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Autore: Be_Yourself    28/03/2018    1 recensioni
Secondo un pensiero comune il destino è già scritto e per questo immutabile, definitivo, inevitabile. Lo era anche quello di Arthur Pendragon, destinato a trovare la morte per mano di Mordred nella battaglia di Camlann. Tutta la sua vita, le decisioni prese, le azioni compiute non avevano fatto altro che spingerlo inesorabilmente verso il momento della propria fine. Ma come sarebbe andata la storia del più grande re di tutti i tempi se ci fosse stato qualcosa (o qualcuno) che neppure il destino era riuscito a prevedere? Quante vite risparmiate e quanti nemici smascherati prima che fosse troppo tardi avrebbe visto la storia di Albion?
*
Spero di avervi incuriositi! La storia si apre con un prologo che racconta alcuni avvenimenti antecedenti all'inizio della serie, dopodiché la narrazione seguirà gli avvenimenti da metà della terza stagione in poi. Buona lettura!
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Prima dell'inizio, Più stagioni
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Prologo

La delegazione di re Gregor Wolf si stava lentamente raccogliendo nel cortile del castello di Camelot, uno stuolo di cavalieri, ancelle e servitori che occupò gran parte dello spazio disponibile. Il re era in testa al corteo e, a poca distanza da lui, su due meravigliose puledre bianche, la regina Dana e la principessa Astrid.
Arthur era accanto a suo padre, in attesa di dare un adeguato benvenuto ai loro ospiti. In mano teneva una delicata rosa bianca che avrebbe dato alla sua promessa sposa come omaggio per il loro primo incontro.
Suo padre Uther e re Gregor avevano stabilito un'alleanza tra i loro regni, ma serviva qualcosa che la sancisse definitivamente, e in questi casi nulla era meglio di un matrimonio tra i loro figli primogeniti. Così Arthur e Astrid si erano ritrovati, poco più che bambini, ad essere promessi sposi senza nemmeno conoscersi. Tuttavia il principe confidava che, con una madre la cui bellezza ed eleganza erano elogiate in tutti i regni, la principessa non poteva che essere una graziosa fanciulla, pertanto fu piuttosto deluso quando la vide andare verso di lui con i capelli oscenamente in disordine, muovendosi goffamente nel suo lungo abito azzurro, finendo addirittura per inciampare nella propria gonna e rovinando a terra con la stessa eleganza di un sacco di patate caduto dal carro di un contadino.
Mentre la principessa si rialzava aiutata da alcuni servi, Arthur rimase a fissarla con aria inorridita e spaventata, riscuotendosi dal proprio turbamento soltanto quando suo padre gli diede una scrollata invitandolo a raggiungere la sua promessa sposa per darle un adeguato saluto. E lui lo fece, nascondendo il proprio disgusto dietro la gelida cortesia che, nonostante la giovane età, aveva imparato ad usare nelle situazioni scomode.
Quella sera venne organizzato un banchetto in onore dei loro ospiti, durante il quale Arthur osservò Astrid tentare di mangiare in maniera composta ed elegante, ma senza successo. Finì infatti per rovesciare un paio di volte l'acqua del proprio calice sull'elegante abito di seta verde e impiastricciarsi in maniera indecente le mani e la bocca di marmellata dopo aver addentato un tortino ai mirtilli. La principessa era poco più che una bambina, aveva soltanto dodici anni, appena un paio in meno di Arthur, tuttavia alla sua età molte fanciulle erano già in grado di assumere atteggiamenti da donne adulte se si trovavano in una situazione che richiedesse un certo codice comportamentale. Alla fine la vide abbandonare il suo tortino con uno sbuffo frustrato, tentando di ripulirsi dalla marmellata con un fazzoletto che sua madre le aveva porto, e per un attimo Arthur provò tenerezza per lei vedendola così a disagio in quella situazione. Astrid non dava nemmeno lontanamente l'impressione di essere una principessa con la sua goffaggine, e sembrava perfettamente cosciente di ciò.


