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Autore: Lily710    08/03/2018    6 recensioni
I capitoli di questa storia (precentemente conosciuta come "The Epic War: this is YOUR end!") stanno subendo una totale fase di riscrittura, con aggiunta di nuove scene ed eventi chiave. Per saperne di più, leggete l'avviso che trovate al primo capitolo.
Non fu mai ben chiaro come la "semplice" copia di uno smeraldo del Chaos, in grado di permettere il viaggio nel tempo, potesse essere capace di sconvolgere a tal punto le vite dei nostri protagonisti. È riuscito a salvare una riccia proveniente dal futuro, Darkly the Hedgehog... ma se dopo tale evento lo smeraldo non si fosse distrutto, come invece lei stessa credeva?
Se fosse finito altrove, avesse fatto viaggiare tre individui nel tempo e nello spazio in epoche completamente diverse e, solo allora, si fosse effettivamente disintegrato?
Un mistero vissuto per anni, forse secoli prima che i nostri eroi venissero al mondo, nell'ombra... la stessa “ombra” che, ormai da giorni, tormenta i sogni della povera Amy. La stessa che metterà in pericolo l'Universo.
La stessa che apparirà nella luce o sparirà nel calore ardente... un po' come quello generato dalla lava.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cream the Rabbit, Miles Tails Prower, OC, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo della vecchia versione della storia

|| Tornando leggermente indietro nel tempo... ||


•Sonic•

«Ma dove cavolo stiamo andando?! Caspita, non si vede nulla!» esclamò Blaze, in preda alla disperazione.
Di fatti nessuno sapeva nemmeno dove mettesse i piedi, non essendoci un filo di luce: potevamo anche cadere in un burrore molto tranquillamente senza accorgercene.

Ad un tratto qualcuno lanciò un urlo, la cui voce era anche troppo familiare.
Un urlo straziante.
Uno di quelli che, quando li senti, ti risuonano nel cervello tante, troppe volte, come un gong che suona senza sosta tra le montagne o in una grotta – dove l'eco, a quel punto, può fare due cose senza alcuna via di mezzo:
O diventare divertente...
O farti impazzire.
Entrai nel panico più totale: non sapevo dove andare né cosa fare. Quel buio non era nemmeno d'aiuto.
Il mio cuore batteva all'impazzata mentre il fiato era ormai pressoché smorzato: probabilmente stavo per avere un attacco di panico.
Nel silenzio profondo e oscuro di quel corridoio, ogni rumore attorno a me sembrava amplificato: i nostri passi risuonavano come quelli di un elefante, i respiri come degli uragani e il mio battito cardiaco come mare in tempesta.
Feci un sospiro cercando di calmarmi, ma al contrario ciò peggiorò solo la situazione.

«AAAMYY!» ansimai ancora, ancora e ancora, mentre il contenuto della gabbia toracica impazziva per la mia reazione.
«ARRIVO, MANTIENI LA CALMA!» urlai abbastanza incoerente, poiché il primo che non era per niente tranquillo ero proprio io.
Dimenticando di essere in compagnia, cominciai così a correre senza una meta – girando alla cieca ogni singola stanza nella speranza di trovarla in qualche angolo remoto di quel tunnel.
Sarei potuto andare a finire ovunque, ma in quel momento non me ne importava più niente. Volevo solo trovarla.
Prima che potessi andare troppo lontano o mettermi in serio pericolo, per fortuna Tails mi trovò e afferrò saldamente il mio braccio appena in tempo.

«SONIC CALMATI, RESPIRA!»
Avevo gli occhi lucidi.
«È tutto a posto, ci siamo noi qui con te... cercheremo Amy, insieme! Blaze, Cosmo, voi due andate in quella via a destra,» fece, indicando loro la direzione; «noi due proseguiremo dritto. Va bene?» le due ragazze annuirono, per poi cominciare a camminare; in quel momento il volpino cercò di prendere il controllo della situazione, ma conoscendolo era molto preoccupato anche lui.
«La troveremo, qualunque cosa costi... e soprattutto faremo vedere i sorci verdi a quello lì.» così mi diede una pacca sulla spalla, lievemente sconsolato, cercando di rassicurarmi prima di fare strada.
Così ci separammo, nonostante non sapessimo ancora quanto quel gesto sarebbe potuto ritorcersi contro di noi.

***

Costantemente in allerta, girammo ogni singola stanza che incontravamo durante il cammino: erano tutte buie e vuote, anche se in una di queste sarebbe stato meglio se non ci fossimo neanche avvicinati.

'Diamine, perché non ho dato retta a Tails sul fatto che questa non gli ispirava?! Lui ha sempre ragione, del resto.’

