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Autore: Spensieratezza    21/03/2018    5 recensioni
Sequel della storia "L'ultima riga delle favole." e quarta storia collegata al ciclo delle fiabe.
Questa storia racconta il dolcissimo legame tra Jared e suo fratello Dean. Una storia romantica e struggente, piena di sentimento.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come nelle favole'
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Dean si ritrovava ora in un salone di una villa, sontuosa e regale come quella di un castello, ma non era fredda.

Era calda. Le tende erano di velluto bordeaux, il tappeto persiano era accogliente, come il legno caldo che dominava tutto il mobilio in quel salone. Il lampadario interamente di cristallo era il pezzo forte di quel salone, il divano interamente bordeaux come le tende, era uno spettacolo, assieme a quei cuscini rossi.
 
Dean era ammirato e grato che Misha avesse portato lì, lui e Jared. Quella villa era di una sua amica, anche se i due ragazzi erano più certi che fosse più di un’amica e aveva prestato al suo caro amico speciale Misha, quella villa per alcuni giorni.
 
Misha si sentiva da solo in quell’enorme villa. La musica eccellente, da aristocratici, da NOBILI, la spaziosa vasca idromassaggio e l’ottimo liquore delle vetrine, non riuscivano tuttavia a scaldare e lavare via la sua solitudine.
 


“Chi è la tua amica? Una carampana un po’ suonata e con il doppio dei tuoi anni?” aveva chiesto Dean, ridacchiando.

Ma Misha li aveva sorpresi anche in quel momento. Non li aveva guardati né con aria di rimprovero per la battuta infelice, ma neanche aveva riso. Aveva semplicemente fatto un sorriso gentile e aveva detto:

“Non bisognerebbe prendere in giro il futuro, quella cosa che inevitabilmente diventeremo noi tutti, un giorno..”

Jared e Dean avevano allora guardato Misha, sgranando appena gli occhi e si erano scambiati un’occhiata silenziosa. Era l’occhiata di chi voleva dire: era incredibile come qualcuno potesse rimproverarti in un modo così dolce, in una maniera così gentile.

Misha era dolce. Era gentile, armonioso, distaccato, appassionato e cosa più incredibile, non avido.
 
“Amico, potresti rubare più della metà di queste cose e fuggirtene domani, facendo la vita da nababbo. Sai che sei davvero..voglio dire…affidabile?” chiese Jared, in una maniera dolce che voleva dire strano ma in senso positivo, invidiabile.

“La prenderò per la cosa più carina che tu mi abbia detto.” Disse Misha, facendo ridere Jared. Era la sua tipica frase ormai.

“Sul serio, Mish..sei l’unico essere umano che conosciamo, che..sembra..incorruttibile. Dicci il tuo segreto!” disse Dean, bevendo una birra a canna.
 
Misha, si schermò il viso, si scostò un ciuffo dagli occhi e disse piano:

“Non desidero possedere il denaro. Desidererei di più saper imbottigliare il calore umano. Di quello, mi rendo conto, non ne ho mai abbastanza.”

Jared e Dean lo guardarono, rendendosi conto di quanto il ragazzo si sentisse solo e sentirono dispiacere per lui, ma anche affetto, come il loro pezzo del puzzle mancante.
 
 
 
Ora, Jared stava suonando la dolce melodia del pianoforte, che era situato in salotto. Quel bellissimo pianoforte bianco che l’aveva affascinato fin da subito. Era difficile concentrarsi sulla musica che usciva fuori dai suoi tasti, quando i pensieri di Jared erano tutti rivolti a ringraziare Misha di averli fatti entrare in quella sorta di sogno villesco regale, eppure la musica usciva ondeggiante, leggera e così soffice e morbida attraverso le sue dita, anche se lui era distratto.

Poi, una mano arrivò a posarglisi sulla spalla, facendogli sentire un calore bellissimo.
 
