siano pronunciati.
Va in palestra?
Edward le aveva detto che non faceva altro che lavorare.
John la guarda per la prima volta dall’inizio della riunione, e le sorride.
Il cuore di Elettra salta un battito.
Quello scambio di sguardi, quel sorriso.
Sente la stretta allo stomaco più forte che mai.
Il cuore le batte forte e ha le mani che tremano.
Cosa le sta succedendo?
Probabilmente era il fatto che tutti lo consideravano un’autorità, e lui aveva rivolto quel gesto affettuoso solo a lei.
Come se lei contasse più degli altri.
L’aveva fatta sentire speciale, ecco tutto.
Si tranquillizza.
John, invece, è al settimo cielo.
Per un po’, quella mattina, aveva temuto che non sarebbe riuscito a farcela.
Di solito non aveva problemi, ma la presenza di Elettra avrebbe potuto cambiare tutto.
Aveva talento in quel genere di cose, era innegabile, ma non avrebbe voluto trovarsi lì.
Vedere colleghi che volevano davvero quel posto ma non erano bravi quanto lui e vedere sé stesso non fare il minimo sforzo ed avere comunque successo, gli dava sempre la tranquillità necessaria ad essere sciolto e spigliato.
Per la prima volta, quel giorno, si era reso conto che avrebbe avuto un motivo per essere bravo.
Era la prima volta che in quel lavoro aveva un minimo di motivazione, ma con la motivazione era arrivato anche il terrore di sbagliare e rovinare tutto.
Fortunatamente, una volta cominciato a parlare, aveva capito che in tutti quegli anni di discorsi disinteressati aveva in realtà fatto pratica per il momento in cui gli sarebbe importato davvero.
Da quell’attimo in poi era tornato ad essere una passeggiata come sempre.
Anche se non aveva incrociato il suo sguardo per un bel po’, percepiva che Elettra era rimasta colpita dal suo talento.
Per la prima volta, l’atteggiamento reverenziale che i suoi colleghi avevano nei suoi confronti non gli dava fastidio. Anzi, era fiero di poter dimostrare ad Elettra che gli altri lo consideravano il migliore.
Dopo una decina di minuti, però, non aveva più resistito e le aveva lanciato un’occhiata.
Lei era proprio come lui sperava: stupita, ammirata.
Il sorriso gli era nato spontaneo sulle labbra e ne aveva approfittato per fingere che fosse semplicemente un attraente sorriso d’intesa.
Per la prima volta da quando era entrata a far parte dell’azienda, una riunione l’aveva davvero reso fiero di sé stesso.
 
 
Una volta a pranzo, gli amici di John vengono a sapere che Elettra ha assistito a ben due riunioni quella settimana.
“Ti sei annoiata?” si informa Bruce.
“A dire il vero per niente” risponde lei “anche se non è un argomento che di solito mi appassiona, devo ammettere che è stato interessante assistere ad un evento a cui non avevo mai partecipato”.
“Non ci offendiamo” insiste Steve “anzi, puoi tranquillamente dirci che John è insopportabile quando si mette a fare i suoi lunghissimi discorsi”.
Phil ride e da una pacca scherzosa a John, che sorride in imbarazzo.
“No, no” Elettra lancia uno sguardo affettuoso a John “è incredibile. Un vero talento. È riuscito a farmi interessare alla finanza!”.
Steve fa un applauso e guarda l’uomo con ironico stupore.
“E comunque avevi ragione” aggiunge la ragazza, rivolgendosi a Matthew “siete davvero venerati all’interno dell’azienda”.
Steve e Matthew sghignazzano.
“Te ne sei accorta, eh” Matthew le sorride soddisfatto, ma Elettra lo vede distante.
Non ne capisce il motivo, ma le sembra quasi arrabbiato con lei.
Vorrebbe chiedergli se qualcosa non va, ma non lo conosce abbastanza bene.
E comunque sarà sicuramente qualcosa che non la riguarda.
Se ne dimentica appena Phil le fa alcune domande sul suo articolo.
