Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ylpeis    03/03/2018    3 recensioni
[CrossDressing][Isabel&Eren!Twins][Ereri]
Isabel ed Eren, gemelli fin troppo simili per la sfortuna di Eren che si ritroverà coinvolto nelle oscure macchinazioni della sorella bisognosa di giorni di ferie extra.
Dal capitolo:
Quando uscì la fulminò. «Non dire una parola diversa da Caraibi»
La vide portarsi le mani al viso e squittire eccitata battendo le mani per poi afferrarlo per un braccio e trascinarlo vicino all'anta-specchio del grande armadio.
Anche se non voleva ammetterlo erano uguali. «E adesso lezione di Make-up!»
A cosa aveva acconsentito di partecipare!? «Isa-» Provò a supplicarla ma lei aveva già afferrato pennelli, trucchi e chissà-che altro. Deglutì mentre il terrore si faceva strada dentro di sé.
Sarebbe stata una settimana molto lunga!
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Farlan Church, Hanji Zoe, Isabel Magnolia, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella ragazzina si stava rivelando più enigmatica di quello che aveva pensato quando il suo collaboratore Farlan l'aveva caldamente raccomandata.
Quando, un anno prima, aveva tenuto in considerazione il suo curriculum era più per un favore personale a quell'idiota che per reale necessità di organico; anche se doveva ammettere che una factotum faceva sempre comodo e non ci aveva visto nulla di male nell'accordare l'assunzione di Isabel Jaeger.
Non aveva mai avuto bisogno di stare a contatto diretto con lei, dopotutto la conosceva Farlan ed era lui il diretto responsabile; però quando si era presentata la necessità di fare quel tour si era reso conto di come il suo viso e il suo spirito fossero più adatti per presentarsi ai possibili clienti. Era certo che se si fosse presentato con la quattrocchi sarebbe andato tutto a rotoli. L'entusiasmo di Hanji alle volte era troppo.

Non l'aveva mai tenuta troppo in considerazione, faceva il suo lavoro, era un po' disordinata certo, però era capace e ciò gli bastava.
Non gli interessava che non avesse una laurea o che non fosse eccessivamente preparata per le mansioni d'ufficio, le aveva dato la possibilità di imparare in loco e lei era stata di parola imparando tutti i lavori a cui era stata costretta. Era molto contento di questa sua dote ed era anche quello che l'aveva portato a maturare la decisione di tenerla nell'organico in via definitiva.
Gliel'avrebbe comunicato allo scadere del suo contratto di apprendistato la settimana seguente.

Anche se dopo quel giro per clienti e quella singolare replica a una sua domanda gli era sorto il dubbio che facesse la finta tonta.
Era una sciocca se credeva che si fosse bevuto quella banale scusa del telefono. Lei gli aveva risposto sovrappensiero.
Levi era famoso per le sue capacità di osservazione e non gli sfuggiva mai niente, era anche quello il motivo se era riuscito ad avere successo nel mondo degli affari.
Non capiva però perché dalla mattina precedente gli sembrava un'altra.

In quel momento era fermo alla macchina del caffè vicino all'ingresso e continuava a guardarla di sottecchi, quella non poteva essere la solita Isabel con cui aveva condiviso l'ufficio.
Eppure era lei.
I capelli rossi, la pelle leggermente ambrata e quei tacchi sempre presenti.
Era Isabel.
Notò come si sfregava il collo e ogni tanto si guardava attorno allungando anche il naso oltre la sua postazione.
Sorseggiò di nuovo la bevanda, cosa c'era che non andava in quella ragazza!?
Fu un attimo e il suo sguardo incrociò quello smeraldino di Isabel, la quale si voltò altrove al limite dell'imbarazzo. Da quand'era così vergognosa?

