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Autore: Chainblack    20/03/2018    1 recensioni
In fuga dalla disperazione dilagante della Hope's Peak Academy, sedici talentuosi studenti vengono rapiti e rinchiusi in una località sconosciuta, costretti a partecipare ad un nuova edizione del Gioco al Massacro senza conoscerne il motivo.
Ciò che sanno è che, per scappare da lì, dovranno uccidere un compagno senza farsi scoprire.
Guardandosi le spalle e facendo di tutto per sopravvivere, i sedici ragazzi tenteranno di scoprire la verità sul loro imprigionamento sapendo che non tutti potrebbero giungere illesi fino alla fine.
Ambientata nell'universo narrativo di Danganronpa, questa storia si svolge tra i primi due capitoli della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- ...solo un momento -
Il frenetico flusso di pensieri di Xavier si arrestò violentemente.
Ogni singola fibra del suo cervello era impegnata ad elaborare innumerevoli scuse ed espedienti per distogliere quanto più possibile l'attenzione da Judith.
Non si sarebbe mai aspettato che un'occasione si presentasse autonomamente proprio in quell'istante.
Nonostante tutti fossero concentrati sulla questione alla mano, con occhi puntati sull'Ultimate Lawyer, una vocina flebile si fece largo in mezzo alla calca.
Tutti si girarono all'unisono, colpiti da quell'improvvisa rottura dell'atmosfera.
Piece Lesdar aveva timidamente alzato la mano.
Nessuno fiatò; Pierce si guardò attorno come per accertarsi di essere stato ascoltato. Realizzandolo, la tensione non mancò a sopraggiungere.
Pearl lo fissò, stranita. L'Ultimate Sewer non aveva ancora aperto bocca, ma la sua espressione era insolita.
Per quanto la ninja fosse intenzionata a proseguire lungo l'interrogatorio di Judith, ebbe come la sensazione che si trattasse di qualcosa di importante.
Dall'altro lato, Judith riuscì a trovare una breve finestra di respiro.
Michael non mancò di evidenziare quanto gli sembrasse una perdita di tempo bella e buona con una smorfia infastidita, ma non proferì parola.
June e Xavier sperarono vivamente in un miracolo che li togliesse da quella orribile situazione.
- ...dicci pure, Pierce - lo invitò Xavier.
Il sarto si grattò nervosamente il dorso della mano.
- ...credo che siamo sulla pista errata - asserì lui - C'è un dettaglio... un particolare che non abbiamo tenuto in considerazione -
- Cosa...? - sibilò Pearl - Di che stai parlando? -
Xavier assistette a quell'improvvisato Deus Ex Machina che era appena giunto a fornirgli una scappatoia. Non mancò di approfittarne, scavalcando prontamente  l'interdizione mostrata da Pearl Crowngale.
- Di che cosa parli, Pierce? Spiegaci - perseverò Xavier.
- S-sì! Abbiamo mancato qualcosa? - lo appoggiò June.
- B-beh... non è esatto. E' piuttosto un elemento che non avevo considerato io, ma che potrebbe avere un impatto diverso alla luce delle nuove informazioni che abbiamo estrapolato dal contesto - si giustificò Pierce.
- Poche storie; va al punto - sbottò Michael.
Pierce si voltò rapidamente verso Judith; quest'ultima era visibilmente in ansia. La facciata di finta tranquillità stava venendo meno.
Il frammentarsi di quella pesante maschera stava divenendo più evidente.
L'Ultimate Sewer tirò un lungo sospiro.
- Ok, riconsideriamo un punto importante degli alibi - cominciò Pierce - Abbiamo detto che Karol è stato ucciso in una finestra temporale che va fino alle... undici e mezza, circa. Era difficile definire un orario perché il decesso era recente. Ciò significa che l'omicidio poteva essere avvenuto... beh, anche poco prima dell'annuncio, giusto? -
- E' esatto - confermò Michael - Per quanto quel "poco prima" sarebbe almeno una mezz'ora, direi -
- Bene, tutto torna - annuì lui - Dunque... c'è un dettaglio di ciò che è avvenuto stamattina che non ho menzionato... non ci avevo quasi neanche pensato, ma in realtà non lo ritenevo importante e lo ho tralasciato -
- E sarebbe? - Pearl stava chiaramente pendendo dalle sue labbra.
Pierce si morse il labbro inferiore con un movimento impercettibile.
- ...durante la mia conversazione con Xavier... mi sono addormentato - disse - Così, di botto. Probabilmente era dovuto alla stanchezza accumulata. E sono abbastanza  certo di essermi appisolato pochi minuti dopo le undici... -
Xavier alzò un sopracciglio. Quell'informazione era stranamente sospetta.
- Ti sei addormentato? - chiese June - Ammetto di non avere effettivamente capito la rilevanza della cosa... -
- E-ecco... il punto è che: al mio risveglio Xavier non c'era più... - mormorò - Mi sono svegliato col suono dell'annuncio, ma a quel punto era passato già diverso tempo... -
Un'improvvisa realizzazione colpì l'Ultimate Detective come un fulmine a ciel sereno. Avvertì una secchezza alle labbra.
- Cos...? Cosa!? - esclamò Xavier.
- I-in realtà... Xavier non ha esattamente un alibi per tutta la durata del mattino... - proseguì Pierce.
- Un momento... perché te lo fai uscire solo adesso? - il tono di Pearl era profondamente contrariato.
Pierce tentennò per un attimo.
- Durante l'ultima d-discussione... mi hai fatto notare che Judith e Xavier erano stati i primi ad arrivare... - disse lui - Certo, sospettare di Judith ha senso, ma... non credete che la presenza di Xavier fosse... inusuale? -
Xavier Jefferson rimase momentaneamente basito. 
- Pierce... ma cosa...? - poggiò istintivamente una mano sul banco - Ma che vai dicendo...!? Io...! -
- Xavier - lo bloccò Pierce Lesdar, mostrando un'espressione serissima - E' un qualcosa che non posso ignorare... spero potrai perdonarmi, ma ho bisogno di sapere se non sei davvero il responsabile di questo delitto... -
Una scintilla scoppiettò nei pensieri di Xavier; qualcosa si era come illuminato.
Quell'ultima frase, quelle parole di Pierce, avevano risvegliato un ricordo.
"Spero potrai perdonarmi...?" pensò Xavier "Pierce mi... ha già detto... questa cosa"
Accadde in una frazione di secondo. Xavier ricordò. 
Ricordò esattamente quella brevissima conversazione avvenuta con l'Ultimate Sewer verso la fine del viaggio in ascensore, appena prima di entrare in aula.
