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Autore: 9Pepe4    30/06/2009    6 recensioni
[Versione riveduta e corretta causa insoddisfazione dell'autrice]
Assistendo ad un incontro dei sinistri Gin e Vodka, Conan si vede rivelata una realtà sconvolgente: lui non è Shinichi. Ma allora qual è la sua vera identità? E che fine ha fatto il detective liceale?
Aiutato da Ai - per la quale inizia a sentire qualcosa in più - Conan cercherà di venire a capo a tali misteri. Dalla sua parte non avrà indizi materiali, ma la trama nebulosa di alcuni ricordi che riaffiorano in lui.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 – Questione di deconcentrazione

«Sentite, ragazzi...»
Conan sobbalzò appena, voltandosi verso il professore. La soddisfazione dovuta al fatto che Ai gli credesse e l’ansia per la sorte di Shinichi gli avevano fatto quasi dimenticare della presenza di Agasa.
Ora, sentendosi vagamente colpevole, osservò il professore, in attesa delle sue parole. L’uomo appariva preoccupato e dubbioso.
«Io ancora non capisco» borbottò. «Insomma, Ai» proseguì, guardandola, «tu hai detto che credi a Shi... a Conan. E se lui e sicuro che ciò che ci ha raccontato sia vero, allora non lo metto in discussione. Ma... Insomma, non sei tu che hai preparato la sostanza? Come potevi non essere al corrente di tutto questo?» domandò, con evidente nervosismo.
Conan si voltò verso Ai.
Lei rispose subito. «Una volta, uno degli Uomini in Nero ha voluto prelevare un campione della sostanza. Doveva far apportare alcune modifiche per il progetto, disse. Qualche giorno dopo mi comunicarono che la faccenda non aveva funzionato. Evidentemente» continuò, scoccando un’occhiata a Conan, «mentivano».
«Quindi» intervenne Conan, «con ogni possibilità io sono stato “trasformato” con quella sostanza, non con la tua».
La ragazza annuì in silenzio. Conan la guardò a lungo, assorto. Quando si rese conto di come la stava fissando, abbassò lo sguardo.
«Comunque... Stanotte io e Conan tenteremo di capirci qualcosa» affermò Ai.
«Tu e Conan» ripeté il professore, incredulo nel constatare di essere stato escluso. Ai non si scompose e si limitò ad annuire in silenzio.
Così, Agasa dovette limitarsi ad assumere l’incarico di telefonare a casa Mori, in modo da avvertire che il loro piccolo ospite occhialuto sarebbe rimasto da lui per la notte.
«Anche stanotte?» domandò la voce piuttosto apprensiva di Ran. «Ma non stava male?»
Agasa si grattò il naso. Si sentiva abbastanza imbarazzato. Il fatto di non vedere la ragazza in volto non diminuiva la sensazione di impaccio che lo assaliva quando doveva mentire, anche se indirettamente. «Be’... Mentre giocava ai miei videogiochi non sembrava molto malato». Rise nervosamente. «Ma non sono tutti così, i bambini?»
Con suo enorme sollievo, Ran non indagò oltre, limitandosi a raccomandare che a Conan non fosse permesso di restare alzato per un tempo esagerato.
Finita la telefonata, domandò: «C’è qualcosa che posso fare?», sperando in un compito degno.
Conan guardò Ai. Lei annuì. «Potresti accendere il riscaldamento del laboratorio? Ah, e procurarci un bel fascio di fogli?»
Agasa riuscì a svolgere quelle mansioni con molta dignità. Osservò come anche Conan si muoveva al comando della ragazzina... Certo che era nata per organizzare ogni cosa...