<< Non essere sciocco Arthur, tu passerai del tempo con Astrid finché resterà a Camelot come nostra ospite, e sarai gentile con lei. >> stava dicendo Uther, parecchio indispettito dal rifiuto del figlio di accompagnare la principessa a fare un giro della città << Non vorrai mettere in pericolo l'alleanza con re Gregor solo perché non hai trovato sua figlia all'altezza delle tue aspettative? È ancora una bambina e non sarà tua moglie ancora per lungo tempo. Sta' certo che per il vostro matrimonio sarà sbocciata diventando un fiore bello quanto sua madre.. >>
Come al solito Arthur non ebbe modo di ribattere gli ordini di suo padre e si limitò a fare come gli era stato chiesto, passando la mattina in giro per la città con Astrid che minacciava di cadere ogni due passi, intralciata dal lungo abito che sembrava starle scomodo. Come sempre il principe si limitò a fare il suo dovere, mantenendo la solita maschera di gelida cortesia che in quei giorni sembrava esserglisi appiccicata addosso, mentre dentro di sé non sapeva se fosse più forte la voglia di urlare disperato o di prendere in giro la sua promessa sposa.
Quando quella tortura finì e la principessa si ritirò nelle proprie stanze lui poté finalmente concedersi di andare al campo di addestramento e allenarsi un po' da solo con la spada.
Era intendo a menare fendenti contro un manichino da diversi minuti quando avvertì qualcuno avvicinarsi alle sue spalle e si voltò per vedere chi fosse. Di tutte le persone che si sarebbe aspettato di vedere nel campo di allenamento, con in mano una spada, sicuramente Astrid era l'ultima della lista. In realtà non era affatto nella lista ora che ci pensava meglio.
Inizialmente non la riconobbe, in quei giorni l'aveva sempre vista indossare abiti da vera principessa, per questo gli fece uno strano effetto vederla abbigliata come un uomo, con calzoni, una camicia dal tessuto grezzo e stivali. I lunghi capelli biondo scuro erano legati dietro la nuca in modo che non le ricadessero davanti agli occhi, nella mano destra teneva una spada. Ma forse a spiazzare Arthur al punto tale da lasciarlo ammutolito furono la postura fiera e l'aria sicura che non aveva mai visto in una donna prima di allora, tanto meno in lei, che pareva sempre a disagio in ogni situazione. Ma in quel momento Astrid sembrava un'altra persona.
<< Sono qui per sfidarvi a duello! >> disse la principessa con voce sicura e autoritaria, tuttavia Arthur non riuscì a nascondere la sua aria perplessa.
<< Sfidarmi? Siete impazzita, principessa? >> dal modo in cui pronunciò quell'ultima parola si poteva facilmente indovinare la sua opinione riguardo quella situazione.
Ma Astrid non si scompose << So cosa pensate di me e che andate in giro deridendomi e lamentandovi della vostra futura sposa. Beh sappiate che nemmeno io sono così tanto felice di sposare uno spocchioso e arrogante asino. >> disse con tutto il disprezzo di cui era capace << Ma magari posso darvi una possibilità. Battetevi con me, dimostrate il vostro valore in combattimento e forse potrei davvero diventare vostra moglie. >>
Il principe alzò un sopracciglio e quella volta non riuscì a trattenere una breve risata << Io non vi devo dimostrare niente, voglio sposarvi tanto quanto lo volete voi, ma questo non conta nulla perché diventeremo ugualmente marito e moglie fra alcuni anni. >>
Il fendente che riuscì miracolosamente a deviare appena un attimo prima che colpisse la sua faccia era potente e lo colse completamente di sorpresa facendolo barcollare all'indietro. Di fronte a lui Astrid sorrideva soddisfatta, il corpo teso in attesa di sferrare il prossimo attacco. << E tu credi davvero che uno stupido accordo fatto dai nostri genitori mi costringerà a sposarti se non voglio farlo? >>
Arthur fu costretto a sbattere le palpebre più di una volta per riprendersi dallo shock sia del colpo di spada che gli era arrivato addosso così rapidamente e sia di quell'affermazione. << Rischieresti di far scoppiare una guerra tra i nostri regni solo per un tuo capriccio? >>
Astrid ghignò e sferrò un altro rapido fendente contro il principe, facendo cozzare le loro spade e intrappolandolo contro il manichino di legno e paglia. << Brucerei il mondo intero con le mie stesse mani se questo servisse ad evitarmi di restare incatenata ad una vita che non voglio. >> pronunciò quelle parole con una tale sicurezza e un tale impeto che Arthur si chiese se la ragazza che aveva di fronte e quella che aveva conosciuto negli ultimi giorni fossero la stessa persona.