Ricordò i passi felpati dell'Ultimate Sewer, venuto a confidargli qualcosa senza scopo né significato, qualcosa che non aveva ancora assunto un senso concreto.
" ...potrei dover ricorrere... ad uno stratagemma forzato. Qualcosa che non ti piacerà, ma che potrebbe rivelarsi necessario... spero potrai perdonarmi"
Gli occhi dei due ragazzi si incontrarono: Xavier vide all'interno delle sue pupille qualcosa di simile ad una supplica.
"...lo ha capito. Pierce... ha capito tutto" realizzò il detective "Ha capito che Judith ha assassinato Karol; lo aveva intuito parecchio tempo fa. L'orario che ha appena fornito agli altri è falso; non mi sta davvero accusando...!"
Pierce gli mandò un ultimo cenno.
Xavier annuì.
"...mi sta guadagnando tempo!"
- Aah, tutto si spiega... - fece la voce di Michael - Mi stavo giusto domandando il significato di quella certa prova -
- A cosa ti riferisci, Mike? - sospirò Xavier - O davvero credi che questa fanfaronata di Pierce sia veritiera? -
- Lo vedremo, Xavier - sibilò il chimico - Spero tu non abbia dimenticato che, fin dal principio, sei stato il sospettato numero uno di questo caso! C'è un messaggio scritto col sangue sotto la mano di Karol, ricordi? E non vi sono dubbi che lo abbia scritto lui! -
Jefferson era già da tempo venuto a patti che non si sarebbe liberato facilmente di quel messaggio e che sarebbe venuto a tormentarlo durante il processo.
- Già... la scritta nascosta sotto il palmo - commentò June - Erano solo due lettere, però -
- Quello "Xav", intendi? Non sarà un po' forzato? - osservò Judith - Non è un nome completo, ma solo le iniziali. Sicuri che non voglia... significare qualcos'altro? -
- Piuttosto difficile - obiettò Pearl - Se è stato davvero Karol a scriverlo, allora deve necessariamente riferirsi al suo assassino. La "X", la "a" e la "v", e in quel dato ordine, non si riferiscono a nessun altro di noi. Chi altri ha una "X" nel nome o nel cognome? -
- Accidenti, Pearl. Fino a poco fa eri disperata di incolpare Judith, e adesso guardati - la provocò il detective.
- Come, prego? Ti infastidisce che Pierce abbia messo su un argomento più convincente e i sospetti siano ricaduti su di te? - Pearl lo fulminò sul posto - Farai meglio a non prendere con leggerezza la tua situazione, Xavier -
Il ragazzo sbuffò; inscenare la pantomima si stava rivelando complicato.
- Pierce ha posto un quesito sensato, sì. Ma ha tralasciato una cosetta -
- D-di che parli...? - 
- Pensateci: l'omicidio è avvenuto a causa dell'impatto con un corpo contundente, no? - spiegò Xavier - Non è ovvio ritenere che Karol sia morto sul colpo? -
- Sul colpo... capisco cosa vuoi dire - mormorò Judith - Il trauma deve essere stato forte. Karol potrebbe essere morto istantaneamente -
- E dubito che un cadavere abbia potuto lasciare un messaggio. Ergo: qualcuno ha cercato di incastrarmi - 
- Bah! Non correre troppo... - lo bloccò Michael, interrompendolo - Stiamo parlando di un colpo subito di lato, non piazzato sulla sommità del cranio. Letale, senz'altro, ma Karol è sicuramente deceduto qualche istante dopo essere stato colpito. Vi era tutto il tempo di lasciare un breve messaggio... -
Xavier avvertì un formicolio alle gambe. Non indietreggiò.
- E cosa ti rende talmente sicuro che sia stato lui stesso a lasciarlo? Potrebbe essere stato chiunque! -
- Le dita di Karol erano sporche del suo stesso sangue, no? - rispose Pearl - Ma il suddetto sangue era sparso solo intorno alla testa: come ci è finito sulla mano? -
- E inoltre... - aggiunse June - Il sangue non era da nessun'altra parte... e dubito che il colpevole abbia usato la mano di Karol per scriverlo... -
- P-perché lo escludi a priori...!? - Xavier era scandalizzato - E' quasi ovvio pensare che qualcuno abbia utilizzato il braccio del cadavere per lasciare una finta annotazione! -
- E allora perché la scritta era nascosta? - intervenne Michael - Se non avessimo spostato la mano, non la avremmo neanche notata. Mi vuoi dire che l'assassino la ha creata e poi... mimetizzata? Un piano peculiare quanto assurdo -
- ...è possibile che Karol vi abbia messo sopra la mano per impedire che... l'assassino la scoprisse? - fu il commento di Judith, che non sprizzava sicurezza da ogni poro.
- N-no... un momento... -
- Il che vuol dire che l'assassino è rimasto nei paraggi...? - osservò June - Forse Karol ha dovuto fare in questo modo perché il colpevole non se ne era andato immediatamente -
- E ciò dà consistenza all'idea che il colpevole sia una delle persone giunte per prime sulla scena - Pearl lo additò - Alla fine rientri sempre tu, Xavier -
L'Ultimate Detective si sentì morire internamente, ma non aveva intenzione di demordere.
Nonostante ciò, l'assestamento del caso non andava in suo favore.
All'improvviso, un altro aiuto inaspettato giunse a soccorrerlo.
- Aspettate un attimo...! - stavolta era Judith Flourish ad immischiarsi - Mi è sorto un dubbio considerevole -
Michael Schwarz si mostrò esterrefatto.
- Ah...? Proprio a te, Judith? - brontolò - Credevo che fossi propensa a seguire una linea di pensiero che ti scagiona, dico bene? -
- Discolparsi non significa tralasciare indizi significativi solo perché ci torna scomodo, Michael - lo rimproverò lei.
- Bah! Fa un po' come ti pare -
- Dicci, Judith. Cosa hai notato? - la incitò Pearl.
L'Ultimate Lawyer si schiarì la voce.
- Abbiamo stabilito l'eventualità che il colpevole fosse rimasto nei paraggi per brevissimo tempo, e soprattutto che non avesse notato la presenza della scritta nascosta sotto la mano -
- ...mh, sì. Fin qui tutto torna - annuì Pierce.
- Ma non è... strano? Voglio dire: c'era una scritta ben più evidente ed incriminante sulla scena: quella sulla lavagna! - esclamò - Perché il colpevole dovrebbe averla lasciata intonsa se era talmente incriminante? -
Il momento di incertezza che ne seguì fece inizialmente credere a Judith di aver estrapolato una pista rispettosamente sensata.
