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Autore: Amily Ross    10/03/2018    2 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note introduttive: innanzitutto mi scuso per il ritardo, non è stato voluto, ma purtroppo l’anno non è iniziato nel migliore dei modi e non ho avuto testa per scrivere – nulla di cui preoccuparsi – e si sta risolvendo tutto pian piano. Dunque, in questo capitolo conoscerete finalmente nonna Ross, che come già detto è un personaggio condiviso con reggina, che è a conoscenza del fatto che io lo stia usando e che non vede l’ora di vederlo in azione. ^^ Diciamo che ho preferito scrivere un capitolo tranquillo e far staccare un po’ dalla tensione degli ultimi, anche perché i prossimi potrebbero non essere così soft, questa volta ho anche deciso di dare una tregua al gruppo tedesco – ma torneranno presto – e per la prima volta, ho usato un personaggio che ho sempre amato, ma mai ho usato se non per qualche breve apparizione: Kirk Parson, che si rivelerà un grande amico, e spero di averlo mantenuto IC, per quanto più possibile. Qui trovate il locale in cui passa la serata con Freddy e Qui il quartiere in cui è situato, non sono mai stata a Tokyo, purtroppo, quindi passatemela per buona. (Gente, chiaramente noi qui ridiamo e scherziamo, immaginando mille e più modi per far soffrire i nostri calciatori; ma purtroppo in questi giorni la tragedia ha colpito il nostro calcio, e nulla, volevo solo esprimere il mio cordoglio a tutti i tifosi viola – anche se juventina fino al midollo – in questi casi non esistono bandiere. Rip Capitano! :’( Ora vi lascio al capitolo sperando ce vi piaccia, un bacione. Amy ♥

 

Capitolo 13: Home Sweet Home

 

Casa: non è solo quel luogo in cui si torna la sera e si riposa, anche, ma non solo; casa è ovunque ci si sente al sicuro e dove ci sono persone speciali che ci fanno sentire tali: ogni parte del mondo può esserlo e Benji può ritenersi fortunato – non perché ha due mega ville – ma perché sia in Germania che in Giappone ha delle persone importanti che lo fanno sentire a casa.

A Fujisawa, la sua città natale, ci sono tutti i vecchi compagni e amici della New Team e a Tokyo la sua ragazza; ad Amburgo, la sua città adottiva, ci sono Karl ed Hermann – i suoi fratelli – e Grace, che considera come una sorella; perché i fratelli non devono per forza avere un legame di sangue, anche dei semplici amici possono esser considerati tali ed è questo che sono per il portiere i due compagni tedeschi e la manager.

Fujisawa, mercoledì 9 febbraio, 2018 Villa Price, h. 15:00.  

«Dai, Freddy, per favore.» sbuffa per l’ennesima volta il portiere. «No, Benji, è inutile che mi preghi. Ho detto che non userai né l’auto né la moto per una settimana è così sarà, questa è la tua punizione.» risponde il mister. «E non puoi farla scattare da domani? Per favore, solo per oggi che devo andare a Tokyo.» lo supplica ancora il ragazzo. «Ho detto di no, e non mi farai cambiare idea. Se vuoi prendi un taxi o al massimo ti accompagno io nel pomeriggio, tanto devo vedermi con Kirk.» chiude la questione Marshall, non volendo sentire altre suppliche.

«E va bene, uffa.» si arrende Benji, conscio del fatto che quell’uomo lo adora e lo sta facendo per fargli imparare la lezione. «Allora mi accompagni tu, ci vediamo più tardi, adesso faccio un salto al campo a salutare i ragazzi.» dice mettendo il cappellino. «Posso prendere almeno la bicicletta?» chiede subito dopo.

«Sì, quella te la concedo.» acconsente il buon Marshall. «Alle sei in punto partiamo, regolati per essere qui in un orario consono per sistemarti.» dice ancora il mister, puntando sul fatto che il ragazzo ci tenga ad essere impeccabile. «Sarò qui in tempo per farmi una doccia e sistemarmi.» risponde Benji, infilandosi giubbotto e scarpe. «A dopo.» dice uscendo e prendendo la bici in garage, pedalando verso quel campetto che lo ha visto crescere – lo stesso campetto che lo ha visto protagonista di mille litigi con i compagni della San Francis e della Newppy.

Campetto, h. 15:45.

