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Autore: Walt96    15/04/2018    3 recensioni
La Fantasia è il motore che muove il mondo.
Nella città natale di Walt, Athom, la Fantasia era quel potere innato che nei giovani determinava lo sviluppo di un potere piuttosto che un altro; Walt controllava l'elettricità.
È giunto il momento di un nuovo inizio, il ragazzo viene ammesso alla famosissima Accademia dei Sette, dove i sette maestri insegnavano l'utilizzo della Fantasia ai loro studenti.
Vecchie e nuove amicizie andranno a fondersi e il destino di Athom sarà imbrigliato tra Luce e Oscurità.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 17
 
Athom’s Sacrifice
 
 
 
 
 
Erika era furiosa. Si era salvata è vero, ma al prezzo più alto di tutti: la morte di un amico.
Nonostante il cospicuo pianto, riuscì a sfuggire ai mortali colpi dell’Heartless di Antonella e ad allontanarsi a sufficienza; la battaglia non era affatto terminata e con un maestro in meno le perdite erano aumentate esponenzialmente, anche se per ora l’enorme gigante non aveva avanzato ulteriormente verso la città.
L’Heartless aveva iniziato ad agitare le lunghe ciocche nere che dovevano essere una riproduzione dei capelli di Antonella, ma che in realtà assomigliavano molto di più a tentacoli.
Alcuni di essi si allungarono a dismisura dirigendosi a tutta velocità verso la maestra che saltò schivandoli, mentre essi si conficcavano nel terreno violentemente; avrebbero facilmente spezzato la pietra, perciò l’effetto su un corpo umano sarebbe stato fatale.
Lei si librò nuovamente in aria e con la sua lunghissima arma tagliò di netto tutte le ciocche di capelli con un colpo orizzontale.
Come si aspettava anch’esse si rigenerarono dopo poco.
Così decise di adottare un approccio diverso per rallentarla, si allontanò e atterrò nuovamente al suolo.
La spada di Erika aveva assunto le sue dimensioni standard ma con una punta molto più accentuata e affilata del solito.
«Brutta stronza… vediamo se riusciamo ad abbatterti a distanza…» disse lei fra sé e sé, poi portò la lama dietro la schiena e con tutta l’energia che aveva descrisse il fendente più forte della sua vita.
Un suono metallico echeggiò e, nella direzione in cui il fendente era stato eseguito, la terra e il suolo si tagliarono di netto lasciando un solco sottilissimo ma estremamente profondo.
Il taglio avanzò sempre di più trapassando ogni tipo di roccia, albero o ostacolo che gli si parò davanti e raggiunse l’Heartless.
Il gigante bloccò il fendente con le mani e, con un enorme sforzo, riuscì a scaraventarlo in aria dove esplose in un taglio circolare che si espanse in mezzo al cielo.
Fortunatamente era più alto di qualunque edificio di Athom, ma andò a colpire la vetta delle colline separandola nettamente dal suolo.
«Evidentemente no…» disse Erika dandosi da sola la risposta alla sua domanda
Rinfoderò la spada al suo fianco e, vedendo che diversi Heartless più piccoli l’avevano adocchiata, con le mani creò numerosi proiettili d’acciaio sospesi in aria e, usando il suo corpo come fulcro di partenza, li fece viaggiare a velocità elevatissima verso l’esterno, bucando i corpi degli Heartless e dissolvendoli facilmente in Oscurità.
Poi mirò all’Heartless di Antonella e intensificò quella scia di frammenti metallici: il corpo del gigante non venne colpito in quanto i proiettili si consumavano prima di raggiungerlo, come se fosse protetto da un velo impenetrabile.
Anche se adesso era molto rallentato, il gigante riiniziò la sua placida avanzata verso la città.
«Eugeo, sbrigati…» sussurrò la maestra.
 
