Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Ma_ma san    11/03/2018    3 recensioni
"..Ecco, ora mi sveglierò e scoprirò che è stato tutto un sogno. Finalmente tutti i miei sforzi, le mie lacrime, i miei dubbi sono spariti in un attimo...."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 15 I giorni passavano lenti e tutti uguali. Ormai l’ospedale era diventato una seconda casa per me. Cercavo di passarci più tempo possibile, ma dovevo salvare anche le apparenze e proteggere Maya dalle chiacchere di tv e giornali. Quando rientravo nel mio ufficio facevo credere alla stampa che lei fosse in viaggio per il paese per rilassarsi e, grazie anche a Mizuky, eravamo riusciti a tenere calme le acque e scongiurare qualsiasi pettegolezzo. Le sue condizioni non erano cambiate minimamente in tutto questo tempo. Il bambino cresceva bene, ma i medici continuavano a non sapere se e quando si sarebbe svegliata. Erano passate ormai due settimane da quando il vecchio Takamya era stato sistemato a dovere e, tutti i dettagli e i retroscena più improbabili capeggiavano sulle copertine delle riviste e sui quotidiani. Non ci facevo più caso, non mi importava più niente, perché finalmente giustizia era stata fatta. Ero nella stanza di Maya quando mi capitò tra le mani una rivista e diedi un’occhiata ai titoli di copertina. C’era una foto del vecchio, non proprio a suo agio, con le manette ai polsi e, dietro di lui, una Shiori in lacrime; chissà se stava ancora fingendo. Sfogliai l’articolo e lessi che era stato con dannato per truffa e implicazione in omicidio e gli avevano dato 30 anni e, sua nipote, era fuggita all’estero, ma senza un soldo, visto che le autorità avevano confiscato tutti i loro beni. “ E’ quello che si meritavano!”. Riposi il giornale, non volevo perdere altro tempo dietro al passato. Il mio solo pensiero era il mio amore e la sua guarigione. Kuronuma e gli altri, volevano bene a Maya; appena gli era possibile venivano a trovarla e cercavano in tutti i modi di tirarmi su il morale e mi davano il cambio al suo capezzale. Non volevo mai allontanarmi da lei, ma ero stremato e non solo nel fisico. Anche Ayumi aveva chiamato per farmi sentire la sua vicinanza, dopo aver saputo l’accaduto da Mizuky. “Sig. Hayami, lei si sta stancando troppo, deve riguardarsi. Quando è stata l’ultima volta che è riuscito a dormire una notte intera?”. “Mizuky sei gentile, e le tue premure mi fanno capire che tieni a me non solo come tuo capo, ma anche come tuo amico. Io riposerò solo quando Maya si riprenderà e tornerà da me”. Kuronuma e Yu erano diventati, col passare del tempo, meno ottimisti del sig. Hayami sulla guarigione di Maya, ma non avevano il coraggio di dire niente e cercavano di vivere alla giornata, ognuno impegnato nel proprio lavoro, l’unico momento in cui cercavano di non pensare a tutto quello che stava capitando loro. “Yu, Rei, grazie della vostra presenza. Non ho parole per esprimere la gratitudine per il vostro continuo sostegno morale. So di non essere sempre stato loquace ultimamente, ma apprezzo tutto quello che fate per Maya e per me”. Kuronuma mi si avvicinò. “Sig. Hayami sono passate settimane, un’eternità per lei, immagino. Non vorrei sembrarle in sensibile, ma vorrei che provasse a pensare che, forse, Maya non si risveglierà mai più e dovrà prendersi cura del bambino anche per lei. La osservo giorno dopo giorno e mi ritrovo a pensare che stia lottando contro i mulini a vento. E’ vero che bisogna sperare sempre anche nell’impossibile, ma purtroppo bisogna anche essere realistici e, qualche volta, arrendersi all’evidenza dei fatti, per quan to possa essere spiacevole, perché dopo sarà più difficile tornare alla realtà di tutti i giorni”. Lo ascoltavo in silenzio