Come sempre Holly e compagni sono lì ad allenarsi, saranno passati gli anni, ma certe cose non cambieranno mai; Benji si ferma sulla scalinata e li osserva in silenzio, rimembrando i tempi passati: sono tutti lì, i suoi vecchi compagni di squadra, Patty, Evelyn e Susie: managers instancabili e sempre presenti. Continua a osservare gli amici, totalmente immerso nei suoi pensieri e nei ricordi, come se il tempo fosse tornato indietro. «Ragazzi facciamo una pausa di dieci minuti.» annuncia il capitano, lasciando il pallone scivolare via dal suo piede; Harper, come sempre, è il primo a correre verso la panchina, rubando un bacio alla fidanzata e  afferrando la bottiglietta che questa gli porge e bevendo. «Eih, guardate, c’è Benji.» dice alzando lo sguardo e notando il vecchio compagno, ancora fermo sulle scale, immerso nei suoi pensieri.

Il gruppo alza lo sguardo e lo nota, un sorriso appare sulle labbra di ognuno di loro, e le loro menti improvvisamente vengono catapultate ai vecchi ricordi. «Benji!» lo chiama Holly felice, agitando la mano per salutarlo, contento di rivedere quello che considera uno dei suoi migliori amici. Price si ridesta dai suoi pensieri e sorride ai vecchi compagni di squadra, scendendo verso il campo. «È bello rivederti, amico.» lo accoglie Hutton stringendolo. «Anche per me è così.» risponde Benji ricambiando la stretta. «Come mai da queste parti?» chiede una curiosa Patty, anche lei felice di riavere il vecchio amico con loro. Price, dopo aver salutato tutti, sospira e guarda la storica manager. «Come saprete sicuramente, ad Amburgo non stiamo passando un bel periodo: Karl ha iniziato la chemio già da un po’, i giornalisti non ci lasciano un attimo in pace e io non ne posso più.» dice sedendosi sulla panchina sbuffando.

«Vedrai che tutto si risolverà, Schneider si rimetterà presto e questo brutto periodo finirà.» lo rassicura la ragazza, mettendogli il braccio sulla spalla. «Grazie, Patty.» sorride Benji. «Ma non ci hai ancora detto perché sei qui e quanto ti fermi.» lo incalza Bruce. «Due settimane, credo.» risponde il portiere, mordendosi le labbra, guardando uno a uno gli amici: di loro può fidarsi, non ha nessun motivo di mentire. «Beh… ho aggredito un giornalista che ha insinuato falsità su Karl e gli ho spaccato il naso, poi ho un piccolo infortunio al polso destro…» dice mostrando il tutore. «Quindi mi sono scoraggiato un po’, dopo la visita ho bevuto e fumato spinelli e mi sono messo alla guida schiantandomi con la moto, finendo al commissariato – per fortuna gli agenti non hanno preso provvedimenti seri – ma sono in punizione e Freddy mi ha tassativamente proibito di guidare e ha deciso di portarmi un po’ qui per evitare altri casini.» conclude.

Il gruppo lo guarda quasi sconvolto, ma annuiscono, capendo che per l’amico è un periodo difficile. «In breve quel sant’uomo di Marshall ti ha salvato il culo, evitando che la tua cazzata venga a galla o che scoprano che il tuo sangue al momento non è proprio pulito.» riassume Paul Diamond. «Precisamente.» conferma il portiere sospirando. «Nah, non preoccuparti di nulla, amico, andrà tutto bene.» sorride Johnny Mason. «I ragazzi hanno ragione, Benji, e conosco solo un modo per risollevare il morale ad un amico.» dice Holly, dandogli una pacca sulla spalla e indicando il pallone abbandonato in campo. «Come ai vecchi tempi.» sorride Benji alzandosi, annuendo felice di avere accanto gli amici di sempre; i calciatori annuiscono e corrono in campo per disputare una partitella amichevole.

«Sembra proprio di esser tornati indietro nel tempo.» dice Susie, osservando i ragazzi giocare. «Già. Con l’unica differenza che siamo tutti cresciuti e che manca Tom, ma per il resto nulla è cambiato.» sorride Patty, guardando il suo amato capitano correre verso la porta di Price, dando inizio a una nuova sfida. «Beh… ti sbagli, amica mia, qualcosa è cambiato: adesso Holly è il tuo ragazzo.» dice Evelyn, strizzandole l’occhio, mentre guarda il suo Bruce concentrato a difendere la sua area assieme agli altri. Patty sorride e annuisce, diventando lievemente rossa, guardando il fidanzato che tira e segna.

La partita si svolge in tutta tranquillità e allegria, il morale di Benji si è abbondantemente risollevato e – anche se ha preso due goal – sorride a ognuno dei compagni; la partita si è conclusa con un bel pareggio e Hutton si ritiene anche abbastanza soddisfatto dell’allenamento, perciò decide che per oggi può bastare. «Ragazzi io adesso devo rientrare, devo andare a Tokyo da Fanny.» dice Benji, prendendo una bottiglietta dalla cesta e bevendo. «Salutacela e fatti vedere.» sorride Bruce con il solito entusiasmo. «Certo, Harper, tu non fare impazzire troppo Eve nel frattempo.» ride Benji, salutando gli amici e andando a recuperare la sua bici abbandonata in cima alla scalinata per tornare a casa.