“Di solito ne scrivo uno a settimana” spiega, mentre il gruppo di amici la ascolta in silenzio “e mi danno l’argomento la settimana stessa. Ma a volte capita che me lo diano con più anticipo. Di solito lo fanno con gli argomenti più difficili da trattare, come questo, perché permettono a noi ‘giornalisti’ di informarci quanto serve per poter fare un buon lavoro. Sto comunque scrivendo un articolo a settimana, ma considero questo un grande progetto. È più interessante di quello di cui scrivo di solito e, se viene bene come spero, potrebbe essere pubblicato tra le prime pagine del giornale”.
“Una settimana di preavviso è davvero poco” commenta Bruce “e tu riesci a scrivere in così poco tempo? Quanto ti ci vuole a completare un intero articolo?”.
“Dipende” Elettra si stringe nelle spalle “di solito vado in biblioteca a lavorare. Lì trovo tutte le informazioni facilmente, e a quel punto riesco a finire anche in un paio di pomeriggi di studio intenso. Se invece sono a casa mia è più difficile, perché devo trovare tutto su internet e non mi ci trovo bene, preferisco il cartaceo. Anche perché su molte cose è più affidabile. Se sono a casa mia posso metterci anche l’intera settimana a completare il lavoro”.
“E tutto questo anche d’estate?” si meraviglia Phil “non ti concedi neanche una pausa?”.
“Questa non è l’età giusta per potersi concedere una pausa” Elettra scuote la testa “se prendessi una pausa adesso rischierei di perdere qualche occasione importante e non posso permettermelo”.
“Sì, ma potresti arrivare al punto in cui prenderti pause non ti è più permesso” le dice sconsolato Steve e Phil annuisce.
“In effetti è vero” aggiunge “questi sono i tuoi anni migliori. Dovresti divertirti”.
Elettra rimane per un attimo priva di risposte da dare.
È sempre stata fiera del suo impegno e non si aspettava dei commenti del genere.
“Lei non è una ragazza come tante” le viene immediatamente in aiuto John, che percepisce il suo disagio “è piena di progetti, ambizioni … e dovrebbe continuare a lavorare per esaudire i suoi desideri. Non vedo perché impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi dovrebbe essere una cosa negativa”.
Elettra lo guarda con gratitudine: è stato bravissimo nel difenderla.
“Certo, certo, hai ragione” Steve solleva i palmi delle mani.
“Non li ascoltare” le dice Bruce all’orecchio “continua così”.
Le da una pacca amichevole sulla spalla, poi si volta verso Matthew.
Non era mai stato così silenzioso a pranzo e lui non ne capisce il motivo.
“Tutto bene?” gli domanda, mentre i suoi amici continuano a tempestare Elettra di domande sulle riunioni.
“Sì” Matthew si volta a guardarlo e gli risponde con voce poco sincera.
“Sì, sto bene” ripete poi, più convinto.
Bruce annuisce, tentando invano di decifrare il suo sguardo, poi torna a prestare attenzione agli altri.
Matthew, invece, torna ad osservare John ed Elettra.
La settimana scorsa si era accorto che il suo migliore amico non considerava Elettra solo la fidanzata di suo figlio, ma quel giorno si sta rendendo conto che la cosa è molto più seria di quanto temesse.
Tra i due c’è un’intesa, una sintonia, che non riesce a comprendere.
Nota le occhiate che si lanciano ogni tanto, il modo in cui lei elogia John e lui la difende.
Li sta osservando da quando si sono incontrati per andare a mangiare, ed è quasi sicuro di aver capito qualcosa in più: anche Elettra prova qualcosa per John.
Gli altri non se ne accorgono, ma lui conosce John meglio di chiunque altro e sa come decifrarlo.
Quanto ad Elettra, i suoi sguardi ed il modo in cui parla di lui gli fa pensare che lo ammiri. Molto. Forse anche troppo.
È un disastro, pensa, un vero disastro.
Loro non si rendono conto di quanto folle e pericolosa la situazione sia, ma lui sì.
Ha provato a farlo capire a John, ma lui non ha seguito i suoi consigli e, anzi, non sembra affatto turbato ora.
Se dirgli di non starle accanto fa aumentare la sua voglia di farlo, non sa come risolvere la situazione. Ma sa che deve risolverla.
