Capitolo 38
Emma non riusciva a credere a quello che era appena successo.
Le sembrava come se stesse vivendo un incubo, che da li a poco sarebbe finito
perché la sveglia avrebbe preso a suonare al solito orario stabilito e lei si
sarebbe ritrovata nel suo letto con Killian accanto e
la sua piccola ancora in grembo.
Fu il dolore che provava che le fece comprendere che
l’eventualità che, da li a poco, si sarebbe ritrovata al sicuro tra le braccia
del marito, era solo una speranza inutile. Il dolore fisico che sentiva fino a
qualche minuto primo era niente se paragonato alla pena che provava in quel
momento. Sfiorò il volto di Killian che giaceva accanto a lei, pallido, ma ancora caldo,
e provò a chiamarlo. Lo chiamò ripetutamente prima piano, poi sempre più forte,
non volendo accettare la realtà.
Poi un urlo di disperazione si alzò nell’aria, seguito dal
pianto della bambina, spaventata sia dalla voce e che dalle emozioni che
sentiva provenire dalla madre.
Regina non era una che facilmente si lasciava cogliere dalle lacrime, ma quella
volta non potè che arrendersi. Sapeva bene cosa
voleva dire perdere l’amore della propria vita. Aveva perso Daniel e poi Robin
e il dolore provato era straziante, impossibile da sopportare, ma la differenza
con Emma era che non era stata lei a dover porre fine alla vita di qualcuno,
sebbene la salvatrice non aveva avuto scelta, per causa sua. Anche se era
l’unico modo per salvarla, questo non alleviava la colpa che sentiva.
Regina a quel punto sciolse l’illusione che aveva creato e
Belle e Gold erano nuovamente visibili a chi era sotto la magia della donna, ma
Emma non fece caso a loro, nemmeno fece caso al cambio di scenario intorno a
lei, così da non comprendere che c’era stato qualcosa sotto alla morte di Killian.
Lei non riusciva a vedere e percepire niente di esterno. Era rinchiusa come in un guscio
dove c’erano solo lei, Killian e la sua bambina, la
quale continuava a piangere, ma che non avrebbe ricevuto consolazione dalla
madre, perché in quel momento lei stessa era inconsolabile.
Regina si avvicinò ad Emma e le si inginocchiò accanto. Provò
a prendere la piccola per calmarla e lasciare un attimo la donna alle prese con
il suo lutto, ma appena provò a toccarla, Emma con un brusco movimento, scostò
la bambina da lei e guardandola con occhi pieni di odio, la salvatrice le disse
di non avvicinarsi più né a lei, né alla sua famiglia. La minacciò che la
prossima volta che l’avrebbe incontrata, sarebbe stato il suo cuore a essere
sgretolato nelle sue mani.
Regina sussultò a quelle parole e a quella voce. Nemmeno
quando si detestavano al suo arrivo a Storybrooke,
aveva mai sentito provenire dalla donna un tale sentimento, che lei stessa
aveva provato per anni. Regina abbassò la testa, comprendendo che ormai aveva
perso la più cara amica che aveva, perché, anche spiegandole come erano andate
veramente le cose e il perché Killian aveva deciso di
sacrificarsi, non l’avrebbe mai perdonata. Emma le avrebbe rimproverato il fatto
di non aver lasciato le cose come stavano. Era lei quella che doveva morire e
non Killian. Non l’uomo che amava e che nella sua
vita aveva aspettato secoli per ottenere il suo lieto fine, strappato così
prematuramente.
Poi accadde qualcosa che nessuno si sarebbe immaginato. Emma
cambiò intonazione di voce e dolcemente chiese a Regina di prendere la bambina.
L’interpellata la guardò incredula, ma guardandola negli
occhi comprese e afferrando la bambina disse “Luce? Sei tu?”
La donna annuì “Il mio compito non è ancora finito. Emma ha
sacrificato molto per le varie battaglie contro l’oscurità e…merita anche lei
il suo lieto fine. Emma doveva morire per i motivi che vi ho detto e l’unico
modo per far si che sopravvivesse era farle commettere un grande reato, ma…tu
Regina con il tuo piano hai permesso che oltre a quel crimine, provasse il
sentimento più brutto che un essere umano possa conoscere e che tu conosci,
dico bene?”
“L’odio!” rispose Regina.