Villa Ross, h. 19:30.

«Ciao, amore mio.» cinguetta allegramente Fanny, saltando letteralmente tra le braccia del fidanzato, felicissima di averlo a cena a casa sua, di potergli presentare la sua famiglia e dell’improvviso ritorno in patria, anche se ancora non le ha spiegato il motivo e ciò la infastidisce non poco, ma al momento vuole solo godersi il fidanzato, avranno modo di parlare durante la serata. Benji sorride e la stringe baciandola sulle labbra. «Hai sentito Karl?» le chiede, specchiandosi nei suoi profondi e bellissimi occhi verdi. «Sì, mi ha raccontato di Erik, ed è parecchio giù di morale. Per fortuna ha voi che lo sostenete ogni giorno, vorrei essere anche io ad Amburgo e poterlo sostenere meglio…» sussurra la ragazza.

Il portiere annuisce con un sorriso triste, pensando all’amico malato. «Lo so, purtroppo Erik si è aggravato e lui ha paura anche per se stesso, ma sono sicuro che tutto si risolverà nel migliore dei modi.» dice, carezzandole la guancia con dolcezza. «E non ha solo noi, ma ci sei anche tu, nel tuo piccolo riesci a farlo sorridere anche con un banale messaggio. Grazie, piccola, sono felice che tra voi stia nascendo una bella amicizia.» continua Benji, allargando ancora di più il sorriso. Fanny sorride allegramente e lo bacia; anche lei è felice dell’amicizia che sta instaurando con il miglior amico del fidanzato. «Vieni, adesso ti presento mamma e nonna, suppongo tu già conosca i miei zii.» dice prendendolo per mano, portandolo nel grande salone moderno. «Di vista, l’unico che conosco meglio al momento è tuo padre.» risponde Benji, seguendola tranquillamente, salutando con un gesto della mano Amy e Julian che parlano seduti sul divano.

Dopo le presentazioni ufficiali, la padrona di casa, invita tutti i presenti a spostarsi in soggiorno e sedersi a tavola. Benji osserva i membri della famiglia Ross, sorride e si siede accanto alla fidanzata, ricordando le noiosissime cene con la sua famiglia; sperando che questa non sia altrettanto noiosa. Akane, la cameriera, inizia a servire le pietanze: rigorosamente cucinate dalla matriarca Ross, che a ogni cena di famiglia, si diletta in cucina dando sfoggio di tutta la sua bravura ai fornelli, deliziando la famiglia con i suoi manicaretti. «Allora, Benji, raccontami, come vi siete conosciuti tu e la mia nipotina?» esordisce Fancy Ross, guardando il ragazzo e sorridendogli, dopo essersi pulita con eleganza gli angoli della bocca.

Price guarda la donna e le sorride; è una donna molto bella ed elegante – nonostante i suoi sessantanove anni – è impeccabile nel suo tailleur nero, i capelli raccolti in un raffinato chignon, che li raccoglie lasciandole la chioma argentea morbida ed elegantemente ordinata, incorniciandole perfettamente il viso che, nonostante l’età, è ancora perfettamente liscio e bello. «Ci siamo conosciuti in Austria durante il ritiro natalizio, al quale c’erano anche Amy e Julian.» risponde educatamente il ragazzo. «Proprio così, ma sapessi la guerra che si sono fatti, nonna.» ride Julian, divertendosi ogni tanto a punzecchiare la cugina, che lo guarda e gli esce la lingua. Fancy Ross sorride al suo adorato nipotino, poi posa il suo sguardo verde nuovamente sulla nipote ed il fidanzato, interessata a sentire la storia.

Benji le sorride, sentendosi un po’ in imbarazzo, guarda Fanny che gli sorride e inizia a raccontare alla nonna tutto quello che hanno combinato in una settimana, senza tralasciare il minimo dettaglio, o quasi, suscitando l’ilarità generale – soprattutto della nonna sprint – che va matta per ogni tipo di gossip. «Julian! Oddio mio, perché non mi hai detto di esser finito in ospedale?» dice a un certo punto Elizabeth Ross, portando le mani alla bocca, guardando il suo bambino con il terrore negli occhi, interrompendo il racconto della nipote. «Mamma te l’ho detto, così come ti ho detto che è stato Benji a colpirmi, rinviando il pallone e che io ero distratto dal terremoto di famiglia.» sbuffa l’interessato. «Ha ragione, cara, te l’ha detto e non è colpa di nessuno, sono cose che capitano.» aggiunge Gregory sorridendo al figlio, prendendo la mano della moglie e sorridendo anche a lei, che riprende il controllo e torna a mangiare l’ottima crostata di mirtilli della suocera.