 
 
 
Visti da terra, i colpi tra Antonella e Walter sembravano semplici onde d’urto a mezz’aria, troppo veloci per essere distinte esattamente.
Raramente i cittadini per le strade riuscivano a cogliere la magnificenza di tanto potere; l’atmosfera tumultuosa non contribuiva nemmeno all’attenzione che i loro attacchi avrebbero meritato.
Walter si spostava in aria ad una velocità ben più elevata di quella del suono ma nonostante fosse decisamente più rapido, il Buio rimaneva un elemento difficile da colpire essendo intangibile; e lei certo non peccava di potere.
Ad un certo punto, nei cieli di Athom, si scontrarono: lui le stava tirando un calcio dritto verso la faccia e lei, leggermente più in basso lo aveva parato con l’avambraccio.
Antonella decise di tirarsi fuori da quella situazione di contrasto evocando la sua lunga lancia, con la lama intrisa di Oscurità.
Con il braccio libero la fece volteggiare mirando all’addome del maestro.
Per non perdere il contatto tra la gamba e l’avambraccio dell’avversaria lui non si spostò, bensì mutò il suo corpo in maniera inedita: l’addome si dissolse in una nube temporalesca che la lama attraversò senza infliggere danni.
Ora Walter era con il busto separato dalle gambe, connesso solo con la nuvola carica di fulmini.
«Ma come ha fatto?» chiese Lezia a Avis, che in quel momento si ritrovarono ad osservare lo scontro.
«…Movimento dinamico-statico… ha mutato il suo corpo nel suo elemento senza dover necessariamente spostarsi, concetti molto difficili anche per gli studenti diplomati» spiegò la maestra, poi si voltarono distratti dagli Heartless in arrivo.
Mentre la parte superiore del corpo di Walter si allontanava anche le gambe divennero nuvole e si riattaccarono al corpo, riprendendo solidità.
Il maestro richiamò a se il potere dello Spazio, rinchiuso in una bolla che avvolgeva la sua mano destra.
Quando la notò, Antonella tentò invano di allontanarsi.
Come colpendo un muro invisibile, Walter fece scoppiare quella bolla mezz’aria e immediatamente delle crepe si disegnarono nel vuoto, come se tutta l’area fosse stata di vetro.
Anche la sagoma di Antonella venne distorta e spaccata, poi tutto all’interno delle crepe venne scaraventato a terra da una spinta estrema che distrusse ogni cosa sul suo cammino.
Ripreso l’equilibrio, Antonella si asciugò il rivolo di sangue che le usciva dalle labbra carnose e, approfittando del fatto che Walter era provato dallo sforzo, generò sette colonne di Buio che andarono dritte verso il maestro, tentando di stritolarlo.
Lui ne riuscì a schivare la gran parte ma fu comunque colpito da due di questi flussi neri che avvolsero il suo corpo in maniera vischiosa avvolgendolo in una palla, solo le braccia uscivano fuori.
Lei controllando la massa di Buio lo scaraventò con forza a terra, poi lo scagliò contro diversi palazzi facendolo passare da parte a parte, mirando a distruggere il suo corpo.
Poi la sfera rallentò: Walter stava facendo resistenza, finché non si arrestò completamente a mezz’aria.
Questa volta si materializzarono due bolle di Spazio: una nella mano destra e una nelle mano sinistra del maestro.
Però non le fece scoppiare, bensì collidere l’una contro l’altra.
