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Autore: Oxis    24/02/2018    2 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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26. La verità

 

Ciao a tutti!

In questo capitolo finalmente sapremo un po' di ciò che c'è da sapere su Kendra. Finalmente :D

Grazie a paige95 che mi sostiene costantemente dal primo capitolo. Spero che ti piacciano i retroscena di questa storia… :)

Grazie a Always_Merthur, di cui finalmente sono riuscita a leggere qualche fan fiction Merthur e… dovete. Per. Forza. Andarle. A. Leggerle. Perché. Sono. Wow. Spero ti piaccia questo capitolo :)

Fate un giro sulla pagina ufficiale di Merlin Italia di cui sono editor: Merlin * •Italian Page•*, l’unica ufficiale di Merlin Italia. :)

Grazie mille a tutti,

Oxis

 

 

KENDRA P.O.V.

 

Quando Kendra si svegliò, in un primo momento pensò che fosse ancora notte. Poi i suoi occhi incontrarono la luce di una feritoia da cui filtrava una sottile lama d'oro.

Si alzò e si avvicinò alla feritoia. Le prese l'ansia allo stomaco, come una morsa irresistibile. Era molto in alto. Riusciva a intravedere una radura ad almeno centro metri sotto di lei e il bosco intorno.

Si allontanò in fretta dalla fessura e quando i suoi occhi si abituarono alla penombra, capì di essere in una torre circolare.

– Come ti senti? Vuoi un po' di acqua?

La voce la fece sobbalzare.

Kendra alzò la testa tanto in fretta da farsi male al collo.

– Chi sei? – chiese con voce tremante – Fatti vedere.

– Va bene.

La figura alta e scura si spostò sotto la luce e Kendra vide il volto pallido di una donna alta e dai lunghi capelli di un biondo chiarissimo. Indossava un mantello color porpora e aveva due voluminosi bracciali di ferro intagliato a entrambi i polsi, che risaltarono agli occhi di Kendra.

Il sorriso della sconosciuta era strano, come se i suoi occhi sorridessero e le labbra no.

– Sono Dreda. Una sacerdotessa della Religione Antica. – si presentò con una voce strana tanto quanto i suoi occhi che erano violacei. – E tu sei proprio quello che la mia Congrega stava cercando da molto tempo. Una Dama del Lago in carne e ossa che ha disertato i suoi doveri e ora vive sulla terra ferma.

Kendra sentì un brivido percorrerle lungo la schiena.

– Il profeta della nostra Congrega ci aveva informati della tua situazione diciannove anni fa, quando la Dama del Lago tuo predecessore ha scelto te come predestinata. Tuttavia abbiamo dovuto aspettare fino a questo momento.  – mormorò Dreda.

Kendra registrò quelle parole con qualche secondo di ritardo. Quindi la sconosciuta sapeva esattamente chi era lei.

– Perché siete tanto interessati a me? Cosa volete? – chiese.

Dreda si spostò più vicino alla luce e i suoi capelli brillarono. Kendra ricordò con un fiotto di dolore i capelli biondi di Artù.

– Ne parleremo più avanti. Il profeta dice che non opporrai resistenza. Credo che tu lo conosca.

Il sorriso di Dreda si fece più ampio.

– Lo conosco?

– A quanto so, l'hai cercato in lungo e in largo per anni… e alla fine l'hai trovato.

Kendra cercò di trovare una logica in quelle parole. C'era una sola cosa a cui quella donna potesse riferirsi: la rinuncia alla propria eredità magica, quello che era successo al Lago Ninive.

– Il mago Alysian – disse.

Appena pronunciò il suo nome, un'altra figura che Kendra non aveva notato nel buio, sbucò a fianco di Dreda.

Lo riconobbe subito: il mago più grande di tutti i tempi, il vecchio che aveva trovato nella radura, che le aveva detto come disfarsi dei suoi poteri, che le aveva detto come morire.

– Ci rivediamo, Dama del Lago – mormorò con un cenno.

– Cosa c'entrate voi in questa storia? Non sapevo che faceste parte di una Congrega.

Alysian la fissò negli occhi per un lungo istante prima di avvicinarsi a lei.

– Quando ci sono in gioco cose importanti, le alleanze sono necessarie.

