Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Crazy Chick Kelly_chan    06/04/2018    2 recensioni
[Storia ad OC scritta a quattro mani con Elsira: iscrizioni chiuse]
Una nuova generazione di sirene.
Nuovi nemici crudeli e spietati, nuovi poteri straordinari e viaggi per il mondo alla ricerca di oggetti magici, strani segreti e misteri da svelare.
Un’antica e minacciosa profezia che incombe e rischia di avverarsi con terribili conseguenze per gli Oceani e per il Mondo.
Tutto questo e molto altro ancora aspetta le nostre ragazze, come andrà a finire?
{ATTENZIONE: Questa non è una storia stile Mermaid Melody. Vi sono tematiche delicate, violenze fisiche e mentali al suo interno.}
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo introspettivo ma utile, studiate bene ogni singolo gesto dei protagonisti poiché ogni riflessione o comportamento dei nostri eroi avrà un’importanza chiave nei prossimi capitoli! Buona lettura!


Doubts


Niijima, Giappone

«Non vogliooo…» Mugolò con faccino dolce Hazelle, stretta alla gemella, mentre questa aspettava il proprio turno per fare il check in all’aeroporto. La sorella non l’aveva mollata dal momento in cui si erano svegliate.
«Dai dai… Ci rivediamo presto.» Provò ancora a consolarla Robin, facendole qualche carezza sulla testa. «Non eravate costretti a venire anche voi.» Aggiunse, voltandosi verso il sostanzioso gruppo al suo fianco, in quanto erano venuti tutti a salutarla. La prima a rispondere fu Reana: «Ci stai prendendo in giro! Certo che dovevamo!»
«Già… E poi non si sa mai quando i nemici potrebbero attaccarci, no?» Aggiunse Tadashi con tono sovrappensiero, continuando a guardarsi nervoso attorno.
«Si può sapere perché sei così nervoso da quando abbiamo messo piede qui dentro?» Chiese Resha, con un sopracciglio alzato. Non era l’unica ad essersi accorta dello strano comportamento del tritone da quando erano entrati all’interno dell’aeroporto, che si guardava attorno nervoso e con atteggiamento restio. Era evidente il suo desiderio di andarsene il prima possibile.
«Non so di cosa tu stia parlando.» Rispose scostando lo sguardo, mentre pochi passi più in là la fila si muoveva e il turno di Robin era arrivato.
«Beh, ci vediamo alla prossima allora.» Sorrise la ragazza, facendo un cenno con la mano. Le sette principesse si scambiarono in silenzio uno sguardo complice, sotto le espressioni interrogative della ragazza in partenza e dell’unico ragazzo del gruppo.
Hazelle fece un profondo respiro chiudendo gli occhi e, appena li riaprì, tutte e sette si lanciarono su Robin, immobilizzandola in un abbraccio di gruppo all’interno del quale la ragazza scoppiò a ridere per la gioia. «Che carine che siete!» Esclamò felice. Diede poi un’occhiata sopra la spalla di Yumi, di fronte a lei, e aggiunse: «Non dovreste consolare me però, ma quel ragazzo là dietro che sta tremando come una foglia per la paura.» Disse in un sorriso divertito la tedesca, indicando con lo sguardo il tritone dell’Oceano Indiano, il quale ribatté subito: «Non sto tremando! Solo che gli aerei non mi piacciono, okay?» Tadashi si voltò dall’altra parte, aggiungendo con fare offeso: «L’aria non è il mio elemento, non ci tengo a sfidarla.»
Robin fece un sorriso: anche se erano stati poco insieme, aveva ben chiaro come lavorasse la mente del ragazzo ed era abbastanza certa di averlo capito più di quanto lui credesse. Gli si avvicinò e gli diede un pugno giocoso sul braccio, affermando: «Vedi di proteggere bene la mia sorellina e le altre, ragazzone.»
Tadashi rispose con aria sufficiente, alzando un sopracciglio: «Dubiti di me? Sappi che ciò che ti ho mostrato mentre ti addestravo, non è nemmeno un decimo di ciò che sono capace di fare.»
«Lo voglio ben sperare.» Il sorriso di Robin si allargò, mentre univa le mani e si inchinava rispettosamente di fronte a quello che era stato il suo insegnante di arti marziali. Tadashi sorrise e si inchinò a sua volta.

