Dean
con una calma inimmaginabile apre la porta che li separa dal garage,
posto in cui è custodita Baby e moltre altre macchine e moto
appartenute anni prima ai Men of Letters.
Saliti i pochi gradini davanti a loro, ecco che finalmente la vedono,
lucidata alla perfezione in tutta la sua bellezza nera, parcheggiata
esattamente dove solitamente il maggiore la lasciava al bunker.
“Wow… la mia Baby é sempre bella.. che
sia vera o solo una proiezione nella mia mente” dice subito
incantato, non riuscendo a distogliere gli occhi da quella che da tempo
era diventata la loro compagna fidata; è così
preso a fissarla che non si accorge che nel frattempo Sam ha iniziato a
parlare.
“... qualcosa di strano..”
“Cosa?” chiede subito, accorgendosi solo in quel
momento di essersi completamente estraniato dal mondo, o sogno..
insomma, qualunque cosa fosse.
“Dicevo.. guardati intorno…
c’è qualcosa di strano…”
“Che intendi?”
“Appena entrati nella tua stanza, è apparsa una
nuvola grigia al cui interno si materializzavano i ricordi riguardanti
la mamma.. ma qui… qui non c’è
niente” gli risponde Sam, continuando a guardare in giro.
“Forse la tua teoria è errata e semplicemente
abbiamo sbagliato stanza.. forse non sei così intelligente
come credi, mio caro fratellino” gli dice ridendo, provocando
il minore.
“Ah - ah … sicuro più di te...
“ e quando vede Dean avvicinarsi nuovamente a Baby ed aprire
lo sportello dalla parte del guidatore, gli urla “Ehi! Ma che
stai facendo”, raggiungendolo un attimo dopo.
“Dean.. mi spieghi perchè ci siamo seduti dentro
l’Impala?” domanda quando entrambi si ritrovano
all’interno dell’abitacolo; passa qualche secondo,
ma da parte del maggiore nessuna risposta.
“Dean? Ehi mi stai-” ma quando si gira, nota solo
in quel momento lo sguardo fisso del fratello davanti a loro,
l’espressione indecifrabile, immobile come una statua.
“Dean! Ehi, non scherzare!” ma dal maggiore nessuna
risposta… qualche secondo dopo lo sente pronunciare le prime
parole “Papà, non sono troppo piccolo per
guidare?” e solo in quel momento comprende che stavolta Dean
non sta solo vedendo i suoi ricordi... no... li sta rivivendo in prima
persona!
Non sapendo esattamente cosa fare, decide di aspettare, pregando con
tutto se stesso che stavolta il recupero totale dei ricordi non finisse
come con la madre.
Nel frattempo, lo stesso Dean stava rivivendo la scena di quando,
ancora molto piccolo, il padre gli stava insegnando a guidare ed
aggiustare la macchina.
Dean aveva appena compiuto 13 anni quando suo
papà, convinto più che mai, decise che era
arrivata l’ora per il più grande di imparare a
guidare e soprattutto a riparare l’Impala.. il motivo? Non
glielo avrebbe detto mai… ma Dean lo capì solo
anni dopo, quando il padre, ormai convinto delle capacità
del figlio, decise che era giunto il tempo per il maggiore de fratelli
di iniziare a cacciare da solo.
“Papà.. come mai proprio
ora? Insomma.. non sono ancora troppo piccolo per guidare?”
chiese un Dean ancora tredicenne.. un conto era imparare a sparare e
cacciare, ma guidare? Cosa avrebbero fatto se beccati dalla polizia?
Che ne sarebbe stato di Sam?.
“Dean, non fare il bambino. Sei
grande abbastanza… e poi ora ti sto insegnando solo come si
fa.. non guiderai in strada almeno fino a quando avrai 16
anni” e in quel momento un sorriso comparve sul volto di
Dean.. forse era una cosa che tutti i padri facevano con i propri
figli! Ma il suo entusiasmo venne smorzato all’istante quando
il padre aggiunse “E poi, se in una caccia mi ferisco, mi
servi pronto”... Eccolo.. eccolo il vero motivo…
solo e sempre la caccia… ma nonostante tutto Dean era felice
perchè finalmente aveva la possibilità di mettere
le mani sulla macchina che da sempre adorava.
Passarono le successive ore con John che spiegava
al maggiore dei figli come funzionava ogni parte all’interno
del cofano e come ripararlo in caso di guasti… i giorni
successivi furono un alternanza di guide e caccia ma, dopo una
settimana, Dean era perfettamente in grado di maneggiare tutto quello
che riguardava Baby… già, è
così che iniziò a soprannominarla,
perché mai aveva visto cosa più bella e in cuor
suo, sapeva che quella bellezza non lo avrebbe lasciato molto presto.
