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Autore: Be_Yourself    01/04/2018    0 recensioni
Secondo un pensiero comune il destino è già scritto e per questo immutabile, definitivo, inevitabile. Lo era anche quello di Arthur Pendragon, destinato a trovare la morte per mano di Mordred nella battaglia di Camlann. Tutta la sua vita, le decisioni prese, le azioni compiute non avevano fatto altro che spingerlo inesorabilmente verso il momento della propria fine. Ma come sarebbe andata la storia del più grande re di tutti i tempi se ci fosse stato qualcosa (o qualcuno) che neppure il destino era riuscito a prevedere? Quante vite risparmiate e quanti nemici smascherati prima che fosse troppo tardi avrebbe visto la storia di Albion?
*
Spero di avervi incuriositi! La storia si apre con un prologo che racconta alcuni avvenimenti antecedenti all'inizio della serie, dopodiché la narrazione seguirà gli avvenimenti da metà della terza stagione in poi. Buona lettura!
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Prima dell'inizio, Più stagioni
Capitoli:
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NOTA: come specificato anche nell'introduzione da qui la narrazione riprenderà da metà della terza stagione, esattamente qualche tempo dopo la puntata 2x06 (The changeling). Buona lettura!
 

Capitolo 1
Aidan

Il sole splendeva meravigliosamente su Camelot quel giorno, in totale contrasto con l'umore cupo di Arthur. Erano passati anni da quando aveva avuto la terribile notizia della morte di Astrid, e ormai avrebbe dovuto smettere di pensare a lei, non aveva senso continuare a ricordarla. Era da tempo che i lineamenti del suo volto e il suono della sua voce avevano cominciato a sbiadire nella sua memoria, tuttavia non avrebbe mai potuto dimenticare il modo in cui lei lo aveva fatto sentire. Forse ciò che aveva provato per la principessa non era stato amore ma soltanto un profondo affetto che nell'inesperienza della gioventù gli era parso più intenso di quanto fosse in realtà, ma di sicuro Astrid avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore.
Seduto alla propria scrivania cominciò a rileggere, come ogni anno in quel giorno, le lettere che lei gli aveva inviato durante quegli anni che avevano visto sbocciare il loro affetto reciproco, fino ad arrivare all'ultima, quella che aveva ricevuto insieme all'infausta notizia. Quella così strana e diversa dalle altre.
La prima volta che l'aveva letta era stato così tanto travolto dalla disperazione da non rendersi conto di quanto le parole fossero diverse dal solito, ma quando si era ritrovato a rileggerla, in un piccolo tentativo di onorare la memoria di colei che era stata la sua promessa sposa, non aveva potuto non accorgersi di quanto Astrid non sembrasse più lei in quella lettera. Il tono e le parole utilizzate erano quelle di una qualsiasi, normale principessa che scrive al proprio amato, ma per quanto lei gli avesse dimostrato un profondo affetto non si era mai rivolta a lui con termini quali “mio amato” o cose simili, né tanto meno si sarebbe mai mostrata così docile e remissiva.
Tuttavia la scrittura era la medesima delle altre lettere, ciò significava che era stata la mano di Astrid a scrivere quelle parole, e in ogni caso lui non avrebbe rischiato di mettere a repentaglio l'alleanza con re Gregor solo per un suo stupido dubbio circa l'autenticità di quella lettera.
Quando Merlin entrò nelle sue stanze fu sorpreso di trovarlo già in piedi e pronto per la battuta di caccia che aveva programmato. In quel giorno Arthur aveva sempre bisogno di allontanarsi dal castello, e la caccia era la distrazione migliore di tutte. Soprattutto quell'anno si sentiva particolarmente triste a ripensare ad Astrid, forse perché il recente matrimonio combinato – e andato a monte anche quello, ma per ragioni diverse – con la principessa Elena gli aveva ricordato i tempi in cui aveva incontrato quella che era stata la sua prima promessa sposa. In effetti le sensazioni che aveva avuto vedendo per la prima volta entrambe le ragazze erano state le medesime.
