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Autore: Echocide    08/03/2018    5 recensioni
Laki Maika'i è il modo in cui ad Alola augurano 'Buona Fortuna' e sono due parole che Adrien, Marinette e Nino si sentono dire quando iniziano il loro giro delle isole.
Adrien è un ragazzo misterioso, che sembra fuggire da qualcosa.
Marinette è una giovane di Kalos, trasferitasi assieme ai genitori.
Nino è il protetto del Kahuna Fu, deciso a dimostrare il suo valore.
Tre ragazzi.
Tre destini che si uniscono in una regione piena di misteri.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 2.641 (Fidipù)
Note: Dopo tanto tempo, eccoci di nuovo qua con la Miraculous Pokémon!AU. Quanta acqua è passata sotto i ponti di Alola e, devo ammettere, è stato complicato riprendere questa storia dopo questo periodo di fermo (mi scuso per il capitolo fin da ora), ma finalmente si riprende l'avventura di Adrien, Marinette e Nino in quel di Alola, con i loro pokémon al fianco e i misteri della regione  da scoprire. E in questo capitolo fa la sua prima comparsa ufficiale Lila che...beh, per chi ha giocato a Pokémon ha già capito il ruolo che avrà e ho cercato di darle i caratteri tipici suoi, uniti alla lealtà del personaggio di cui ha preso il posto.
Detto questo, come sempre, vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani, il mio account instagram e il gruppo gestito con Kiaretta_scrittrice.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!

 

 