«Ha ragione mio figlio, sono cose che capitano, ma il mio Julian non si lascia certo abbattere da una pallonata.» sorride Fancy, facendo sorridere il nipote. «E ditemi, dopo l’incidente avete fatto la pace?» chiede poi alla nipote e al suo ragazzo. «Ehm… più o meno, c’è stato un periodo di tregue durante il quale Julian è rimasto in ospedale, ma poi siamo tornati ad ammazzarci.» risponde Benji, che pondera attentamente le parole. «Devi essere proprio un tipetto interessante se riesci a tener testa a quella peste di mia nipote, oltre a esser anche un bel ragazzo, ovviamente.» sorride allegramente nonna Fancy, facendo arrossire lievemente il ragazzo, ridacchiare i nipoti e Amy e facendo sospirare il povero Gregory. C’è poco da fare: sua madre è proprio unica nel suo genere.

«La ringrazio, signora.» dice Benji, sfoggiando un sorriso, per poi bere tutta l’acqua nel suo bicchiere in un sorso. «Hai ragione, nonnina, Benji è tosto e bellissimo e riesce a tenermi testa, ma io ho avuto una buona maestra e non gliela do certo vinta.» dice Fanny, baciando la guancia al fidanzato, che la guarda e intuisce il secondo fine della battuta, capendo che la sua ragazza è la fotocopia dell’esuberante nonna. «Eh, modestamente!» ride Fancy, strizzando l’occhio alla nipote. «Eccole che iniziano nonna e nipote.» ride Gregory. «Già, non so se sia peggio tua madre o mia figlia.» gli risponde la cognata. «Sono identiche, Kaori. Fancy è unica e Fanny è la sua copia in tutto e quando si alleano è la fine.» ride Elizabeth.

Finita la deliziosa e allegra cena di famiglia, si spostano tutti al piano di sopra, in salotto, dove continuano a conversare e ridere, passando una bella serata. «Esco in giardino a fumare, scusate.» dice Fanny alzandosi e portando con sé Benji, il quale la prende per mano e, scusandosi, la segue. Sa benissimo che adesso le deve spiegare ogni cosa e spera con tutto se stesso che la sua dolce metà non metta su la solita scenata, ma sa anche benissimo che le sue speranze sono vane.

Fanny esce sul terrazzo del piano inferiore e si siede sul dondolo, accendendo la sigaretta, guarda il fidanzato buttando via il fumo. «Sono tutta orecchie, Benjiamin Cedric Price.» dice fissandolo intensamente, accavallando le gambe e riportando la sigaretta alle labbra. Il ragazzo sospira e si poggia al muro. «Non ho nessuna voglia di litigare.» dice guardandola. «Oh, ma nemmeno io, però se inizi il discorso così vuol dire che hai combinato qualcosa e io non posso garantire le mie reazioni.» risponde lei, guardandolo e aspirando la sigaretta. Benji sospira di nuovo e chiude gli occhi. «Hai ragione, ho fatto una cazzata, e ti chiedo scusa in anticipo.» inizia, riaprendo gli occhi e guardandola. «Continua!» lo esorta Fanny, guardandolo di sbieco.

«Ho un piccolo infortunio al polso destro, la cosa mi ha buttato un po’ giù, oltre alla già pesante situazione di Karl, per cui dopo la visita ho bevuto e fumato, mettendomi alla guida e andando a schiantarmi contro un muro. Sono finito in commissariato, ma gli agenti hanno chiuso un occhio, Freddy mi ha vietato di usare auto e moto per qualche tempo e per evitare casini con la società mi ha portato qui.» confessa Benji, chinando il capo, alzando in automatico la manica destra della felpa e mostrandole il tutore. Fanny spalanca gli occhi e quasi si affoga col fumo, fissa il polso e spegne la cicca nel posacenere, alzandosi e avvicinandosi con due falcate. «Sai di essere un completo deficiente, vero?» gli chiede retoricamente, guardandolo con sguardo truce, stringendo forte i pugni, trattenendo l’impulso di mollargli un ceffone.

«Pienamente consapevole.» sussurra Benji, non sfuggendo a quegli occhi verdi, ora fiammeggianti. «Mi sono lasciato sopraffare dall’angoscia, uscito dall’ospedale avrei voluto spaccare ogni cosa per la rabbia, poi ho avuto la pessima idea di ubriacarmi, fumare e mettermi alla guida. So che avrei potuto ammazzarmi o coinvolgere altra gente, ma in quel momento non m’importava affatto, volevo solo fuggire e dimenticare ogni cosa… in quel momento non m’importava nemmeno della mia vita. Scusami, amore.» sussurra con gli occhi lucidi. Fanny digrigna i denti, facendo un respiro profondo. «Ma sei diventato scemo? Ma ti senti quando parli?» gli urla contro, arrabbiata.