– Cosa volete da me? – ripeté Kendra.

– Che tu stringa un'alleanza con noi. Che ci aiuti a riportare la magia in questo mondo, alle nostre condizioni.

Kendra cercò qualcosa sul viso dei due che le dicesse che stavano mentendo e che avevano cattive intenzioni, ma non trovò nulla.

– Siete stati voi a reclutare i Maledetti? – chiese.

– Sì – rispose Dreda.

– Non mi sembra affatto l'opera di benefattori.

Dreda sospirò e gettò un'occhiata ad Alysian.

– Può sembrare così, Kendra. Ma c'è una spiegazione: noi siamo rimasti in pochi. Le streghe e i maghi, i druidi e gli altri esseri magici si contano sulle dita di una mano. Abbiamo incantato gli uomini per ridurne il numero. Li abbiamo portati qui, stanno bene. Sono in ottime condizioni e presto torneranno a casa, quando tutto questo sarà finito.

– Volete prendermi in giro? Avete reclutato uomini per costringerli a stare al vostro servizio?

– No! – esclamò Dreda – Certo che no. Non abbiamo reclutato nessuno, l'incantesimo doveva servire a metterli fuori gioco. A renderli innocui, a ridurre il numero di minacce, così da non poterci attaccare.

– Hanno ucciso dei bambini! Si sono ammazzati fra di loro! Non raccontatemi balle!

– L'incantesimo era troppo complicato e serviva molta più magia del previsto e non ha funzionato bene – spiegò Alysian.

Kendra si raddrizzò e incrociò le braccia, cercando di capire quell'assurdo discorso.

–  I Maledetti hanno attaccato innocenti, hanno attaccato il principe Artù… Se davvero la vostra opera era a fin di bene, perché ci sono state così tante morti? Perché mi avete prelevato con la forza, ieri, scatenando quel massacro? – chiese con voce gelida.

– Perché la situazione ci è sfuggita di mano. Il rancore degli uomini ha reagito male con l'incantesimo, c'è stato qualcosa che non avevamo previsto. Nessuno più di noi ne è addolorato. – rispose Dreda.

Kendra scrutò la donna. Aveva le lacrime agli occhi. Poteva essere sincera, poteva non esserlo.

Però dopotutto lei era stata rinchiusa in una torre, e quello non era esattamente il trattamento amichevole che uno si aspetterebbe da gente che dice di stare dalla stessa parte.

– Come faccio a crederci?

Alysian sorrise.

– Tu più di tutti dovresti crederci. Tu più di tutti noi sai esattamente cosa vuol dire essere posseduta da una forza incontrollabile che ti fa essere artefice di crimini orribili, come uccidere innocenti. E tu più di tutti dovresti capire cosa vuol dire non avere la minima intenzione di fare del male a qualcuno.

Kendra sentì una fitta al cuore. L'aveva colpita nel suo punto debole, ma non bastava questo per crederci.

– Quegli uomini dovevano solo diventare dei corpi addormentati, venire qui senza uccidere nessuno e restare innocui e al sicuro fino a che il nostro scopo non fosse stato raggiunto. Non era previsto che si ribellassero all'incantesimo.

– Non posso essere sicura della vostra buona fede – disse.

– Ha ragione – disse Dreda ad Alysian – In questo momento sembriamo noi i cattivi.

– Lo deciderà da sola. – replicò il mago – Lo vedrà con i suoi occhi. Ma ora, il punto è un altro. Lei è la Dama del Lago…

– Non sono più la Dama del Lago – obiettò Kendra interrompendolo – Sono morta in quel lago e sono tornata in vita. Non c'è magia dentro di me.

– Non è così, te ne sarai accorta ormai.

Kendra trattenne il respiro. Quella sagoma nera sopra il suo letto… chi era? Per un attimo fu tentata di chiedere spiegazioni, ma ancora non si fidava di loro.

– Che cosa volete da me?

– Che tu ti unisca a noi. Che abbracci di nuovo la tua magia e ci aiuti a costruire un mondo magico dove le creature come noi non debbano nascondersi.

– Se per farlo significa uccidere tutte le persone che hanno paura di noi, non ci sto.