Si affrettò a mettere via le lettere nel piccolo scrigno di legno in cui sarebbero state per un altro anno, nascondendole alla vista del servitore, dopodiché andò a prendere posto al tavolo dove questi aveva già provveduto a disporre la colazione. Il principe cominciò a mangiare in silenzio, perso nei propri pensieri e nei ricordi vecchi di anni ed anni, cosa che non sfuggì agli occhi attenti di Merlin.
<< Stamattina siete particolarmente silenzioso, non vi siete neanche lamentato perché come al solito ho fatto tardi, cosa succede? >> domandò infatti il ragazzo mentre rassettava la stanza rifacendo il letto e raccogliendo indumenti sporchi dal pavimento. Un verso di disappunto accompagnato da un'occhiataccia che gli intimava di chiudere il becco fu tutto ciò che ottenne dal suo padrone. A quanto pareva Arthur si era proprio svegliato con la luna storta quella mattina.
Nel raccogliere un calzino buttato senza troppa grazia accanto alla scrivania Merlin notò un foglio di pergamena un po' ingiallito ai bordi, e nell'afferrarlo per riporlo sulla scrivania non poté fare a meno di notare – o forse è meglio dire che non fece nulla per evitarlo – le parole scritte con inchiostro nero. Cose come “matrimonio imminente” e “alleanza tra i nostri regni” lo lasciarono interdetto, soprattutto in considerazione del fatto che non molto tempo prima il principe aveva mandato a monte il matrimonio con la principessa Elena per amore di Gwen. Preso com'era nell'osservare il foglio nel tentativo di capirci qualcosa, il ragazzo non si accorse che Arthur gli si era avvicinato con aria tutt'altro che gioviale, fin quando questi non gli strappò il foglio dalle mani per riporlo insieme agli altri.
<< Vai a preparare i cavalli. Ora. >> gli ordinò il principe, il tono di voce basso ma carico di una rabbia a stento trattenuta.
Merlin aveva il brutto vizio di ignorare spesso e volentieri gli ordini del suo padrone, e quella volta non fece eccezione << Cos'è questa storia del matrimonio? Pensavo che voi amaste Gwen, avete mandato a monte il matrimonio con la principessa Elena per lei. >> disse con un tono più accusatorio di quanto avesse voluto, quasi come se fosse lui a doversi sentire tradito anziché la ragazza.
<< Merlin, i cavalli >> ribadì Arthur digrignando i denti, in un sottinteso invito a Merlin di pensare agli affari suoi. Ma il servitore era probabilmente la persona più testarda dell'intera Camelot, perché puntò le mani sui fianchi in un atteggiamento ostinato, non dando segno di volersi muovere per eseguire gli ordini. << Ma tutto questo non ha senso, Gwen è convinta del vostro amore e pensavo che anche voi lo foste, cosa è cambiato in questo breve tempo? Perché contrattate per un'altra alleanza matrimoniale? Tra l'altro ricevendo lettere così cariche d'amore da questa Astrid >>
Arthur si passò le mani nei capelli in un gesto di pura frustrazione, esasperato dal comportamento così irriverente e ostinato del servitore. << Dannazione Merlin. Non sto contrattando per nessuna alleanza matrimoniale, quelle lettere risalgono ad anni e anni fa. Astrid è morta prima ancora che tu arrivassi a Camelot >> sputò fuori quelle parole con tutta la rabbia, l'esasperazione e il dolore che aveva dentro, quelli a cui non aveva mai dato veramente sfogo, il tono di voce di qualche ottava più alto del normale.
Quelle parole, pronunciate in quel modo, furono come uno schiaffo per Merlin, il quale abbandonò l'atteggiamento di rimprovero che aveva avuto fino a poco prima, sentendosi in colpa per aver costretto il suo padrone a dirgli qualcosa che evidentemente voleva tenere per sé e che gli faceva ancora male. << Arthur mi dispiace >> sussurrò dopo qualche istante di silenzio << Io non- >>
<< I cavalli, Merlin >> lo interruppe il principe con tono autoritario, senza guardarlo.
