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Autore: BlackMoonRising    30/06/2009    7 recensioni
- Naruto, posso farti una domanda? - fece Sakura, osservando il cielo.
- Sicuro. Dimmi.
- Secondo te vedremo mai la fine di questa guerra?

Aprile 1945: i partigiani e gli Alleati riconquistano sempre più terreno, la situazione si fa più calda. Due ragazzi si incontrano in un covo di partigiani ed è colpo di fulmine.
Può l'amore nascere nel mezzo di una guerra?
Prima classificata al contest "NaruSaku Alternate Universe!" indetto da Coco Lee
Genere: Romantico, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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How to save a Life

Capitolo 2
- The Peace seems so far -


[Questo capitolo è dedicato a tutti gli amici della mia classe
e a tutte le ragazze della squadra di pallavolo.
E quindi sì, Zù e Leti si beccano la doppia dedica XD.
Voglio bene anche a voi.]

[So am I still waiting
For this world to stop hating
Can't find a good reason
Can't find hope to believe in
Sum 41 - Still Waiting]

Alla porta si udirono tre tocchi. Naruto corse a correre come una furia, aprì e si trovò di fronte lei: Sakura indossava un semplicissimo vestito verde chiaro a fiori, che le donava molto. Le sue guance si coloravano di un rosso tenue.
- Ciao! - salutò imbarazzato. La ragazza sorrise, arrossendo di rimando.
- Ciao, Naruto. Allora… Dove volevi portarmi?
- Ho… scoperto un bel posto, poco lontano da qui. Vuoi vedere?
- Che posto è?
- Se te lo dico adesso, ti rovino la sorpresa. Aspetta e vedrai.
- Ma ti puoi allontanare? - domandò Sakura, dubbiosa.
- Mica andiamo tanto lontano. È giusto qui dietro: anche se i fascisti arrivassero adesso, con due minuti di corsa sarei già di ritorno.
Poco tempo dopo, ridevano insieme, mentre Naruto teneva le mani sugli occhi di Sakura e lei si dimenava cercando di liberarsi. Le sue dita erano posate sul suo viso senza esercitare pressione, titubanti: il contatto con la pelle liscia e calda della ragazza era esaltante per lui. Sentiva il cuore battere a mille, i polmoni lavorare allegramente, sebbene bruciassero per la fatica. Era molto contento che lei non riuscisse a vederlo in faccia, perché ormai il suo viso era paonazzo e sicuramente non solo per il caldo.
Attraversarono la sommità della collina, fino ad arrivare ad un dolce pendio. L’erba era di un verde brillante che ben si intonava con il vestito di Sakura; il prato era interrotto qua e là dall’ombra dei noccioli, che già iniziavano ad esporre i loro frutti verdini.
- Siamo arrivati? - domandò Sakura, curiosa.
- Sì - confermò Naruto - Apri pure gli occhi.
La ragazza li spalancò: davanti a sé ebbe un panorama meraviglioso. In lontananza si scorgevano le punte aguzze delle montagne innevate, che contro il cielo assumevano un bel color indaco. Sotto di esse, le colline, verdeggianti di vigne fiorenti. Poco lontano, sul pendio di quella stessa collina, un campo d’erba punteggiato di macchiette viola: orchidee selvatiche.
Naruto si sdraiò a terra, ne raccolse una che cresceva ai suoi piedi e la porse alla ragazza perché la annusasse: sapeva di aria frizzante e di montagna.
Sakura lo affiancò, godendosi appieno la sensazione dell’erba tenera e fresca contro la sua pelle. Il sole li accarezzava, riscaldandoli con un manto tiepido.
- È magnifico qui! - esclamò Sakura - Come hai scoperto questo posto?
- Mentre tornavo alla nostra brigata. È proprio bello, non è vero?
- Sì - annuì la ragazza, chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare dalla pungente brezza montana - Proprio bello.
Naruto osservò il sorriso sereno della ragazza che si distendeva ogni secondo di più. Mentre la guardava, sentiva un bruciore all’altezza del cuore, ma non gli dava fastidio, anzi. Irrequieto e nervoso, stropicciava insistentemente i fili d’erba.
- Naruto, posso chiederti una cosa?
La domanda lo colse alla sprovvista. Rispose:
- Sì, dimmi.