«Posso sapere dove sei?»
Adrien sospirò a quelle poche parole e alla voce dura e autoritaria che gliele aveva rivolte, abbassò appena il cellulare e osservò Nino e Marinette mentre cercavano di avvicinarsi ad alcuni Tauros, ogni gesto accompagnato dalla risata divertita e sguaiata di Plagg che risuonava per tutta la fattoria Ohana: «Mh. In questo momento sono su una spiaggia, con un cocktail nella mano libera e davanti a me c'è una bellezza in bikini» dichiarò, facendo scivolare lo sguardo su Marinette e sorridendo: ok, forse lei non era in bikini ma non poteva negare che la tuta attillata nera con i dettagli rosa portava la sua attenzione su certe parti della ragazza.
Abbassò lo sguardo, rivolgendo tutta la sua attenzione alla punta delle proprie scarpe e sentendo le guance farsi di fuoco, la lingua bloccata nella bocca e il bisogno di ventilarsi in qualche modo: da quando avevano lasciato Ohana si sentiva strano e si rendeva conto che non riusciva a staccare gli occhi di dosso da Marinette.
Si rese conto che Lila non aveva replicato, rimanendo in silenzio: «Beh, che cosa volevi?» le domandò, riportando la conversazione sul tema principale della chiamata che, sicuro come il fatto che il sole tramontava ogni giorno, non riguardava il suo giro delle isole o il fatto che si stesse godendo un po' di riposo da qualche parte.
«Devi andare alla Collina Scrosciante» l'ordine di Lila fu immediato, senza tanti giri di parole ed era una cosa che apprezzava di lei: diceva quel che voleva da lui e si aspettava che lo eseguiva: «ci sono stati dei problemi.»
Ovvero che qualche recluta inutile del Team Skull aveva fatto di nuovo danno e adesso toccava a lui rimediare.
«Giuro, mi piacerebbe sapere dove li avete trovati i vostri morti di fame» commentò, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela: «Su dementi.com?»
«Non sfidarmi, Chat Noir.»
Adrien storse la bocca mentre ascoltava il nomignolo che si era dato, un appellativo che usava nel Team Skull per nascondere la sua vera identità e poter indagare in tutta tranquillità: nessuno, per il momento, aveva collegato l'allenatore che vestiva di nero e che aveva uno dei pokémon più forti dell'intera regione con il ragazzo che aveva intrapreso da poco il giro delle isole, senza contare che era attento a non incontrare i membri del team quando era Adrien e qualcuno che poteva riconoscerlo quando era Chat Noir.
Gli unici a conoscenza della sua doppia identità erano lì con lui e Marinette…
Beh, lei era l'unica che aveva avvicinato in entrambi i modi ma non aveva dato segno di riconoscerlo: non che si fosse intrattenuto molto con lei e sinceramente voleva evitare di coinvolgerla in tutto quello, era tutto troppo pericoloso. Strinse la presa attorno al telefono, abbassando lo sguardo e osservando la punta delle sue scarpe, calciando un sassolino e osservandolo mentre si fermava poco più avanti rispetto a lui: «Vado stasera» mormorò, lasciando andare l'aria e accorgendosi, solo in quel momento, di aver trattenuto il respiro: «Che cosa devo fare?»
«Niente» dichiarò Lila, la voce completamente incolore e facendolo sospirare: «Penso basterà la tua sola presenza.»
«Yuuh.»
«Se vuoi puoi andare a Poh e chiedere a lui qualche lavoro migliore» Lila ridacchiò quando uno sbuffo si levò dalle sue labbra e Adrien fu grato di non averla davanti in quel momento: «Immagino sia un po' difficile vedere ragazze in bikini lì.»
«Ti odio, Lila.»
«Sentimento reciproco, bello mio.»
 Adrien strinse la mascella, evitando di rispondere così alla ragazza e lasciando andare un sospiro, alzando la testa e notando Marinette rivolta verso di lui, con un braccio alzato per aria che muoveva da destra a sinistra: «Devo andare. Una bella signorina mi sta aspettando» dichiarò, chiudendo la comunicazione e impedendo così a Lila di ribattere; Marinette corse verso di lui: le guance erano arrossate e alcune ciocche more aderivano alle tempie, lucide dal sudore, mentre lo sguardo celeste era animato da una luce accesa e piena di vitalità: «Come sta andando?» le domandò, allungando una mano e scostandole un ciuffo di capelli dalla fronte, notando come il rossore fosse aumentato al semplice tocco delle sue dita.
