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Autore: Pmaradona10    03/04/2018    1 recensioni
La magia è sempre stata una componente importante della vita dei Teen Titans e soprattutto della vita di Raven. Quando però Trigon, il malefico padre di Raven, decide di tentare di impossessarsi di nuovo della ragazza, essa capisce che non riuscirà a sconfiggerlo contando solo sull'aiuto dei suoi amici. Basterà l'aiuto del più grande mago del mondo per sconfiggere uno dei demoni più potenti in assoluto? I Titans ce la faranno ugualmente a batterlo anche dopo il loro scioglimento e riusciranno a collaborare con alcune tra le più potenti entità magiche del mondo, senza lasciarsi condizionare dai travagli interiori di queste ultime e aiutandosi reciprocamente come una vera squadra, superando le apparenti ostilità?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven, Robin, Sorpresa, Trigon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Constantine fece cenno a Zatanna e gli altri di uscire allo scoperto, per la prima volta sicuro della reale efficacia del suo piano.

L’angelo avanzò verso Trigon e lo immobilizzò aprendo il palmo della mano destra, dopodiché, senza muovere un solo muscolo, aspettò che Etrigan uscisse dalle macerie sotto cui era sepolto. Il servo di Dio sgranò gli occhi e fissò intensamente all’interno delle pupille della creatura gialla, poi , roteando il capo con apparente fatica, rivolse lo sguardo verso il demone rosso e di scatto chiuse gli occhi e la mano a pugno all’unisono.

La zona fu nuovamente investita da un altro bagliore, questa volta arancione, che costrinse tutti a distogliere lo sguardo, eccetto l’Arcangelo, che assisteva statuario alla scena. Quando tutto cessò, la figura vestita di blu si diresse spavalda verso il suo mandante, che stava iniziando lentamente a riaprire gli occhi e ad abbassare il braccio che aveva usato per riparare i suoi occhi acquamarina da quell’insostenibile luce.

-Constantine, il mio lavoro è finito. I demoni e Blood sono rimasti lì a terra, ma lui non dovrebbe aver subito conseguenze. L’operazione è riuscita perfettamente. Ora l’unica cosa che puoi fare è augurarti che il tuo piano funzioni, io tutto quello che potevo fare l’ho fatto. Forse anche di più-
L’angelo giunse le mani ed ascese lentamente al cielo, con una grazia tale da far spostare le nuvole al suo passaggio.

-Ci vediamo a Londra, bastardo- commentò sottovoce a denti stretti l’esorcista inglese, dirigendosi rapidamente verso l’uomo steso al suolo, seguito a ruota da Zatanna, i Titani e i membri della Justice League Dark.

Jason Blood era tornato in forma umana: quella dell’occultista, detective e demonologo che tutti conoscevano, vestito sempre con un completo marrone e scarpe da sera.

-Se la caverà?- chiese preoccupato Nightwing
-Jason ne ha passate tante, non sarà questo a farlo fuori. Stava vincendo da solo la guerra dei cento anni, peccato che poi lo abbia preso nel culo da Morgana e Giovanna D’Arco- disse amichevolmente Constantine, dando una pacca sulla spalla destra dell’uomo ancora a terra.

All’improvviso Constantine si trovò fulmineamente due mani attorno al collo, che lo stringevano con tutta la forza possibile, quelle di Blood, che parevano essere incollate alla gola dell’esorcista.

-Ora ti stacco quella maledetta testa di cazzo che ti ritrovi, coglione!- minacciò l’ex cavaliere, aumentando la stretta
-Ma che cazzo ti prende?- sospirò John Constantine con un filo di voce, cercando invano di staccare le mani di Blood dal suo collo, prima di essere aiutato da Nightwing, che divise opportunamente i due
-Basta! Si può sapere che succede?- chiese minaccioso il ragazzo meraviglia
-Tu sei tutto pazzo, Constantine! Non hai capito che diamine hai combinato?- sbraitò l’occultista alzandosi a fatica in piedi, sorretto da Black Orchid

Constantine lo guardò preoccupato, respirando affannosamente e massaggiandosi una mano sul collo, nel tentativo di alleviare il dolore ancora insistente

-Jason! Ma che hai?- chiese impaurita Zatanna, poggiando una mano sulla spalla del mago biondo per sincerarsi delle sue condizioni
-Che ho? Voi pazzi, se possibile, avete peggiorato ancora di più la situazione! Se prima avevamo una flebilissima speranza di sconfiggere Trigon con l’aiuto di Etrigan, adesso è andato tutto a puttane!-
-Ma perché?- chiese ancora la maga
-Perché? Credi che Etrigan riuscirà a vincere contro due demoni? Tu che pensi sempre di sapere tutto solo per essere la figlia di Zatara, quale credi sarà la mia sorte se Etrigan dovesse venire sconfitto da Trigon? Sai che siamo legati indissolubilmente dall’anatema di Merlino? E sai cosa vuol dire? Che se Etrigan dovesse morire, stessa sorte toccherebbe a me, cazzo!-

Nonostante Etrigan non fosse più presente nel corpo di Blood, l’occultista inglese era più indemoniato che mai.
Nessuno proferiva parola, gli altri perché non ne avevano il coraggio, John Constantine perché non ne aveva letteralmente la forza fisica.