Le sue tenui speranze vennero incontrovertibilmente sradicate da un Michael Schwarz particolarmente aspro.
- ...tutto qui? E' piuttosto ovvio, se me lo chiedi -
- Non vi è nulla di ovvio, in questa faccenda...! - protestò lei - Se credi di aver trovato una spiegazione plausibile, illuminaci -
- Ha ragione; ammetto di non aver intravisto un senso ragionevole... - ammise June - Che cosa hai dedotto, Mike? -
Il chimico sospirò, come se la risposta fosse talmente ovvia da non meritare nemmeno una delucidazione.
- A volte la risposta corretta è la più semplice - disse - Karol si è semplicemente sbagliato -
L'Ultimate Lawyer si mostrò interdetta.
- Come... sarebbe a dire? Si è "sbagliato"!? -
- Pensaci: siamo partiti dal presupposto che Karol avesse intuito l'identità del traditore. Ha aggredito qualcuno, e quel qualcuno lo ha ucciso per difendersi; o almeno questo è il piano ipotetico che abbiamo costituito. Ma che prove abbiamo che Karol avesse effettivamente fatto centro? -
- Q-questo è vero... - sussurrò Pierce - Se l'assassino non ha cancellato la scritta, vuol dire che non la trovava incriminante -
- In pratica, l'assassino potrebbe non essere il traditore... - concluse Pearl - Ma stiamo divagando. A prescindere dalla validità di questo punto, ciò non ha niente a che vedere con Xavier. Le prove a suo carico non si sono di certo attenuate -
- Un attimo...! - 
Stavolta fu Xavier ad intromettersi prepotentemente nella discussione.
Il resto della classe tornò a concentrarsi su di lui; Judith avvertì una bruciante sconfitta.
- Xavier... hai qualcosa da dire...? - il tono di June sembrava supplichevole, come se lo scongiurasse di dar loro torto.
- ...Judith ha ragione: questo caso è troppo strano, ha troppi punti incongruenti! - disse lui - Abbiamo tirato su un discorso ipotetico senza basi concrete, andando principalmente per ipotesi. Numerose prove ancora non sono state spiegate; come possiamo raggiungere un verdetto in questo modo!? -
Pearl Crowngale incrociò le braccia; la sua espressione tradiva un'ombra di profondo dubbio.
- Abbiamo prove a sufficienza per stabilire un andamento plausibile dei fatti - asserì lei - Sono convinta che quanto abbiamo detto fino ad ora sia corretto: Karol ha tentato di uccidere qualcuno, e quel qualcuno lo ha eliminato nel tentare di proteggersi. Quali sono queste prove senza senso di cui parli? -
- Ad esempio... il flacone vuoto - disse, aggrappandosi ad ogni appiglio possibile - E' stata rinvenuta una fiaschetta vuota sulla scena del crimine; forse la stessa che ha usato Kevin. E' un elemento completamente fuori posto, no? Deve per forza essere correlata all'omicidio! -
- Bah! Ancora una volta stiamo riponendo la nostra attenzione su un dettaglio futile! - bofonchiò Michael - Dopo l'omicidio di Hillary, il flacone è stato lasciato nell'orto botanico, lì dove lo aveva custodito Kevin. Chiunque avrebbe potuto appropriarsene, quindi non è una prova che ci conduce da qualche parte -
- E non reputi che possa essere stato utilizzato nel delitto? - osservò Judith - Potrebbe avere un ruolo che non possiamo neppure immaginare -
- In effetti è sospetto... - aggiunse Pierce, dando loro corda - Forse potremmo dedicare del tempo a stabilire che parte ha giocato nella vicenda... -
Si creò un vuoto di silenzio.
La continua ed imperterrita insistenza aveva portato Pearl e Michael a zittirsi, contemplando i nuovi sviluppi.
Seppur grondante di sudore, Xavier fece di tutto per riuscire a mantenere il sangue freddo. 
Ma il suo intuito non stava mentendo: i compagni stavano lentamente mangiando la foglia.
"Non trovo nessuno sbocco... niente che possa aiutarmi a dedurre l'identità del traditore...!" Xavier strinse i pugni con rabbia "Di questo passo... potrei dover..."
- ...che strano -
A sorprendere tutti fu la voce di June Harrier.
L'Ultimate Archer si rese conto solo in seguito di aver pronunciato a voce alta quello che credeva essere un pensiero.
Ne seguì un momento di imbarazzo.
- A cosa ti riferisci? - chiese Judith.
- Ah...! Ecco... - balbettò lei - E' una strana sensazione... ho come l'impressione che questo processo sia diverso dagli altri -
- Tu dici? A me sembra lo stesso battibecco dove tutti dubitano di tutti - commento acidamente Michael.
- No, ti sbagli - il volto di June si fece serissimo - A differenza delle altre volte... -
La ragazza sembrò non voler concludere la frase.
Il sesto senso di Xavier gli suggerì che poteva trattarsi di un'arma a doppio taglio, ma fu comunque deciso a provarci.
- Parlaci, June. Che cosa ti sta dando da pensare? - chiese il detective.
Lei si decise finalmente ad esprimersi, ma apparve comunque un'azione sofferta.
- ...e' come se fossimo suddivisi in due -
- In... due? - ripeté Judith.
- Di solito lo ho sempre avvertito come un "tutti contro tutti", ma stavolta ho la sensazione che si siano venuti a creare due gruppi distinti in contrasto -
Pearl si massaggiò il mento.
- Comprendo cosa intendi; è come se vi fossero due sfere di influenza che tentano di sovrapporsi... - disse la ninja.
- C-che cosa... dovrebbe significare...? - chiese Pierce, anche se sapeva che la risposta non gli sarebbe piaciuta.
June prese, infine, il coraggio a due mani.
- Xavier, Judith, Pierce... - mormorò - Voi... ci state nascondendo qualcosa, vero? -
Passò un lunghissimo istante di panico.
I tre menzionati deglutirono quasi all'unisono. Era comune vedere June infervorarsi, ma più raro era il vederla talmente seria riguardante un proprio sospetto.
Il fatto che non stesse dando in escandescenze, memento dell'infelice confronto con Michael di pochi giorni prima, diede ancora più peso alla situazione.
Persino Pearl e Michael, riconoscendo la concretezza di quell'asserzione, decisero di lasciarla parlare.
