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Autore: ArtistaDiStrada    29/03/2018    5 recensioni
O anche dove la normalità di Stiles verrà man mano stravolta da sempre 'nuove' rivelazioni -o forse sempre la stessa...
Questa ff è ispirata a 50 volte il primo bacio, un film con una trama che per personalmente adoro, ovviamente con le dovute modifiche per i nostri amati lupetti.
Dal testo.
Scott, rimasto indietro, fu affiancato da Isaac. Il moro si stava limitando ad osservare preoccupato il suo migliore amico, ignaro. “Kira oggi l’ha chiamato per nome.” annunciò, voltandosi poi verso il riccio con aria seria. “E per quanto ne sappia Stiles, lui non l’ha mai vista.”
Non è il massimo come introduzione, lo so, ma mettere in chiaro le cose sarebbe rivelare il problema che il branco si ritrova ad affrontare e non si può, ahimè.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7-23 Maggio

Derek sapeva che non ce l’avrebbe mai fatta.

Erano passate poco più di due settimane e mentre Stiles era andato avanti con la sua vita, quella di Derek si era irrimediabilmente fermata a quel bacio sotto la pioggia.

Quando Derek lo aveva rivisto, il suo cuore aveva perso un battito.
Era seduto insieme ad Erica al tavolo di una sconosciuta tavola calda nella periferia di Beacon Hills, scelta appositamente perché più distante dai locali che frequentava solitamente Stiles, quando la campanella sopra la porta era tintinnata e il figlio dello sceriffo aveva fatto il suo ingresso. La testa del mannaro era scattata immediatamente in alto, mentre tutto il suo corpo si era irrigidito. Preso dal panico aveva buttato sul tavolo sicuramente più soldi di quanto la pizza costasse ed era uscito di corsa in strada.

“Derek, devi provare ad andare avanti.” aveva provato a consolarlo Erica una volta tornati al loft, ma lui non aveva potuto far altro che voltarsi dall’altra parte e allontanarsi dalla mannara, sentendosi tradito. Proprio lei, che aveva trovato in Boyd il suo compagno, avrebbe dovuto capire: semplicemente certe volte non si può andare avanti.


 

***



Fuori villa Hale, Derek stava guardando i suoi Beta lamentarsi di essere stanchi ed era pronto a minacciarli di riprendere ad allenarsi o se la sarebbero dovuta vedere con lui, quando gli riaffiorò alla mente quel giorno in cui il branco si stava lamentando per gli stessi motivi e Stiles era arrivato con pacchi e pacchetti di caramelle, perché ‘ci vuole un po’ di dolcezza nella vita’.
L’Alpha sospirò, passandosi frustrato una mano sul viso. Voleva trasformarsi e correre via nella riserva, ma non credeva che sarebbe mai riuscito neanche a passare per il bosco senza ricordarsi di quante volte vi si erano nascosti lui e Stiles per poter stare lontani da orecchie indiscrete e finalmente soli. Loro due e nessun altro, loro due contro tutto e tutti, insieme, per sempre.

Ovunque guardasse ogni cosa gli parlava di Stiles e stava diventando matto a cercare di far finta di niente.


 

***



Non credeva di essere in grado di proseguire e non fermarlo se l’avesse visto. Semplicemente sentiva l’istinto spingerlo a parlarci, crearci almeno un minimo contatto: uno sfiorarsi di spalle, un incrociarsi di sguardi di qualche secondo… Derek non credeva di essere in grado di non farlo ed infatti così era stato, ma Scott glielo aveva sempre impedito, fermandolo prima che potesse andare ancora più in pezzi dopo che avesse ricevuto la più completa indifferenza da parte dell’umano. Perché Derek sapeva che avrebbe fatto male, ma non poteva impedirselo…  purtroppo per lui Scott non era sempre arrivato in tempo.

La prima volta che era successo, Derek era sicuro che non sarebbe riuscito a sopportarlo. Il dolore che aveva provato era stato troppo grande.

Per una pura coincidenza un giorno si era ritrovato al supermercato nella stessa corsia di Stiles. Il ragazzo era assorto nel leggere la lista che teneva in mano e fortunatamente non si era accorto del pacco di verdura surgelata lacerato dagli artigli di Derek, nel vano tentativo di farsi violenza e non parlargli. Sarebbe bastato così poco, bastava salutarlo fingendosi un amico dimenticato; ma poi Stiles lo avrebbe scritto sul suo diario -quello dove lui non c’era- o peggio ancora avrebbe iniziato a fare domande al branco e questo Derek non poteva permetterlo.