- Shikamaru oggi era al rifugio?
Una secchiata d’acqua fredda. Perché gli chiedeva di Shikamaru? Un terribile dubbio si insinuò tra i suoi pensieri concitati. Cercò di rimanere naturale.
- No. È uscito.
Poi, cercando di sembrare poco interessato, aggiunse:
- Perché?
Sakura, notando il tono della sua voce, si voltò e osservò la ruga che si era formata tra i suoi occhi, sempre limpidi, ma in quel momento velati da una leggera ombra di turbamento che ne oscurava la brillantezza.
Capì all’istante.
“Che idiota che sono!” pensò, e in fretta si spiegò:
- Ma che hai capito! Non era in quel senso.
Naruto non era sicuro di aver capito quale fosse veramente il senso di cui parlava lei. Iniziava a non capirci niente.
- Ah. Ok…
“Brillante. Veramente brillante. Questa è la più grande figura di merda della mia vita” considerò Naruto, coprendosi mentalmente la faccia con una mano.
“Sono uscita con lui e gli chiedo di un altro. Questa è la più grande figura di merda della mia vita” ragionò Sakura, scavando una buca immaginaria e ficcandovi la testa, come uno struzzo.
Rimasero in silenzio per un po’. Poi Naruto, stanco dei suoi trip mentali alla ricerca della motivazione della domanda precedente, chiese di getto:
- Perché hai fatto quella domanda?
La ragazza avvertì un nodo all’altezza dello stomaco. Sembrava una domanda da Grande Inquisizione. Sorrise, a mo’ di scusa.
- Per Ino - rispose semplicemente, continuando a sorridere al pensiero dell’amica.
- Ino?
- Sì. Ino, del paese. La ragazza bionda, figlia di quel contadino…
- Ah, sì! Ho capito! - realizzò Naruto - Ma cosa c’entra Shikamaru?
- Non lo sai? - domandò Sakura, sorpresa - Si vedono tutti i giorni, nelle vigne dietro al paese.
Silenzio.
- Shikamaru ed Ino? Impossibile! - esclamò sconvolto - Non passava tutti i giorni alla panetteria per vedere Temari?
- Temari? Per lui è soltanto un’amica, anche se afferma che è una gran rompiscatole. No, il motivo per cui va tutti i giorni al forno è per comprare del pane bianco e per portarlo ad Ino. Lo sai, Ino fa parte di una famiglia povera: non può permettersi molte cose da mangiare e si devono arrangiare con gli ortaggi del loro piccolo campicello. E sì, che ha anche due fratellini! Perciò Shikamaru compra ogni giorno alcuni filoncini e li regala ad Ino. Si incontrano nelle vigne, ne mangiano un po’, stanno insieme e poi tornano a casa. Lei è molto orgogliosa, non accetterebbe mai dell’elemosina. Questo è praticamente l’unico modo per sfamarla - Rise - È da quando erano piccoli che va avanti questa storia.
- Ma ne sei sicura?
Sakura si accigliò.
- Ti ricordo che Ino è la mia migliore amica. Io so quello che le succede.
- Wow. Non me ne ero mai accorto - affermò, preso alla sprovvista - Shikamaru ed Ino… non lo avrei mai creduto possibile. E poi, da quel ragazzo non mi sarei aspettato mai un gesto così sensibile. Gli deve piacere proprio.
- Eh, già - confermò la ragazza, sorridendo - Hanno deciso di sposarsi, una volta finita la guerra.
- Sposarsi? - esclamò Naruto sbalordito - Non staranno correndo troppo?
- Perché no? È da quando sono bambini che si conoscono e frequentano. Alcune volte, anch’io stavo con loro. Si vogliono bene - lo informò Sakura, facendo spallucce.
- Ma tu in che modo lo sai, se sei arrivata in paese da così poco tempo? - domandò Naruto curioso.
- Come? Guarda che io ci sono nata, in paese.
Il ragazzo la guardò con un punto interrogativo che aleggiava sulla sua testa.
- Allora non mi hai riconosciuto! - esclamò Sakura.
- Perché, chi sei? Non sei la figlia della donna medico?
- Ma chi, io? No! Tsunade non è mia madre!
- E allora, chi sei?
- Grazie. Vedo che ero importante per te - replicò seccata, ma con un’ombra negli occhi cristallini - Prova a ricordare.