«È…» Marinette sorrise, mordendosi il labbro inferiore e scuotendo la testa: «è divertente. Non sapevo che qua si potessero usare i pokémon per muoversi. In verità anche a Kalos, ma solo a Luminopoli, c'è un servizio di trasporto Gogonat e ti puoi muovere con quelli per le strade della città, ma è completamente differente, i Tauros sono più…più…»
«Divertenti?»
Lei annuì, voltandosi verso un punto del grande spiazzo che faceva parte della fattoria Ohana: appena lasciato il villaggio omonimo erano approdati in quel luogo di calma e tranquillità, Plagg ne aveva approfittato per introdurli alla meraviglia del poképassaggio, una tipologia di spostamenti tipica di Alola che, attraverso speciali pokéball, permetteva agli allenatori di avere alcuni pokémon per muoversi e Tauros era uno di quelli.
Nino e Marinette si erano divertiti a cavalcarli, imparando e prendendo confidenza con quella particolare cavalcatura, soprattutto la ragazza che era completamente estranea a tutto ciò; il suo amico invece aveva dato prova di una buona conoscenza, dovuta anche al fatto che, fin da piccolo, era stato in groppa al Tauros del Kahuna Fu e cadere da un simile pokémon sarebbe stata un'onta che avrebbe di sicuro voluto lavare via con il sangue.
«Sei caduta?» le domandò, notando alcuni graffi sulle mani e prendendone una, portandosela vicino al viso e controllando un dito per volta, una ricerca minuziosa di ogni singola abrasione o ferita: «Plagg non è stato…»
«L-le redini» balbettò Marinette, chinando la testa e incassandola fra le spalle: «Non ci sono abituata, tutto qui.»
Adrien annuì, stringendo appena le dita che riposavano nella sua mano e passandole il pollice sulle nocche, tirandola appena verso di sé e passandole l'altro braccio attorno alla vita, posandole poi la fronte contro la spalla, assaporando il profumo di lei nonostante fosse mascherato dall'odore della fattoria: poteva sentire il fieno e l'erba che coprivano quello di fiori a cui si era abituato: «Puzzi» dichiarò, spostando appena la testa e sentendo Marinette sgusciare subito via dalla sua stretta, balzare ad alcuni passi di distanza e guardandolo in volto, le iridi celesti che sembravano avere la morte dentro: «Stavo scherzando, Marinette» decretò, facendo un passo verso di lei e vedendola mentre si allontanava maggiormente da lui: «Non puzzi. Davvero e, fidati, ho il naso ben allenato: vivo con Plagg.»
«Me-meglio che stai lontano» biascicò lei, stringendo le braccia attorno al corpo e voltandosi verso l'unica abitazione di quella zona, che rispecchiava lo stile in legno e rustico di tutta Ohana: la casa a due piani aveva le mura interamente ricoperte di pannelli in legno chiaro e un piccolo pergolato nello stesso materiale copriva l'ingresso: «Io vado là» dichiarò la ragazza, facendo un passo verso sinistra e voltandosi completamente, dandogli le spalle e dirigendosi verso il casolare.
Adrien sospirò, scuotendo la testa e allontanandosi dalla staccionata ove si era accomodato quando aveva ricevuto la chiamata, notando con la coda dell'occhio Plagg avvicinarsi: il camice aperto come sempre, le mani in tasca e quel sorriso da schiaffi in volto: «Ti sei mosso troppo alla svelta?» domandò, indicando Marinette avanti a loro: «Oppure hai toccato punti…»
«Ho solo detto una cosa e l'ha presa male.»
«Ah. Un classico. Fidati, imparerai a capire cosa dire e quando.»
«Il fatto che tu viva lontano dalla tua dolce metà mi fa pensare che non hai ancora capito cosa dire. E quando.»
«Senti tu, sei io e…»
«Ehi!»
L'urlo di Nino interruppe Plagg che, sbuffando, si voltò verso il ragazzo con le mani infilate nelle tasche del camice, inclinando la testa e aspettando che il ragazzo li raggiungesse: «Sì, Nino?» domandò cordiale, mentre l'altro si fermava a pochi passi da lui, chinandosi in avanti e poggiando le mani sulle ginocchia, inspirando profondamente: «Senti, non ho tempo da perdere e ho del camembert che…»
«Uno dei fattori mi ha detto che qua c'è una pensione pokémon. Una vera pensione pokémon!»
«No! Ma non mi dire?»
 