Spinse con forza la propria spada contro quella della principessa riuscendo ad allontanarla e a riguadagnare un po' di spazio intorno a sé. Quando fece per colpirla Astrid scattò all'indietro con un'eleganza e un'agilità del tutto opposte alla goffaggine che sembrava essere una parte integrante del suo essere, dopodiché tornò alla carica con una finta di lato, per poi colpire in pieno l'avversario. Combatterono per un po', con Arthur che non riusciva a mandare a segno nemmeno un colpo per la rapidità con cui la sua promessa sposa si muoveva. Era del tutto spiazzato dall'agilità e dalla maestria della ragazza, la sua goffaggine sparita nel nulla, come se fosse nata per tenere una spada in pugno e l'assenza dell'arma fosse come la mancanza di un arto per lei.
Ad un tratto si ritrovò a terra, la schiena sul terreno ricoperto di bassa erba, la lama spuntata che premeva fredda e dura contro la gola e i suoi occhi azzurri fissi in quelli verdi e battaglieri della sua promessa sposa, che era un disastro come principessa ma abile quanto un cavaliere nel combattimento.
E in quel momento, contro ogni aspettativa, non poté fare a meno di pensare che Astrid era l'unica donna che avrebbe mai voluto al proprio fianco per il resto dei suoi giorni.
<< Sei abile a combattere, te lo concedo! >> disse la principessa porgendogli una mano e aiutandolo a rialzarsi << Magari domani invece del solito, noioso giro della città o delle campane circostanti potresti mostrarmi l'armeria, e poi potremmo allenarci insieme. >>
Arthur non riuscì a trattenere un sorriso al contempo compiaciuto e sorpreso, accettando molto volentieri quella proposta così insolita da parte di una ragazza.


<< Come hai imparato a combattere così? >> domandò Arthur alla sua promessa sposa mentre erano nell'armeria.
Lei afferrò una delle varie spade appese alla rastrelliera che aveva di fronte e la soppesò con attenzione << Esattamente come te: allenandomi tutti i giorni. >>
Il principe alzò le sopracciglia in un'espressione scettica << Dici sul serio? Una principessa che si allena come un cavaliere? >>
Quando Astrid si voltò verso di lui il suo sguardo era serio << Sì, è esattamente quello che faccio. Ti sembrerà strano ma mi trovo molto più a mio agio con una spada tra le mani piuttosto che agghindata con gioielli e merletti. >>
Arthur avrebbe voluto dirle che no, non gli sembrava strano avendo visto il disagio con cui si muoveva nel suo stesso corpo quando era abbigliata da principessa e cercava di comportarsi come tale, cosa che non accadeva quando indossava tunica e calzoni e aveva una spada tra le mani. Ma per delicatezza evitò di dirlo. << E tuo padre te lo permette tranquillamente? >> domandò invece.
La principessa sbuffò una risatina divertita << Credi che se anche volesse riuscirebbe ad impedirmelo? >>
Il ragazzo si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo in un gesto esasperato << Ovviamente, avevo dimenticato con chi sto parlando! >> disse appena prima di afferrare la sua spada da allenamento e dirigersi fuori dall'armeria seguito dalla ragazza.


Due anni dopo


Arthur afferrò Astrid da dietro, stringendole un braccio intorno al collo, operazione che si rivelò molto più difficile del previsto considerato che la ragazza in quei due anni era cresciuta molto in altezza, quasi raggiungendolo. << Se vinco mi darai un bacio? >> sussurrò al suo orecchio, ansimando nello sforzo di tenerla intrappolata.