Il ragazzo si sforzò intensamente. Immediatamente, le immagini dell’infanzia affollarono la sua mente, come un album di fotografie ormai vecchio e consunto: con nostalgia e dolore rivide il vecchio pino sul quale si arrampicava, facendo a gara con i suoi compagni per chi arrivava per primo in cima, abbattuto dai fascisti per costruirvi una nuova strada, o il muretto soleggiato alla fine del paese, dove si divertiva a catturare le lucertole. Rivide i giochi nel fiume con i suoi amici, controllati da uno dei loro fratelli maggiori. Anche loro erano stati ingoiati dalla leva militare e ora erano in battaglia o sepolti in qualche terra straniera.
Mentre ricordava e soffriva, un fotogramma persisteva, chiedendo di essere riconosciuta. Nell’immagine, vi erano due bambini: uno era lui, Naruto. L’altro era una mescolanza di macchie bianche e nere: la pelle chiara, i capelli corvini, le labbra pallide e gli occhi scuri. Il suo migliore amico.
Come un flash, ricordò tutta la sua famiglia: suo padre, sua madre, suo fratello maggiore. E sua sorella gemella. Una bambina con i capelli rosa e gli occhi verdi, di cui si ricordava vagamente.
- Non ci credo… tu sei quella Sakura?
- Perché, quante Sakura conosci? - domandò lei, riducendo gli occhi a due fessure.
- Scusa - fece lui, seccato - Dimmi tu come potevo ricordare, però: te ne sei andata che avevo tre anni sì e no…
- Non me ne sono andata - rettificò - Mi hanno mandato via i miei. Sai, nel caso… di una qualche rappresaglia.
Silenzio.
- E… i tuoi fratelli? - domandò Naruto, esitante.
- Non lo so. So solo che Sasuke è… è entrato nell’esercito.
Il ragazzo abbassò lo sguardo. Il suo migliore amico era sempre stato una spina nel fianco.
- Sai cosa significa questo, vero? - chiese Sakura, socchiudendo gli occhi.
- Sì - rispose Naruto - Che i partigiani hanno il dovere di uccidere tutti i fascisti. Io ho il dovere di ucciderlo.
La ragazza tacque, aspettando il seguito.
- Tuttavia, non credo che lo farò. Gli amici non si tradiscono l’uno con l’altro - aggiunse poi, con amarezza.
- Anche se i tuoi compagni ti uccideranno per questo?
- Anche se i miei compagni mi uccideranno per questo. Ci sono cose più importanti di una guerra.
Sebbene la temperatura fosse mite, Sakura si sentì rabbrividire. Quante cose erano cambiate solo perché un uomo aveva deciso che ciò che aveva non soddisfaceva più la sua sete di potere.
[Il freddo di quella notte tornò a tormentarla…]
Era così immersa nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno che Naruto aveva parlato.
- Puoi ripetere?
- Invece… Itachi?
La ragazza tacque. Lui si accorse che le tremavano le mani.
- Di Itachi non so niente. Né voglio saperne.
- Ma è tuo fratello. È impossibile che tu…
- Mio fratello?! - ruggì, inferocita - Mio fratello, quando i nostri genitori sono morti, uccisi dai Rossi perché erano fascisti, era con loro. Doveva salvarli, dannazione, erano i suoi genitori! Poco importava che fossero fascisti! Non facevano del male a nessuno! Li ha traditi! Per colpa sua, io e Sasuke siamo rimasti soli!
Sakura cercò di trattenersi, ma scoppiò in lacrime, sotto lo sguardo di un Naruto attonito. La ragazza parlava, gridava tra un singhiozzo e un altro. Il petto era squassato tra attacchi di tosse e respiri convulsi.
- Io sono rimasta con i partigiani, perché quello che fanno i fascisti è ingiusto; ma Sasuke, Sasuke, si è unito a loro! A quegli assassini! Tutto per colpa sua! Ha distrutto la nostra famiglia! Ci ha abbandonati! Come pretendi che io non ce l’abbia con lui?
Si coprì il volto con le mani, incapace di continuare, e riprese a piangere. Naruto, muto davanti a tanto dolore, le posò un braccio sulle spalle e la attirò a sé; lasciò che si sfogasse e, quando lei iniziò a tirare su con il naso, sospirò.