“Esatto. Una volta che si prova l’odio nel proprio cuore si crea
un’oscurità che si può assopire per
altri sentimenti positivi, ma quella macchia , quella oscurità rimarrà
per sempre!” disse Luce.
“Questo significa che Emma non correrà mai più nessun
pericolo?” chiese Regina.
“Solo quelli che hanno a che fare con la vita normale e il
suo essere salvatrice, ma la cosa importante e che, con questo avvenimento, il
sacrificio di Killian, può essere cancellato. Non le
serve più macchiarsi di un omicidio e io non devo fare in modo che questo non reato
venga cancellato, con le sue successive opere buone!” disse Luce, confondendo i
presenti.
“Vuoi dire che abbiamo la possibilità di farlo tornare in
vita?” chiese Belle “Come?”
“Niente di più facile. Non dovete fare niente. Ci penserò
io!” Disse Luce prima di stendere la mano di Emma sul petto di Killian e chiamare a sé la sua magia.
Il corpo del pirata si illuminò e quando la luce si spense, i
suoi occhi si aprirono di scatto e si mise a sedere immediatamente guardandosi
intorno.
Quando vide Emma, si tastò il corpo per vedere se
effettivamente era tangibile e non una sorte di spirito, poi guardando la donna
disse “Non dovrei essere morto?”
“Come dici sempre Killian, sei
bravo a sopravvivere!” disse Luce per poi terminare “Ringrazia la tua buona
stella e goditi la tua famiglia!”.
Killian era ancora confuso, non avendo
capito niente di cosa stesse succedendo, ma dovette lasciare da parte le sue
domande, in quanto un forte lampo avvolse tutti.
Quando riaprirono gli occhi, tutti, Emma compresa, si
ritrovarono davanti all’ospedale di Storybrooke.
“Killian!” disse in un sussurrò la
salvatrice, prima di svenire, in quanto la sua mente e corpo erano stati
eccessivamente stimolati quel giorno.
Passarono ore interminabili e Killian,
i Charming, Henry, Regina e Robin erano in sala d’attesa, aspettando che
qualcuno venisse a informarli sulla salute sia di Emma che della bambina.
Whale finalmente si fece vedere e subito disse loro quello che sapeva “La
bambina sta bene. è nata prematura, quindi avrà bisogno di cure e di passare
almeno un mese in incubatrice, ma è sana, sviluppata completamente e non sembra
che la brutta avventura vissuta abbia avuto degli effetti negativi su di lei!”
“Emma?” chiese Killian, sollevato
dal fatto che la propria bambina stesse bene, ma ancora preoccupato per le sorti
della moglie.
“L’abbiamo messa sotto sedativi per farla riposare più
possibile. Durante la visita si è svegliata ed era parecchio agitata. Il suo
corpo è stato sottoposto a parecchio stress, oltre a quello del parto, quindi è
consigliabile riposo assoluto per almeno una settimana, di più sarebbe meglio!”
disse Whale “Ma si riprenderà, potete stare
tranquilli!”
I presenti tirarono un sospiro di sollievo e Henry subito
chiese “Possiamo vederle?”
Whale sorrise e li accompagnò alla nursery
per vedere la figlia della salvatrice, in quanto quest’ultima era meglio
lasciarla indisturbata.
Neve appena vide la sua nipotina per la prima volta, sentì il
suo cuore inondarsi di amore. Era bellissima, uguale ad Emma quando era nata.
Si potevano già intravvedere i capelli biondi, ma gli occhi erano chiusi e non
poteva sapere di che colore erano. Ma di sicuro sarebbero stati bellissimi,
perché la sua nipotina era perfetta.
Henry sorrise. Era un fratello maggiore e vedere la sua
sorellina così piccola e indifesa, gli fece promettere che l’avrebbe protetta
per sempre e che non avrebbe mai permesso a nessuno di farle del male.
Regina e Robin erano rimasti un po’ in disparte lasciando la
famiglia a godersi il loro momento insieme. Era felice perché tutto sembrava
essersi sistemato per il meglio e non solo per la salvatrice, ma anche per lei.