Il padre non gli disse mai quanto fosse fiero
di lui per aver imparato così in fretta tutto.. no.. ma alla
fine a Dean non importava; uno dei suoi sogni più grandi,
quello di guidare la magnifica macchina del padre, era stato realizzato
e niente al mondo lo avrebbe reso più felice.
Immerso ancora nel sogno, Dean non si rende conto di aver pensato inconsciamente a cosa potesse essere successo al padre e, come era capitato con la madre, ecco che il ricordo cambia e lui si ritrova a rivivere quell’orribile giorno in ospedale, dove la vita dell’uomo che lo ha cresciuto è terminata.
Si era appena risvegliato da quella che ai medici
sembrava una cura miracolosa, senza spiegazione logica; qualche minuto
prima stava parlando con Sam di quello che era successo durante il suo
coma e soprattutto delle cose che non ricordava, quando il padre, dopo
aver fatto la sua entrata e essersi accertato della salute del
maggiore, aveva interrotto sul nascere una discussione con il minore
che, sorpreso quanto Dean per quella strana reazione e per le parole
pronunciate subito dopo, aveva deciso di seguire per una volta le
richieste del padre e di andare a prendere del caffè.
Dean ricorderà bene nei mesi a
seguire l’ultima conversazione con il padre e il peso che
dovrà portare, da solo, per una semplice frase pronunciata
all’orecchio dall’uomo che fin da sempre li aveva
protetti e cresciuti… e soprattutto ricorderà
bene quei pochi istanti, sulla soglia della porta di una stanza come un
altra di un ospedale, ad assistere impotente alla morte di una persona
importantissima per lui.
Nel
frattempo, all’interno dell’abitacolo, Sam
è ancora concentrato sul viso del fratello, cercando
qualsiasi cambiamento che potesse fargli capire cosa stesse succedendo;
passano solo pochi istanti prima che una lacrima solitaria si faccia
strada sul volto impassibile del maggiore, ed è in
quell’esatto momento che il minore capisce cosa sta per
succedere, memore di quel che è accaduto con la madre.
Ma come disse un grosso leone in un film ‘Le cose non
accadono mai due volte allo stesso modo’: infatti, qualche
secondo dopo, Dean chiude lentamente le palpebre e, sopraffatto dai
mille ricordi condivisi con il padre, si lascia andare, cadendo a peso
morto sul fratello che, prontamente, lo accoglie tra le sue braccia.
Nonostante i riflessi pronti, il minore, preoccupato per quel che
è successo all’altro, inizia leggermente a
scuoterlo, chiamandolo anche a voce e ogni tanto schiaffeggiarlo sulla
guancia in modo da farlo riprendere il prima possibile.
Quando ormai l’ansia di Sam è alle stelle per la
sorte del fratello e ogni suo muscolo è in tensione per
l’agitazione, ecco che come se nulla fosse, Dean riapre gli
occhi, tirandosi su a sedere, guardandosi poi in giro con aria
pensierosa.
“Sammy… che è successo?”
domanda all’altro mentre è ancora intento a
cercare di venir a capo di tutto; non fa neanche in tempo a voltarsi
verso il minore che questo, di slancio, lo abbraccia, dicendogli
all’orecchio “Oh Dean! Stai bene!! Meno male!! Mi
sono preoccupato!!! Non farmi mai più una cosa
simile!!”.
“Wooo wooo Samantha! Te l’ho già detto!
Piano con le effusioni… ora mi dici di cosa diavolo stai
parlando?” chiede, ancora confuso per quell’assurda
situazione e sopratutto per la reazione del fratello.
“Di cosa sto parlando? Dean… sei svenuto
tra le mie braccia!”.
“Aspetta. Due cose Sam… primo: io non svengo..
cado a terra velocemente per sorprendere il nemico; e
secondo… anche se fosse vero, posso svenire nel mio sogno o
qualunque cosa sia questa?”.
“Non lo so.. ma direi di sì a questo
punto… penso che alla fine noi siamo solo proiezioni nella
tua testa… “ inizia a pensare a voce alta, quando
lo interrompe Dean dicendo “Non ne hai idea neanche tu,
ammettilo!”.
Sam, prima ci pensa un attimo, mostrando al fratello un sorriso
strafottente, per poi cambiare espressione in un attimo e dire
“No.. non ne ho idea”.
“Comunque, mio caro fratellino, finiamo al più
presto questa cosa! E’ peggio di Inception!”.