Appena entrammo la porta si chiuse di scatto alle nostre spalle, impedendoci di uscire in qualsiasi modo; un po' spaventato, cercai quindi con l'aiuto del mio migliore amico di sfondare la serranda di ferro con alcuni spin dash, ma invano: niente poté riaprire l'ingresso principale di quella stanza.
Per quel poco che riuscii ad osservare, notai che era uno stanzino di medie dimensioni avente una luce fioca e pallidissima: era del tutto chiuso e interamente fatto di metallo – sia le mura, grigiastre, che il suolo, giallognolo. Nella parete alla mia destra sembrava vi fosse una porta, mentre dal pavimento, presentante dei fori dalle grosse dimensioni in posizione sparpagliata, si intravedevano invece degli strani aggeggi simili a delle tenaglie. Per quale motivo erano lì?

All'improvviso avvertimmo delle scosse elettriche provenire da terra, che non avevano intenzione di smettere; pareva provenissero proprio da quegli strumenti. Mentre cercavamo disperati una via di fuga, quella porta secondaria si aprì improvvisamente, dandoci così la possibilità di fuggire.
Il cuore mi batteva all'impazzata dall'ansia, mentre le mie gambe tremanti stavano per cedere a causa delle scosse elettriche.
Non riuscivo più neanche a correre a velocità supersonica, e ciò non mi andava affatto a genio.

‘No Sonic, devi farcela.
Devi salvarla.
Devi farlo per lei.’

Sospirai e guardai il mio migliore amico, pallido come i raggi solari in inverno ed avente uno sguardo terrorizzato, che annuì deciso.
Allora cominciammo a correre...
...ma quelle strane, e soprattutto giganti, pinze di ferro mi afferrarono saldamente sia i piedi che le mani.

«SONIC!» il volpino cominciò a correre verso di me, schivando tutte le onde elettriche che gli sparavano quegli aggeggi.
Nervoso tentai di liberarmi, ma tutti quegli sforzi furono abbastanza inutili poiché mi costarono solo altre scosse.
Ormai stremato e con il respiro affannoso, urlai con tutto il fiato che mi restava;
«TAILS, VAI VIA, CORRI!» mi sentivo come se mi stessero prosciugando da ogni energia nel mio corpo.
«NO, NON TI LASCIO QUI!» gridò lui per risposta, avvicinandosi imprudentemente a quell'aggeggio dove ero intrappolato – il quale aveva un'aria per niente rassicurante.

«NO, NON TOCCARLO! FERMO!»
Ovviamente il volpino non mi ascoltò, e nel provare a liberarmi subì anche lui quell'elettricità liberata dagli oggetti.
«Ho detto... SCAPPA!» per fortuna quella volta, anche se a malincuore, obbedì; così uscì barcollante da quella porta apritasi poco prima, che si richiuse l'istante dopo in cui il piccolo finalmente la varcò.

Le scosse subito dopo presero di mira soltanto me, lasciandomi abbastanza stordito per un attimo.
In quell'istante in cui non capii più nulla fui imprigionato in una capsula di vetro, che arrivò dal soffitto e con la quale poi scesi sotto il pavimento. Con il buio dominante, cercai di distruggere la "gabbia" dando diversi pugni, ma ovviamente fallii nell'intento.
Per via dell'agitazione, il mio respiro divenne molto veloce, ma lì dentro l'aria diventò sempre più soffocante – peggio di come lo fu quel giorno in cortile.
Forse stavo respirando inconsapevolmente la stessa sostanza nauseante, poiché poco dopo non vidi più nulla...
Solo buio.

***

Aprii gli occhi; mi ritrovai in una stanza strana dove l'oscurità era sovrana, e la poca luce che arrivava – grazie ad una parere di vetro, nella quale si trovava anche una porta dal medesimo materiale – proveniva da un salotto adiacente. Quel posticino era molto piccolo, pieno di macchinari in quel momento forse spenti e presentava alcune ampolle sparse sui davanzali: pareva contenessero qualcosa, ma non riuscii bene ad osservare cosa.
Attraverso la parete riuscii a notare anche alcune sagome che sembravano parlare tra di loro, ma non ne identificai neanche una a causa del mio stato non molto buono: difatti mi trovavo ancora dentro a quella capsula, troppo debole per cercare di distruggerla e quindi fuggire.

All'improvviso, mentre mi misi a gambe incrociate a pensare una soluzione, mi accorsi della presenza di una lastra grigio metallico, sopra la quale vi era un corpicino esile e... rosa.
«A-Amy?!»
Saldamente legata a quel lettino con delle corde, pareva svenuta.
Sentendomi impotente, i miei occhi diventarono lucidi davanti a quella scena insopportabile; dovevo per forza fare qualcosa. Così provai a farmi forza dando diversi colpi al vetro.
Ma niente.