Si creò un cumulo di energia rosa e quando collassò generò un anello che, allargandosi sempre più, tranciava a metà tutto ciò che incontrava.
Palazzi, Heartless, alberi e montagne furono tagliati di netto prima che il colpo si esaurisse.
Walter si era liberato.
Antonella si riprese dallo sforzo, poi rievocò la sua lancia e si scagliò verso di lui a gran velocità, decisa ad infilzarlo.
Erano centinaia di anni che Walter non lo faceva, ma dopo così tanto tempo fu costretto anche lui ad evocare la sua arma: gli comparve nelle mani un bellissimo scettro d’acciaio, era costituito da una parte centrale cilindrica in metallo liscio e lucido; l’estremità superiore era a punta e l’estremità inferiore disegnava una saetta.
Fu proprio l’esile punta inferiore a colpire la lama della lancia di Antonella.
Quel contatto generò un onda d’urto che andò a polverizzare i palazzi sottostanti a loro, lasciando solo macerie.
Walter sembrava non fare alcuna fatica a bloccare la spinta della nemica che invece insisteva con forza contro di lui.
I due si separarono, allontanandosi, poi lei subdolamente si avvicinò al suolo affondandoci come un’ombra, e svanendo.
Anche Walter si abbassò al suolo: «Maledizione, l’ho persa…» era affaticato ma non lo dava a vedere, osservò il suo scettro come avrebbe guardato un vecchio amico che non rivedeva da tempo immemore, sorrise e poi lo fece svanire.
Un rumore secco dietro di lui lo fece voltare, e vide Giano che si era inoltrato nelle macerie fino a raggiungerlo.
«Antonella… si libererà finalmente di te… ti credi tanto forte e poi sei solo un codardo che si vergogna di combattere» disse il ragazzo, aveva gli indumenti sgualciti, in alcuni punti bruciati; il maestro lo notò e si chiese contro chi avesse combattuto: gli Heartless, o altri studenti?
Giano generò un flusso di Fuoco che investì completamente la sottile barriera che proteggeva il corpo di Walter, senza minimamente scalfirla.
Si avvicinò ulteriormente coperto dal colpo stesso, il maestro non si mosse ne disse nulla.
Fu quando Giano spense la fiammata che gli parlò: «L’invidia e la superbia sono canali ottimi per raggiungere l’Oscurità, Giano» gli disse con calma.
Erano ad un passo di distanza l’uno dall’altro e Giano, utilizzando la Lotta, tentò di colpirlo con un pugno.
Walter si mosse alla sua consueta velocità ultrasonica e chiuse il pugno del giovane nella sua mano, bloccandolo senza alcuna fatica.
Fu in quel momento che il corpo di Giano ribollì di rabbia e con essa giunse l’Oscurità che iniziò a trasudare dal suo corpo: «Combatti, vigliacco!».
«Non è mia abitudine punire gli studenti, ma è evidente che ormai tu abbia compiuto la scelta sbagliata e che sarai di intralcio in questa guerra. Mi spiace che il tuo cuore si sia arreso alla tua mente» gli rispose il maestro tenendolo fermo sempre con la mano.
Poi lentamente avvicinò l’altra mano alla fronte di Giano che iniziava a divincolarsi spaventato e gli diede un leggero colpetto con le dita, catapultandolo al suolo a decine di metri di distanza.
«Ognuno è fautore del proprio destino» disse Walter, mentre Giano si trasformò tra atroci urla in uno Shadow, perdendo il suo corpo, il suo cuore e la sua volontà. Ormai agiva solo per conto dell’Oscurità.
 