Però non riuscì né volle impedirsi di alzare lo sguardo per incontrare quello dell’umano. Non fece mai scelta peggiore: Stiles aveva sollevato lo sguardo dalla propria lista un istante dopo, ma Derek non l’aveva neanche visto, sorpassandolo invece per prendere una busta di spinaci di fianco a lui, esattamente alla sua sinistra.


 

***
 


Più passavano i giorni e più Derek semplicemente non pensava di poter passare anche solo una volta senza assicurarsi che Stiles arrivasse sano e salvo a scuola -o a casa; così lo seguiva dal bosco, passo passo, finchè non lo sapeva al sicuro.

“Ti stai uccidendo.”

Derek aveva fatto una smorfia disinteressata. Aveva sentito Malia avvicinarsi e la stava aspettando. La mannara gli si era avvicinata, prendendo a guardare il suo soggetto: Stiles.

“Da quanto lo segui?”

“Da quanto te ne sei accorta?” chiese invece lui, senza distogliere mai lo sguardo.

“Erano un paio di giorni che avevo una strana sensazione quando accompagnavo Stiles a scuola.”

“Gli altri?”

“Non credo proprio che se ne siano accorti.” borbottò la ragazza, incredula che Derek riuscisse a spiare Stiles senza che nessuno se ne accorgesse. Dubitava che fosse una cosa recente. “Perché lo fai?”

Solo quando la prima campanella suonò e Stiles entrò nell’istituto, il moro si permise di guardarla per la prima volta da quando era arrivata. “Tu perché lo accompagni a scuola?”

“Perché ha bisogno di un passaggio. La sua Jeep è in riparazione.” rispose atona Malia, sebbene entrambi sapessero che fosse per proteggerlo.

“Allora vedila come se fossi il passaggio di scorta qualora si rompesse anche la tua auto.” disse Derek, incamminandosi nel folto della riserva: ormai Stiles era al sicuro, sarebbe tornato all’ora d’uscita. Malia lo lasciò andare, senza dire nulla.
Non ne avrebbe parlato agli altri, perché non voleva mettere in ridicolo suo cugino per qualcosa che tanto non sarebbe cambiata... in più gli sembrava di aver colto una velata minaccia; ma non era ancora brava a capire il linguaggio degli umani, Stiles glielo stava ancora insegnando.



***



Derek non aveva ancora compreso le ragioni che avevano spinto l’umano a fare quello che aveva fatto, ma quando era tornato a casa quella sera stessa, dopo avergli detto addio, aveva trovato dentro di sè la consapevolezza che non lo avrebbe mai forzato in un rapporto che l’altro non voleva.

Non erano mancate le liti con suo zio, che lo invitava a riprendersi il suo Compagno o quanto meno a dirgli come stavano le cose, a spiegargli meglio in cosa comportasse il legame, cosa di cui Stiles non sapeva nulla e che avrebbe potuto cambiare tutto! Derek, però, era stato categorico: se c’era una cosa certa nella sua vita in quel momento, era che non voleva che Stiles stesse con lui per dovere. Stiles lo avrebbe dovuto volere, desiderare e se così non fosse stato allora avrebbe stretto i denti e continuato a fare come stava facendo.

“Soffrire come un cane. Ecco cosa stai facendo!” gli aveva urlato contro Peter.

“Sto rispettando i suoi spazzi, non deve piacermi per forza.” aveva ribattuto, guardandolo male. L’ex-Alpha aveva sospirato stanco, passandosi una mano sul viso.

“So che pensi di star facendo la cosa giusta rispettando quello che ti ha chiesto di fare, ma… ma se solo lui sapesse-”

“Se solo lui sapesse si sentirebbe in colpa e in dovere nei miei confronti! E questo è qualcosa che non posso sopportare!”
Andarsene e iniziare a correre nella riserva era stata una conseguenza naturale.



***



“Non ce la faccio, Noah.” Però aveva mormorato una sera, disperato davanti la porta di casa Stilinski, la pioggia che batteva forte alle sue spalle. Lo sceriffo lo aveva guardato, distrutto quanto lui; ma non aveva potuto far altro che mandarlo a casa con un mormorato “Devi farlo, Derek.”


 

***



“Scott, ho bisogno di parlarti.”