- Cosa stai dicendo...? - fece Xavier - Noi tre staremmo... celando qualcosa? -
- Ho avuto questa sensazione... - gemette June - Avete tutti messo in campo argomenti validissimi, ma è stato strano. Xavier, sei sempre stato il più brillante del gruppo,  durante i processi. Non mi aspettavo niente di meglio dall'Ultimate Detective, ma nel corso dell'udienza non hai fatto altro che sviare l'attenzione verso dettagli più generici e meno rilevanti. Non... non è da te, ecco -
L'unica pupilla di Xavier Jefferson rimase paralizzata verso un punto fisso. Lo sguardo di June era severo, ma al contempo quasi triste.
Una mestizia dovuta al trovarsi obbligata ad accusare un compagno.
"Ha realizzato tutto questo... solo ascoltandomi...?"
- Come potresti aver dedotto qualcosa di simile? E' assurdo che... -
- Xavier, siamo rimasti in sei - lo bloccò June - Noi sei siamo qui fin dall'inizio, siamo i sopravvissuti. Abbiamo passato assieme un periodo di tempo di gran lunga maggiore rispetto agli altri. Credo... di aver imparato a conoscervi, oramai -
- Conoscerci...? - mormorò lui, stupefatto - Tu... tu non sai un bel niente di me... -
- Potrò non conoscere il tuo passato, ma ciò non vuol dire che sia completamente insensibile a ciò che provi! - lo additò lei - Io sono una persona empatica, e colgo certe sfumature! Ti stai comportando in modo strano, e vale anche per Judith e Pierce! Siamo compagni, no!? Dovremmo collaborare, ma...! -
- June... io non volevo che... - gemette Judith.
- Ancora con questa storia... - sospirò Michael - June, ti ostini a vedere degli amici in coloro che sono tuoi rivali. Quante volte dovrò ripetertelo? -
June Harrier sbatté con forza il piede sul pavimento del tribunale, zittendo in un istante anche il borioso Ultimate Chemist.
- Chi se ne importa! - strepitò lei - Ho passato più di un mese con voi superando le più orrende e macabre avversità della mia vita! Non riesco a non considerarvi... miei amici! S-sì, uno di noi è un assassino, ma... abbiamo già stabilito che è stato un omicidio per difendersi, no...? -
- Non importa. Chiunque sia stato sta mascherando la propria colpevolezza - osservò Pearl - E, così facendo, minaccia la nostra vita. E' un fatto inconfutabile -
- ...può essere - sospirò l'arciera - Ma io riesco comunque ad avvertirlo. C'è qualcosa che non mi convince in questa brutta storia. E, considerando che non possono esserci complici, è impossibile pensare che più di una persona abbia a che vedere con la morte del Prof... ma allora perché sento che in più d'uno stanno mentendo!? -
June Harrier dovette sforzarsi di mantenere all'interno le lacrime, ma gli occhi lucidi e il rossore delle gote tradirono quel suo attimo di debolezza.
Pierce Lesdar provò un'istintiva vergogna e abbassò lo sguardo.
- June... noi... - Judith pronunciò quelle parole con enorme difficoltà - Noi non... -
- Si tratta solo di un tuo sentore... senza fondamento - asserì improvvisamente Xavier.
Più di uno sguardo si rivolse verso il detective.
- Come...? - gemette l'arciera.
- Che ti prende, Xavier? - lo ammonì Pearl con un'occhiataccia.
Lui inspirò profondamente.
- Lo hai detto tu: non esistono collaborazioni negli omicidi - asserì - E' già difficile che due persone possano avere qualcosa da celare, ma addirittura tre? -
- Io... io credevo che... - singhiozzò l'arciera.
Il detective perseverò.
- E' semplicemente assurdo - sentenziò lui - Ciò che dovremmo fare adesso è... -
- Fermo lì, Xavier -
La mano del ragazzo si contrasse. Si voltò leggermente verso destra.
Pearl Crowngale lo stava fissando con estremo interesse.
Vi fu un rapido scontro visivo.
- Pearl? Cosa c'è? -
- Sai, June ha detto una cosa interessante - osservò lei - Una cosa che mi ha... dato da pensare -
Lui deglutì.
- Illuminaci, allora -
- June non ha tutti i torti quando dice che il rapporto tra noi sei è... "diverso" - continuò la bionda - Siamo giunti fino a questo punto scampando assieme alla morte. Alcuni del nostro gruppo hanno stabilito qualcosa di ben più di un semplice rapporto. Basti pensare a Lawrence e Vivian, e l'affetto per quest'ultima che provava Hillary. Chissà... che in qualche modo non si sia venuto a formare qualcosa di vagamente simile...? -
Le unghie di Xavier raschiarono il banco di legno. I palmi cominciarono a sudare copiosamente.
- Come...? Cosa!? - esclamò Michael, stizzito - Ho capito bene ciò che vuoi dire!? -
- Sì, credo di sì. Reputo veritiere le parole di June: il nostro rapporto potrebbe essersi pericolosamente approfondito - disse la ninja, con voce gelida - Non mi sorprenderebbe se qualcuno stesse, in qualche modo... cercando di proteggere qualcun altro senza un motivo specifico -
- Questo... questo è un tantino esagerato, n-non credete...? - si giustificò Pierce - D-dopotutto, chi metterebbe a repentaglio la propria vita per...? -
- E se le cose fossero diverse? - lo interruppe Pearl - Se il suddetto "complice" stesse difendendo l'assassino NON perché è intenzionato a farlo, ma per un mero atto di fede? Magari è semplicemente convinto che l'omicida sia innocente, a prescindere dalle prove. Il che mi porta a pensare ad un caso in particolare... -
"No, Pearl..." si urlò mentalmente Xavier "Non farlo, dannazione! Non dirlo!"
- P-Pearl, mi stai facendo paura... - gemette June - C-credi davvero che...? -
- Oh, sì. Mi hai aperto gli occhi, June; te ne sono grata - fece la bionda - Abbiamo già avuto a che fare con un caso similissimo, durante la nostra seconda visita al tribunale: una difesa pedissequamente eretta per difendere un'assassina per il solo fatto di aver creduto in lei. Ho l'impressione che sia un deja-vù -
- Pearl! - gridò Judith, inorridita - Che diavolo... che diavolo stai...!? -
Gli occhi di ghiaccio di Pearl Crowngale fecero raggelare l'intera stanza. Le orbite cristalline della ninja offuscarono ogni singola protesta.
Gli altri cinque non poterono che assistere in silenzio.