 
 
 
Walt aveva abbandonato l’idea che avrebbe trovato Erik e Matt nelle strade laterali e vedendo che Erika era ancora impegnata a combattere l’Heartless gigante fuori dalle mura, decise di tornare all’interno della città per dare una mano contro i nemici ordinari.
Usava magistralmente il Fulmine e il magnetismo che aveva imparato per neutralizzare gli Heartless che incontrava.
Ogni tanto si fermava a osservare il duello incessante tra Walter e Antonella e quando gli capitava si affiancava a Dave e Avis per il puro gusto personale nel vederli all’opera.
Trovava che gli Heartless fossero esseri disgustosi, senza alcuno scrupolo. Gli parve che quelle immonde creature ce l’avessero con lui in particolar modo rispetto agli altri come se, oltre alla città, avessero il compito di eliminare proprio lui in persona.
Fortunatamente, grazie alla sua velocità, non si considerava in particolare rischio durante l’attacco e aspettava con ansia la svolta in cui qualcuno dei maestri facesse finalmente fuori o Antonella o almeno il suo Heartless.
Aveva iniziato anche ad utilizzare lo Spazio contro i nemici, soprattutto quando non c’erano altri studenti nei dintorni e non rischiava così di colpire qualcuno per sbaglio e capì di essere parecchio inesperto con quell’elemento.
Non solo occorreva una notevole concentrazione e quindi tempo in più per essere utilizzato, ma la sua gamma di attacchi era molto limitata.
Infatti ciò che sapeva fare era solo rinchiudere i nemici nella bolla-prigione e: o sbatterli contro le pareti o il suolo; o stringerli finché non evaporavano spontaneamente.
Comunque soddisfatto del suo operato raggiunse la via principale, luogo nel quale non aveva ancora cercato i suoi compagni, e vide che era gremita di persone e Heartless che combattevano; sul fondo della via, sulle mura, un ragazzo combatteva contro alcuni Darkside mentre un collega trafficava con una grossa bolla di vapore, ma erano troppo distanti per essere riconosciuti.
Walt sterminò diversi Invisibili, quando la sua attenzione fu catturata da Jorgette, che combatteva da sola contro un’orda di Neoshadow, nettamente in svantaggio.
Lei utilizzava foglie e petali di fiori, congelati in maniera da essere molto taglienti, contro gli Heartless ma ormai l’avevano circondata e si nascondevano a turno nel terreno, in modo da rendere inefficace i suoi tentativi di dissolverli.
Walt stava per andare a darle una mano prima che fosse troppo tardi ma improvvisamente arrivò Cindy.
Loro due erano compagne di classe ma litigavano spesso per questioni femminili che Walt non poteva comprendere e non andavano molto d’accordo.
Si davano le spalle l’un'altra e la mancanza di gioco di squadra in quei mesi all’Accademia si poteva vedere nettamente: nessuna sapeva cosa stesse facendo l’altra o che intenzioni avesse.
Quando Jorgette ebbe via libera, entrò in movimento dinamico di elemento Ghiaccio, congelando e distruggendo metà degli Heartless.
Mentre andava via, l’ultimo Neoshadow sopravvissuto tentò di colpirla, e ce l’avrebbe anche fatta in pieno se Cindy non si interpose tra loro.
«NO!» gridò Walt e si teletrasportò lì da lei, eliminando selvaggiamente l’Heartless e prendendo Cindy tra le braccia.
Respirava affannosamente e aveva gli occhi sbigottiti, Walt la reggeva tra le braccia piangendo cospicuamente: «No… no Cindy resisti! Sei la mia migliore amica! Non puoi abbandonarmi adesso!» disse singhiozzando.
«Walt…» disse lei in tono tristemente soave «Io… non so perché l’ho fatto… ho protetto Jorgette… Buona fortuna, Walt…» disse e in pochi secondi il suo corpo si dissolse in tantissime particelle di Luce.
Il ragazzo fu colpito da un’ondata di rabbia e disperazione e, con l’elettricità che gli trasudava dalle braccia, si diresse verso l’Heartless di Antonella.
 