Castello della Regina dei Mari

«Luchia! Luchia stai calma! Andrà tutto bene, ti prego!» Nikora cercava di sovrastare le urla della regina, il cui corpo era straziato da dolori insopportabili. La bionda si sentiva bruciare, aveva la nausea e la sensazione che qualcuno la stesse friggendo viva. Da quando era stata accoltellata con quel pugnale avvelenato, le sue condizioni peggioravano di giorno in giorno, nessun medico o mago era ancora riuscito a trovare un rimedio definitivo; tutti i farmaci e le pozioni facevano effetto solo per poco, dopodiché le scariche e i malesseri riprendevano inevitabilmente, come non fossero mai andati via.
Una volta che i nemici si erano ritirati, Consigliere e superstiti si erano radunati attorno alla regina, la quale stava per morire dissanguata tra le urla di dolore disumane. Era stato subito chiaro ai medici che il l’arma con la quale era stata trafitta non si trattasse di una lama normale, ma che avesse su di sé un qualche veleno o composizione della quale non si riusciva in alcun modo a decifrare l’origine, né l’antidoto.
Le perdite erano state considerevoli, ma si restringevano al solo manipolo delle guardie. Nessuna Consigliera e pochi civili, quelli che avevano provato ad apporsi ai nemici, erano stati uccisi o feriti. Molti avevano deciso di abbandondare il castello, sotto consiglio delle stesse ex principesse, le quali invitarono chiunque non fosse strettamente necessario per la ripresa della regina ad andare a vivere sulla terraferma, almeno fino a quando non fossero riusciti a poter nuovamente garantire la loro sicurezza.
«Ci terremo in contatto con gli animali.» Nikora abbracciò Phiphi, la quale aveva fortunatamente riportato solo qualche graffio. Sarebbe andata a stare al Pearl Piari e, grazie alle proprie conoscenze, sarebbe stata il modo più veloce per i contatti tra le ragazze e il Castello.
Nikora stava ancora salutando l’amica, quando venne richiesta la sua attenzione per la regina. «Vai, ci sentiamo presto.» La consigliera annuì, per rientrare nella stanza della bionda, sul quale volto si poteva leggere tutto il dolore che stava provando. Le pozioni antidolorifiche avevano una durata sempre minore. Hikari le aveva curato la ferita fermando l’emorragia, ma non aveva potuto fare nulla contro l’avvelenamento.

Castello dell'Oceano Indiano

Al contrario delle altre consigliere, le quali erano rimaste al fianco della regina, Seira si era recata nel proprio Oceano madre, per dare l’ultimo saluto alle guardie del proprio lignaggio. Non riusciva ancora a rendersi pienamente conto della morte di Takeshi e in quel momento non le importava di altro. Tantomeno di Luchia.
I suoi occhi spenti non si erano distanziati nemmeno un istante dai coralli sotto i quali si trovavano le spoglie dell’amato, e la sua mente non riusciva in alcun modo a riprendere il contatto con la realtà che la circondava. Il tritone era stato temporaneamente seppellito nel suo luogo di nascita, i veri funerali si sarebbero svolti solo una volta che fosse tornata la pace. “Sempre se mai tornerà…”
Assistere alla sepoltura era stato devastante. La cerimonia era stata breve e concisa. I tempi non permettevano di elogiare le anime delle guardie che avevano perduto la vita in modo sfarzoso. “Non è giusto. Queste persone hanno perso la loro vita per salvarne un’altra. Sarebbe il minimo elogiare le loro anime come si deve, invece…”
Quando era arrivato il turno di deporre il corpo di Takeshi, Seira non aveva potuto fare a meno di smettere di piangere e provare sentimenti contrastanti. “Al diavolo il protocollo… Ci siamo trattenuti entrambi anche troppo, per colpa degli altri.” Si era avvicinata al corpo privo di vita della guardia e ne aveva sfiorato dolcemente le labbra.
Strinse nella mano il ciondolo a forma di cuore che fino a poche ore prima aveva portato al collo la guardia, non curandosi dei mormorii che si stavano espandendo alle sue spalle per quel suo ultimo saluto al tritone. “Non riesco a credere di quanto sono stata codarda nei nostri confronti… Ma pensavo… Di avere ancora molto tempo da spendere con te.” Avrebbe abbandonato tutto ciò che aveva per lui, senza rimpianti, ma il tempo non era stato clemente con loro e Takeshi ormai non avrebbe nemmeno mai potuto udire i sentimenti che provava nei suoi confronti. “Che ingenua sono stata.”