Il ragazzo annuì e si affrettò ad uscire dalla stanza, mentre cercava di ingoiare il groppo di angoscia e senso di colpa che gli aveva stretto la gola.


Merlin era stufo di stare in quella foresta, costretto a muoversi silenziosamente e guadagnandosi un'occhiata di rimprovero da parte del principe ogni volta che faceva troppo rumore per i suoi gusti. Erano ore che cercavano di braccare un meraviglioso cervo dalle grandi corna, ma l'animale sembrava avere un udito davvero finissimo, perché ogni volta che erano abbastanza vicini per colpirlo questo fuggiva via. La fortuna sembrò essere finalmente dalla loro parte, perché Arthur aveva caricato la balestra e si preparava a scoccare il dardo che avrebbe segnato la fine di quel cervo, in quel momento completamente immobile. Ma proprio nel fatidico momento il cervo compì un balzo, allarmato da qualcosa, e il dardo si conficcò nel terreno disseminato di foglie secche. Il principe non ebbe neanche il tempo di emettere uno sbuffo di frustrazione, perché da dietro gli alberi spuntarono improvvisamente dei banditi che cominciarono ad attaccarli, probabilmente con l'intento di derubarli. Arthur e il piccolo gruppo di cavalieri al suo seguito sfoderarono immediatamente le spade, cominciando a combattere, ma gli assalitori erano troppi per poterli fronteggiare con facilità.
Merlin rimase in disparte, guardandosi intorno in attesa di un momento in cui sarebbe servita la sua magia, ma questo lo portò ad accorgersi troppo tardi di un bandito che gli correva alle spalle con l'intento di farlo fuori. Nello schivare il colpo potenzialmente mortale che l'uomo stava per infliggergli con un'ascia il mago finì per inciampare, rotolando al suolo con molta poca grazia. Quando il bandito alzò l'ascia per colpirlo lì dove si trovava, Merlin era già pronto ad usare la magia, ma non ne ebbe modo, perché appena prima di sussurrare l'incantesimo vide una lama trapassare il petto della canaglia di fronte a lui, che si accasciò al suolo morendo quasi immediatamente. Quando il corpo dell'assalitore scomparve dalla sua visuale il mago notò un ragazzo alto e dal fisico asciutto in piedi a pochi passi da lui, tra le mani teneva due spade, una delle quali con del sangue ancora gocciolante sulla punta. Probabilmente era stato lui a salvargli la vita, anche se in quel momento non lo stava degnando di un solo sguardo, troppo impegnato a squadrare la battaglia. Il mago lo osservò partire alla carica, falciando altri due banditi in un colpo solo con le sue spade, e poi altri due ancora, con una facilità impressionante, come se stesse soltanto schiacciando delle mosche e non affrontando degli uomini armati fino ai denti. Era impressionato, non aveva mai visto qualcuno combattere in quel modo, maneggiando due spade con la stessa facilità con cui si maneggiano le posate, e mettendo al tappeto i nemici con movimenti agili e veloci, come se più che combattere stesse danzando. Merlin non aveva mai visto nessuno dei cavalieri di Camelot combattere con tanta maestria. Chi diavolo era quel ragazzo? E perché li stava aiutando?
Quando la battaglia terminò e i corpi di circa una ventina di banditi giacevano al suolo, Arthur si avvicinò al misterioso ragazzo apparso dal nulla, che da solo era riuscito ad eliminare circa la metà degli assalitori. << Chi sei? Perché ci hai aiutati? >> domandò avvicinandosi cautamente al ragazzo, la spada ancora in pugno nel caso avesse dovuto difendersi.