«Fanny… mi dispiace lo so, non avrei dovuto, con questo non voglio giustificarmi, ma è stato un attimo di debolezza. È il modo peggiore per sfogarsi, ma tutta la situazione mi ha fatto perdere la testa, non sono così insensibile, e ho dovuto essere forte per tutti quanti. Alla fine non ce l’ho più fatta e sono esploso, nel modo peggiore, è vero, ma non riesco a mettere a nudo le  mie emozioni con facilità e non riesco a sfogarmi.» sussurra ancora Benji, guardandola con le lacrime agli occhi. Fanny si morde le labbra, accenna un sorriso e gli carezza la guancia. «Perché non me l’hai detto? Ti sarei stata vicina, avrei cercato di farti sfogare in qualche modo, stupido. Sei uno stupido!» urla con rabbia, lasciando che le lacrime le righino le guance, prendendolo a pugni sul petto.

«Non lo so, scusami, amore.» sussurra Benji stringendola forte contro il suo petto, facendola smettere di colpirlo, chinando il capo sul suo, piangendo in silenzio. «Ti perdono, amore, ma la prossima volta che farai una cazzate del genere, senza sfogarti con me, non sarò così accondiscende.» risponde Fanny, sollevando il viso e guardandolo negli occhi; Benji annuisce e le bacia le labbra con delicatezza.

Rimangono stretti e in silenzio per un po’, Fanny gli carezza la schiena e lo bacia ripetutamente sulla guancia sinistra; Benji le stringe la vita e si sfoga in silenzio sulla sua spalla, versando quelle lacrime che tanto gli è difficile mostrare al mondo, ma con lei è diverso, sa di poterlo fare senza esser giudicato – ma consolato.

«Ragazzi tutto bene?» chiede Amy, seguita dal fidanzato. «Vi abbiamo sentito urlare, ma vi abbiamo coperto dicendo che è del tutto normale. Però noi vi conosciamo e sappiamo che c’è qualcosa che non va.» aggiunge Julian. I due si staccano dall’abbraccio e si guardano un secondo; Benji cala la visiera del cappellino sugli occhi, come a voler nascondere il fatto che stia piangendo e non dice nulla.

«Abbiamo avuto un piccolo battibecco, ma è tutto risolto, circa.» risponde Fanny, senza guardare il fidanzato, correndo dentro casa, chiudendosi in camera sua. Amy sospira, guardando Julian, che con uno sguardo capisce e annuisce, sedendosi sul dondolo, invitando il compagno a sedersi al suo fianco. «Non è un bel periodo nemmeno per te, vero?» chiede il capitano della Mambo, fissando gli gnomi da giardino – che sua zia Kaori tanto ama – disposti ordinatamente sul prato davanti casa – gli stessi gnomi che più volte sua nonna ha abbattuto con la sua Herbie caffettiera. «Non è certo il migliore.» risponde Benji, poggiando le braccia sulle cosce e sospirando, raccontando al compagno tutto ciò che è successo e quello che ha combinato.

«Non è stata l’idea migliore del secolo, ma non posso certo biasimarti, Benji.» risponde Julian guardandolo. «So benissimo come ci si sente e conosco la voglia di voler spaccare tutto – e tu ricorderai sicuramente la mia fuga dall’ospedale dopo la semifinale delle elementari – ma col tempo ho imparato a reprimere tutto questo; anche io non riesco a esprimere facilmente tutto ciò che provo,  ma per fortuna ho Amy che capisce tutto da ogni mio gesto o sguardo e in qualche modo riesco a ritrovare il sorriso e la speranza anche nei periodi più neri.» continua Ross, dispensando consigli.

«Già, tu sei quello che tra noi ha più esperienza in questo, non te l’ho mai detto, ma ammiro tantissimo la tua grinta e la tua determinazione, Julian, anche quella volta ti ho ammirato, anche se non è stata proprio una grande idea quella di scappare.» sorride Benji, alzando il cappellino e guardandolo con ancora gli occhi lucidi, uno sguardo sincero e leale, uno sguardo che si riserva a un amico. «Io in Germania non ho molte persone con cui sfogarmi, o forse sono io a non volerlo fare… ma non me la sento di farlo con Grace, devo essere forte anche per lei – che anche se forte – al momento ha bisogno di me; Kaltz al momento si è chiuso a riccio e credo stia scaricando la tensione focalizzando tutto sulla sua ragazza e il calcio. L’unica con cui potrei sfogarmi è Fanny, ma non voglio darle tutte queste preoccupazioni per telefono.» continua il portiere.