<< Prima devi vincere! >> rispose lei appena prima di infilare una gamba tra quelle del ragazzo facendogli perdere l'equilibrio. Entrambi caddero a terra e Astrid fu rapida a liberarsi dalla presa del ragazzo bloccandolo sul terreno umido del campo di allenamento, ma Arthur fu altrettanto rapido a ribaltare le posizioni, bloccandole le gambe con le proprie e i polsi ai lati della testa.
<< Ho vinto! >> disse con aria trionfante, certo che la principessa non sarebbe mai riuscita a toglierselo di dosso considerata la presenza della cotta di maglia ad aumentare ancora di più il suo peso, già normalmente maggiore di quello della ragazza. Ma quando fece per abbassarsi sulle labbra della sua promessa sposa questa gli tirò una ginocchiata non troppo forte tra le gambe, ma comunque sufficiente a fargli mollare la presa.
Rapidamente Astrid si alzò da terra asciugandosi il sudore dalla faccia con la manica della tunica e guardando il ragazzo ancora accasciato a terra che tentava, senza successo, di nascondere le smorfie di dolore. << Hai abbassato la guardia, Pendragon. In una vera battaglia un errore simile ti sarebbe potuto costare la vita. >> disse con aria di sufficienza.
Il principe si alzò a sua volta, il dolore alle parti basse quasi del tutto sparito. << Non ci credo che stai facendo una ramanzina a me su queste cose. Quando mai si è vista una ragazza che da consigli sulle battaglie al suo promesso sposo?! >>
<< Se il mio promesso sposo non fosse un tale babbeo forse non dovrei farlo! >>
Arthur alzò gli occhi al cielo, rassegnato, prima di avvicinarsi alla ragazza << Allora? Dov'è il mio bacio? >> disse sporgendosi verso di lei per prendersi il tanto agognato premio.
Astrid per tutta risposta afferrò la sua spada smussata dal tavolo pieno d'armi lì vicino e fece pressione contro il petto del principe, allontanandolo. << Non hai vinto un bel niente quindi non ti spetta nessun bacio! >>
Il ragazzo alzò nuovamente gli occhi al cielo << Immagino che non sarai affatto una docile mogliettina, non è vero? >>
Astrid lo osservò alzando un sopracciglio << Se vuoi una donna docile e remissiva che faccia tutto ciò che comandi paga una puttana, non prendere una moglie. >> disse cercando di mascherare con l'ironia il fastidio che quelle parole le avevano suscitato, per poi allontanarsi da Arthur.
Ma il principe non era stupido, e cosa ancora più importante aveva imparato a conoscere la sua promessa sposa. Sebbene non si fossero visti per due anni si erano scambiati di tanto in tanto delle lettere, che avevano contribuito a farli conoscere meglio e a consolidare il loro affetto reciproco, sbocciato quel primo giorno nel campo di addestramento di Camelot.
<< Astrid, stavo solo scherzando. Non voglio una donna che faccia tutto ciò che comando. Sai che noia poi? >> disse sorridendole raggiante, guadagnandosi una scappellotto affettuoso dietro la nuca, segno che lei non fosse arrabbiata. << Ora me lo dai quel bacio? >> insistette ancora, quasi buttandosi addosso alla principessa, ma lei si scostò immediatamente facendogli perdere l'equilibrio a causa della rapidità del gesto. Nell'istintivo tentativo di reggersi a qualcosa per non cadere Arthur finì con l'afferrare la tunica di Astrid, trascinando anche lei nella caduta, che per istinto si aggrappò alla rastrelliera per armi lì vicino che rovinò anch'essa a terra sopra ad entrambi.
Poco dopo erano, inevitabilmente, negli appartamenti di Gaius, con diverse contusioni e ferite per fortuna non troppo gravi. << Esattamente com'è che vi siete ridotti in questo stato? >> domandò il medico passando una bruciante mistura di erbe sulla spalla destra di Astrid, ferita da una mazza da combattimento.
<< Chiedetelo a quella regale testa d'asino! >> ribatté la principessa cercando di trattenere un gemito di dolore al passaggio della mistura sulla pelle lesa.