Il mannaro strabuzzò gli occhi: un attimo prima stavano giocando tranquilli alla playstation e ora Stiles si stava torturando le mani, mentre si mordicchiava nervoso le labbra. C’era decisamente qualcosa che non andava. “Va bene, Stiles. Parliamo.”


 

“Giura!”

“Stiles, ma pensi davvero che ti mentirei?!”

“Giura.” ripetè deciso il ragazzo.

Scott sbuffò, ancora incredulo. “Okok. Giuro che non ti mentirò. Va bene così?”

Stiles fece un cenno secco con la testa prima di sganciare la bomba. “Ci sono problemi nel branco a causa mia. È vero?”

Il messicano quasi si strozzò con la sua stessa saliva. “COSA?! Ma come ti salta in men-” aveva iniziato, prima di ricevere un’occhiataccia.

“Hai promesso, Scott.”

Era assurdo, tutto quello era assurdo. Come diavolo faceva Stiles a saperlo?

“Chi te l’ha detto?”

“Cosa?”

“Chi te l’ha detto. Qualcuno deve avertelo detto e io voglio sapere chi.” si impuntò il mannaro, pensando già a Malia: quella ragazza a volte parlava senza rendersene conto.

“Cosa? No, Scott, sei fuori strada! Nessuno mi ha detto niente, dico davvero.” lo frenò invece subito Stiles. “È solo che ultimamente mi sono accorto di alcuni comportamenti strani e… e ho visto che sono ripetuti o quantomeno frequenti nell’ultimo periodo. Perciò ho iniziato a registrare quello che succedeva e sono piuttosto sicuro che essere quasi picchiato da Jackson a scuola non sia esattamente una buona cosa.”
Scott questa volta rischiò davvero e fu costretto a battersi un pugno sul petto per riprendersi. “Come…”

“Ho iniziato a chiedere in giro e Greenberg era stato messo in punizione da coach quel giorno. Ha visto tutto.” gli spiegò Stiles “Ma non ha sentito nulla.”

Scott non fece in tempo a trarre un sospiro di sollievo che Stiles continuò. “Quindi ora voglio sapere da te perché ho rischiato di essere picchiato da Jackson. E perché nessuno del branco è intervenuto.”

“Stiles…”

“No. Voglio saperlo. Ho bisogno di saperlo.”  

Stiles lo vide affrontare una guerra interna, ma alla fine cedette.

“Vedi Stiles, tu hai… dio… tu hai fatto una scelta. Hai preso una decisione in realtà.” Si passò nervoso una mano sulla bocca. Doveva essere qualcosa di grave, pensò Stiles, visto come l’altro evitava di guardarlo negli occhi. “E questa scelta non è stata condivisa da tutti, ecco. Non… non posso dirti di più.” lo interruppe prima ancora che potesse chiedere oltre

“Perché sei stato tu stesso a non voler sapere, a voler dimenticare. Io non ti dico di condividere, ma… ma ti appoggio: so quanto è stata dura per te fare quello che hai fatto e so che ci hai pensato molto. Credevi fosse la scelta migliore e hai fatto bene a fidarti del tuo istinto, ma… ma non tutti hanno accettato la… cosa, insomma.”

Stiles aveva abbassato lo sguardo, pensieroso. “Quindi è per quello che ho fatto che il branco si sta disgregando?”

“Cosa?! No! Il branco non si sta disgregando, non sta succedendo niente del genere!” esclamò Scott, risvegliandosi dall’imbarazzo di poco prima.

“Allora mi stanno ostracizzando.” si corresse con una naturalezza disarmante Stiles.

“CHE?!”

“Sì, voglio dire: se sono tutti d’accordo nel pensare che abbia fatto una scelta sbagliata e Jackson non è riuscito nel suo intento solo perché sei arrivato tu…”

“Ma non tutti hanno partecipato! A dir la verità l’unico è stato Jackson, ma lo sai com’è fatto.”

“E Lydia.”

“… sì, ma solo loro! Gli altri non- gli altri non…”

“Ma non l’hanno impedito.” mormorò Stiles, non c’era condanna nella sua voce “Non lo stavano impedendo e questo perché in realtà erano d’accordo. Scott, senti: Jackson non è stato l’unico. So di Boyd, ok? So che ha smesso di parlarmi, completamente. E non sarebbe poi molto se Lydia non avesse preso ad evitarmi, pur di non lanciarmi frecciatine… o Isaac, se non avesse litigato con Allison quando a pranzo invece che sedersi con noi è andato avanti. E papà! Dio, Scott, è distrutto! E questi non sono atteggiamenti felici e normali. Non lo sono. E io… ho capito di essere io il problema, da qualche tempo.”