«Lo so, lo capisco. Il punto è che al momento sei da solo ad Amburgo; però non sottovalutare mia cugina, è vero, lei è qui a Tokyo, ma ti supporterebbe lo stesso.» sorride Julian. «Fanny è un uragano di forza ed energia, ma anche lei ha i suoi punti deboli – anche se difficilmente li scopre – io la conosco bene e so quali sono: uno dei tanti è la sua famiglia e le persone che ama. Benji, lei ti ama più di quanto voglia farti credere, quindi non nasconderle le tue paure e angosce, se ne farà carico insieme a te e le sconfiggerete.» dice ancora Julian, parlando come farebbe con Philip – il suo migliore amico. Certo, Price non lo è, ma si conoscono da sempre, non hanno mai avuto divergenze, ma non si sono mai parlati se non per questioni strettamente calcistiche o sporadiche occasioni, ma adesso è diverso, la vita li ha avvicinati facendoli diventare quasi parenti.

«Grazie, Julian, avevo proprio bisogno di un amico con cui parlare. Terrò a mente tutto quello che mi hai detto e sappi che anche io amo Fanny con tutto me stesso, le donne non mi sono certo mancate in questi anni, ma lei è la prima a cui ho detto “ti amo” e l’unica che amo veramente, potremo litigare spesso, ma non la lascerò mai andar via dalla mia vita.» dice Benji con occhi lucidi di gioia e un sorriso che brilla sulle sue labbra. Non pensava che un giorno si sarebbe aperto con Julian Ross, non hanno mai avuto chissà che gran confidenza, ma questo potrebbe essere l’inizio di una nuova – e inaspettata –  amicizia, in fondo il capitano della Mambo non gli è mai stato antipatico, solo non ha mai avuto interesse nel conoscerlo meglio, adesso che è il cugino della sua ragazza, ha un motivo in più per farlo. 

Camera di Fanny, h. 22:00.

«Entra, è aperto.» risponde Fanny, sentendo bussare alla porta, sapendo che Amy l’avrebbe seguita, infatti aperta la porta si trova davanti proprio la ragazza dai capelli rossi che le sorride e si avvicina. «Cosa succede?» chiede dolcemente, guardando l’amica negli occhi, rimanendo però in piedi al centro della camera. Fanny si asciuga le lacrime e batte la mano sul materasso, invitando l’altra a raggiungerla, Amy sorride e sale la scaletta del letto a soppalco, sedendosi accanto all’amica, guardandola con un sorriso incoraggiante. «Amy sono una stronza.» sussurra Fanny, scoppiando di nuovo in lacrime, ritrovandosi abbracciata dall’altra. «Sicuramente non sarai Miss carineria, ma non sei poi così tanto stronza quanto vuoi far credere, sei solo impulsiva e spesso reagisci nel modo sbagliato.» la coregge la dolce manager della Mambo.

«Forza, adesso dimmi cosa è successo.» sorride ancora Amy, asciugandole le lacrime e guardandola con dolcezza, Fanny si soffia il naso e le racconta tutto quanto. «Capisci? Stavo per dargli uno schiaffo e l’ho aggredito, io ci ho provato a rimanere calma, ma non ci riesco. È inutile che neghi il fatto che io sia stronza, perché se non riesco a capirlo e confortarlo quando ne ha bisogno sono una pessima fidanzata.» conclude, riprendendo a singhiozzare. «E invece ti sbagli, cara mia. La vecchia Fanny, non avrebbe esitato un secondo a mollargli uno schiaffo, senza pensarci due volte, ma sei cambiata un pochino per lui. E sai perché? Perché lo ami e lo capisci più di quanto pensi, arrabbiarsi per le stupidaggini che fanno è del tutto normale, sapessi quante volte l’ho fatto io con quello stupido di tuo cugino e, non dirglielo, ma gli brucia ancora lo schiaffo che gli ho restituito.»  risponde Amy, sorridendo e capendola benissimo.

«Davvero hai dato uno schiaffo Julian? Sapevo di quello che lui ti diede alle elementari per aver spifferato tutto a Holly… ma non che tu ne avessi dato uno a lui.» dice Fanny incredula e sconvolta. Non immaginava che la dolce Amily Aoba potesse esser capace di una cosa del genere, nonostante sappia bene che l’amica ha anche il suo bel caratterino, nascosto abilmente dal faccino d’angelo e l’incommensurabile dolcezza. «Sì, gliel’ho restituito, se l’è meritato il signorino.» conferma Amy, aumentando la curiosità della compagna. «Racconta, forza, sono curiosa.» la incita Fanny, che dalla nonna ha ereditato anche questo.

