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Autore: Harry Fine    17/02/2018    3 recensioni
Papillon è stato ormai sconfitto da anni. E da altrettanto tempo, Ladybug, Chat noir e gli altri portatori sono scomparsi nel nulla, creando le loro famiglie come persone normali. Ma un'ombra proveniente dal passato si profila nuovamente all'orizzonte. E stavolta, toccherà combattere ad una nuova generazione di portatori.
Saranno in grado di sventare la minaccia?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando, dopo altre due ore buone, Emma finalmente si svegliò, si ritrovò completamente madida di sudore sotto le coperte attorcigliate e con lacrime di paura agli occhi.
Si rigirò nel letto terrorizzata, spiando in ogni angolo della sua camera, calmandosi quando vide che non c'era niente da temere.

Solo che poi le tornò in mente ciò che aveva sognato.
L'incubo era tornato di nuovo a tormentarla, solo che era in qualche modo cambiato.

Si udivano sprazzi di conversazioni. I ragazzi colorati che vedeva erano agitati e in preda al terrore. Le loro voci, che le sembravano sempre così familiari, si rincorrevano senza sosta nella sua testa.
Urlavano le une alle altre di stare attente.
Aveva chiaramente percepito una richiesta di non andarsene da parte dell'arancione e l'angoscia della gialla e il caos dominava tutto.

Se in principio lo scenario era un nero fumoso, adesso tutto sembrava confuso, una specie di vortice in cui lei era l'occhio.
E se prima era in grado di muoversi, adesso le era impossibile. Poteva solo vedere quella maledetta ombra estendere i suoi tentacoli su quelle persone che sentiva così vicine.

La mora si massaggiò le tempie. Non ne poteva seriamente più. 
Non era possibile che tutta quella faccenda fosse solo una coincidenza! Ormai ne era certa.
Quella spossatezza, il formicolio continuo, i sogni e le sensazioni che sentiva non erano normali! Ormai si stava chiedendo se stava diventando pazza.
Nessuno dei suoi amici aveva mai avuto problemi di questo genere! Aveva parlato a Jules dei suoi incubi e sicuramente Davide e Xu dovevano aver intuito che qualcosa non andava. Solo che non sapeva se potevano aiutarla o no.

Non voleva caricare le loro teste con quelle stupide preoccupazioni. Soprattutto il suo amico cinese, che si stava preparando per la maturità.
《E adesso che faccio?!》 Chiese a se stessa, alzandosi di malavoglia.

Andò in cucina, consumando una rapida colazione. Poi entrò in bagno, facendosi una lunga e rilassante doccia, uscendone fradicia, ma decisamente più calma.
Ecco. Calma. Proprio la cosa che le serviva. Doveva solo pensare a rilassarsi e godersi la domenica. 
Non c'era niente di cui avere paura o da cui guardarsi. Quelli che la tormentavano erano solo stupidi sogni. Non sarebbe successo nulla e lei prima o poi avrebbe smesso di pensarci. Lei era una ragazza comune, nulla di più, nulla di meno.

Con questi nuovi pensieri ben stampati nella testa, prese il cellulare e chiamò Jules.
《Pronto?》 Chiese una voce impastata.
《Hey Jules. Ti va di fare un giro?》

《Emma… sono solo le sette...》 Replicò debolmente.
《Invece sono le undici. E tu sei ancora addormentato. Avanti, vestiti e chiama Davide e Xu. Ci vediamo all'Arco di trionfo e ci facciamo un giro.》.
Chiuse la chiamata senza aspettare risposta, si vestì a razzo, salutò i genitori e i fratelli e corse fuori casa.

Fortunatamente, non abitava molto lontana dagli Champs elysee, quindi arrivò molto in fretta.
Tre quarti d'ora dopo, poi, vide arrivare i suoi amici.
Xu stava parlando fitto fitto con Davide, mentre Jules aveva ancora la faccia di uno nel mondo dei sogni.
Quell'espressione  assonnata le fece scappare una risata. Il suo migliore amico la prendeva tanto in giro per i suoi “pisolini fuori orario”, ma lui non era certo conciato meglio.

《Ciao Emma》 la salutò il cinese.
Lei ricambiò, osservando ancora divertita e intenerita la faccia da bimbo addormentato di Jules.

《Vorresti svegliare con un bacio il tuo bello addormentato?》 Le chiese Davide con malizia.
Lei arrossì leggermente. 《Che cosa stai dicendo!?》

L’altro ridacchiò sibillino. Era così facile prendere in giro quella ragazza.
《Niente niente.》 Disse allontanandosi.

Lei ancora confusa, e parecchio rossa in faccia per quell'affermazione, decise di ignorare la cosa.
Quel giorno c'era un tempo meraviglioso, e lei ne voleva approfittare per rilassarsi senza dover pensare a nient'altro che a godersi la giornata.

E infatti, dopo che Jules ebbe completamente riacquisito le sue capacità cognitive, passeggiarono in lungo e in largo per le vie di Parigi, chiacchierando e mangiando gelati.
Emma si sentiva pienamente rinvigorita da quella mattinata.
Ecco come piaceva a lei. Voleva passare il tempo con i suoi amici senza dover pensare a niente.

Solo che poi sentì una voce conosciuta.
《Ciao.》 Salutò Dalia, accompagnata come al solito ai suoi fratelli. 