<< È stato soltanto un incidente! >> ribatté Arthur mestamente, mentre si passava un panno umido sui leggeri graffi che gli riempivano il dorso delle mani.
Continuando a passare il rimedio contro le infezioni sulla spalla della ragazza Gaius notò uno strano segno di colore rossastro sulla pelle nivea tra la scapola e il seno. Non sembrava una ferita ed aveva la forma di una testa di lupo. << Cos'è questo? >> domandò osservando più attentamente quello strano segno.
<< Oh non è nulla, ce l'ho dalla nascita. Il mio medico di corte l'ha già vista, è soltanto una voglia dalla forma un po' insolita! >> rispose lei tranquillamente << La primogenita della casata Wolf con una voglia a forma di testa di lupo. La natura ha un bel senso dell'umorismo. >> disse facendo una breve risatina, che il medico ricambiò con un sorriso pacato.
Pochi giorni più tardi per Astrid e Arthur arrivò nuovamente il momento di separarsi, ma con la promessa che avrebbero continuato a scriversi per quanto fosse stato possibile. Nel cortile del castello, al momento dei saluti, la principessa si sporse verso Arthur, stampandogli un rapido bacio sulla guancia, sotto lo sguardo compiaciuto di Gregor e Uther, lieti che i loro figli avessero legato già prima del matrimonio.
<< Questo è per la tenacia con cui hai cercato di rubarmi a tutti i costi un bacio! >> sussurrò all'orecchio del principe, per poi mollargli un leggero pugno sulla spalla << E questo è perché sei stato così idiota da rischiare di farci fracassare le ossa da una rastrelliera per armi >> aggiunse appena prima di salire in sella al suo cavallo.
Mentre la guardava allontanarsi Arthur pensò a quanto fosse diventata bella in soli due anni, e a come sarebbe stata una volta che il fiore della sua bellezza fosse sbocciato del tutto. Da tempo ormai la repulsione iniziale che aveva provato per quella ragazza si era trasformata nell'esatto opposto, diventando affetto, rispetto, ammirazione e – avrebbe osato dire – perfino amore. La immaginò nel giorno del loro matrimonio che attraversava la sala del trono fino al punto in cui lui l'attendeva e insieme pronunciavano quei voti che li avrebbero uniti per sempre.
Si ritrovò ad arrossire, a disagio per quei pensieri inaspettati e più adatti ad una fanciulla che ad un principe, e si domandò se anche Astrid, nel suo insolito modo di essere, si ritrovava a fantasticare sul giorno in cui sarebbero diventati una cosa sola. Lei era sicuramente molto forte e indipendente per essere una donna, e aveva un carattere battagliero come pochissime persone – uomini e donne che fossero – ma per Arthur non era difficile notare la dolcezza e l'affetto in fondo a quei meravigliosi occhi verde scuro tempestati da riflessi dorati, che davano l'impressione che le stelle stessero brillando in una fitta foresta anziché nel cielo notturno.
Appena prima di sparire alla vista del principe Astrid si voltò e gli sorrise raggiante e piena d'affetto.
E quel sorriso sarebbe stata l'ultima cosa che Arthur avrebbe visto di lei.


Tre anni dopo


Arthur era nel campo d'allenamento, intento a mettere alla prova gli aspiranti cavalieri. Negli ultimi anni era diventato molto abile nel combattimento, tant'è che pochi riuscivano a batterlo e per questo Uther aveva affidato a lui il compito di selezionare coloro che sarebbero diventati cavalieri di Camelot. Mentre metteva al tappeto l'ennesimo aspirante cavaliere si ritrovò a domandarsi se sarebbe stato in grado di battere anche Astrid. Non c'era mai riuscito in precedenza, a quattordici anni quella ragazza già combatteva molto meglio di tanti nobili che si presentavano da lui con la richiesta di diventare cavalieri, chissà se in quei tre anni aveva migliorato le proprie abilità come aveva fatto lui. Probabilmente sì, nell'ultima lettera che aveva ricevuto mesi prima gli aveva scritto che continuava ad allenarsi ogni giorno e non vedeva l'ora di sfidarlo di nuovo per capire se meritasse il tanto agognato bacio che gli aveva chiesto durante il loro ultimo incontro.