 
 
 
Erik e Matt si davano da fare per sconfiggere ogni tipo di Heartless che li adocchiasse e in nessun caso un nemico raggiunse il maestro ancora intento nella meditazione.
Matt usava con precisione lame di Vento e Rocce aguzze mentre Erik giostrava efficacemente le sue combinazioni di Acqua e Fuoco.
Gli Heartless sono mossi dall’istinto e non hanno la capacità di pianificare le loro mosse, questo era di aiuto ai due ragazzi in quanto il loro gioco di squadra li portava sempre in vantaggio.
Arrivò il momento in cui però la sfortuna fece la sua parte e, dalla via parallela alle mura stesse, emersero dieci Darkside: Heartless molto grossi e forti.
Matt si voltò verso Erik chiedendo con lo sguardo idee sul come comportarsi.
L’amico si fermò un attimo per ragionare: non potevano contrastare dieci Darkside in una lotta in singolo e se avessero dovuto rivolgere entrambi l’attenzione verso di loro Eugeo sarebbe rimasto scoperto…
«Ho un’idea» disse Erik alla fine «riesci a rallentarli e a darmi del tempo?»
«Con chi ti credi di stare parlando? Certo che posso!» disse Matt e si voltò verso i nemici.
Erik invece gli diede le spalle e eliminò con una fiammata l’ultimo Heartless che minacciava Eugeo. Successivamente generò un intensa palla di Fuoco in una mano e una perfetta sfera d’Acqua nell’altra, le lanciò in aria, a qualche metro dal suolo e poi scontrandosi causarono una nuvola di vapore.
Descrisse con le mani un cerchio nell’aria e subito il vapore iniziò a roteare formando una grossa sfera.
Successivamente iniziò il momento di concentrazione assoluta in cui Erik, abbracciando questa sfera di vapore, tentava di rimpicciolirla e comprimerla.
Mentre i Darkside salivano sulle seconde mura Matt si diresse di qualche passo verso di loro, poi tracciò una riga in aria con il dito andando a creare piccoli diamanti con forme particolarmente affilate.
«È un peccato che tu non possa guardare Erik, utilizzerò la mossa segreta che non ho mai fatto vedere nemmeno a voi» disse Matt.
«Ma non mi dire…» disse a fatica Erik che era troppo impegnato a trattenere e comprimere il vapore per osservarlo.
«Diamantempesta!» disse Matt e tutti i minuscoli frammenti di gemme vennero scagliati ad una velocità elevatissima contro gli Heartless, formando una scia splendente.
I Darkside nemici vennero colpiti in pieno perché erano troppo grossi per schivare un attacco con un’ampiezza del genere e si piegarono in due, sofferenti.
Erik era nel più totale sforzo, la sfera di vapore era diventata da una grossa bolla alle dimensioni di una palla ma il ragazzo voleva farla divenire ancor più piccola perciò la costrinse nelle mani.
In preda agli spasmi nel tentativo di liberarsi, il vapore contenuto si ridusse alle dimensioni di una boccia, poi a quelle di una biglia e per finire a quelle di una punta di spillo, altamente instabile.
Matt fece esaurire la sua pioggia di gemme al momento più opportuno, in modo che il compagno avesse campo libero e nemici scoperti.
«Ecco la mia mossa segreta, invece» disse sempre a fatica per mantenere la pallina compressa.
Matt lo guardò davvero molto sospettoso mentre fece qualche passo avanti per indirizzare il colpo: lanciò la minuscola sfera pulsante verso i Darkside che la ignorarono.
Avanzò lentamente verso di loro e poi: «Vaporscoppio» disse Erik e tutta l’energia compressa e accumulata del vapore venne rilasciata generando una deflagrazione sferica gigantesca.
I Darkside evaporarono completamente e con essi anche gran parte delle mura e del palazzo di fronte furono spazzati via nell’esplosione che generò un forte vento verso l’esterno.
Erik e Matt si erano buttati a terra per non essere scaraventati via poi si alzarono per ammirare il risultato ottenuto.
Matt era sbalordito e un po’geloso che Erik avesse una mossa segreta molto più potente ed efficace della sua, così lo guardò un po’ storto e gli disse: «Comunque li avevo indeboliti parecchio io».
In quel momento, dalla via principale, un fulmine percorse violentemente tutta la strada che lo separava dalle mura e Walt si materializzò proprio sopra le teste di Erik e Matt.
Aveva gli occhi iniettati di rabbia e le braccia circondate da due fulmini intensi che le avvolgevano a spirale.
Con tutta la furia che aveva in corpo scagliò davanti a sé quelle folgori che raggiunsero il terreno e proseguirono in avanti, all’esterno delle mura.
Dividendosi e ramificandosi, i fulmini, sempre più intensi, raggiunsero l’Heartless di Antonella, salirono sulla sua enorme pancia e si scagliarono contro le sue braccia e nel viso.
Le diverse esplosioni sul suo corpo furono violentissime, tant’è che lei perse l’equilibrio e cadde nuovamente all’indietro con un violento tonfo.
Erika, che aveva assistito al tutto da terra e fu attraversata completamente dai fulmini, era così sbalordita che si voltò per vedere chi era l’artefice di quell’attacco tanto forte da essere degno di un maestro.
Ma era troppo distante per distinguerlo bene.
Dopo essersi scaricato, Walt parve riprendersi da quel momento di follia e, respirando pesantemente, scese a terra senza la forza di reggersi in piedi e fu subito aiutato da Erik e Matt.
«Ma… è stato straordinario! Da quando ne sei capace?» chiese Matt curioso della fonte di tanta abilità.
Walt era stremato e con il fiatone ma rispose lo stesso: «Pensavate… anf… anf… di essere gli unici… anf… ad avere una mossa segreta?» chiese retoricamente. Però poi non poté non aggiungere la cruda verità: «Cindy non c’è più…» disse amaramente, abbassando lo sguardo.
Istintivamente si unirono tutti e tre in un grande abbraccio.
 
 
 