Anche Merlin si avvicinò, pur restando di qualche passo alle spalle del principe, e squadrò il ragazzo che gli aveva salvato la vita: era leggermente più alto di Arthur, aveva un fisico asciutto ma di sicuro sotto la tunica azzurro cielo doveva essere abbastanza muscoloso o non sarebbe riuscito a tenere una spada per ogni mano; sopra la suddetta tunica indossava una giubba di cuoio indurito e dei bracciali dello stesso materiale. I capelli biondo scuro gli scendevano appena sotto il mento in disordinate ciocche arricciate, andando a contornare un volto dai lineamenti affilati, completato da un paio d'occhi verdi come la foresta che li circondava, e da una bocca sottile che alle parole del principe si incurvò in un ghigno insolente.
<< Chi ha detto che stavo aiutando voi? >> rispose infatti, ignorando del tutto la prima domanda. Aveva una voce calda ma meno profonda di quello che Merlin si era aspettato.
Il principe si ritrovò ad alzare un sopracciglio, visibilmente infastidito dall'insolenza che leggeva sul volto dell'altro << Se non per aiutare noi allora perché? >> domandò indicando i cadaveri intorno a loro.
<< Li inseguivo da qualche giorno in realtà, hanno attaccato un villaggio di contadini in cui avevo trovato ospitalità. Volevo accertarmi che non tornassero a disturbare quella povera gente >> rispose.
Arthur stava per sbuffare una risata, ritenendo assurda l'idea che un uomo da solo potesse affrontare tutti quei banditi, poi però si ricordò di quell'attimo in cui lo aveva visto combattere e di come nel giro di qualche minuto avesse messo al tappeto un numero considerevole di nemici. << E posso sapere il nome di questo così abile combattente? >> domandò mettendo via la propria spada. Aveva notato che l'altro era maledettamente sulla difensiva, come se si aspettasse di essere attaccato da un momento all'altro, così ritenne fosse meglio far capire che le sue intenzioni erano pacifiche.
Il ragazzo infatti fece lo stesso, riponendo le spade nei due foderi che portava incrociati sulla schiena, ma senza smettere di osservare attentamente le persone di fronte a lui. << Aidan. Mi chiamo Aidan >>
Il principe annuì << Bene! Da dove vieni, Aidan? >> domandò. In realtà sapeva che il buon costume imponeva che a quel punto lui si presentasse a sua volta, ma i nemici di Camelot potevano essere ovunque, e la prudenza non era mai troppa, anche se il suo istinto gli diceva che quel ragazzo non era un pericolo.
L'altro si limitò ad un'alzata di spalle << Da nessun luogo in particolare, vago di villaggio in villaggio, di regno in regno, dove mi porta l'istinto insomma. L'ultimo posto in cui sono stato è un piccolo villaggio al confine, Ealdor >>
<< Ealdor? >> si intromise Merlin prima che il principe avesse il tempo di dire alcunché << Siete stato a Ealdor? potete darmi notizie di mia madre? Sta bene? >> domandò con una certa impazienza, che era in parte voglia di avere notizie di sua madre e in parte terrore che le fosse successo qualcosa, finendo per guadagnarsi un'occhiata perplessa sia da Arthur che dal nuovo arrivato.
<< E tua madre sarebbe? >> chiese infatti quest'ultimo.
<< Hunit, si chiama Hunit >> rispose il mago.
A quel punto un sorriso allegro illuminò il volto del misterioso giovane << Tu sei il figlio di Hunit. Sei Marillon... no aspetta. Morty... no. Meredith... no è un nome da donna... >>
<< Merlin >> rispose il diretto interessato alzando gli occhi al cielo.
<< Già!Merlin! Tua madre mi ha parlato molto di te, è stata lei ad ospitarmi quando sono arrivato a Ealdor. E comunque sta bene non preoccuparti. >>
<< Non si direbbe che vi ha parlato molto di me, non ricordavate nemmeno il mio nome >> ribatté il moro con un sopracciglio alzato.