Si portò una mano alla pancia e si domandò se quello che Luce aveva detto fosse
vero. Fra nove mesi sarebbe stata lei davanti a quel vetro ad ammirare il suo
bambino. Non vedeva l’ora che passassero
diverse settimane, in modo tale da poter avere la certezza assoluta. Quando
aveva bevuto la pozione che l’aveva resa sterile, era sicura che non avrebbe
mai avuto la grazia di stringere tra le braccia un figlio suo. Aveva avuto
Henry ed era la cosa più bella che le era capitata, ma si era persa i primi
momenti della sua vita, le prime tre settimane e la gravidanza, dove avrebbe
sentito muoversi il bambino dentro di sé. Era un esperienza che voleva fare e
voleva condividere quei momenti con l’uomo che amava.
Passarono un paio di giorni ed Emma non si era ancora
svegliata. Whale era un po’ preoccupato. I sedativi
erano stati ormai smaltiti dal suo corpo e non c’era spiegazione medica per cui
la donna non poteva svegliarsi.
Per Regina la spiegazione era più semplice. La sua mente non
voleva accettare la morte di Killian e dormire era
l’unico modo che aveva la sua coscienza per non affrontare quella realtà che
non esisteva. Doveva solo capirlo.
Killian rimase con lei giorno e notte, le
parlò, la accarezzò e la baciò per farle capire che era lì con lei. Emma lo
aveva sentito, perché rispondeva agli stimoli stringendo gli occhi o le mani,
ma non voleva svegliarsi. Killian era esausto dopo
due giorni che non dormiva, ma nonostante la stanchezza, gli venne in mente
un’idea.
La bambina necessitava di stare in incubatrice e quindi non
poteva essere spostata, ma Emma anche se addormentata, poteva essere
trasportata con una barella e chiese a Whale il
permesso di portarla alla nursery, dove la bambina cominciava ad agitarsi e a
muovere in aria i suoi pugnetti.
Emma necessitava di una dimostrazione che la voce di Killian che sentiva, non era frutto della sua fantasia, ma
era realtà e l’uomo voleva farle sentire che la loro famiglia era ancora
presente, che il male non l’aveva distrutta.
Sistemò la barella accanto all’incubatrice della piccola e
successivamente, recandosi dall’altro lato, dove vi erano i buchi per far
entrare le braccia, prese in braccio la bambina e iniziò a cullarla e a cantare
una canzone da pirati, ma comunque abbastanza melodiosa da fungere come ninna
nanna.
La bambina
inizialmente sembrò calmarsi, ma durò poco, perché prese nuovamente ad agitarsi
e Killian, in base a quello che aveva letto in vari
fascicoli che gli erano stati dati da Whale, mentre
era al capezzale di Emma, aveva imparato che i neonati reagiscono alle emozioni degli adulti. La bambina non si
calmava per il semplice fatto che lui stesso era preoccupato per Emma “Mi
dispiace principessa, non riesco a essere
molto consolatore al momento, vero? Vedi…è che mi manca la mamma. Vorrei
farle capire che la nostra famiglia è salva e che possiamo vivere il nostro
lieto fine, ma non so come…speravo che venendo qua, e sentire entrambe le
nostre presenze, potesse aiutarla!” disse Killian
cullandola fino a quando, non la posò nuovamente quando vide la piccola
illuminarsi. L’uomo si spaventò. Sapeva che la bambina aveva ereditato i poteri
dalla madre, ma non aveva idea di cosa aspettarsi dalla magia di una neonata,
mai addestrata alle arti magiche. Sperava vivamente che qualsiasi cosa la
piccola stesse facendo, non fosse qualcosa di pericoloso per la sua salute, in
quanto non avrebbe potuto proteggerlo dalla magia, essendo un essere umano
privo di poteri.
Il suo sguardo però dovette spostarsi su Emma, la quale prese
a illuminarsi anch’essa. Entrambe non erano molto luminose. Non era come la luce che aveva visto qualche
giorno prima, né come quella sprigionata da Emma quando era stata trafitta da Gideon. Quindi comprese che la causa del bagliore emanato
dalla sua amata era la piccola.
Quando questa lieve luce si spense, potè
vedere quali effetti che la magia aveva avuto. Guardò immediatamente la bambina
e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che stesse bene, ma quando osservò
Emma, gli si fermò il respiro.
Gli era parso di vedere gli occhi della donna strizzarsi, ma fu una cosa di un attimo,
tanto che pensò di esserselo immaginato. Però dovette ricredersi quando Emma,
dopo giorni, finalmente cominciò a muoversi e a scuotere la testa, proprio come
faceva la mattina, quando era lui a doverla svegliare, perché la sveglia non
era abbastanza forte.