 
Lila osservò lo schermo del cellulare spegnersi e rimandare il suo riflesso sfocato: Chat Noir era un qualcosa senza controllo e ciò non le piaceva, sapeva benissimo che le dava l'impressione di comandarlo ma che, in verità, stava eseguendo ciò che gli diceva perché gli tornava comodo e non certo perché temeva una sua ripercussione o del capo.
No, Chat Noir era proprio come diceva il suo soprannome: un gatto, completamente libero e deciso a fare ciò che voleva, esattamente come un Meowth.
Si portò il pollice alle labbra, torturando l'unghia con i denti e cercando di estraniarsi dalla confusione che regnava nel locale dove si era rifugiata per effettuare la chiamata: gli urletti delle commesse del negozio di malasade la toccavano poco, così come la cacofonia del resto del team, impegnato a rendere quel posto un chiaro esempio di cosa succedeva se il Team Skull si arrabbiava. Su quelle isole tutti li trattavano come teppistelli, persone da non considerare più di tanto e non temere, ma non doveva essere così.
Loro erano il Team che avrebbe fatto scuotere Alola dalle fondamenta.
Loro erano ciò che la gente di Alola avrebbe dovuto temere, più di ogni altra cosa.
Loro erano il Team Skull.
 
 
Marinette tirò il lembo della felpa, portandolo al naso e odorandolo, cercando di captare odori sospetti o molesti: «Ti ho detto che stavo scherzando» Adrien le sussurrò quelle poche parole nell'orecchio, facendola sussultare e voltarsi verso di lui, trovandolo con le mani infilate nei pantaloni e lo sguardo tranquillo; le sorrise, chinandosi in avanti e annusandola: «Sai di fiori. E un po' d'erba e fieno. Niente di preoccupante, anche io so di quello come minimo.»
«S-sai di b-buono» balbettò, stringendo le labbra e scuotendo la testa mentre si dava dell'idiota per quello che aveva appena detto, portando entrambe le mani alla visiera del berretto e calcandoselo meglio in testa, nascondendo così gran parte del proprio volto: «Questa è la pensione pokémon?» domandò, mentre Adrien le apriva la porta e le faceva cenno di entrare: Marinette rimase ferma sulla porta, osservando l'unica stanza e il bancone posto proprio davanti alla porta, dove una ragazza li salutò, agitando una mano per aria e sorridendo loro.
I capelli biondi erano mossi e nascosti sotto un cappello texano, che era stato abbinato a una camicetta a quadri rossi e un paio di shorts di jeans: una vera bellezza, constatò Marinette, spostando lo sguardo su Adrien e trovandolo attento a fissarsi attorno, senza posare più di tanto l'attenzione sulla ragazza: «Ciao e benvenuti all'Ostello pokémon!» dichiarò questa, inclinando la testa: «Gli allenatori possono lasciarci i loro pokémon e noi ci prendiamo cura di loro! Io sono Pollen.»
«Ciao, Pollen» Plagg si avvicinò al bancone, poggiando un gomito su di questo e portandosi una mano al berretto, piegando le labbra: «Come andiamo?»
Pollen sorrise, sbattendo le ciglia e portando di nuovo l'attenzione sui tre: «Stavo dicendo: questo è l'Ostello pokémon e potete lasciare i vostri pokémon e…» si fermò, passandosi la lingua sulle labbra: «Non so bene come mai, ma a volte quando ospitiamo i Pokémon salta fuori anche un uovo. Mi chiedo come sia possibile.»
«Svampita come sempre, noto.»
Nino piegò la bocca in una smorfia, sbattendo le palpebre e ignorando il commento di Plagg, mentre si avvicinava al bancone: «Non sapete come mai ma, a volte, quando ospitate i pokémon saltano fuori delle uova?» domandò, scuotendo il capo e posandosi le mani sui fianchi: «Penso lo sappiano anche i mocciosi che quando due pokémon…»
«Nino, per favore, evitaci le lezioni di biologia e riproduzione dei pokémon» sospirò Plagg, infilando le mani nelle tasche del camice e recuperando la scatoletta rotonda che teneva all’interno di una delle tasche del camice: «Pollen, la padrona della fattoria ha detto che possiamo dormire qui per stanotte.»
«Per forza?»
«Pollen!»
«D'accordo, d'accordo» la bionda sospirò, muovendo una mano per aria e scuotendo la testa, mentre posava lo sguardo azzurro su Nino: «A proposito: vuoi un Uovo? L'ho appena trovato!»
«Ma…»
«Dì sì, Nino» sbottò Plagg, scuotendo la testa e addentando il formaggio: «Pollen vive in mondi che solo lei conosce. Magari noi si possono raggiungere con Sonnolalia, ma di certo non ci possiamo…»
«Lo vuoi l'uovo?»
«Ehm…sì» Nino si voltò verso Adrien e Marinette, osservandoli e poi spostando di nuovo l'attenzione su Pollen, guardandola mentre si piegava e prendeva un uovo grande quanto tutto l'addome di Nino, poggiandolo poi sul bancone: il guscio era color crema e aveva qua e là alcune chiazze verdi.
Marinette si avvicinò, osservando l'uovo e sorridendo: «Quale pokémon nascerà?»
«Ah boh.»
«Come?»
«Ragazzi, l'ho detto: Pollen vive in un mondo tutto suo, è inutile cercare di provare ad avere un discorso sensato con lei: è fatta così. Forse ha subito troppa Confusione da piccola. Chi lo sa?» Plagg si fermò, notando come lo sguardo della ragazza si era posato su di lui e sorridendo a questo: «Le stanze sono ancora di sopra?»
«Ovviamente sì. Ne abbiamo una sola, però.»
«Nessun problema. Ormai siamo abituati a dormire tutti assieme appassionatamente, come un banco di Wishiwashi.»
 