 
Intanto Eugeo aveva terminato la fase di concentrazione e aprì gli occhi.
Aveva ancora le mani appoggiate al terreno e il bastone era miracolosamente in piedi nonostante tutte le scosse che lo scontro di Erik e Matt avevano causato.
Dal punto in cui le mani toccavano il suolo, si estesero numerose linee simili a radici o vene che dimostravano quanto potere stesse trasmettendo il maestro al suolo e quanto era ampia l’area che esso comprendeva.
Iniziarono leggere scosse di terremoto.
Erika si voltò cessando la sua pioggia metallica: «Eugeo ha iniziato, meglio che me ne vada» disse e controllando il metallo della sua armatura, iniziò a fluttuare volando in alto.
A qualche metro sotto il suolo calpestabile, un’enorme lastra di terra circolare, grossa esattamente come tutta la città dentro le mura, iniziò a ruotare creando vibrazioni e un fortissimo rumore proveniente dal sottosuolo.
Giganteschi blocchi di terra e roccia si spostavano, si incastravano arretravano e scorrevano per posizionare ogni parte nel giusto posto.
Il maestro stava facendo uno sforzo disumano per spostare così tante tonnellate e metri cubi di terra, era troppo vecchio per eseguire attacchi di tale portata.
Due immense pareti di terra, grosse come tre palazzi si alzarono ai lati dell’Heartless di Antonella, stringendola in una morsa.
Questo si arrabbiò e iniziò a spingere verso l’esterno nel tentativo di liberarsi.
Vista la sua stazza non ci avrebbe messo molto, infatti quello di rinchiuderlo era solo un diversivo.
Mentre era impegnato a liberarsi ed era costretto in quella posizione, Eugeo compì un secondo movimento del suolo.
Il corpo del maestro si stava lentamente prosciugando: la sua Fantasia stava scorrendo via dal suo corpo tramite quelle “vene” che lo collegavano alla terra.
Questa volta, fu la base stessa delle mura a collassare: da lì, infatti, uscirono sei grosse punte di stalagmiti gigantesche che avanzavano inesorabili verso l’Heartless gigante.
Quando il mostro si liberò dalle pareti di terra era troppo tardi e fu infilzato dalle gigantesche punte.
Le perforarono la grossa pancia trapassandola da parte a parte.
Non sembrò subire particolarmente dolore, non si agitò e non cambiò modus operandi.
Anche se aveva sei spine di terra che le si conficcavano dentro sempre di più man mano che si avvicinava alla città, riiniziò ad avanzare, anche se nettamente rallentata.
Eugeo era sfinito, aveva perso per sempre tutta la sua energia. Il suo corpo era rinsecchito, magro, quasi privo di vita.
«Maestro…?» chiese Erik preoccupato.
«Mi dispiace ragazzi, avrei voluto fare di più…» disse Eugeo con una voce arida e vecchia.
Poi chiuse gli occhi lentamente e in una manciata di secondi il suo corpo si dissolse in piccole particelle di Luce.
Quando anche il più piccolo frammento svanì al vento, il suo bastone cadde.
Allo stesso modo il cubo di terra presente all’interno del Santuario perse vita: l’erba sulla sommità si rinsecchì e il cubo smise di fluttuare, cadendo nel vortice di Oscurità sotto i sette troni.
 
 
 
 
«Mi dispiace Eugeo…» disse Erika che volando in alto aveva visto la scena, «Sei stato prezioso... Devo assolutamente aggiornare Walter» disse e planò velocemente verso il centro della città.
Lo vide che era da solo, in piedi in un cumulo di macerie e lo raggiunse.
Atterrò davanti a lui e si abbracciarono.
«Kudo ed Eugeo non ci sono più…» annunciò lei cedendo in un pianto liberatorio tra le sue braccia.
«Purtroppo anche molti studenti hanno ceduto all’Oscurità o sono stati sopraffatti dagli Heartless… Avis e Dave fanno del loro meglio ma la città è troppo vasta e i nemici sono troppo numerosi. Pensavo di riuscire a sovrastare Antonella come l’ultima volta ma… non sono abbastanza potente» comunicò lui, ma tentò di stringerla forte per farla comunque sentire meglio.
Poi lei si alzò, e quello che vide cambiò il suo destino.
A un centinaio di metri dietro di loro, da un ombra nel terreno, era uscita Antonella e un dardo oscuro viaggiava dritto verso la schiena del maestro.
Erika non ebbe dubbi, si scambiò di posto con Walter, proteggendolo col suo stesso corpo.
Il dardo le penetrò lo scudo sulla schiena e le si conficcò nella colonna vertebrale, poi svanì.
Walter in preda all’ira, fece scendere dal cielo talmente tanti fulmini che Antonella scappò all’istante e tutti gli Heartless nel raggio di un chilometro vennero vaporizzati.
Poi si abbassò a soccorrere Erika: «No! Non andartene!» disse prendendole la mano e cercando di dargli forza.
Lei era felice, sorridente, convinta di aver fatto la cosa giusta: «Sei la nostra unica speranza, mi fido di te…» e successivamente svanì in particelle di Luce.
All’interno della sala del Santuario, il piccolo scudo triangolare di acciaio si arrugginì, perse lucentezza, e come gli altri, cadde nell’abisso.
 