«Hey smetti di fissare Sunshine o me la consumi!» La voce squillante di Hanji lo richiamò e con nonchalance prese una bustina per zuccherare la bevanda da lui tanto odiata. «Non mi dire che bevi il caffè per spiarla!»
«Ma ti fai i cazzi tuoi maledetta!?» La risposta era decisamente troppo sopra alle righe, se ne rese conto troppo tardi, facendogli guadagnare un'occhiata sconcertata dalla collega. «Oh.Mio.Dio».
Sospirò buttando giù quello schifo tutto d'un fiato e voltandosi per rifugiarsi nel suo ufficio.
«OMMIODDIO LEVI!» L'urlo di quella dannata fece voltare tutti nella loro direzione, Isabel compresa.
Riuscì solo a riservarle un'occhiata di traverso e con tono deciso intimò a tutti di tornare a lavoro.
Perché quella maledetta riusciva sempre a metterlo in difficoltà? Perché aveva notato lei i suoi comportamenti anomali senza che se ne rendesse conto da solo!?
Decise di risparmiare a tutti l'inutile incombenza di sopportare il suo caratteraccio e si chiuse nel suo ufficio lasciando espressamente detto di non voler vedere nessuno, se non strettamente necessario.

Poteva essere una tranquilla mattinata come le altre ma Hanji gliel'aveva stravolta con le sue accuse, tra l'altro più che fondate.
Perché era vero, stava bevendo quella porcheria solo per osservare Isabel, per capire cosa ci fosse che non andava in lei. E sorpresa delle sorprese, era esattamente la Isabel che vedeva tutti i giorni.
E allora perché dopo averla ignorata per un anno intero ora si ritrovava incuriosito da lei?
Era uscito con altre ragazze in precedenza ma se non attiravano la sua attenzione dal primo momento non le teneva in considerazione; ed Isabel era pur sempre la stessa ragazza dei giorni precedenti e da che lui ricordasse non gli era mai interessata.

E poi non era il tipo che rubava la ragazza agli altri! Sapeva benissimo quanto Farlan fosse interessato a lei e lui non si sarebbe mai messo in mezzo.
Si pietrificò quando realizzò in quel momento la piega che stavano prendendo i suoi stessi pensieri, l'eventualità di volerci provare con Isabel aveva sfiorato -anche se solo per un momento- la sua mente.
Sospirò pesantemente mollando la schiena contro la poltrona, guardò la scrivania dove erano appoggiati alcuni documenti pronti per essere firmati e spediti, e altri che richiedevano la sua più totale attenzione. Per fortuna che era il capo, altrimenti sarebbe stato licenziato in tronco per la negligenza che stava dimostrando!

Mentre cercava di espletare i suoi compiti, il pensiero dell'episodio della mattina precedente fece capolino nella sua mente e vi si soffermò sopra forse per troppo tempo cercando una spiegazione.
Era sempre la solita Isabel, forse un po' più grezza del suo solito, però non la conosceva a sufficienza per dire se non fosse il suo reale modo di essere.
Dopo che l'aveva beccata a fissarlo con quei suoi occhi che non ricordava nemmeno lui così tanto- come dire... brillanti?
L'aveva fissata negli occhi ogni volta che parlavano durante le giornate lavorative, ma mai, nella maniera più assoluta, gli avevano fatto quell'effetto. Non li aveva mai tenuti in considerazione più di tanto, erano solo dei normali occhi verdi.
Solo il giorno precedente aveva notato come fossero espressivi, quando erano stati dominati dall'interesse che gli aveva conferito quella nota giallastra in più.
Poi, dopo che gli aveva fatto notare come si fosse incantata nel fissarlo insistentemente, l'imbarazzo aveva preso il sopravvento sfociando in quella serie di imprecazioni mal trattenute tra i denti e poi quella risposta.
Perché poche balle, lei gli aveva risposto e ciò implicava che comprendesse il tedesco.
Altre volte gli era capitato di dare voce ad alcuni pensieri nella sua lingua madre, ma mai nessuno gli aveva risposto.
Non che fosse chissà quale domanda, l'orario... però il fatto che quella risposta così spontanea fosse pronunciata con tanta noncuranza lasciava intendere quanto padroneggiasse il tedesco.
Di sicuro non gli era estraneo come voleva fargli credere!
Non capiva nemmeno lui perché si stesse crucciando tanto su quel dettaglio, poteva ignorare la cosa e lasciare perdere tutto tornando alla solita routine.

Il viso della giovane sfigurato dall'imbarazzo riprese possesso dei suoi pensieri. No, non poteva ignorarla.


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Quando poi la giovane bussò alla sua porta con il suo amato tè del pomeriggio tra le mani -al 90% su richiesta di Hanji- gli stava porgendo l'occasione di sperimentare le sue teorie.
Isabel entrò nel suo studio con un sorriso piuttosto tirato, gli occhi erano spalancati e sembrava allarmata per qualcosa; l'andatura solitamente decisa e sicura era un po' traballante.

