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Autore: Spensieratezza    19/02/2018    6 recensioni
sequel della storia "Ritorno a un'altra fiaba" e terza storia collegata al ciclo delle fiabe! Jared e Jensen hanno lasciato il mondo di Aladdin e Jasmine. Che cosa li aspetta a questo punto? Saranno riusciti a ritornare a casa?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Come nelle favole'
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Jared stavolta aveva davvero paura. Non provava così tanta paura neanche quando era una bestia, neanche quando nel loro mondo precedente, aveva perso Jensen così dolorosamente, quando era suo fratello.

Quando si era risvegliato dopo l’esperienza allucinante con il topolino, Jensen non era al suo fianco e lui non riusciva a immaginarsi terrore più grande di restare intrappolato in questa sorta di mondo allucinogeno, senza il suo amato.

Si chiese dove fosse Jensen e con che cosa stesse combattendo. Senza di lui non ce la poteva fare.

Soprattutto perché si era risvegliato nel bel mezzo della notte, al freddo, chissà dove, in un luogo sconosciuto.
 
Continuò a camminare, fino a intravedere una carrozza oribilosamente famigliare.

“Oddio, no…uccidetemi..” disse Jared tra sé e sé.
 
Quella che doveva essere Cenerentola, piangeva accanto a una piccola zucca.

“Ehi, cosa ti è successo?” le chiese Jared, intuendo che si sarebbe pentito di averglielo chiesto.
 
 
 
 
 
*

Jensen si era risvegliato in un castello sontuoso, ma molto freddo, senza Jared. E già solo questo sarebbe bastato a impazzire di dolore e scappare da quel luogo, ma la curiosità ebbe il sopravvento sulla fuga. Come avvolto da una specie di manto invisibile, poteva osservare un principe capriccioso, lottare per far stare giù i suoi capelli ricci e poi inveire con quelle che dovevano essere delle scarpette di cristallo.

Il principe uscì dalla stanza furioso con le scarpette in mano. Jensen lo seguì curioso, sempre usufruendo del vantaggio di non essere visto.
 
Padre! Mi hai fatto chiamare. C’è qulache problema?” chiese il principe nervoso.
“Più di uno, figliolo. Il problema sono quelle scarpe.” Disse indicando delle scarpe di cristallo che teneva in mano.

“Padre, io..so che ci sono stati degli incidenti ma..”

“Chiami incidenti aver chiamato decine di aspiranti donzelle in età da spose, per sottoporsi a quella cosa diabolica?”

“Sono delle scarpe molto belle.” Obiettò il principe.

Son fatte di vetro, per l’amor di Dio! Hanno provocato numerosi tagli e lesioni ai piedi delle dame, di questo dovrai risponderne!!” tuonò il re.

Al principe veniva quasi da piangere.

“Io non volevo ferirle. Non capisco. C’è qualcosa che non va. Ero sicuro che la donna che sarebbe riuscita a calzare scarpette di vetro, sarebbe diventata la mia sposa, evidentemente ho sbagliato.”

“Che cosa ti dice la testa, figlio mio? Nessuna donna potrebbe calzare scarpette di vetro senza romperle o venire ferita. Potrai pure far fabbricare centinaia di scarpette così, nessuna riuscirà mai a calzarle. Perché ti sei fissato con questa ossessione? D’ora in avanti TI PROIBISCO di chiedere al fabbro di costruire simili oggetti del diavolo.”

Il principe chinò ll capo sconfitto e sentendosi umiliato, gettò le scarpette che teneva in mano, nel camino.

Jensen sospirò. Okay facciamo un’altra buona azione..
 
 
 
*

Il principe si trovava nel giardino del suo palazzo, sempre più sconfortato, seduto su una panchina.

“Devo parlarti.” Disse Jensen.

“E tu chi sei?” chiese lui confuso.

“Non ha importanza. Volevo chiederti, perché ti sei fissato su quelle scarpette? Sono curioso.”

Il principe era troppo sottosopra per chiedere a Jensen come facesse a sapere delle scarpette e in fondo, era un personaggio di una fiaba, pensò Jensen, non gli importava molto della logica.
 
“Non lo so. L’idea sembrava una favola. Ma noi viviamo nella realtà.” Disse il principe stancamente.

Jensen cominciava a capire. Non si sapeva per quale motivo, loro per tornare a casa dovevano riuscire a lasciare questo interludio che si frapponeva tra il mondo reale e il mondo delle fiabe.

Ed era un mondo in cui probabilmente la favola si mischiava con la realtà, reandendola vera.

Ed ecco che nella realtà non era possibile, che una donna potesse calzare una scarpetta di VETRO senza romperla o venire ferita.

Jensen però non aveva capito cosa doveva fare. Doveva forse convincere questi personaggi delle fiabe a riprendere fiducia nella favola? Per quanto tempo? Con quanti?
 
Mosso solo dall’istinto, si sedette vicino al principe e lasciò parlare il suo cuore.

“Ascoltami, la principessa che tu stai cercando, arriverà, ma non calzerà una scarpetta indossata da te, arriverà lei stessa con le scarpe giuste e tu la riconoscerai. Devi solo aspettarla.”

Il principe lo guardò, sorridendo speranzoso.
“Tu credi?”
“Ne sono convinto. Devi avere fede e non smettere mai di crederci.”