“Emma!” la chiamò, avvicinandosi al suo letto. Le prese una
mano e la strinse forte, chiamandola nuovamente, quando vide la confusione nei
suoi occhi, non capendo dove si trovasse.
“K-killian!” disse la donna
sorpresa di vederlo. Si alzò sui gomiti per poterlo vedere meglio e per
assicurarsi che lui fosse veramente lì, gli accarezzò la guancia.
Delle lacrime presero a scorrere sulle sue guance. “E-eri morto…Regina
ha voluto che…il tuo cuore…io...” disse Emma senza riuscire a fare una frase di
senso compiuto.
“Va tutto bene love. Non è colpa di Regina, lei ha solo
recitato una parte, eravamo d’accordo e… e…ti racconterò tutto più tardi con
calma. Ora sembra che qualcuno voglia la sua mamma!” disse Killian,
sentendo i versetti della loro bambina. Emma si mise a sedere e guardò verso la
propria destra e vide sua figlia per la prima volta in una situazione di calma.
Si alzò e si diresse sul lato opposto per poterla toccare.
Provò una forte emozione quando la piccola strinse il
pugnetto attorno al suo dito, ma nonostante la gioia che provava a vedere il
frutto dell’amore tra lei e Killian, la
preoccupazione prese possesso del suo cuore quando ripensò alle condizioni in
cui ha partorito. Fu suo marito a rassicurarla e sentendo le condizioni di
salute della piccola, finalmente Emma sentì un grande peso liberarsi dal suo
cuore.
“Sai? L’ho vista!” disse Emma, confondendo Killian, non sapendo a cosa si riferisse. “La nostra
bambina, l’ho vista poco fa. Non so se era un sogno, o una visione del futuro,
ma…mi ha detto di svegliarmi, che tu eri vivo e che tutto sarebbe andato bene!”
disse con un sorriso sulle labbra “Era bellissima. Aveva i tuoi stessi occhi e
i miei capelli o…avrà dato che aveva
all’incirca sei anni. Sembrava felice e…dato che eravamo un po’ in disaccordo
con il suo nome, me lo ha detto lei!”
Killian si fece curioso e le chiese “Quale
sarebbe?”
Emma glielo disse e l’uomo era felice e incredulo. Non avevano
pensato a un secondo nome, ma dato come erano andate le cose, non poteva
opporsi, né avrebbe voluto e per quanto riguardava il primo nome disse “Sei
sicura che ha detto di chiamarsi così? Quando te l’ho proposto mi hai guardato
storto!”
“Come ti ho già detto non è il nome che non mi piace, ma
quello che potrebbe significare!” disse Emma.
“Love, è figlia del capitano Uncino e della figlia di
Biancaneve e il principe azzurro, non credo che sia il suo nome a renderla un
personaggio delle fiabe!” le ricordò Killian.
Emma non volle staccarsi dalla bambina, nemmeno per far
sapere ai suoi genitori che si era finalmente svegliata. Voleva starle vicina,
non riuscendole a staccare gli occhi di dosso. Killian
capiva quello che provava, era la stessa cosa che sentiva lui, ma ad un certo
punto la dovettero lasciare, per permettere ai medici di fare il loro lavoro.
Emma, sebbene si sentisse in forma grazie alle varie giornate
di riposo, fu praticamente costretta a letto, sia da Whale,
che da Killian, i suoi genitori e Henry. Non fu molto contenta di questa cosa, ma la sua
mente non si soffermò sul pensiero della sua immobilità a letto, quando Killian raccontò a tutti i presenti come si erano svolti i
fatti.
Emma prese a piangere nuovamente. Sperava che dopo il parto
quel lato emotivo sparisse, ma sapeva che gli ormoni ci mettevano del tempo a
tornare alla normalità, oltre al fatto che il ricordo di Killian
morto era troppo vivido nella sua mente.
“Oh tesoro, avrei voluto essere lì con te!” disse Neve,
rammaricata di non poter essere nuovamente accanto alla figlia in un momento
particolare della sua vita. Aveva perso la nascita del primo nipote, inoltre si
ci metteva il fatto che per colpa della sua decisione e quella di David di
toglierle l’oscurità, aveva quasi ucciso Killian.
Ringraziava il cielo che le cose si fossero sistemate. Non avrebbe mai potuto
vivere con il rimorso di aver negato a sua figlia il vero amore per un loro
errore.