- Itachi può anche aver tradito i tuoi genitori; ma tu stai sbagliando. Non devi desiderare la vendetta.
- Come ti permetti di dirmi che sto commettendo un errore? - sibilò lei - Ci ha lasciato soli! Soli!
- Hai mai ucciso un uomo?
La domanda la sconvolse.
- No, certo che no! Io sono un medico, non un assassino!
Naruto chinò il capo.
- Io ho ucciso tredici uomini in due anni - mormorò - Contati uno per uno. Dicono che la guerra giustifica tutto; ma, in due anni, non sono riuscito a trovare un motivo valido per averli ammazzati.
Sakura, pur sbuffando irata, ammorbidì i toni e alzò gli occhi sul suo viso.
- Ma questo cosa c’en…
- Mia madre è morta quando io sono nato. Mio padre è morto in Russia. La mia unica famiglia è il maestro Kakashi, che mi ha preso sotto la mia protezione. Se c’è una cosa che lui mi ha insegnato, tralasciando leggere e scrivere, è stato che la vendetta non porta a niente. Una vendetta compiuta porta una vendetta da compiere. È una catena: non finirà finché tutte le persone coinvolte non saranno morte. La vendetta è fine a se stessa.
Sakura tacque.
- Quando vedo una pistola, un fucile, ripenso a tutte le persone che ho reso sole e le paragono a me stesso, quando piangevo per i miei genitori e maledicevo i fascisti, perché avevano mandato mio padre a morire lontano da casa. La prima volta che ne ho fucilato uno, pensavo che mi sarei sentito meglio. Ma poi ho pensato: chi era quell’uomo che ho ucciso? E mi sono reso conto che anche lui poteva avere un figlio e che quel figlio mi stava certamente maledicendo a sua volta. Ero diventato un assassino, come quelli che avevano ammazzato mio padre. La notte mi addormento a fatica, perché i loro fantasmi mi tormentano.
Pausa. La ragazza notò che il respiro di Naruto cominciava ad affannarsi.
- I familiari sono importanti, Sakura. Se tuo fratello morisse, rimarresti sola anche tu con il tuo rancore. Anche se ti ha tradita e abbandonata, non puoi avercela con lui. L’Italia sta per perdere la guerra: non è detto che Sasuke non venga processato. Se verrà condannato a morte, a cosa ti sarà costata una vita di rancore? Sarai sola. Sola…
Affondò il volto tra le ginocchia, incapace di reggere la bellezza pura dei raggi del sole. Si sentiva troppo sporco del sangue altrui, le sue ferite troppo esposte e brucianti per poter pensare di illuminarle con altra luce. Cominciò a singhiozzare, senza versare lacrime, mentre toccava a Sakura, ancora turbata dal suo discorso, ad abbracciarlo per tirarlo su di morale. Avvertiva che la sofferenza di Naruto era qualcosa di più solido e duro della sua, quasi impenetrabile, la sofferenza di qualcuno che ha già commesso degli errori e che sa di non poter tornare indietro.
Rimasero così per un po’, lui accartocciato su se stesso, lei a stringerlo sempre più forte e ad accarezzargli i capelli biondi. Quando Naruto smise di gemere, alzò il capo, respirò profondamente. Ricompostosi, sorrise amaramente alla ragazza.
- Grazie, Sakura.
Lei arrossì, imbarazzata.
- Perché, pensavi che ti avrei lasciato a piangere senza fare niente, idiota?
- Forse no - scherzò lui, rinfrancato - Sei così acida, a volte.
Tempo due secondi e anche lui fece la fine di Konohamaru.
- Ma dove diavolo hai imparato e tirare pugni così con quelle braccia così secche? - si lagnò il ragazzo, massaggiandosi il bernoccolo.
La domanda gli costò un secondo scappellotto, prima che lei rispondesse piccata:
- Mi ha insegnato Tsunade. Dice che saper picchiare può sempre tornare utile. E io non sono né racchia, né secca.
- Tsunade? - fece, scandalizzato - Ma non era un medico, anche se non laureato? Non dovrebbe curarle, le persone?
- Un medico e la figlia di un generale. È suo padre che, a sua volta, le ha insegnato a dare botte.
- Cavolo - commentò Naruto - Meglio che non la faccia arrabbiare, allora.