“Tu e i tuoi film… ma prima di continuare, mi
spieghi cosa diavolo è successo?! Era diverso stavolta o
sbaglio?” domanda, curioso di saper cosa fosse accaduto , ma
tralasciando di proposito la storia della lacrima.
“Non lo so Sam.. in un certo senso è stato
diverso.. stavolta ho rivissuto un ricordo con papà e, prima
che me lo chiedi, è quello in cui lui mi ha insegnato a
riparare e guidare Baby.. ma come è successo con la mamma,
tutto è cambiato appena ho pensato, credo inconsciamente, a
cosa gli fosse successo...e bhe… lì il ricordo
è mutato ed ho rivissuto in prima persona il giorno
all’ospedale…”.
“Capisco… mi spiace Dean di non esserti stato
d’aiuto questa volta… non sapevo cosa fare e tu
eri come in trance!”
“Tranquillo Sammy. Alla fine tutto è bene quel che
finisce bene… quindi per favore evitiamo altre smancerie e
andiamo diretti alla prossima persona da ricordare” dice
convinto il maggiore, mostrando al fratello un sorriso che di nuovo lo
tranquillizza.
“Ok.. come vuoi tu. Ho già in mente chi potrebbe
essere il prossimo.. e forse so anche dove lo troveremo..” e
detto ciò, i ragazzi scendono contemporaneamente dalla
macchina, per poi chiudere nello stesso istante le portiere alle loro
spalle, e con Sam in testa, si dirigono nuovamente
all’interno del bunker, verso la successiva meta.
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Durante
tutto il tragitto che li separa dalla prossima destinazione, nessuno
dei due ragazzi pronuncia parola, riempiendo l’aria solo con
il rumore dei loro passi, entrambi troppo assorti nei loro
pensieri… più i metri tra loro e la successiva
tappa diminuiscono, più il cuore di Sam batte
all’impazzata, lo stomaco che si contorce poco alla volta
dalla preoccupazione: se con i ricordi del padre Dean era svenuto, cosa
sarebbe successo con quelli della seguente persona? E cosa avrebbe
fatto lui per aiutarlo? L’ultima volta era stato del tutto
impotente di fronte al susseguirsi degli avvenimenti, stavolta sarebbe
riuscito a sostenerlo così come aveva promesso?.
Mentre questi e mille altri più pensieri invadono la mente
di Sam, ecco che i ragazzi arrivano a destinazione, intuibile da una
sonora affermazione di Dean “Dude! Perchè siamo
tornati all’entrata?! Non dovevamo dirigerci verso i prossimi
ricordi?”.
Sammy, ripresosi dallo stato di profonda riflessione in cui era caduto,
si guarda intorno, accorgendosi solo in quell’istante del
luogo che lo circonda e, una volta fatto mente locale del
perchè si trovavano lì si gira verso
l’altro e gli dice “Dean.. penso che questo sia il
posto più adatto per riacquistare i ricordi della prossima
persona..”.
Il maggiore, ancora all’oscuro dei pensieri del fratello,
guarda per un istante la libreria piena di libri davanti a loro, per
poi rivolgersi ancora all’altro, gli chiede, dopo una
doverosa alzata di sopracciglio, “E chi dovrei
ricordare?”.
“Bobby… qui ricorderai Bobby..
coraggio… iniziamo a cercare”.
Con
l’entusiasmo di Dean quando deve bere l’acqua, i
ragazzi iniziano a dare un’occhiata in giro, sperando di
trovare al più presto quell’oggetto o quel
qualcosa che potesse dare il via al processo di recupero dei ricordi.
Dopo aver vagato per tutta la stanza, i fratelli scambiandosi
un'occhiata incredula che agli occhi di qualcuno esterno sarebbe
sembrata un ‘Seriamente?!’, nello stesso istante
prendono il primo libro in mano e iniziano a sfogliare le pagine;
qualche minuto dopo un sonoro sbuffo da parte di Sam fa alzare lo
sguardo di Dean, impegnato nella lettura di pagine completamente
bianche di un manoscritto che dalla copertina sembrava avere almeno 100
anni.
“Coraggio Sammy! Prima troviamo qualunque cosa sia, prima
torniamo a casa.. questa versione del bunker ha iniziato un
pò a-”
“Ehi Dean? Cosa stavi dicendo?” chiede subito il
minore quando non sente la conclusione della frase.
“Sam..SAM! Guarda!” gli dice, camminando
velocemente nella sua direzione; una volta di fronte a quel gigante del
fratello, gli si affianca mostrando stupefatto il libro ancora nelle
sue mani.