“Quindi la visione della mia morte non cambiava perché ero
destinata a morire qualsiasi cosa facessi?” chiese Emma.
“è possibile love!” disse Killian,
prima di sentire un bussare alla porta. Era Robin, con un mazzolino di fiori
per Emma, la quale sorrise a vedere l’uomo.
“Grazie Robin!” disse, stranita dal fatto di non vedere
Regina. “Dov’è Regina?” chiese.
“è qui fuori, ma…non so cosa sia successo durante il tuo
salvataggio, ma sembra che non voglia entrare!” disse Robin confuso.
Emma abbassò lo sguardo. Potè
immaginare quale era la motivazione “Per favore, convincila ad entrare un
attimo!” disse la donna.
Ci volle un po’ di tempo, ma finalmente Regina entrò nella
stanza. Si fermò davanti alla porta e rimase li anche quando Emma chiese ai
presenti in stanza di lasciarle da sole.
Le due donne si guardarono, ma Regina non riuscì a guardarla
negli occhi troppo a lungo, ne si mosse quando sentì Emma alzarsi e avvicinarsi
a lei. Non sapeva cosa aspettarsi e rimase stupita, quando sentì la donna
abbracciarla.
“Mi dispiace Regina!” disse Emma “Killian
mi ha raccontato tutto e…mi dispiace, non è vero che ti odio!”
Regina ricambiò l’abbraccio, ma disse “Lo hai fatto Emma. È
mi ha fatto male!” Emma lasciò Regina per guardarla in viso e continuò ad
ascoltare “Non ti biasimo Emma, per aver provato quel sentimento nei miei
confronti. Ti ho chiesto di scegliere tra tua figlia e tuo marito, io al tuo
posto avrei provato lo stesso. Avevo solo paura che, nonostante sia stato
chiarito tutto, provassi ancora quei sentimenti perché, sapevo che Killian non sarebbe tornato in vita e sapevo che visto che
la condannata eri tu, non avresti mai accettato il sacrificio di qualcun
altro!”
Emma abbassò la testa “Hai ragione. Non lo avrei mai
accettato. Probabilmente ce l’avrei
avuta con te e con Killian, per la vostra stupita
idea di salvarmi, ma…sembra che anche per questa volta siamo riusciti a
scamparla tutti e…anche se non sapevi come sarebbe andata a finire, è merito
tuo. Inoltre hai fatto nascere mia
figlia e non potrò mai ringraziarti abbastanza!”
Regina sorrise “è bellissima Emma, però…non so ancora il suo
nome!”
Emma sorrise, ma non disse niente.
Passò un intero mese, dopo il quale la bambina, venne dimessa
dall’ospedale. Emma e Killian erano emozionati al
pensiero che da li a poco avrebbero potuto portare a casa la loro piccola.
Tutto era successo velocemente e il parto era avvenuto prematuramente ed Emma
non aveva finito di sistemare la camera della bambina, Ci pensarono Killian ed Henry, finendo a tempo di record la cameretta,
la quale era pronta ad accoglierla.
Finalmente erano una famiglia, mancava solo più una cosa,
farla conoscere all’intera cittadina di Storybrooke.
Emma non amava molto gli eventi regali o usanze di un luogo che non conosceva, ma decise, anche per
accontentare la madre, di far conoscere la piccola e il suo nome a tutti, nel
locale di Granny.
Quando tutti furono presenti, Killian
tossì per attirare l’attenzione su di sè e con
orgoglio disse “ Signori e signore, io e Emma, siamo lieti di presentarvi
nostra figlia…Alice Regina Jones!”
Tutti applaudirono e si congratularono, tranne Regina che era
rimasta sorpresa e senza parole, fu Zelena a
riportarla al presente. Il sindaco si
avvicinò alla coppia e chiese “Ne siete sicuri?”
“L’hai fatta nascere tu Regina, certo che ne siamo sicuri!”
disse Killian “Voglio essere sincero, è stata un’idea
di Emma e dato che ha fatto scegliere il primo nome a me, il secondo spettava a
lei!”
Regina era commossa e salutò la piccola.
“Alice? Davvero?” chiese Henry stranito.
“Non potevo scegliere altrimenti, Alice significa creatura
marina e…quale nome più adatto per una figlia di un pirata!” chiese Killian.