- Sì, direi di sì - rise lei. Poi diventò pensierosa.
- Naruto, posso farti una domanda? - fece, osservando il cielo.
- Sicuro. Dimmi.
- Secondo te vedremo mai la fine di questa guerra?
Il ragazzo si infuriò.
- Certo che sì! Non ascolti Radio Londra?
- Sì, l’ascolto. Però… dopo due anni di guerra… dopo tutte le ferite che ha provocato… sembra impossibile che possa tornare la pace…
Naruto notò il velo di tristezza sui suoi occhi. Audacemente, le afferrò la mano, cogliendola di sorpresa.
- Certamente! - affermò con decisione - Ti prometto, ti giuro, che la vedremo insieme. Sopravvivremo; e io, quando faccio una promessa, la mantengo - Ridacchiò - È questo il mio motto.
Sakura ringraziò silenziosamente, guardandolo con affetto. Il suo sguardo sciolse tutte le difese di Naruto, che arrossì.
- Vedremo. Guarda che io mi ricordo delle promesse, eh?
Stavano ancora scherzando tra di loro, quando udirono un rumore di passi proveniente da dietro. Si zittirono all’istante, avvezzi ad allarmi e agguati e si nascosero silenziosamente dietro ad un nocciolo dal tronco particolarmente largo.
All’inizio non videro niente, ma con ansia crescente si accorsero che il calpestio, di chiunque fosse, si stava avvicinando e diventava sempre più cadenzato e ritmato. Ad esso si aggiunsero nuovi rumori disordinati: rumori di oggetti che si scontravano tra di loro, tintinnii metallici. Sakura e Naruto attendevano con il fiato sospeso, per paura di essere avvistati. Finché il dubbio del ragazzo non venne confermato, quando intravidero qualcosa proprio all’inizio del viottolo di campagna.
Una squadra di Camicie Nere, in chiare intenzioni offensive, si stava dirigendo verso la cascina.
I due ragazzi, si scambiarono uno sguardo, allarmati. Naruto riacquistò immediatamente il controllo della situazione e iniziò a elaborare una strategia per passare inosservati.
- Bisogna avvertire la brigata - ragionava - Se passiamo per la vigna abbassandoci e senza fare rumore, ce la possiamo fare… Forse arriviamo anche prima di loro… Invece se…
- Stai zitto! - sibilò Sakura.
- Ma sei cretina? Sto cercando un modo per tornare a casa e tu…
Dopo l’ennesimo scapaccione, Sakura spiegò:
- Guarda, si sono fermati.
Naruto si affacciò cautamente: effettivamente, la ragazza aveva ragione. Avevano rotto le righe e si erano disposti in cerchio proprio lì, davanti a loro. Quello che lui aveva riconosciuto come il capo, un individuo corpulento e coperto di numerosi riconoscimenti al merito, si era piazzato di spalle e loro non riuscivano a vederlo. Tuttavia lo sentivano e iniziarono ad ascoltarlo con grande attenzione.
Se fossero stati tanto attenti da prestare attenzione all’ambiente circostante, avrebbero sicuramente captato il debole fruscio dietro le loro spalle. La minaccia invisibile attese, mentre il vento copriva i suoi rumori e portava lontano il suo odore…

- Gran parte della dinamica dell’attacco l’abbiamo già discussa prima di metterci in marcia - esordì il capo gruppo, quando fu sicuro di avere l’attenzione di tutti. Si guardò intorno e con gran soddisfazione notò che i suoi uomini erano concentrati, rigidi, immobili; non si perdevano una parola di quello che diceva, come se fosse Dio in persona e stesse consegnando le tavole della legge. Con feroce orgoglio fascista, proseguì la sua spiegazione.
- Ci è stato riferito che la cascina in questione è occupata da una banda di sporchi partigiani azzurri. Per il dovere che abbiamo nei confronti di questo Paese, che ancora è lungi dal perdere la guerra, abbiamo l’obbligo di dirigerci là e distruggerli tutti. Immagino voi siate d’accordo.