“Ma che diavolo…” esclama subito il
minore, osservando le pagine, bianche fino a un attimo prima, piene di
disegni e scritte.
“Ora ricordo Sammy.. questo è uno dei miei ricordi
di bambino con Bobby..” dice l’altro, avvicinandosi
al tavolo e sedendosi al primo posto trovato, subito seguito da Sam, il
libro nel mezzo, in modo da poter essere visto da entrambi.
I ragazzi, ancora increduli della magia appena accaduta sotto i loro
occhi, tornano a fissare le pagine piene di disegni e scritte, molto
simili ai fumetti, e in cui viene raccontato l’episodio di un
Dean ancora bambini al parco con Bobby.
Era un giorno caldo d’estate quando John,
in fretta e furia, decise di lasciare i suoi figli ancora piccoli da
Bobby, in modo da seguire le tracce di un possibile caso che lo avrebbe
avvicinato di più a scoprire l’identità
della creatura che aveva ucciso Mary.
Ovviamente Bobby era più che
contento di ospitare i due bambini che nel tempo aveva imparato a
conoscere e che ormai vedeva come suoi figli: Dean, di soli 8 anni,
aveva deciso di portarsi tutto il peso della sua famiglia sulle spalle,
occupandosi del piccolo fratellino e la maggior parte delle volte anche
del padre; Sam, invece, aveva solo 4 anni e già gli piaceva
passare il tempo a sfogliare libri, nonostante non fosse in grado di
leggere, e già da lì Bobby aveva capito che quel
bambino sarebbe stato sicuramente un grande studioso.
Dopo qualche giorno bloccati in casa per un
temporale che infuriava in tutta la zona, finalmente ecco che una
mattina i bambini si svegliarono e, al di fuori di quelle vecchie
persiane, videro il sole splendere in mezzo a un cielo limpido come
l’acqua.
“Che ne dite di andare al
parco?” chiede Bobby ai due ragazzini, intenti a mangiare la
loro abbondante colazione preparata da Dean.
“Io vorrei vedere i tuoi libri! Sono
così tanti e molti hanno su dei simboli così
particolari! Posso rimanere a casa?”.
“Va bene Sam. Dean?”.
“Io dovrei allenarmi a sparare.. ho
promesso a papà che l’avrei fatto anche senza di
lui” e, nonostante la sua bravura nel capire le cose, non
riuscì mai a comprendere quello sguardo che gli rivolse
Bobby, carico di tristezza e allo stesso tempo rabbia, ovviamente
rivolta a qualcun altro.
“Se vuoi lo faremo più
tardi Dean.. oggi andiamo insieme al parco e ti insegno qualcosa di
nuovo, va bene?” gli chiese dolcemente, mostrando al bambino
un bellissimo sorriso.
“Va bene. Ci prepariamo e poi
possiamo andare”.
Dopo aver fatto il discorsetto a Sammy sulle solite
precauzioni, Dean e Bobby si diressero in macchina verso il parco
pubblico più vicino, nonostante un'iniziale resistenza da
parte del maggiore, preoccupato di lasciare a casa da solo il suo
fratellino; ma un “Dean, non ti preoccupare! Starà
benissimo! Stai certo che neanche si accorgerà della nostra
assenza da quanto sarà preso a sfogliare i
libri” bastò per tranquillizzare il
maggiore.
Arrivati a destinazione e parcheggiato, Bobby
estrasse dal baule un guantone e una palla da baseball sotto lo sguardo
confuso di Dean…. a vedere quella reazione l’uomo
iniziò a ridere.
Passato qualche secondo, Bobby con un gesto
della mano invitò il maggiore a seguirlo all'interno e,
arrivati in un punto dove c’era poca gente, decise di
spiegargli velocemente come funzionava la cosa, in questo caso lanciare
la palla e prenderla al volo con il guantone.
Iniziarono subito e si stavano pure divertendo
da matti, soprattutto Dean, gioiva nel prendersi gioco dell’
altro lanciando troppo lontano la palla e sentire il vecchio brontolone
lamentarsi e borbottare qualcosa di incomprensibile; però
purtroppo l'entusiasmo del maggiore si azzerò
all’istante quando, ripensando alle parole del padre sul
fatto di allenarsi, gli vennero in mente le conseguenze di quel mancato
ordine… Bobby, accortosi del cambiamento d’umore
del più piccolo, gli si avvicinò e
domandò preoccupato “Che
succede?”.