Pearl Piari - Niijima, Giappone

«Ora che siamo di nuovo solo tra noi, vorrei chiarire una cosa.» Disse Resha, chiudendosi la porta dell’hotel alle spalle. Tutti si voltarono verso di lei e la rossa fece un breve cenno di seguirla, diretta alla palestra. Decise di andare lì, perché era l’unica stanza dove solo lo staff poteva accedere, inoltre era abbastanza appartata, in modo da impedire a clientela e persone varie di sentire la discussione che aveva intenzione di iniziare.
Una volta entrati tutti e otto, Resha chiuse la porta e, con sguardo tenace, si rivolse all’unico ragazzo presente: «Chi sei tu, in realtà?»
Quella domanda fece voltare gli occhi, fattisi confusi, di tutti su di sé. La custode della perla arancione non indietreggiò, anzi, diminuì la distanza che c’era tra lei e Tadashi. Pronunciò poi le domande che più volte le erano passate per la testa in quegli ultimi giorni: «Una volta Meru mi disse che, se non volevo inimicarti a vita, non avrei mai dovuto dire nulla riguardo al fatto che sei un tritone del mio regno, né tantomeno chiederti del tuo passato prima di arrivare in questo hotel.»
Gli occhi di Tadashi si strinsero appena, sempre puntati in quelli della ragazza. Nel suo sguardo, Resha riusciva a vedere il nervosismo che iniziava a percorrerlo, ma non sarebbe certamente bastato a fermare i suoi quesiti: «Cosa voleva dire? Dovremmo temerti, per caso? Sei un esiliato dell’Oceano Indiano? Un assassino?»
«Resha! Ma che stai dicendo!» Scattò Yumi, incredula che la sorella stesse davvero ponendo domande del genere. La maggiore le rispose, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Tadashi nemmeno per mezzo attimo, con la voce che cresceva in arroganza man mano che esponeva i propri punti interrogativi: «Sto solo facendo delle ipotesi più che ragionevoli. Noi non sappiamo nulla su di lui e ci è stato intimato di non chiedergli niente, come se nascondesse chissà quale segreto. Con la situazione attuale, credete davvero che possiamo fidarci di qualcuno di cui passato non sappiamo nulla? Non credete che, almeno tra noi otto, non dovrebbe esserci nessun segreto? Possiamo davvero permetterci il lusso di fidarci di qualcuno che non vuole mettere piede nell’Oceano se non da solo e che si è rifiutato di accompagnarci dalla Regina? E guarda caso, proprio durante quell’incontro, siamo state attaccate e ci siamo salvate per puro miracolo.»
«Vorresti dire che non ti fidi di me?» Chiese a bruciapelo il giovane, in volto un’espressione completamente neutrale.
«Tad…» Provò a intervenire Hazelle, venendo però interrotta dal gesto e dalla voce del tritone: «No! Lasciala parlare.» Il giovane fece quel paio di passi che ancora lo separavano dall'angloindiana, mentre sul suo volto si andava a dipingere uno strano e inquietante sorrisetto irrisorio: «Allora? Come stanno le cose, Principessa Reesham?»
«Non ho detto che ho perso la fiducia in te, voglio solo sapere perché sei stato scelto proprio tu dalla Regina per proteggerci. Esigo di conoscere il passato della persona alla quale devo affidare non solo la mia vita, ma anche quella di tutte le future regnanti del mondo sottomarino.» Disse Resha, convinta della propria posizione. “Se pensa di intimidirmi chiamandomi con il mio nome intero e il titolo, si sbaglia di grosso.”
«Perché? Cosa cambierebbe? Se io fossi un assassino, se fossi un esiliato del tuo regno o ancor peggio di tutti quanti i sette regni per aver, che so, rubato qualcosa di inestimabile valore, condannato delle vite o qualsiasi altro reato, che cosa faresti?» Il sorriso scomparve dalle labbra di Tadashi, mentre i suoi occhi emettevano fulmini, i quali andavano a scontrarsi e schioccare con quelli della giovane che aveva di fronte: «Non ti faresti più difendere da me? Proveresti a cacciarmi?»
Le sopracciglia di Resha si avvicinarono e il suo sguardo si fece più tenace che mai: «Che tu lo voglia o meno, finché non saprò la verità sul perché non vuoi più avere nulla a che fare con il tuo mondo di nascita, ti puoi scordare di non essere un mio suddito. E come tale, sei sotto la mia responsabilità. Quando saprò, potrò valutare tutto ciò che avrà bisogno di essere preso in considerazione. Ma finché ti ostinerai in questo tuo silenzio, non ti permetterò di tagliare i ponti con il nostro regno.»