John è il suo migliore amico, e se lui in questo momento non si rende conto di quello che sta facendo, il suo compito è quello di aiutarlo a capirlo in ogni modo possibile.
 
 
Dopo pranzo, Elettra passa all’ufficio di John per prendere le sue cose e tornare a casa.
“Non dargli ascolto” le dice improvvisamente John, come se avesse aspettato il momento giusto per parlargliene “non vorrei che le parole di adulti che hanno scordato cosa significhi sacrificarsi per degli obbiettivi ti inducano a pensare che non dovresti farli neanche tu”.
“Oh, non preoccuparti” Elettra ride “non riuscirebbero a persuadermi”.
“Bene” John apre l’armadio e le passa il suo zaino.
“Anzi …” la ragazza esita.
John si volta a guardarla “Cosa?”.
“In realtà avrei addirittura intenzione di andare ad un corso estivo per giovani talenti tra meno di un mese”.
Non lo aveva ancora detto ad Edward, perché non sapeva come l’avrebbe presa.
Non voleva dirlo prima a suo padre che a lui, ma le parole le erano uscite di bocca senza che riuscisse a fermarsi.
“Ma è fantastico!” esclama lui.
“Sì” lei annuisce e abbassa lo sguardo, poco convinta “sì, lo è”.
“Qual è il problema?” le domanda, vedendolo esitare.
“Nessun problema” risponde subito lei “solo … non l’ho ancora detto ad Edward, ecco. È un’occasione abbastanza speciale, potrebbe essere davvero utile. Ma significherebbe non vedersi per due settimane intere. Già non ci vediamo spesso durante l’anno scolastico perché sono sempre impegnata …”.
“Beh, inutile dire che per me sarebbe una grandissima stupidaggine lasciar perdere questa cosa per poter uscire con Eddie” John la interrompe “avrete tutto il tempo di stare insieme, non ti preoccupare. E lui capirà, ne sono sicuro. Sa quanto vali”.
Elettra lo ascolta in silenzio, tentando di convincersi.
Non sa neanche lei perché gliene ha parlato.
Non sapeva come dirlo ad Edward, ma a detta di lui stesso il padre non lo conosceva poi così bene.
Non avrebbe potuto aiutarla in questo.
Forse aveva solo bisogno di parlare con qualcuno.
Di sentirsi dire che stava facendo la cosa giusta. E che quel qualcuno non fosse Miles.
La verità è che si sente terribilmente egoista a passare due settimane d’estate in quel modo piuttosto che con il suo ragazzo.
E si sente in colpa soprattutto perché sa che preferisce trovarsi lì, con persone che condividono le sue passioni e la sua voglia di migliorare, rispetto che a guardare serie tv con Edward.
“Beh quindi ormai avrai poco tempo da dedicare a questo articolo” ragiona John, rendendosi conto che quando avrà scritto l’articolo non si vedranno più così spesso.
E questo lo riempie di una tristezza che non gli permette quasi si respirare.
Si sente smarrito.
Dovrà trovare un altro modo per vederla spesso, altrimenti tornerà alla deprimente vita di sempre.
“Sì, suppongo di sì” conviene Elettra “ho ancora poco tempo per finire”.
“Potresti venire anche il sabato” propone lui.
Solo dopo averlo detto di rende conto di quanto sia stato avventato.
Il sabato è il giorno in cui lei sta con suo figlio, e la sua proposta potrebbe sembrare un modo per allontanarla da lui.
Forse lo è davvero.
Oddio, teme John, forse ora lei capirà quanto conta per lui. E penserà che è solo un pazzo maniaco.
Tutta l’ammirazione che aveva per lui scomparirà.
Sta sudando freddo.
Sta per dirle di lasciar perdere quello che ha appena detto, ma lei lo stupisce.
“Forse hai ragione” gli risponde “in effetti mi sarebbe utile”.
Non se lo aspettava.
“Devo decidere, ok?” continua lei “se decido di venire te lo farò sapere tramite Edward”.
“Non serve” John, a quel punto, le sorride “ti do il mio numero”.

  
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