e, forse, una piccola parte di me gli stava dando ragione, ma il mio amore per Maya era più forte di qualsiasi avversità che avrei potuto incontrare, e nel profondo dell’anima avevo la certezza che questo incubo sarebbe finito presto. “Lo so che dice questo per il mio bene, ma non posso smettere di credere in lei, in me, nel nostro amore”. Rientrai nella stanza in penombra e mi stesi sul letto accanto a lei, accarezzandole la pancia e mi addormentai. Stavo facendo un sogno bellissimo: la mia ragazzina mi correva incontro insieme a nostro figlio e chiamava il mio nome. Mi svegliai e una strana sensazione mi era rimasta dentro. Durante la notte mi ero sistemato sulla sedia, con la testa appoggiata sul suo letto. Alzai lo sguardo e, per poco, non mi prese un colpo. “Maya”. Finalmente dopo due mesi d’inferno, nei quali la mia fede aveva vacillato, si era aperto uno spiraglio e il mio grande amore aveva riaperto gli occhi. Si era svegliata e mi stava fissando. “Maya , amore, lo sapevo che saresti tornata da me. Chiamo subito il dottore”. “Maya? Chi è Maya? E chi è lei?”. A quelle parole impallidii e corsi ad avvisare il medico. Era entrato nella stanza seguito da infermiere e macchinari vari e noi tutti attendevamo fuori in corridoio che finisse di visitarla. Dopo quelle che mi sembravano interminabili ore, la porta si aprì e il dottore si avvicinò serio in volto. “La signorina sta bene, le sue con dizioni sembrano normali e il bambino gode di ottima salute e cresce regolarmente. La mia preoccupazione sta nel fatto che, la paziente, abbia perso la memoria. Credo che sia dovuto al trauma subito. Purtroppo non posso formulare nessuna diagnosi, l’unica cosa che posso dirle è di starle molto vicino, farle frequentare persone e posti conosciuti e, con molta pazienza, un giorno potrebbe tornarle la memoria. Il cervello è un organo ancora poco conosciuto e possiamo fare solo delle congetture. Mi dispiace”. Rimasi paralizzato dallo shock. Non era vero, non era possibile che stesse succedendo tutto questo proprio a noi. Ne avevamo passate così tante e, ora che sembravamo ad un passo dalla felicità, era arrivata come un macigno questa sentenza infausta. “No, Maya, amore mio, perché…perché?”. Tutto intorno si era fatto silenzioso, poi sentii dei singhiozzi provenire dietro di me. Rei e Mizuky stavano piangendo e l’avrei fatto anch’io appena mi fossi ripreso dalla notizia. Tutti si strinsero intorno a me: chi mi fece sedere, chi mi porse un bicchiere d’acqua e chi tentava di farmi riprendere. Io mi sentivo come uscito dal mio corpo e osservavo tutto dal di fuori ed era strano. Era tutto così surreale. Non stava succedendo a me, no quello era un altro; non era Masumi Hayami. Ma quanto potevo continuare ad illudermi e sfuggire così alla realtà? Tutto taceva. Poi udii una voce che mi parlava, dapprima come in lontananza, senza riuscire a capire cosa mi stesse dicendo e, piano piano, sempre più chiara e nitida: era Mizuky, la riconobbi. Disse le uniche parole che potessero farmi tornare al presente. “Sig. Hayami, ora deve pensare solo a Maya, si faccia coraggio e non disperi”. Mi alzai di scatto e d’istinto l’abbracciai. “Hai ragione, devo essere forte per entrambi”. Poi mi staccai da lei e la fissai. Aveva gli occhi spalancati dallo stupore, per quel mio improvviso slancio affettuoso nei suoi confronti e poi mi sorrise. Ora dovevo solo capire il da farsi. Per prima cosa chiesi al dottore se ora Maya potesse ricevere visite e, avuto il permesso, dissi a tutti di entrare con me nella stanza, per vedere la sua reazione in contrando i suoi amici. Entrai per primo e mi avvicinai al letto, ma tenendomi a distanza, non volevo farla agitare. “Ciao Maya, io sono Masumi Hayami, sono felice che ti sia ripresa. Se