«È stato quello stesso giorno. Ricordi quando è fuggito dall’ospedale e lo abbiamo cercato tutti come matti?» inizia Amy, facendo annuire Fanny, che la incita tacitamente a continuare. «Beh… dopo che siamo rientrati in ospedale, voi siete andati via, io sono rimasta con lui, mi ha fatto morire di paura e non mi ha rivolto la parola per una buona mezz’ora. Mi sono arrabbiata urlandogli contro che è stato uno stupido e che non avrebbe dovuto farlo, gli ho anche detto che se ho parlato con Holly l’ho fatto perché volevo vincesse e non perché lui fosse compassionevole nei suoi confronti, lui mi guardava come se volesse darmene un secondo, così l’ho anticipato e gli ho dato lo schiaffo.» racconta Amy.

«Ah! Non ne avevo idea, però hai fatto benissimo, se l’è meritato tutto. Anche io avrei voluto darglielo quando lo abbiamo trovato al campo, non l’ho fatto solo perché sarebbe stato troppo umiliante davanti al mister e ai ragazzi.» ammette Fanny, congratulandosi con lei. Amy sospira, non ricorda con piacere quell’episodio, poi sorride. «Tornando a Benji. Non te l’ha detto per telefono perché non vuole farti preoccupare, anche se poi fa di testa sua e lo fa lo stesso facendo scemenze, ma lui è impulsivo quanto te. In questi anni in Nazionale ho imparato un po’ a conoscerlo, e non è il tipo che riesce a esternare facilmente le proprie emozioni, ma so anche che quando si fida di qualcuno, quella persona per lui è indispensabile. Fanny non arrabbiarti con lui, o almeno se proprio devi farlo, dopo consolalo e stagli accanto, tu per lui sei più importante di quanto voglia lasciar credere.» le dice Amy, non allontanandosi poi tanto dalla discussione che hanno avuto i due ragazzi in terrazza.

«Grazie, Amy. Hai ragione, lo rimprovererò quando serve, ma poi gli starò accanto e lo sosterrò, anche io lo amo più di quanto ammetto e non vedo l’ora di fare la specialistica e poter stare in Germania con lui.» sorride Fanny, ora con i suoi occhioni che brillano di nuovo, pregustandosi già la convivenza con il fidanzato – che seppur sarà costellata da litigi – sarà anche un sostenersi a vicenda e sostenere insieme Karl e gli altri.  Improvvisamente sorride e guarda Amy con una strana luce negli occhi. «Adesso che ci penso, quando Julian è scappato dall’ospedale, c’era anche Benji aveva un’orrida camicia verde vomito, ma io a quell’epoca ero innamorata di Stephen.» dice, facendo annuire la rossa, che ricorda anche lei quel dettaglio, scoppiando a ridere.

Tokyo, Bar Anthem, h. 22:00.

Kirk Parson e Freddy Marshall, dopo aver consumato la cena in un piccolo ristorantino, si sono recati in un luogo più tranquillo per poter discutere senza dar troppo nell’occhio – si sono spostati al quartiere Ginza – rintanandosi nel loro pub preferito, dove ormai sono conosciuti dal proprietario, che riserva loro un tavolo nascosto da occhi indiscreti, dove possono parlare di ogni questione senza esser disturbati. «Come al solito il Presidente mi sta facendo questioni su chi convocare o meno, ma come al solito gli ho risposto che non è competenza sua scegliere la rosa. Io pensavo ai soliti, ma visti gli ultimi eventi voglio parlarne con te, amico.» dice Kirk, sorseggiando il suo cocktail.

«Anche io pensavo alla solita rosa, in fondo i nostri sono tutti in ottima forma.» risponde Freddy, sospirando subito dopo. «A parte Benji, al momento non sta passando un bel periodo, oltre la storia di Schneider ha un leggero infortunio al polso destro. Il medico ha rassicurato che non è nulla di cui preoccuparsi, ma che deve osservare le giuste prescrizioni. Non lo so, Kirk, su di lui sono molto indeciso… se Karl non dovesse guarire in tempo per il mondiale, o peggio non dovesse farcela… non so come potrebbe prenderla il mio pupillo.» sussurra Marshall fissando l’amico, senza realmente vederlo. «Freddy lo so che per lui non è facile, ma Schneider sono certo abbia i migliori medici dell’intera Germania e che ne uscirà vittorioso. Sta accanto al tuo ragazzo e guidalo come hai sempre fatto, ha bisogno di te, adesso più che mai.» lo incoraggia Parson.

Il Commissario Tecnico della Nazionale sospira, porta la mano destra sugli occhi, sollevando gli occhiali e riprende a parlare. «Credo che la situazione mi sia un tantino sfuggita di mano, invece. Benji non è un ragazzo che esterna facilmente i suoi stati d’animo, piuttosto agisce in modo impulsivo, cacciandosi spesso anche nei guai… ed è proprio questa la mia maggiore preoccupazione, nel giro di una settimane ne ha combinate due e mi sono visto costretto a portarlo qui per evitare casini con la Società tedesca, o addirittura rischiare che la sua carriera venga compromessa per sempre.» si sfoga.