Emma sorrise sotto i baffi. Quei due gemelli sembravano quasi le sue guardie del corpo.
《Ciao Dalia, ragazzi. Cosa ci fate qui?》 Salutarono i quattro.
《Ci siamo presi un gelato tutti insieme. Comunque, scusate se ieri non mi sono presentata come si deve. Io sono Dalia DeSolange. Molto lieta di conoscervi!》

《E noi siamo i suoi fratelli maggiori, Renè…》 si presentò il gemello senza occhiali.
《E Luis》 terminò l'altro.

Emma sorrise e si strinsero la mano.
《Volete unirvi a noi? Stiamo facendo un giro.》 Domandò Xu.
《Certo.》 Risposero i tre.

Tutti e sette ripresero la loro passeggiata, ma poi un brivido attraversò la schiena della mora.
Una sensazione di pericolo in arrivo la fece scattare.

Senza che nessuno riuscisse a capire perché, afferrò tutti quanti per il polso e li portò sul ciglio della strada.
《Ma che cosa stai…?!》
La voce di Luis si spense in un secondo, quando la terra cominciò a tremare sempre con più forza.

Una lunga crepa si aprì del bel mezzo della strada e tutto sprofondò nel caos.
Un rinculco terribile li scaraventò ancora più indietro, mentre la terra si gonfiava ed esplodeva, rilasciando un polverone terribile e facendo venire fuori una gigantesca ombra vagamente umanoide che si contorceva e urlava con voce assordante.

Onde d'urto spaventose erano causate dalle sue urla e i suoi movimenti spazzavano via tutto, riducendo in briciole l'asfalto e i palazzi attorno.
Tutto era piombato nel caos in un attimo, ma la cosa più spaventosa della situazione era che quella cosa stava lentamente cambiando!

Più si contorceva e urlava, più acquisiva spessore e colore, modellandosi e raggiungendo la sua nuova forma, mentre le sue urla continuavano a torturare le orecchie di tutti i passanti, ormai in fuga da quella visione.
La parte superiore di quell'essere era larga e muscolosa, coperta da una spessa cotta di maglia argentea e blu, che si prolungava sulla testa, completamente celata da un elmo che diventava simile ad una corona sopra il suo capo. Le mani muscolose stringevano una sorta di bacchetta da direttore d'orchestra, mentre la parte inferiore del suo corpo era costituita da una lunghissima coda di pesce con le squame e le pinne tinte di blu, verde e nero.

Emma e i suoi amici avevano gli occhi sbarrati per il terrore.
Non si erano ancora spostati di un centimetro, ma, quando quel mostro voltò la testa verso di loro, facendogli intuire quali fossero i suoi bersagli, se la diedero subito a gambe.

Emma e Jules si precipitarono verso le Champs elysee, mentre Davide, Xu, Dalia e i gemelli scapparono tra le stradine laterali.
Solo che quell'affare era enorme, e altrettanto erano le onde d'urto che generava.

I palazzi stavano venendo ridotti in briciole al suo passaggio, così come le strade e le macchine. Era un trambusto infinito!
E questo era stato notato anche da altre quattro persone. 
Adrien, Marinette, Hugo e Thomas stavano guardando preoccupati lo spettacolo dal balcone della loro casa.

《E… Emma è… lì?》 Chiese il bambino biondo con le lacrime agli occhi.
La madre si chinò subito a consolarlo. 《No tesoro, non preoccuparti. Emma e i suoi amici si sono già messi in salvo. Adesso noi andiamo a prenderli.》

《Mamma…》 sussurrò l'altro bambino, che, ad undici anni, era consapevole della bugia che stava raccontando sua madre madre.
《Non preoccupatevi, tesori miei. Vostra sorella sta benone. Come ha detto la mamma, adesso io e lei andiamo a prenderla, ma voi… che ne dite di andare a giocare da nonno Gabriel?》 Chiese Adrien.
Ai due bambini brillarono gli occhi subito. La casa del nonno era enorme e piena di cose divertenti da fare.

《Si si si!》 Urlarono entrambi, entusiasti.
《Splendido! Allora, Hugo, voi andate di corsa dal nonno, tanto non dista molto. Noi prendiamo Emma e poi vi raggiungiamo. Tu bada a tuo fratello finché non torniamo. Ok?》 Chiese la donna al bambino moro.
Lui annuì, sentendosi onorato da quella fiducia, nonostante la preoccupazione fosse rimasta. Ma voleva fidarsi dei suoi genitori.
Prese la mano del fratellino, ed entrambi uscirono dalla villa.

《Spero che non gli succeda nulla.》
《Andrà tutto bene, Milady. Sono intelligenti e più astuti di quanto sembri. Ma adesso noi dobbiamo occuparci di quella cosa.》 Rispose il biondo, osservando il mostro che imperversava mentre Tikki e Plagg uscivano dai loro nascondigli.

《Siete pronti a tornare in azione?》 Chiese la donna.
《La domanda è se lo siete voi, Mari.》 Disse lo spirito rosso, preoccupata come non mai.

La sua partner sorrise. 《So che è rischioso, Tikki. Ma la mia bambina è in pericolo. E io non la lascerò in questo pasticcio.》 
《E neanche io. Non mi interessa il rischio. Aiuterò la mia bambina.》

I due spiritelli si guardarono mesti. 
《E allora, sapete che cosa fare.》 Commentò Plagg.

《Bene. Tikki, trasformami!》 Disse Marinette, toccando gli orecchini.
《Plagg, trasformami!》 Urlò Adrien, facendo lo stesso con l'anello.
I due esserini furono immediatamente risucchiati dai monili e i due adulti furono circondati da un alone di luce, accompagnato da una sensazione che non avvertivano da vent'anni.
   
 
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