«La signorina Zoe mi ha chiesto di portarvelo, lei era impegnata»
«Grazie, ne avevo proprio bisogno, ma prego accomodati»
Notò come l'incarnato ambrato perse per un attimo colore e gli dedicò un'occhiata spaesata e confusa, alcune parole le morirono sulle labbra -che solo in quel momento notò essere sottili e sottolineate dal leggero lucidalabbra-.
Non ci fu alcuna replica nonostante avesse percepito la voglia di contestarlo e prese posto sulla poltrona davanti alla scrivania.
Era rigida come una statua di sale e sembrava avere un leggero affanno, la situazione peggiorò quando le appoggiò una mano sulla spalla per tranquilizzarla, ottenendo solo di farla sussultare per la sorpresa e irrigidire maggiormente.
Però... Si stupì quando saggiò le spalle piene e toniche.
Aveva anche il tempo per fare palestra?
«Vista la giornata tranquilla vorrei condividere con te i miei pensieri sul tuo operato in studio»
«Ho fatto- ehm intendo dire-»
Perché stava andando nel panico? Gli era sempre sembrata molto sicura di sé, quasi arrogante in certi casi.

«Bevi» Le rigirò la tazza che era stata preparata per lui iniziando a saggiare il terreno, sembrava aver bisogno di qualcosa per allentare la tensione e infatti la accettò senza indugiare.
Quel dettaglio non gli sfuggì, l'aveva sentita diverse volte demonizzare quella bevanda con commenti sarcastici e rifiutarne diverse tazze che le erano state offerte.
«Da quando di piace il tè?» Il tono volutamente indifferente.
Non capì perché quell'osservazione tanto sincera e senza malizia le fece andare di traverso il sorso che aveva appena preso facendola iniziare a tossire violentemente.
«Mi sembra- coff sembrava scortese coff coff rifiutare»
Quando riuscì a riprendere il fiato ne bevve un sorso sospirando. «Grazie»
Il timido ringraziamento fece nuovamente sprofondare la stanza nel silenzio più imbarazzante.
Tornò a sedersi alla scrivania, l'approccio informale l'aveva quasi uccisa, forse era meglio rimanere con le solite abitudini.

«Allora, sono soddisfatto del tuo operato, devo ancora decidere alcune cose però nel complesso mi piace il tuo modo di lavorare» Isabel si stava torturando le mani e gli occhi brillavano contenti e colmi di stupore?
«Davvero!?» Sì, era stupita dalle sue parole. «Non sarai la dipendente più puntuale o la più ordinata ma ti sei data da fare e ciò mi basta» Mentre rispondeva dovette distogliere lo sguardo con la scusa di armeggiare con alcuni documenti; quegli occhi brillanti l'avevano folgorato e non riusciva a rimanere concentrato sui suoi pensieri.
A tal proposito, c'era ancora un'altra prova che doveva fare.
«Posso andare? Avrei del lavoro da sbrigare» Le mani sembravano artigliate ai braccioli pronte per agevolare la fuga dalla stanza. «Prego»
Attese solo un momento che si fosse alzata per saggiare meglio il terreno, la rossa era già sulla soglia e aveva afferrato la maniglia della porta.
«Ah Jaeger»
«Mi dica»
«Ich sah dich» [Ti vidi] Iniziò a recitare un vecchio Lied imparato durante gli anni del liceo in madrepatria. Gli occhi di Isabel si spalancarono per lo stupore così come la bocca che si schiuse leggermente.
«...und die milde Freude floß aus dem süßen Blick auf mich» [...e una mite gioia passò dal tuo dolce sguardo su di me]
Non distolse gli occhi per un momento dalla ragazza che deglutì rumorosamente, il make-up che aveva indossato non riuscì a mascherare il violento rossore che prese possesso delle sue guance. Lei aveva capito, lei sapeva!
«Io- Ma che- ehm» Si schiarì la voce in modo inquieto e cercò di riprendere il controllo mentre si portava una mano alla gola mascherando il tentativo di allentare la tensione del collarino di raso. Una leggera risata finta accompagnò il tutto. «Ma che sta dicendo?»
Alzò un sopracciglio a quella reazione, i suoi gesti, il suo viso, i suoi occhi, tutto urlava come avesse capito quello che aveva detto! Perché negava!? Però non voleva agitarla maggiormente e lasciò cadere il discorso. «Niente scusa, mi hai fatto venire in mente un vecchio Lied... va' pure»