- Tagliamo corto, Judith. Ancora una volta sei convinta di star proteggendo un innocente, vero? Proprio come accadde con Hayley, ti fai accecare dai sentimenti - la accusò lei - E anche stavolta stai remando contro di noi insabbiando l'innegabile verità: l'assassino di Karol è Xavier -
Il tempo parve quasi andare a rallentatore, una volta pronunciate quelle parole.
Le voci degli altri cinque andarono a formare un miscuglio cacofonico senza né capo né coda.
Xavier si immerse in una profonda riflessione solitaria, in compagnia unicamente di se stesso.

"...siamo alla frutta. Non c'è più spazio per alcun dibattito.
Ho sottovalutato June e la sua capacità di comprensione.
Ho sottovalutato Pearl, il suo acume e la sua adattabilità.
Ho creduto davvero di potercela fare, con l'aiuto di Judith e Pierce.
Credevo di poter trovare il traditore, credevo di poter mettere la parola fine a questo incubo.
Credevo... di poter... salvare Judith.
Sono stato un idiota, non c'era alcuna pista che potesse portarmi a rivelare l'identità del traditore. Solo prove circostanziali.
Non è Judith a farsi accecare dalla speranza. Sono io.
E ora voteranno per me. Voteranno per me, e saremo tutti morti.
Tutti tranne... Judith? Si potrebbe definire un finale accettabile...? 
No.
No, non lo è. 
Lasciarla da sola, con questo fardello? Sarebbe come uccidere anche lei.
E io, dal canto mio, nemmeno voglio morire.
C'è solo un'unica cosa da fare. L'ultima.
Mi tremano le mani, le gambe, ogni muscolo si contorce. Il mio corpo si ribella a causa della paura, ma non ho altra scelta.
E' ora, o mai più. 
Devo tirare ad indovinare.
Uno di noi è il traditore; la morte di uno di noi può significare la salvezza di tutti.
Chi è...? Chi può essere? 
Michael? Pearl? Pierce? June? O... o addirittura...
E' davvero possibile che...?
"
- No -
Nel momento in cui Xavier tornò in sé, realizzò che era passato circa un minuto.
Tutto ciò che aveva udito era una determinata negazione.
Si voltò verso Pearl: quest'ultima apparve come stizzita.
- ...come, prego? - fece la ninja.
- Ho detto: No. Ti sbagli, Pearl -
L'Ultimate Lawyer si era stagliata contro le parole della bionda con una determinazione incrollabile.
Xavier osservò lo sguardo serio e profondo della ragazza, velato a metà da una ciocca di capelli corvini e un largo fermaglio floreale dal colore candido.
- Hai ancora intenzione di difendere Xavier...? - sbottò Michael, disgustato - Non hai imparato la lezione? -
- Credimi, la ho imparata eccome - sospirò Judith - Basta con questa assurda messinscena. Facciamola finita -
Il mondo sembrò crollare.
Xavier Jefferson prese aria con tutti i polmoni nell'istante in cui realizzò cosa stava per accadere.
- J-Judith...! -
- Xavier è innocente. E lo dimostra un fatto concreto -
- Judith! NO! SMETTILA! -
June e Pierce non osarono dire una parola. Forse rapiti dall'andamento del discorso, forse spaventati dall'improvviso scalpitare del detective, si trovarono inibiti a proferire parola.
Michael e Pearl si accodarono al silenzio, lasciando che l'Ultimate Lawyer si esprimesse.
Vi fu un ultimo, lampante segno di sforzo.
Judith Flourish superò ogni ostacolo emotivo, sganciandosi una pesantissima e gravosa zavorra dalla coscienza.
- La verità è una sola: Xavier non può averlo ucciso... -
- JUDITH! NO! NO! -
- Perché sono stata io -
In un attimo, il grido di Xavier perse energia fino a morire lentamente nella sua gola, oramai rinsecchita.
Udire quelle parole fu un rapido colpo di ghigliottina.
Quella speranza troppo forte che lo aveva fatto smarrire si spense in un singolo, rapidissimo istante; ne seguì solo il buio.
Nessuno fiatò; solo volti pallidi, confusi e spaventati fecero da contorno alla confessione.
Ancora una volta, il mondo intero si fermò, come se il tempo stesso avesse smesso di scorrere.
- ...lo ho ucciso io... con le mie... stesse... mani... -




Judith Flourish avvertì uno strano ed inusuale senso di leggerezza, come se un peso estremamente gravoso si fosse appena sollevato dal suo stomaco.
La sensazione di agitazione si era lentamente appianata, lasciando posto ad un vuoto emotivo che andava man mano riempiendosi di sentimenti misti.
Osservò le proprie mani, che fino a poco prima tremavano dalla paura; erano immobili, tiepide. Calme. Innaturalmente calme.
Lasciò cadere le braccia con un pesante sospiro; sentì l'impulso di liberarsi di quegli ultimi detriti psicologici svanire nell'oblio.
Non aveva idea del perché si sentisse così tranquilla, e la cosa quasi la turbava.
Esteriormente, però, dava un'impressione diversa.
Il suo volto pallido e posato era solcato da alcune lacrime che, rigandole dolcemente il volto, cadevano silenziosamente sul pavimento.
Si tenne il petto con la mano, attendendo il momento in cui anche il suo battito cardiaco tornasse perfettamente regolare.
Si passò la manica della giacca sulle gote, asciugandosi lacrime che venivano, però, rapidamente rimpiazzate.
Tutto ciò che Judith stava cercando di fare era di darsi un contegno e affrontare la propria situazione in maniera dignitosa.
Pearl e Michael evitarono qualunque commento; il processo era oramai terminato e non occorreva più alcun sostegno verbale.
Ciò che volevano sapere era a portata di mano, ed era solo questione di tempo.
Dal lato opposto, Pierce Lesdar si stava mordicchiando nervosamente le unghie delle mani, probabilmente roso da un profondo senso di colpa ed impotenza.
June Harrier apparve come la più emotivamente vulnerabile; rifugiandosi nel pensiero di aver oramai già assistito ad un fin troppo elevato numero di eventi orrendi, credeva oramai di poter affrontare qualunque cosa. La confessione di Judith le aveva dimostrato per l'ennesima volta che così non era.
Infine, Xavier Jefferson se ne stava in silenzio con sguardo torvo e iracondo.
La sua mano stava grattando furiosamente il legno del banco, fino a scorticarlo.
Le vene del collo erano rigonfie, e ogni singola fibra del suo corpo urlava e lo implorava di sfogare quell'eccesso di rabbia condensata.