 
 
Ad un tratto, quel meraviglioso sogno svanì, lasciando Jared confuso e stordito per diversi secondi. D’un tratto la temperatura era come scesa, i colori erano diventati grigi sulla stanza, che anzi, era diventata TUTTA grigia, come una vecchia foto polaroid scolorita dal tempo.

“Che..che è successo all’improvviso?” chiese il Jared del presente, guardando il Jared del passato congelato con le mani sul pianoforte e quella mano come sospesa in aria, senza riuscire a capire di chi si trattasse.

Il tempo pareva essersi fermato.

“Il tempo di questo ricordo è finito, Jared.” disse semplicemente Misha.

“Stai..scherzando? Fermarsi sul più bello? Voglio vedere cosa succede dopo!”

“Non è possibile..” sospirò Misha.

“Ti prego.  Di chi è quella mano? Voglio vedere il resto. Sembro..stare così bene..così in PACE.”

“Non devi pregare me, ma te stesso. Sei TU che decidi quello che vuoi vedere.”

“Ma IO VOGLIO VEDERE!”

“è quello che tu credi..ad ogni modo non è così importante come credi. Vieni, andiamo via.” Disse Misha trascinandolo via da quel ricordo.

Ma Jared aveva la sensazione che non era vero che non fosse importante.
 
 
 
 
*

Caro diario, sono amareggiato. Sono giorni che sento un vuoto incolmabile nello stomaco. Quello che è successo alla villa, è stato bellissimo , mai avevo provato una sensazione di amore e libertà e amicizia così intensa. Io , Jared e Misha.

L’estasi però è qualcosa di momentaneo e quando ritorna la razionalità..e la vergogna, e un sacco di altri sentimenti che fanno sentire gli esseri umani, inadeguati e sbagliati, così come anche la gelosia, tutto si rovina, tutto va allo scatafascio.

Misha era diventato la nostra stella danzante che riusciva ad illuminarci, ma dopo averci donato quella felicità abbagliante che era un regalo che sembrava troppo per due persone normali come noi, si tirò indietro e cominciò a essere distaccato e ansioso e a aumentare le distanze.

Fu come perdere un parente.
Ma va tutto bene, in fondo io e Jared ci siamo sempre bastati l’un l’altro, non abbiamo bisogno di un altro appiglio per essere felici, non è vero? È quello che mi dicevo.

Mi sbagliavo.
 
La gelosia mi accecava l’anima, non sopportavo più di vedere Jared con nessuno, maschio o femmina, ma, cercavo di mettere a tacere questi miei sentimenti, quando, vidi che Jared, gradualmente, stava riscivolando dentro un mostro, chiamato depressione.
 
 
 
 
*

“Jared, Jared, che ti è successo??”

“N-niente, Dean, vattene, lasciamo solo.”

“Ehi, ehi, guardami.” Disse Dean, inginocchiandosi davanti a lui, mentre Jared era seduto sul divano.

“NO.”
“Jared..”

Non seppi cosa dire, cosa fare, come raggiungerlo, e quindi, teneramente, lo abbracciai.

Il paese delle lacrime è così misterioso.
 
 
 
Il Jared del presente vide questa scena toccante e si rivolse al Misha del presente.

“Questo è accaduto a causa del ricordo che non mi hai voluto far vedere?”

“Intendi a causa del ricordo che TU non volevi vedere?”

“Cos’è successo davvero di brutto per ridurci così? Per allontanarci da te??”

“Sono stato fragile. E ho rovinato tutto.”

“Fragile? Cosa vuoi dire? Cosa significano queste parole??”

Ma Misha non rispose. Era il tempo di un altro ricordo.
 
 
 
 
 
*

Nonostante Dean decise di stare più vicino a Jared, per indurlo a reagire allo stadio depressivo, il ragazzo sembrava intenzionato a sfogarsi, concedendosi alla lussuria e agli incontri occasionali, con grande sofferenza di Dean. Una sera però, superò il segno.

