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Autore: water_violet    20/03/2018    1 recensioni
Qusta Storia è una raccolta di episodi, sensazioni, emozioni...di cose che ho vissuto o che avrei voluto vivere, così come sono successe realmente o come vorrei fossero accadute.
È la mia storia.
-siate clementi con me se aggiorno in maniera irregolare, ma essendo cose che mi riguardano direttamnete devo prima avere il tempo per rielaborarle ed interiorizzarle-
Buona lettura.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scesi un paio di scalini entrammo nel locale, nonostante fosse pieno giorno dentro era tutto in penombra, statico, le pareti erano di muratura e formavano tante piccole grotte e gallerie con precari tavolini, sopra ogni tavolino una precaria candela ardeva.

C'era un odore bagnato nell'aria, di chiuso , ma nel complesso quasi piacevole; ci sedemmo in uno dei tavolini in angolo e andai ad ordinare una bottiglia di Pinot grigio dal ragazzo con la barba da hipster che ci aveva accolti.

Quella prima bottiglia finì troppo velocemente evitando un discorso su Katrine da un altro.

Nate non abituato agli eccessi come me era palesemente brillo, per non dire ubriaco ( non male per essere solo le 13.30 pensai con un ghigno malefico) avevo intenzione di non arrivare sulle mie gambe alla fine di quella giornata, in qualunque modo fosse andata a finire.

 

Ordinai un altra bottiglia.

 

- “ Ci sarà una festa stasera” bofonchiò Nate

- “ah si e dove?” Non volevo andarci

- “ nel parco dietro l'ospedale abbandonato di Rome station, un paio di miei amici suonano lì magari ci fanno entrare gratis”

- “interessante, ci penserò” non ci sarei andata

- “ci saranno anche degli sconti sugli alcolici...”

- “ora si che incominciamo a ragionare! A che ora passi a prendermi?”

Pensai che effettivamente avrei fatto meglio ad ubriacarmi in compagnia piuttosto che ubriacarmi da sola a casa.

 

Quando salutai Nate alle 16.30 ero già sulla buona strada del mio intento: non arrivare sobria a fine giornata.

Accompagnai il mio amico fino alla sua fermata dal momento che difficilmente avrebbe riconosciuto la destra dalla sinistra e decidemmo di rincontrarci per le 21.30 quella stessa sera.

 

- “Sento gli altri per stasera cosi facciamo una..ehm.. unaaa...una rimpatriata ahaha.... che strana parola rimpatriata non trovi anche tu?”

- “ahaha ok bellezza penso sia ora per te di riposarti un po” gli dissi e lo spinsi dentro il vagone della metro

- “ricordati di scendere alla fermata giusta!” gli urlai mentre le porte si chiudevano

 

Salendo le scale convenni che per me sarebbe stato meglio camminare verso casa, avrei in parte potuto smaltire il vino in vista della serata e avrei potuto schiarirmi un pò le idee.

Mentre camminavo tra la folla sul marciapiede tutto scorreva al rallentatore, mi accesi una sigaretta, il fumo era grigio, come le strade, come la sottilissima pioggerellina che iniziò a scendere, come tutto in questa città anche i miei pensieri.

E' una città strana, pensai guardando la mia immagine riflessa in una pozzanghera, così piena di opportunità eppure così avida di tempo, ingorda te lo ruba tutto; una città così gremita di persone eppure così povera di contatti umani, ci si può sentire completamente soli in mezzo alla gente.

 

Ripensai al discorso che avevo fatto con Nate, aveva ragione, avrei dovuto incontrare Katrine prima o poi, sarebbe stato utile per entrambe ed in un modo o nell'altro mi serviva una sorta di chiusura.

   
 
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