“Cercheremo di evitare di comprarle un coniglio bianco, mi
consola sapere però che il cappellaio matto vive a Storybrooke
e che la regina di cuori non esiste più!” disse Emma cullando la piccola, che
nonostante il trambusto dormiva beatamente tra le braccia della madre. Poi la
salvatrice tornò a guardare Regina e le disse “Perché ora non fai anche tu un
annuncio?”
Regina la guardò confusa.
Emma sorrise “Non mi inganni Regina, ci sono passata da poco,
riesco a vederlo sul tuo viso!”
Regina sorrise radiosa e prendendo Robin per mano, si sedette
al tavolo della locanda, al fianco di Neve
e facendo spazio anche a Robin, mentre Emma e Killian
erano seduti loro di fronte e Zelena, Henry e David
in piedi attorno al tavolo.
Fece un respiro profondo e disse “Sono incinta!”. Ci fu un
attimo di silenzio, poi Neve abbracciò la sua matrigna, felicissima per
lei. Robin ricevette pacche sulle spalle
sia da David che da Killian,
sebbene quest’ultimo era già al corrente, in quanto era presenti al momento
della scoperta.
“Sarò doppiamente fratello maggiore?” chiese Henry felice.
“No, sarai fratello maggiore per tre volte!” disse Regina.
“Aspetti dei gemelli?” chiese Zelena
“Non è un po’ presto per dirlo?”
Regina rise “No, non aspetto gemelli, ma vogliamo andare
nella foresta incantata a prendere Roland e portarlo di nuovo qui a Storybrooke!”
“Se avete bisogno di un portale, posso pensarci io!” disse
Emma.
“Volevamo giusto chiedertelo Emma, grazie!” disse Robin.
“Ho un’altra cosa da dire e…Emma soprattutto tu, non devi
temere quello che sto per dirti. Il motivo perché lo è, è perché tu saresti
dovuta morire e…” cominciò Regina, ma Neve le disse di rallentare e chiese
“Regina, di cosa stai parlando?”
“Il nostro bambino o bambina…sarà il nuovo salvatore!”
rispose Regina.
Emma, David, Neve ed Henry sbiancarono. “Ma non ci sono mai
stati due salvatori nello stesso momento…questo non vorrà mica dire…” disse
Henry.
“No, no…Henry, come stavo appunto dicendo, sembra che mio
figlio sia destinato a un tale ruolo perché Emma, doveva essere eliminata, ma
ora che ciò si è potuto evitare, semplicemente ci saranno due salvatori.
Poi credo che quando lo diventerà lui,
Emma, maledizioni permettendo, sarà andata in pensione!”
“La vedo dura combattere i nemici a 80 anni…anche con la
magia!” disse, per poi sussultare quando vide apparire sul bancone dei pancakes,
accompagnati da dei versetti.
“Qualcuno si è svegliato!” disse Neve divertita “E credo che
abbia fame!” disse sapendo che la nipotina andavaa
pazza dei pancakes mentre era dentro Emma.
“Già, ma per i pancakes dovrà
aspettare qualche annetto, vero Alice?” chiese Emma alla piccola.
“Sperò che tu ti riferisca ai pancakes
da mangiare, perché per l’altro genere, bhe…si dovrà
fare suora!” disse Killian serio, strappando un
sorriso ad Emma e Neve, che avevano capito a cosa si riferisse l’uomo, a
differenza degli altri, che non conoscendo la faccenda, si guardarono confusi.
Più tardi la sera, Emma mise a dormire la piccola nella sua
culla e resto diverso tempo ad ammirarla con Killian
che le cingeva la vita. Poi si diresse verso la stanza di Henry, che per quella
sera soggiornava nella casa della sua madre naturale, per dargli il bacio della
buona notte e lo trovò intento a scrivere sul libro delle fiabe.
“Cosa stai scrivendo?” chiese Emma, allungando un occhio.
“Sto scrivendo l’ultimo capitolo di questo libro. Ho
praticamente finito!” Emma lo baciò
sulla testa, per poi lasciarlo terminare il suo lavoro. Henry tornò a guardare
la pagina del libro e scrisse sull’ultima riga era ancora libera del libro:
è
questo è un nuovo lieto inizio.
Fine
Bene, siamo giunti alla conclusione di questa fanfic.
Grazie a coloro che l’hanno seguita fino alla fine , sperando
che sia anche piaciuta.
Alla prossima
Byeee
Neko