Portò una donna nell’appartamento.
Nella stessa stanza che condivideva con Dean.

Dean era ancora  sveglio e li sentì fare sesso e raggiungere addirittura l’orgasmo.
 
La mattina dopo, fece la valigia.



“Che cosa diavolo fai?” chiese Jared, ancora mezzo ubriaco e da solo ormai nel letto, senza più traccia di quella donnaccia.

Dean rise mentre si infilava le scarpe.

“In un posto in cui avrei preferito mandare te!”

“Dean, che significa questo??” chiese Jared, guardando la valigia.

“Sei davvero incredibile! Vorrei solo che mi dessi un po’ di tregua, se devo superare il vomito per il fatto che ti porti una donnaccia nella NOSTRA stanza e ci fai sesso con me presente, mi piacerebbe almeno che avesse la decenza di non scappare in piena notte come una prostituta!”

“è..scappata? Aspetta, Dean, aspetta un attimo! Fermati, per dio!” disse parandosi davanti alla porta.
Dean sospirò.

“Ho fatto TUTTO per te. Più di quello che avrebbe fatto chiunque altro, ma vedere che, tu evidentemente PENSI che un’estranea sia in grado di farti sentire meglio di quanto riesco io, mi fa pensare che le nostre strade debbano dividersi qui.”

“Dean, aspetta, io..hai ragione, su tutto, mi dispiace. Molla la valigia e ne riparliamo…”
“NO.”

E così me ne andai.
 
 

Il ricordo si spostò a quando Jared cercò di fermarlo dal salire sul treno.

“Lasciami andare, Jared!” disse un Dean furioso, salendo sul treno, divincolandosi da suo fratello.
 
 
 
Jensen assisteva impotente a quello svolgersi degli eventi, senza sapere che anche Jared, stava facendo lo stesso.

Poi il ricordo svanì e lasciò il posto a un Jared che telefonava disperato al fratello. Era sdraiato sul divano, piangeva. Erano passate settimane, quasi un mese. Gli chiese di tornare.

Jared del presente, lo stava osservando in quella stessa stanza.
 
Anche il Jensen del presente, stava seguendo quella scena, ma dal punto di vista di Dean del passato, a pochi passi, Jared fissava i due Dean e il Dean del presente ricambiò lo sguardo.
 


E tornai, per l'ultima volta...



Erano appena ritornati entrambi, nella stanza bianca e quello fu il pensiero di Jensen.

Appena il tempo di formulare quel pensiero e gli comparve il diario in braccio, aperto.

Le pagine erano bianche. Una sola parola, brillava in oro.
Recitava quella scritta.

“Quando l’ho scritta?” chiese Jensen.
“Adesso.” Rispose Misha.

“Scrivo dal futuro ora?” ridacchiò Jensen, notando la data che recitava una data passata.

“Probabile.” Disse Misha. “Che cos’è il futuro? Forse solo un’ipotesi, un’invenzione della nostra mente. Siete morti? Non siete morti? Chissà!” disse Misha e in quel momento, Dean si sentì malissimo, come un cartonato da cartone animato, il suo corpo cominciò a ripiegarsi su sè stesso, come se fosse fatto di gomma, ancora e ancora, Nel suo cervello come un loop infinito la sua immagine con gli occhi chiusi di quando morì e Jared rivide perfino sè stesso che affogava nell'acqua, con gli occhi aperti. Poi finìrono a carponi sul pavimento, ansimando. Un’altra illusione. Un’altra metafora.

Jared si accorse che Dean si era precipitato da lui, per tirarlo su, prendendolo per le ascelle.

“Aspetta..metafora..” disse Jensen, massaggiandosi la testa e gli venne in mente una cosa incredibile.
 
 
Pensò a tutti i personaggi delle fiabe che avevano incontrato, prima di finire in quell’ultimo “mondo.” Ai personaggi delle fiabe che avevano aiutato e a che cosa questi, gli avevano detto!
 