Scott era senza parole. Non credeva possibile che Stiles potesse essere riuscito a notare tutto questo, e con il suo problema poi! Ma qualche tempo…

“Da quanto? Da quanto lo sai?”

Stiles si mordicchiò il labbro superiore, temporeggiando. “… una settimana…” disse tutto d’un fiato.

Ok, no. Quello era decisamente troppo.

“Sette giorni che credi che il tuo branco ti odi e non mi hai detto nulla?! Perché?”

Stiles si alzò in piedi, prendendo a camminare per la stanza mentre Scott lo guardava sconvolto dalla sedia alla scrivania.

“Perché… perché speravo di sbagliarmi! Speravo che non fosse colpa mia, che non avessi creato l’ennesimo casino e-” urlò e si mise le mani nei capelli, incominciando a tirare.

“Ehi ehi ehi! Fermo! Ti farai male così.” lo fermò Scott, correndo a bloccargli i polsi. Quando Stiles alzò finalmente lo sguardo, gli occhi erano pieni di lacrime non ancora versate.

“Sono stanco, Scott.” mormorò, lasciandosi cadere contro il muro. “Sono stanco di creare sempre problemi. A te, a papà, al branco… Sono semplicemente stanco e sarà egoistico, ma non voglio vivere la mia vita con persone che mi odiano.”

Scott era pronto ad obbiettare, aveva aperto la bocca, le parole erano lì. Non era difficile, doveva solo dirgli che si sbagliava, che nessuno lo odiava, che sarebbe stato solo un momento e che tutto si sarebbe sistemato, ma… Stiles aveva ragione. Stiles aveva ragione e lui non poteva mentirgli.

Così scosse la testa, aprendosi in un sorriso mentre gli occhi erano tristi.

“No, non è egoistico. È giusto. Non te lo meriti, non ti meriti tutto questo e sono con te. Avanti! Dimmi a cosa avevi pensato.”

Per la prima volta in quella serata fu Stiles a rimanere sorpreso. Scott aveva capito, Scott aveva capito che la sua decisione lui l’aveva già presa e soprattutto l’aveva accettata.

“Mi sono informato e… esistono delle cliniche specializzate, in perdita della memoria.”

Scott trattenne il fiato, ma si sforzò di rimanere calmo, per Stiles.

“Io voglio andarci, Scott. Voglio andare in una clinica specializzata.”










Note dell’autrice.

Miraggio! O miracolo.

Non avete idea di quanto sia stato stressante questo capitolo. Purtoppo il momento per l’aggiornamento si era prolungato poco oltre le due settimane e quando vado ad aggiornare non mi si rompe forse il computer? Per tre settimane è stato in riparazione per poi tornare… senza aver risolto nulla –ovviamente. Come sfortuna comanda. E per di più con il capitolo completamente cancellato!
Senza contare il sito che mi ha fatto letteralmente impazzire, tornandomi sempre all’inizio durante la rilettura. Quindi prendetevi quello che è uscito e abbiate pietà.

Ma sorvolando sulle peripezie di questo capitolo…

Derek sta soffrendo, e tanto. Ci prova, ma non sempre riesce a mantenere la promessa che ha fatto a Stiles.
Il branco d’altro canto non è d’accordo con l’umano e paradossalmente l’ha presa peggio del suo Alpha. Aaaah, i cuccioli, quelli emotivi.

E giungiamo infine a Stiles che pare averci preso gusto a fare grandi rivelazioni. Lo so che può sembrare un clichè, ma non ci posso far niente; giuro però che se tutto va come previsto dovrebbe essere l’ultimo finale in sospeso ;)

Questo capitolo non è uno dei miei preferiti, o meglio, tutto quello che è successo per poterlo pubblicare ha influito; era nato in modo diverso, ma spero che possa essere arrivato anche così. Ho provato a rendere il dolore di Derek nelle piccole cose, quelle quotidiane che lo accompagnano sempre e al contempo a far capire le piccole crepe nel branco (ma sulla riuscita di questo ho qualche dubbio).

Fatemi sapere cosa ne pensate, perché in questo periodo mi serve tanto e perché non vi sento da un po’ ;)

A presto! Si spera ;*


 

   
 
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