Il Dirigente della Federazione lo guarda sbarrando gli occhi da sotto le lenti, posa il bicchiere e prende una sigaretta, che porta alla bocca e accende: un gesto che detta il suo palese nervosismo per un ragazzo che ha visto crescere in quel mondo che lui stesso tanto ama. «Raccontami tutto, anche se penso di sapere già una delle cose che fatto.» dice buttando via il fumo, poggiando la mano libera su quella dell’amico, dimostrandogli il suo totale appoggio. Marshall sospira ancora e racconta della rissa ai danni del giornalista – spiegando che se l’è comunque cercata – e della bravata fatta non appena ha saputo i risultati del suo piccolo infortunio. «Perciò ho deciso che era meglio allontanarlo un po’ da Amburgo, se i medici sociali dovessero fare dei controlli in questo periodo lui rischierebbe una squalifica e, come ben sai anche tu, potrebbe giocarsi l’intera carriera.» conclude.

«Accidenti che situazione.» sospira Kirk, bevendo un sorso del suo drink e aspirando ancora la sigaretta. «Sapevo dell’aggressione al giornalista, me l’ha riferita un collega fidato, ma per fortuna la notizia non ha fatto il giro del mondo, quindi i piani alti ne sono all’oscuro. Non preoccuparti per questo, se il giornalista non denuncia l’aggressione non succederà nulla, in quel caso prenderemo provvedimenti e mi occuperò personalmente della faccenda.» sorride, aspirando ancora una volta il tabacco della sua sigaretta. «Per quanto riguarda l’altra questione, siamo stati fortunati che gli agenti abbiano chiuso un occhio, e tu hai fatto benissimo a portarlo qui per un po’; sei sempre stato un ottimo tutore per lui e continui a dimostrarti tale. Inoltre, penso che gli farà anche bene allontanarsi un po’ dalla situazione di Karl, sono certo che qui avrà modo di distrarsi e gli farà bene anche la compagnia dei ragazzi.» sorride ancora il Dirigente, incoraggiando l’amico e sostenendolo.

«Grazie, Kirk, avevo proprio bisogno di sfogarmi con una persona di cui posso fidarmi ciecamente.» sorride Marshall stringendogli mano. «Per qualsiasi cosa sai che io sono qui, amico mio, e tutto si risolverà per il meglio.» risponde Parson. «Adesso passiamo a questioni più leggere, se così vogliamo dire, dato che c’è comunque Schneider di mezzo.» dice ordinando una birra per entrambi. «Come è giusto che sia, l’intero mondo calcistico è preoccupato per lui e gli è vicino, la nostra Federazione in questi giorni manderà ad Amburgo una lettera per esprimere la nostra vicinanza; inoltre, non c’è ancora nulla di ufficiale, ma stiamo cercando di organizzare un amichevole tra Germania e Giappone, ma è tutto da vedere dipende da come si evolverà la situazione di Schneider.»

Freddy sorride e sorseggia la birra appena arrivata. «Mi piace come idea, spero che possa essere fattibile, sarà un bel modo per festeggiare il ritorno del Kaiser.» sorride. «Dunque non trattandosi di una partita ufficiale Benji dovrà scendere in campo con la Germania, perché non vi sarà nessuna convocazione ufficiale… almeno che tu non decida di farlo.» aggiunge. Kirk sorride ed annuisce. «Ho pensato anche questo, sinceramente, ammetto di aver pensato se fare o meno le convocazioni ufficiali o mandare una lettera ufficiosa. Nel caso in cui dovessi mandare la convocazione ai ragazzi non la manderò a Benji, so quanto è legato ai compagni tedeschi, e penso che in questa occasione possa fargli piacere giocare insieme a loro, in via del tutto eccezionale, non tradendo la maglia ed elogiando l’amicizia tra calciatori di diverse nazionalità – che troppo spesso viene denigrata.» conclude.

Marshall annuisce con un sorriso. «Sono d’accordo con te. Ci aggiorniamo sull’evolversi della situazione e quando avremo la certezza di questa amichevole lo dirò a Benji.» risponde, ricevendo un sorriso d’assenso dall’altro. Sfogata la frustrazione adesso i due possono godersi la serata, parlando di cose più piacevoli, rievocando addirittura anche aneddoti di quando entrambi giocavano insieme in Nazionale: riportando alla mente i momenti folli dei festeggiamenti nello spogliatoio, le strigliate del mister e di come anche loro – nonostante tutto – fossero una squadra unita e determinata; proprio come i giovani campioncini che li fanno gioire ed esaurire. 

 

   
 
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