 
 
 
Nelle strade laterali, Frida dava il suo contributo dissolvendo magistralmente gli Heartless, uno dopo l’altro.
Aveva sempre amato lavorare in solitaria, d’altronde non aveva bisogno di nessuno nemmeno in quel momento, né per darle manforte né per guardarle le spalle.
Eseguiva rapidissimi volteggi su se stessa: con una mano ricopriva l’Heartless con un velo d’Acqua, mentre con l’altra lo congelava all’istante, ibernandolo.
Anche quando un Darkside le si parò davanti non ebbe la minima esitazione, strinse la mano a pugno enunciando la sua mossa: «Criogenesi» e immediatamente tutto l’ambiente attorno all’Heartless, e ovviamente anche il nemico stesso, raggiunsero una temperatura di circa novanta gradi sotto zero.
Mentre il freddo generava una leggera nebbiolina, un’onda di fuoco colpì il Darkside alle spalle, facendolo definitivamente svanire.
Era stato Dave che surfando sulle sue fiamme raggiunse Frida e le accarezzò il volto: «Saresti davvero un’ottima maestra del Ghiaccio, Frida. Dico davvero» disse dolcemente il maestro, gli sorrideva ignorando gli strappi che aveva nei pantaloni, i graffi sulle braccia e le esplosioni che li circondavano, sembrava completamente sereno.
«Frida, te sei molto importante, ci stai dando un grande aiuto. Continua così. Ora devo andare, c’è un ex-maestra da combattere» disse e si incamminò a piedi verso le zone centrali.
Frida era rimasta un attimo imbambolata, sia per ciò che le aveva detto il maestro sia perché in quel momento le si era incantato lo sguardo su uno strappo nei pantaloni, attraverso il quale lei poteva osservare una sua chiappa perfettamente rotonda e abbronzata.
Si distrasse quando si accorse di star facendo nevicare, per sbaglio.
Dave infine si alzò in volo e iniziò a combattere contro numerosi Invisibili sopra la testa della studentessa.
Da uno dei vicoletti lì intorno si accese un’intensa luce arancione, ancor più evidente ora che era definitivamente calata la notte e il cielo era coperto da nubi.
Ne uscì Victor, avvolto dalle fiamme che volteggiavano in modi complessi, segno del fatto che era lui con la sua Mente a controllarne i movimenti.
Vide Frida, poi vide Dave che combatteva sopra le cime dei palazzi.
«Il tempo dei maestri è finito, saremo noi i nuovi governatori della città! Uniamoci Frida! So perfettamente che vuoi prendere il loro posto tanto quanto me!» disse lui con tono deciso.
Lei era incredula.
Possibile che Victor fosse così traviato mentalmente da pensare una cosa del genere?
«Smetteremo di essere delle nullità… finalmente potremmo essere noi i migliori!» disse tendendole la mano.
Frida in realtà aveva già evocato Acqua a sufficienza da riempire completamente tutti i restanti vicoli laterali che Victor non poteva vedere.
LAcqua era agitata ma non si disperdeva grazie alla Fantasia di lei e formava dei muri alti anche dieci metri.
«Non farò mai una cosa del genere Victor, che ti prende? Io ti ho sempre difeso con tutti, quando ti additavano come strano, come asociale. Ti ho consolato quando tuo padre ti picchiava perché qualcuno ti aveva superato in un esercizio… adesso hai la possibilità di fare la scelta giusta… Il nostro obiettivo era sederci insieme ai maestri non al posto loro! Non lasciarti prendere dall’Oscurità!» gli gridò Frida.
Victor ebbe uno scatto con la testa e il suo sguardo si perse un attimo nel vuoto. Pareva in conflitto con se stesso, poi pianse una singola lacrima dall’azzurro occhio sinistro, ma riassunse lo sguardo deciso di prima.
«Tu fai pure quello che devi fare» disse lui «Ma per me, mi sa che è troppo tardi» appena finì di parlare le sue gambe si trasformarono in Fuoco e andarono a unirsi con le fiamme che lo avvolgevano, poi si scagliò come un razzo verso il cielo, dove si trovava Dave, impegnato a combattere e perciò vulnerabile.
Frida liberò l’acqua che era intrappolata nelle vie e, attorcigliandone i flussi, catturò Victor prima che fosse troppo in alto.
