Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Swetty_Kookie    15/04/2018    2 recensioni
Jeon Jeongguk, un normale ragazzo che lavora in un semplice bar, farà l'incontro di un misterioso ragazzo, che sconvolgerà la sua vita per sette giorni.
[...]
«Stavo cercando di scrivere una lista di cose da fare. Anche se non so quante cose si potrebbero fare in una settimana.»
|TaeKook| - (Storia presente su wattpad)
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quello, fu il giorno più brutto della mia vita.

Ricordo che mi svegliai nel tuo letto dopo l'ultima serata passata insieme, ed ero accanto a te. O almeno tu sembravi essere accanto a me, ancora addormentato tra le braccia di Morfeo.

Decisi di alzarmi, senza disturbarti. Era domenica mattina, e tecnicamente l'ultimo giorno che avremmo passato insieme. Ma ero tranquillo, volevo che avessi un bel risveglio.

Così mi diressi in cucina e aprii il frigo cercando qualcosa per fare colazione. Avevo optato per una colazione italiana.

Avevo trovato del succo d'arancia e dei cornetti confezionati. Così dopo aver posato il tutto su un vassoio, mi diressi di nuovo verso la tua stanza.

«Sveglia dormiglione.» dissi ridacchiando, mentre entravo.

Poggiai la colazione sul comodino accanto a te, per poi andare ad aprire le tende «Taehyung, c'è un bel sole, perché non andiamo a fare una passeggiata?»

Mi girai verso di te, adesso eri illuminato dalla luce del sole. Ma c'era qualcosa che non andava.

«Taehyung.» ti richiamai. Niente, nemmeno un lamento.

Mi avvicinai a te per scuoterti un po', e non appena posai la mano sulla tua guancia, fredda come il ghiaccio, mi accorsi di quel piccolo, ma importante, fondamentale, particolare.

Non respiravi.

Mi si bloccò il respiro in gola, tra l'incredulo e lo scioccato. Sentivo la gola bruciare e il terrore farsi strada nei miei occhi, quando finalmente realizzai che quella mattina non ti eri svegliato con me.

Le lacrime iniziarono ad uscire copiose dai miei occhi, mentre indietreggiavo, trascinando per sbaglio il vassoio, facendo cadere il bicchiere di vetro pieno di succo di frutta, che avevo preparato per te.

Cadde a terra rompendosi in mille pezzi, proprio come me, che dopo essermi accasciato a terra, avendo la tua figura immobile davanti ai miei occhi, mi ruppi.

Erano passate settimane da quando ti avevo visto. Probabilmente, se non avessi fatto cadere a terra il bicchiere, la vicina di casa non si sarebbe preoccupata e non sarebbe venuta a controllare cosa fosse successo. Se non l'avesse fatto, sarei potuto rimanere ancora un altro po' con te.

Avevo ripreso la mia vita normale, anche se era cambiato qualcosa. Non uscivo più con i miei amici, lavoravo con uno sguardo assente, perennemente perso nel vuoto, mentre ogni mattina, mezz'ora prima di chiudere il bar, fissavo la sedia vuota, sul quale ti sedesti la prima volta. Rivivevo la scena nella mia testa continuamente, e ti sorridevo, e ti parlavo.

Il mio atteggiamento divenne così strano che il proprietario mi aveva dato altri giorni di riposo. Avevo sentito sussurrare Jin e Jimin alle mie spalle, avevano detto che avevo bisogno di uno psicologo. Ma io stavo bene, non avevo bisogno né di quei giorni di riposo, né di uno psicologo.

Stavo bene. E loro non capivano.

Perché il lunedì accetto la tua proposta, il martedì ti porto a Geoje, il mercoledì litighiamo, il giovedì ti porto a vedere il tramonto, e nella notte del venerdì guardiamo le stelle. Il sabato sono a casa tua, a fare l'amore con te.

Il tuo profumo è ancora su di me, i tuoi occhi mi guardano ancora, le tue labbra mi baciano ancora, le tue mani mi toccano ancora.