Calò un silenzio pesante, prima che Tadashi lasciasse ricadere il capo in avanti e sorridesse mesto. Quello stesso piccolo sorriso, andò subito a svanire nel nulla nella manciata di pochi istanti, con uno schiocco di lingua sul palato. Il tritone si diresse verso l’uscita, dicendo semplicemente con tono cupo: «Avresti fatto meglio a dare retta a Meru, Principessa dell’Oceano Indiano.»
Le sette ragazze rimasero immobili e in silenzio, anche dopo che la porta si fu chiusa alle spalle del giovane. La tensione era tanta che tutte, in quella stanza, si sentivano come pressate a terra da una forza a loro invisibile, ma non per questo meno potente.
A rompere l’assenza di suoni, fu il sussurro triste di Moni: «Resha… Credo che stavolta tu abbia davvero esagerato…»
«Io invece sento di darle in parte ragione…»
Tutte si voltarono verso la custode della perla indaco, mentre le labbra di Reana furono le uniche a esternare il pensiero generale: «Cosa?»
«Aisu! Come puoi dire una cosa del genere?» Hazelle, con gli occhi sorpresi più fra tutte, accennò a un passo verso l’amica. «Proprio tu che…»
«Proprio io, cosa?» La interruppe la norvegese, brusca. Tese poi il braccio verso la principessa dell’Oceano Indiano, aggiungendo: «Resha ha ragione. Non possiamo fidarci di nessuno in questa guerra, nemmeno dei nostri familiari! Come possiamo davvero affidare la nostra vita a qualcuno di cui non sappiamo assolutamente nulla?»
«Tadashi è una brava persona! Io mi fido ciecamente di lui!» Sbottò la tedesca, i pugni serrati all'altezza del petto. Yumi abbassò il proprio sguardo, sfiorandosi il ciondolo che portava al collo, come per farsi forza e far uscire la propria voce: «Ci ha sempre protette fino a ora, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, eppure voi…»
«E guarda caso, durante l’attacco più pericoloso, lui non c’era!» La interruppe la sorella maggiore. Aisu tirò un sospiro, in modo da calmare la propria voce per non sembrare troppo dura, dopodiché cercò di spiegare il punto di vista suo e della rossa al suo fianco: «Stiamo solo dicendo che, forse, dovremmo tenere più alta la nostra guardia e cercare un modo di difenderci per i fatti nostri, anziché affidarci completamente a lui. Non è per essere cattive, ma non possiamo sapere se sia davvero dalla nostra parte.»
«Basta, non ho più intenzione di stare a sentire.» Esclamò Hazelle, battendo il piede a terra e imperterrita nello spalleggiare l’amico. «Tadashi è il nostro guardiano, rischia la sua vita per noi e voi osate davvero accusarlo di stare dalla parte dei nemici?» Perso il controllo, si mise a urlare: «Ma siete uscite di testa, per caso?»
«Hazelle, calmati…» Julia cercò di farle riaquistare la calma, poggiandole le mani sulle spalle, ma l’europea si scansò con un gesto. «Col cavolo che mi calmo! Le persone possono avere i loro segreti e le loro cose di cui non vogliono parlare, è un loro sacrosanto diritto!»
«Si può sapere perché ti stai alterando così tanto? Noi stiamo solo cercando di risolvere la situazione.» Disse Resha, ripresasi dalla sfuriata a sorpresa della sirena viola.
«Mettendo alla gogna un nostro caro amico!» Ribatté questa.
Per tutta risposta, ricevette il tono glaciale di Aisu: «Da quando è diventato nostro amico?»
Mentre le altre ancora guardavano incredule il dibattito delle tre, Resha riprese la parola: «Siamo in guerra, ce lo vogliamo mettere bene in testa tutte quante?»
«Amicizie, alleanze, gli stessi rapporti di sangue in guerra sono solo effimeri. Non contano più nulla, anzi vengono sfruttati per ottenere la vittoria. Che ne sappiamo che il piano di Tadashi non sia quello di farci fidare di lui per poi consegnarci ai nemici?»
Calò nuovamente il silenzio, che stavolta venne rotto dalla voce incrinata di Hazelle, prima che uscisse dalla stanza, seguita da Julia e Moni. «Io so solo… Che non vi riconosco più. Però, questa Resha e questa Aisu, sappiate che non mi piacciono affatto.»