Sotto di lui alimentava sempre più le fiamme che gli conferivano la propulsione verso l’alto, ma tutto il suo busto e le fiamme stesse furono avvolte da uno spesso strato di acqua.
Frida aveva unito le mani come in preghiera e stava facendo uno sforzo inumano per trattenere la furia di Victor.
Mentre il fuoco era circondato e l’acqua aumentava sempre più, Frida iniziò a congelare tutto, altrimenti non ce l’avrebbe fatta; la luce delle fiamme faceva risplendere il ghiaccio dall’’interno rendendo l’atmosfera unica.
Victor tentava in continuazione di evadere a quella morsa, ormai fuori di senno. Anche quando il ghiaccio raggiunse il suo corpo non aveva alcuna intenzione di fermarsi.
«VICTOR! Non costringermi a farlo!» gridò Frida.
«Io…» disse lui mentre il ghiaccio gli arrivava al petto «… non sono…» proseguì mentre ormai era congelato fino al collo.
«Victor ti prego…» sussurrò lei, tenendolo in pugno.
«…NESSUNO…» concluse lui aumentando inutilmente l’intensità del Fuoco.
Frida lo fece esplodere in un milione di frammenti di ghiaccio.
Il fuoco si esaurì e rimase solo la grande struttura di ghiaccio che lo conteneva.
Frida aveva il fiatone, ansimava… poi si guardò le mani inorridita.
«Cosa ho fatto…» iniziò a piangere… «Sono un mostro…» disse indietreggiando come volendosi allontanare da se stessa.
Poi le venne in mente: «La profezia! “Per il bene superiore, dovrai mettere fine ad una persona a cui vuoi bene” … Sono un’assassina» si ripeté, impaurita.
Iniziò a correre, scappando. Si inoltrò nelle strade periferiche ormai deserte.
Gli Heartless, come l’Oscurità, si nutrono delle sensazioni negative: rabbia, invidia, gelosia… paura.
Senza che lei se ne accorgesse, dai tetti e dalle strade che si lasciava dietro, gruppi di Darkball e Shadow la inseguivano silenziosi.
Lei piangeva disperata e dispiaciuta.
La paura di essere giudicata, di aver sbagliato, la paura di aver compromesso la sua esistenza… era la paura a guidarla. Quando si ritrovò in un vicolo cieco, con le mani in grembo e gli occhi saturi di terrore si guardò intorno, solo per rendersi conto che era troppo tardi.
Frida non fu vittima di Victor come si potrebbe pensare, e Victor non fu vittima dell’Oscurità.
Quando era piccolo e dimostrò di possedere una Fantasia, e perciò un potere, fuori dal comune, il padre di Victor iniziò a pensare a come poterlo usare per spodestare i maestri che non lo avevano diplomato all’Accademia per sospetto di Oscurità in lui.
Quando scoprì che suo figlio non solo era potente ma possedeva il dono della Mente il gioco era fatto.
Chi controlla la Mente amplifica all’ennesima potenza i suoi pensieri e il suo volere, per questo riesce a manipolare gli oggetti.
Quando suo padre iniettò al giovane Victor i pensieri sbagliati il gioco era fatto: credendoli suoi il ragazzo sarebbe vissuto nel amplificazione degli stessi, vivendo per realizzarli.
Victor fu vittima di suo padre, che bramava l’Oscurità.
E Frida, che era l’unica in grado di fermare Victor, fu una sfortunata conseguenza, anch’essa vittima dell’operato del padre.
Per gli Heartless fu come un pasto succulento, al gusto di paura. 
 
 
 
 
 
 

 
 Angolo dell’Autore:
Ecco un nuovo capitolo!
La battaglia continua inesorabile e ciò che Athom dovrà sacrificare non è poco.
Cosa ne pensate delle battaglie che abbiamo appena visto?
Avete riconosciuto lo scettro? Come può essere in possesso di Walter?
Altri due maestri hanno dato la vita per salvare gli altri, cosa ne pensate di ciò che è accaduto loro?
Vi ricordavate della profezia di Frida? Si è rivelata realtà… questo ci fa anche rimembrare la profezia di Walt… avremo presto risposte?
Cosa ne pensate della storia di Victor?
 
Fatemi sapere la vostra in un commento!
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!
Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 29 aprile!
 
See you next time!
   
 
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