Sentii improvvisamente un fastidiosissimo bruciore al petto: così mi accasciai con le mani sul fondo della piccola capsula, tenendo la testa bassa.
Cominciai a dare un serio peso al fatto che per colpa dello sconosciuto era successo tutto quello, e subito dopo dalla mie debolezze e sofferenze prevalse uno strano senso di rabbia che mi invase in ogni parte. Volevo uccidere Zikos con le mie stesse mani per averci fatto questo.
Per averle fatto questo.
Vampate di calore mi attraversavarono il corpo compresi gli aculei, mutati in un blu talmente scuro che sembrava fosse nero; il mio sguardo divenne quasi infuocato e privo di forma mentre un ulteriorr carico di rabbia enorme mi diede forza.
Poi chiusi i pugni e gli occhi, trattenendo il respiro. Ero invaso da un'aura potentissima, con una voglia matta di staccare la testa a quel maledettissimo infame – per poi spargere i suoi organi e il suo sangue lungo tutta la prigione.
Sembravo quasi una bomba ad orologeria.

‘Cosmo. Chris.’*

Poco dopo esplosi definitivamente: scacciai un urlo e distrussi la capsula con un colpo solo, attirando l'attenzione delle sagome che in un istante si girarono verso me.
Mi entrarono parecchi pezzi di vetro nella mano ed alcuni mi graffiarono il viso, ma continuai la mia impresa riducendo in mille pezzi anche la parete cristallizzata – attivando così diversi allarmi tra cui l'impianto antincendio. Forse quello si accese poi su tutto il posto, poiché iniziò a piovere anche dove vi era quella gente – che finalmente sapevo essere i miei amici.
Strinsi i pugni per un attimo, avvertendo dolore: l'odore di sangue arrivò alle mie narici, seguito da alcune gocce di esso che caddero sul pavimento.
Feci alcuni passi avanti fino ad arrivare nell'altra stanza, guardando dritto negli occhi il mio avversario.

Calò il silenzio: si sentiva solo il rumore dell'acqua che cascava dagli impianti.
Alcune gocce arrivarono sul mio naso, altre mi bagnarono gli aculei facendoli gocciolare come delle foglie di palma, e altre ancora si mischiarono con il rosso puro delle mani facendomi sembrare un killer.
E mi ero davvero trasformato in quello, un assassino spietato... perché d'improvviso mi avventai verso di lui con l'intento di ucciderlo, senza pensarci due volte. Ma Zikos era troppo potente, e quindi riuscì a contrastare il mio potere sbattendomi contro al muro.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, poiché da quell'istante tutti cominciarono ad attaccarlo, chi con colpi alle spalle come Rouge, chi con spin dash arrivati dirimpetto a lui come nel caso Darkly e mio fratello.

Così nel frattempo, con l'aiuto di Blaze e Knuckles, slegammo Amy – prendendola dopo ciò fra le mie braccia.
Per un attimo rimasi immobile a pensare, mentre la sua maglietta bianca e rosa si tingeva di rosso come i miei guanti.
Sorrisi, trando un lieve sospiro di sollievo: era salva... e sembrava quasi strano da realizzare. Non avrei mai più permesso a nessuno di ridurla in quel modo.
«Su, muoviamoci!» ci incitò l'echidna portandomi alla realtà, facendo strada.
Stava andando tutto bene, eravamo compatti, tutti in fuga da quel posto... il piano era perfetto.
Era.

Quel mostro però, giusto per concludere in bellezza la vicenda, trasformò alcune delle mattonelle di quel pavimento, sporco e caratterizzato anche da qualche crepa, in una grandissima voragine, che aveva una vaga somiglianza ad un buco nero e dalla quale non si vedeva neanche uno spiraglio di luce; essa cominciò allora a risucchiarci uno ad uno senza risparmiare nessuno.
Chi cedeva prima, chi dopo, ma eravamo tutto condannati ad entrarci prima o poi, a quanto pareva.
Quello forse era l'ultimo giorno delle nostre vite.
E che giorno di merda!

«Vediamo se riuscirete a tenermi testa, adesso!» rise malvagiamente e anche inquietantemente l'oswildiano, il quale sparì con uno schiocco di dita subito dopo aver detto quella frase.
Provai a scappare nonostante tutto con Amy tra le braccia, ma alla fine arrivò il momento. Insieme alla riccia rosa anche io finii lì dentro, dove non vidi né sentii più nulla, solo il silenzio.
Urlai, ma era come se lì dentro fosse tutto muto. Un vuoto.
E così... scivolammo tutti giù, nell'abisso più totale.

_________

[Aggiornato il 20/07/2020]

*= Qui Sonic, diventato Dark Sonic ricorda di essersi trasformato in tale anche quando i Metarex avevano rapito, in Sonic X, (nell'episodio 67) Cosmo e Chris.

(Old) Angoletto dell'autrice: Ciao ragazzi! Chiedo perdono per l'immenso ritardo, ma la scuola ed alcuni problemi personali di tutti i generi mi hanno tenuta abbastanza impegnata. Mi dispiace davvero tanto :(
Comunque, fatemi sapere se trovate errori di QUALSIASI genere, che io sono qui pronta a correggerli in modo da migliorare. ^^
Bene, detto questo spero che vi sia piaciuto e alla prossima!
Baci, Lily710
   
 
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