Castello dell'Oceano Indiano

«Dobbiamo tornare al castello, adesso.» La voce di un altro guardiano la riscosse. «La Regina Luchia ha bisogno di voi.» Seira non si mosse minimamente. I suoi occhi erano spenti e le lacrime che ancora le scorrevano sul volto ne rendevano i lineamenti sofferenti.
Quando i nemici erano svaniti nel nulla, dall’interno del castello si era udito un urlo straziante provenire dal giardino, dove si trovava la regina. Tutti erano corsi da Luchia, nessuno si era curato di lei e di Takeshi, che magari poteva ancora essere salvato.
Una volta riottenuto il controllo della situazione, gli anziani l’avevano anche ripresa per non essere accorsa dalla regina. Nessuno aveva mosso un dito o sprecato una parola per lei o Takeshi e i due erano rimasti soli a loro stessi. “È tutta colpa sua… Solo sua… È tutta colpa di Luchia…” La regina è più importante. La regina ha diritto alle prime cure. La regina ha bisogno di tutte le sue consigliere. “La regina ha bisogno di me, certo… Anche io ho bisogno, ma nessuno mi ha sostenuta… Anche Takeshi aveva bisogno, ma nessuno si è fatto avanti… Luchia di qua, Luchia di là…” Venne trascinata via dalle guardie come fosse stata una bambola, in quanto non si sarebbe mai mossa di sua volontà dalla tomba di Takeshi per andare da Luchia. In quel momento, un sentimento mai provato prima, nemmeno quando era stata imprigionata nel corpo del nemico anni addietro, si stava insinuando in lei. Un sentimento brutto e pesante, freddo e triste, che portava con sé una certezza assoluta, la quale si faceva sempre più sicura nella sua mente. “Se solo lei non fosse mai esistita, ora Takeshi… Takeshi…”
Che fosse odio, quel sentimento?

Niijima, Giappone

«Hey, Zelle. Possiamo entrare?» Fuori della stanza, Julia e Harmony aprirono la porta rimasta accostata. La custode della perla viola si trovava stesa sul letto, con il volto immerso nel cuscino. Un lieve mugolio di approvazione fece entrare le due. Moni si chiuse la porta alle spalle e andò a sedersi sul letto accanto all’amica, Julia restò in piedi con le braccia sotto il seno.
Attesero qualche secondo e la tedesca liberò il volto dal cuscino, fissando la testata del letto senza davvero vederla. «Sono certa che Tada’ sia una brava persona. Anche Robin ne era certa. E io mi fido ciecamente dell’istinto di mia sorella.» Borbottò, guadagnandosi due occhiate interrogative, ma comunque d’accordo con la sua opinione. Hazelle si tirò su a sedere e ripensò alla prima volta che aveva incontrato il tritone. «Quegli occhi di smeraldo… Quegli occhi portano con loro un’enorme sofferenza. Me ne sono resa conto la prima volta quando l’ho portato a fare il giro dell’hotel, il giorno in cui è arrivato da noi. All’inizio mi aveva fatto la stessa impressione che aveva fatto ad Aisu, ovvero quella di un gran sbruffone scontroso, ma mentre gli mostravo la struttura è successa una cosa che mi ha fatto completamente ricredere.»
Il fatto di appartenere, seppur solo in parte, al mondo marino, era ancora una forte novità per lei, perciò aveva deciso di chiedere al purosangue nato e cresciuto in acqua informazioni a riguardo.
«Cosa vuoi sapere?» Tadashi aveva un tono disponibile, ma allo stesso tempo leggermente frustrato. “Non avrei mai creduto che le due cose potessero essere compatibili…”
«Prima di tutto, dov’è la tua collana?» Aveva chiesto la tedesca, indicando il proprio shell locket. Lui l’aveva guardata un istante, per poi fermarsi e mostrarle il braccialetto che portava al polso destro. «Solitamente, i tritoni non tengono le proprie perle nelle collane. Preferiamo decisamente accessori dall’aspetto più sobrio.» Aveva abbassato il braccio e nascosto la mano nella tasca dei jeans. «I braccialetti di questo tipo sono i più comuni… Ma c’è anche chi incastona la perla in un orecchino o un ornamento per la testa, o semplicemente in un anello. O in oggetti che si portano sempre dietro per lavoro.» Aveva fatto una pausa di qualche secondo, scostando lo sguardo, per poi aggiungere: «E quando si cambia accessorio, si è soliti regalare il vecchio contenitore, anziché gettarlo, se ancora utilizzabile. Quando si diventa soldati, ad esempio, si è soliti far divenire la propria perla un tutt’uno con la propria arma. Durante le cerimonie di passaggio, i nuovi soldati donando i loro accessori ad altri.» La voce era diventata flebile, tanto che sul momento Hazelle non era nemmeno sicura di aver udito bene l’ultima parte del discorso. Quando i sussurri del tritone erano diventate parole con significato, nella sua testa, aveva chiesto: «Quel bracciale te lo ha regalato un soldato?»
Lui non aveva risposto, ma alla custode della perla viola non era sfuggito quello sguardo. Vi aveva riconosciuto un tumulto di emozioni paragonabili solo a un oceano in piena tempesta. Nonostante ciò, quella più evidente era stata certamente la sofferenza. E non una sofferenza comune, ma quella di qualcuno che si è sentito e si sentiva tuttora in colpa non per aver fatto, ma per non aver fatto qualcosa in un dato momento della sua vita.
«Non so nemmeno bene io perché ho dato tanta importanza a quella cosa, ma mi ha colpita. E nel corso del tempo, l’ho rivisto spesso lanciare occhiate a quel bracciale, ognuna contenente un oceano di emozioni. Credo che per lui quel braccialetto sia la cosa più importante, un qualcosa che lo lega al suo passato e, che per quanto si sforzi a trattenersi, il suo desiderio di tornare nei regni sia incredibilmente potente. Forse, è persino il suo più grande desiderio.»
«E allora perché non è tornato prima? Perché non è voluto venire con noi dalla regina?» Domandò Julia, mettendosi a sedere sul bordo del proprio letto. La custode della perla viola scostò lo sguardo prima di rispondere, dirigendolo verso la finestra della stanza. «Non ne sono sicura, ma… Credo che abbia paura.»
«Paura?»
Hazelle annuì. «Penso che, questo suo desiderio sia tanto grande e forte, quanto pauroso. Io almeno, mi sono fatta quest’idea. Lui vuole tornare, ma la paura lo blocca e non ha ancora capito come riuscire ad affrontarla.»
«Perché tutto questo non lo hai detto giù alle altre?» Chiese la rossa, lanciando un’occhiata perplessa all’amica.
«Perché mi era presa la rabbia!» Esclamò la tedesca, lasciandosi cadere con un mugolio frustrato all’indietro sul proprio letto e portandosi il cuscino sul volto. Sui volti di Julia e Moni si dipinse un sorriso quasi materno, dovuto al sollievo di riavere la “normale” Zelle con loro.
Dopo pochi istanti, la castana abbassò il cuscino fino al petto, sussurrando con occhi pensierosi: «Sentire Aisu e Resha parlare così di Tada’, mi ha davvero fatta arrabbiare…»
«Pensi che se fosse pericoloso, ne avrebbero fatto la nostra guardia?»
La discussione non era ancora finita per le due sorelle Shell, nel mentre percorrevano la via di casa. Si erano già da un po’ separate da Reana, che era dovuta rientrare in collegio per via del coprifuoco, mentre avevano lasciato Aisu poco prima, in quanto la bionda se ne era andata a fare un tuffo, per schiarirsi le idee.
Da quando erano rimaste solo loro due, erano restate in silenzio. Tempo durante il quale Yumi era riuscita a raccogliere coraggio per porre quella domanda alla sorella.
«Già, bella guardia. Ci lascia da sole nei momenti più critici.» Sbuffò la maggiore per risposta, aumentando l’andatura. Yumi, invece, si arrestò. La rossa si voltò verso di lei pochi passi più avanti, ma prima che potesse incitarla a muoversi, la minore parlò: «Mi dispiace Resha, stavolta non ce la faccio proprio a essere d’accordo con te.» Scrollò appena la testa, lasciandosi andare in un respiro di disaccordo, prima di ricominciare a camminare verso casa.
“Mi dispiace Yumi, ma io devo proteggere te prima di tutti”, pensò la custode della perla arancione, guardando di sottecchi la sorella. “E non posso permettermi di fare errori.”