E poi arriva la domenica. La domenica non ci incontriamo, non ti porto a Geoje, non litighiamo e non guardiamo le stelle o il tramonto, e né tanto meno facciamo l'amore. La domenica ti vengo a trovare, anche se tu non ne sei ancora a conoscenza, perché noi ci incontriamo ogni lunedì di ogni settimana.

Cammino calpestando i ciotolini di quel sentiero che mi porta da te.

Sono felice, ti sto portando dei fiori.

Poi ti vedo, mi stai sorridendo, mi stai aspettando, e così mi avvicino a te.

Kim Taehyung

1995-2018

«Woah Taehyung, non sapevo fossi un mio hyung!» dico accarezzandoti una guancia. Non è morbida, è fredda sotto il vetro plastificato della foto.

Una lacrima inizia a scendere copiosa dai miei occhi, mentre guardo la tua figura farsi sempre meno nitida.

Lo venni a sapere solo dopo che eri malato Taehyung. Me lo aveva spiegato la tua vicina che tanto odiavo, perché mi aveva separato da te, quando io invece avrei voluto abbracciarti in quel letto per tutta la giornata, per tutta la vita.

Me lo ha raccontato lei e non i medici, perché non avevamo un legame di parentela e non potevano rivelarmi informazioni private.

Mi ha detto che avevi una strana malattia, una di quelle malattie rare della quale non si conosce nemmeno il nome. Una malattia che avevi dalla nascita e che per tutta la vita ti aveva segnato.

Eri cagionevole di salute, ti affaticavi spesso, guardavi nel vuoto, eri sofferente... non mi ero mai soffermato su quella parte di te.

Ti aveva dato un'altra settimana di vita il tuo dottore, il giorno in cui mi incontrasti. Eppure sei andato via un giorno prima.

Credevo che in qualche modo saresti partito, non saresti stato più a Seoul a causa di un destino crudele, non comandato dalla tu volontà. Questo era il pensiero che si era instaurato nella mia testa. Non credevo che saresti andato via dalla terra.

Facevi discorsi trani, il tramonto,

«Perché malinconico?» ti chiesi.

«Perché significa che un altro giorno è passato.»

Il buio,

«Perché hai paura del buio?» ti chiesi.

«Semplicemente non mi piace. Non riesco a vedere niente, e a non sentire niente. E' come se fossi... morto.»

Le stelle..

«Secondo te cosa sono le stelle?» mi chiedesti.

«Come cosa sono? Non è semplice? Sono corpi celesti che brillano.»

«No..- dicesti con voce lamentosa –Non credi che potrebbero essere le persone che una volta hanno vissuto sulla terra? Credo che se tu fossi una stella saresti poco luminoso Jeongguk. Non hai per niente fantasia.»

Sorrisi ripensando a quei momenti passati con te.

Mi mancavi, mi mancavi così tanto. Eri stato meschino ed egoista. Anche se mi avevi vietato di innamorarmi ti te, io l'avevo fatto. E forse non è del tutto colpa tua, ma è anche colpa mia.

Immagino se quel giorno ti avessi rifiutato e non avessi accettato quella pazzia, perché era una pazzia, dell'accompagnarti nei vari punti che scrivesti proprio di fronte a me.

Probabilmente adesso non sarei qui a contemplare un pensiero che non avrei mai creduto di poter anche solo lontanamente immaginare.

Lascio il mazzo di fiori sulla tua tomba, e lasciai il cimitero che presto, avrebbe scavato un'altra fossa.

Perché io ero stato il tuo primo ed ultimo punto, perché io ero la tua anima gemella.

Perché volevo che la settimana continuasse.

E se volevo questo, c'era solo un modo per farlo, per raggiungerti.

E questa volta per sempre.

End




N.d.a.
Ok, allora, non uccidetemi. E' un cliché lo so, ma era da tempo che volevo scriverne una così, e questa mi è embrata la storia adatta. Spero che vi sia piaciuta lo stesso.
Sono triste, but okay. 
Voglio ringraziare LoveFandom22 ZevisLovers (ogni riferimento a fairy tail è puramente casuale, lol), per aver recensito. Grazie anche ai lettori silenziosi <3
Spero di non avervi deluso.
A presto~
Ale



 

   
 
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