“Il topo della filastrocca che doveva morire..ma nelle versioni più recenti, non era morto!” disse Jensen, guardando Jared e Misha, che allargò le mani.

“Poi…poi..c’è qualcosa che..la chiromante che usava i trucchi per fingere di vedere i fantasmi.. diceva: “No..io non ho nessun potere..il tavolo contiene dei meccanismi e ho un complice che muove i fantasmi nel buio..io..io avevo sì dei poteri da bambina..sentivo davvero qualcosa..avevo visioni del futuro…la gente era sbalordita, venivano da ogni parte per vedermi, per chiedermi che cosa ne sarebbe stata della loro vita..ma io non sempre riuscivo e con l’adolescenza i poteri sparirono.. così cominciai ad usare dei piccoli trucchi ogni tanto..e poi sempre di più..sempre di più.. è terribile crescere..diventare adulti, perdere i sogni..”

“Accorcia il quadro e focalizzati sulla verità, che a volte ha la potenza di una sola frase..” disse Misha.

“La potenza di una sola frase..una sola frase… aspetta..” disse Jensen, cercando di concentrarsi meglio che poteva. “e poi sempre di più..sempre di più.. è terribile crescere..diventare adulti, perdere i sogni..”
 

Boiiiiiiiiiiiiiiiiing


Jared e Dean fecero un balzo grande quasi come una casa.

“Perdonatelo. È il gong che suona, quando ti avvicini alla soluzione.” Disse Misha.

“Mi sto avvicinando?? Ma cosa vuol dire? Diventare adulti…”

Misha annuiva con un sorriso un po’ demente.



Jared provò a trovare altre similitudini con i sogni e il diventare adulti.
 
Si ricordò allora di Wendy.

“Tu sei Wendy, non è vero? Cosa ti è successo?”
Sono invecchiata, rispose Wendy, ti sbagli, Wendy. Io ti ho chiamato sempre, ma tu non potevi più sentirmi. Eri cresciuta, Wendy, Non eri più in grado di vedere le ombre camminare sui muri.” 
Snocciolò Jared a memoria.
 
Misha aveva preso a battere le mani forte come un bambino emozionato davanti a un gioco nuovo.

Jared aveva bisogno di un’ultima prova, non aveva ancora il coraggio di esprimere quello che sospettava, ad alta voce.
 
Poi si ricordò del vecchio Ozra.
"Lei è la mia sposa. Si chiama Vittoria." disse il vecchio.

"Ozra, ho parlato con quella bambina..mi ha detto che è confinata qui per causa tua! Dimmi chi è!"

"Vittoria.." disse Jared, guardando una vecchietta entrare nel suo scompartimento.

"L'amore può essere il più terribile dei carcerieri..perchè a volte non sa di imprigionare sè stesso..vado da Ozra, non sarà più solo." 

 
“è un REBUS” realizzò Jared esterrefatto. “Un rebus che i personaggi delle fiabe ci hanno fatto per farci arrivare all’identità di chi si sta nascondendo dietro alla responsabile che ci ha fatto tutto questo. Ed è… una bambina.” Disse Jared sconvolto, mentre Misha annuiva con le braccia conserte.

“Questo vuol dire solo una cosa. I personaggi delle fiabe non ci stavano dando degli insegnamenti sull’amore, i sogni e altre cose. Non era neanche un saluto di commiato o almeno,  non solo! Ci stavano aiutando a scoprire chi è davvero la spasimante di Jensen!”

Misha annuì di nuovo.

“Resta solo da capire una cosa..ci sono due possibilità, che la responsabile sia davvero una bambina, o se sia invece una DONNA, rimasta ancorata alla bambina che era stata.” disse Jensen, sconvolto  
 
 
 






















ringrazio TEAM  che come ormai accade ad ogni capitolo, mi fa accorgere di alcuni grandi errori che combino con i nomi dei personaggi e situazioni xd questa storia mi farà diventare pazza xd
   
 
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