Il laboratorio, con l’avanzare della notte, si era oscurato sempre più. Ora l’unica luce era quella proveniente dallo schermo del computer acceso, quella originata dalla lampada da tavolo posata accanto all’elaboratore elettronico e quella causata dalla torcia elettrica con la quale Conan stava giocherellando senza sosta.
La spense. La accese di nuovo. La spense. La riaccese...
«La vuoi piantare?» chiese Ai, secca.
«Non so che fare» obbiettò lui, spegnendo per l’ennesima volta la pila. «Avevi detto che ne avremmo parlato, ma continui a fare ricerche per conto tuo, senza degnarmi della minima attenzione».
Lei lo scrutò torva, posando le braccia sui fogli pieni di schizzi e parole affrettate poggiati sulla scrivania. Lui la fissò di rimando, facendo dondolare i piedi, seduto su una sedia troppo alta per la sua versione infantile. In un modo un bel po’ immaturo, accese la torcia.
Ai lo fulminò con un’ultima occhiata e tornò a concentrarsi sul computer, pigiando furiosamente – e in rapida successione – sulla tastiera.
Conan sospirò e spense definitivamente la torcia. Tentennò per qualche attimo. «Senti, Haibara» iniziò, «tu hai idea di come possano avermi dato quegli strani ricordi?»
Lei scrollò le spalle. Lo fissò, accigliata. «Sto cercando di capirlo» affermò. «E forse ci riuscirei anche, se tu la smettessi di disturbarmi». Tornò con serietà adulta ai propri appunti cartacei, scrivendo nuove parole che andarono ad intricarsi alle lettere aggrovigliate delle precedenti.
Conan posò la torcia ed osservò la ragazzina scrivere. Pensò che era davvero carina, con le ciocche castano ramato che le ricadevano un poco sugli occhi. Anche il gesto rapido e preciso della sua mano per cacciarli indietro aveva un che di speciale. Osservò come si mordeva appena il labbro, gli occhi luminosi puntati sulla carta già graffiata da una rete di inchiostro.
Dopo qualche istante saltò giù silenziosamente dalla sedia e si avvicinò ad Ai. Rifletté che lei, nonostante il viso arrotondato dalla pinguedine infantile, aveva comunque un fascino decisamente maturo. Dopo un po’, Ai si voltò bruscamente, sentendo il fiato del ragazzino sulla propria guancia. «Che c’è?» domandò senza troppi preamboli. Si sentiva stranamente nervosa. Lo guardò finché lui non si fece un gesto confuso ed alzò le spalle.
Cercò di guardare da qualche altra parte senza dare l’impressione di averlo fatto perché si sentiva imbarazzata. Respirò profondamente, riuscendo ad acquistare il solito distacco. O almeno, lo sperava. Per un momento, osservò i capelli mori e arruffati di Conan. Quando se ne rese conto, distolse in tutta fretta lo sguardo.
Accidenti. Solitamente non le capitava di sentirsi così confusa in presenza di Kudo... No, di Conan.
La faccenda le parve peggiorare quando un pensiero improvviso la colpì. Se lui non era Shinichi, allora non era nemmeno innamorato di Ran... Lo cacciò. Già. Ma se lui non era Shinichi... A lei piaceva chi era?
“Be’” rifletté, cercando di non pensarci senza riuscirci, “ma dopotutto io non ho mai conosciuto Shinichi. Ho conosciuto solo Conan, ed è lui che mi è... piaciuto”. Scosse la testa per cacciare quelle parole mentali.
«Ehi!» esclamò, in tono irritato, rivolta a Conan. «Smettila di fissarmi così, mi deconcentri!» Ma le sue guance erano improvvisamente calde. “Smettila di fissarmi così, mi metti in imbarazzo”.
Lui indietreggiò di un passo contato. «Ti chiedo scusa» disse, sorridendo con una punta di sarcasmo.
Ai scosse i capelli. Decise di ignorarlo. Purtroppo però, era molto più facile a dirsi, che a farsi.
Conan si sistemò gli occhiali tanto grandi tanto inutile. Poggiò la mano da bambino sullo schienale della sedia, sorridendo senza ironia. «A me piacerebbe stare qui» affermò, sincero. «Ma se non ti va posso andare più lontano».
Ai esitò. Dopotutto, non avrebbe significato nulla se lo avesse invitato a restare. Anche se era certa di non volerlo ammettere, le piaceva sentire dietro sé la presenza di Conan, sbalzi di temperatura corporea a parte. Le piaceva udire la voce di lui, la rassicurava.
Eppure...
«Va’ lontano. Non mi piace avere qualcuno alle spalle intento a sbirciare i miei appunti» disse.
Conan obbedì senza protestare.
Ai tornò ai propri appunti. In realtà, lo aveva allontanato in modo da potersi concentrare davvero sul problema. Non avrebbe certo risolto nulla, continuando a sbirciare con la coda dell’occhio il profilo del ragazzo. Sospirò, si sistemò una ciocca che le cadeva sul viso, e riprese a scrivere.




Spazio autrice:
Rieccomi. Un poco triste per la tragica dipartita di quindici euro, scomparsi drammaticamente in seguito all'acquisto di qualche numero di "Detective Conan", ma tutto sommato in salute e asociale come sempre. Esaurite le stupidaggini, passo a ringraziare tutti quelli che continuano a seguire la storia:

Roe: Per adesso di Shinichi non c’è traccia... Sono felice che ti sia piaciuto anche lo scorso capitolo, grazie^^

Ninny: Be’, sai che ti dico? Anche io approvo il coniglietto! Ovviamente è il dettaglio più importante di tutta la storia xD E certo, Ai non può fare a meno dell’ironia ^^ Ciao

Abigail94: Hehe. Hehe cosa? Hehe che ti sapeva a briga recensire di più? No, dai, fa lo stesso... In questa versione mi sono impegnata di più. Ecco. Questo coniglio è bianco, ma Trebor è sempre con noi e... sì. Qualcosa del genere. Comunque – in ogni modo – in ogni caso – sicuramente – certamente – tuttavia – in qualunque modo – in qualsiasi modo... Ti ho dato una mano con la lista di parole. Poi torno a leggere tutti i manga che mi hai prestato e quelli che ho comprato (Dio. Mio. Che. Infarto. Quindici euro che se ne vanno così. ç_ç).

TITTIVALECHAN91: In questo capitolo ho cercato di aumentare il concentrato di AixConan, spero solo di non aver sconfinato nello sdolcinato o nel banale. Spero di non aver fatto tanto tardi...

A crazycotton: Wow, già stata al mare? Io parto il 12. Per la Francia. Comunque... Sono felice di averti fatta contenta, così come mi fa piacere che anche questa nuova versione ti appassioni. Quindi al prossimo aggiornamento!
  
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