“Bobby… non dovrei
allenarmi a sparare ? Se papà viene a sapere che non ho
eseguito quello che mi ha detto…” ma non ci fu
bisogno neanche di concludere la frase perchè
l’uomo di fronte a lui sapeva benissimo a cosa si riferisse.
“Dean.. se la cosa ti preoccupa
tanto appena arriviamo a casa facciamo qualche tiro… ma
ricordati che sei sempre un bambino di 8 anni ed è giusto
che giochi e ti diverti anche te.. quindi che ne dici se restiamo qua
ancora un pò?” e Bobby neanche si rende conto che
con quelle parole ha reso quel giorno il migliore di sempre per Dean,
perchè per una volta poteva togliere quel tremendo peso
sulle spalle e comportarsi come qualunque bambino della sua
età.
“Dean…”
sussurra Sam quando, girandosi, vede sul volto del maggiore un sorriso
nostalgico per quel ricordo così lontano nel tempo.
“Va tutto bene Sammy… è solo che
… sono preoccupato…”.
“Perchè?” .
“Perchè ora capiterà esattamente come
è successo con mamma e papà.. perchè
appena terminato di leggere mi sono domandato come.. “ e
neanche finisce la frase che le immagini all’interno del
libro cambiano nuovamente, mostrando ai ragazzi
quell’orribile giorno di tanti anni prima, in ospedale.
Il furgoncino sfrecciava veloce tra le vie della
cittadina, allontanandosi sempre di più
dall’azienda di Dick Roman… Dean al volante con i
nervi a fior di pelle, cercava in tutti i modi di concentrarsi solo sul
percorso davanti a lui ed evitare di lanciare sguardi al dietro del
veicolo dove Sam, da qualche minuto, premeva sulla ferita alla testa di
Bobby cercando in qualche modo di poter ridurre l'emorragia.
Le ore successive furono un susseguirsi di
paura, per quella che sarebbe stata la sorte di Bobby, la vita sul filo
di un rasoio, e rabbia, per quel maledetto consulente che dava
già per spacciato quello che agli occhi dei ragazzi era
diventato come un padre, e per Roman, presentatosi davanti
all’ospedale nella sua luccicante macchina, godendosi con un
ghigno strafottente sulla faccia la scena da lontano.
I medici ormai erano scettici sulla possibile
ripresa di Bobby, colpito alla testa da un proiettile sparato proprio
da quel maledetto leviatano, e Sam e Dean cercavano in tutti i modi di
non pensare anche a solo la minima possibilità di perdere un
altro componente della loro famiglia.
Qualche ora dopo, ecco che una speranza si
riaccese nei cuori dei due ragazzi quando le condizioni
dell’uomo sembrano migliorare, abbastanza da far sperare in
un operazione per estrarre il proiettile… ma purtroppo
niente è come sembra e, in un attimo di gioia in cui
l’uomo riesce a riprendersi e a scrivere un numero sulla mano
di Sam, ecco che perde nuovamente i sensi, non prima di averli salutati
con il nomignolo preferito...ed è così che i due
ragazzi assistono anche stavolta impotenti alla morte di
un’altra persona a loro cara, un’uomo che si
è sempre presa cura di loro.
Sam,
con le lacrime agli occhi, osserva senza proferire parola
l’ultima immagine di quel racconto per lui ancora
così doloroso; ma un movimento al suo fianco attira la sua
attenzione, facendolo girare giusto in tempo per accorgersi che, come
accaduto con il padre, Dean ha perso i sensi.. per fortuna il minore
riesce ad afferrare in tempo il corpo dell maggiore, evitando
così alla faccia dell’altro un incontro
ravvicinato con la superficie più che dura del grande tavolo.
“Dean..DEAN! Coraggio! Non farmi spaventare”
continua a chiamarlo senza sosta, non ottenendo nessuna reazione da
parte dell’altro… passano i minuti e Sam
è sempre più preoccupato, soprattutto da quando
sul volto del fratello si è creata un espressione sofferente.
Quando ormai niente sembra funzionare e Dean non sembra volersi
svegliare, al minore non resta che chiedere aiuto, non avendo idea di
quel che sta succedendo “Aeils! AEILS! Abbiamo bisogno di
te… Ho bisogno di te!”.
Hello
everybody!
Chiedo scusa per il ritardo
ma Febbraio è stato un mese folle tra esami e lavoro! Spero
di riuscire a scrivere un pò di più ora che la
situazione si è un pò calmata... comunque per
quanto riguarda la storia, ormai manca poco alla fine quindi
preparatevi per il finale! Un grazie a tutti quelli che stanno leggendo
la mia storia.. GRAZIE!
Al prossimo
capitolo!
-Eli-