– Niente di tutto questo. – disse Dreda scuotendo la testa – Abbiamo un altro piano. Li arrenderemo a noi mostrando quanto di buono può fare la magia. Li costringeremo a vederlo con i loro occhi, in modo che non potranno più avere paura di noi. Per farlo, dobbiamo decimarli in modo tale che non ci attacchino. E per decimarli, intendo portare qui più persone possibile. Quando i re avranno cambiato le leggi, il popolo lo accetterà per forza.

– Da qui la scelta di assoggettare le persone. – proseguì Alysian – Vedrai con i tuoi occhi che stanno bene, fra poco. E prima che tu lo chieda, ti abbiamo portato in questa torre perché sarebbe stato impossibile avvicinarti in un altro modo, sei troppo vicina a Uther Pendragon.

– Ci dispiace averti rapita. – mormorò Dreda – È stato un brutto affare.

Kendra tacque. Doveva mettere insieme i pezzi, riflettere su quello che aveva sentito. C'erano ancora parecchie cose che non le erano chiare.

– Io… non deciderò niente se prima non avrete dato le prove che agite nel bene.

Alysian annuì con un cenno.

– Allora vieni a vedere con i tuoi occhi.

 

 

MERLIN P.O.V.

 

Merlino sentiva Artù ridacchiare con Lady Oleynn, dentro la sala.

Sbuffò, spostò il peso da un piede all'altro e cercò di calmarsi.

Il suo pensiero era fisso su Kendra. Doveva andare a cercarla e tirarla fuori da quella torre, sperando che non fosse già troppo tardi.

Sentire Artù così indifferente alle pene che stava soffrendo Kendra, lo irritò. Per tutta la mattinata era rimasto in quella sala con Lady Oleynn a fare chissà cosa, invece di andare a cercare Kendra.

Cercava di contenere la rabbia, ma ogni secondo che passava, la sua stima per Artù scendeva, suo malgrado.

Bussò per la terza volta.

– Avanti – disse Artù dall'interno.

Merlino entrò e dette una rapida occhiata. Stoffe e tessuti sparsi sul tavolo.

– Merlino. Cosa c'è?

– Sire, vi richiedono… nella sala del trono. – inventò Merlino.

Artù lo guardò negli occhi. Probabilmente aveva capito che non era vero, ma sorrise lo stesso a Lady Oleynn, le fece un piccolo inchino e uscì dalla sala.

Quando la porta fu richiuse, Merlino sputò fuori tutta la sua frustrazione.

– Che state facendo? Dobbiamo andare a cercare Kendra.

– Merlino, hai visto cosa sta succedendo nel castello ora? – sibilò il principe guardandosi intorno per essere certo che non ci fossero orecchie indiscrete in ascolto.

– Per Kendra potrebbe essere troppo tardi.

– Non posso sparire dal castello per otto ore senza dire dove vado! Riesci a capire questo? Dobbiamo aspettare stanotte. Ne abbiamo già parlato.

– Sì, ma evidentemente solo uno dei due stava ascoltando.

Artù cambiò radicalmente espressione e in un attimo la collera gli balenò in viso. Si avvicinò al viso di Merlino così tanto che il mago credette che l'avrebbe preso a pugni.

– Non dirmi quello che devo fare. Ho dei doveri verso Camelot…

– Doveri? Come quello di sposare una perfetta estranea?

– Non posso oppormi al volere di mio padre. E tu lo sai. – ribatté Artù con violenza.

– Se il popolo sapesse che il suo principe ha così tanta paura di suo padre da non cercare di salvare la donna che ama, vi rinnegherebbe immediatamente.

La frase di Merlino scoppiò fra loro come un petardo e rimase sospesa nell'aria in una nuvola di frustrazione.

Merlino sentiva il viso bruciare di rabbia. Non riusciva a credere di aver detto quelle parole con così tanta forza.

– Come osi parlarmi così? – ringhiò Artù.

– Se io avessi anche solo metà del vostro potere, combatterei per ciò che amo. Ma voi non avete il fegato di dire a vostro padre chi amate. E io, che la amo davvero, non posso averla e devo restare qui a guardarvi fare il leccapiedi a Uther. Siete solo un debole.

E detto questo, Merlino si voltò e tremando si allontanò, lasciando Artù sconvolto.

 
   
 
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