Parecchi non si mossero, attendendo la fine della spiegazione, alcuni annuirono impercettibilmente. Sorridendo, continuò:
- L’avanguardia attaccherà la brigata da davanti. Inizierà a fare fuoco al mio segnale e dovrà distrarre i partigiani che faranno la guardia nel retro della casa. A questo punto entrerà in scena la squadra d’attacco: il suo compito è di penetrare le difese dal retro e di catturare tutti i nemici possibili. L’edificio verrà raso al suolo, cosicché nessun’altra brigata partigiana ci si possa installare per tentare di sabotare i grandiosi piani del nostro Duce.
Naruto inorridì, mentre i soldati più estremisti grugnivano con approvazione.
- Che vigliacco! - sibilò Sakura -Li vuole prendere alle spalle.
- Tutto chiaro? - domandò un ultima volta il capo gruppo, quando ebbe finito. Tutti risposero in coro un “sissignore” folto e compatto.
- E dei partigiani catturati? - domandò una voce più giovane delle altre - Che ne sarà?
Rabbrividirono entrambi, al suono di quella voce. Il battito del loro cuore aumentò, quando udirono la risposta alla domanda:
- Se non è necessario, non uccideteli: devono essere processati come criminali. Sono cristiani anche loro, che credete? - concluse. Naruto era sicuro che in quel momento stesse mostrando uno schifosissimo sorriso.
- Bastardo - imprecò Sakura - Non ha minimamente intenzione di processarci: vuole solo portarci ai suoi superiori, per avere qualche altro disgustoso riconoscimento.
- Bisogna avvertirli - considerò il giovane. Poi, rivolto alla ragazza:
- Stai attenta. Trova un nascondiglio e rimani lì. Io vado a raggiungere i miei compagni.
- No, vengo anch’io - si ribellò lei - Vado alla stalla a curare i feriti. Hanno bisogno anche di me.
Il ragazzo avrebbe voluto proibirglielo, ma era una partigiana anche lei e sicuramente sapeva il fatto suo. Dopo alcuni brevi istanti di lotta interiore, annuì rassegnato.
- Però, pretendo di andare avanti: così, se vedo qualche nemico, non ci metterò molto a stenderlo.
La ragazza annuì a sua volta. Lasciò che Naruto entrasse per primo nel vigneto, consapevole che lui voleva coprirla con il proprio corpo, sorrise interiormente per ciò e lo seguì.


***

Bene. Secondo capitolo postato ^^. Non perchè, ma molti hanno capito che questo è l'unico capitolo. No, non è così: per vostra informazione, in tutto c'è un altro capitolo più l'epilogo e non so se postarli tutti insieme o divisi. Ditemi voi ^^.
Risposte alle recensioni (ah, quanto mi mancavano **):
Cleo92: Grazie mille per i complimenti ^^. L'ho già scritto, non mi aspettavo assolutamente di arrivare prima... Sono contentissima, perché questa è una fanfiction a cui sono molto affezionata, perché è NaruSaku e perché è ambientata nella Seconda Guerra Mondiale ^^. Spero continuerà a  piacerti!
bravesoul: Ciao! Che bello risentirti **! Lasciamo perdere le informazioni -.-''. Se mio padre guarda la cronologia, probabilmente penserà che sono diventata fascista, assassina e persino fanatica di fucili xD. Per fortuna, non sa nemmeno cos'è, la cronologia xD. Caratterizzare Kiba è stata una delle cose più divertenti insieme a trovare i nomi in codice xD.
Pai: Yamato è arrivato all'improvviso. All'inizio ci doveva essere Kakashi. Poi, però, per lui ho trovato un altro ruolo xD. Vedrai, vedrai...
Fallen Star: Mi dispiace deluderti, ma un seguito c'è ;). Continuerò a tormentarti ancora xD.
Clahp: Ciao **! Il NaruSaku si è evoluto, a quanto pare xD. Ma nel prossimo capitolo viene l'azione. Oh, se c'è azione... ;)
home_coming: Ma quale pasticcio! Anzi, grazie per la recensione ^^! Cavolo, i nomi... per fortuna quello di Rock Lee l'ho trovato subito, altrimenti penso che mi sarei messa le mani tra i capelli xD! Quello di Jiraiya, invece, non mi piace >.> Ma non ho trovato niente di meglio...
Ok, ho finito. Grazie mille per le recensioni ^^! Non sapete quanto fa piacere trovare un numeretto in più, nella colonnina dei commenti: continuate, vi prego, rallegrate la mia incasinatissima vita >. Bacioni, Marti
   
 
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