Da qualche parte negli Oceani

«Soffri troietta, soffri!» L’immagine della di Luchia agonizzante nel proprio letto era una vista meravigliosa per colei che si professava come la futura regina dei mari. «Tu soffri, io ci godo!»
Attraverso la sfera, studiò le reazioni dei presenti in sala: quel mollusco del re che non si schiodava dal capezzale della moglie, quelle insulse di Hanon e Rina che mentre cantavano le tenevano le mani e tutte le altre ragazze attorno al suo letto a cantare. Solo Seira, appena tornata al castello, se ne stava in apatia a fissare fuori dalla finestra.
«Quella giovane consigliera arancione si sta comportando in modo molto interessante.» Commentò ad alta voce con la mano sotto al mento. «E’ debole e indifesa, magari potrei portarla dalla mia… L’incantesimo del cuore nero potrebbe avere dei risultati interessanti se unito al potere della sua perla...» Si voltò verso Eiji, al suo fianco, sorridendogli da dietro la maschera. «Non ti piacerebbe un po’ di compagnia?» Il ragazzo non rispose, né si mosse. Non che lei si aspettasse diversamente.
Tornò a osservare la regina, in preda al dolore più assoluto, mentre i medici si affannavano a somministrarle in fretta forti dosi di antidoto. «Devo ammetterlo, il suo attaccamento alla vita è immenso, un altro al posto sarebbe già morto… Questo può essere un problema… Dannazione!» Si interruppe di botto. «Elementali! Al mio cospetto, subito!» I suoi sottoposti arrivarono immediatamente. «Ho voglia di divertirmi un pochino, l’assalto ormai è un vago ricordo! E ho avuto un’idea geniale in merito.» Si fregò le mani, mentre l’unica donna presente prese la parola: «A proposito di quanto ho iniziato tempo fa… Posso andare avanti? Sono stufa di rimandare in eterno…» Permesso che le venne accordato.
Dopo aver dato delle dispositive agli altri, tornò a guardare la sfera e un’espressione di disappunto le si formò sul viso deturpato perchè sì, la regina aveva appena perso i sensi, ma purtroppo era ancora viva.