Aidan fece un gesto vago con la mano << Solo perché la maggior parte delle volte usava frasi come “mio figlio” o “il mio adorato ragazzo”. Sai come sono le madri. Oh, e lascia stare certe formalità e dammi del “tu”. È un piacere conoscerti, anche se per poco ho rischiato di vederti fatto a pezzi. La prossima volta cerca di fare più attenzione, non credo che Hunit reggerebbe il colpo se dovesse accaderti qualcosa >> disse dando una vigorosa pacca sulla spalla al ragazzo, il suo atteggiamento ritroso sparito nel nulla, sostituito da un'aria gioviale e allegra che a Merlin ricordò molto il modo di fare del suo amico Gwaine.
Arthur si schiarì la voce con fare stizzito, riportando l'attenzione su di sé << Forse è il caso di rimandare le chiacchiere ad un altro momento! >> disse lanciando uno sguardo di rimprovero al suo servitore, per poi portare l'attenzione su Aidan << Io sono Arthur Pendragon, principe di Camelot. Sappi che, sebbene affermi di non averlo fatto per noi, apprezzo l'aiuto che ci hai dato con questi banditi e sono intenzionato a sdebitarmi, ma devo sapere qualcosa di più su di te prima di potermi fidare. >> a quel punto il principe si sarebbe aspettato che il ragazzo si inchinasse iniziando a blaterare su quale grande onore fosse per lui incontrarlo o cose del genere, ma ciò non accadde.
Aidan si limitò ad incrociare le braccia al petto e a squadrarlo con espressione annoiata. << Sapete, mio signore, io capisco che siate abituato ad avere tutta l'attenzione su di voi, ma se qualcuno rivolge per un po' la parola al vostro servitore piuttosto che a voi non è che dovete sentire tutto il vostro regale ego minacciato! >> disse con un tono canzonatorio che avrebbe potuto tranquillamente rivaleggiare con quello di Merlin nei suoi peggiori momenti di sfrontatezza.
Il mago e il resto dei cavalieri dovettero fare uno sforzo enorme per non scoppiare a ridere a quelle parole.
Il principe assottigliò lo sguardo, osservando attentamente il ragazzo che aveva di fronte, e per un istante ebbe una strana sensazione. << Noi due ci siamo già incontrati da qualche parte? >> domandò prima ancora di rendersene conto, dando voce ai suoi pensieri.
<< Non credo proprio. Me ne ricorderei! >> rispose l'altro con tranquillità, e tuttavia Merlin che gli era vicino fu certo di averlo visto sussultare per un attimo. << Comunque sappiate che non avete nulla da temere, non ho cattive intenzioni nei confronti del regno >> aggiunse subito dopo << Sono soltanto un avventuriero in cerca di qualche esperienza degna di nota da poter vivere, e di tanto in tanto mi fermo a dare una mano a chi ne ha bisogno, come gli abitanti dei piccoli villaggi >>
Merlin aggrottò la fronte << Sei un cavaliere errante? >>
Il ragazzo sbuffò una risata << Errante sì, ma cavaliere no. Non sono di nobili origini. >>


Alla fine, dopo qualche altro convenevole, Aidan si unì al gruppo di ritorno all'interno delle mura di Camelot. Arthur voleva ripagarlo in qualche modo per l'aiuto che aveva dato loro, ma il ragazzo disse che non era necessario, sarebbe andato in città soltanto perché, a detta sua, erano settimane che non beveva una buona pinta di idromele. A Merlin quel ragazzo ricordava sempre di più Gwaine e sperò solo che non avesse la stessa abilità di cacciarsi nei guai.
Arthur invece di tanto in tanto lo osservava di sottecchi, non proprio convinto che quel ragazzo fosse del tutto sincero. Il suo istinto – che poche volte sbagliava – gli diceva di fidarsi, che Aidan non era un pericolo, e tuttavia sentiva che c'era qualcosa che non aveva detto. Affermava di non essere un nobile, ma il suo modo di fare, di parlare, di stare sulla sella lasciavano intendere tutt'altro; aveva un atteggiamento fin troppo fiero perché passasse soltanto per la stupida arroganza di un popolano, inoltre il principe non riusciva a togliersi dalla testa l'idea di averlo già incontrato da qualche parte. Quel comportamento, quegli occhi e soprattutto quel modo di combattere non gli erano nuovi.