Si ritrovò a sorridere inconsciamente, profondamente innamorato di quella ragazza così insolita che probabilmente durante quel tempo era diventata una meravigliosa donna. Non la vedeva da tre anni, durante i quali aveva sentito molto la sua mancanza, ritrovandosi a pensare spesso al loro tempo insieme e a quel sorriso carico di affetto che lei gli aveva rivolto appena prima di andare via da Camelot l'ultima volta. Ma non avrebbe dovuto aspettare ancora a lungo per vederla, il giorno del loro matrimonio era vicino ormai.
Aveva appena messo da parte la propria spada quando un servitore andò ad annunciargli che suo padre lo attendeva con urgenza nella sala del consiglio.
Uther era piegato sul tavolo, gli occhi puntati su dei fogli di pergamena dinnanzi a lui, sul volto un'espressione abbattuta. << Lasciateci >> ordinò alle guardie appena suo figlio varcò la soglia.
<< Padre cosa succede? >> domandò Arthur, preoccupato.
<< Questa mattina è arrivato un ambasciatore dal regno di re Gregor >> rispose il re senza riuscire a guardare negli occhi suo figlio.
La prima cosa che passò per la mente del principe fu che Astrid gli avesse scritto, e per un attimo il suo cuore fu pervaso dalla gioia all'idea di avere notizie della sua amata, ma poi si rese conto che se si fosse trattato soltanto di quello Uther non lo avrebbe mai fatto chiamare con tanta urgenza, e una terribile consapevolezza prese forma nella sua mente. << Padre, è successo qualcosa ad Astrid? >> pronunciò quelle parole a fatica, sentendo il terrore farsi strada nel proprio cuore.
Uther sospirò << Re Gregor ci scrive che la principessa era a fare una passeggiata nei boschi assieme alle sue ancelle quando dei banditi le hanno attaccate. Astrid è stata rapita e le ricerche non hanno dato alcun frutto. Tutto ciò che anno trovato è il suo mantello imbrattato di sangue >> disse con angoscia, e non ci fu bisogno di specificare cosa ciò significasse.
Arthur sentì la testa girargli a quella notizia, e fu costretto ad appoggiarsi al tavolo per non cadere sul duro pavimento di pietra. << Questo non è possibile >> mormorò << Astrid combatte meglio di un cavaliere, sarebbe stata in grado di difendersi >>
Per la prima volta da quando era entrato nella sala del consiglio Uther alzò gli occhi su di lui, lo sguardo carico di amarezza, quella di chi sa perfettamente cosa significhi perdere per sempre la persona amata. << Arthur guarda in faccia alla realtà, era una ragazza e per quanto brava non avrebbe potuto fare molto contro una dozzina di banditi >>
Arthur si lasciò cadere pesantemente sulla sedia più vicina, una mano sugli occhi già arrossati dalle lacrime, ancora restio a credere alla notizia che suo padre gli aveva appena dato.
<< C'è un'altra lettera, è di Astrid., l'aveva scritta a te il giorno prima di essere rapita. Re Gregor ha pensato che fosse giusto fartela avere >> così dicendo Uther gli passò un piccolo foglio ripiegato su cui spiccava il sigillo della casa Wolf, ormai rotto. Probabilmente sia re Gregor che suo padre avevano già letto quel messaggio.
Con la morte nel cuore Arthur cominciò a leggere:


Mio amato Arthur
spero che questa lettera ti trovi bene. È passato del tempo dall'ultima volta in cui ti ho scritto ma sappi che i miei pensieri sono per te ogni giorno della mia vita, e fremo nell'attesa del momento in cui ci rivedremo. Fortunatamente siamo ormai abbastanza grandi e i preparativi per il matrimonio sono quasi conclusi, così non dovremo attendere ancora per molto.
