Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.31
Rinascita atlantidese
Siamo
uniti per cadere e le mie mani sono legate
Lavanda
mugolò, massaggiandosi la testa e cercò di
mettersi in piedi, si guardò le mani e vide che erano di
pelle nera, strillò e
cadde dal letto a forma di conchiglia su cui era sdraiata.
“Calmati”
si sentì dire. Si voltò e urlò
più forte,
vedendo un gigante ritto davanti a lei, era immobilizzato a una sedia,
con dei
lunghi capelli biondi.
“Lavanda”
esalò l’uomo. Le sue ciocche di capelli
erano afflosciate, il viso in ombra, l’espressione spenta, ma
due intense iridi
blu fiordaliso.
Lavanda
si alzò in piedi, non riusciva a vederlo bene.
“Quella
voce… è famigliare” disse.
Cercò di attivare
le sue fiamme della pioggia, ma queste non risposero, in compenso una
ciocca di
ricci capelli bruni le finì davanti al viso facendola urlare
di nuovo.
“Sei
stata ricalibrata geneticamente e ora sei
prigioniera delle macchine atlantidesi come me e mio figlio”
rispose l’uomo con
voce strascicata.
Lavanda
sgranò gli occhi e si tappò la bocca con la
mano.
“Boss,
sei tu?” chiese e la voce le tremò.
Manuel
sospirò, annuendo lentamente con il capo.
“Non
avrei voluto ritrovarti in questa situazione, ma
quanto pare il tuo modo di fare ha infastidito la mia
‘regina’. È inutile che
cerchi di usare le fiamme, te ne hanno privato, come hanno fatto con me
e con
molti altri senza bisogno della ricalibrazione genetica”
esalò.
Lavanda
negò con il capo, facendo ondeggiare la
cascata di capelli.
“Non
possiamo rimanere qui, boss! Io là fuori ho un
figlio e un marito e…”. Iniziò a dire.
“Sorellona!”
udì un urlo, si voltò e vide una ragazza
correre verso di lei, aveva gli occhi di due colori diversi, i corti
capelli
castani e un seno tre volte più grande del normale.
“Lavina?”
chiese e la voce le tremò.
Lavina
l’abbracciò, scoppiando a piangere.
“Sorellona,
devo tornare dai piccini e da Danilo. Non
sopravvive senza di me! E neanche sua moglie”
piagnucolò.
Manuel
sospirò rumorosamente.
“Siamo
tutti nella stessa situazione. Là fuori ho una
figlia e un figlio dispersi, ma non posso salvare né voi,
né me stesso. O avrei
portato al sicuro almeno Federico. Non c’è modo di
sfuggire a questa sorte, ci
ho provato così tante volte” gemette.
Lavanda
strinse la gemella e ingoiò un singhiozzo.
<
Non voglio avere il DNA di un atlantidese… oh, Tsuyoshi,
neanche tu potrai mai trovarmi in fondo
all’oceano… Atlantide, con tutti i
posti, perché Atlantide? > pensò.
“Siamo
uniti in questa caduta e le nostre mani sono
legate” esalò il vero Nono boss dei Vongola,
scuotendo cupamente il capo.