Si salutarono davanti alla taverna The Rising Sun, l'ambita meta dell'avventuriero. << Ehi Merlin, appena il principe ti da un po' di tregua passa di qua, sarò felice di offrirti da bere e di fare due chiacchiere con te! >> disse questi mentre affidava il suo meraviglioso stallone nero ad uno stalliere, raccomandandosi di trattarlo con cura e fare attenzione. Fece appena un cenno di saluto al principe e agli altri cavalieri e poi sparì all'interno della taverna.
Arthur sbuffò infastidito << Quel ragazzo è perfino più insolente di te, Merlin. È forse l'aria di Ealdor a rendere la gente così sfacciata? È fortunato che non lo metto alla gogna >>
Un sorrisetto divertito incurvò le labbra del moro << Anche volendo non credo che ci riuscireste >>
Il principe si voltò verso di lui assottigliando lo sguardo << Che cosa stai insinuando? >> domandò in un tono fintamente calmo, quello che nascondeva una certa minaccia, come la quiete prima della tempesta.
Merlin si grattò la testa in un gesto nervoso, improvvisamente a disagio, come ogni volta che si accorgeva di aver parlato troppo, ma a quel punto non gli restava che rispondere << Beh, l'ho visto combattere, e credetemi se vi dico che nessun cavaliere di Camelot potrebbe eguagliarlo >>
L'altro si ritrovò ad irrigidire involontariamente la mascella a quell'affermazione, perché diamine, Merlin non aveva tutti i torti. Ovviamente però non poteva dare al suo servo la soddisfazione di aver avuto ragione << Bene, se è questo quello che pensi forse dovrei rinfrescarti la memoria sulla mia bravura nel combattimento. Prepara tutto, oggi pomeriggio ci alleneremo con la mazza. >>
Il mago a quel punto si pentì con tutto il suo cuore di aver parlato troppo... come sempre, dopotutto.
E infatti Arthur non ci andò certo leggero con lui, costringendolo per ore e ore a parare colpi con la mazza, non mostrando un briciolo di compassione neppure quando il gracile servo cadde in ginocchio stremato.
Quando a sera inoltrata Merlin andò alla taverna si sentiva ogni muscolo del corpo dolorante, tanto che pensava non sarebbe mai riuscito a trascinarsi fin lì, e in realtà avrebbe preferito rintanarsi nella propria stanza, ma Aidan era stato a Ealdor, e lui voleva assolutamente sapere come se la passavano gli abitanti del villaggio e sua madre. Quando entrò vide il ragazzo seduto nell'angolo più remoto dell'ampia sala, da dove poteva tenere facilmente d'occhio chiunque e dove era impossibile che qualcuno gli si avvicinasse alle spalle. Era una posizione strategica, e dava facilmente l'idea di quanto l'avventuriero fosse diffidente nei confronti di chiunque e pronto per ogni eventualità. Individuò il moro ancor prima che fosse arrivato a metà strada tra la porta e il tavolo, e lo salutò con un sorriso raggiante.
Merlin ricambiò brevemente il sorriso e sedette di fronte a lui, o meglio si accasciò sfinito sulla sedia, buttando le braccia sul tavolo di legno e poggiandoci sopra la testa.
<< Che ti è successo? Sembra ti sia passato sopra un carro! >> disse Aidan sorridendo divertito a quella scena.
<< Arthur >> sospirò l'altro, sconsolato << Diciamo che è un tipo molto facile da indispettire, e siccome ho detto una cosa che gli ha dato fastidio mi ha fatto passare il pomeriggio a fargli praticamente da manichino mentre si allenava con la mazza >>
<< Tipo sadico il principino >> commentò mentre chiamava la giovane figlia del locandiere per farsi portare un altro boccale per Merlin, e un'ennesima brocca di idromele.