Pearl Piari - Niijima, Giappone

«Sai, ho l’impressione che Robin mi stia nascondendo qualcosa.» Disse Hazelle, versandosi del succo. Quell’affermazione sorprese molto Julia, che posò il proprio sguardo sull’amica.
In cucina quel mattino erano rimaste loro due, oltre a quel fragolone di Sirio che stava sculettando allegramente alle ragazze posando di tanto in tanto la testolina sulle loro ginocchia. Dopo la discussione iniziata da Resha il giorno precedente, l’atmosfera all’interno del gruppo non si era ancora calmata. Aisu stava suonando il piano, nel tentativo di calmare i nervi decisamente a pezzi, mentre Tadashi si stava allenando al piano di sotto; se Robert fosse stato in hotel, molto probabilmente gli avrebbe chiesto di potersi sfogare con qualche incontro, ma visto che era da solo si doveva accontentare con pesi ed esercizi vari. La situazione tra lui e le ragazze era però decisamente peggiorata: si era rinchiuso nella sua bolla e non aveva praticamente più parlato a nessuna di loro. Solo la tedesca riusciva, in un modo o nell’altro, a far uscire dalla sua bocca frasi morfologicamente più complesse di “vado ad allenarmi, non cercatemi” o, nel peggiore dei casi, meri monosillabi.
Oltre ai problemi all’interno del gruppo, si andavano ad aggiungere quelli esterni. Meru era in camera sua a comunicare con il regno, la cui situazione era decisamente grave ma stazionaria. Luchia non era migliorata, ma i nemici non si erano più fatti vedere e questo per ora era l’unico lato positivo.
Le sorelle e Reana erano impegnate con le loro attività, mentre Moni era andata a far compere con sua madre. Le due volevano approfittare il più possibile del tempo che avrebbero trascorso insieme.
«Probably non vuole che tu ti preoccupi, visto che abbiamo già molte grane. Don’t worry, prima o poi ti dirà tutto! E poi tua sorella è una ragazza fortissima.» Julia si zittì un momento, pensando che invidiava la sicurezza della tedesca, ma poi riprese con un sorriso: «Se la cava sempre! Tranquilla!> Azzannò l’ennesimo biscotto al cocco, da poco uscito dal forno. Al diavolo la dieta, al diavolo la ciccia e i vari complessi, era nervosa e aveva bisogno di forti dosi di serotonina.
«A proposito di segreti...» Nel mentre, Hazelle stava sfornando ancora biscotti. «Come mai non hai detto al tuo ‘Orsacchiotto asociale’ e tua cognata del tuo segreto?» La castana aveva avuto da sempre quel dubbio, ma non aveva mai osato chiedere per discrezione. Ormai però erano tutte abbastanza in confidenza, perciò non riuscì più a trattenersi.
«Perché sono una cretina! Non lo so nemmeno io in realtà…» Borbottò, appoggiando la guancia sulla mano e facendo cenno a Sirio di saltarle in braccio. «Forse perché… Boh! Forse perché conoscendolo avrebbe cercato di impedirmi di accettare per la mia sicurezza, già in passato mi ha consigliato di rifiutare certi ingaggi. A volte ho fatto bene ad ascoltarlo, altre me ne sono pentita amaramente… Adesso so impuntarmi meglio, come quando sono andata ad Apia, ma una volta tendevo a fidarmi di più delle persone maggiormente esperte e la cosa non mi piaceva affatto.» Ammise con vergogna, mentre l’altra annuiva con comprensione, mentre faceva un grattino dietro le orecchiette a punta del cane che per tutta la risposta inclinò la testa di lato sgranando gli occhioni. «E ti dirò… Io sono stata una seconda scelta perché la ragazza originariamente voluta da Coco ha dovuto rifiutare a causa di gravi problemi familiari, sennò non sarei nemmeno qui adesso! Ho accettato per esclusione, Coco non aveva una grande rosa di candidate.» A quella rivelazione, Hazelle sgranò gli occhi. Quel dettaglio proprio non lo sapeva, né se lo sarebbe mai immaginato.
«Ma ho fatto la cazzata del secolo a non dirglielo!» Addentò un altro biscotto.
«Quindi adesso ti senti in colpa ed è per questo che sei nervosa e ti stai ingozzando?» Chiese divertita la custode della perla viola, mentre l’amica faceva cenno di sì.
«Come sei buffa, sembri un criceto!» Rise, alludendo alle guance piene dell’americana. «Comunque!» Proclamò, buttando giù d’un fiato il boccone. «Quando tornano glielo dirò, vada come vada! E se non capirà, sono certa che Minikitty provvederà a metterglielo in quella testa!» L’ennesimo biscotto sparì nella sua bocca.
«Brava! Non oso immaginare Minikitty che si intromette…» Sogghignò la tedesca. «Sarebbe divertente e inquietante al tempo stesso!» Immaginare le varie reazioni di quella piccola pazza era sempre divertente, perché non sapevi mai dove andare a parare.
«Farà mille domande, poco ma sicuro!» Confermò Julia. ”Proprio come ne sto facendo io...Essere principessa è davvero quello che voglio? E non lo dico perchè sono un ripiego o peggio ancora perchè sono succube del mio ragazzo… Quello mai, sono troppo femminista per ridurmi ad essere un’appendice di un uomo… È proprio per me personalmente! Voglio veramente tutto questo?” Ci pensava da giorni, ma non era ancora pronta per parlarne con le amiche.