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Si buttò sulla sedia della sua postazione iniziando a sfogliare quella montagna di fogli, nel tragitto che lo separava dall'ufficio del capo riuscì a salvarsi da una rovinosa caduta solo per il provvidenziale intervento del damerino dagli occhi azzurri.
Non solo aveva fatto una figura pessima davanti al capo e i suoi gesti avevano dichiarato apertamente come avesse capito ogni singola parola che era uscita da quelle labbra sottili e invitanti, ma aveva anche scostato in malo modo il pretendente della sorella.

In quel momento però riusciva solo a pensare al signor Ackerman...
Sì, il tedesco gli piaceva come lingua, ma non pensava che potesse ridurlo in quello stato una banale frase.
Sospirò mentre ripassava nella mente le movenze della bocca del capo mentre decantava quelle semplici parole. E quel süßen... “Scheiße-!” -Da quando imprecava in tedesco!?.
Non pensava che potesse essere tanto intrigante una semplicissima parola.
Aveva impresso a fuoco nella mente il leggero arricciarsi delle labbra mentre pronunciava quella ü tanto insignificante quanto galeotta e lo distendersi delle stesse alla Scharfes, che lasciava intravedere la linea brillante dei denti.
Il tutto fu accompagnato da una decisamente spiacevole sensazione a livello dell'inguine. Poteva essere tanto idiota da farsi venire un'erezione sul posto di lavoro.
Alla seconda fitta che accompagnò i suoi pensieri ebbe la conferma che sì, era un idiota.
Buttò la testa sulla scrivania mentre cercava di riprendere un contegno e cercava di capire se recarsi al bagno fosse o meno una buona idea.

«Sunshine!»
Il tono squillante della psicopatica lo fece saltare sulla sedia e i pantaloni si tesero ulteriormente all'altezza del suo inguine. Ci mancava solo lei in quel momento.
«Allora com'è andata da- Oh ma che succede sei già in quel periodo
Stava per urlare inorridito, quella donna sapeva persino quando avevano il ciclo le sue colleghe!? Poi gli venne l'illuminazione e la ringraziò mentalmente per la scusa che gli aveva servito.
«Mi sono venute in anticipo mi sa...» Non fece finta nel rilasciare un gemito dolente. «Tieni, prendi un Buscofen e assentati pure se hai bisogno, fra donne bisogna aiutarsi» Tirò fuori una bustina da una trousse che teneva chissà dove e gliela allungò.
La afferrò e tirando un po' la maglia per coprire eventuali gonfiori indesiderati-non era certo dell'effettiva coprenza di quell'intimo maledetto- si recò in bagno.
Fortunatamente c'erano 3 bagni le cui porte arrivavano al pavimento, almeno non rischiava di essere scoperto in posizioni non consone per il bagno femminile.

Si sbottonò i pantaloni sedendosi sulla tavoletta del water emettendo un sospiro di sollievo, maledette origini tedesche di Ackerman e maledette poesie!
Liberò la mente da tutti i pensieri disdicevoli e cercò di ricomporsi; quando la situazione tornò sotto al suo pieno controllo si rialzó.
Era solo al terzo giorno, non sarebbe mai arrivato vivo alla fine della settimana.

Sussultò quando sentì bussare alla porta. «Occupato»
«Dov'è la mia Sunshine?»
La voce di Hanji era monocorde, la bocca gli si seccò e non riuscì ad emettere altro che un gemito strozzato.
E adesso?”
«Fammi entrare» Ubbidì all'ordine e aprì la porta permettendo alla castana l'ingresso nell'angusto spazio. «Allora?» Lo sguardo era indagatore e l'espressione dannatamente seria. «Non preoccuparti non dirò niente a nessuno... -mi fai pure usare una tripla negazione-» Sospirò cavandosi gli occhiali per un momento e massaggiandosi gli occhi. «Voglio solo essere certa che sia tutto a posto» Concluse reinforcandoli.
«Sta bene, aveva bisogno di prendersi alcuni giorni»
L'occhiata che gli dedicò sottolineava la tacita domanda, quindi tu chi sei?
Allungò l'orecchio cercando di sentire rumori sospetti. «Non preoccuparti sono più donne che uomini in questo ufficio e ho fatto in modo di dirottarli momentaneamente»
«Perc-»
«Sei entrato nel bagno degli uomini, non sono stupida, le azioni dettate dall'inconscio sono le più sincere... e poi sono qui perché ci vuole di peggio per fermarmi, ne ho già visti alcuni e posso assicurarti che l'avete tutti uguale»
Chi era davvero quella donna!? Sentì una vampata di calore prendere possesso del suo viso e d'istinto portò una mano a coprirsi i genitali.
«Uff non ho di certo la vista ai raggi X! Su forza non abbiamo tutto il tempo»