<< Un po' >> rispose il moro << ma non è così male se lo si conosce bene. >>
Aidan non rispose, si limitò a bere una lunga sorsata di idromele, negli occhi una piccola scintilla di tristezza appena percepibile, che sparì in un attimo. << Comunque immagino tu voglia sapere qualcosa su Ealdor e tua madre! >> disse mentre con un gesto invitava Merlin a servirsi da bere.
Questi annuì vigorosamente << Esatto! Come vanno le cose? Hanno più avuto problemi con i predoni? E mia madre come se la passa? >> snocciolò con una rapidità impressionante, un'impazienza nello sguardo che fece inevitabilmente sorridere l'altro.
<< Stanno tutti bene, non hanno avuto problemi con i predoni, solo con quei banditi che ho inseguito fino alla foresta dove poi hanno attaccato anche voi. >> rispose e prese un altro sorso di idromele prima di continuare << Sono arrivato lì diversi mesi fa, dopo settimane e settimane di cavalcata senza trovare un solo villaggio o una locanda iniziavo ad avere nostalgia di un tetto che mi riparasse dalla pioggia e dall'umidità notturna, e tua madre si è proposta di ospitarmi per quella notte, ma alla fine sono rimasto per molto più tempo, come avrai capito. Sono abile nella caccia, così in cambio dell'ospitalità procuravo selvaggina fresca agli abitanti del villaggio. >>
Merlin sorrise, un lampo di gratitudine in quegli occhi chiari << A quanto pare gli hai fornito anche protezione se sei arrivato a varcare i confini di un altro regno per mettere fuori gioco dei banditi che li avevano attaccati >>
Aidan si limitò a fare un'alzata di spalle e a portare nuovamente il boccale alle labbra << Non sopporto chi se la prende con i più deboli, tutto qui. Non è solo l'affetto che ho maturato per la gente di Ealdor, è anche una questione di principio >>
Il mago lanciò all'altro un lungo sguardo penetrante << Sei proprio certo di non essere un cavaliere? Sai, fai discorsi su quanto sia vile prendersela con i più deboli, proteggi le persone, sei bravo a combattere, e francamente hai proprio l'aria da nobile >>
L'altro sbuffò una risata, e si apprestò a rispondere con un commento ironico, ma qualcosa che stava accadendo al tavolo vicino attirò la sua attenzione.
Tre uomini dall'aria losca – probabilmente mercenari viste le armature e le armi che portavano – stavano importunando la giovane cameriera, una ragazza di quindici o sedici anni, con commenti e proposte oscene, arrivando anche ad allungare le mani dove non avrebbero dovuto.
<< Signori vi prego, devo tornare al lavoro >> mormorò la ragazza, rossa in viso e quasi con le lacrime agli occhi, mentre cercava di allontanarsi. Ma uno degli uomini, un energumeno con una folta barba nera e due occhi cattivi del medesimo colore, si alzò dalla panca ed afferrò la ragazza per un braccio, costringendola ad arrestarsi. << Andiamo non fare troppo la preziosa, tanto lo so bene che voi cameriere siete tutte delle sgualdrine in fondo >> disse l'uomo con una voce roga e sgradevole, per poi lasciarsi andare ad una risata.
La ragazza tentò di divincolarsi dalla presa, spaventata << Per favore lasciatemi andare >> squittì mentre le prime lacrime cominciavano a rigarle le guance.
<< Ah sta' zitta! >> abbaiò il mercenario, apprestandosi a tirare un ceffone alla giovane, la quale per istinto serrò gli occhi preparandosi a ricevere quel colpo, che però non arrivò mai.
<< La signorina ha detto no >> sibilò Aidan mentre teneva stretto il polso dell'uomo, impedendo a quella mano grossa e callosa di arrivare al volto della sua vittima. << Ora ti darò una scelta: puoi tornartene al tuo posto, lasciar stare ragazza e andartene da qui tutto intero, o puoi continuare nei tuoi propositi e batterti con me, ma quando avremo finito non credo che avrai ancora l'uccello tra le gambe! >> il tono di voce era basso e calmo, ma la furia dietro quelle parole non era difficile da percepire.