non sei troppo stanca vorrei far entrare delle persone, tuoi amici, che erano in pena per te”. “Perché continua a chiamarmi Maya? Lei mi conosce? Io dovrei conoscerla? Il dottore mi ha spiegato che a causa del coma ho un’amnesia. Se questo può servire a farmi ritornare la memoria, può farli entrare”. “Grazie, sei gentile”. Feci un cenno agli altri che, lentamente, entrarono nella camera, e si avvicinarono al letto. Poi, uno ad uno, si presentarono. Io osservavo l’espressione del viso di Maya, per scorgere qualche segno che facesse pensare che qualche ricordo su di loro fosse riaffiorato nella sua mente. Niente. Il suo sguardo era vuoto, come distante. Non sembrava nemmeno la mia ragazzina, quella che mi piaceva punzecchiare e tormentare. Il suo corpo era qui con noi, ma il suo spirito, il suo essere forte e determinato stava nascosto dentro di lei e un giorno sarebbe riemerso facendomi riavere l’amore della mia vita. “Mi dispiace, sembrate delle brave persone, ma non riconosco nessuno di voi”. Con un movimento cercò di sollevarsi dal letto e, solo allora, notò il pancione. “Cosa? Sono incinta?” e iniziò a piangere. Con uno sguardo invitai gli altri ad uscire dalla stanza, per poter restare solo con lei e cercare di spiegarle quello che era successo tra di noi. Ma non volevo dirle tutto subito, perché avevo paura che sarebbe stato troppo per lei, che forse non avrebbe capito e si sarebbe angosciata ancora di più. Presi una sedia, l’avvicinai al letto e mi accomodai. Poi cercai di trovare le parole giuste da dirle. “Vedi Maya, sei incinta di sei mesi e…”, non riuscii a dirlo subito..” io sono il padre”. Lei mi stava fissando con uno sguardo tra lo spaventato e lo stupito. “Noi ci amiamo da tanto tempo, ma solo di recente siamo riusciti a confessarcelo”. “E siamo sposati, allora?”. “Non ancora, ma era quella la mia intenzione”. “E’ frustrante sapere di aspettare un figlio, avere davanti agli occhi l’uomo della tua vita, ma non provare niente”. Ricominciò a piangere e volli lasciarla sfogare. Uscii dalla stanza e richiusi la porta. Rei mi chiese come avesse preso la notizia. “E’ molto spaventata e triste”. Kuronuma fece un grande sospiro e bevve un sorso da un bicchiere fumante di tè, che teneva tra le mani e sembrava rimuginare qualcosa. “Dobbiamo avere tanta pazienza, dobbiamo lasciare a Maya i suoi spazi e i suoi tempi perché avvenga un miracolo. Non possiamo in alcun modo sforzarla o peggioreremo le cose”. “Non le metterò fretta, stia tranquillo, mio caro Kuronuma. Scusatemi devo avvisare mio padre”. A casa Hayami squillò il telefono e il sig. Eysuke prese la comunicazione nel suo studio. “Figliolo sei tu? Allora, dimmi, ci sono novità?”. Raccontai a mio padre tutto quello che era successo al risveglio di Maya e rimase molto turbato. Stette in silenzio per un po’, tanto che ebbi paura che si fosse sentito male, ma lo sentii respirare attraverso la cornetta. “Masumi, ascoltami, credo che tu debba portare Maya alla villa al mare, So che è già stata laggiù con te e, quindi, è un posto familiare per lei. Inoltre è lontano da occhi indiscreti e potrà riposarsi e riprendersi con tutta tranquillità. Dovresti portare con te solo Hijiri, per la vostra sicurezza, e la tua segretaria Mizuky, per aiutare Maya ogni qual volta ne avrà bisogno. Credo che non ti lascerebbe avvicinare, dopotutto non si ricorda di te e del vostro amore; per lei sei un estraneo. E’ bene che ci sia un a don a con voi, per darti un a mano”. “Padre hai ragione, seguirò il tuo consiglio. Organizza tutto tu. Vorrei partire al più presto, ma devo aspettare il consenso del medico. Ti avviserò quando decideranno di dimetterla. A presto”. “A presto figliolo”.
  
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