Jensen sperò di non aver sbagliato le parole da dire, ma si sforzl di crederci perché, se non lo faceva lui, non ci avrebbe creduto neanche il principe.
 
 
 
 
 
*

“Una zucca non mi potrà mai portare al ballo del principe e poi una come me, non potrà mai piacergli.” Piangeva Cenerentola.

Jared provò a chiedergli che fine avesse fatto la fata.

“Fata? Non conosco nessuna fata! Come fai a credere alle fate alla tua età?”
Jared fece una smorfia.
“Beh, ne conosco UNA e mi ha detto che vorrebbe farti diventare una principessa e farti andare al ballo del principe, con una carrozza e un bel vestito.”

Cenerentola guardò Jared in visibilio.
“Dici sul serio? ME?”
Jared annuì.

“I sogni son desideri. Tu non hai nessun complesso di inferiorità, Cenerentola.”

“Non è così..io non…”

“Tu non odii la tua matrigna e le tue sorellastre. Le loro angherie non hanno minato la tua sicurezza e come vedi te stessa, sei umile, non credi di desiderare il meglio. Sogni solo l’amore e al mattino gli uccellini ti svegliano con il loro dolce canto e i topolini ti fanno compagnia e ti aiutano nei lavori domestici. Non odi nemmeno il gatto. Il tuo cuore è puro.”
 
Cenerentola restò a fissare Jared con gli occhi brillanti di chi sta ascoltando una storia che non è la sua. Non è una ragazza anonima che subisce e che non andrà mai al ballo del principe e non avrà mai la sua fiaba. Lei è la fiaba.”

“Tu sei la fiaba, Cenerentola. Torna a casa, la fata ti sta aspettando.” Disse, prendendogli le mani.

Cenerentola come in trance, lasciò che Jared la sollevò dalla strada in cui era seduta.

D’un tratto la vide illuminarsi come se un alone magico la ricoprisse.

I suoi vestiti cambiarono. Erano sempre anonimi, ma colorati, non sporchi, i suoi lineamenti non erano più pallidi e smunti e carichi di frustrazione, ma erano dolci e pieni di speranza.
 
“Grazie..” disse e se ne andò via nella notte. Dei puntini luminosi che la ricoprivano come lucciole.

“Vivi la tua favola, Cenerentola.” Disse Jared, sorridendo dolcemente.
 
 
 
 
*

Jensen ebbe l’impressione di aver dormito ancora non si sa per quanto tempo, quando si risvegliò, trovò il principe più depresso e pallido che mai, che dormiva nel suo letto.

“Da quanto tempo sei lì?” gli chiese, notando la barba lunga non fatta.

“Vattene via, se sei il mio angelo custode, non mi stai aiutando.”

“Temo di non capire!” eppure Jensen pensava di aver risolto il casino delle scarpe. Non aveva funzionato? “Dimmi cosa c’è, non hai trovato la tua principessa?” Jensen non sapeva quanto tempo era passato.

“L’ho trovata sì!” piagnucolò il principe. “E abbiamo anche ballato, fino a mezzanotte, poi lei è scappata via, lasciandomi solo con una delle sue scarpette. DI CRISTALLO.”

“Beh, ma è fantastico, no? Ora devi solamente cercarla.”
 
Il principe però, furioso, scostò le coperte e inveì contro il povero Jensen.

“Mi prendi in giro?? Quante possibilità ci sono che riesca a trovare la persona che calzava questa scarpetta? Per quanto ne so io, potrebbe adesso essere a Tumbuctu. Come posso chiedere a tutte le ragazze del Regno di provarla e rendermi così ridicolo davanti a loro e a mio padre? Come posso rifare lo stesso sbaglio se tutte le scarpe che avevano calzato le donne a cui l’ho chiesto, sono andate in frantumi, ferendo loro i piedi!”
 
Jensen sospirò. Con questi personaggi delle fiabe così realistici, c’era da avere molta pazienza. O in alternativa, c’era da dare ad ognuno quattro schiaffi. Per guancia.
 
“Ascoltami, pensarci peggiorerà solamente le cose. Prova a pensare alla donna che stai decidendo di lasciare andare. Non si potrà tornare indietro, se non proverai a cercarla, te ne pentirai..”

“Ma io non..”

“Dimentica le probabilità di non riuscirci. Pensa solo a quanto tu sia innamorato, non alla possibilità di fallire. Nessun Regno è troppo grande per chi sta cercando la donna che ama davvero. Devi credere che la troverai, non importa quanto tempo ci metterai, non pensare alla possibilità di non trovarla. Pensa solo a trovarla. Ragiona con il cuore, non con la mente, che è nemica dell’amore!”
 
Il principe sembro illuminarsi come se Jensen gli rivelasse una verità che fino ad allora gli era sconosciuta. Lo guardò come se fosse davvero un angelo.

“Come ho potuto non capirlo fino ad ora? Devo assolutamente trovarla! Non so cosa mi sia preso fino ad ora, stavo qui a farmi mille dubbi e la donna che amo, mi stava aspettando! Spero solo che mi possa perdonare.”
 
E dicendo così, scappò come se avesse le ali ai piedi. Jensen ne era felice ma allo stesso tempo, quella frase lo colse di un’infelicità intensa, Dov’era la sua persona? L’uomo che amava?
 
   
 
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