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Autore: Soul Mancini    10/03/2018    5 recensioni
Da quando ho imparato a scrivere, a sei anni, non ho mai smesso di buttare giù tutto ciò che mi passava per la mente. La scrittura è sempre stata una mia grande passione.
Questa raccolta è un viaggio attraverso gli scritti della bambina che ero, dai temi scolastici alle poesie dedicate ai parenti; racchiuderò qui tutto ciò che ho creato tra i cinque anni delle elementari e i primi anni delle medie.
Non c'è un genere preciso per questa raccolta, si passa dal comico al sentimentale, si va dal soprannaturale all'autobigrafico e... sarà divertentissimo!!! :D
- Gli scritti saranno riportati esattamente come in origine, non cambierò nemmeno una virgola se non per questioni di privacy e alla fine di ogni capitolo troverete un mio commento.
Buona lettura!!! :3
Genere: Comico, Poesia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Storia Bosco

(Capitolo 5)



Isabel

- Allora Isabel.- attaccò Clarisse, non appena fummo dentro casa. – Adesso puoi apparecchiare. Guarda, qui c’è la tovaglia-. Indicò un pezzo di stoffa color kaki.

La osservai mentre si dirigeva verso la porta. Aveva una camminata molto aggraziata, leggera, fuori dal comune. Indossava un semplice vestito di cotone bianco che ne esaltava l’eleganza e aveva i piedi nudi.

Presi la tovaglia e la sistemai con massima precisione, poi cercai dei piatti. Li trovai: erano solo delle tavolette di legno intagliato.

In quel momento Clarisse rientrò nella stanza con due secchi d’acqua in mano.

- Wow, hai anche trovato i piatti! Brava!-, si complimentò.

Le rivolsi un sorriso imbarazzato e un flebile “grazie”, poi si avvicinò a un tavolo di pietra e vi posò i secchi.

- Clarisse, ti va di raccontarmi la tua storia? Come sei arrivata fin qui?-, le chiesi con voce tremante giocherellando nervosamente con il lembo della tovaglia, mentre la ragazza aveva preso a correre di qua e di là sistemando ogni minimo particolare della stanza. Mi maledissi mentalmente per il tono che avevo usato. All’orfanotrofio tutti avevano una stanza e nessuno poteva uscire per incontrare gli altri, quindi non avevo avuto modo di interagire con le altre persone e adesso che ero costretta a farlo, mi sentivo terribilmente a disagio.

- D’accordo.-, mi rispose, - Sono nata in un villaggio lontano parecchi chilometri da questo bosco. Avevo un fratello più grande di me, si chiamava Seth e io lo adoravo. I miei genitori erano molto impegnati con il lavoro, così noi due passavamo gran parte del tempo da mia nonna. Per me era molto più di una semplice nonna, era come una mamma.- mentre parlava della nonna le brillavano gli occhi. – Passava tutto il tempo a insegnarmi a lavorare a maglia e io ero veramente brava. Infatti è grazie a lei che ora sono un’ottima sarta. Il giorno del suo ottantesimo compleanno io e Seth decidemmo che ci voleva un bel regalo: volevamo costruire una sedia a dondolo, ma ci serviva il legno, così c’incamminammo in un boschetto vicino. Dopo aver tagliato e raccolto la legna necessario, cercammo di tornare indietro, ma non riuscimmo a trovare la strada giusta. Dopo aver passato la prima notte nel bosco, rincominciammo a camminare e, proprio quando ci sembrava di aver raggiunto la strada di casa, scoprimmo che avevamo camminato nella direzione opposta. Ormai mio fratello era esasperato e capimmo che non potevamo più tornare indietro, così ci arrendemmo all’idea che dovevamo vivere per sempre nei boschi. Non m’importava niente della mia vita in quel momento, ma ero preoccupata per mia nonna. Che cosa aveva pensato vedendo che non eravamo più tornati indietro? Come stava? Ci cercava? Passarono alcuni mesi e noi riuscivamo a cavarcela con il poco che trovavamo nel bosco. Una mattina Seth andò a caccia, come tutti i giorni, e da non tornò più. Ero disperata, ero una bambina di dieci anni senza rifugio e avevo perso tutte le persone che amavo. Volevo morire, non desideravo altro in quel momento.

Ironia della sorte, qualche giorno dopo la misteriosa sparizione di mio fratello mi ritrovai faccia a faccia con un orso. - mi rivolse un’occhiata.

