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Autore: Jaco    19/02/2018    0 recensioni
[avventura]
[avventura]Un ragazzo che dovette, come tanti altri, combattere non solo per la propria libertà, per la famiglia e per l'amore, il quale lo porterà a uccidere. Con amici e allenamento riuscirà a uscire dall'odio che circonda la famiglia e risollevare il suo nome?
Separatamente farò una raccolta collegata a questa storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si sentì scrollare e chiamare e rimase un po’ intontito in un primo momento; si voltò e vide Jebe con una faccia un po’ preoccupata e tesa.
<< Jacob svegliati! >> uno schiaffo colpì il viso del giovane lasciando solo un’impronta rossina << Jacob, muoviti, il comandante ti aspetta.>>
<< Ahia…. Potevi evitare lo schiaffo però. >>
<< Non ti svegliavi più dai tuoi pensieri. Ora alza il culo e muoviti, non dobbiamo aspettare. Ti vuole parlare. >>
<< Chi? >> come se poco prima non gli fosse stato detto nulla
<< Il comandante. Altre domande? Perché non è proprio il momento esatto per farle. >>
<< Scusa, non volevo innervosire. Cercavo di capire cos’è successo. >>
<< Vieni e basta, capirai quando arriviamo. Intanto ascolta: parla se interpellato e non provare a fargli notare che ha sbagliato: odia chi lo interrompe. Si onesto, non far cazzate e chiamalo signor generale. Consiglio: non far mai aspettare troppo un superiore. >> gli disse severo con il dito puntato.
<< Va bene. È una cosa grave? >> e senza rispondere i due continuarono a camminare andando verso la sala del comandante nella caserma. Difronte alla porta bussarono; in risposta essa venne aperta verso l’interno
<< Buongiorno. Come mai questo ritardo? >>
<< Contrattempi signor comandante. >>
<< Di che tipo non lo voglio sapere. Accomodatevi. >> aprendo la mano in gesto di accoglienza.
<< Grazie signore. >>
<< Tu da quello che mi è stato detto sei Jacob, primogenito dei Gurd di Lemek, giusto? >> guardando in faccia il ragazzo un po’ intimorito da quella figura a lui di molto superiore.
<< Si signor comandante. >> un po’ titubante.
<< Bene. Immagino che nessuno ti abbia detto il perché sei qui. >>
<< Esatto. >>
<< Te lo dico io allora. Tu hai detto, da qualche anno a questa parte, di fare degli incubi piuttosto macabri e il primo di questo è riguardava la morte della tua famiglia, dove tu non hai potuto fare niente perché incatenato ad una colonna con impresso sopra una picca con una testa o un simbolo simile, no? >>
<< Sì, è così. >>
<< Ok. Quel simbolo ha portato subito sospetti al tuo addestratore che prontamente ha riferito tutto, sia il singolo sogno che tutti gli altri incubi che hai fatto; penso che abbia riportato tutto quello che hai detto tu. Riflettendoci un po’, dopo tanti consigli con altri comandanti, generali, maghi e strateghi, abbiamo capito a che può appartenere lo stemma che hai visto e anche se potrebbero accadere cose come quelle sognate nel futuro. Evito di dire che dipende non solo dalla guerra o da te o dal successo delle missioni, questo si capisce. >>
<< Vorrei capire che altra utilità ho. >>
<< Devi riuscire a infiltrarti nel primo insediamento a est oltre confine, rubare i piani nella tenda principale, uccidere il tenente e tornare qui. L’obbiettivo secondario è non morire e se vuoi salvare qualche ostaggio, se c’è, e un po’ di oro. Parti all’alba, arriverai probabilmente verso sera in modo di essere coperto dall’oscurità, se non hai contrattempi di altro genere. >>
<< Sarò scortese, ma un po’ di preavviso lo avrei voluto. >> arrivò un ceffone sulla nuca da Jebe.
<< Cosa ti avevo detto prima? >>
<< Lascia fare. Ascolta, non sei stupido a quanto mi è sembrato di notare e sentire, ti dico solo che se te lo dicevo anche solo ieri sera tardi non sai mai se dentro questa sala o anche fuori dalla porta, ci sia qualche spia per ascoltare i nostri piani, o magari che sia già in viaggio per portare tutte le informazioni raccolte. Dal momento che siamo in guerra e non ti puoi fidare completamente di tutti quelli che ti circondano ho preferito aspettare, almeno per non far arrivare le spie in tempo all’insediamento, comprendi? >>
<< Sì comandante. >>
<< Bene, ora puoi andare, prepara la roba e sta sera presentati qui poco dopo l’imbrunire, faremo un po’ di chiacchere e sistemeremo le ultime cose. >>
<< Sì signore… >> e amareggiato uscì dalla sala accompagnato da due guardie. “Nonostante i modi ha comunque ragione. Chissà se sarò pronto… speriamo solo di non morire subito.” e nella tensione di chi non ha in mente che fare si dirige nel dormitorio a preparare tutto quello che gli sarebbe potuto servire di lì a qualche giorno. Pensò alla fortuna di aver imparato a cavalcare.
Nello zaino datogli dal padre ci mise come prima cosa una coperta, che eventualmente gli servirà, pensò, anche un po’ a camuffarsi con il terreno; prese le pietre focaie e qualche ramo che trovò nella cassapanca vicino al letto; per ultimo arrotolò la stuoia che infilò sopra tutto. Lo zaino lo appoggiò a terra vicino al letto con appoggiato sotto lo stiletto che avrebbe preso su la mattina, agganciandolo alla cintura insieme a qualche coltello comprato cinque mesi prima. Rimasto ancora del tempo prima che arrivasse ora di cena, si mise con inchiostro, penna e fogli a scrivere lettere. Sapeva che quel poco che aveva non serviva lasciarlo in eredità a qualcuno, però avvisò che semmai non fosse sopravvissuto moriva felice. Finì proprio nel momento in cui dovette uscire: andò a mangiare alla mensa, sapendo che facevano presto a portare i piatti.
   
 
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