 
Si mosse nell'aria, spargendo alcune spore e, affacciandosi dal bordo del suo guscio, osservandole scendere delicatamente verso il basso: una pioggia luminosa che andava a perdersi nel mare.
L'ansia non la lasciava, non le dava tregua.
Muoversi era l'unica cosa che la tratteneva dall'impazzire totalmente.
Aveva combattuto contro alcuni pokémon selvatici, spinti all'attacco dalla sua presenza, ma nemmeno quello le aveva dato un po' di ristoro da quella sensazione opprimente.
Non capiva e ciò non faceva che aumentare il suo bisogno di muoversi, di andare alla ricerca di un qualcosa che, nemmeno lei, aveva idea di cosa si trattasse.
Un'idea l'aveva sfiorata, carezzata languidamente, e più volte si era voltata in direzione di Mele Mele, decisa ad andare da Tapu Koko e chiedere a lui una risposta.
Ma era un Tapu anche lei e doveva avere la saggezza per comprendere.
Doveva capire da sola e il prima possibile.
Prima di impazzire totalmente.
Prima di essere la minaccia e non la salvezza.
 
 
Plagg osservò il ragazzo uscire dall'abitazione, gli abiti neri che si confondevano con le ombre notturne: «L'hai salutata?» gli domandò, mentre Adrien gli passò accanto, fermandosi a pochi passi dall'Ostello, mentre si tirava su il cappuccio e lo portava in avanti, in modo da coprire la parte superiore del viso: «Non la prenderà bene domattina.»
«Digli che sono andato a fare qualcosa per conto mio.»
«Oh certo. Domattina quando si alzerà e mi chiederà dov'è finito il suo fidanzato, le dirò: ah boh, è sparito per fare qualcosa per conto suo.»
«Io non sono…»
«Se dici che è un'amica, ti scateno contro Rockruff.»
«Non è un'amica, è…»
«È la tua ragazza, fidanzata, compagna. Ci sono tanti sinonimi, lo sai?»
Adrien annuì, inspirando profondamente e lasciando andare con calma l'aria, spostando poi lo sguardo verso la luna piena che regnava il cielo indiscussa: «Mi hanno chiamato oggi e devo andare alla Collina Scrosciante» spiegò, scuotendo la testa e riportando l'attenzione su Plagg: «Immagino che non puoi dire che faccio parte del Team Skull e sono sotto copertura.»
«No, direi di no» Plagg intrecciò le dita, mettendo gran parte del peso del busto sugli avambracci che poggiavano sulla ringhiera del pergolato: «Qualcosa m'inventerò. Ad ogni modo quello è il luogo della prossima prova.»
«Lo so.»
«Stai attento, non saprei come spiegarlo se lei ti vedesse.»
«Lo farò.»
L'uomo annuì, tirandosi su e scuotendo il capo, portandosi poi una mano alla nuca e massaggiandosela: «Mi domando se questa sia la soluzione ideale: non va bene che tu continui a esporti così.»
«È l'unico modo.»
«No, è l'unica cosa che ti è venuta in mente. È diverso, signorino.»
«Mi raccomando, Plagg. Occupati di Marinette e Cosmog.»
«E tu sta' attento. Non ho voglia di venire a raccattare puré di moccioso.»

 

   
 
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