Devo confessarti però che negli ultimi mesi ho avuto dei dubbi circa la nostra unione. Non fraintendere, il mio cuore è tuo e io sono lieta di diventare tua moglie, ma come sai l'idea che non abbiamo avuto voce in capitolo nella scelta del nostro destino mi ha sempre contrariata, e sai anche che sono poco incline ad accettare che qualcuno mi dica cosa fare.
Tuttavia non mi sognerei mai di mandare a monte l'alleanza che così faticosamente i nostri due regni hanno costruito, non per un mio infantile capriccio. Non riuscirei a sopportare di vedere i nostri regni in guerra e le persone che amo uccidersi a vicenda sapendo di essere la responsabile di tanto dolore. Così, come è giusto che sia, ho accantonato ogni mio futile desiderio ed ogni mio sciocco impeto di orgoglio, e sono pronta a diventare la moglie che meriti.
Ci vediamo a Camelot, per il nostro matrimonio.
Tua per sempre
Astrid”


Arthur aveva cercato in tutti i modi di non mettersi a singhiozzare come una ragazzina, ma non era comunque riuscito ad impedire a qualche silenziosa lacrima di rigargli le guance mentre leggeva le parole della sua amata, ormai perduta per sempre. Aveva finalmente accettato senza remore e con gioia l'idea di diventare sua moglie, e dei banditi l'avevano strappata a lui.
<< Non scoppierà una guerra tra il nostro regno e quello di re Gregor, vero? >> domandò a suo padre dopo un po', rompendo il pesante silenzio che si era creato nella stanza.
<< Ci saranno delle trattative e degli accordi da fare >> rispose Uther << ma no, non penso che si arriverà alla guerra. Re Gregor non è solo un alleato, è un fidato amico, e la situazione è già abbastanza drammatica, non è il caso di versare altro sangue >>
Arthur annuì, sollevato – per quanto fosse possibile – da quell'affermazione.
La pace e l'alleanza tra i due regni non venne in alcun modo compromessa, ma per un tetro scherzo del destino a sigillarla non fu un matrimonio, bensì un funerale.



Piccole gocce di pioggia avevano cominciato a cadere dal cielo inumidendo i riccioli della ragazza vestita con abiti maschili, intenta a ricoprire l'ultima delle cinque fosse scavate per seppellire i cadaveri dei mercenari che lei stessa aveva assoldato per inscenare il proprio rapimento, ma che poi si erano rivelati dei comuni delinquenti quando, dopo aver intascato il suo oro, avevano cercato di approfittarsi di lei convinti che una fanciulla non fosse in grado di difendersi. Ma avevano pensato male con lei.
Meglio così – pensò – ho riavuto il mio oro e ho anche eliminato le uniche persone a conoscenza del mio segreto.
Quando ebbe finito di pestare per bene il terriccio smosso la pioggia aveva cominciato a scendere violenta, inzuppandole gli abiti e appiccicandole i lunghi capelli ai lati del volto. Senza pensarci due volte afferrò il pugnale che portava appeso alla cintola e cominciò a tagliare una dopo l'altra le ciocche biondo scuro, finché i capelli non le arrivarono poco sotto al mento. A quel punto saltò in sella al suo stallone nero e si lanciò al galoppo nella foresta che si faceva sempre più scura a causa della notte imminente.
Sentiva il vento e la pioggia bagnarle il volto, l'ululato di qualche lupo in lontananza, lo scalpiccio degli zoccoli del cavallo sul terreno disseminato di foglie secche, l'odore di terra umida le riempiva le narici e sulla lingua avvertiva il dolce sapore della libertà.



Angolo autrice
Salve a tutti gente! Questo è un piccolo esperimento che avevo in cantiere da un po', per ora avete letto solo il prologo che introduce una situazione ed un personaggio nuovi nella storia, ma ovviamente le cose si faranno poi più avventurose in seguito.
Per quanto riguarda il rating cercherò di contenermi e mantenerlo sempre sull'arancione, ma non escludo che potrebbe anche cambiare nel rosso ad un certo punto.
In ogni caso grazie per aver letto, spero che l'idea vi piaccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete che vada avanti con la storia o se sembra troppo sciocca per meritare di vedere la luce XD
Un saluto <3
  
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