Nel frattempo, il trinomio demoniaco composto da Raven, Trigon ed Etrigan, tutti contenuti in una sola incarnazione, continuava a contorcersi al suolo, in una forma ibrida tra quella appartenente a Raven e quella propria di suo padre. La creatura infatti aveva ora delle dimensioni più ridotte rispetto a prima, e la sua faccia ricordava di gran lunga quella di Raven, in quanto le lunghe corna lignee tipiche di suo padre erano sparite.

John Constantine osservò la scena con la coda dell’occhio e le labbra socchiuse, per poi deglutire, in modo da trovare la forza necessaria per rispondere alle accuse di Blood.

-Jason, così facendo non ti avremmo salvato la vita, ma almeno ti abbiamo dato una speranza! Non ci voleva un genio per capire che lo scontro non stava per niente vertendo a tuo favore- disse Constantine minaccioso, puntando il dito contro il collega occultista ed arrivando quasi ad un faccia a faccia con lui.
-Hai fatto una stronzata, John. Etrigan non ce la farà a vincerli, non senza il mio aiuto. Entrambi traevamo forza l’uno dall’altro, e ciò ci permetteva di combattere strenuamente, ma ora che il legame è rotto…-

Jason Blood si sedette su un cumulo di macerie, con la faccia interamente nascosta nel palmo delle mani. In quel momento Zatanna Zatara avrebbe potuto fare poche cose per migliorare la situazione, e fortunatamente decise di fare una di quelle, chinandosi su Blood ed abbracciandolo nel tentativo di consolarlo, ma non prima di aver lanciato una spietata occhiata verso John Constantine, riuscendo a trasmettere tutta la rabbia e l’odio che provava e aveva mai provato nei confronti dell’uomo.

-Non disperate, signor Blood. Non tutto è perduto, chi può dirlo? Può anche darsi che il vostro amico riuscirà nell’impresa- disse dolce Starfire
-Kory…- sussurrò Nightwing alla rossa, traendola a sé, per evitare che potesse essere inopportuna. Capite le intenzioni del moro, la ragazza appoggiò sconsolata la testa sul suo petto.

Anche Black Orchid e Deadman si avvicinarono al gentiluomo inglese, mossi da una più che viva partecipazione emotiva.

Le uniche due persone che non partecipavano alla scena in quel momento, stavano prendendo direzioni completamente antitetiche.

Beast Boy si stava affannosamente dirigendo da Raven, o almeno, da quel che restava di lei, sia dal punto di vista fisico che mentale. Una cosa era certa, lui non aveva perso la speranza, Raven non se ne era mai andata, e poteva e doveva essere salvata.
-Raven? Mi senti? So che sei lì dentro, so che puoi sentirmi! Devi combattere, devi farcela! Fallo per me, per noi!- esclamò il ragazzo, afferrando le guance scarlatte della ragazza e strattonandone il capo nel tentativo di ridestarla. Ma dovette subito mollare, in quanto si scottò inevitabilmente a causa dell’incandescenza della pelle dell’ormai interamente-demone.

John Constantine, con una sigaretta tra le dita e la cintura dell’impermeabile ormai sciolta, aveva invece quell’andatura spedita e lo sguardo perso nel vuoto di chi non ha idea di dove andare. Ma di chi sa cosa fare. Aspirando ripetutamente dalla sigaretta senza toglierla dalla bocca, trovò finalmente pace quando i suoi occhi brillarono di una luce argentea, risultato del riflesso della luce del sole su un’appuntitissima scheggia metallica, proprio quella scheggia metallica che aveva gettato poco prima, quando sembrava che tutto potesse volgere per il meglio.

-Come cambiano le amicizie, eh? In meno di un’ora siamo passati dall’essere migliori amici a perderci di vista, per poi ritornare nuovamente migliori amici- scherzò Constantine parlando ad alta voce, rivolgendosi all’oggetto.
Con una delle espressioni più serie mai fatte nel corso della sua intera vita, Constantine effettuò un simbolico passaggio, gettando a terra una cosa che l’aveva già ucciso una volta (e che avrebbe potuto farlo di nuovo) e raccogliendo tra le mani una cosa egualmente letale, ma incredibilmente rapida, in quanto a togliergli la vita non ci avrebbe messo quaranta anni come la prima.

Stringendo la scheggia tra le mani, così forte da lacerarsi le dita e guardandola duramente dall’alto verso il basso, John Constantine ebbe negli occhi l’immagine di quella maledetta lametta da barba, che contribuì a salvargli la vita in quella serata estiva londinese, in quello squallido appartamento situato nei bassifondi della città. Il mago sorrise malinconico, pose l’oggetto nella tasca del trench, si guardò rapidamente alle spalle e, accertatosi che nessuno stesse controllando le sue mosse, si recò dietro un cumulo di macerie, lontano da eventuali occhi indiscreti.
-Ah beh, vediamo di fare in fretta, stavolta- disse il mago, accendendosi una sigaretta ed effettuando un lunghissimo tiro.
Sciolse il nodo della cravatta, sfilandosela ed infilandola in una delle tasche del soprabito. Dopodiché, estrattane l’arme si sfilò il trench, piegandolo e riponendolo poco distante da egli, in modo da preservarlo. Si sbottonò poi i bottoni ai polsi della sua camicia, tirando su le maniche e lasciando scoperte le braccia tatuate.

Chiuse gli occhi, strinse i denti e poggiò l’affilato acciaio sulle vene del polso.
   
 
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