Una smorfia di rabbia e disprezzo distorse i lineamenti di quel brutto volto barbuto. Il mercenario lasciò andare la ragazza soltanto per tirare un pugno a colui che aveva osato sfidarlo con tanta sfacciataggine, ma nemmeno quel colpo andò a segno, perché Aidan si spostò con una rapidità impressionante, facendo sbilanciare l'altro, dopodiché lo afferrò per il collo e lo sbatté di mala grazia contro un tavolo di legno massiccio, che sotto la violenza del colpo scricchiolò in maniera sinistra. Il mercenario fece per alzarsi, ma era troppo ubriaco e la presa sul suo collo troppo forte perché potesse sperare di riuscire nel suo intento.
<< Io ti avevo avvisato >> ringhiò Aidan tirando fuori una delle spade che teneva assicurate dietro la schiena e puntandola verso l'uomo mentre mollava la presa su quel collo taurino. L'uomo non riuscì a muoversi, quasi paralizzato nel sentire la lama scivolare verso il basso, fino a fermarsi sul cavallo dei suoi pantaloni. Con un colpo secco il ragazzo tagliò la cordicella della borsa di monete che il mercenario teneva assicurata alla cintola, poi con il piede la spinse verso la cameriera, che era rimasta a pochi passi di distanza ad osservare la scena. << Come segno di scuse per la sua maleducazione >> disse alla ragazza, ma gli occhi verdi erano puntati in quelli neri del mercenario, in quel momento pervasi da un misto di rabbia e umiliazione. << Ora prendi quei due codardi dei tuoi compari e vattene, ma se ti rivedo da queste parti non sarò così indulgente. >> aggiunse poi sempre tenendo la spada puntata contro l'uomo, e la rinfoderò soltanto quando lui e i suoi compagni – che non avevano alzato un dito per aiutarlo – ebbero varcato la soglia della locanda.
A quel punto la giovane cameriera e i suoi genitori gli si avvicinarono per ringraziarlo, qualche altro avventore che aveva assistito alla scena si complimentò con lui per il coraggio mostrato, domandandogli da dove venisse e cosa ci facesse lì a Camelot. Passarono diversi minuti di complimenti e domande prima che Aidan riuscisse a sedersi nuovamente al proprio tavolo in santa pace.
<< Sei arrivato a Camelot da un giorno e già sei popolare! >> commentò Merlin con un sorrisetto divertito ad incurvargli le labbra.
<< Speriamo che non sarò costretto a fuggire nel cuore della notte per questo >> rispose l'altro sbuffando una risata. Non era il tipo che amasse molto la popolarità, nonostante quel suo modo di fare, nel bene e nel male, gliene procurasse sempre una certa quantità.
<< Comunque sei stato davvero coraggioso a difendere quella ragazza >> disse il mago con sincera ammirazione << Sei proprio certo di non essere un cavaliere? >>
A quella domanda Aidan alzò gli occhi al cielo, esasperato. Hunit non gli aveva detto che suo figlio poteva essere un così insistente tontolone.




Angolo autrice
Ed ecco il primo capitolo! Ho aggiornato così rapidamente perché questo capitolo era già in buona parte pronto, e poi è qui che inizia la narrazione degli eventi che poi ci porteranno a vedere come e se cambierà questo famoso destino che ha condizionato tutta la vita di Arthur e Merlin fino all'inevitabile conclusione che tutti conosciamo.
Vediamo anche un altro personaggio, Aidan... Chi sarà mai questo misterioso avventuriero e perché Arthur ha la sensazione di conoscerlo? Mah xD
Spero che la storia vi abbia incuriositi, se è così lasciatemi un commentino, dai così mi invogliate a continuare a scrivere e ad aggiornare in fretta :D
O se magari la storia fa schifo potete pure dirmi che devo cancellarla eh, non è detto che sia per forza una cosa ben riuscita xD
Vi faccio tanti auguri di buona Pasqua!
Un bacio e alla prossima <3
  
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