Avvertì il desiderio di urlare al mondo intero la propria frustrazione, soffocando quel potente impeto con ogni briciolo residuo della propria mente annebbiata.
Il confronto finale era giunto.
Judith Flourish appoggiò entrambe le mani sul banco, fronteggiando tutti gli altri cinque compagni.
Fece come per dire qualcosa, ma le parole non uscirono. Si bagnò le labbra e si schiarì la voce, ma fu tutto inutile.
- ...Judith -
L'Ultimate Lawyer si voltò di scatto: a parlare era stata Pearl.
Gli occhi glaciali si erano momentaneamente resi quieti; il suo volto espresse compassione. 
Le rivolse un cenno comprensivo.
- Ti ascoltiamo - disse, infine, l'Ultimate Ninja.
Judith abbozzò un sorriso, ringraziandola.
Poi prese un'ultima boccata d'aria prima di cominciare.
- ...stamattina sono andata... da Karol - raccontò, con voce sommessa - Doveva essere un incontro come tanti altri, ma era da diversi giorni che non occorrevano. Karol è stato schivo anche nei miei confronti in questo periodo... -
Prese una breve pausa per deglutire.
- Quindi sei... davvero andata da lui... - June stentava ancora a crederci.
- Sono giunta in aula in breve tempo, credo fossero passate le dieci. Non saprei dire, non ho davvero tenuto conto dell'orario... - continuò lei - E' lì che le cose sono precipitate... ho incontrato Karol, ma non mi stava degnando di uno sguardo. Lo ho pregato più e più volte di tornare dal gruppo, ma era come se non mi stesse sentendo... -
- Karol... ti ha ignorata? - commentò Pierce - E' davvero strano, da parte sua -
- Non so cosa stesse pensando in quell'istante, ma non ha battuto ciglio... e poi... - la sua mano ricominciò a tremare - E' accaduto tutto lì...! E' avvenuto così in fretta che a volte mi domando se la mia vista non mi abbia giocato un brutto tiro... -
L'Ultimate Chemist si fece avanti.
- Secondo ciò che abbiamo dedotto... - osservò Michael - ...Karol deve averti assalita -
La gravosità di quelle parole furono un colpo pesante.
Judith singhiozzò.
- S-sì... ha estratto quel maledetto coltello, e... mi è corso incontro brandendolo! - esclamò - Non... non sapevo cosa fare, ero terrorizzata! L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che... stavo per morire. Credo di aver urlato... e la mia mano ha agito da sola... -
- E con ciò vorresti dire che... - la esortò Pearl.
- ...mi sono schiacciata contro la parete. Ho allungato il braccio per afferrare qualunque cosa potesse difendermi, completamente alla cieca - Judith descrisse l'accaduto come se la scena stesse avvenendo una seconda volta, proprio in quell'istante - Avevo chiuso gli occhi dal terrore, non riuscivo più neanche a ragionare. Non appena li ho aperti, ho visto la mano di Karol puntare al mio collo con un coltello alla mano... così, appena ho avvertito che le mie dita stavano toccando qualcosa, ho semplicemente... colpito -
- C-colpito... - Xavier si ritrovò a ripetere quelle esatte parole - Lo hai colpito... col mappamondo? -
Lei annuì con aria lugubre.
- Non avevo neppure idea di cosa fosse fino a che non ho guardato, ma sì. Era il globo terrestre situato sul mobile... - avvertì una fitta al petto - La prima... cosa che ricordo non appena ho ripreso conoscenza era la sagoma di Karol che... si afflosciava al suolo... -
Ne seguì un breve silenzio. Nessuno ebbe il coraggio di romperlo, e toccò a Judith proseguire e rispondere alle domande che nessuno aveva la forza di porre.
- ...credo che un po' del suo sangue mi sia schizzato sul volto. Non ci ho nemmeno fatto caso, perché ho preso a correre subito dopo... -
- Sei corsa via, dici? - chiese Pearl.
- Sì... senza nessuna esitazione. Ho aperto la porta e sono scappata senza mai voltarmi indietro... - gemette lei, con gli occhi che secernevano altre lacrime - Ho  raggiunto il bagno delle ragazze e mi ci sono chiusa dentro, serrandolo... sono rimasta lì dentro, a piangere, per un periodo di tempo che non saprei calcolare... -
Xavier scattò in avanti col busto, colto dall'impeto.
- Judith, sei assolutamente certa che Karol fosse morto, quando lo hai visto!? - intervenne lui.
- C-come...? Io non... -
- Hai detto di essere andata via di corsa senza pensarci due volte, no? E' possibile che...!? -
- Xavier - 
La voce imperativa di Michael lo redarguì con quel singolo richiamo. L'Ultimate Detective gli lanciò uno sguardo di sfida.
- Cosa vuoi...? -
- Non credi sia ora di finirla con questa ridicola farsa? Continui a cercare spiragli di innocenza anche dopo una confessione simile...? - lo ammonì il chimico, con sguardo severo.
- "Farsa"...? Di che accidenti stai...? Credi che sia un gioco, per me!? - 
- Affatto. Ma mi pare ovvio, oramai, che fin dal principio hai preso le difese di Judith perché sapevi benissimo ciò che era accaduto - lo accusò lui - O sbaglio? -
Per la prima volta, Xavier si ritrovò completamente a corto di parole da utilizzare per confutare quanto detto.
- Hey, un momento! - intervenne June - A-anche io ho avvertito che vi era qualcosa di strano nel suo comportamento, ma addirittura arrivare a dire che Xavier fosse un complice dal principio è...! -
- ...corretto. E'... corretto, June - Judith la bloccò - Xavier... ha cercato di aiutarmi -
La mascella dell'Ultimate Archer sembrò quasi staccarsi dalla sua faccia.
- COS-..!? -
- Dunque le cose stanno così... - commentò Pearl, tra sé e sé.
Judith si schiarì la voce.
- Dopo essere uscita dal mio rifugio sono stata colta da un'ansia lancinante... avevo il terrore di averlo ucciso, e dovevo accertarmene... - raccontò, con un grosso nodo alla gola - Sono arrivata lì, ho visto Karol... e sono scappata di nuovo. Mi ero resa conto di... averlo ucciso. Volevo andare via, rinchiudermi in camera e non farmi vedere da nessuno. Ero terrorizzata all'idea che qualcuno mi vedesse. Ed è stato lì che... -
- ...che hai incontrato Xavier? - optò Pearl.
L'Ultimate Lawyer si limitò ad annuire, mentre il detective abbassava lo sguardo con rassegnazione.