«Sono Eren, suo fratello...» A quell'ammissione banale e forse scontata, gli occhi di Hanji brillarono e iniziò a squittire contenta.
«Ah lo sapevo! Sì! Ti adoro!» In un impeto di gioia gli saltò al collo e lo abbracciò. «Sapevo che c'era una spiegazione logica!»
Spiegazione logica per cosa? Lei continuò a parlare concitata battendo le mani soddisfatta mentre usciva dal bagno. «Stammi dietro, ci penso io». Perché non si era indispettita alla spiegazione? Perché non l'aveva minacciato di dire tutto al capo?!
Eren si stupì di come quella donna dicesse e facesse tutto da sola, non gli aveva dato possibilità di replica. Si ritrovò obbligato a seguirla in silenzio, ne andava della sua copertura dopotutto.
Quando furono sulla soglia Hanji gli appoggiò una mano sulle spalle protettiva. «Nelle emergenze non si fanno distinzioni, un bagno vale l'altro! Su…su… tornate a lavoro, non c'è niente da vedere». Sancì a voce alta facendo scattare tutti sull'attenti e rispedendoli a lavorare.

Passò il pomeriggio con uno strano formicolio al collo, sentiva gli occhi della pazzoide puntati sulla sua nuca, era difficile lavorare in quelle condizioni!
Anche se la consapevolezza di avere una sorta di spalla in quella strana situazione che si era ritrovato a vivere, gli faceva piacere per certi versi, ma per altri...

«Stasera voglio compagnia per cena» Fu tutto quello che gli disse mentre lo seguiva all'uscita.
E lui che sperava di potersi ritirare a casa per cavare quei trampoli infernali, provò a guardarla supplichevole. «Sunshine prendiamo da asporto e mangiamo da te come le altre volte»
Ah già, perché non ci avevo pensato...” Provò a immaginare il rapporto che poteva esserci fra sua sorella ed Hanji; un brivido di terrore gli corse su per la spina dorsale. “Meglio non pensarci”
«Vedi di non farle fare troppo tardi, domani ho bisogno di lei» Il capo li sorpassò impassibile seguito da un crucciato Farlan che gli riservò un'occhiata di traverso per poi superarlo con un grugnito scocciato.
«Ho fatto un casino»
«Non preoccuparti! C'è Hanji!» Quella frase sortì l'effetto contrario facendolo preoccupare maggiormente. Quanti giorni aveva ancora? Quattro?!








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Ciao a tutti!
Io sono veramente emozionata per quanti seguono questa storia, davvero non credevo potesse suscitare tanto interesse! Spero di non disattendere le aspettative.
Grazie per continuare a leggerla e commentarla, mi fa davvero piacere sapere le vostre opinioni.
Allora, forse è affrettato come sviluppo, forse no, fatto sta che Hanji ha scoperto la verità e come poteva andare diversamente?
Levi è sempre più confuso e sempre più determinato a scoprire la verità.
Ed Eren poverino si trova fra i due fuochi... so che la lingua tedesca sia di quanto più lontano dal concetto di sexy, ma questo Eren la reputa tale! [personalmente penso che se fosse Levi a parlarmi anche in aramaico antico lo troverei comunque sexy]
Non so se ve l'ho già comunicato ma questa storia è già conclusa, e conta un totale di 7 capitoli, ci tenevo a precisarlo anche per spiegare perché l'evolversi forse troppo veloce della situazione...
Comunque, lascio a voi la parola e come sempre ringrazio infinitamente la beta! Di recente [2 giorni fa nda] ho deciso di pubblicare una shot Kiribaku senza il suo aiuto e mi sono resa conto di quanti errori possano scapparmi. Quindi grazie beta!
Ylpeys
   
 
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