 


Angolo delle autrici:

Dopo un violento assalto al castello un capitolino di riflessione ci stava! Una Resha grintosa e decisa così ci andava proprio, nessuna meglio di lei poteva adattarsi bene al contesto! E poi scopriamo parte del motivo che ha impedito a Tadashi di andare al castello, cosa frulla nella testa di quel tritoncino ostinato? Ci sarebbe voluta MInikitty in questo caso (tranquilli torna prestissimo) E vediamo anche Julia che sembra indecisa sul suo futuro… Ci scusiamo se non tutte le ragazze hanno avuto spazio, ma ci rifaremo nei prossimi, non dubitatene! Ah poi… Sappiate che ci vergognamo come ladre delle nostre vecchie fanart fatte con paint da parte di Kelly e a matita da parte di Elsira… Adesso abbiamo entrambe Clip Studio Paint e anche se la tavoletta al momento ce l’ha solo Elsira anche i disegni della Pulcina Pazza hanno avuto un netto miglioramento! Le vedrete in futuro, promesso! Ora alle note in singolo~

 
 

L’angolo di Kelly:



Allora eccomi!Per una volta non ho idea di cosa dire! T_T Se non che, come la mia controparte nella storia voglio pure io i biscotti al cocco con gocce di cioccolato, li ho assaggiati freschi di forno industriale e sono illegali :Q___________ E che mi sento una materia marrone sia per Seira ma anche perché molte ragazze qui non hanno avuto spazio mentre non mi sento così per Luchia!Vabbè, il prossimo capitolo inizia col botto, nel delirio più totale quindi ci vediamo li!Ora vado nelle mie Isole Samoa a spupazzare i miei Cuccetti!Cuccettiiiii, cuccettini adoratiiiii!Dove siete?Venite quiiiiiii!*Sparisce dal radar visivo dei lettori*

 
Sirio: Finalmente una comparsata!Non sono adorabile, non sono dolcissimo?Con il mio musetto a fragolina!Voglio comparire ancora e ancora!






L’angolo di Elsira:

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Lo devo ammettere: sono parecchio soddisfatta di come stanno venendo fuori questi capitoli e i successivi. Non me lo sarei mai aspettata, fino a qualche tempo fa. Detto questo… RIVOGLIO MINIKITTYYYYY!!!!!!!!!!!!!! T-T T-T T-T T-T Sto soffrendo di una nostalgia nei suoi confronti che è impossibile da spiegare… E poi qui ci vuole seriamente qualcuno che faccia sbattere la testa a Tada’ nel muro, e chi meglio di lei?

L’unica cosa è che mi dispiace un po’ per Seira… E Robin è partita, per tornare a casa… Mi mancherà… Buon volo tesoro!

Un saluto a tutti, ci vediamo al prossimo chappy (shiiiiiiiippissimoooooo~) ❤️

 

 




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Renée e Moni by Ziggyssia
Kelly & Elsira chibi by Ziggyssia @FARBERS
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