- Aveva appena lasciato il ristorante, e ci siamo incrociati... - proseguì l'avvocatessa - Non ho più retto, e gli ho raccontato tutto... non ho nemmeno pensato di stare firmando la mia condanna a morte, gli ho semplicemente rivelato ogni cosa in un delirio disperato... -
Michael Schwarz incrociò le braccia, sospirando.
- Ed ecco spiegati tutti i movimenti della mattinata... - commentò - Ma il mistero più grande rimani tu, Xavier. Cosa diavolo ti eri messo in testa!? Perché hai voluto dare una mano a Judith pur sapendo che facendolo avresti messo a rischio la tua stessa vita!? -
L'Ultimate Detective rivelò una scintilla sospetta brillare nella sua unica pupilla.
Infilò le mani in tasca, guardandosi attorno con circospezione.
Ogni singolo membro della classe pendeva dalle sue labbra, in cerca di risposta.
- ...lo ho fatto per un motivo ben preciso - disse, infine - Volevo concludere il gioco al massacro -
- Concludere il...? - Pierce rimase confuso - Il tuo obiettivo era finire il gioco? -
- Monokuma è stato piuttosto esplicito. Il gioco può finire in due modi; numero uno: non restano più partecipanti... - rispose lui - Numero due... -
- ..."esporre il traditore" - Pearl gli completò la frase.
- Ma certo...! Il traditore! - esclamò June, con sorpresa - Quindi il tuo scopo era trovarlo!? -
Xavier annuì lentamente.
Ripensò intensamente a tutti gli sforzi conseguiti per giungere in quello che sembrava essere un vicolo cieco in tutto e per tutto.
Una grama frustrazione lo colse.
- ...se lo avessi trovato prima della fine di questo processo, allora il gioco sarebbe finito - asserì - E con ciò... -
- ...Judith sarebbe stata salva. Brillante - Michael si lasciò scappare un complimento. Il suo indicibile astio per gli assassini sembrava essersi attenuato.
- Lo hai fatto per Judith...? - gemette June - Santo cielo... -
- E, dimmi: sei riuscito a coinvolgere anche Pierce nel tuo piano? - domandò Pearl.
L'Ultimate Sewer balzò dalla sorpresa di essere citato.
- Ah... io...! - balbettò lui -
- E' chiaro che ne sei rimasto invischiato, Pierce - osservò Pearl - Ma non capisco come, né perché -
- No, lasciate che vi spieghi - li rassicurò Xavier - Il mio piano originale comprendeva la partecipazione solo di me e Judith. Pierce si è... come dire? Offerto volontario -
Diverse paia di occhi si rivolsero verso l'Ultimate Sewer, divenuto sempre più piccolo dall'imbarazzo.
- Hai qualcosa da dire, Pierce...? - sibilò Michael, irritato.
Lui sospirò, sudando copiosamente.
- Ho covato un sospetto nei confronti di Judith fin dal principio... - ammise Pierce - Il suo modo di comportarsi era troppo strano... mi sono convinto che stesse nascondendo qualcosa, e la conferma è arrivata poco dopo l'inizio del processo... -
- A cosa alludi? - chiese June.
- Avevo intuito che c'era qualcosa che non andava nella versione di Judith quando abbiamo stabilito i suoi movimenti dopo l'annuncio... - spiegò il sarto - Non appena ho sentito la voce di Monokuma, mi sono svegliato di soprassalto e sono corso verso i corridoi. Non vi era alcun modo che Judith potesse arrivare all'aula prima di me, ma... lì la ho trovata. Qualcosa non quadrava... -
- E non hai pensato di dire la tua in merito? - domandò Pearl.
- V-volevo farlo, ma il fatto è che... - fu necessario un enorme sforzo - ...mi era parso che Xavier avesse in mente qualcosa. Anche durante le indagini, Xavier è rimasto quasi sempre in disparte, e in un certo momento si è anche appartato con Judith -
Il detective si grattò nervosamente la nuca.
- Quindi ci hai notati... - sbuffò lui.
- Ho osservato il comportamento di Xavier durante il processo, e ho intuito che avesse in mente qualcosa... - annuì Pierce - Non sapevo perché, ma stava proteggendo Judith. Dovevo... no: volevo saperne il perché, ma non potevo chiederlo apertamente. Così... -
- Così hai elaborato... quella menzogna... - sussurrò Judith, realizzando l'atto.
Rosso di vergogna, Pierce annuì sbrigativamente.
- Ho mentito sugli orari per confermare l'alibi di Judith, ma al contempo avevo bisogno di distrarre la vostra attenzione su qualcun altro... e Xavier era l'unica possibilità -
- Quindi tutta quella grossa balla era per far guadagnare tempo a Xavier! - sbottò Michael - Diamine, ci saremmo risparmiati una bella fatica se non fosse stato per te! Ma perché diavolo hai agito in questa maniera così sconsiderata!? -
Pierce si strinse nelle proprie spalle.
- "Perché", eh...? - gemette - Già... bella domanda... -
- Ci sarà pur stato un motivo che ti ha indotto ad appoggiare Xavier e il suo piano, dico bene? - disse Pearl, invitandolo ad esprimersi.
Pierce lanciò uno sguardo di intesa verso l'Ultimate Detective, e poi a Judith.
Entrambi sembravano provare un misto tra riconoscenza e risentimento verso ciò che aveva fatto per loro; ma non si poteva tornare indietro.
- ...non saprei dirlo. Nel mio cuore, speravo che Judith non fosse un'assassina, ma in realtà non ne ero poi così certo - disse - Però... volevo fidarmi di Xavier -
Al detective si illuminò lo sguardo.
- Come? Di me...? - 
- Dopo che abbiamo parlato ho... sentito uno strano calore - annuì lui - Sono sempre stato molto schivo nei vostri confronti; avevo troppa paura che, un giorno o l'altro, qualcuno avrebbe finito per uccidermi. Ma stamattina, per la prima volta, ho pensato ad uno di voi come... un amico. Ho avvertito un legame, fiducia... forse un po' di speranza. Non volevo tradire quella sensazione, quindi ho... voluto appoggiarti, anche se il tuo piano era folle... -
Gli ci volle qualche attimo per realizzare quanto gli altri lo stessero fissando con un'espressione completamente stranita e basita.
Evitò di badarci troppo, intuendo che se avesse ricambiato le occhiate non avrebbe fatto altro che vergognarsi ulteriormente.
A Judith scappò un sorriso affettuoso nei suoi confronti.
- E questa... è l'intera storia - Judith pose una conclusione sulla vicenda.