- Un orso?- , balbettai.

- Sì. Arrivò un orso nella mia capanna, e strano ma vero, ne ero felice. Non provai né a scappare né a reagire e sai perché? Era l’occasione perfetta per morire, tanto sarei morta comunque e qualche giorno non faceva la differenza, quindi non vedevo l’ora che mi attaccasse. Qualche istante dopo, come previsto, mi fu addosso. Vedevo il suo muso a pochi centimetri dal mio viso. Ringhiava a denti scoperti e sentivo i suoi artigli che mi squarciavano i vestiti. Non so dire cosa provavo in quel momento, forse ero euforica o forse pentita, o terrorizzata. Chiusi gli occhi in attesa di sprofondare nel bel mezzo del nulla.

Mi ci volle mezzo minuto per accorgermi che non avevo più nessun orso addosso, e pensavo di essere morta. Aprii gli occhi e mi stupii di riuscire a fare ancora quel gesto. Sentii un paio di mani che mi sollevavano e fu a quel punto che mi girai e vidi la faccia stravolta di Dave.-

- Dave ti ha salvato da un’orso?-, chiesi stupita.

- Sì. Aveva solo undici anni, ma da quando lo conosco è sempre stato un avventuriero ed è sempre pronto ad aiutare qualcuno, ecco perché siamo una famiglia così numerosa. Quando entrammo a casa, mi posò su un cumulo di paglia e mi curò le ferite. Dopo qualche giorno mi resi conto che ero stata una sciocca a gettarmi nelle fauci di un’orso e mi ci volle un po’ per riprendermi da quell’avventura.

Con Dave mi sono trovata bene fin dal primo giorno, è sempre stato premuroso con me.-

Mi aveva colpito molto la sua storia, ma soprattutto mi aveva colpito il fatto che Dave avesse veramente abbattuto un orso per salvare una vita umana. Era davvero tanto altruista, anche da bambino.

- Capisco-, mormorai.

In quel momento Thomas e Margot entrarono nella stanza con due cestini traboccanti di frutta e di verdura.

- Ecco il raccolto: mirtilli, fragole, arance dagli alberi e finocchi e lattuga dal nostro orto!-, esclamò Margot, illustrandoci orgogliosa il suo bottino.

- Bene, adesso lavo tutto.-, rispose Clarisse, versando il contenuto dei cestini nei secchi d’acqua.

I due uscirono dalla stanza di corsa.

- Allora, Clarisse…- attaccai...

- Claire, chiamami Claire.-, m’interruppe lei, facendomi l’occhiolino. Le lanciai un’occhiata affettuosa e un sorriso radioso. Sapevo che a breve saremo diventate amiche.


:3 :3 :3



(Capitolo 6)



Dave

Ormai erano passati quasi due mesi da quando Isabel era arrivata nella nostra caasetta. Come previsto, si era trovata benissimo: era diventata amica di Clarisse e ormai condividevano tutto


♥ ♥ ♥


Benissimo ragazzi, lo scempio è finito, andate in pace!!!

No, non andatevene, perché purtroppo per voi la raccolta è ancora aperta e ci saranno altre schifezze tutte per voi!

Innanzitutto mi scuso se aggiorno solo ora, ma in questo periodo è tutto un casino! Vabbè, è giusto che anche i neuroni si prendano una pausa ogni tanto, non è un bene sottoporli a tali torture ogni settimana!!!

Cooooomunque... vi è piaciuto il capitolo 6? Evidentemente ero molto ispirata, visto quanto ho scritto XD

A parte che la formattazione è cambiata da un capitolo all'altro: il 5 è tutto in grassetto, l'altro no o.o

La storia di Claire rende il tutto ancora più fantasy! Ma come diamine ha fatto Dave, a soli undici anni, ad abbattere “un'orso”??? O forse sarebbe meglio dire un'orsa, dato che c'è quell'accento a sproposito -.-

Mio dio!

Non so cosa ci attenderà nel prossimo capitolo. Sapete, ho trovato da poco un mio diario segreto (mandato avanti per forse dieci giorni, non avevo nessuna costanza) di quando ero in prima media e pensavo di proporvene degli estratti... ci state? Così non sarà più un diario segreto, ahahahahah, ma vi anticipo già da ora che ci sarà da ridere!

Grazie di cuore a coloro che ancora stanno qui a supportarmi e a recensirmi, siete fantastici! :3

STAY TUNED, STAY TRASH!!!



   
 
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