Cadde nuovamente un pesante silenzio; il processo era giunto al termine.
La confessione marchiava in maniera evidente la fine dell'udienza, così come l'inizio di un evento ancor meno piacevole.
Judith abbassò lo sguardo, velando la propria espressione stanca e demoralizzata.
- ...è finita, dunque - disse Pearl.
- Non ci resta che votare - fece Michael, istigando gli altri a non soffermarsi troppo su un'azione inevitabile quanto sofferente.
- Deve davvero... finire così...? - gemette June - E' così ingiusto... -
- Lo è... - Judith le rivolse un sorriso comprensivo - Ma le regole di questo luogo parlano chiaro... -
June Harrier si mostrò quasi indignata.
- Regole...? Chi se ne importa delle regole! - strepitò lei - Judith, come puoi dire qualcosa del genere in un momento simile!? Non hai paura di...!? -
- June - 
Si voltò di scatto; ad interromperla era stata Pearl.
La bionda aveva uno sguardo serio, anche se intristito.
- Judith sta accettando tutto questo per il nostro bene, lo capisci? Non c'è altro modo -
- Ma non hai... paura di morire...? -
Flourish dovette trattenersi per non scoppiare nuovamente in lacrime.
- Stai... scherzando, June...? Sono terrorizzata... - fece lei, con un filo di voce - Ma al contempo... eh, mi sovviene che non vi ho mai raccontato come ho ottenuto questo... -
A quelle parole, Judith rimosse dalla propria capigliatura il suo iconico fermaglio floreale, afferrandone delicatamente i petali bianchi.
Xavier notò che era la prima volta che la vedeva senza quell'ornamento sul capo; ciocche di capelli corvini lisci e lucenti le caddero lungo le spalle.
- Il tuo fermaglio... - mormorò il detective.
- Questo è più una sorta di... memento - raccontò lei - Apparteneva al mio primo cliente. Me lo donò appena prima di... essere giustiziato -
Il volto di June inorridì. Persino Pierce tremò al solo pensiero.
- E' stato condannato a morte...? -
- E io non ho potuto impedirlo. Questo oggetto è un monito, e al contempo uno sprone - disse lei, mentre una prima lacrima le scendeva lungo la guancia - Non ho intenzione di sopravvivere mandando a morire degli innocenti; non di nuovo. Non... non potrei sopportare di essere l'unica ad uscire di qui... vi prego, votatemi. Votatemi, e facciamola finita -
Da che era cupa, l'atmosfera di fece vertiginosamente aspra e inquietante.
La stanza delle punizioni era appena oltre il tribunale; la porta che conduceva oltre sembrò quasi emettere un cigolio provocatorio, come a simboleggiarne l'imminente apertura.
Ogni discussione era cessata. Non rimaneva altro da fare se non spingere il pulsante.
- ...allora direi... di iniziare - propose Pearl, facendo un breve inchino verso Judith, come a simboleggiare rispetto - Siamo tutti pronti? -
- No. Non direi -
Il climax si arrestò di colpo. A Pearl parve quasi di aver udito male, ma le parole erano state scandite perfettamente.
Michael, June e Pierce alzarono lo sguardo, stupefatti.
Judith si voltò di scatto. Avendo tentato di tappare tutti i suoi sensi per proteggersi dal dolore, quella frase la colse alla sprovvista.
Xavier Jefferson aveva una strana espressione sul volto; a braccia conserte, stava fissando un punto fisso sullo schermo del tribunale.
Tutti gli altri si aspettavano una qualche sorta di responso da parte sua, ma furono costretti a chiederlo.
Pearl Crowngale si sobbarcò l'onere.
- Come, prego...? - domandò la ninja, retoricamente - Hai detto qualcosa, Xavier? -
- Ho detto di "No". Non voteremo, perché non è ancora finita -
Michael Schwarz piantò rumorosamente il palmo della mano sul proprio banco.
- ...sei ammattito? Ti sei intestardito talmente tanto che non vuoi sentire ragioni nemmeno dopo una confessione!? - sbraitò - Il processo è CONCLUSO, Xavier! Judith ha ammesso tutto, e ogni tassello è al suo posto! Cos'altro potresti volere di più!? -
- Ne sei certo, Mike? Io credo che stiamo dimenticando la cosa più importante di tutte - fu la semplice risposta dell'Ultimate Detective.
- Xavier... - sospirò June - Stai dicendo sul serio...? Capisco che tu voglia aiutare Judith, ma... -
- Xavier, hanno ragione! - persino l'Ultimate Lawyer dovette opporsi - Se continui a ribattere non arriverai a nulla! Ho ucciso... ho ucciso IO Karol, e non puoi cambiarlo... -
- Forse no. Ma non ha importanza - perseverò lui - Cose del genere non hanno rilevanza. Ho intenzione di ribaltare completamente il caso, quindi... non azzardatevi a votare. Non ORA! -
Pearl si mostrò vagamente stizzita, ma interessata.
- Credi davvero di poterlo fare in una situazione simile...? - chiese la bionda, lanciando un'occhiataccia congelante.
- Se credete che il processo sia finito, vi sbagliate di grosso - rispose lui - E' appena cominciato -
Pierce Lesdar si fece improvvisamente avanti.
- R-ragazzi...! Che abbiamo da perdere, dopotutto? - li incoraggiò il sarto - E se valesse davvero la pena di investigare più a fondo...? -
Stranamente, nessuno ebbe da ridire. Michael non mancò di appuntare, però, come ciò gli sembrasse un'altra enorme perdita di tempo.
- Bah! Molto bene - sbottò - Ma sia ben chiaro: farai a meglio a dire qualcosa di concreto -
- E sia. Starò al gioco e seguirò questa tua nuova idea - acconsentì Pearl - Vediamo fin dove sei disposto a spingerti, Xavier Jefferson -
- S-se c'è anche solo una possibilità di cambiare le cose... facciamolo! - esclamò June, quasi emozionata.
Xavier si voltò verso Pierce; gli mostrò un cenno di gratitudine.
L'Ultimate Sewer ricambiò mostrando un'espressione più determinata che mai.
Infine, fu Judith ad incontrare il suo sguardo.
Xavier riuscì ad oltrepassare il limite fisico che li separava, penetrando nella retina degli occhi dell'Ultimate Lawyer; lì intravide l'ultimo barlume della supplica di soccorso che la compagna gli stava lanciando fin da quella mattina.
Con rinnovato vigore, Xavier Jefferson si ributtò nella mischia.
- ...lasciate che vi esponga il mio caso, compagni miei -

   
 
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